Non di solo
PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 29 Marzo 2015 Settimana Santa
Anno XV - n째
Itinerario di preghiera quotidiana
703
Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”
Sussidio di preghiera per la famiglia
Sito di Non di Solo Pane:
www.latracciameditazioni.it
Marzo - Aprile 2015
Offerta quotidiana Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché quanti sono impegnati nella ricerca scientifica si pongano al servizio del bene integrale della persona umana.
Intenzione missionaria Perché sia sempre più riconosciuto il contributo proprio della donna alla vita della chiesa.
Intenzione dei vescovi Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.
Perché l’impegno quaresimale ci educhi ad uno stile di sobrietà e di condivisione.
Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.
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Domenica 29 Marzo
Domenica delle Palme Isaia 50,4-7:
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il signore Dio mi ha aperto l'orec chio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano a barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato.
II Settimana del Salterio
Il santo del Giorno: Domenica delle Palme In molte zone d’Italia, con le parti tenere delle grandi foglie di palma, vengono intrecciate pic cole e grandi confezioni addobbate, che vengono regalate o scambiate fra i fedeli in segno di pace. La benedizione delle palme è documentata sin dal VII secolo ed ebbe uno sviluppo di cerimo nie e di canti adeguato all’importanza sempre
maggiore data alla pro cessione. Questa è testi moniata a Gerusalemme dalla fine del IV secolo e quasi subito fu accolta dalla liturgia della Siria e dell’Egitto.In Occidente giacché questa domenica era riservata a cerimonie prebattesimali e all’inizio solenne della Settimana Santa, benedizione e pro cessione delle palme tro varono difficoltà a intro
dursi; entrarono in uso prima in Gallia (sec. VII VIII) dove Teodulfo d’Orléa ns compos e l’inno “Gloria, laus et honor”; poi in Roma dalla fine dell’XI seco lo.L’uso di portare nelle proprie case l’ulivo o la palma benedetta ha origi ne soltanto devozionale, come augurio di pace.
Brano Evangelico: Mc 11, 110
Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».
Contemplo: Gesù è lasciato da solo nel tabernacolo, dobbiamo amarlo di più, tenerci libere solamente per Gesù. Dirgli spesso «Ti amo», prendendoci cura di tutti coloro che sono non desiderati, non amati, soli.., tutti i poveri. (Madre Teresa di Calcutta)
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La condanna
Contemplatio: I Mantelli delle fragilità di don Luciano Vitton Mea
Con la domenica delle Palme inizia la Settimana Santa, i giorni dell’amore incondizionato di Dio e della meschinità degli uomini. I giorni dell’annientamento del Signore, del tradimento di Giuda, dei tribunali umani, dei compromessi, del rinnegamento dei vincoli più sacri come l’amicizia, la fedeltà, il rispetto e la riconoscenza verso chi ci ha fatto del bene. Come accostarci a questi giorni sacri? Lasciando spazio al giuda, al Pilato ai crocifissori che vivono in noi. Guai pensare che il volto del traditore, del giudice o dei carnefici non ci appartengano; vivono in noi, abitano nelle pieghe recondite del nostro cuore. Stendiamo il peggio di noi ai piedi del Signore, permettiamo alla divina misericordia di calpestare i nostri peccati. Accogliamo l’invito di Andrea di Creta: «Venite, e saliamo insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna da Betania e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra salvezza. Viene di sua spontanea volontà verso Gerusalemme. Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti al suo cammino rami d'olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone. Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde». Viviamola così questa settimana: stentiamo innanzi al Signore i mantelli delle nostre fragilità, lasciamoci rivestire con candida tunica “cucita tutta d’un pezzo”, la veste della divina spogliazione, dell’amore incondizionato del Creatore nei confronti della sua creatura.
Disse loro Pilato: «Che farò dun que di Gesù chiamato il Cristo?». Tutti gli risposero: «Sia crocifis so!» [...] E, dopo aver fatto flagel lare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. (Matteo 27,22 e 26)
Hai scelto il Tuo posto: l'ultimo. Così, nessun condannato della terra potrà sentirsi solo. Abbandonato da tutti, Tu sarai con lui, il Suo silenzio, il Tuo, le Sue lacrime, le Tue, il Tuo abbandono al Padre, la Sua unica forza, per continuare a sperare, per perdonare e amare. Gesù condannato, Signore che doni vita, Santo che perdoni e rendi capace di amare chi non ha più nulla, accogli il grido, ascolta la preghiera e il silenzio...
