Non di Solo Pane n°701

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Non di solo

PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 15 Marzo 2015 IV Settimana di Quaresima

Anno XV - n째

Itinerari di preghiera quotidiana

701


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.latracciameditazioni.it

Marzo 2015

Offerta quotidiana Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché quanti sono impegnati nella ricerca scientifica si pongano al servizio del bene integrale della persona umana.

Intenzione missionaria Perché sia sempre più riconosciuto il contributo proprio della donna alla vita della chiesa.

Intenzione dei vescovi Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.

Perché l’impegno quaresimale ci educhi ad uno stile di sobrietà e di condivisione.

Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

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IV Domenica di Quaresima Cronache 36,14-1619-23 Ciro, re di Persia, fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: "Il Signore, Dio del cielo, mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!"».

Domenica 15 Marzo IV Settimana del Salterio

Il santo del Giorno: San Ansovino vescovo

Vescovo di Camerino. Prima consigliere di Ludovico II, re d'Italia, a Pavia; poi, alla morte del vescovo di Camerino, nell'anno 850, viene nominato suo successore e consacrato dal papa Leone IV. Passa alla storia non solo come un santo pastore, ma so-

prattutto come un benefattore di poveri, un grande pacificatore tra le fazioni in guerra. Muore il 13 marzo 868, dopo diciotto anni di episcopato, e lascia un ricordo incancellabile, vivo anche oggi tra le popolazioni della zona di Camerino e in tutte le Mar-

che. Anche a Roma c'era una chiesa in suo onore, abbattuta quando si è allargato il Campidoglio. Reliquie di sant'Ansovino sono conservate gelosamente nella città di Camerino.

Brano Evangelico: Gv 3, 14-21:

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Contemplo: Potessimo credere sul serio! Qui c'è il cuore della Chiesa, il baricentro del mondo, della storia; qui è il passaggio all'eterno. Ed è solo silenzio. Un nulla di ostia, dentro. Meno anco­ra che nell'arca, dove ci stava la verga di Mosè e il libro della legge. Un'ostia che non dice niente, che sa di niente. E tuttavia è un punto che se fosse in un solo luogo della terra, tutta la terra, come dice l'Imitazione di Cristo, graviterebbe verso quel luogo, attratta da questa misteriosa forza di attrazione. (David Maria Turoldo)

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Apri ora, Signore, i nostri occhi al bagliore delta tua luce, apri ora i nostri cuori al dono liberante della tua grazia. Così un giorno aprirai le nostre tombe per celebrare la vittoria della vita.

schio di provare il freddo, la fatica, la malattia … la libertà da Dio ha un prezzo di condanna.

Aule piene di sole Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea

Il giardino diventa un deserto per l’uomo che si allontana da Dio. E nel deserto della sua libertà senza limiti l’uomo incontra ancora una volta i morsi velenosi del serpente. Dio però non abbandona i suoi figli, e quando si allontanano da lui li segue, pronto ad intervenire al bisogno. Un serpente simbolo di guarigione viene innalzato ogni volta che il veleno affievolisce la vita nell’uomo. Se l’uomo preferisce guardare a terra e stare nel deserto del suo

“faccio da me”, Dio si offre al suo sguardo comunque nel solo modo in cui l’uomo lo riconosce: come un serpente. Cristo si è fatto peccato, maledetto, pur di salvare la sua immagine, pur di non lasciar spegnere la vita umana. La condanna non appartiene a Dio, è scelta dell’uomo. Posso non vivere accanto al calore, liberissimo di farlo. Ma ciò comporta il dovermi procurare altro genere di calore, se mi voglio scaldare. Con il ri-

È da persone poco intelligenti non usufruire di un bene donato, è semplicemente stolto non accogliere quanto di meglio ci sia per non sentirsi debitori. Nell’ambito d el l ’am o r e la p a ro l a “debito” non esiste, perché la gratuità è l’unico vocabolario consultabile. E con la parola gratuità esplode la luce: tutto diventa possibilità e occasione. Opere fatte nelle tenebre oppure opere fatte in Dio: i simulacri di fango dal flebile luccichio di pietre false sono giocattoli pericolosi per chiunque; meglio frequentare le aule piene di sole di un discepolato mai finito! Almeno la vita si accresce e la gioia ricolma di bellezza ogni cosa...

