Non di Solo Pane n°700

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Non di solo

PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 8 Marzo 2015 III Settimana di Quaresima

Anno XV - n째

700 numeri al servizio della Parola

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Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.latracciameditazioni.it

Marzo 2015

Offerta quotidiana Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché quanti sono impegnati nella ricerca scientifica si pongano al servizio del bene integrale della persona umana.

Intenzione missionaria Perché sia sempre più riconosciuto il contributo proprio della donna alla vita della chiesa.

Intenzione dei vescovi Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.

Perché l’impegno quaresimale ci educhi ad uno stile di sobrietà e di condivisione.

Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

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III Domenica di Quaresima Esodo 20,1-17 Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non pro­ nuncerai invano il nome del Signore. Ricordati del giorno del sabato per santi­ ficarlo. Onora tuo padre e tua madre. Non ucciderai. Non commetterai adulte­ rio. Non ruberai. Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.

Domenica 8 Marzo III Settimana del Salterio

Il santo del Giorno: San Giovanni di Dio Religioso

Nato a Montemoro­ Novo, poco lontano da Lisbona, nel 1495, Gio­ vanni di Dio ­ allora Giovanni Ciudad ­ tra­ sferitosi in Spagna, vi­ ve una vita di avventu­ re, passando dalla peri­ colosa carriera militare alla vendita di libri. Ricoverato nell'ospeda­ le di Granada per pre­ sunti disturbi mentali

legati alle manifestazio­ ni "eccessive" di fede, incontra la drammatica realtà dei malati, abban­ donati a se stessi ed e­ marginati e decide così di consacrare la sua vita al servizio degli infer­ mi. Fonda il suo primo ospedale a Granada nel 1539. Muore l'8 marzo del 1550. Nel 1630 vie­ ne dichiarato Beato da

Papa Urbano VII, nel 1690 è canonizzato da Papa Alessandro VIII. Tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 viene proclamato Patrono degli ammalati, degli ospedali, degli infer­ mieri e delle loro asso­ ciazioni e, infine, pa­ trono di Granada.

Brano Evangelico: Gv 2, 13­25: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un merca­ to!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divore­ rà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusa­ lemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, cre­ dettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

Contemplo: Dobbiamo possedere tutto come se tutto ci fosse stato prestato, non dato, e come se su nulla avessimo proprietà: corpo e ani­ ma, sensi, facoltà, beni, onori, amici, parentela, case e terre. Dio infatti vuol essere Lui il solo e assoluto nostro bene: è questo il suo deside­ rio, la sua sola ricerca, ed Egli fa di tutto per poterlo e doverlo essere. (Meister Eckhart)

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Le cianfrusaglie del cuore Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Sarebbe un grave errore relegare questo episodio evangelico nell’ampio complesso di cortili e porticati che circondavano il tempio di Gerusalemme. Sarebbe un grave errore puntare il dito contro le bancarelle che circondano i Santuari che visitiamo durante qualche pellegrinaggio. Nel dialogo con la samaritana Gesù ci ricorda che è venuto il tempo di adorare Dio non nel Tempio di Gerusalemme o sul Monte, ma in “spirito e verità”. Noi siamo il tempio

del Dio vivente e quella cordicelle che sferzano nell’aria e quei tavoli dei cambiavalute che vengono rovesciati ci riguardano personalmente. Quante cianfrusaglie si annidano nel nostro cuore, quanti compromessi offuscano le coscienze, quanti soldi diventano “la paga di Giuda” rimanendo tra delle mani appiccicaticce “degli umani interessi” invece di scivolare “dove dovevano andare”. Quei cortili e quei portici pieni di pecore e di buoi, quei cam-

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bisti che speculavano sulle cose sacre li trovo dentro di me, convivono nelle mediocrità che, come bruma autunnale, avvolge la mia esistenza. Solo lo zelo di Gesù e l’eco delle sue parole diventano per me una sorta di frusta che purifica, un vento impetuoso che dissolve la caligine dei facili compromessi e purifica le mani sporche di fango. Esortava Cesario di Arles «I templi di Cristo sono le sante anime cristiane disperse in tutto il mondo. Esultiamo, poiché abbiamo ottenuto la grazia di essere tempio di Dio; ma insieme viviamo nel santo timore di violare questo tempio di Dio con opere malvagie. Perciò, fratelli, poiché Dio ha voluto fare di noi il suo tempio, e in noi si è degnato di venire ad abitare, per quanto dipende da noi cerchiamo col suo aiuto di allontanare ogni cura superflua e di raccogliere invece quanto ci giova. Se con l'aiuto di Dio agiremo in questo modo, allora, fratelli, potremo invitare il Signore nel tempio del nostro cuore e del nostro corpo ». Gesù vuole, quindi, instaurare la religione dell'interiorità - ricordate sant'Agostino: «Fuori di me ti cercavo e tu eri dentro di me» -, la porta fino in fondo sulla via del cuore. E ci raggiunge nella vita di tutti i giorni, suo tempio fragile, bellissimo e innumerevole.

