Non di Solo Pane 705

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Non di solo

PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 12 Aprile 2015 Tempo di Pasqua

Anno XV - n°

I segni dell’amore Itinerario di preghiera quotidiana

705


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.latracciameditazioni.it

Aprile 2015

Offerta quotidiana Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché gli uomini imparino a rispettare il creato e a custodirlo quale dono di Dio.

Intenzione missionaria Perché i cristiani perseguitati sentano la presenza confortante del Signore Risorto e la solidarietà di tutta la Chiesa.

Intenzione dei vescovi Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.

Perché ogni Chiesa particolare si impegni ad essere presente dove maggiormente mancano la luce e la vita del Risorto.

Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

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Domenica della Divina Misericordia “Quando un uomo bussa alla dimora della solitudine, ad aprirgli la porta è sempre Dio.”

Domenica 12 Aprile

Antonio Aschiarolo

II Settimana del Salterio

Il santo del Giorno: Sant’Alferio Nato a Salerno nel 930 dalla nobile famiglia dei Pappacarbone, servì per lungo tempo Guaimaro, principe della sua città. Settantenne, nel 1002, era a capo di una legazione diretta in Francia al re Enrico II. Essendosi ammalato prima di valicare le Alpi, chiese ospitalità al monastero di San Michele della Chiusa e fece voto di farsi monaco se fosse guarito. Ristabilito-

Abate

si, lasciò il mondo per rivestire l'abito benedettino, e seguì a Cluny sant'Odilone incontrato nel convento della Chiusa. Alcuni anni dopo, il principe di Salerno chiese all'abate di Cluny il suo antico ministro per impiegarlo nella riforma dei monasteri locali, ma, dopo un tentativo poco fruttuoso, Alferio si ritirò con due compagni nella «valle Metilia», presso Salerno

(nell'attuale Cava dei Tirreni), per condurvi vita eremitica. In seguito vi costituì, dedicandolo alla Santissima Trinità, un monastero per dodici discepoli, destinato a diventare uno dei principali centri della riforma monastica. Fra i discepoli del santo dobbiamo ricordare san Leone di Lucca e il monaco Desiderio, che più tardi sarà papa Vittore III. Alferio morì nel 1050.

Brano Evangelico: Gv 20, 19-31

[…] Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Contemplo Nel giorno del Signore, la Domenica, i cristiani si sono sempre radunati a ringraziare il Padre con Gesù, perché hanno «un cuore solo e un'anima sola» con Lui. Ogni Domenica sentiamo di nuovo Gesù che ci dice: «Pace a voi!», «Ricevete lo Spirito Santo!» e la Chiesa canta: «Entrate nella gioia e nella gloria, e rendete grazie a Dio, che vi ha chiamato al regno dei cieli». La risurrezione del Signore ci fa entrare nella gioia di una vita nuova, una vita resa piena dalla sua misericordia.

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I segni dell’amore Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Tommaso voleva toccare con le mani, sentire, vedere, per poter credere: “se non vedo, non credo”. È nostro fratello Tommaso, non dobbiamo vergognarci di lui, temere questa parentela che ci lega a questo apostolo nell’incredulità. Tommaso vive in noi perché tutti, in alcuni momenti della nostra vita, abbiamo dubitato, abbiamo fatto fatica a riconoscere la presenza del Risorto nella nostra vita e nelle cicatrici della storia umana così bisognosa di redenzione. L’incredulità è l’ultima tentazione del demonio, si insinua non negli atei ma negli uomini di fede, in coloro che hanno costruito la loro casa sulla roccia salda della Paro-

la di Gesù. Nella biografia del compianto Mons. Luigi Ferretti, per tanti anni arciprete della mia parrocchia natia di Gavardo, vi è una confidenza fatta ad un anziano maestro del paese che mi ha sempre colpito: “Non sono gli anni che mi pesano e che mi spaventano, è il… dopo… come sarà il dopo? Nessuno è mai venuto a dirci come sarà!” (in Mons. Luigi Ferretti: l’arciprete della ricostruzione, Franco Frassine, 2000). Il dubbio si insinua in ogni uomo, anche in coloro che hanno avuto una vita esemplare, buona e santa come quelle di mons. Luigi. In ciascuno di noi si insinua l’ombra di Tommaso che vuole vedere, vuole toccare e che la grazia del Signore renderà

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credente. Tommaso non solo vuole vedere il Risorto, sfiorare il suo corpo luminoso, ma vuole mettere il suo dito nelle piaghe della crocefissione, la sua mano nel costato trafitto dalla lancia; vuole vedere e toccare l’essenziale, cioè i segni dell’amore. Grazie a Tommaso sappiamo che Gesù ha sconfitto la morte ma che porta con se per sempre i segni del riscatto, il prezzo che ha dovuto pagare per sconfiggere definitivamente l’antico avversario, ogni forma di cattiveria, l’oblio di ogni male. “Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all'albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire, Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell'inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te”(Da un'antica «Omelia sul Sabato santo». Pg 43, 439. 451. 462-463). Anche noi, come San Tommaso, contempliamo il Risorto, meditiamo quello che saremo, tocchiamo con gli occhi della fede i segni dell’amore.