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Preghiamo la Parola

Contemplatio: Abbiamo fiducia in te di Mons. Luciano Monari Vescovo

Dio grande, misericordioso e pietoso, eccoci davanti a Te come Nicodemo. Sappiamo di avere bisogno di conversione e ci affidiamo a Te, o Padre, alla luce e alla forza della tua parola, alla consolazione e all'energia del tuo Spirito. "Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto. Siamo noi che abbiamo peccato, abbiamo agito da iniqui, allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo." Come il figlio prodigo, ci siamo illusi di trovare una libertà esaltante lontano da Te, nel successo mondano – nella ricchezza ostentata, nel piacere smodato, nel potere cinico; era tutta vanità, solo vuoto vento; ci sentiamo delusi, come se avessimo perso qualcosa della nostra dignità, della nostra grandezza. Per questo ascoltiamo con desiderio la tua chiamata che ci apre davanti orizzonti e itinerari nuovi: "Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all'ira, grande nell'amore." Proprio così, Signore: abbiamo vergogna di noi stessi, ma abbiamo fiducia in Te; non torniamo a Te spinti dalla paura, ma attirati dalla misericordia; non abbiamo meriti da presentare, ma sappiamo che Tu manifesti la tua onnipotenza soprattutto con la grazia e il perdono. Mostra, o Padre, questa tua onnipotenza in noi, mostra la tua santità. Non permettere che la nostra debolezza, la nostra stoltezza, il nostro peccato possa offuscare la tua gloria. Che i pagani, guardando la nostra vita incoerente, non debbano dire: "Dov'è il loro Dio?" Se Dio è con loro, dove, in loro, si incontra la santità di Dio? e il suo amore? e la sua misericordia?

Shaddai, Dio della montagna, che fai della nostra fragile vita la rupe della tua dimora, conduci la nostra mente a percuotere la roccia del deserto, perché scaturisca acqua alla nostra sete. La povertà del nostro sentire ci copra come manto nel buio della notte e apra il cuore ad attendere l’ eco del Silenzio finché l’alba,

avvolgendoci della luce del nuovo mattino, ci porti, con le ceneri consumate del fuoco dei pastori dell’Assoluto che hanno per noi vegliato accanto al divino Maestro, il sapore della santa memoria.

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IV Settimana di Quaresima Isaia 65,17-21 Così dice il Signore: «Ecco, io creo nuovi

cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per la gioia, e il suo popolo per il gaudio».

Lunedì 16 Marzo IV Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Beato Giovanni Cacciafronte de Sordi

Nato a Cremona verso il 1125 nella famiglia Sordi, alla morte del padre la madre si risposò con un esponente della famiglia dei Cacciafronte. Perciò il beato Giovanni è indicato con l'uno o l'altro cognome. Entrato nell'abbazia benedettina di San Lorenzo, ne divenne abate nel 1155. Cre-

mona fu coinvolta nei disordini succedutisi a ll' e lez io ne (appoggiata dal Barbarossa) dell'antipapa Vittore IV. Rimasto fedele al Papa legittimo, Alessandro III, Giovanni venne da questi nominato vescovo di Mantova. Poi divenne di Vicenza, per soli due anni.

Fu, infatti, assassinato da una uomo che aveva sottratto dei beni alla Chiesa e perciò era stato da lui redarguito. E' sepolto nella cattedrale di Vicenza. Etimologia: Giovanni = il Signore è benefico, dono del Signore, dall'ebraico.

Brano Evangelico: Gv 4,43-54 In quel tempo, Gesù partì dalla Samarìa per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

Contemplo: L'eucaristia ci insegna a vedere la profondità del reale. Il pane e il vino si trasformano nel corpo e nel sangue di Cristo, che si fa presente nel suo cammino pasquale verso il Padre: questo movimento ci introduce, corpo e anima, nel movi­ mento di tutto il creato verso la sua pienezza in Dio. (Papa Francesco)

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meditazione Un piccolo bambino

Preghiamo la Parola

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Quando leggiamo nel Vangelo un miracolo di Gesù corriamo il rischio di relegarlo in un tempo lontano, nel periodo storico e culturale in cui nostro Signore è vissuto. Quale errore! Tutti i Miracoli, ogni Miracolo, devono essere applicati alla nostra vita, devono parlare al nostro tessuto esistenziale. Nel brano di Giovanni Gesù guarisce il bambino morente di un funzionario del re. Oltre a credere che questo fatto è realmente e storicamente avvenuto, subito lo applico alla mia povera vita. Anche nel mio cuore c’è il volto pallido e malato di un piccolo bambino. Giace esamine. Questo bimbo rappresenta il meglio di me, la mia recondita innocenza, quella semplicità che mi permette di avere confidenza e fede in Qualcuno più grande di me. «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Senza di lui non posso vivere, senza la sua voce non posso rivolgermi a Dio chiamandolo Padre. E’ la sorgente limpida che rimane nell’acquitrino della mia vita, è l’otre con l’acqua fresca della mia sorgente interiore. La mia cattiveria e le mie negligenze stanno soffocando il bimbo interiore che an-