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Preghiamo la Parola

Contemplatio: La purificazione del tempio di Mons. Luciano Monari Vescovo

La purificazione del tempio deve diventare la nostra purificazione, di quel tempio che sia­ mo noi come Chie­ sa. Dobbiamo essere un luogo dove Dio si manifesta. Ma evi­ dentemente per po­ terlo essere bisogna che tutto quello che c’è di egoismo o di violenza o di cattiveria sia purificato e cancellato. Noi come Chiesa dobbiamo essere luogo dove la vita umana viene trasformata in qualche cosa di gradito al cospetto di Dio. Questo evidentemente significa che tutto quanto è estraneo al mistero di Dio deve essere cancellato. Questa purificazione del tempio alla fine ha almeno due signifi­ cati: La prima è di conoscere il mistero di Gesù come luogo in cui Dio si manifesta ed è incontrabile. La seconda è il cammino di purificazione che stiamo fa­ cendo in questa Quaresima, perché dobbiamo arrivare alla Pasqua come tempio santo del Signore. Non possia­ mo arrivare a Pasqua con tutti i nostri egoismi e compro­ messi; li dobbiamo piangere con umiltà davanti al Signo­ re, chiedendo il suo perdono e purificazione, perché an­ che in noi – povera gente con tutti i nostri limiti – Dio possa effettivamente manifestarsi. Questa purificazione è reale, ci deve coinvolgere nel con­ creto. Per questo la prima Lettura è il Decalogo, i coman­ damenti: non è una purificazione solo rituale nel fare qualche gesto esterno di purificazione; ma è la nostra vita che deve diventare effettivamente gradita a Dio. Per que­ sto la presentiamo al Signore con umiltà e con fiducia.

Isacco, legato sul monte, per il sacrificio estremo, tu pure, Signore Gesù, sul Calvario, inchiodato alla croce. Vacillano i cuori in queste tenebre tremende, tremano le montagne. Perché sacrificare ciò che più amiamo, Signore? Grazie, perché la risposta è ancora sul monte, inondato, trasfigurato di luce. Kyrie eleison!

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III Settimana di Quaresima 2 Re 5,1-15a Naaman, comandante dell'esercito del re di Aram, era lebbroso. Egli scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola dell'uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; era purificato. Tornò con tutto il seguito dall'uomo di Dio; stette davanti a lui dicendo: «Ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele».

Lunedì 9 Marzo III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Santa Francesca Romana Religiosa Nacque a Roma nel 1384. Cresciuta negli agi di una nobile e ricca famiglia, coltivò nel suo animo l'i­ deale della vita monastica, ma non poté sottrarsi alla scelta che per lei avevano fatto i suoi genitori. La giovanissima sposa, appe­ na tredicenne, prese dimo­ ra con lo sposo Lorenzo de' Ponziani altrettanto ricco e nobile, nella sua casa nobiliare a Trasteve­

re. Con semplicità ac­ cettò i grandi doni della vita, l'amore dello spo­ so, i suoi titoli nobiliari, le sue ricchezze, i tre figli nati dalla loro unio­ ne, due dei quali le mo­ rirono. Da sempre gene­ rosa con tutti, specie i bisognosi, per poter al­ largare il raggio della sua azione caritativa, nel 1425 fondò la congrega­ zione delle Oblate Oli­

vetane di Santa Maria Nuova, dette anche Oblate di Tor de' Spec­ chi. Tre anni dopo la morte del marito, emi­ se ella stessa i voti nel­ la congregazione da lei fondata, assumendo il secondo nome di Ro­ mana. Morì il 9 marzo 1440.

Brano Evangelico: Lc 4, 24­30: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purifica­ to, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo con­ dussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettar­ lo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Contemplo: L’ora di adorazione... consideratela come un'ora di pa­ radiso, andate ad essa come si va al Cielo, al banchetto divino, e quest'ora sarà desiderata, salutata con gioia. Fomentatene dolcemente il desiderio, dicendo a voi stessi: «In quest'ora... io andrò all'udienza di grazia e di amore di nostro Signore: egli mi ha invitato, mi attende, mi desidera». (Pietro Giuliano Eymard)

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meditazione La fede è sapienza e potenza