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lasciarmi solo mentre scende la sera!”. Personalmente non mi interessa sapere se Gesù abbia recitato per intero il Salmo 22, se il grido dell’abbandonato sia sfociato in quel bellissimo atto di fede con qui termina il Salmo: ”Ecco l’opera del Signore”.
L’abbandono di don Luciano Vitton Mea
Tutte le parole di Gesù sono importanti, sono lampada ai nostri passi, devono segnare la nostra esistenza. Ma le ultime parole del Signore, quelle pronunciate sulla croce diventano il suo testamento, si devono incidere indelebilmente nel cuore. In tutti e quattro i Vangeli Gesù è appeso ad una croce ma il suo atteggiamento nell’affrancare l’ora suprema, quella della morte, non è uguale, ci sono delle sfumature che sintetizzano l’agonia di ogni uomo: gli spasimi, il travaglio, la rassegnazione o la pace che rendono la morte un evento unico, mai uguale, irrepetibile e personalissimo. Ecco perché Gesù sembra morire con atteggiamenti diversi che gli Evangelisti raccolgo-
no e trasmetto con puntiglioso rigore: in Gesù ogni morte umana viene ricapitolata e portata a compimento.
Non scalfisce minimamente la divinità del Signore il crogiuolo del dubbio, una qual sorta di smarrimento di fronte all’agonia e ai veli della morte; anzi danno pienezza alla sua umanità, a quell’essersi fatto del tutto simile alla nostra natura umana. Perché in quel grido non scorgiamo l’annientamento definitivo di Dio nel mistero dell’Incarnazione? Perché non pensare che il crocefisso faccia suo lo strazio dei disperati della terra, di chi ha paura di morire, di chi muore solo ed abbandonato perché per tutta la vita non ha masticato altro che la dura scorza dell’”assenza”?
In Marco e Matteo le ultime parole del Signore sono un grido lacerante che squarcia il velo del tempio “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato”. La morte dei poveri è comunque dignitosa e il “Figlio dell’uomo” È il grido dell’abbandonato, muore con dignità. Dalla cattedra della paura e dell’angoscia che della croce Gesù ci insegna a mosembrano scivolare nel baratro rire; dice a me che ho paura della disperazione. È un incondell’agonia e della morte, che tro faccia a faccia e a muso dutemo di essere solo ed abbandoro con la morte nel suo aspetto nata in quell’ora suprema e trepiù drammatico e dilaniante: il menda che Lui, che per primo a distacco dalle cose viste e cosperimentato all’abbandono, mi nosciute da sempre, dai volti farà compagnia e che insieme incontrati ed amati, dagli affetpotremo dire: “Tu non hai diti più cari. È il grido del bambisprezzato, né sdegnato no che non trova più il papà o l’afflizione del povero ma hai alo vede in lontananza velato scoltato il suo grido d’aiuto”. dalle brume autunnali: “Dove (Salmo 22). sei papà? Ritorna subito, non
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Settimana Santa Isaia 42,1-7 «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi
compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tene bre».
Lunedì 30 Marzo II Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: San Leonardo Murialdo Leonardo Murialdo nasce a Torino il 26 ottobre 1828 da una famiglia bor ghese. Studia dai padri Scolopi di Savona e alla Regia Università di Tori no laureandosi in Teolo gia. Viene ordinato sacer dote nel 1851 e dedica i primi 14 anni del suo mi nistero ai giovani torinesi nell'oratorio di San Luigi a Porta Nuova. Nel 1867 fonda la confraternita lai
cale di San Giuseppe per aiutare i ragazzi poveri e abbandonati. Nel 1871 dà vita all'U nione operai cattolici di cui diventa successiva mente assistente eccle siastico. È anche il fon datore dell'Associazio ne della Buona stampa e tra gli ideatori del giornale «La voce dell'operaio». Viaggia spesso nel Sud Italia
per conoscere le realtà assistenziali delle altre città. Muore nel capo luogo piemontese, colpito dalla polmoni te, il 30 marzo 1900. Viene beatificato da Paolo VI nel 1963 e canonizzato nel 1970.