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Preghiamo la Parola

Contemplatio: “Se egli mi appare” Di carattere esigente e diffidente, Tommaso avanza la sua incredulità, sperando così di godere di una visione. «Se egli mi appare», dice, «eliminerà la mia incredulità. Metterò il mio dito nelle cicatrici dei chiodi e abbraccerò il Signore che tanto amo. Rimproveri pure la mia incredulità, ma mi ricolmi con la sua visione». Il Signore riappare e placa il tormento ed elimina il dubbio del suo discepolo. Più che il dubbio, soddisfa il suo desiderio. Entra a porte chiuse. Questa apparizione incredibile conferma la sua risurrezione incredibile. Allora Tomma­ so lo palpa, fa cadere la sua diffidenza e, ricolmo di una fede sincera e di tutto l'amore che si deve al proprio Dio, grida: «Signore mio e Dio mio». Il Signore gli risponde: «Perché mi hai veduto, hai creduto. Beati quelli che credono senza avermi visto. Tommaso, annunzia la risurrezione a quelli che non mi hanno visto.

Signore Gesù, grazie per il dono indicibile della tua risurrezione, che, come una veste bianchissima, rinnova la nostra vita, rende aperto e luminoso il nostro cuore, ci spalanca un orizzonte fulgido, in cui ogni nostra miseria, ogni dubbio sono vinti per sempre dal tuo dito che risana. Alleluia!

Trascina tutte le genti a credere non ai loro occhi, ma alla tua parola». Queste sono le nuove reclute del Signore [...]. Hanno seguito Cristo senza averlo visto, lo hanno desiderato, hanno creduto in lui. Lo hanno riconosciuto con gli oc‑ chi della fede e non del corpo. Non hanno messo le loro dita nella ferita dei chiodi, ma si sono attaccati alla sua croce e hanno abbracciato le sue sofferenze. Non hanno visto il costato del Signore, ma per la grazia si sono uniti alle sue membra. (BASILIO DI SELEUCIA, Omelia sulla Pasqua, cit. in PADRI DELLA CHIESA, Il mistero pasquale, Brescia 1991,3 171-175, passim).

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Tempo di Pasqua Quando i cuori si aprono al Vangelo, il mondo comincia a cambiare e l’umanità risorge! Se accogliamo e viviamo ogni giorno la Parola di Gesù, risorgiamo con Lui. (Papa Francesco)

Lunedì 13 Aprile II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Orso da Ravenna Sant’Orso, vescovo di Classe, trasferì definitivamente la sede episcopale a Ravenna attorno al 402, quando l’imperatore Onorio per ragioni di sicurezza strategica pose nella medesima città la capitale dell’impero d’Occidente. Nel catalogo episcopale della Chiesa ravennate il nome di Orso precede immediatamente quello di Pier Crisologo, quindi presupponendo l’esattezza di

tale fonte l’episcopato di Orso si collocherebbe all’inizio del V secolo. In Ravenna Orso edificò la “ecclesia catholica, cioè la cattedrale, detta poi in suo onore “basilica Ursiana”, dedicandola all’Anastasi di Nostro Signore nel giorno di Pasqua. Secondo Agnello, Orso morì dopo ventisei anni di episcopato il 13 aprile di un anno attorno al 425. La

sua memoria era però celebrata in Ravenna il giorno di Pasqua, anniversario della dedicazione per sua mano della basilica Ursiana. Una tradizione vuole che Orso fosse di origini siciliane, fattore che spiegherebbe la diffusione del culto di santi siciliani in Ravenna sin dal V secolo.