Preghiamo la Parola

Meditazione a cura della redazione

I suoi concittadini di Nazareth non avevano alcun problema a riconoscere in Gesù sapienza e potenza divine, che si manifestavano nei suoi insegnamenti e nei miracoli. Ciò che non riuscivano a comprendere è come Dio si fosse rivelato completamente e compiutamente in quel figlio del carpentiere e di Maria, del quale sapevano tutto fin da quando era bambino. È lo scandalo che i cittadini di Nazareth non hanno accettato e che anche noi, nonostante la sua morte in croce e risurrezione, rischiamo di non accettare. Ma è proprio nella sua incarnazione in Gesù che si manifesta fino in fondo la libertà divina. Dio, come annuncia il vangelo di oggi, è libero di mandare Elia solo a una vedova di Serepta di Sidone e di risanare, tra tanti lebbrosi, solo Naamàn il Siro. Anche per noi è difficile accettare che Dio si sia rivelato completamente in un piccolissimo pezzo della storia umana, come è quella della famiglia di Nazareth. È molto più facile vederlo nell'armonia dell'universo, nelle meraviglie della natura o negli eventi della storia, ma Dio non si oggettivizza nella storia come lo «spirito assoluto di Hegel». Dio, nella sua libertà, ha pensato bene di vivere (la parola «og­ gettivarsi» sarebbe sbagliata) nella persona di Gesù di Nazareth. Noi, come i suoi concittadini, abbiamo solo un modo di superare questo scandalo: la fede. Più in alto facciamo il salto nella fede, e più si apriranno per noi scenari di sapienza e potenzialità inimmaginabili. Se ci apriamo completamente al vangelo, possiamo capire verità insospettabili e operare miracoli inimmaginabili, ma non per opera nostra: sarà sempre il Signore a operare attraverso di noi. Lodiamo Dio per questa sua strategia di salvezza dell'uomo, perché se ci avesse liberato e salvato senza passare attraverso la persona e la storia di Gesù di Nazareth, ci avrebbe donato solo un'altra ideologia in più. La fede è un'altra cosa.

Non sempre più in alto, alla ricerca di una illusoria e pericolosa perfezione... ma sempre più nel profondo, consapevoli dei limiti del nostro cuore: stupefatti e travolti dal tuo smisurato amore, Signore Gesù! Ricevere e donare misericordia: ecco il nostro modo di renderti grazie, sia la misura della nostra umanità e della nostra fede. Kyrie eleison!

Agisci Che Maria ci aiuti a non cacciare mai fuori dalla nostra vita Gesù, anche quando non lo comprendiamo. Oggi, in qualunque situazione mi trovo, rinnovo la piena accoglienza di Gesù nella mia vita.

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Martedì 10 Marzo

III Settimana di Quaresima Daniele 3,25.34-43 Azaria si alzò e fece questa preghiera in

mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse: «Non ci abbando­ nare fino in fondo, per amore del tuo nome, non infrangere la tua alleanza; non ritirare da noi la tua misericordia.

Il Santo del giorno: San

Simplicio papa

Nato a Tivoli, fu papa in un periodo tormen­ tato della storia dell’Occidente che vide la cadut a dell’Impero Romano d’Occidente, quando il barbaro Odoacre nel 476 depose l’ultimo imperatore Romolo Augustolo. Contemporaneamente la Chiesa d’Oriente

era travagliata dalle conseguenze dell’eresia monofisi­ ta, la quale sostene­ va che in Cristo ci fosse unicamente la natura divina. Si hanno poche infor­ mazioni su Simpli­ cio: prese netta posi­ zione contro l’eresia anche nei confronti dell’imperatore

III Settimana del Salterio

d’Oriente Zenone, stabilì turni di presbi­ teri nelle principali basiliche cimiteriali e non soltanto restaurò e dedicò chiese a Ro­ ma ma, rispettoso del­ la vera arte, salvò dal­ la distruzione i mosai­ ci pagani della Chiesa di S. Andrea.

Brano Evangelico: Mt 18, 21­35: fino a settanta volte sette.

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello com­ mette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguz­ zini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Contemplo: O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell'U­

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niverso, Dio e Figlio di Dio, così si umilia da nascondersi, per la nostra sal­ vezza in poca apparenza di pane! Guardate, frati, l'umiltà di Dio, e aprite da­ vanti a Lui i vostri cuori. (Francesco d'Assisi)

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meditazione Certamente soffrendo

Preghiamo la Parola

Meditazione di Fiorella Elmetti

Perdonare, bella parola! Ma è davvero possibile realizzare a pieno il perdono? Laura, sorella di quel Pietro Maso che nel 1991 uccise entrambi i genitori per questioni di eredità, insieme alla sorella ci è riuscita. Certamente soffrendo, ma facendosi aiutare da un sacerdote. E così ha potuto raccontare il suo percorso in televisione. Ecco una parte del suo racconto: "...Lo potevamo anche abbandonare quel fratello, sarebbe stato facile. Invece perdonare è una cosa un poco più profonda e difficile ma che ci ha anche procurato una gioia dentro per i piccoli passi che vedevamo fare al nostro fratello, il suo cammino, la sua conversione. L’abbiamo perdonato in ascolto delle parole di Gesù “amatevi gli uni gli altri”. E’ facile amare quando ci si vuole bene, ma è difficile quando ci si sente dire “ha ucciso i genitori” e sono parole molto forti per noi, ma noi sappiamo che dobbiamo far nostre anche quelle altre parole di Gesù che dice “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Noi abbiamo perdonato con l’aiuto di Dio ed ecco che questo fratello che era morto è come risorto ed è lui, a volte, che ci conforta con il suo cammino. Oggi, che è il giorno di Pasqua, ci pareva bello di poter dire: “Eravamo morte e siamo risuscitate”. Alle volte andiamo alle tombe dei nostri genitori e li sentiamo in paradiso e che ci sono vicini e approvano il cammino che i loro figli stanno facendo. Perdonare non vuol dire voltare pagina e fare come se non fosse successo nulla. Vuol dire vedere tutto, anche quel delitto, alla luce della fede. Non è che uno dimentica. Il perdono è una cosa profonda e uno deve sentirsela dentro per poter vivere bene. Odiando non so come si potrebbe vivere".

