Non di Solo Pane n°706 - 18 Aprile 2015

Page 1

Non di solo

PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 19 Aprile 2015 Tempo di Pasqua

Anno XV - n째

Itinerario di preghiera quotidiana

706


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.latracciameditazioni.it

Aprile 2015

Offerta quotidiana Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché gli uomini imparino a rispettare il creato e a custodirlo quale dono di Dio.

Intenzione missionaria Perché i cristiani perseguitati sentano la presenza confortante del Signore Risorto e la solidarietà di tutta la Chiesa.

Intenzione dei vescovi Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.

Perché ogni Chiesa particolare si impegni ad essere presente dove maggiormente mancano la luce e la vita del Risorto.

Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 2


III Domenica di Pasqua Se guardiamo a Gesù, vediamo che alla vigilia di ogni decisione o avvenimento importante, si raccoglieva in preghiera intensa e prolungata. Coltiviamo la dimensione contemplativa, anche nel vortice degli impegni più urgenti e pesanti.

Domenica 19 Aprile III Settimana del Salterio

(Papa Francesco)

Il santo del Giorno: Beato Bernardo Sithiu penitente Le poche notizie pervenu­ teci circa la vita del Beato Bernardo di Sithiu sono quelle tramandate negli scritti di Giovanni di Si­ thiu, abate nel 1187, fonte di interesse e valore stra­ ordinari per approfondire la conoscenza del perso­ naggio. I Bollandisti men­ zionano inoltre una lettera dell’ottobre 1170 con la quale l’arcivescovo di

Narbona condannò Ber­ nardo all’espiazione. Tutti questi documenti e testimonianze fanno de­ durre che Bernardo di Maguellone, in seguito ad un omicidio, fu condanna­ to a compiere un pellegri­ naggio di espiazione. Do­ po aver vagato in lungo e in largo per molto tempo, si stabilì infine nei pressi dell’abbazia di Sithiu, ove

per quattro anni visse nel­ la miseria e nelle privazio­ ni, morendo infine il 19 aprile 1182. La fama di santità che si guadagnò in vita fu poi confermata dopo la morte da numero­ si miracoli verificatisi sulla sua tomba.

Brano Evangelico: Lc 24,35­48: Così sta scritto

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano rico­ nosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, cre­ devano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sor­ gono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Di­ cendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.

Contemplo: Le ultime parole del Vangelo di Luca ci dicono: «Di questo voi siete testimoni». La testimonianza dei cristiani riguarda la Passione e la Risurrezione di Gesù, la conversione del cuore e il perdono dei peccati. Il Signore ci ha aperto la mente per comprendere le Scritture e la storia dell'umanità. I dubbi che possono sorgere riguardano la comprensione e l'adesione da parte nostra e di tutti gli uomini all'opera di Dio, ma non po­ tranno mai esserci dubbi sulla bontà e sulla potenza di Dio.

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ pagina 3


G l i

a p p r o f o n di m e n ti

La conferma che è Lui Meditazione di don Luciano Vitton mea

Come è concreto il Signore. Di fronte alle resistenze e alla fatica di credere dei suoi discepoli mostra le sue mani e i suoi piedi. Non mostra la sua maestà divina ma la semplicità delle mani e dei piedi. Gesù è risorto, ha vinto per sempre la morte ma porta con sé in eterno il prezzo del riscatto. È il risorto, ma rimangono impressi nel suo corpo luminoso i segni del crocefisso. Le mani e i piedi forati diventano testimoni della sua identità, la conferma

che è Lui, il Signore. Ora sappiamo dove incontrare il Risorto, lo possiamo toccare e mangiare con lui una porzione di pesce arrostito. La maestà del Cristo è ascesa al cielo e siede alla destra del Padre ma quelle mani, quei piedi rimangono sempre con noi, fino alla fine dei tempi. Mi ha colpito un racconto di I. Turgheniev che ho trovato in un vecchio libro dal titolo Poesie in prosa e che esprime con una disarmante semplicità la verità poc’anzi esplicitata. “Passeggiavo per la via. Un mendicante, un vecchio

di

N o n

di

s o l o

p a n e

cencioso, mi fermò. Aveva gli occhi infiammati, lacrimosi, le labbra violacee, le vesti a brandelli, e mostrava piaghe ripugnanti. Oh, come la miseria aveva laidamente conciato quell'essere infelice! Mi stese la mano rossa, gonfia, sudicia. Con un gesto mi chiese soccorso. Mi frugai per tutte le tasche. Non avevo né il portamonete, né l'orologio, neppure il fazzoletto; non avevo proprio nulla indosso. E il mendicante se ne stava sempre lì, in attesa. Tendeva la mano ed era scosso da un fremito lieve. Turbato, confuso, afferrai vigorosamente quella mano lurida e tremante: «Abbia pazienza, fratello, non ho niente». Il mendicante mi guardò coi suoi occhi infiammati; le sue labbra violacee si schiusero e sorrisero, e mi strinse a sua volta le gelide dita. «Che importa, fratello!», mormorò, «grazie lo stesso. Anche questa è un'elemosina!». Compresi che avevo ricevuto anch'io un'elemosina da quel mio fratello”. Gesù non mostra la sua maestà divina ma la semplicità delle mani e dei piedi.