Brano Evangelico: Gv 12, 111 Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi disce poli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per tre cento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Contemplo: Egli è così innamorato del carcere, da doversi proporre di rivi sitare la terra per potersi di nuovo sottomettere ad esso, per quanto è possibile. Attri buisce un tale valore al fatto di essere soggetto alle sue creature da fare effettivamente in modo, prima di andarsene, nella sera stessa del tradimento, di perpetuare la sua prigionia fino alla fine del mondo, dopo la sua morte. Fratelli, la grande verità sta ogni giorno davanti ai nostri occhi. Egli ha decretato il miracolo perpetuo per il quale il suo corpo e il suo sangue sono presenti in simboli visibili: in questo modo assicura il mi racolo perpetuo dell'onnipotenza imprigionata. (John Henry Newman)
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meditazione Uno spreco d’amore Meditazione di Sr Ester Zerla - Burundi
Ancora pochi giorni e Gesù porterà a compimento il progetto del Padre: amare fino al dono di sé. Maria, colei che sa ascoltare profondamente Gesù, rompe il prezioso vaso di profumo, gli unge i piedi e li asciuga con i suoi capelli: è un momento molto intimo. Quanto amore e quanta tenerezza in questo gesto! Solo chi, come Maria, ha saputo accogliere l'amore può capire. Giuda non comprende, ma Gesù continua ad amarlo: "Lasciala fare, i poveri infatti li avete sempre con voi...". Sì, i poveri li abbiamo sempre... anche oggi, dopo 2000 anni, e sono tanti.., e quanti gesti di amore e di giustizia possiamo compiere nei loro confronti. Questa povera donna che vuole parlare con noi la conosciamo bene, le hanno ucciso il marito e due figli in questa assurda e interminabile guerra. Durante la notte la sua capanna è bruciata e ha perso tutto. Viene a chiedere una coperta e un po' di farina. Mariko è un mutwa (la classe più emarginata della società burundese) rimasto vedovo con 5 bambini, ci chiede di poter lavorare per avere riso e fagioli con cui nutrire i figli. Emanuele, handicappato, viene a chiedere le medicine perché ha la febbre molto alta... Come Maria, anche noi tutti abbiamo del "nardo prezioso" da offrire a Gesù presente oggi nel volto di questi poveri: la nostra vita spesa per loro, le nostre capacità messe a servizio, i nostri beni offerti con generosità, affinché ogni persona si senta amata e ritrovi la sua dignità di "uomo" e di figlio di Dio. Sr Ester Zerla - Burundi
La croce Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte […] Dopo averlo schernito, lo condussero fuori per crocifiggerlo. (Marco 15,16 e 20)
Non era lieve il peso della croce, fatta del legno della nostra terra, carico delle nostre storie, dei nostri peccati e delle nostre speranze. Tutto hai preso su di Te, umanissimo Signore, per raggiungere ogni cuore col palpito del Tuo amore così umano, così divino, e a tutto dare senso, vita, conforto silenzioso e amico...
Agisci Grazie Gesù, perché hai compassione di me, perché mi capisci! Anche io voglio aver compassione dei miei fratelli, comprenderli anche quando sbagliano verso di me! Oggi mi impegno in questo, soprattutto verso coloro con cui vivo alcune incomprensioni.
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Martedì 31 Marzo
Settimana Santa Isaia 49,1-6 Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lon tane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. E ha detto: «E troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ri condurre i superstiti d'Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, per ché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra».
II Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Beata Natalia Natalia Tulasiewicz nacque nel paese polac co di Rzeszów, nei pressi di Podkarpackie, il 9 aprile 1906. Inse gnante laica nella città di Poznan, fu un’insolita animatrice dell’apostolato dei laici. Durante l’occupazione militare della sua patria da parte del regime na zista tedesco, questa coraggiosa donna parti ta liberamente per il
Terzo Reich, insieme con le donne condan nate ai lavori forzati, al fine di portare loro un sollievo spirituale. Quando nell’aprile 1944 la Gestapo sco prì la sua indesiderata presenza, la arrestò. Atrocemente torturata ed umiliata in pubbli co, venne infine con dannata a morte nel campo di Rawen sbrück, nei pressi di
Brandeburgo. Il Vener dì Santo, raccogliendo le poche forze rimaste le, salì sulla panca della baracca e tenne alle pri gioniere una conferenza sulla passione e risurre zione del Signore. Due giorni dopo, il 31 marzo 1945, venne trasportata nella camera a gas ove morì. Era il giorno di Pasqua.
Brano Evangelico: Gv 13,2133.3638 In quel tempo, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
Contemplo: Dimenticate sempre il passato e non inquietatevi per le vostre cadute, per numerose che possano essere. Tutte le volte che vi rialzerete nulla potrà nuocervi, mentre potreste essere in pericolo nel caso vi scoraggiaste o vi affliggeste troppo per quel motivo. Fate tutto nella massima calma e nel modo più riposante che potete e fatelo per il grandissimo, purissimo e santissimo amore di Gesù e di Maria. (Francesco Maria Libermann)
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meditazione “Uno di voi mi tradirà”...
Dio cade
Meditazione di Fiorella Elmetti
Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità.