Il passato ritorna, troppo spesso ce lo ritroviamo lungo la via e ferma il nostro passo e ci blocca, statue di sale, al punto di partenza. Ma tu, Signore del cammino, ci chiami e ci esorti a non fermarci, a procedere spediti sui passi dell'oggi! Gesù, compagno, amico e unica strada per vedere e gioire dell'inesauribile novità del tuo amore. La pienezza di ogni nuovo istante, sei tu, Signore, le cose vecchie sono passate e tu ne generi continuamente di nuove! Kyrie eleison!

cora rantola e vive in me. Ma sta per morire. Vieni in mio soccorso. Ricordati delle tue parole sante: “ Se non ritornerete come bambini non entrerete mai nel Regno dei cieli”. Forse ho perso per strada la mia dignità di Figlio; sono un semplice funzionario, un misero servo. Vieni in mio soccorso. “«Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino”. Queste parole mi danno speranza. Prima che il sole tramonti su questa giornata terrena sentirò l’eco di una voce che mi dice: «Tuo figlio vive!».

Agisci Possa il Signore gioire di noi, almeno una parte di quanto ha potuto rallegrarsi per Maria. Oggi cercherò di dare amore a tutti coloro che mi circondano, affinché il Signore possa gioirne e io con lui.

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IV Settimana di Quaresima Ezechiele 47,1-9.12 L’angelo mi condusse all'ingresso del tempio del Signore e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente. Mi disse: «Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell'Araba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà; perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà».

Il Santo del giorno: San

Patrizio Vescovo

Nasce in Gran Bretagna alla fine del secolo IV. A sedici anni viene rapito e condotto in Irlanda come pastore. Lì si dedica alla conoscenza delle Scritture, matura un forte desiderio di divenire missionario del vangelo. Recuperata la libertà, entra tra i chierici. Fatto ritorno nella stessa isola ed eletto vescovo, annuncia con impegno

il vangelo al popolo e dirige con rigore la sua chiesa, predica la buona novella, battezza quanta più gente è possibile. La morte avviene proprio in data odierna, nell'anno 461. È stato scelto come patrono dell'Irlanda: è infatti l'apostolo più rinomato di quell'importante nazione cattolica. La vita e la fede di san

Martedì 17 Marzo IV Settimana del Salterio

Patrizio sono espresse in una sua opera, in cui confessa le proprie miserie,ma anche l'intenzione di dedicare tutta la sua vita all'evangelizzazione. L'Irlanda gli ha dedicato innumerevoli luoghi di culto, lo venera con una devozione e un affetto grandissimo.

Brano Evangelico: Gv 5,1-16

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Contemplo: Nell'eucaristia ti sei fatto «farmaco d'immortalità»: dacci il gusto di una vita piena, che ci faccia camminare su questa terra come pellegrini fiduciosi e gioiosi, guardando sempre al tra­guardo della vita che non ha fine. Rimani con noi, Signore. Amen. (Giovanni Paolo II)

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meditazione Solo il meglio per noi

Preghiamo la Parola

Meditazione di Fiorella Elmetti

Ecco che Gesù guarisce. Sarebbe bello che ciò avvenisse sempre. Sarebbe bello che ciò si realizzasse ad ogni preghiera, ma così non è, però dalla preghiera ci viene il coraggio per affrontare le incognite più difficili. Giulia Gabrieli, morta di tumore a 14 anni, racconta così la sua esperienza di malattia, di preghiera, di fede: "Quando i medici hanno capito che malattia avevo, mi hanno detto: «Guarda che abbiamo scoperto che purtroppo è un tumore. Però è guaribile, te lo assicuriamo che guarirai... ». Allora io non capivo perché mia mamma pregava così tanto. Mi dicevo: «Tanto guarisco sicuramente, qual è il problema? Non c'è bisogno di fare tutte quelle preghiere». Quando la malattia si è riformata per la seconda volta, allora finalmente ho capito! Io devo pregare il Signore affinché lui mi doni, attraverso le chemioterapie, la grazia della guarigione. Ma questo non basta: noi dobbiamo pregarlo affinché lui ci dia la forza di andare avanti, di sopportare le cure, di accettarle! Quest'anno io spero di guarire, ma anche se ciò non dovesse accadere so che lui mi è sempre vicino e mi da la forza di andare avanti. Inoltre, con la mia sofferenza, sto salvando tantissime altre persone e di questo sono felice! Questo «viaggio», questa «avventura», ha cambiato la mia fede: è diventata molto più forte... Il primo giorno del ricovero, per esempio, che è sempre un po' il più brutto, io arrivo a sera che sono stremata e, nelle mie preghiere, gli chiedo sollievo. In effetti, il giorno dopo non dico che sono al settimo cielo però, anziché essere al «piano zero», sono al «piano secondo». Ed è già tanto... Questa per me è la fede: abbandonarsi alla volontà di Dio, perché lui non ci riserva cose brutte. Lui è buono, riserva solo il meglio per noi".