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 4


G l i

a p p r o f o n di m e n ti

di

N o n

di

s o l o

p a n e

Preghiamo la Parola

Contemplatio: La pace è Qualcuno La pace non è una situazione; non è neppure uno stato d'animo e certamente non è nemmeno solo una situazione politica. La Pace è Qualcuno. La pace è un nome di Dio. È il suo «nome che si avvicina» (Is 30,27) portando benedizione che fonda la comunità, che tocca personalmente e riconcilia. La pace è Qualcuno, il Trafitto, che appare in mezzo a noi e mostra le sue mani e il suo fianco, dicendo: «La pace sia con voi!». La pace è il vedere lui: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv20,28), e accettare anche la morte come qualcosa che non ci può più separare dal suo amore. «Egli è la nostra pace. Pace per quelli che sono vicini e per quelli che sono lontani» (Ef 2,17). Qui abbiamo la più forte identificazione della pace con il nome di Gesù. «Egli ha fatto dei due una cosa sola» (Ef 2,14). Di ogni dualità, discordia, separazione, di ogni divisione egli ha fatto I"Uno', ha fondato l'Uno e «ha

Su questa strada sempre pellegrini — peso di solitudi­ne nel cuore — vienici incontro tu, il Vivente tra i morti, e spezzaci il pane dell'amore. Su questa lunga strada dove, al tramonto, si stendono le nostre ombre, accendi, o Viandante avvolto di mistero, il vivido bivacco della tua parola e sapremo dal suo bruciante ardore che più viva, più forte la nostra Speranza è risorta. Sì, apri la nostra mente a comprendere la Parola che sola può dissipare i dubbi che ancora sorgono nel nostro cuore. Quante volte anche noi, incapaci di riconoscerti, ti abbiamo rinnegato! Ma tu, il Giusto, con mite patire ti sei fatto vittima di espiazione per i nostri peccati. Ora non lasciarci esitanti e turbati: la tua presenza infonda in noi la pace, il tuo spirito rischiari il nostro sguardo e ci renda gioiosi testimoni del tuo amore.

annullato l'inimicizia nella sua carne» (Ef 2,14). Colui che pregando cerca la pace con tutto il suo cuore, cerca colui che è la pace, nell'unico luogo in cui vengono donati riconciliazione, perdono dei peccati e pace: il luogo del sacrificio, il Golgotha, il Moriah eterno. (B. STANDAERT, Pace e preghiera, in G .ALBERIGO — E. BIANCHI — C.M. MARTINI, La pace: dono e profezia, Magnano 1991).

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 5


Tempo di Pasqua Quanti cristiani vivono per apparire. La vita loro sembra una bolla di sapone. E’ bella la bolla di sapone! Tutti i colori ha! Ma dura un secondo e poi che? (Papa Francesco)

Lunedì 20 Aprile III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Beato Domenico Nato da una famiglia be­ nestante ma attratto dal monastero di san Michele in Borgo nella città di Pisa, Domenico decise di abbandonare la vita agiata e lussuosa per dedicarsi completamente a Gesù. Verso il 1200 entrò così in monastero. Parroco di san Michele in Borgo nel 1204, non abbandonò mai

le dure pratiche asceti­ che, che sempre accettò con grande fervore. Colpito dalla piaga dei figli illegittimi che fla­ gellava la città di Pisa, eresse nel 1218 lo "Spedale dei Trovatelli" sempre presso san Mi­ chele. Morì il 20 aprile dell'anno dopo. Imme­ diatamente fu ritenuto

santo, non solo da tutti i cittadini pisani, ma anche la stessa Chiesa non esitò a ritenerlo tale. Pio IX (1846­ 1878) il 17 agosto 1854 approvò il decre­ to della Sacra Congre­ gazione dei Riti col quale si dichiarava beato Domenico Ver­ nagalli.

Brano Evangelico: Gv 6,22­29 Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Pa­ dre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Contemplo: «O Dio, che manifesti agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si pro­ fessano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme» (Preghiera iniziale). Il Signore ci invita a camminare sulla retta via: non ci chiede una cosa impossibile, poiché per fare questo ci ha manifestato la luce della sua verità, il Signore Ge­ sù, seguendo lui, possiamo tornare liberi e sicuri sulla retta via.