Brano Evangelico: Gv 3, 1-8

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

Contemplo: Il fariseo Nicodèmo riconosce la divina missione di Gesù. Il

quarto Vangelo lo ricorda tre volte: quando va di notte a parlare con Gesù (Gv 3,1-21), indicando così l'abitudine farisea dello studio notturno della Torah; quando è insultato perché difende Gesù davanti ai farisei e ai capi dei sacerdoti (Gv 7,50­51); quando porta gli aromi, mirra e àloe, per la sepoltura regale di Gesù (Gv 19,39). Gesù gli di-

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meditazione Rivisitare con spirito nuovo

Preghiamo la Parola

Meditazione di Anna Maria Rossi e Pierluigi Castaldi

Nicodemo era una persona anziana, navigata, apparteneva al sinedrio in qualità di dottore e molti, in Israele, si rivolgevano a lui come uomo di saggezza e di sapienza. Oggi sarebbe stato definito opinion leader, una persona che orienta il pensiero degli altri. Era anche umile, attento a cogliere i segni dei tempi e le novità dello Spirito, tant’è che va a incontrare Gesù, i cui segni erano chiaramente quelli di una persona inviata da Dio; anche se ci va di notte, perché un maestro che va a consultare un altro nuovo maestro rischia di perdere molta della sua credibilità. Dopo che Nicodemo si è presentato e dopo le prime parole introduttive, Gesù va subito al cuore del discorso: «Se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Anche Nicodemo non perde tempo e pone subito la domanda tipica di una persona saggia, che si rende conto di non aver ancora raggiunto la gioia e lo stupore di chi è arrivato alle sorgenti della vita e del mistero. La sua domanda è quella di ogni uomo che, dopo aver conosciuto abbastanza della realtà che lo circonda, sente il bisogno di una seconda nascita, un salto nella fede per accedere a quella sfera spirituale dove si trovano le risposte ai perché della vita: «Come può nascere [di nuovo] un uomo quando è vecchio». Gesù a questa domanda dà una risposta molto chiara: a Nicodemo dice di guardare avanti alla nuova realtà del regno dei cieli, mentre a noi dice di guardare indietro, a quando con il nostro battesimo siamo entrati a far parte del Regno. Ci chiede di rivisitare con spirito nuovo quanto abbiamo vissuto e capito nel corso degli anni, per addentrarci nel mistero della gioia, della fede e della speranza, e per riappropriarci del progetto di vita che ci era stato affidato. Non sarà difficile, basterà tirare sulla barca i nostri remi troppo terreni e alzare le vele della fede, abbandonandoci al vento dello Spirito: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va». Fidiamoci di quel vento.

Signore Gesù, ti ringraziamo infinitamente perché muovi i nostri passi verso la grande e profonda gioia, che si alimenta della tua risurrezione. Come una madre amorevole, ci inviti con forza a rinascere in te, forti di una vita nuova, più ferma, luminosa e salda nell'Amore. Alleluia!

Agisci Signore, tu hai creato tutto eppure ti sei fatto uno di noi. Anche noi, con l'umiltà di Maria, vogliamo farci realmente vicini agli altri, dimenticando noi stessi. Oggi cercherò di vivere questo.

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Martedì 14 Aprile

Tempo di Pasqua La pace non è solo l’assenza di conflitti o risultato di qualche compromesso politico, o fatalismo rassegnato. La pace, per noi, è un dono che viene dall’Alto, è Gesù Cristo stesso, Principe della Pace, Colui che ha fatto dei due un popolo solo.

II Settimana del Salterio

(Papa Francesco)

Il Santo del giorno: Santa Sta pattinando con giovani e ragazze sulle distese ghiacciate presso il villaggio di Schiedam, in Olanda dove è nata nel 1380, e a un tratto cade. C'è una costola fratturata, forse con lesioni interne. Portata a casa, la mettono subito a letto. Lei ha quindici anni: e in quel letto rimarrà per altri 38. Per sempre, fino alla morte. Dopo l'incidente sopraggiungono altre malattie, in

Liduina, Vergine

una disgraziata successione che trova impotenti i medici. Non guarisce, non muore, i dolori incrudeliscono, Liduina è a un passo dalla disperazione. Trova un senso però alle sue sofferenze grazie alle parole di un prete, Giovanni de Pot. Liduina decide di offrire il proprio dolore per la salvezza degli altri ma chiede un segno dall'alto che

confermi la volontà divina: sopra il suo capo appare splendente l'Ostia eucaristica. E la vedono anche i parenti. Da quel giorno la sua casa diventa meta di pellegrinaggi da tutto il Nord Europa. La sua opera di ascolto e aiuto dei sofferenti che vanno da lei si conclude il martedì di Pasqua del 1433. (Avvenire) Emblema: Giglio

Brano Evangelico: Gv 3, 7-15

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

Contemplo: Il colloquio di Gesù con Nicodèmo è «pasquale», universale, cioè si riferisce a tutta la realtà: «Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?». Fin dai tempi di sant'Agostino si diceva che l'anno li­turgico, quindi anche tutta la nostra vita e tutta la storia dell'umanità, si deve dividere in due parti: prima di Pasqua e dopo Pasqua. Dice Gesù: «Chiunque è nato dallo Spirito ne sente la voce, crede nel Figlio dell'uomo e ha la vita eterna».