Trentotto anni di malattia: quasi una vita intera! Eppure tu, Signore buono, fai appello comunque alla volontà di guarire, alla parte di noi che chiede ancora e sempre vita vera, gioiosa, piena! C'è sempre un angolo di noi che risponde a questo forte appello e tu ci attendi lì e lì ci guarisci, insieme ai nostri fratelli, nonostante o in forza della nostra difficoltà a muoverci, a orientarci, a provvedere a noi stessi. Ci sei tu, Signore, medicina di vita efficace solo con il nostro assenso. Kyrie eleison!

Agisci Possano giungere a noi, per intercessione di Maria, le acque rigeneranti della mi­ sericordia di Dio. Oggi pregherò lo Spirito Santo perché queste acque possano raggiungere ognuno di noi e il mondo intero.

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Meditazioni quaresimali da una catechesi del 2009 di don Luciano Vitton Mea

La manna e i serpenti. Pagina curata da Cristina e Tiziana

Gesù e Nicodemo, l’Antico e il nuovo testamento. Il saggio israelita va da Gesù di notte per paura dei giudei, incontra la verità, che è luce, sotto un cielo stellato, mentre tutto tace e il silenzio diventa grembo fecondo, luogo d’incontro tra l’infinito di Dio e la libertà dell’uomo. E’ un dialogo lungo, profondo, umano e problematico quello tra Gesù e Nicodemo ma a un certo punto tutto sembra sintetizzarsi nell’espressione che abbiamo ascoltato nella quarta Domenica di Quaresima: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Gesù fa riferimento all’episodio che troviamo nel Libro dei Numeri dove gli Isra-

eliti si lamentano della manna, un cibo troppo leggero e nauseabondo. “Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d’israeliti morì”. Mosè riconosce il peccato del Popolo e Dio, come spesso accade nell’Antico Testamento, si converte, si pente e cambia idea: “Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita”. E’ un invito a sollevare gli occhi dalla terra al cielo, a guardare il rapporto con Dio e con gli altri con uno sguardo nuovo, oltre le dune di sabbia del deserto. Per i Padri della chiesa tutto questo significa la necessità di leggere tutti gli avvenimenti con gli occhi di Dio affinché il serpente non abbia a

mordere, mordere a morte. Per S. Agostino la manna rappresenta il dono della libertà, la dignità più grande che ci è stata concessa dal Creatore; non a casa Dante Alighieri sottolineava che il dono più grande non è la vita ma la libertà. Ma per Agostino la libertà ha bisogno di avere dei punti di riferimento certi e saldi, valori autentici dove ancorarsi altrimenti, come la manna, si altera, diventa acida e velenosa. La libertà fine a se stessa è un cibo leggero e può trasformarsi in un morso velenoso, trarre in inganno: «Ma il serpente disse

alla donna: “Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male”». La libertà, come la manna, va colta ogni giorno, non può essere conservata altrimenti si altera; infatti: “se la libertà non viene vista come una ricchezza da finalizzare diventa una condanna: l’uomo è condannato ad essere libero”. E’ necessario quindi finalizzare la vita verso valori assoluti, innalzare nella nostra vita il Figlio dell’uomo, l’amore che attrae liberandoci dal morso della morte.

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IV Settimana di Quaresima

Mercoledì 18 Marzo

Isaia 49,8-15 Il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri. Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai.

IV Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Cirillo da Gerusalemme

Cirillo è uno dei più noti vescovi di Gerusalemme. Più volte inviato in esilio dai difensori dell'eretico Ario, torna nella sede di Gerusalemme, ove insegna la vera dottrina su Cristo e sulla Trinità, fino a far prevalere le sue tesi nel concilio ecumenico di Costantinopoli. San Cirillo è uno dei più grandi maestri dell'anti-

chità. Di lui abbiamo molti scritti e molte prediche. La sua preoccupazione maggiore è quella di educare i fedeli alla vera fede. Celebri le sue cinque catechesi mistagogiche con le quali cerca di spiegare i riti del battesimo, della cresima e dell'eucaristia. Anche oggi si leggono e

si studiano i suoi scritti. Nel programma della nuova evangelizzazione, indicato dal papa Giovanni Paolo II come programma del terzo millennio, le catechesi di san Cirillo di Gerusalemme sono più vive che mai. Quando ci capita, leggiamole: ne avremo grande frutto.