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ pagina 6


meditazione Elemento fragile

Preghiamo la Parola

Meditazione a cura di Elmetti Fiorella

Il pane è un elemento fragile, povero, semplice, eppure attraverso quel segno ci vengono richiamate diverse pagine della Bibbia: la manna (pane del cielo leggero e granuloso) che nel deserto nutre Mosè e il suo popolo, le focacce che sostengono il cammino stanco del profeta Elia, la moltiplicazione del pane coi pesci di fronte

alla

folla

riunita

sulla

montagna,

l’istituzione dell’Eucaristia durante l’Ultima Cena, il riconoscimento di Gesù risorto da parte dei discepoli di Emmaus, la frazione del pane che anima le prime comunità cristiane. Ma con Gesù nemmeno il pane in sé ha un valore assoluto: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”, il segno più

Grazia e fortezza, nel cuore di chi vive di te, Signore, e subito il male che piomba addosso, trascina, insidia. Sostienici e guidaci, Gesù, nel cammino di una testimonianza che parli di te e non di noi, nutrici e poni sulla nostra bocca le tue parole, rigenera con il pane di vita ogni nostra energia, perché sull'esempio luminoso di Stefano sappiamo portare con grazia e potenza, con coraggio, il sigillo del tuo amore. Alleluia!

importante è quindi procurarsi “non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo” e rico-

Agisci

noscere che “Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”. Così è stato per san Giuseppe di cui oggi ricorre la memoria di lavoratore, per Maria che credendo ha generato l’Emmanuele-con-noi, e per tanti cristiani riuniti attorno alla Sua Parola da ogni angolo della terra.

Giustamente ci diamo da fare per il cibo quotidiano, ma c'è bisogno di fare altrettanto per «il cibo che rimane». In che proporzione vivo questi impegni nella mia vita? Con Maria mettiamo Dio al primo posto: tutto troverà il suo ordine e il tempo non ci mancherà per ciò che è necessario.

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 7


Tempo di Pasqua Essere amici di Dio vuol dire pregare con semplicità, come un figlio si rivolge al genitore . (Papa Francesco)

Martedì 21 Aprile III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Sant’Anselmo d’Aosta Nasce verso il 1033 ad Aosta da madre pie­ montese, entrambi no­ bili e ricchi. Travagliato il rapporto con la fami­ glia che lo invia da un parente per l'educazio­ ne. Sarà solo con i be­ nedettini d'Aosta che Anselmo trova il suo posto: a quindici anni sente il desiderio di farsi monaco. Contra­ stato dai genitori decide di andarsene: dopo tre

anni tra la Borgogna e la Francia centrale, va ad Avranches, in Nor­ mandia, dove si trova l'abbazia del Bec con la scuola, fondata nel 1034. Qui conosce il priore Lanfranco di Pavia che ne cura il percorso di studio. Nel 1060 Anselmo entra nel seminario benedet­ tino del Bec, di cui diventerà priore. Qui avvierà la sua attività

di ricerca teologica che lo porterà ad essere an­ noverato tra i maggiori teologi dell'Occidente. Nel 176 pubblica il «Monologion». Nel 1093 diventa arcivesco­ vo di Canterbury. A causa di dissapori con il potere politico è co­ stretto all'esilio a Roma due volte. Muore a Canterbury nel 1109.

Brano Evangelico: Gv 6, 30­35

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché ve­ diamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pa­ ne dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Contemplo: Più delle nostre opere per Dio vale l'opera che Dio fa per

noi: ci dà la fede nel Figlio, e in Gesù ci rende figli di adozione, ci dà il pane della vita. È il pane che ci comunica la stessa vita divina: l'a­ more tra Padre, Figlio e Spirito, amore che abbraccia tutti i fratelli di fede e di speranza. Questo Pane è, già qui sulla terra, vita eterna e pe­ gno di futura risurrezione.

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ pagina 8


meditazione Se non fossi tuo, Cristo mio...

Preghiamo la Parola

Meditazione di Fiorella Elmetti

Perché Gesù dice di essere "il pane della vita"? Semplice, Egli, che viene dal cielo, nutre la nostra vita con le sue mille sfumature, con le sue gioie, le sue attese, le sue speranze, i suoi desideri. Le dona significato. In merito ho trovato due appunti che si completano a vicenda. Il primo è delle poetessa Alda Merini: "Se l’uomo vivesse delle sue percezioni e delle sue contentezze, se l’uomo non fosse quello che è, innamorato della propria felicità e della propria auscultazione, l’anima sarebbe come un ferro rovente che uccide il cuore, perché l’anima è amore. L’anima è negli spazi come una mano che prende ogni cosa, che ruba a noi preziosità; l’anima è colei che ci deruba ma è anche colei che dona, ed è un’amica indistruttibile, e qualcosa che vigila sulle nostre rovine. Se ne andrà un giorno, se ne andrà lontano, perché conosce terre infinite e spazi che non hanno riscontro nella mente umana, se ne andrà senza rimpianti lasciando solo un corpo che l’ha tenuta con sè per tanto tempo in un impero di felicità e di amore, ma che non l’ha capita, e l’ha talmente tradita che ha cercato perfino di afferrarla e di darle una spiegazione. Ma l’anima non ha una spiegazione, bisogna prenderla per quella che è: un volo d’angeli che ci passa accanto e ci dà solo un po’ di frescura". Il secondo appunto è di san Gregorio Nazianzeno: "Se non fossi tuo, mio Cristo, mi sentirei creatura finita. Sono nato e mi sento dissolvere. Mangio, dormo, riposo e cammino, mi ammalo e guarisco, mi assalgono senza numero brame e tormenti, godo del sole… e di quanto la terra fruttifica. Poi io muoio e la carne diventa polvere come quella degli animali che non hanno peccati. Ma io cosa ho più di loro? Nulla, se non Dio. Se non fossi tuo, Cristo mio, mi sentirei creatura finita".