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meditazione La curiosità non basta

Preghiamo la Parola

Meditazione di Fiorella Elmetti

Non è un male porsi delle domande per ciò che riguarda la fede. Se non lo facessimo saremmo dei sottomessi. Accada quel che accada dovremmo sempre arrenderci passivamente agli eventi. Invece, no. Se il cuore ci dice di andare oltre dobbiamo farlo. A volte, le strade della curiosità ci portano in un mare di guai, e allora è meglio cercare altri appigli o ritornare ad un approdo sicuro. Altre volte, quelle più vere, ci conducono lontano, in un oceano di luce e ci danno dignità. La curiosità, infatti, ci spinge ad andare oltre, ad imparare cose nuove con umiltà e saggezza. Ed è ciò che cerca di fare Nicodemo, "maestro di Israele" (probabilmente avanti con gli anni). Abituato a ragionare con gli schemi della Tradizione ebraica, egli si ritaglia degli spazi per capire Gesù e il Vangelo che lui porta. Certo, si nasconde, ma intanto accetta il confronto, si mette in discussione. E questo lo porta a percepire concetti nuovi, come quel "dovete nascere dall’alto", dallo Spirito. C'è pure l'immagine del vento a solleticare il suo interesse. Esso infatti "soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va". Tuttavia, la curiosità non basta. Bisogna fare esperienza di Dio e della vita, sentirsi oggetti e soggetti d'amore. Progredire, non fermarsi, crescere. In merito, Kallistos Ware afferma che "La fede non è una certezza logica ma una relazione personale, per il momento molto incompleta, che ha bisogno continuamente di crescere e svilupparsi. Dobbiamo far nostro il grido: “Signore, io credo: aiuta la mia incredulità”. Per moltissimi di noi questa sarà la preghiera costante proprio fino alle soglie della morte. E il dubbio, di per sé, non indica mancanza di fede. Può significare l’opposto: che la nostra fede è viva e sta crescendo".

Signore Gesù, la gloria della tua risurrezione è un dono incommensurabile, che chiede di essere Accolto e di fiorire, giorno dopo giorno, tra luci e ombre della quotidianità. Nei nostri compagni di cammino, scorgiamo il tuo volto risorto: non sappiamo più vivere, senza andarne in cerca e senza testimoniarlo. Alleluia!

Agisci Avere un cuore solo e un'anima sola! Anche noi possiamo e dobbiamo aspirare a vivere questa unità. Oggi scelgo di essere una persona di unione e non di divisione. Maria, donna dell'unità, aiutaci.

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Riflessioni Pasquali

La pietà non mente mai Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede... Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini (1 Corinzi 15,14.19).

La resurrezione di Gesù è il fondamento della speranza cristiana, il cardine della nostra fede. Infatti San Paolo ci ricorda: “Se Cristo non è risuscitato vana è la nostra fede”. Ma chi ci garantisce che Gesù è veramente risorto? E se dopo la morte non ci fosse più niente? La fede nel risorto è solo un desiderio, una sorta di miraggio oppure una speranza radicata in un evento storico, una certezza incrollabile che diventa una roccia su cui fondare tutta la nostra esisten-

za? Ci sono delle prove certe e sicure che Gesù ha vinto definitivamente la morte? Bisogna subito precisare che l’esperienza religiosa non può basarsi sull’evidenza, sul verificabile, sull’empirico; la fede nasce da un incontro, da un evento personale, da un’esperienza che cambia radicalmente la vita. La ragione può solo constatare che in noi è impresso il desiderio di non morire, la percezione che il tempo può diventare eternità, che oltre la siepe del limite c’è un orizzonte più ampio che chiamiamo infinito: “E come il

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vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l'eterno….” Ma Cristo risorto non lo incontro in un libro di filosofia o di teologia, in un mero ragionamento, nell’emozione di un verso poetico; per incontrare il Vivente dobbiamo percorrere, alle prime luci dell’alba, con Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome il sentiero dell’umana pietà, dobbiamo comperare oli aromatici per ungere il corpo di un crocefisso. Solo attraverso un atto d’amore, vero ed autentico, solo con il cuore di un’innamorata o di una madre possiamo alzare lo sguardo e vedere la pietra sepolcrale divelta e un giovane, in bianche vesti, annunciarci “«Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto"». Se fosse un teologo a dirmi: “Cristo è risorto”, se l’eternità fosse dimostrata da un sillogismo filosofico, dubiterei, sarei incerto, diventerei un ateo. Ma se a dirmelo sono delle povere donne con le mani cosparse dall’unguento della pietà allora credo, sono certo che Gesù è veramente risorto: la pietà non mente mai.