Brano Evangelico: Gv 5,17-30:

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.

Contemplo: Il Padre mio agisce e anch'io agisco. Quando recitiamo il «Padre nostro» non fermiamoci solo a meditare sulle parole di Gesù, ma ringraziamolo per le sue azioni, perché «le mie parole non passeranno» (Mt 24,35) «senza avere operato ciò che desidero» (Is 55,10): il Nome del Padre santifica, il Regno del Figlio viene, lo Spirito Santo ama e mostra la volontà di Dio. La vita cristiana è dare e ricevere il «pane» materiale e spirituale, è ricevere e dare «il perdono dei peccati», è vivere «liberi» dal male per fare il bene.

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meditazione Una colpa intollerabile

Preghiamo la Parola

a cura Tiziana e Cristina

Secondo i contemporanei di Gesù, il fatto grave contenuto nelle parole di questo "sedicente profeta" era che egli si faceva figlio di Dio, cioè uguale a Dio, tanto da dire che chiunque "vede me vede il Padre". Ciò, per loro, era davvero intollerabile, poiché metteva in crisi una concezione di Dio ratificata dalla tradizione: secondo tale idea, Dio era il tre volte santo, assolutamente separato dalle faccende umane e chiuso, per così dire, nella sua splendente

Signore Gesù, ogni giorno sperimentiamo le conseguenze del nostro peccato, che nascono dal nostro cuore immemore e spaventato, che non ricorda e non crede più alle grandi cose che il tuo amore crea per noi. Aiutaci a vivere questo tempo di preparazione alla Pasqua, come un tempo santo perché le conseguenze del tuo grande amore, percepito, creduto, sentito nel profondo, diventino vita piena, memore, grata e solidale! Kyrie eleison!

impenetrabilità. Invece, Gesù diceva loro che Dio stava praticamente camminando per le strade della Palestina e conversava con loro familiarmente:, tutto ciò avveniva nella sua persona.

Agisci

Dio vuole vivere e camminare ancora oggi per le nostre strade e nelle nostre

Grazie Gesù, per la

città.

tua tenerezza. Come Maria, cercherò di riversarla sulle tue creature, con un gesto gentile verso una persona, un elemento del creato...

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IV Settimana di Quaresima Salmo 88 Stabilirò per sempre la tua discendenza, di

generazione in generazione edificherò il tuo trono. Romani 4,13.16-18.22 Abramo credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli.

Giovedì 19 Marzo IV Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Giuseppe sposo di Maria Uno dei santi più popolari, conosciuti e venerati in tutto il mondo. Giuseppe è lo sposo della beata Vergine Maria. Non è il padre vero di Gesù, ma è il padre adottivo. Dio, cioè, come disse Giovanni Paolo II in una memorabile visita fatta a Termoli il giorno d'oggi del 1983, lo ha scelto

«come se fosse padre». Nel vangelo è descritto come un uomo giusto, cioè santo. È falegname e vive a Nazaret. Accompagna Maria a Betlemme ove assiste alla nascita del Figlio di Dio; si prende cura di Gesù quando è piccolo e nella vita nascosta. Gli insegna anche il

mestiere. San Giuseppe è amato e venerato in tutto il mondo. Molte chiese e città sono a lui dedicate. Oggi è la festa del papà; è bene non solo fare gli auguri a tutti i papà, ma ricordare loro la responsabilità educativa che hanno verso i propri figli .

Brano Evangelico: Mt 1,16-18: 21-24 Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.

Contemplo: Giuseppe è «custode», perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui, cari amici, vediamo come si rispon­de alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato. (Papa Francesco)

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meditazione Chi serve con amore sa custodire