Signore Gesù, contemplare con devozione il martirio di Stefano è ancora e sempre fare memoria viva della tua Pasqua. Mentre la tua parola ci forma e ci nutre, il cuore si sgomenta, perché si riconosce nel duro cuore di Saulo. Il giovane Stefano ci costringe a interrogarci e a lasciare che venga trasformata la nostra vita in un segno coraggioso, che sa prendere posizione e che rimanda a te. Alleluia!

Agisci Mi rassicura sapere che il Signore è come un luogo fortificato per la mia salvezza. Oggi ripeterò la frase del salmo, pensando che sono protetto dal Signore quando in lui mi rifugio.

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 9


G l i

a p p r o f o n di m e n ti

Meditazioni Pasquali

La voce buona. Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Pasqua significa “passaggio”. Dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dal buio alla luce, dall’incredulità alla fede. Pasqua significa rendere vivibile l’invivibile, dare senso e significato agli enigmi che da sempre accompagnano l’uomo. Un letto d’ospedale, la cella di un carcerato, i corpi disumanizzati dalla fame e dalla sete diventano “luoghi sacri” se sono illuminati dalla luce del crocifisso e dalla tomba vuota di Colui che è il Risorto, il Vivente. Ma la luce del Risorto non passa attraverso i polverosi tomi di teologia o di documenti belli e significativi ma che non toccano il cuore della gente, dei poveri, degli esclusi. Oggi abbiamo bisogno di segni, di gesti, di liturgie che diventano vita, che toccano il cuore degli uo-

mini. Gesti forti come quelli di papa Francesco che varca, come il risorto, le porte chiuse di un carcere per lavare i piedi a coloro “che abitano in questa casa”. E’ questa la profezia di ieri e di oggi: anche una buia cella può diventare “casa” se illuminata da gesti d’amore, dalla luce del Risorto che porta per sempre i segni “del riscatto”. Vedere il Santo Padre inginocchiato davanti a dodici detenuti, tra cui un transessuale, lavargli i piedi , asciugarglieli e baciarglieli ha toccato il cuore a tutti coloro che “scontano la loro pena”, li ha riscattati, li ha umanizzati. Un gesto d’amore che non giustifica le umane debolezze, ma le accetta e le redime. E la risposta non si è fatta attendere: «Il Papa è voluto essere uno di noi, il suo amore

di

N o n

di

s o l o

p a n e

e la sua Misericordia sono Cristo. Il carcere non è luogo sconsacrato: “Dove dimora il dolore il suolo è sacro”. Cristo arriva e porta pace alla disperazione degli uomini che sono al varco del confine, nelle urne del pianto. Arriva e libera gli spiriti legati alle catene. Cristo è uno dei nostri, fatica con noi per riscattare il nostro passato e per ripristinare i nostri giorni. Lo sentiamo camminare accanto a noi, consola la nostra libertà crocifissa, e a ogni passo sentiamo che il giogo diventa più sopportabile. Lui è stato crocifisso, ma quando vede crocifissi noi detenuti, diventa Cireneo, ci aiuta a portare il peso della croce e cammina insieme a noi e ci rende creature nuove e forti. Così, sulle macerie delle parole e degli ascolti, dentro il deserto del carcere, poveri in mezzo ai poveri e tutti nella miseria, abbiamo sperato ancora. È proprio dentro questo vivere che abbiamo capito che è cambiata la nostra storia e la nostra vita». Gli uomini d’oggi non hanno bisogno di una chiesa elitaria, di una comunità di “pochi ma buoni”; non abbiamo più bisogno di vani ragionamenti o di documenti che sono incomprensibili alla gente “dai piedi sporchi e polverosi”. L’uomo di ieri e di oggi ha bisogno di “una voce buona”. «Giovedì 2 aprile 2015 la voce del Papa era stanca e addolorata ma era “la voce buona”, noi detenuti l’abbiamo riconosciuta subito. Lui era Cristo. Grazie, Francesco».