Ti ringraziamo, Signore Gesù, ci conduci - un passo dopo l'altro ‑ a maturare, nel cuore e nello spirito, la qualità delle nostre relazioni: fratelli, tutti figli di un unico Padre, liberi dall'illusione di autosufficienza, docili al dipanarsi della vita, alla luce della tua Parola, pronti al servizio reciproco. Kyrie eleison!

Agisci Oggi

pregherò

un

Rosario domandando il dono di una sincera

contrizione

sia

per me che per gli altri, specialmente per coloro che sono più lontani da Dio.

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Meditazioni quaresimali da una catechesi del 2009 di don Luciano Vitton Mea

I buoi, le pecore e le colombe. Pagina curata da Cristina e Tiziana

Vorrei riprendere in questa meditazione il brano che abbiamo ascoltato Domenica scorsa. È importante rileggerlo e farlo penetrare nel nostro cuore perché, ci ricorda Isaia, «come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata». La cacciata dei venditori dal Tempio, attraverso il commento spirituale che ne danno i Padri, ci propone il problema della nostra vita spirituale e di

un’autentica pasqua, che è la liberazione della nostra vita interiore e la risurrezione attraverso una distruzione, meglio, tramite una cacciata. Secondo S.Agostino bisogna espellere da noi tutto ciò che non è umano e cioè i buoi, le pecore e le colombe. I buoi simboleggiano le passioni, cioè tutte quelle dimensioni che ci legano alla terra, all’uomo fatto di fango: «Espellere i buoi, che raffigurano la volontà, significa espellere gli stimoli passionali che condizionano la nostra libertà di spirito, poiché spesso finiamo, come questi, ad arare la sola terra». Le pecore, secondo il Vescovo di Ippona, rappresentano l’uomo indisciplinato, l’irrazionalità che offusca la mente degli uomini: «Le pecore da espellere sono simbolo

dell'irrazionalità che prende l'intelletto, di uno spirito che non si sottopone alla disciplina per acquistare la verità». «Infine le colombe riproducono la leggerezza e l’incostanza spirituale: Espelle infine le colom­be che ci richiamano al terzo momento dello spirito, il sentimento, e che simboleggiano incostanza e leggerezza: è il nostro mondo affettivo che ha tanto peso in noi e che rischia di bruciarsi nella leggerezza, nei sentimenti non coltivati e rimessi alla sola emotività. Occorre purificare il nostro spirito perché la sentinella della coscienza che è in noi ci faccia camminare verso l'amore e la giustizia». Quale rimedio, come cacciare questi tre animali tanto famigliari e che, in qualche modo, fanno parte di noi? Attraverso le virtù cardinali della giustizia, fortezza e temperanza: «“Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere»: «in tre giorni», dice, non nel terzo giorno, perché la sua costruzione ha bisogno sempre di tre giorni, cioè di giustizia, fortezza e temperanza,"i tre giorni che non hanno limiti, ogni giorno è tre giorni, e solo così possiamo risorgere dalla sferza che ci colpisce. Vuoi pregare nel tempio? Prega in te stesso, ma prima sii tempio di Dio”».

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III Settimana di Quaresima

Mercoledì 11 Marzo

Deuteronomio 4,1.5-9 Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dèi vostri padri, sta per darvi. Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signo­ re, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazio­ ne che io oggi vi do?

III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Santa Rosina di Wenglingen Una delle sante più popo­ lari dei secoli scorsi in alcune zone della Germa­ nia, infatti in una relazio­ ne sulla processione avve­ nuta nel 1769 per la festi­ vità del ‘Corpus Domini’ in Miesbach, la santa ve­ niva rappresentata in un quadro vivente, fatto ri­ servato ai santi più cono­ sciuti. Nello stesso tempo

dobbiamo considerare che c’è una costanza secolare nel festeggiar­ la all’11 marzo, data rimasta ancora oggi a Wenglingen. Per quan­ to riguarda la sua figu­ ra non si sa niente, pro­ babilmente vissuta nel IV secolo, come una vergine oppure come vergine martire (per

questo sull’altare mag­ giore della chiesa di Wenglingen, nella dioce­ si di Augusta, essa è rap­ presentata con la tradi­ zionale palma e con la spada) e a volte viene considerata come un ere­ mita martire nelle selve.