A sottolineare queste parole di Gesù è l'Evangelista Giovanni, il più giovane tra i Dodici, il discepolo amato. Le sottolinea perché le ha udite, essendo egli con la testa china sul capo di Gesù, con tutta la pesantezza che esse trascinano con sè, pronunciate come un soffio, a voce bassa. Lui che ha offerto la sua compagnia ai peccatori sta per essere tradito da colui che d'ora in poi diventerà l'icona del tradimento. Lui che ha parlato di fratellanza sta per essere additato come il nemico numero uno da eliminare, pur sapendo che non ha commesso reato alcuno. E a Pietro che afferma con slancio ed entusiasmo "Darò la mia vita per te!", Gesù ribatte senza via d'uscita: "In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte". E infatti così accade. Ma perché Gesù dice "Uno di voi mi tradirà"...? Infondo, tranne Giovanni, non è stato solo Giuda a tradire, ma anche Pietro che l'ha rinnegato, anche gli altri che sono fuggiti presi dal panico... Forse, perché Giuda ha compiuto il tradimento in modo palese, e l'ha fatto dietro la promessa del denaro. Forse, perché, a differenza degli altri, è stato proprio indicato da Gesù con il boccone intinto, come a dargli forza per quello che stava per fare, infatti subito dopo gli dice: "Quello che vuoi fare, fallo presto". Probabilmente, Gesù sottolinea il fatto che basta uno ad accendere la scintilla per il fuoco d'amore che dalla passione e morte di Gesù si sprigiona. Ognuno di noi è quell'uno menzionato da Gesù, e giustamente lui lo mette in evidenza. Dobbiamo, così, sentire in noi la pesantezza di quelle parole, farle calare dentro la coscienza e lasciarci toccare fino al punto di spingerci in basso e guardare il nostro peccato. Solo così possiamo risorgere.
Può un Dio cadere? No, se è un idolo immobile, prigioniero degli umani. Solo il Dio vivente cade, come cade ogni amore che sa compatire, che ha ragioni per perdere e donare la vita. Il Figlio di Dio nella carne, cadendo, abita la nostra fragilità, rialzandosi, illumina la nostra speranza... ravviva il lucignolo fumigante... rinsalda la canna Incrinata dal vento ….
Agisci Signore, forse a volte anche noi ti abbiamo tradito, ti abbiamo "barattato" per i nostri comodi, in nome di una falsa libertà... Oggi, guidati da Maria, vogliamo ritornare al tuo cuore e proporci di fare scelte coerenti, che saranno poi la nostra vera pace.
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resta solo». Il perdono non è buonismo, sinonimo di stupidità o di debolezza: è forza, è l’armatura dell’uomo forte che tende una trappola al male per distruggerlo.
Le ultime parole di Gesù in Luca «Padre, perdona loro ...» di don Luciano Votton Mea
Nel momento della morte, una morte redentrice, cioè che salva, Gesù mette tra se e il male che cerca di annientarlo una parola che segna la definitiva separazione tra la luce e le tenebre: “ perdona loro ”. Non si tratta di un semplice perdono ma il suggello di una vita che ha portato allo “sfinimento” del male. Gesù ha distrutto la cattiveria semplicemente salvaguardando la sua umanità, non permettendo cioè alla malvagità di renderlo “meno uomo”. “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Sono parole che tracciano un solco, che indicano una via ben precisa per isolare il male, per creare un deserto dove il risentimento non trovi l’alimento necessario per
generare altro male. La morte di Gesù, quel “perdona loro” non e solo il preludio “di cieli nuove e terre nuove”, di quella città piena di luce che San Giovanni descrive nell’Apocalisse; le labbra di Gesù morente segnano l’inizio dell’uomo nuovo che neutralizza le radici velenose del male con la forza della debolezza, di un disarmante perdono. L’uomo nuovo generato dal Cristo morente non può più permettersi che “il meglio che c’è in lui”, sia scalfito dall’odio e dalla vendetta, che il male si fortifichi nel suo cuore alimentato dal risentimento e dal rancore. “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”: «Qui il male si incontra con un avversario più forte di lui; il male qui non può raggiungere il suo scopo di generare altro male;