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 10


Tempo di Pasqua Non dobbiamo avere paura della bontà e neanche della tenerezza. (Papa Francesco)

Mercoledì 22 Aprile III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Leonida L'editto di Settimio Se­ vero, come dice Cle­ mente Alessandrino, riempì l'Egitto di marti­ ri: tra questi Eusebio nomina Leonida che ebbe il capo troncato nel 204, lasciando orfani sette figli, il maggiore dei quali, appunto Ori­ gene, aveva appena di­ ciassette anni. Nel narrare la vita di quest'ultimo poi, il me­

desimo storico si sof­ ferma lungamente a descrivere le cure con le quali Leonida edu­ cò il figlio allo studio della S. Scrittura pri­ ma che a quello delle lettere, come ringra­ ziasse Iddio di aver avuto un figlio così precocemente entu­ siasta di quegli studi, come riconoscesse la mano di Dio nel fan­

ciullo, e di notte, quan­ do questi dormiva, si soffermasse a baciargli il petto quasi fosse un sacrario dello Spirito Santo. Lo stesso Euse­ bio ci ha conservato un frammento della lettera che il figlio diciasset­ tenne gli inviò in pri­ gione per esortarlo al martirio.

Brano Evangelico: Gv 6, 35­40

In quel tempo, disse Gesù alla folla:«Io sono il pane della vita; chi vie­ ne a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho det­ to però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Pa­ dre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Contemplo: Signore Gesù, «eterna verità e vera carità e cara eterni­ tà!», tu dici alla gente che ti vede moltiplicare i pani e in tanti altri fat­ ti: «Voi mi avete visto, eppure non credete». Dici anche: «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (Gv 20,29). Ti preghiamo, con le parole dell'Apostolo Pietro: «Noi ti amiamo, pur senza averti visto e ora, senza vederti, crediamo in te» (cf 1Pt 1,8). Sole di giustizia, illu­ mina gli occhi del nostro cuore: «Credo, aiuta la mia incredulità!» (Mc 9,24).

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ pagina 11


meditazione Un vero incontro con il Risorto

Preghiamo la Parola

di Fiorella Elmetti

C’è una filastrocca di Gianni Rodari che dice: “S'io facessi il fornaio vorrei cuocere un pane così grande da sfamare tutta, tutta la gente che non ha da mangiare. Un pane più grande del sole, dorato, profumato come le viole. Un pane così verrebbero a mangiarlo dall’India e dal Chilì i poveri, i bambini, i vecchietti e gli uccellini. Sarà una data da studiare a memoria: un giorno senza fame! Il più bel giorno di tutta la storia”… Poter saziare la fame di tutti, che bel sogno! Per noi uomini e donne è un’impresa irraggiungibile, perché siamo pieni di limiti e di difetti, e anche quando le cose procedono bene siamo capaci di inventarci mille problemi. Ma per Dio non è un sogno o un’impresa irraggiungibile, ma una realtà già viva con il dono dell’eucarestia e il dono della fede. Come nel giorno di Pasqua, così anche oggi ogni Eucaristia deve essere un vero incontro con il Risorto (come abbiamo visto nell’articolo precedente), che dice a tutti: “Guardate e toccate le mie piaghe... credete, sono proprio Io... e annunciate la mia Risurrezione intorno a voi: nelle vostra famiglie e nei caseggiati, per le strade e attraverso i vari modi di comunicazione... perché oggi, Io sono il Risorto come duemila anni fa, e oggi, tanto come allora e più di allora, il mondo ha bisogno di sapermi vivo e di accogliere la mia parola!”. Don Rodolfo Reviglio afferma: “Se pensiamo che oggi molti extracomunitari sono tra le nostre case e nelle nostre città, dobbiamo renderci conto che più nessuno può scusarsi dicendo che non può essere missionario perché non può lasciare la propria casa, il proprio paese, la propria nazione. Li abbiamo qui i non cristiani, e anch’essi, come i pagani di allora, possono benissimo essere evangelizzati da ciascuno di noi!”.

Signore Gesù è la tua Pasqua: ogni «grande lutto», vissuto fino in fondo, non negato, ma accolto e fatto proprio con amore, non è mai l'ultima parola! Grande gioia, nelle città del nostro cuore, quando da ogni perdita rinasce vita, nuovi germogli, incontri impensati, solitudini feconde. Grandissima gioia quando perdere tanto di noi ci prostra, ma libera in noi la speranza! Alleluia!

Agisci Può capitare che le difficoltà ci disperdano lontano dal centro del nostro cuore, ci facciano smarrire lontano da Dio, per le vie del mon­ do. Oggi voglio tornare al centro del mio cuore, dove Gesù mi aspetta per abbracciarmi. Maria, accompagnami tu!

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 12


Tempo di Pasqua I sacramenti sono gesti del Signore. Non sono prestazioni o territori di conquista di preti o vescovi.

Giovedì 23 Aprile III Settimana del Salterio

(Papa Francesco)

Il Santo del giorno: San Giorgio

Giorgio, il cui sepolcro è a Lidda (Lod) presso Tel Aviv in Israele, venne onorato, almeno dal IV secolo, come martire di Cristo in ogni parte della Chie­ sa. La tradizione popo­ lare lo raffigura come il cavaliere che affron­ ta il drago, simbolo della fede intrepida che trionfa sulla forza del

maligno. La sua me­ moria è celebrata in questo giorno anche nei riti siro e bizanti­ no.

dal greco. Emblema: Drago.