Brano Evangelico: Mt 5, 17­19:

sarà considerato grande nel regno dei cieli.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Leg­ ge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà con­ siderato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li inse­ gnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Contemplo: Appoggiatevi al Vangelo, affidatevi al Vangelo. La parola fede, nella sua lunga storia ­ nell'Antico Testamento, nella Bibbia, nella versione ebraica della Scrittura ­ rappresenta la situazione di chi si affida, di chi appoggia su una roccia, di chi si sente saldo perché è appoggiato a qualcuno molto più forte di lui. (Carlo Maria Martini)

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meditazione La legge e la libertà.

Preghiamo la Parola

A cura della redazione

Oggi il Signore annuncia che non è venuto per abolire la Legge o i Profeti, ma a dar loro compimento. Che cosa ha apportato Gesù nel mondo e nella storia perché la Legge e i Profeti si compissero? La risposta è: la libertà! Tuttavia la legge, alla quale si riferisce Gesù, non è solo quella giudaica, ma soprattutto la legge di Dio. Quando gli uomini parlano di libertà intendono la capacità di perseguire i propri progetti, senza limiti e senza costrizioni. Per il Signore, invece, l'uomo è libero quando è capace di perseguire il progetto di Dio su di lui. All'inizio dei tempi era così. Poi, in seguito al peccato che è entrato nel mondo, la libertà di compiere naturalmente la volontà di Dio era andata perduta, e l'uomo era diventato schiavo del peccato. Intendiamoci, anche oggi l'uomo può essere schiavo del peccato, ma solo se lo vuole, perché Gesù Cristo ci ha liberati da quella schiavitù, ridonandoci la libertà originaria di perseguire il nostro progetto di vita. Il modo che Dio ha scelto per liberarci dall'antica schiavitù del peccato è stato quello di inviare nel mondo suo Figlio, Gesù di Nazareth, vero uomo e vero Dio, perché vivesse tra noi da persona libera di seguire sempre la volontà del Padre: nei pensieri, nei sentimenti, nelle parole e nelle azioni. L'atto supremo della sua libertà è stato l'obbedienza nell'accettare di morire in croce per ridonare all'uomo la sua libertà originaria. In quel momento la catena che teneva imprigionato il mondo si è spezzata, liberando Gesù stesso dalla morte, e dal peccato tutti coloro che lo riconoscono come il Cristo, il Figlio di Dio. In questo senso Gesù Cristo ha dato compimento alla «Legge o i Profeti»: ci ha ridonato la libertà, e con essa la grazia, l'amore e la gioia di compiere la volontà di Dio, se noi lo riconosciamo come Signore.

Signore Gesù, grazie per il dono inestimabile che scorre Attraverso le nostre storie personali, i nostri cuori ostinati,le nostre drammatiche scelte. Fa' che non siamo di ostacolo a questo flusso di salvezza, ma che lo arricchiamo e lo rendiamo più vero e profondo con la verità e la profondità del nostro dono ai fratelli. Kyrie eleison!

Agisci La legge del Signore sia la nostra sapienza. Oggi rileggerò i dieci comandamenti

per

ricordare questi principi importanti per la nostra fede, sempre accompagnati dall'amore di Dio.

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III Settimana di Quaresima Geremia 7,23-28 Così dice il Signore: «Questo ordinai loro: `

Ascoltate la mia voce, e io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popo­ lo; camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate feli­ ci". Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio alla mia parola; anzi, procedettero ostinatamente secondo il loro cuore malvagio e, invece di rivolgersi verso di me, mi hanno voltato le spalle».

Giovedì 12 Marzo III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Simone il nuovo teologo Simeone fu educato alla corte di Costantino Porfi­ rogeneto. Nel 977 entrò nel monastero studita per mettersi sotto la guida di Simeone Eulabis, il Pio. Un anno dopo entrò nel monastero di San Ma­ mos, sotto la disciplina dell’Igumenos Antonio cui successe nella carica di superiore. Non ebbe facile vita nel monastero, la sua fedeltà intransi­ gente, la sua dottrina co­

erente e coraggiosa lo posero in contrasto con le autorità ecclesiasti­ che, nel 1009 fu con­ dannato dal Santo Si­ nodo all’esilio. Egli sosteneva che il cristia­ no non sviluppa piena­ mente la grazia del Battesimo fintanto che non arrivi alla coscien­ za della presenza dello Spirito Santo e non veda la luce gloriosa di

Dio. Senza questa ma­ turazione interiore è temerario fondare la propria azione cristiana nel Battesimo ed eser­ citare, qualora uno sia prete o vescovo, il po­ tere di sciogliere e le­ gare. Sbarcato a Cryso­ poli, restaurò un antico romitaggio dedicato a Santa Marina, fu rag­ giunto da un piccolo numero di discepoli.

