Non di Solo Pane n°708

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Non di solo

PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 03 Maggio 2015 Tempo di Pasqua

Anno XV - n째

Itinerario quotidiano di preghiera

708


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.latracciameditazioni.it

Maggio 2015

Offerta quotidiana Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché, rifiutando la cultura dell’indifferenza, possiamo prenderci cura delle sofferenze del prossimo, particolarmente dei malati e dei poveri.

Intenzione missionaria Perché l’intercessione di Maria aiuti i cristiani che vivono in contesti secolarizzati a rendersi disponibili per annunciare Gesù.

Intenzione dei vescovi Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.

Perché le Conferenze Episcopali portino il loro contributo molteplice e fecondo per realizzare il senso di collegialità nella Chiesa.

Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

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V Domenica di Pasqua In un mondo che non riusciamo a interessare con le parole che noi diciamo, solo la Sua presenza che ci ama e che ci salva può interessare. Il fervore apostolico si rinnova perché testimoni di Colui che ci ha amato per primo. (Papa Francesco)

Domenica 03 Maggio I Settimana del Salterio

Il santo del Giorno: Beata Emilia Bicchieri Fondò con l’eredità pa­ terna il monastero do­ menicano di Santa Mar­ gherita a Vercelli, ove sin dall’età di 18 anni volle servire il Redento­ re seguendo l’austero itinerario che Egli stes­ so le aveva indicato. La rettitudine d’intenzione che esclude dal nostro

agire fini secondi man­ tenendoci costantemen­ te protesi verso Dio e la filiale gratitudine per i doni ricevuti sono le due doti dominanti del­ la sua vita spirituale.

Martirologio Romano: A Vercelli, beata Emilia Bicchier i, ver gin e dell’Ordine di san Do­ menico, che, sebbene nominata più volte prio­ ra, svolse con letizia di spirito tra le sue conso­ relle i più umili servizi domestici.

Brano Evangelico: Gv 15, 1­8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nul­ la. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In que­ sto è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Contemplo: Io sono la vite, voi i tralci (cv 15,5) «Io sono la vite vera, che porta frutto, e voi staccati da me non potete produrre frutto, senza di me non potete fare nulla. Io sono il pane, quello vero (Gv 6,32), diverso dagli altri cibi che non saziano. Io sono la luce vera (Gv 1,9), diversa dagli altri bagliori che non illuminano». Se amiamo Gesù e rimaniamo con lui, egli rimane in noi e possiamo produrre «molto frutto», perché partecipiamo alla sua vita e alla pie­ nezza della sua gioia.

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G l i

a p p r o f o n di m e n ti

La bellezza che salva Meditazione di Fiorella Elmetti

Più la vite è estesa e ben curata e più c’è la possibilità che nascano numerosi rami con grappoli gustosi. Essi, in verità, possono anche venire tagliati e fatti attecchire altrove, ma senza la vite non possono fruttificare. E chi decide se e quando tagliare non è forse l’agricoltore? Quindi, per portare frutto il tralcio, la vite e l’agricoltore devono rimanere l’uno in relazione dell’altro, altrimenti non c’è speranza di vita. La stessa cosa vale per i cristiani: soltanto rimanendo uniti a Cristo e alla Chiesa possono portare frutto e comunicare l’amore di Cristo. Il “Rimanere” ci chiede di

credere nella bellezza di vivere, in quella bellezza che “salverà il mondo”. In proposito riporto questa storiella: “Quando lo Spirito di Dio trasse il mondo dal Nulla, il Nulla chiese: "Chi lo salverà dal ritornare a Me?". Lo Spirito rispose: "Lo salverà la Bellezza", di cui il Nulla, nulla sapeva. La Prima Bellezza, quella che attrasse gli uomini a Dio anziché al Nulla, fu quella della natura. Il lampeggiare dei ghiacciai, l’animata tavolozza del mare, l’esuberanza delle forme viventi affascinarono l’uomo che si disse: "Chi si nasconde dietro tanta magnificenza?" La Seconda Bellezza nacque dalle mani dell’uomo.