Patronato: Arcieri, Cavalieri, Soldati, Scout, Esploratori/ Guide AGESCI. Etimologia: Giorgio = che lavora la terra,

Brano Evangelico: Gv 6, 44­51

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo gior­ no. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcu­ no abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Contemplo: In Gesù si compiono le profezie di Is 54,13 e di Ger 31,33­ 34. Il Signore è venuto ad istruirci di persona! Ma non toglie «un solo iota o un solo trattino» della Scrittura e della voce della Chiesa, che noi ascoltiamo con umiltà, come parola di Dio. Gesù ci parla di persona, e attraverso una «moltitudine di testimoni» (Eb 12,1). Dice san Paolo: «La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi per­ suasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito» (1Cor 2,4).

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ pagina 13


meditazione Come una nuova nascita

Preghiamo la Parola

Meditazione di Elmetti Fiorella

È proprio vero ciò che dice Gesù: "chi crede ha la vita eterna"... leggete la storia di un ragazzo albanese: "Un pomeriggio stavo giocando per strada con i miei amici. Mia mamma mi chiamava, vieni in casa che si fa tardi. Io pensai “ancora una partita e vado”. Proprio allora, pochi minuti dopo, una pallottola vagante mi colpì alla schiena. Quel giorno la mia vita cambiò. Rimasi paralizzato agli arti inferiori e costretto a letto. Mia madre fu molto forte e fece di tutto per me, rivolgendosi in ogni posto. Un giorno andò alla Chiesa Cattolica presente in città. Andò come a chiedere l’elemosina, era disperata e non si aspettava neppure una risposta positiva per i tanti rifiuti ricevuti fino a quel giorno. Ma alla Chiesa trovò persone accoglienti, che si interessarono di noi e ci aiutarono. Sentimmo molta gratitudine per i cristiani. Dopo alcuni anni arrivarono le sorelle della P.F.. Mia madre si rivolse a loro per chiedere un aiuto e lì trovammo oltre che un aiuto, una vera famiglia. Le sorelle mi hanno dato la possibilità di trascorrere dei periodi in Italia per fare fisioterapia intensiva, che in Albania dovevo fare da solo. Con il lavoro intenso ho avuto miglioramenti, ora sto in carrozzina, mi sposto da solo, esco. Mia madre intanto iniziò il cammino di catecumenato per ricevere il Battesimo. Dopo di lei, anche io sentii il desiderio di diventare cristiano e nel 2012 abbiamo ricevuto insieme il Battesimo. Il Signore ha benedetto ancora la mia famiglia. Dopo di noi anche mio fratello F. ha conosciuto la fede cristiana e ha chiesto di unirsi a noi ricevendo i sacramenti con la moglie e il piccolo appena nato. L’incontro con la fede e con la comunità cristiana è stato per me come una nuova nascita...". Chi crede non risolve i problemi, ma trova la sua radice e niente è come prima.

Signore Gesù, vi sia anche per noi, lungo il viaggio della vita, chi ci si pone accanto e, come Filippo, ci aiuta ad accogliere sempre e nuovamente il dono inestimabile del tuo vangelo. Siamo poveri, Signore, rendici capaci tu di ridonarti e di farci noi stessi compagni nel cammino e credibili testimoni del grande Tesoro affidato al fragile coraggio della reciproca testimonianza. Alleluia!

Agisci Oggi rifletto sull'amore del Padre che ci ha inviato suo Figlio. Gli dico davvero con amore: «Padre nostro!». E con gli altri mi comporto da vero fratello!

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 14


G l i

a p p r o f o n di m e n ti

La Pasqua settimanale A cura di Tiziana e Cristina

Se la gente conoscesse il valore dell'Eucaristia, l'accesso alle chiese dovrebbe essere regolato dalla forza pubblica. (santa Teresa di Lisieux) Quando stai bene, la Messa l'ascolti; quando stai male e non vi puoi assistere, la Messa la dici. (S. Pio da Pietrelcina)

Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto (Genesi 2,3). Non i soliti stracci ma il vestito bello. Non i pasti

scadenti ma un pranzo abbondante. Il riposo dopo la dura fatica. Gli amici dopo la solitudine dei campi. Questo era la domenica nella civiltà contadina. Essa era il giorno che dava senso agli altri giorni. E tutto ruotava attorno alla

di

N o n

di

s o l o

p a n e

messa. Nella civiltà industriale la domenica è weekend per aspettare il lunedì: il giorno della produzione, quello vero. E la messa? E tempo sottratto al sonno, al footing, allo sport, alla gita. Come riproporre la domenica come il giorno che, con la risurrezione di Cristo, buca il tempo e apre sulla festa senza fine, per la quale siamo fatti? I lamenti e le nostalgie non servono. La domenica deve offrire quello che il cuore cerca e i giorni della produzione non danno: la gratuità. Dal lunedì al sabato c'è il profitto. Alla domenica c'è il dono: il tempo per sé, per la fami­ glia, per gli amici, per i malati, per i poveri, per i defunti, per il Signore. Con al centro la messa. Non un dovere, ma dono di Dio a noi e dono nostro a Dio e alla comunità, per camminare verso il giorno vero, quello senza tramonto.