Brano Evangelico: Lc 11, 14­23: Chi non è con me è contro di me... In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per met­ terlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro inten­ zioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde».

Contemplo: La gioia di Dio è perdonare. Qui c'è tutto il Vangelo, c'è tutto il cristianesimo! Ma guardate che non è sentimento, non è «buonismo»! È la gioia di un pastore che ritrova la sua pecorella, la gioia di una donna che ritrova la sua moneta; è la gioia di un padre che riaccoglie a casa il figlio che si era perduto, era come morto ed è torna­ to in vita, è tornato a casa. (Papa Francesco)

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ pagina 13


meditazione Il cielo non è più così lontano

Preghiamo la Parola

Meditazione di Elmetti Fiorella

Le persone lacerate in se stesse da forti tensioni non possono essere felici. Persino in volto abbruittiscono. E tutto ciò che riescono a diffondere attorno a se stessi è identificabile con l'aggressività, la rabbia, il bullismo, la violenza a varie forme, fino ad arrivare a trascinare altri in gravi misfatti o addirittura nel dramma della guerra. È ciò che Gesù cerca di spiegare con l'immagine del regno dicendo: "Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra". Del resto, lo vediamo come sta diventando sempre più complicato il mondo! Sembra troppo semplice ricordarlo e sottolinearlo, ma la causa di tutto viene dal non ascolto della Parola di Dio. Un ascolto non fatto solo di parole, ma di esperienza dell'amore di Dio. Nel Libro di Geremia si può leggere: "Così dice il Signore: «Questo ordinai loro: “Ascoltate la mia voce, e io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici”. Ecco a cosa siamo chiamati: "ad essere felici". Non so bene chi l'abbia scritto, ma ho trovato questo appunto che riporto, perché ci richiama a diventare nuovi, a partire dalla nostra interiorità: "Il progetto di Gesù è così grandioso che ci disorienta. La carità, la carità come la vuole Cristo, è la novità più strepitosa della terra, che potrebbe cambiare il volto del mondo se fosse veramente accolta dagli uomini. La carità cambia il volto delle persone, cambia il volto delle famiglie, cambia il volto delle comunità, cambia il volto della Chiesa. L'amore è la potenza trasformante dell'uomo; l'uomo che ama è rigenerato, il suo tessuto umano diventa un altro: quando amo, io cambio nei pensieri, nelle parole, nei sentimenti, nelle azioni e nelle reazioni. Gesù vuole che attraverso la carità e l'amore, gli uomini diventino "uomini nuovi". Chi non ha il coraggio di scegliere una vita nuova, pulita, generosa, viva, non entra nella carità di Gesù".

Signore Gesù, ti ringraziamo, perché la tua Parola, oggi, è un nuovo, forte richiamo a fissare, con attenzione, lo sguardo e il cuore a coloro che si trovano «alla nostra porta». Accogliere fraternamente ed essere accolti è la nostra unica ricchezza, la nostra vera salvezza. Accogliere, in ogni volto, il tuo volto così amabilmente nascosto. Kyrie eleison!

Agisci Non cadiamo nella tentazione di voler mettere alla prova il Signore. Oggi gli rinnoviamo la nostra fiducia incondizionata e saremo noi a dargli un piccolo segno del nostro amore (un'azione, una preghiera, una candela accesa come fiamma d'amore...).

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 14


G l i

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Meditazioni quaresimali di A. Louf

frutto di buoni propositi o di qualche sforzo sostenuto: è il primo passo dell'amore, dell'amore di Dio molto più che del nostro.

Conversione: il passo dell’amore. Pagina curata da Cristina e Tiziana

Tutto è provvisorio nella vita dell'uomo, tutto è legato al tempo: in questo senso i peccatori come ì giusti vivono nel tempo, un tempo che è dono di Dio per loro, un tempo di grazia e quindi un tempo aperto alla conversione. Né il peccatore incallito né il giusto incallito resteranno tali per sempre, tutti sono chiamati a diventare `peccatori in conversione'. Dio viene a toccarci in infiniti modi per renderci docili a questo stato di conversione; da parte nostra pos-

siamo solo prepararci a essere toccati da Dio. Estranei alla conversione siamo estranei all'amore. In questo caso rimarrebbero all'uomo solo due alternative: o l'auto soddisfazione e la giustizia propria, oppure una profonda insoddisfazione e la disperazione. Al di fuori della conversione non possiamo stare alla presenza del vero Dio: non saremmo davanti a Dio, bensì davanti a uno dei nostri numerosi idoli. D'altro lato, senza Dio, non possiamo dimorare nella conversione, perché questa non è mai

Convertirsi significa cedere all'azione insistente di Dio, abbandonarsi al primo segnale d'amore che percepiamo come proveniente da lui. Abbandono, dunque, nell'accezione forte di “capitolazione”: se capitoliamo davanti a Dio, ci offriamo a lui. Allora tutte le nostre resistenze fondono davanti al fuoco divorante della sua Parola e davanti al suo sguardo; non ci resta altro che la preghiera del profeta Geremia: «Sconvolgici [lett.: rovesciaci], Signore, e noi saremo convertiti [lett.: rovesciati]» (Lam 5,21; cfr. Ger31,18) (A. Louf, Sotto la guida dello Spirito, Magnano 1990, 15-17, passim).

