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28. Croce
from Niccolò di Segna e suo fratello Francesco: pittori nella Siena di Duccio, di Simone e dei Lorenzetti
28. Francesco di Segna Croce
Siena, Pinacoteca Nazionale (inv. 20 IBS) Inizio del quarto decennio del XIV secolo
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Tempera su tavola Cm 184 x 130 Provenienza: Siena, convento delle Cappuccine; Siena(?), Giuseppe Bulgarini (1923?-1980).
La Croce è stata privata in un momento non precisabile dei tabelloni laterali dei Dolenti, della base raffigurante probabilmente il golgota e della cimasa; si sono conservate invece le piccole figure dei due committenti, inginocchiati ai lati del suppedaneo. Il complesso restauro realizzato da Giuseppe Rosi all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso ha previsto la pulitura e il consolidamento della superficie pittorica e della struttura, con la rimozione delle ridipinture precedenti. Per garantire l’efficacia della procedura si è provveduto allo stacco della tela dalla tavola, successivamente ricollocata sul supporto originario ma con la mediazione di una nuova superficie di poliestere1 . L’opera è stata conservata presso il convento delle Cappuccine di Siena fino al momento della demolizione del complesso all’inizio del Novecento, dopodiché fu venduta nel 1923 al conte Giuseppe Bulgarini, presso cui rimase fino al 1980, quando fu acquisita dallo Stato Italiano per essere poi depositata presso la Pinacoteca senese2 . La Croce è stata considerata solitamente in relazione a quella di Buonconvento e ne condivide sostanzialmente la storia critica3, da integrare con la citazione negli anni Trenta di Bacci, che vi notava un carattere “ugolinesco”4. Le proposte di Padovani e Guiducci per la ricostruzione del gruppo di opere intorno alle due Croci di Buonconvento e Siena sono valutate positivamente da Torriti, che tuttavia ha preferito porre il pezzo della Pinacoteca sotto una generica denominazione anonima, evitando quella del Maestro della Croce di Buonconvento, ma d’altra parte non escludendo la possibilità di trovarsi davanti a un’opera di Niccolò di Segna5. Bagnoli accoglie la Croce nel catalogo di Francesco di Segna6, del quale può essere indicata come una delle opere più felici, come dimostrano peraltro le considerazioni di Pierluigi Leone De Castris, unica voce fuori da questo coro pressoché unanime, che vorrebbe addirittura riferire la tavola a una fase giovanile di Simone Martini, in parallelo con la Madonna col Bambino n. 583 della Pinacoteca senese, sconfessando recisamente il legame con Niccolò – di cui ha un’opinione piuttosto negativa – e con la stessa Croce di Buonconvento7 . Tuttavia le affinità con l’opera omologa ora nel Museo della Val d’Arbia sono in effetti molteplici: dal corpo di Cristo ugualmente segnato nei dettagli anatomici della cassa toracica al volto sofferente e fortemente ombreggiato nella zona oculare, dove anche la Croce senese conserva una certa tendenza alla semplificazione, dalla canna nasale dritta e affilata fino alla resa schematica delle ciocche di capelli. È evidente, d’altronde, una più sensibile delicatezza del modellato e dei tratti fisiognomici del Crocifisso dell’opera in Pinacoteca, dove scompaiono le forzature espressive
1 Padovani, in Mostra 1983, p. 40. 2 Torriti 1990, pp. 42-43. Una fotografia storica della Croce conservata presso la Fototeca Berenson (“Niccolò di Segna”, fasc. S 22.8) reca sul retro, oltre all’attribuzione “con Niccolò di Segna”, un riferimento a una possibile temporanea collocazione alternativa a Chiavari presso Luigi Romolo Sanguineti (1883-1965), saggista e poeta con lo pseudonimo Luigi Amaro, già direttore della rivista «Ebe»: “Sent by Luigi Amaro. Chiavari, 1 marzo 1928”. D’altra parte Stubblebine afferma che nel 1931 l’opera era sul mercato a Firenze, mentre pare si trovasse in precedenza, fino al 1928, presso un’abitazione privata a Siena (Stubblebine 1979, I, p. 184): forse il presunto passaggio a Chiavari potrebbe essere circoscritto al periodo 1928-1931. 3 Cfr. cat. 26. 4 Bacci 1932a, p. 185. 5 Torriti 1977, p. 71; Idem 1990, ibidem. 6 Bagnoli 2003, p. 277 nota 29; Bagnoli 2009b, p. 442. 7 Leone De Castris 2003, pp. 60, 64.
e certi arcaismi, come la sottolineatura grafica dell’attaccatura della canna nasale tra le sopracciglia; il chiaroscuro è meglio padroneggiato e abilmente sfumato e le pieghe del perizoma – più vicino a quello della Crocifissione di Santa Colomba (cat. 30) – sono definite con maggiore finezza e abilità. Questi elementi suggeriscono di scalare la Croce delle Cappuccine in un periodo più tardo del percorso di Francesco di Segna, che nella maturità si mostra ricettivo anche nei confronti delle opere dei maggiori maestri contemporanei.
Bibliografia Bacci 1932a, p. 185; Torriti 1977, p. 71; Padovani, in Mostra 1979, p. 68; Stubblebine 1979, I, p. 184; Padovani, in Padovani-Santi 1981, p. 18; Padovani, in Mostra 1983, p. 37; Guiducci, in Monteriggioni 1988, p. 38; Torriti 1990, pp. 42-43; Bagnoli 2003, p. 277 nota 29; Leone De Castris 2003, pp. 60, 64; Bagnoli 2009b, p. 442.