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 15

(Tonino Lasconi)


Tempo di Pasqua Uscire da sé stessi è uscire anche dal recinto dell’orto dei propri convincimenti considerati inamovibili se questi rischiano di diventare un ostacolo, se chiudono l’orizzonte che è di Dio. (Papa Francesco)

Venerdì 24 Aprile III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Benedetto Menni San Benedetto Menni, al secolo Angelo Ercole è stato il restauratore dell’ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio (Fatebenefratelli) in Spagna, nonché il fon­ datore nel 1881 delle Suore ospedaliere del Sacro Cuore, particolar­ mente dedite all’assistenza dei malati psichiatrici. Nato nel 1841, lasciò il posto in

banca per dedicarsi, co­ me barelliere, ai feriti della battaglia di Magen­ ta. Entrato tra i Fatebe­ nefratelli, fu inviato a soli 26 anni in Spagna con l’improbo compito di far rinascere l’Ordine, che era stato soppresso. Ci riuscì tra mille diffi­ coltà – tra cui un proces­ so per presunti abusi a una malata di mente, concluso con la condan­

na dei calunniatori – e in 19 anni da provinciale fondò 15 opere. Su suo impulso la famiglia reli­ giosa rinacque anche in Portogallo e Messico. Fu poi visitatore apostolico dell’Ordine e anche su­ periore generale. Morì a Dinan in Francia nel 1914, ma riposa a Ciem­ pozuelos, nella sua Spa­ gna. È santo dal 1999.

Brano Evangelico: Gv 6, 52­59

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risu­ sciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio san­ gue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rima­ ne in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

Contemplo: La vita di chi vuole seguire Gesù è illuminata dalla luce di Dio («Io sono la luce») e nutrita dal pane di Dio («Io sono il pane di­ sceso dal cielo»). Così pregava sant'Agostino: «Signore, a te sospiro giorno e notte. Appena ti ho conosciuto, mi sono visto lontano da te nella regione devastata dalla fame, e mi è parso di udire la tua voce dall'alto: "Io sono il cibo dei grandi. Cresci, e mi mangerai. Però non sarò io a cambiare, come il cibo della tua carne, ma sarai tu che ti tra­ sformerai in me"».

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ pagina 16


Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola Il pane di vita A cura della redazione

Signore Gesù, Siamo nella parte conclusiva del discorso del pane di vita in cui la polemica con i giudei si fa più aspra. I giudei non sono disponibili al dialogo, si chiudono in sé stessi e cominciano a discutere sulle affermazioni di Gesù: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Loro non capiscono le parole di Gesù, perché le prendono letteralmente. Ma Gesù non diminuisce le esigenze, non ritira nulla di ciò che ha detto ed insiste: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate le carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui». Mangiare la carne di Gesù significa accettare Gesù come il nuovo Agnello pasquale, il cui sangue ci libera dalla schiavitù. La legge dell'Antico Testamento, per rispetto verso la vita, proibiva di mangiare il sangue. Sangue era il segno della vita. Bere il sangue di Gesù significa assimilare lo stesso modo di vivere che ha caratterizzato la vita di Gesù. Ciò che dà vita non è celebrare la manna del passato, ma mangiare questo nuovo pane che è Gesù, la sua carne e il suo sangue. Partecipando all'Eucaristia, assimiliamo la sua vita, la sua donazione, il dono di sé. Nell'Eucaristia mangiamo realmente il corpo di Gesù, lo assimiliamo in noi, lo digeriamo, diventa parte del nostro corpo, cioè quel pane ci fa simili a Lui nella misura in cui ci lasciamo coinvolgere dalla sua logica di amore. Un autore affermava che l'Eucaristia è molto più biologica che spirituale perché è il modo scelto da Dio per entrare in una comunione profonda con noi. Nessun amore umano arriva a tanto, nessun amore si fa mangiare così come fa Dio.

un istante di luce può essere l'attimo di eternità che irrompe nella nostra vita, ne modifica la rotta, ci dirige in mare aperto, modifica il volto del nostro cuore. All'improvviso... gli occhi vedono, le orecchie odono, la mano si tende come fosse la prima volta. Alleluia!

Agisci A volte anche noi, a nostro modo, "perseguitiamo" Gesù nei fratelli, magari dicendo: «Quello è "bigotto", quell'altro vuole fare il santo...». Oggi mi propongo di non giudicare nessuno, ma di rispettare quel Gesù che si nasconde in ognuno di noi.

