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14. Madonna col Bambino
from Niccolò di Segna e suo fratello Francesco: pittori nella Siena di Duccio, di Simone e dei Lorenzetti
14. Niccolò di Segna Madonna col Bambino
Siena, Pinacoteca Nazionale (inv. 44) 1335 ca.
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Tempera e oro su tavola Cm 105 x 64 Provenienza: ignota.
La tavola è ricordata fin dalle prime segnalazioni nelle collezioni della Pinacoteca Nazionale di Siena1. Pur non conoscendone il contesto di provenienza, è possibile supporre che l’opera appartenesse ad un complesso cittadino. Ugualmente lacunose sono le informazioni relative agli interventi sulla tavola, a cui accennano i cataloghi antichi della Pinacoteca e Frederick Mason Perkins, il quale nel 1928 notava la buona conservazione dei volti dei due soggetti e dei fondi oro, mentre il resto appariva “malamente restaurato”2; Cesare Brandi notava inoltre la parziale originalità della cornice3. L’aspetto attuale della tavola conferma un generale impoverimento delle superfici dipinte, in particolare in corrispondenza delle vesti, dove si nota una forte abrasione, che interessa anche gli incarnati degli arti, ridotti praticamente al solo verdaccio. I volti, per quanto in condizioni non ottimali, conservano invece velature e chiaroscuri, che denunciano, insieme alle fisionomie, la paternità di Niccolò. Del resto, fin dal momento del riconoscimento della vicina Madonna col Bambino di Montesiepi a questo pittore da parte di Bacci nel 19354 (cat. 15), l’attribuzione dell’opera della Pinacoteca, già suggerita da Emil Jacobsen e Bernard Berenson5, è stata generalmente accettata6, precisando così i riferimenti ad anonimi ducceschi7 e alla bottega di Segna di Bonaventura suggeriti da Douglas, Perkins e Brandi, il quale peraltro escludeva decisamente il nome di Niccolò8 . Il confronto di questa tavola con la Madonna di Montesiepi denuncia in effetti la stretta relazione tra le due opere, quasi sovrapponibili nell’aspetto dei due soggetti: la Vergine di Siena ha lo stesso ovale scorciato dalle guance tondeggianti e naso lungo e leggermente aquilino, lo stesso sguardo austero e la medesima disposizione delle mani di quella datata 1336; il paffuto Bambino, che nella tavola senese regge dei gigli bianchi, mostra una canna nasale corta e occhi marcati e, come nella tavola ora a Chiusdino, trattiene con la mano un lembo del proprio drappo. Queste fisionomie risultano caratteristiche di Niccolò fin dalle opere riferibili al quarto decennio. È inoltre molto simile nelle due Madonne la distribuzione delle lumeggiature e del chiaroscuro e la composizione generale della tavola, in entrambi i casi trilobata entro un arco, che nella Madonna di Siena è acuto anziché a tutto sesto; gli spazi di risulta sono colmati da elementi decorativi a sgraffito, rintracciabili anche nelle tavole del polittico n. 38 e di quello ricostruito da Coor e Israëls (cat. 11, 16). Le proposte di datazione della tavola n. 44 si orientano quindi giustamente verso il 1336 della tavola riscoperta da Bacci, rispetto alla quale le caratteristiche più sfumate dell’incarnato e i tratti meno perentori, vicini ma più regolarizzati rispetto a quelli della Madonna Cini, suggeriscono un’esecuzione forse di poco precedente. Proseguendo nel confronto tra le due Madonne si notano anche alcune varianti. La figura della Vergine senese è caratterizzata da uno slancio più accentuato e differisce parzialmente rispetto a quella di Montesiepi nella realizzazione delle aureole, che in questo caso prevede nella fascia principale, solitamente destinata alla decorazione a risparmio su
1 [Pini] 1842, p. 4, cat. 32. [Milanesi] 1852, p. 11, cat. 32. Catalogo 1895, pp. 19-20, cat. 44 (anche ed. 1903, 1909). 2 Perkins 1928, p. 108. 3 Brandi 1933, pp. 278-279. 4 Bacci 1935, p. 1. 5 Jacobsen 1907, p. 23. Berenson 1932, p. 397. 6 Cfr. bibliografia specifica. 7 [Pini] 1842, ibidem. Dami 1924, p. 13. 8 Douglas, in Cavalcaselle-Crowe 1908, III, p. 28 nota 1. Perkins 1908, p. 52. Idem 1928, ibidem. Brandi 1933, ibidem.