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Tempo di Pasqua Una comunità cristiana in cui prossimità e gratuità non fossero più considerate indispensabili, perderebbe con esse la sua anima. Dove non c’è onore per gli anziani, non c’è futuro per i giovani. (Papa Francesco)

Mercoledì 15 Aprile II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Sant’Abbondio Mansionario della basilica di San Pietro in Vaticano, santo. I Dialoghi di san Gregorio Magno sono l'unica fonte che ci parli di lui, senza tuttavia precisare l'epoca in cui visse.

San Gregorio lo descrive come uomo di grande umiltà e di tale dignità nell'adempimento del divino servizio, che lo stesso apostolo Pietro volle dimostrare con un

miracolo quanta considerazione avesse per lui. Narra, infatti, san Gregorio che un giorno una fanciulla paralitica, mentre si trovava nella basilica e trascinava per terra le sue membra inerti cercando di sostenersi sulle mani, invocò insistentemente la guarigione dal beato Pietro. E questi una notte le apparve in sogno ordinandole di

recarsi da Abbondio per ottenere la guarigione. Tornata nella basilica e imbattutasi nel mansionario, la fanciulla gli narrò la miracolosa visione ed Abbondio, presala per mano, la restituì alla sanità primitiva. Fin qui il racconto di san Gregorio. Il clero della basilica di San Pietro in Vaticano celebra la festa di Abbondio il 15 Aprile.

Brano Evangelico: Gv 3, 16-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Contemplo: «La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce». Come la luce di notte ci mostra la strada da percorrere, così Gesù è qui «per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace». Noi siamo ancora nel mondo, nella lotta contro il peccato, ma ci conforta il pensiero che «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio» e ormai «le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera» (1Gv 2,8).

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meditazione Una luce di speranza.

Preghiamo la Parola

a cura Tiziana e Cristina

L’evangelista Giovanni, riportando le parole di Gesù a Nicodemo, nel cuore di una notte di colloquio, ci trasmette, con espressioni semplici ed essenziali, quella che deve essere stata la commozione del Maestro nel proiettare davanti a sé e al suo interlocutore il film del suo destino. Egli segnala se stesso a Nicodemo e a tutti noi come colui che si offre per la nostra salvezza. Gesù crocifisso è il segno inequivocabile dell’amore di Dio per il mondo: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna. C’è in queste parole un messaggio di valore universale. Non si tratta di un amore limitato a un numero di persone scelte, ai buoni, ma al mondo. Nel donare il Figlio, Dio pensa ad ogni uomo. Il suo è un amore di Padre che vuole la salvezza di tutti. Cristo crocifisso è la rivelazione dell’amore infinito, misterioso di Dio per gli uomini. La fede che salva è fede nell’amore di Dio rivelato nella croce. Qui sta la scelta fondamentale per l’uomo; la sua sorte dipende dalla sua fede o dal suo rifiuto di fronte all’amore che si è rivelato in Gesù. C’è qui un invito a uscire da una religiosità impersonale, superficiale, rituale e a maturare un rapporto personale con il Signore. Non siamo stati salvati in serie, ma amati uno ad uno. Così il dono della salvezza provoca una risposta personale al Signore, una risposta di fede e di amore. Nell’ultima parte del brano Gesù rivela verità importanti sul giudizio. C’è innanzi tutto una affermazione consolante: Dio ha mandato il Figlio Gesù non per condannare il mondo ma per salvarlo. Di fronte ai pessimismi contemporanei, questa affermazione è una luce di speranza. La gloria di Dio è pur sempre l’uomo vivente.

Signore Gesù, ti rendiamo grazie, oggi e sempre, per il dono estremo della tua vita, pane spezzato per amore. È tempo di Pasqua: sia uno spazio di libertà. Non sceglieremo chi, né dove, né come: saremo l'uno per l'altro... cuore, rifugio, parola, ascolto in te. Alleluia!

Agisci ... Oggi voglio ricordarmi degli angeli e in particolare del mio angelo custode. Anche io mi farò "angelo" per qualcuno, per aiutarlo a uscire da una difficoltà, dalle sue "prigioni", per prendermi cura di lui.