Nell’Evangelo di Luca la croce non è più espiazione, il tono dominante non è quello della vittima sacrificale: in Luca Gesù è colui che riconcilia il cielo con la terra e gli uomini tra di loro. La croce quindi diventa strumento di riconciliazione e di misericordia, strumento di perdono. Gesù ci riconcilia con noi stessi, con il meglio di noi; ci riconcilia con Il Padre e con i fratelli. E’ una morte che genera perdono e che trova il suggello nell’episodio del buon ladrone. Sono le ultimissime parole di Gesù: “Oggi tu sarai con me in Paradiso”. “Ricordati di me”: questa vita umanamente irrecuperabile perché non ha più la possibilità di riscattarsi, di compiere delle buone azioni, di riparare al male fatto; un disperato senza storia che chiede ad un crocefisso come lui di essere “ricordato”. Gesù lo riscatta, gli dona dignità, gli apre le porte dell’eternità: “oggi sarai con me …” Non importa come moriremo, se da giusti o da malfattori: l’importante sarà morire accanto ad un crocefisso che redime, riscatta, salva: “Oggi sarai con me in Paradiso”
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Settimana Santa Isaia 50,4-9 Il
Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
Mercoledì 1 Aprile II Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Santa Maria Egiziaca Nata nel IV secolo ad Alessandria d'Egitto e si guadagnava da vivere facendo la prostituta. Fuggita da casa a 12 anni, a 29 si imbarcò su una nave di pellegrini diretta in Terra Santa. Arrivata a Gerusalem me, volle partecipare alla festa dell'Esaltazio ne della croce al Santo Sepolcro. Prima di en trare però fu come tratte
nuta da una forza in visibile mentre una voce dentro di lei di ceva: «Tu non sei degna di vedere la croce di colui che è morto per te tra dolori inenarrabili». Conver titasi, andò a vivere solitaria nel deserto oltre il Giordano dove restò per 47 anni. Là fu trovata dal monaco Zosimo che le porse
la santa Comunione, promettendole di torna re l'anno successivo. Quando fece ritorno la trovò però morta. Era probabilmente il 430. Secondo la tradizione la tomba sarebbe stata scavata da un leone con i suoi artigli.
Brano Evangelico: Mt 26,1425
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profonda mente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tra dirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai na to!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
Contemplo:
Noi saziamo la Sete di Gesù adorandolo nel sacramento dell'eucaristia, nell'incontro personale con Lui, faccia a faccia. Rinnovate il vostro zelo per saziare la sua Sete sotto le specie del pane e nelle dolorose sembianze dei più poveri dei poveri. «Voi l'avete fatto a me». Non dividete mai queste parole di Gesù: «Ho sete» e «Voi l'avete fatto a me». (Madre Teresa di Calcutta)
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meditazione Se tu conoscessi il dono di Dio Meditazione di Sr Eleonora Reboldi - Mozambico
Dove vuoi che ti prepariamo per mangiare la Pasqua? Per le nostre comunità cristiane in Mozambico la risposta è abbastanza scontata, con il gruppo di cristiani, papà, mamme, giovani, bambini e bambine che costituiscono la comunità, perché gli avvenimenti importanti si celebrano, si ricordano insieme come famiglia. Agli eventi pasquali ci si prepara con un cammino comunitario che culmina con la Veglia Pasquale che, in molti casi, si protrae per tutta la notte. Quando si ha la possibilità di avere il sacerdote, il battesimo dei catecumeni, che per tre anni si sono
La donna Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia. (Isaia 53,2 s.)
Una donna, un gesto di mani pietose ad asciugarti il volto, bagnato di sudore e di sangue. Un povero panno, macchiato dall'impronta del tuo soffrire per noi, reliquia preziosa del tuo amore per gli uomini, lettera purpurea indirizzata a ogni nato da donna, per dire che tu, il Figlio, sei venuto per noi, e hai abitato di noi il dolore e la morte per darci la vita... a i a
preparati a questo momento, rappresenta davvero il punto centrale della celebrazione, la memoria viva del risorgere con Cristo a vita nuova, allora danze, canti di gioia risuonano per tutta la notte insieme alla condivisione del cibo che ogni famiglia prepara, concludendo poi al mattino presto con la celebrazione della Parola che invita tutti ad essere annunciatori della Risurrezione in mezzo ai propri fratelli e sorelle. Agisci: Quanto entusiasmo mettiamo Sr Eleonora Reboldi - Mozambico
per le cose di Dio? Oggi prego lo Spirito Santo affinché accenda in me il fuoco del suo amore, perché io possa tradurlo in opere concrete.