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Egli le sentì animate da un impulso irresistibile e strano. Forgiò vasi di un’armonia mai vista, dipinse figure più misteriose di quelle esistenti, costruì edifici più fantastici di quelli naturali. L’uomo si chiese: "Chi agisce nelle mie mani?" La Terza Bellezza fu quella del pensiero. In ogni angolo del mondo, dovunque vi fosse un uomo, il pensiero deponeva i propri germi. Ne nasceva una trama di realtà che né la natura né le mani sapevano tessere, un mondo parallelo a quello visibile e, forse, ancora più ricco. E l’uomo si stupì: "Chi muove dentro di me il mio pensiero?". L’Ultima Bellezza è quella che ognuno porta dentro di sé e i cui tratti può cogliere quando riesce a guardarsi dentro in limpidezza trasparente. Non se ne può parlare, poiché è diversa per ognuno di noi, ma la sua semplicità confina con il tutto. È tale bellezza che suscita la domanda più inquietante: "Da chi sono abitato?" Sino a che l’uomo si porrà anche una sola di queste domande sulle Quattro Bellezze, il Nulla attenderà invano che il mondo ritorni a lui.

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a p p r o f o n di m e n ti

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Preghiamo la Parola

Contemplatio: un abbraccio di Carità Anche la vite, quando intorno le è stato zappato il terreno, viene legata e tenuta diritta affinché non si pieghi verso terra. Alcuni tralci si tagliano, altri si fanno ramificare: si tagliano quelli che ostentano un'inutile esuberanza, si fanno ramificare quelli che l'esperto agricoltore giudica produttivi. Perché dovrei descrivere l'ordinata disposizione dei pali di sostegno e la bellezza dei pergolati, che insegnano con verità e chiarezza come nella Chiesa debba essere conservata l'uguaglianza, sicché

nessuno,

se ricco e ragguardevole, si senta superiore, e nessuno, se povero e di oscuri natali, si abbatta o si disperi? Nella Chiesa ci sia per tutti un'unica e uguale libertà, con tutti si usi pari giustizia e identi-

Signore Gesù, ti ringraziamo! La tua parola. ci esorta a rimanere. Rimanere perché la tua presenza renda vivo e pulsante il nostro cuore tardo, lo dilati, lo spalanchi, lo renda compassionevole e mite: uno specchio piccolo, ma lucente del grande, tenerissimo amore che abbiamo ricevuto e continuamente riceviamo, se rimaniamo in te.

ca cortesia. Per non essere piegato dalle burrasche del secolo e

Alleluia!

travolto dalla tempesta, ognuno, come fa la vite con i suoi viticci e le sue volute, si stringe a tutti quelli che gli sono vicini quasi in un abbraccio di carità e unito ad essi si sente tranquillo. È la carità che ci unisce a ciò che sta sopra di noi e ci introduce in cielo. «Se uno rimane nella carità, Dio rimane in lui» (1 Gv 4,16). Perciò anche il Signore dice: «Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può produrre frutto da solo, se non resta unito alla vite, così anche voi, se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci» (Gv 15,4s). AMBROGIO,

Exaemeron III 5,12, passim

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Tempo di Pasqua Uscire da sé stessi è uscire anche dal recinto dell’orto dei propri convincimenti considerati inamovibili se questi rischiano di diventare un ostacolo, se chiudono l’orizzonte che è di Dio.

Lunedì 4 Maggio I Settimana del Salterio

(Papa Francesco)

Il Santo del giorno: Santa Antonina di Nicea Nel Martirologio Romano questa santa è menzionata tre volte: il 1 marzo, il 4 maggio e il 12 giugno, e ogni volta in maniera di­ versa, come se si trattasse di tre persone distinte. Si tratta invece della stessa persona, il cui "dies nata­ lis" è il 4 maggio, come appare nel Martirologio Siriaco del IV secolo. Gli elogi del Martirologio Ro­ mano rispecchiano un'anti­ ca "passio" perduta. Secon­

do queste fonti Antonina, cristiana di Nicea in Biti­ nia, durante la persecu­ zione di Diocleziano ar­ restata per ordine del prefetto Priscilliano, fu battuta con le verghe, sospesa al cavalletto, dilaniata ai fianchi e infi­ ne arsa viva. Qualche codice del Geronimiano aggiunge che Antonina fu uccisa di spada. Alcu­ ni documenti dicono che fu rinchiusa in un sacco e

gettata in una palude; sembra, però, che que­ ste circostanze non ap­ paiano nei documenti più antichi. Secondo il Martirologio Siriaco e molti codici del Marti­ rologio Geronimiano il martirio sarebbe avve­ nuto a Nicomedia, men­ tre altri codici lo pongo­ no a Nicea in Bitinia.