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 17


Tempo di Pasqua Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio. (Papa Francesco)

Sabato 25 Aprile III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Marco Evangelista La figura dell’evangelista Marco, è conosciuta sol­ tanto da quanto riferisco­ no gli Atti degli Apostoli e alcune lettere di s. Pie­ tro e s. Paolo; non fu certamente un discepolo del Signore e probabil­ mente non lo conobbe neppure, anche se qual­ che studioso lo identifica con il ragazzo, che se­ condo il Vangelo di Mar­ co, seguì Gesù dopo l’arresto nell’orto del

Getsemani, avvolto in un lenzuolo; i soldati cerca­ rono di afferrarlo ed egli sfuggì nudo, lasciando il lenzuolo nelle loro mani. Quel ragazzo era Marco, figlio della vedova bene­ stante Maria, che mette­ va a disposizione del Maestro la sua casa in Gerusalemme e l’annesso orto degli uli­ vi. Nella grande sala della loro casa, fu consu­ mata l’Ultima Cena e lì

si radunavano gli apo­ stoli dopo la Passione e fino alla Pentecoste. Quello che è certo è che fu uno dei primi battez­ zati da Pietro, che fre­ quentava assiduamente la sua casa e infatti Pie­ tro lo chiamava in senso spirituale “mio figlio”.

Brano Evangelico: Mc 16, 15­20

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tut­ to il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderan­ no in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla de­ stra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Contemplo: È sorprendente il modo in cui Marco (Giovanni Marco degli Atti, delle Lettere di Paolo e di Pietro), nel suo «Vangelo di Ge­ sù, Cristo, Figlio di Dio» e «figlio di Maria» (Mc 6,3), risponde alla domanda su cosa significhi essere discepoli di Gesù: non basta che mettano in pratica i suoi insegnamenti; devono, come Lui, proclamare la venuta del regno di Dio e percorrere il suo cammino di servizio e di dedizione agli altri. I discepoli continuano il mistero che Gesù ha ini­ ziato.

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ pagina 18


Meditiamo la Parola

Preghiamo la Parola

Anche Isabel è mondo Meditazione di Fiorella Elmetti

Mai avrebbero creduto i detenuti di Rebibbia di trovarsi di fronte a Papa Francesco per la celebrazione della lavanda dei piedi il Giovedì Santo. Nemmeno Isabel, transessuale, avrebbe mai immaginato di essere scelta tra le dodici persone a cui il Papa ha lavato i piedi. Ma ora che è successo tutto di lei parla di Gioia. I capelli in ordine, come tutta la sua persona, perfino la voce ha toni profondi di pace. In una sua testimonianza rilasciata in un video racconta che, pur essendo da quattordici anni a Roma, in precedenza non era mai riuscita ad andare ad una Messa in Piazza san Pietro, né di domenica né in un giorno feriale, e, così, "se Maometto non va alla montagna, la montagna va a Maometto", precisando che lei crede tanto in Dio. Quando si è trovata di fronte al Papa che le baciava e lavava il piede, l'ha guardato negli occhi e gli ha detto. "Io pregherò per te e per la pace nel mondo". Ed ora afferma che quella visita, quello sguardo pieno di fiducia che ha incontrato e da cui si è sentita accolta, quel gesto umile e pieno di affetto le ha aumentato la fede. È un incontro che Isabel non dimenticherà mai. Perché racconto questo? Perché anche Isabel è mondo ed è creatura a cui il Vangelo va annunciato, come oggi chiede Gesù. Isabel fa parte di quel mondo pieno di tenebre che per tanto tempo i cristiani benpensanti e di vecchia data hanno tenuto fuori dalla portata di Dio. Adesso, invece, con Papa Francesco in modo particolare e la sua testimonianza concreta di cosa significa essere misericordiosi, stiamo facendo esperienza che Dio non esclude proprio nessuno dal suo amore e che esso arriva anche lì, dove il peccato ha imprigionato Isabel dietro le sbarre per un reato qualsiasi. Andiamo, dunque!

Signore Gesù, ti ringraziamo oggi per il grande dono dell'evangelista Marco. Le parole del suo vangelo ci guidano nella conoscenza e nell'amore, il suo annuncio richiama la semplicità conquistata dell'essere ultimo, semplicemente figlio e fratello. Aiutaci ad ammansire il male che ruggisce nel nostro cuore e insegnaci a essere figli tuoi, forti e fieri nel seguirti servendo. Alleluia!

Agisci Oggi chiedo a Maria di intercedere per me il dono dell'umiltà e di aiutarmi a capirne la bellezza e la gioia, per viverlo nel quotidiano.

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 19


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 706 Domenica 19 Aprile 2015 Chiuso il 14 Aprile 2015 Numero copie 1450

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

Per la tua vita spirituale visita il

Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

Ti aspetto ogni giorno su:

http://www.latracciameditazioni.it/


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.