Non di solo pane Numero 703 Tempo di Quaresima pagina 12
Giovedì Santo Corinzi 11,23-26 Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradi to, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Giovedì 2 Aprile II Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Sant’Abbondio Vescovo di Como
A lui si ispirò certa mente il Manzoni nel dare il nome al suo celebre personaggio sul «ramo del lago di Como». Di Abbondio si sa che fu vescovo lariano dal 440, men tre non si conoscono con certezza data di nascita e morte. Come ignoto è il luogo di origine. Conosceva
bene il greco e, per ciò, prima di dedi carsi a tempo pieno al servizio episcopa le (e all’attività mis sionaria nelle zone montuose vicino Lu gano ancora scristia nizzate), fu mandato dal Papa Leone I Magno a Costanti nopoli per dirimere, con successo, la que
stione dottrinale sul le due nature di Cri sto suscitata da Ne storio ed Eutiche. I resti del patrono so no nella basilica di Como.
Brano Evangelico: Gv 13,115 Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quan do il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Contemplo: Che la Santa Messa non cada per noi in una routine superficiale! Che attingiamo sempre di più alla sua profondità! È proprio essa ad inserirci nell'immensa opera di salvezza di Cristo, ad affinare la nostra vita spirituale per cogliere il suo amore, la sua «profezia in atto» con cui, nel Cenacolo, diede inizio al dono di sé sulla Croce. (Papa Francesco)
Non di solo pane Numero 703 pagina 13
meditazione “Capite quello che ho fatto per voi?”
Le vesti
Meditazione di Elmetti Fiorella
Chi può capire i gesti di Gesù? Di certo, non chi ambisce al successo e al potere. Gesù, infatti, si abbassa a lavare i piedi e lo fa, nonostante le resistenze di Pietro, che doveva avere una stima profonda del suo Maestro, tanto che gli dice: "Tu non mi laverai i piedi in eterno!". E cosa dice Gesù per spiegare ciò che sta facendo? "Se non ti laverò i piedi, non avrai parte con me". Quindi, pur nella drammaticità del momento, in Gesù c'è la consapevolezza di un obiettivo: ungere di gioia i discepoli, farli diventare anime sacerdotali capaci di prendersi cura di altre anime, perché stiano sempre con lui, anche quando non sarà più fisicamente vicino a loro. Papa Francesco l'anno scorso, durante l'omelia del Giovedì Santo ha parlato di questa gioia dicendo: "Colui che è chiamato sappia che esiste in questo mondo una gioia genuina e piena: quella di essere preso dal popolo che uno ama per essere inviato ad esso come dispensatore dei doni e delle consolazioni di Gesù, l’unico Buon Pastore che, pieno di profonda compassione per tutti i piccoli e gli esclusi di questa terra, affaticati e oppressi come pecore senza pastore, ha voluto associare molti al suo ministero per rimanere e operare Lui stesso, nella persona dei suoi sacerdoti, per il bene del suo popolo... chiedo al Signore Gesù che risplenda la gioia dei sacerdoti anziani, sani o malati. E’ la gioia della Croce, che promana dalla consapevolezza di avere un tesoro incorruttibile in un vaso di creta che si va disfacendo. Sappiano stare bene in qualunque posto, sentendo nella fugacità del tempo il gusto dell’eterno (Guardini). Sentano, Signore, la gioia di passare la fiaccola, la gioia di veder crescere i figli dei figli e di salutare, sorridendo e con mitezza, le promesse, in quella speranza che non delude".
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte». (Salmo 22,2 e 19)
Null'altro Ti rimase, neanche le vesti che coprissero la carne del Dio povero per amore dei poveri. E quella povera carne si preparò così all'ultimo passaggio: trafitta dai chiodi, irrorata dal sangue, fu materia per il miracolo nuovo del terzo giorno della vita, vittoriosa d'ogni morte, sorgente di vita nuova ed eterna...
Agisci Oggi prego per il Papa, per i
vescovi, i sacerdoti, i consacrati, le consacrate e la Chiesa intera, meditando su quale grande dono essi siano. Provo a riflettere: e se non ci fossero?
Non di solo pane Numero 703 Triduo Pasquale pagina 14
G l i
a p p r o f o n di m e n ti
Le ultime parole di Gesù in Giovanni «Ecco tuo figlio … Ecco tua madre» di don Luciano Votton Mea
In San Giovanni gli ultimi istanti del Signore diventano l’incontro con le persone più care, più intime: la madre e l’apostolo a cui aveva voluto molto bene. E questo ultime parole, questo ultimo incontro diventano dono: “Donna ecco tuo figlio” e “Ecco tua madre”. Sono parole che vanno oltre quell’istante di intimità e che abbracciano tutta l’umanità: Giovanni rappresenta infatti ogni cristiano, ogni uomo. Gesù dice a coloro che ascoltano questo passo evangelico: “prendi nella tua casa, nel tepore del tuo cuore la mia mamma; Maria d’ora in poi è anche la tua madre, preparagli una stanza nella tua
esistenza”. “Ecco tua madre”. Queste parole illuminano tutta la vita di Gesù perché nel Vangelo di Giovanni le donne compaiono sempre e solo in scene d’amore. Dalle nozze di Cana al dialogo con la Samaritana, da Marta e Maria alle quattro donne che sono ai piedi della croce la presenza femminile indica sempre un incontro d’amore. Donandoci Maria, Gesù ci dona l’amore. Accogliendo la Vergine Santa, facendola diventare nostra compagna di pianerottolo, riservandogli un bugigattolo nelle pieghe recondite della nostra esistenza noi avremo garantiti sempre e solo degli incontro d’amore.