fondo granito, l’impiego di numerosi punzoni accostati a formare moduli replicati in alternanza ai consueti elementi fitomorfi, secondo una tipologia decorativa già impiegata da Ugolino di Nerio in alcune opere della tarda maturità9 , riproposta dunque da Niccolò a distanza di circa un decennio. Punzoni a doppio arco sono accostati a formare un trilobo ripetuto per quattro volte per ottenere una composizione quadrilobata, al centro della quale è inserito un punzone a forma di corolla a sei petali con altrettanti tondi; intorno ad esso, nei quattro archi, si trovano stampi più piccoli a fiore a cinque petali. Punzoni della stessa forma – ma diversi dal precedente – decorano i compassi esterni in mezzo a due giri di semplici bolli circolari, non diversamente da quanto si riscontra nelle altre opere di Niccolò del quarto decennio, dove tuttavia per i nimbi delle Vergini prevale l’impiego del punzone a losanga. Del resto, questo ricorre nelle fasce dell’aureola crucigera del Bambino, che ha un’impostazione più comune, con composizioni meno strutturate di punzoni, rintracciabili peraltro nel nimbo del Bambino della Madonna Cini e in altre tavole dello stesso del polittico n. 3810 .
Bibliografia [Pini] 1842, p. 4, cat. 32; [Milanesi] 1852, p. 11, cat. 32; Catalogo 1895, pp. 19-20, cat. 44; Jacobsen 1907; Douglas, in Cavalcaselle-Crowe 1908, III, p. 28 nota 1; Perkins 1908, p. 52; Dami 1924, p. 13; Perkins 1928, p. 108; Berenson 1932, p. 397; Brandi 1933, p. 278; Bacci 1935, p. 1; Berenson 1936, p. 341; Bacci 1944, p. 45; Sandberg Vavalà 1953, p. 109; Coor Achenbach 1954-1955, pp. 87, 90; Carli 1955a, p. 61; Carli 1958, p. 22; Berenson 1968, I, p. 300; Carli 1971, p. 13; Maginnis 1974, p. 214; De Benedictis 1976, p. 88; Torriti 1977, p. 78; De Benedictis 1979, p. 94; Stubblebine 1979, I, pp. 138-139, 154; Carli 1981, p. 74; Damiani, in Il Gotico a Siena 1982, p. 92; Leoncini, in La pittura in Italia 1986, II, p. 642; Torriti 1990, pp. 38-39; Matteuzzi 2008, p. 326; Franci 2013; Matteuzzi, in La Galleria 2016, p. 46; Bagnoli, in Ambrogio 2017, p. 230.
9 Muller 1994, pp. 67-72. Polzer 2005, pp. 87-91. Cfr. infra §4. 10 Punzone ad arco bilobato: Skaug 1994, II, n. 169 (solo per Ugolino di Nerio); Frinta 1998, p. 200, n. Fb14c (anche Ugolino di Nerio nel San Matteo in collezione Lehman al Metropolitan Museum di New York, nella Croce dei Servi di Siena, nella Madonna col Bambino del polittico n. 39 della Pinacoteca Nazionale senese). Punzone a corolla a sei petali e tondi: Frinta 1998, p. 507, n. La89a (anche sulla Croce n. 46 e sul polittico n. 38 della Pinacoteca Nazionale di Siena e sulla Madonna Cini). Punzone a quattro petali frangiati: Skaug 1994, II, n. 363 (solo per Ugolino di Nerio); Frinta 1998, p. 419, n. Jd55 (anche sui laterali del polittico n. 38 e sulla Madonna Cini; anche Ugolino sulla Maestà di Santa Maria sul Prato o della Misericordia di San Casciano, sulla Madonna col Bambino del polittico di Brolio, sui laterali del polittico da Santa Croce a Firenze, sulla Madonna del polittico n. 39 della Pinacoteca di Siena, sul San Matteo Lehman di New York e sulla Croce dei Servi). Una composizione di punzoni a doppio arco molto simile a quella dell’aureola della Madonna n. 44 di Niccolò si trova anche nelle aureole dell’Incoronazione della Vergine di Jacopo di Mino del Pellicciaio ora al Museo Civico di Montepulciano.
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