Brano Evangelico: Gv 14, 21­26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comanda­ menti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Pa­ dre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Pa­ dre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Contemplo: Lo Spirito insegnerà ogni cosa (Gv 14,26) Lo Spirito Santo, che ci insegnerà ogni cosa, è detto anche «Pa­ raclito». Per capire bene cosa significa Paràclito ­ etimologicamente «Colui che viene a una chiamata di aiuto» ­ non dimentichiamo che Gesù stesso ne ha dato la spiegazione: «Egli rimane presso di voi e sa­ rà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi» (Gv 14,17­18). Il Para­ clito è Dio, Consolatore nelle difficoltà, Avvocato nelle tribolazioni, e Dono di gioia.

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meditazione Figli, non servi

Preghiamo la Parola

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Grazie, Signore Gesù! La legge del Signore non va eseguita ma ascoltata e osservata. L’eseguire è l’atteggiamento tipico del servo, l’ascolto invece ci fa entrare in una relazione intima e famigliare. E’ più facile eseguire che ascoltare e osservare. Quando eseguo un ordine non sono più responsabile dell’azione che compio perché le colpe o i meriti ricadono esclusivamente su chi impartisce il comando mentre chi lo traduce diventa paradossalmente irresponsabile. L’ordine deresponsabilizza. Dio ci chiama ad assumerci le nostre responsabilità, ci chiama ad osservare e a mettere in pratica quello che abbiamo ascoltato. L’ascolto richiede attenzione e fatica, l’ordine no. L’osservanza nasce dall’amore, l’ordine invece incute tremore e paura; chi osserva è figlio, chi esegue è semplicemente un povero paltonière, un misero accattone senza coscienza e privo di volontà propria. Si ascolta l’amico, l’amato, il paterno; si osserva il bene, il bello, cioè che incanta per la sua trasparenza. L’osservare apre lo sguardo agli ampi spazi della contemplazione. Così si esprime una grande mistica, Santa Elisabetta della Trinità: “Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarti, voglio rendermi docilissima ad ogni tuo insegnamento, per imparare tutto da te. E poi, nelle notti dello spirito, nel vuoto, nell'impotenza, voglio fissarti sempre e starmene sotto la tua grande luce”. L’ascolto accende una piccola luce nella buia notte dello spirito, l’ordine spegne la luce della ragione.

Tu irradi l'amore del Padre, proprio nei passi più malfermi della nostra Umanità e ci sostieni nella realtà faticosa, ma autentica della nostra vita. Il tuo Spirito ci consola, ci rafforza e ci ricorda che siamo radicati nella fatica della maturazione del divino gioco di amore che si rifrange tra te e il Padre... un riflesso di arcobaleno, anche per la nostra esistenza. Alleluia!

Agisci Forse qualcuno poterebbe pensare di me: “Dov’è il suo Dio di cui parla tanto?”. Mi impegnerò ad una maggiore coerenza nella fede che professo, affinché nelle opere buone sia glorificato il Signore.

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L’angolo del I° Mistero Gaudioso

L’annunciazione A cura di Fiorella, Tiziana e Cristina

Frutto del mistero: L’umiltà.

"Siamo agli occhi di Dio quel che siamo: né più, né meno: Dobbiamo soltanto compiacerlo. Tutto il nostro merito è di contribuire alla grazia". San Giovanni Maria Vianney

< «Ecco, io sono l'ancella del Signore, si faccia di me un secondo la tua parola» (Lc 1,