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L’uomo ha bisogno di questi spazi, dell’intimità di una madre, della presenza premurosa di chi gli vuole bene. Maria diventa questo segno, questa esperienza, questa presenza. Nell’Antico Testamento spesso Dio si Presenta con dei tratti femminili, con dei sentimenti tipici di una madre: “Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani …” Gli uomini fanno fatica a cogliere questi tratti materni di Dio; donandoci Maria Gesù vuole che abbiamo sempre davanti a noi una luce che rischiari le tenebre delle nostre fatiche, un focolare sempre acceso quando scende la solitudine e il peso della stanchezza. Con Maria nella nostra casa ritorniamo bambini, riassaporiamo l’infanzia, il bisogno di una carezza. Con la presenza di Maria varchiamo la soglia del Regno perché “se non ritorneremo come bambini non entreremo mai nel Regno dei Cieli”.
Non di solo pane Numero 703 Triduo Pasquale pagina 15
Venerdì Santo Ebrei 4,14-16; 5,7-9 Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia. Cristo, infatti, nei giorni della sua vita terre na, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno ab bandono a lui, venne esaudito.
Venerdì 3 Aprile II Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Passione del Signore
La Croce simbolo del cristianesimo, presen te nella nostra vita sin dalla nascita, nei segni del rito del Battesimo, nell’assoluzione nel Sacramento della Pe nitenza, nelle benedi zioni ricevute e date in ogni nostro atto devo zionale e sacramenta le; fino all’ultimo se gno tracciato dal sa
cerdote nel Sacramen to degli Infermi, nella croce astile che prece de il funerale e nella croce di marmo o altro materiale, poggiata sulla tomba. Così pre sente nella nostra vita e pur tante volte igno rata e guardata senza che ci dica niente, con occhio distratto e abi tuato; eppure la Croce
è il supremo simbolo della sofferenza e della morte di Gesù, vero Dio e vero uomo, che con il Suo sacrificio ci ha riscattato dalla mor te del peccato, indican doci la vera Vita che passa attraverso la sof ferenza.
Brano Evangelico: Gv 18, 119,42
Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
[…] Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua ma dre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Contemplo: proprio nella sventura che risplende la misericordia di Dio; nel profondo, nel centro della sua inconsolabile amarezza. Se perseverando nell'amore si cade fino al punto in cui l'anima non può trattenere il grido: «Mio Dio, perché mi hai abbandonato?», se si rimane in quel punto senza ces sare di amare, si finisce per toccare qualcosa che non è più la sventura, che non è la gioia, ma è l'essenza centrale, pura, non sensibile, comune alla gioia e alla sofferenza, cioè l'amore stesso di Dio. (Simone Weil)
Non di solo pane Numero 703 pagina 16
Meditiamo la Parola La croce: strumento di adorazione A cura della Redazione
Il Venerdì santo, in passione et morte Do-
La morte Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, consegnò lo Spirito. (Luca 23,44-46)
mini. AI centro di questo giorno sta la croce con il suo Crocifisso. È strano e inaccettabile che essa attragga la venerazione, che si adori uno strumento infamante, che un segno di maledizione sia divenuto un segno di benedizione. La croce è simbolo della sofferenza che ogni volta impaurisce, del male che sentiamo inflitto irragionevolmente, del dolore che ci appare violenza ingiusta e inaccettabile oppressione, quasi indice della non-esistenza di Dio, poiché la croce sembra essere indifferenza, silenzio, lo stare a guardare, l'abbandono di Dio. Ma c'è un avvenimento inaudito che ha trasformato il legno deprecato in legno be-
E la Parola tacque, prigioniera dell'ultimo silenzio. Abbandonato sulle braccia della croce vergognosa, dopo l'ultimo grido, entrasti nel silenzio. Mai silenzio fu più grande e tenebra più fitta! Si spegneva la luce, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Taceva la Parola, che disse e creò tutte le cose. Sospesa la terra attendeva e il cuore del mondo batteva nell'ansia della notte che prepara l'aurora...