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 15


III Settimana di Quaresima Osea 14,2-10 Così dice il Signore: «Torna, Israele, al Signore, tuo Dio, poiché hai inciampato nella tua iniquità. Preparate le parole da dire e tornate al Signore; ditegli: "Togli ogni iniquità, accetta ciò che è bene: non offerta di tori immolati, ma la lode delle nostre labbra. Per­ ché presso di te l'orfano trova misericordia"».

Venerdì 13 Marzo III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Rodrigo di Cordova

Fu prete a Cordova, nell'Andalusia, un territorio allora sotto il dominio arabo. Uno dei suoi fratelli era rimasto cristiano e l'altro invece si era fatto musulmano. Ro­ drigo viene ucciso da musulmani, ma non si tratta in questo caso di persecuzione. È vittima, infatti, di ris­ se familiari, fraterne.

Tenta di mettere pace tra i due fratelli di fede diversa, ma senza riu­ scirvi. Un giorno per separarli Rodrigo vie­ ne picchiato, rimanen­ do privo di sensi. A quel punto il fratello musulmano lo porta via e, all'insaputa di Rodrigo, dice alla gen­ te che, gravemente malato, si è fatto an­

che lui musulmano. Rodrigo, però, si ripre­ senta vestito da prete: è lo stesso fratello a portarlo davanti a un giudice musulmano, accusarlo di apostasia e farlo condannare a morte. Etimologia: Rodrigo = ricco di gloria, dall'anti­ co tedesco.

Brano Evangelico: Mc 12, 28­34: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”.

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israe­ le! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di in­ terrogarlo.

Contemplo: Tutti noi abbiamo bisogno di adorare perché abbiamo l'impronta di Dio dentro di noi. Quando non adoriamo Dio, adoriamo le creature. E questo è il passaggio dalla fede all'idolatria. E qual è la strada dell'idolatra? L'egoismo del proprio pensiero, il pensiero onnipotente, quello che io penso sia vero: «Io penso la verità, io faccio la verità col mio pensiero...». Anche oggi ci sono tanti idoli e anche oggi ci sono tanti idolatri, tanti che si credono sapienti. Ma anche fra noi, fra i cristiani! «Sono diventati stolti e cambiano la gloria di Dio incorruttibile con un'immagine»: il proprio io, le mie idee, la mia comodità... Tutti noi abbiamo den­ tro qualche idolo nascosto. (Papa Francesco)

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ pagina 16


Meditiamo la Parola Un abbraccio caloroso

Preghiamo la Parola

Meditazione di Fiorella Elmetti

Oggi e domani si svolge l'iniziativa "24 ore con il Signore" promossa da Papa Bergoglio, per "non trascurare la forza della preghiera di tanti". Quest'anno il tema è "Dio ricco di misericordia". Esso vuole mettere in evidenza che "celebrare il sacramento della Riconciliazione significa essere avvolti in un abbraccio caloroso: è l'abbraccio dell'infinita misericordia del Padre". In attesa di saperne di più, ricordo parte del messaggio dello scorso anno: "Il secondo elemento: Rimanere nell’amore. L’amore di Gesù Cristo dura per sempre, non avrà mai fine perché è la vita stessa di Dio. Questo amore vince il peccato e dona la forza di rialzarsi e ricominciare, perché con il perdono il cuore si rinnova e ringiovanisce. Tutti lo sappiamo: il nostro Padre non si stanca mai di amare e i suoi occhi non si appesantiscono nel guardare la strada di casa, per vedere se il figlio che se n’è andato e si è perduto fa ritorno. Possiamo parlare della speranza di Dio: nostro Padre ci aspetta sempre, non solo ci lascia la porta aperta, ma ci aspetta. Lui è coinvolto in questo aspettare i figli. E questo Padre non si stanca nemmeno di amare l’altro figlio che, pur rimanendo sempre in casa con lui, tuttavia non è partecipe della sua misericordia, della sua compassione. Dio non solo è all’origine dell’amore, ma in Gesù Cristo ci chiama ad imitare il suo stesso modo di amare: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri». Nella misura in cui i cristiani vivono questo amore, diventano nel mondo discepoli credibili di Cristo. L’amore non può sopportare di rimanere rinchiuso in se stesso. Per sua stessa natura è aperto, si diffonde ed è fecondo, genera sempre nuovo amore". Riconoscendo Dio ricco di misericordia ci porta a rinnovare il cuore in un solo amore.