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Tempo di Pasqua Chi si nutre con fede di Cristo Pane vivo viene spinto dal suo amore a dare la vita per i fratelli, ad uscire, ad andare incontro a chi è emarginato e disprezzato. (Papa Francesco)

Giovedì 16 Aprile II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Santa Bernadette Quando, l'11 febbraio del 1858, la Vergine apparve per la prima volta a Bernadette presso la rupe di Massabielle, sui Pirenei francesi, questa aveva compiuto 14 anni da poco più di un mese. Era nata, infatti, il 7 gennaio 1844. A lei, povera e analfabeta, ma dedita con il cuore al Rosario, appare più volte la «Signora». Nell'apparizione del 25 marzo 1858, la Signora rivela il suo nome: «Io sono l'Immacolata Concezione». Quattro anni prima, Papa

Pio IX aveva dichiarato l'Immacolata Concezione di Maria un dogma, ma questo Bernadette non poteva saperlo. La lettera pastorale firmata nel 1862 dal vescovo di Tarbes, dopo un'accurata inchiesta, consacrava per sempre Lourdes alla sua vocazione di santuario mariano internazionale. La sera del 7 Luglio 1866, Bernadette Soubirous decide di rifugiarsi dalla fama a SaintGildard, casa madre della

Congregazione delle Suore della Carità di Nevers. Ci rimarrà 13 anni. Costretta a letto da asma, tubercolosi, tumore osseo al ginocchio, all'età di 35 anni, Bernadette si spegne il 16 aprile 1879, mercoledì di Pasqua. (Avvenire)

Brano Evangelico: Gv 3, 31-36

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

Contemplo Il lettore attento e ammirato del Vangelo di Giovanni, si accorge subito che questo discepolo, «il discepolo che Gesù amava», è stato seguace di Giovanni il Battista, del quale riporta la più bella frase su Gesù: «Ecco l'Agnello di Dio». Questo «discepolo» supera la cultura giudaica, supera il linguaggio ellenistico del tempo e si innalza sopra ogni «testimonianza» umana, perché «chi viene dall'Alto è al di sopra di tutti».

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Preghiamo la Parola

meditazione Scendere per salire Meditazione di Elmetti Fiorella

Stamattina, ho trovato questa citazione di sant'Agostino: "Cercate la felicità nella regione della morte: non è lì. Come essere felici dove non c'è vita? [...] Dovete scendere per salire fino a Dio". Subito l'ho accostato al vangelo, infatti, mi pare che Gesù ci chieda di salire con lo Spirito. Quando si guarda dall'alto il panorama è diverso da chi guarda stando rasoterra. Si vedono case e strade che dal basso non avresti mai visto. Così, quando ci si accosta all'Eucarestia, ci si innalza a contemplare il Cristo e la sua verità. Anche san Francesco d'Assisi in una sua ammonizione ce lo ricorda: "...lo Spirito del Signore, che abita nei suoi fedeli, è lui che riceve il santissimo corpo e sangue del Signore. Tutti gli altri, che hanno la presunzione di riceverlo senza partecipare dello stesso Spirito, mangiano e bevono "la loro condanna". Perciò: "Figli degli uomini, fino a quando sarete duri di cuore?". Perché non conoscete la verità e non credete "nel figlio di Dio?". Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando "dalla sede regale" discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull'altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. E come essi con la vista del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con occhi spirituali, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero. E in tal modo il Signore è sempre con i suoi fedeli, come egli stesso dice: "Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo" (Mt 28,20)".

Signore Gesù, ti rendiamo grazie: lunga è la strada di un'autentica obbedienza nella fede, perché contraddittoria è spesso la lettura degli incontri e degli avvenimenti e impervia la via della libertà in te. Ma il tuo mistero pasquale modella in noi la tua immagine e, durante il cammino, ci matura nella libertà di figli e fratelli. Alleluia!

Agisci Anche noi oggi vogliamo riempire i nostri cuori e i nostri luoghi dei tuoi insegnamenti, Signore. Lo facciamo con umiltà e discrezione, ma soprattutto con amore e con la nostra vita, anche nelle piccole cose, come farebbe Maria.

Non di solo pane - Numero 705 - Tempo di Pasqua - pagina 14


G l i

a p p r o f o n di m e n ti

Riflessioni Pasquali

di

N o n

di

s o l o

p a n e

Niente di quello che quaggiù sperimentiamo

sarà

inghiottito

dal vuoto del nulla. Le gioie e le pene, la festa e la fatica, l'amore e il dolore, l'amicizia e la solitudine, l'allegria e le lacrime, il riposo e la stanchezza, gli affetti e i distacchi, la giovinezza e la vecchiaia diventeranno «noi» nel pae-

La bella notizia di Gesù

saggio assolato del paradiso.