Preghiamo la Parola

Meditazione di Elmetti Fiorella

San Giuseppe, è una figura umile, ma significativa nel Vangelo. Non parla e nulla dei suoi pensieri sappiamo se non attraverso il racconto di questo sogno. In un articolo, un giornalista ha riferito che "il Santo Padre fa lavorare tanto san Giuseppe. Quella per il padre putativo di Gesù è diventata una devozione per tutti quelli che ruotano attorno alla residenza di Francesco, comprese le guardie svizzere.... Bergoglio ha una grande devozione per san Giuseppe e appena fuori della porta della stanza 201 della Casa Santa Marta, in uno dei due cassettoni di legno, c'è una statua del santo sotto la quale il Papa infila dei biglietti con le richieste di grazie scritte da lui stesso. Quando i biglietti sotto il piedistallo diventano numerosi perché il Santo Padre fa lavorare tanto san Giuseppe, la statua poco a poco si alza... Anche il pontificato di Francesco è stato messo sotto la protezione di san Giuseppe... Non dimentichiamo mai, disse in quella occasione nell'omelia, che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli… Solo chi serve con amore sa custodire!... La tenerezza, il silenzio e il nascondimento, la mancanza di protagonismo, la vocazione a custodire: sono questi alcuni degli elementi del santo protettore dei lavoratori che apprezza Francesco. Per questo, anche se l'immagine ritrae il carpentiere di Nazareth mentre dorme, il Papa lo fa lavorare tanto, chiedendogli spesso un aiuto".

Signore Gesù, è il tuo volto che cerchiamo, in ogni incontro, nel senso profondo di ogni ricerca, è il tuo volto che, appena intravisto, ci dà la forza di proseguire, di cercarti ancora e, soprattutto, di lasciarci Trovare e amare da te. Non privarci mai, Signore, della nostalgia del tuo volto e rendicene appassionati cercatori: ti troveremo in ogni volto dei piccoli, dei poveri, nostri maestri di vita. Kyrie eleison!

Agisci Non dobbiamo temere di prendere con noi Maria. Giuseppe la prese con sé e lui stesso e tutta l'umanità ne ebbero beneficio. Oggi e sempre invitiamo Maria nella nostra casa, nella nostra vita e rivolgiamo a lei un pensiero, pregando l'Ave Maria.

Non di solo pane - Numero 701 - Tempo di Quaresima - pagina 14


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Meditazioni quaresimali di Mons. Luciano Monari

Riflessioni di metà Quaresima

Non c’è tempo da perdere Pagina curata da Cristina e Tiziana

“Radunate il popolo, indite

un’assemblea, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo. Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore…” Fa impressione questa convocazione corale di un popolo intero, dai bambini agli anziani; e fa impressione l’urgenza con cui l’appello è presentato. Non c’è tempo da perdere; sarebbe stolto, per un attimo di distrazione, lasciare passare inutilmente il tempo della grazia. “Ecco ora il momento favorevole – ci esorta Paolo – ecco ora il giorno della salvezza!” Il giorno della salvezza è quello in cui Dio agisce e manifesta la forza vittoriosa del suo amore. Ebbene, questo giorno è venuto, è oggi! Per questo ci viene detto: “Lasciatevi riconciliare con

Dio.” Notate; non dice: “riconciliatevi!” come se la riconciliazione fosse l’effetto di un nostro impegno, ma: “lasciatevi riconciliare!” perché la riconciliazione è un dono che ci viene offerto gratuitamente dalla bontà e dalla misericordia del Signore. È stato Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo e a noi viene concesso di entrare in questo dinamismo di amicizia che Gesù ha inaugurato con la sua Pasqua. È un dono gratuito, dunque, e quindi sicuro. Ma, come tutti i doni di Dio, è impegnativo. Perché se è Dio a operare la riconciliazione, siamo noi a dover vivere come riconciliati; quindi con una piena fiducia in Dio, con un’obbedienza senza riserve alla sua parola, con una disponibilità alla comunione con tutti. Se indugiamo e facciamo fatica a deciderci, il profeta porta il motivo che dovrebbe svegliarci: “perché il Signore è

misericordioso e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore, pronto a ravvedersi riguardo al male.” Anche qui è interessante notare che, per smuoverci, Gioele non minaccia l’ira di Dio ma ricorda il suo amore. Non ci convertiamo per paura, ma mossi dall’amore di Dio. Se Dio ci chiama a conversione non è per ottenere qualcosa da noi – non ne ha certo bisogno! Ma per stimolare noi a crescere verso la pienezza della nostra identità umana. Uomo egoista o uomo falso o uomo banale sono espressioni contraddittorie in cui l’aggettivo distrugge la verità del sostantivo; l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio e solo quando vive all’altezza di questa dignità è vero uomo. Verso questo uomo, che abbiamo ammirato in Cristo, siamo incamminati; verso questo uomo ci vuole condurre il cammino quaresimale. . Mons. Luciano Monari,

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Vescovo


IV Settimana di Quaresima Sapienza 2,1 a. 12-22 Dicono fra loro sragionando: «Tendiamo

insidie al giusto, che chiama sé stesso figlio del Signore. È diventato una condanna dei nostri pensieri; ci è insopportabile al vederlo, perché la sua vita non è come quella degli altri, e diverse sono le sue strade. Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».