Signore Gesù, ti ringraziamo per il forte invito che oggi e sempre ci rivolgi: ritornare a te, unico Signore, unica Parola, Padre, Fratello, Amico... ritornare sempre alla fonte, per attingere speranza, carità operosa, fiducia. Ritornare... è davvero sempre possibile? Kyrie eleison!

Agisci Come farebbe Maria, riconosciamo che i nostri buoni frutti sono dovuti alla grazia di Dio che opera in noi. Oggi, se avrò occasione di compiere una buona azione, materiale o spirituale, ringrazierò il Signore per questa opportunità e per la disposizione interiore di poterla compiere.

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 17


III Settimana di Quaresima Osea 6,1-6 Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce. Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti, li ho uccisi con le parole della mia bocca e il mio giudizio sorge come la luce: poiché voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti.

Sabato 14 Marzo III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Santa Paolina Religiosa

Dopo la morte del suo secondo marito, cava­ lier Ulrico De Schara­ plan, decise di entrare in monastero e chiese consiglio al papa che la indirizzò da Udone, abate di St. Blasien. Purtroppo però in quel periodo morirono sia l’abate che Moricho, padre di Paolina e fra­ tello converso a Hirsau. Paolina decise quindi di ritirarsi con alcune

compagne in una fore­ sta in Turingia, dove fondò il monastero di Paulinzelle. La direzio­ ne fu affidata ad un monaco mentre wer­ ner, figlio di Paolina, si occupava delle cose materiali come fratello converso. Paolina e le compagne lasciarono il monastero ai monaci e si ritirarono in un altro luogo. Nel 1107 Paoli­ na si recò ad Hirsau

per prendervi un grup­ po di monaci riformati, ma durante il viaggio si ammalò e chiese di e s sere r ico ver at a nell’ospizio dei poveri di Munsterchwarzach. Qui ricevette la visita di 6 monaci destinati a Paulinzelle e del loro superiore Gerung che le diede i sacramenti. Morì il 14 marzo 1107.

Brano Evangelico: Lc 18, 9­14: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che ave­ vano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli al­ tri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùl­ teri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla setti­ mana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me pecca­ tore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giu­ stificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Contemplo: L'anima veramente vive se vive in lei l'universo: la

vita è una sola e tu sarai sempre infelice se qualcosa sarà fuori di te, estraneo a te. L'uomo che si presenta a Dio deve rappresentare tutta l'umanità. (Divo Barsotti)

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ pagina 18


Meditiamo la Parola

Preghiamo la Parola

Piccolo e umile Meditazione di Don Luciano Vitton Mea

Un fariseo e un pubblicano: due modi così diversi

Signore Gesù, rinnoviamo

e opposti di porsi d’innanzi a Dio. Il primo sicuro

il nostro grazie, perché

di se, chiuso nelle proprie certezze, rivestito da

la consapevolezza

una patina di perbenismo che lo porta a guardare tutto e tutti, anche Dio, se fosse possibile, dall’alto al basso; il secondo consapevole delle proprie miserie, schiacciato dal peso dei propri peccati. Nella parabola manca un terzo personaggio: sono io, che oggi ascolto con stupore le parole di Gesù. Nel mio cuore c’è un po’ dell’ uno e un po’ dell’altro; ci sono i colori sfarzosi dell’abito del fariseo, ci sono i colori spenti e sbiaditi dei logori stracci di cui è ricoperto il pubblicano. Questi due personaggi si alternano

della nostra miseria non ci allontana da te, ma ci aiuta a non presumere, a sentirci in cammino con ogni fratello, a testimoniare con gioia che sei infinitamente più grande di ogni male, di ogni limite, di ogni morte. Signore, insegnaci a pregare,

dentro di me, giocano a nascondersi l’uno agli

insegnaci a guardare.

occhi dell’altro. Ora mi sento buono e giusto

Kyrie eleison!

d’innanzi a Dio, peccando così di presunzione. Poi, per grazia, mi è dato di avvertire la mia lontananza dai sentimenti di Gesù e allora mi metto all’ultimo posto, non oso alzare gli occhi al cielo. La mia vita, la vita del cristiano è un costante lottare per seguire Gesù, diventando piccolo e umile; devo deporre gli abiti sfarzosi del fariseo e gli stracci del pubblicano. Dio mi invita ad in-

Agisci

dossare l’abito nuziale: non è sfarzoso, ne sciatto; me lo trovo cucito addosso, me lo ha preparato Lui quando mi ha pensato, mi ha creato. Il modo giusto di porsi d’innanzi al Signore è quello di essere se stessi, come Lui ci ha fatti: questa è la preghiera a Lui gradita.

Che non ci succeda di sentirci giusti, migliori degli altri. Oggi cercherò di guardare ai pregi di chi non mi sembra sia "un buon cristiano", riconoscendo invece i miei limiti.

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 19


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 700 Domenica 08 Marzo 2015 Chiuso il 3 Marzo 2015 Numero copie 1400

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

Per la tua vita spirituale visita il

Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

Ti aspetto ogni giorno su:

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