Pagina curata da Cristina e Tiziana

La bella notizia di Gesù è la molla e la forza formidabile

Ma qualcuno dirà: «Come risuscitano i morti? Con

per vivere al meglio ogni

quale corpo verranno?». Stolto! Ciò che tu semini

momento e ogni particella

non prende vita, se prima non muore; e quello che

della vita terrena.

semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice

Chi invece si aspetta di di-

chicco, di grano per esempio o di altro genere.

ventare un'ombra, vive da

(1 Corinzi 15,35-37).

ombra. Le scelte anti-Vangelo di-

Che qualcosa di noi , ma-

Il nostro corpo è un chicco.

gari l'ombra o l'anima,

I valori del Vangelo sono il

rimanga dopo la morte lo

terreno buono, l'acqua, l'a-

hanno

creduto

ria, la luce, il concime, la

tutti. La novità del cri-

cura vigile del contadino,

stianesimo è che risorgo-

che fanno sì che da esso

no i corpi.

sbocci la vita in pienezza.

sempre

struggono il chicco e gli impediscono di sbocciare. E questo è l'inferno. Tonino Lasconi

Non di solo pane - Numero 705 - Tempo di Pasqua - pagina 15


Tempo di Pasqua La preghiera purifica incessantemente il cuore. La lode e la supplica a Dio prevengono l’indurimento del cuore nel risentimento e nell'egoismo. (Papa Francesco)

Venerdì 17 Aprile II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Beata Maria Anna di Gesù Nacque a Madrid il 17 gennaio 1565, consacrata a Dio fin dalla sua fanciullezza, la Beata Marianna di Gesù, fu illuminata sulla via della perfezione dal padre mercedario Giovanni Battista Gonzales, dal 1598 fino alla sua morte. Dopo anni di penitenza in stato di grave infermità che le impedi-

va di entrare in convento come religiosa, finalmente fu ammessa come terziaria mercedaria. Ricevette la sua professione il 20 maggio 1614, dedicandosi alle opere di carità verso gli infermi ed i bisognosi, si distinse inoltre per la sua umiltà e devozione alla Santissima Vergine e al Santissimo Sacra-

mento. Un giorno in contemplazione verso la passione del Signore, ricevette una corona di spine da Cristo il quale più volte gli parlò del tabernacolo. Insigne per la santità, morì il 17 aprile 1624, il suo corpo si conserva incorrotto nella chiesa del monastero Alarconense di Madrid.

Brano Evangelico: Gv 6, 1-15

Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Il Signore è mia luce (dal Salmo Responsoriale) La moltiplicazione dei pani è uno dei segni compiuti da Gesù perché potessimo vedere in lui l'Inviato del Padre, colui che è nostra luce e nostra salvezza. Gesù non vuole soltanto darci il pane materiale, ma qualcosa di più: la vita eterna, la beatitudine del Regno, l'intima gioia dell'unione con il Padre nello Spirito Santo.

Non di solo pane - Numero 705 - pagina 16


Meditiamo la Parola Nessun pezzo d’amore va perduto

Preghiamo la Parola

di Fiorella Elmetti

Gesù sale la montagna e io vado con lui, non con le gambe ma con il cuore. Salgo per i sentieri stretti e la montagna, nella sua semplicità, mi parla della sua grandezza, della sua forza e non posso che restare meravigliata di fronte alle tante creature che Dio ha creato per noi: le creste che sfiorano il cielo, i fiori che abbelliscono i prati con i loro colori ed i loro profumi, i ruscelli zampillanti d’acqua trasparente più del cristallo che bagnano le rocce, levigandole in forme davvero strane. E poi c’è il silenzio, da nessuna parte il silenzio è così intenso, così ricco della presenza di Dio come in montagna. Solo le campane rompono il silenzio con il canto degli uccelli e le voci di chi arriva fin lassù. Sfido che Gesù va volentieri in montagna da solo a pregare o in compagnia, come in questo caso. Lì il Padre quasi lo si tocca, lì il Padre infonde coraggio a Gesù perché tutto si compia come è nella sua volontà, al di là del successo delle sue azioni. “Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui”… Anche Gesù è costretto dalla folla a lasciare il silenzio interiore, a guardare i bisogni della

Signore Gesù, ti rendiamo grazie per la tua profonda comunione, da solo a solo, con il Padre, fonte di vita, di vera umanità, di relazioni liberate e liberanti anche per noi. Fa' che manteniamo sempre viva la relazione con te, nella mitezza e nel nascondimento, per essere pane spezzato, dono misero, ma gradito a te e ai fratelli. Rendi feconda la nostra solitudine, Signore. Alleluia!

gente che lo cerca per saziare la propria povertà. E il bello è che lui non si tira indietro, non si nasconde ma stimola i discepoli a dar loro da mangiare alla folla numerosa e affamata. Ovviamente, i discepoli pensa-

Agisci

no al denaro insufficiente a comprare cibo per sfamare tutta quella gente ed ecco che l’amore entra in azione, tanto che quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Nessun pezzo d’amore può essere perduto, perché niente è più prezioso dell’amore. L’amore dà sempre, dà tutto se stesso, in abbondanza, perché qualcuno o qualcosa, anche di piccolo, possa rinascere di bello e di buono prima o poi.