Venerdì 20 Marzo IV Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Beato Francesco di Gesù, Maria e Giuseppe Francisco Palau y Quer nacque il 29 dicembre 1811 ad Aytona (Spagna). Nel 1828 entrò nel seminario di Lèrida. Completato il triennio di studi filosofici e concluso il primo corso di teologia, nel 1832 passò nell'Ordine dei Carmelitani Scalzi dove l'anno successivo emise i voti. Costretto da circostanze politiche

a vivere da exclaustrato, potè ricevere l'Ordinazione Sacerdotale a Barbastro nel 1836. Dopo un lungo periodo di permanenza in Francia (1840 - 1851), ritornò in Spagna e si dedicò al ministero della predicazione e delle missioni popolari, specialmente a Barcellona e nelle Isole Baleari. Fu lì che negli anni 1860 -

1861 si occupò dell'organizzazione di alcuni gruppi femminili dando origine a quelle che oggi si chiamano le Suore Carmelitane Missionarie Teresiane e le Suore Carmelitane Missionarie. Fondò anche una famiglia di Fratelli della Carità, oggi estinta. Morì a Tarragona il 20 marzo 1872. me portarono gloriosamente

Brano Evangelico: Gv 7,1-2 10. 25,30

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.

Contemplo: Io affermo che l'essenza del Padre è generare il Figlio, ed essenza del Figlio è che io nasca in lui e a lui conforme. Essenza dello Spirito Santo è che io sia arso in lui, completamente fuso in lui, e divenga totalmente amore. Chi si trova così nell'amore ed è totalmente amore, si immagina che Dio non ami altri che lui, e non sa di amare o di essere amato da persona alcuna, se non lui solo. (Meister Eckhart)

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Meditiamo la Parola Povero Maestro

Preghiamo la Parola

Meditazione a cura della redazione

La tensione è ormai alle stelle, l'agire del Maestro si scontra con la crescente durezza e ostilità dei capi del popolo, prima, e con gli umori della folla, poi. Tendiamo, ahimè, a leggere la storia di Gesù come se fosse una specie di romanzo di cui conosciamo già il finale. Ma il Signore ha vissuto questo percorso di progressiva umiliazione, di spogliazione, ha scelto, vedendo le reazioni degli uomini, cosa fare, come muoversi. Ci pensate mai al dolore di Gesù? Io sì, spesso, molto spesso. Povero Maestro, povero Cristo, povero Dio che aveva sperato fino all'ultimo di convincere, di far capire, di far crescere gli uomini con le parole e l'amore, con la compassione e la compagnia! E invece questo non accade: incomprensione e indifferenza lo spingono inevitabilmente verso la scelta definitiva. No, agli uomini non interessa il vero volto di Dio, non interessa che Dio sia venuto a raccontarsi... Per carità, Dio esiste, è anche una bella persona, ma che resti nei cieli, manteniamo buoni rapporti, vediamoci a Pasqua e a Natale, nulla di più! Il tempo è compiuto, ormai, tutto ciò che si poteva fare è stato fatto. Dio ora accetta di rischiare l'impensabile, di essere ucciso, di essere per sempre dimenticato, di vedersi definitivamente messo da parte, di consegnarsi nelle mani degli uomini che non vogliono consegnarsi nelle sue mani...

Signore Gesù, in questa giornata celebriamo e ti rendiamo grazie per il silenzio di Giuseppe, il santo custode della piccola divina famiglia di Nazaret. Impariamo dal suo silenzio: insegna al nostro cuore ad accogliere le insondabili vie di Dio, senza porre inutili questioni, ma offrendo la vita, perché si compia, accettandone il prezzo, ciò che deve essere. Intercedi per noi, Giuseppe, uomo di fede e maestro di vita. Kyrie eleison!

Agisci Con Maria prego lo Spirito Santo affinché tolga dai nostri occhi ciò che ci impedisce di vedere le meraviglie di Dio. Oggi cerco di guardare me stesso e gli altri con occhi nuovi, rinnovati dalla grazia.

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IV Settimana di Quaresima Geremia 11,18-20 Il Signore me lo ha manifestato; mi ha fatto vedere i loro intrighi. E io, come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo che tramavano contro di me, e dicevano: «Abbattiamo l'albero nel suo pieno vigore, strappiamolo dalla terra dei viventi; nessuno ricordi più il suo nome».