nedetto: su di esso ha esalato lo spirito il Figlio di Dio. La croce fu per lui lo strumento dell'adorazione redentrice e riparatrice, il segno della vita non trattenuta, ma donata per ricreare la dolorosa fraternità. Separata da Gesù, la croce è deprecabile; solo per lui crocifisso l'adoriamo e l'accettiamo. Don Adriano Dabellani - Mozambico
Agisci Stiamo con Gesù in quest'ora così difficile e partecipiamo in chiesa alla commemorazione della sua passione. Anche noi oggi, nelle nostre difficoltà, ripetiamo con lui: «Padre nelle tue mani consegno il mio spirito», come a dire: «Mi abbandono a te, ho fiducia in te...».
Non di solo pane Numero 703 Triduo Pasquale pagina 17
Sabato Santo Auguro a tutti noi occhi di Pasqua, capaci di guardare nella morte sino a vedere la vita, nella colpa sino a vedere il perdo no, nella separazione sino a vedere l'unità, nelle ferite sino a vedere la gloria, nell'uomo sino a vedere Dio, in Dio sino a vedere l'uomo, nell'io sino a vedere il tu. E insieme a questo, tutta la forza della Pasqua.
Sabato 4 Aprile II Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: San Benedetto il Moro
Copatrono con santa Rosalia della dioce si di Palermo, Bene detto Manassari nac que a San Fratello (Messina) nel 1526 da genitori discen denti di schiavi afri cani. A 21 anni entrò in una comunità ere mitica e visse sul Monte Pellegrino. Quando Pio IV sciol
se la comunità, passò ai Frati minori. Visse 24 anni nel convento di Santa Maria di Ge sù a Palermo come cuoco, superiore, ma estro dei novizi, infi ne ancora cuoco. A Palermo, san Bene detto Massarari, detto il Moro per il colore della sua pelle, che fu dapprima eremita e,
divenuto poi religio so nell’Ordine dei Frati Minori, si mo strò umile in tutto e sempre pieno di fede nella divina Provvi denza. Morto nel 1589 è santo dal 1807.
Brano Evangelico: Mc 16,17
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salò me comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del so le. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto».
Contemplo: È risorto, non è qui (Mc 16,6) Nella notte di Pasqua, ogni battezzato sa di essere illuminato dalla speranza, dalla luce della risurrezione. Il sepolcro vuoto sembra dire: «Non è qui, non è più qui!». E ritornano alla mente le parole di Gesù a Maria e a Giuseppe: «Perché mi cercava te? Non sapevate?» e quelle dei discepoli a Gesù: «Tutti ti cercano!». Gli angeli si affrettano a rassicurare: «Egli vi precede». E Gesù dice: «Io sono con voi tutti i giorni». Preghiamo con il Salmo: «Non temerò alcun male, perché tu sei con me».
Non di solo pane Numero 703 pagina 18
Meditiamo la Parola
La deposizione
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto Meditazione di Fiorella Elmetti
Nel giorno del Sabato Santo non c'è liturgia, c'è solo il silenzio per meditare sulla morte di Gesù. Per questo, io credo che sia il giorno più adatto per riscoprire chi è Gesù. Un profeta fallito? L'incarnazione di un Dio crudele o pazzo? O...? Ecco allora che ho ripreso il prologo al Vangelo di Giovanni. Lo si legge a Natale, ma credo che questo sia il tempo più adatto. Infatti è una rilettura sul mistero di Gesù, a partire dalla sua morte: "In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta... Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato". Gesù ha dato tutto il suo amore e continua a dare, per questo io credo.
Giuseppe d'Arimatèa, membro autore vole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù […] e, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce. (Marco 15,43.45)
Giacevi abbandonato fra le braccia di Lei, che T'aveva avvolto Bambino e custodito, sempre, nei silenzi del cuore. Ora Ti contemplava per dirTi ancora parole d'amore... Nel Suo cuore di Madre l'attesa lacerante era abbandono e pace confidente nella fedeltà della promessa ultima. La Madre del sabato santo colmava di fede la notte dell'attesa, per ogni notte di umano dolore...
Agisci Contemplerò a lungo Gesù Risorto e gli chiederò di non perdermi (nei pensieri, desideri, negli affetti e nella volontà), dietro cose vane. Che io capisca quello che il Padre vuole da me e lo compia con tutto il cuore.
Non di solo pane Numero 703 Triduo Pasquale pagina 19
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Anno XV- n. 703 Domenica 29 Marzo 2015 Chiuso il 24 Marzo 2015 Numero copie 1450
333/3390059 don Luciano
Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea
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