Signore, aumenta la nostra fede affinché nella quotidianità dei nostri giorni impariamo a confidare in te in ogni nostra necessità e ci disponiamo ad accoglierti nel cuore e nella mente per saper accogliere, amare e servire coloro che hanno fame.

Non di solo pane - Numero 705 - Tempo di Pasqua - pagina 17


Tempo di Pasqua “Sono consapevole dei miei limiti, ma sono anche sicuro di non essere circondato da giganti.” Giulio Andreotti

Sabato 18 Aprile II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Beata Savina Petrilli

Nata a Siena il 29 agosto 1851, Savina a 15 anni entra nella Congregazione delle Figlie di Maria. Il 15 agosto 1873, con 5 compagne emette i voti di castità, povertà e obbedienza alla presenza dell'arcivescovo Enrico Bondi che concede il permesso di iniziare un'opera a

beneficio dei poveri. La nuova famiglia religiosa prende il nome di Congregazione sorelle dei poveri di santa Caterina da Siena. Nel 1881 nasce la prima fondazione a Onano (Viterbo) e, nel 1903, la prima missione in Brasile, a Belem. Madre Savina muore

il 18 aprile 1923 ed è stata proclamata beata da Giovanni Paolo II il 24 aprile 1988. La congregazione da lei fondata ha più di 25 case in Italia e opere in Brasile, Argentina, India, Stati Uniti, Filippine e Paraguay.

Brano Evangelico: Gv 6, 16-21

Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

Sono io, non abbiate paura! (cv 6,20) Chi non ha paura o è molto incosciente, oppure ama molto: «Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore» (1Gv 4,18). Con questa frase a onde concentriche l'Apostolo Giovanni cerca di spiegare tutta la morale cristiana basata sull'amore e non sulla paura di Dio.

Non di solo pane - Numero 705 - pagina 18


Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola

L’incontro con Gesù porta gioia Meditazione di Fiorella Elmetti

È confortante sentire una voce amica che ci rassicura quando è "ormai buio". È confortante che un amico ci raggiunga quando si è stanchi e sfiduciati, provati dal "mare agitato" e dal "forte vento" che ci impedisce di raggiungere l'obiettivo prefisso. Allora, anche se l'alba non è ancora spuntata, nel nostro cuore viene la luce e ogni agitazione e nervosismo si placa. "Sono io, non abbiate paura!", è quello che Gesù dice ai discepoli, dopo essersi ritirato a pregare per evitare di cadere nella trappola del potere e del successo, avendo precedentemente operato guarigioni e moltiplicato pani e pesci. "Sono io, non abbiate paura!", Gesù non avrebbe potuto trovare parole più efficaci e capaci di rallegrare il loro cuore, tanto che "vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti". L'incontro con Gesù porta gioia ai discepoli e pure a noi, che senza di lui esperimentiamo cosa sono la paura e la tristezza. Certo, possiamo operare anche noi grandi cose, ma se non lo facciamo con l'amore che ci ha dato il Signore, cosa portiamo? Soltanto noi stessi (che siamo fragili e peccatori). L'amore con la gioia della fede, invece, ci fanno contemplare giorni sempre nuovi. In merito, Papa Francesco ci dice che “La gioia della fede, la gioia del Vangelo è la pietra di paragone della fede di una persona. Senza gioia quella persona non è un vero credente. Torniamo a casa, ma prima facciamo la celebrazione qui con queste parole di Gesù: ‘Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno. Lo vide e fu pieno di gioia’. E chiedere al Signore la grazia di essere esultanti nella speranza, la grazia di poter vedere il giorno di Gesù quando ci troveremo con Lui e la grazia della gioia”.

Chi può dimenticare quella notte, Signore? Il buio, il vento, il mare in burrasca e il nostro remare inefficace e pesante! E poi la tua presenza, sempre più chiara, e quella parola nella cui forza la nostra barca asseconda le onde e naviga agile e lieve verso il porto. Alleluia!

Agisci Prendiamo Gesù sulla barca della nostra vita ed egli ci condurrà alla meta. Oggi, sull’esempio di Maria, gli affido veramente le redini della mia vita.

Non di solo pane - Numero 705 - Tempo di Pasqua - pagina 19


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 705 Domenica 12 Aprile 2015 Chiuso il 8 Aprile 2015 Numero copie 1450

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

Per la tua vita spirituale visita il

Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

Ti aspetto ogni giorno su:

http://www.latracciameditazioni.it/


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