Sabato 21 Marzo IV Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Santa Benedetta Cambiagio Frassinello Figlia di contadini, nacque il 2 ottobre 1791, nell'entroterra genovese. Nel 1804 si trasferì a Pavia. Pur sentendosi votata alla vita religiosa accettò, per esigenze familiari, di sposare Giovan Battista Frassinello, operaio e fervente cristiano, originario di Ronco Scrivia. Non ebbero figli. Allora Benedetta, con il consenso del marito, cercò di realizzare il desiderio di consa-

crarsi interamente a Dio. Accolta dalle suore Orsoline di Caprioglio, nel Bresciano, dovette lasciare per motivi di salute. Rifugiatasi nella preghiera, ebbe la visione di san Girolamo Emiliani che la guarì. Mentre il marito entrò come fratello laico tra i Somaschi, lei avviò un'opera di assistenza per le fanciulle povere. Nel 1827 fondò a Pavia la prima scuola popolare. Dalle

ragazze che la frequentavano prese avvio la Congregazione delle Suore di Nostra Signora delle Provvidenza. Dodici anni dopo a Ronco Scrivia nascerà la Casa della Provvidenza. Morì a Ronco Scrivia il 21 marzo 1858. È stata canonizzata da Giovanni Paolo II il 19 maggio 2002.

Brano Evangelico: Gv 7,40-53

In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.

Contemplo: Mai un uomo ha parlato così! (Gv 7,46) Dicevano di Gesù: «Come mai costui conosce le Scritture senza avere studiato?» (Gv 7,15). E invece, su Gesù, i farisei dicono a Nicodemo, uno dei capi: «Studia e vedrai!». La Parola di Gesù ha fatto sempre nascere «un dissenso riguardo a Lui». La Chiesa studia le parole del Signore e, con Elisabetta, loda Maria, la madre di Gesù: «Beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45). «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,28).

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Meditiamo la Parola

Preghiamo la Parola

Dio non nutre ostilità Meditazione di Fiorella Elmetti

Dice un proverbio che dove ci sono tante teste vi sono pure tanti cervelli, vale a dire che le diverse prospettive di pensiero cambiano da persona a persona. Anche con Gesù è così e accade che si accende il dissenso, che in termine figurato possiamo paragonare allo scatenarsi di un fragoroso temporale. C'è chi lo riconosce come Figlio di Dio e chi dice che è solo "un mangione e un beone", c'è chi gli dà il titolo di Maestro e chi afferma solennemente: "Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!". Il dissenso arriva fin sulla croce, dove, tra l'altro, i due ladroni crocifissi con lui litigano e si ingiuriano a causa sua. Per nostra fortuna, Cristo è l'immagine del cuore misericordioso di Dio, tanto che il vescovo Luciano Monari afferma: "La vita di Cristo e la sua morte per noi sono il segno che Dio non nutre ostilità nei nostri confronti. Il nostro peccato non ha cancellato la sua fedeltà e la sua tenerezza; anzi, è stato una provocazione alla quale Dio ha risposto con l’incarnazione del suo Figlio. Gesù, dice Paolo, ha condiviso la nostra condizione di debolezza, si è sottoposto agli effetti tragici del nostro peccato, si è abbassato fino all’estremo dell’umiliazione perché anche al livello più basso potesse risplendere la speranza della vita e l’uomo potesse rinascere come autentico figlio di Dio. Dono gratuito, quindi; dono sicuro, proprio perché non dipende dalla nostra fedeltà, ma da quella di Dio. E però dono che suscita e richiede la nostra risposta libera. Si tratta, infatti, di liberare la libertà dell’uomo, di orientare questa libertà verso il bene, di far salire dal cuore desideri sinceri di comunione con Dio, decisioni efficaci di amore verso gli altri, di essere responsabili davanti a Dio e agli uomini". Concordo, e dico ancora "per nostra fortuna".

Possiamo scorgerti, Signore, oltre la coltre dello smarrimento, solo se accettiamo con umiltà, come storia da vivere, il dramma che si agita e si compie nel nostro cuore, lungo la via di una reale conversione. Attraversiamo i conflitti del cuore, sapendo che questo è il prezzo per riorientare la nostra vita. Ci sostenga la preghiera, mite e potente arma, per mantenere aperta la relazione con te, con noi stessi, con i fratelli. Kyrie eleison!

Agisci Il Signore è il nostro rifugio. Anche io, sull'esempio di Maria, voglio oggi offrire un rifugio, un conforto a chi soffre.

Non di solo pane - Numero 701 - Tempo di Quaresima - pagina 19


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 701 Domenica 15 Marzo 2015 Chiuso il 10 Marzo 2015 Numero copie 1400

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

Per la tua vita spirituale visita il

Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

Ti aspetto ogni giorno su:

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