31.38). Nessun altro evento si compì mai con tanta semplicità, eppure la decisione, che fu presa in quell'ora, congiunge la terra al cielo. Questo evento si ripete spiritualmente nella vita di ogni fedele. Soprattutto quando uno per la prima volta, attraverso una parola viva, un libro o un'esperienza interiore, è commosso dalla figura e dalla parola di Cristo in modo da avvertire che quella è la verità e ad essa si volge con spirito pronto. Il Signore entra in lui come realtà e forza viva ed incomincia quell'azione di cui già abbiamo parlato: Cristo penetra in lui e vi si sviluppa; l'uomo nuovo si forma su di Lui. Da quell'ora l'appello si ripete continuamente: ogni volta che ascoltiamo una sua verità; ogni volta ch'Egli ci appare, ci comanda o ci ammonisce, si rinnova l'esigenza di accoglierlo in noi più profondamente e di mettergli a disposizione il nostro proprio essere con più pronta volontà. (Romano Guardini)

ESEMPIO ­ Un giorno Ruggero Bonghi, letterato e filosofo napoletano disse a un sa­

cerdote suo amico: «Voi mi conoscete male. Sappiate che, tra i laici, io sono uno di quelli che più hanno parlato di Dio». Il sacerdote gli diede una risposta che lasciò il filosofo pensoso: «I buoni cristiani si riconoscono non dal parlare di Dio, ma dal parlare a Dio!». I Santi, infatti, quasi continuamente parlavano a Dio, trascorrendo in preghiera tutto il tem­ po libero dai loro doveri. Perché non fruttare alcuni momenti in cui siamo soli (in auto­ mobile quando guidiamo o quando stiamo facendo alcuni lavori manuali) per recitare una decina del Santo Rosario?

INTENZIONE: per le anime sacerdotali e religiose 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

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Martedì 05 Maggio

Tempo di Pasqua “Non possiamo annunciare altro che la vita, dal principio alla fine. Tutti noi dobbiamo curare la vita, amare la vita, con tenerezza, calore.”

I Settimana del Salterio

(Papa Francesco)

Il Santo del giorno: Sant’Angelo da Gerusalemme

Angelo è annoverato tra i primi Carmelita­ ni che dal monte Car­ melo tornarono in Sicilia, dove, secondo le fonti tradizionali degne di fede, morì a Licata per mano di uomini empi, nella prima metà del secolo XIII. Venerato come

martire, ben presto fu edificata una chiesa sul luogo del suo martirio, e ivi venne deposto il suo corpo. Solo nel 1662 i suoi resti mortali furono trasferiti alla chiesa dei Carmeli­ tani di Licata. Il cul­ to di sant'Angelo si

diffuse in tutto l'Ordi­ ne e anche tra il popo­ lo. Martirologio Romano: A Licata in Sici­ lia, sant’Angelo, sa­ cerdote dell’Ordine dei Carmelitani e martire.

Brano Evangelico: Gv 14, 27­31

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avven­ ga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».

Contemplo: Vi do la mia pace (Gv 14,27) La pace è dono dello Spirito, dono di Gesù alla sua Chiesa. Questa pa­ ce, si capisce subito, non è quella del quieto vivere, la falsa pace che Gesù dice di essere venuto a togliere dalla terra (Mt 10,34). «I desideri degli uomini portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace» (cf Rm 8,6). «Il regno di Dio è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo». La pace è Dio, e «E' n la sua volontade è nostra pace» (Raniero Cantalamessa).

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meditazione Con il sigillo della pace

Preghiamo la Parola

Meditazione di Fiorella Elmetti

Non abbiamo ancora compreso la bellezza e la profondità del Vangelo! Ricordiamo alcune frasi, alcuni episodi della vita e della predicazione pubblica di Gesù, ma poi, quando ci troviamo di fronte agli eventi, lasciamo che le cose vadano per conto loro. Oggi Gesù ci dice: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi". Se siamo chiamati a vivere una pace diversa da come c'insegna il mondo, dovremmo riempire di Gesù il nostro stile di vita e poi portarlo al mondo, non viceversa. Dovremmo, innanzitutto, dominare le nostre azioni purificandole con la preghiera. Gesù stesso non predicava e non operava guarigioni se prima non benediva, ringraziava o si ritirava a pregare. Perfino in punto di morte Egli ha pregato e, pregando, ha perdonato. Diceva don Tonino Bello che "La preghiera è come l'acqua nei vasi comunicanti. Ha efficacia anche a distanza e colma il vuoto di recipienti lontani”. Non ne vediamo gli effetti immediati, ma se ci crediamo davvero che al Signore "Tutto è possibile" i frutti non possono non venire. Sr. Emmanuel da Medjugorje scrive: "Dal 1984, la Madonna ci ha pronunciato almeno 400 volte la sua parola preferita: Pregate!”Perché? Perché la preghiera è la chiave della santità e Maria vuole guidarci verso la santità, nostro unico futuro. Ma Lei sa che non è facile arrivarci! In effetti Lei conosce bene le trappole che ci minacciano perché il nemico va in giro cercando chi divorare... La nostra cultura cristiana non è soltanto minacciata dall'Islam radicale, ma dalla nostra propria mancanza di preghiera che ci allontana da Dio. La preghiera è una splendida avventura con Dio!". Non si sa bene quel che accade, ma accade sempre con il sigillo della benedizione e della pace.

Grazie, Signore, sei la vita della nostra Vita e l'unico possibile orientamento ai molti «perché» che agitano e interpellano il nostro cuore. Non c'è risposta ai troppi «perché»... c'è forse la luce di un «per Chi?»: per te, Signore, e i fratelli che nel mondo soffrono, nel dolore e nella speranza di un'alba nuova. È necessario che la tua sia la nostra alba, Signore. Alleluia!

Agisci Mi unirò al creato, a tutte le creature in questo canto di lode universale. Per questo, con profondo sentimento di gratitudine, reciterò il cantico dei tre giovani (Dn 3,52-90).

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L’angolo del I° Mistero Doloroso

L’agonia di Gesù nel Getsemani A cura di Fiorella, Tiziana e Cristina

Frutto del mistero: La contrizione dei nostri peccati “Un cristiano deve essere sempre pronto a combattere. È com­ battendo che proviamo a Dio che il nostro amore consiste nell’accettare le pene che Lui ci manda". San Giovanni Maria Vianney

La cosa peggiore del peccato è la sua natura sub­ dola: si nasconde dappertutto sotto false apparenze, ci fa credere d'essere una cosa naturale, o da non potersi evitare, o che sia in esso la forza della vita, o la sua serietà, o la sua drammaticità, o che altro si voglia dire. Se cerchiamo di vivere quest'ora con Cristo, allora incominciamo a comprendere: è un momento importante nella vita del cristiano quello in cui per la prima volta sente orrore davanti alla realtà del peccato. Noi incontriamo dappertutto l'angoscia della creatura; di che si angustia non lo sa neppur lei, ma è il peccato che domina tutta la sua esistenza, e nell'angoscia di Cristo ciò perviene all'estrema, tremenda chiarezza. È per causa del peccato che il Figlio di Dio soffre l'orrore di quest'ora. Noi però dobbiamo riconoscerlo, ognuno deve farlo nel suo intimo: è il mio peccato che si rivela qui in tutto il suo orrore. I tre misteri che seguono parlano delle sofferenze che ha patite il Signore prima della sua morte. Tra essi sta ciò che narrano i Vangeli intorno alla sua cattura, al suo processo, alla sua condanna: di tutto questo v'è in essi la risonanza. È difficile dire qualche cosa su questi misteri. Essi riguardano la nostra perdizione e il modo in cui il Signore l'ha sentita e l'ha sopportata: il loro contenuto è infinito. Non possiamo trattarne che a frammenti e chi prega deve veder di completare il nostro pensiero. Romano Guardini

ESEMPIO - Tutti i Santi hanno avuto un vero odio anche al più piccolo peccato. San Domenico

Savio aveva come sua norma di vita: «La morte, ma non peccati». E si comportava in maniera ve­ ramente angelica, per non dare il minimo dispiacere a Maria. San Luigi Gonzaga, una volta che si dovette accusare di una lievissima mancanza, provò un fortissimo dolore, durante la Confessione.

INTENZIONE: per gli agonizzanti 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

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Tempo di Pasqua

Mercoledì 06 Maggio

Il Signore opera un cambiamento in colui che gli è fedele, gli fa alzare lo sguardo da sé stesso. Questa è la missione, questa è la testimonianza.“

I Settimana del Salterio

(Papa Francesco)

Il Santo del giorno: San Lucio di Cirene, Vescovo Commemorato da S. Luca negli Atti degli Apostoli come vescovo di Cirene, di lui si sa pochissimo. Si celebra oggi il più antico e il più sconosciuto fra i nume­ rosi santi di nome Lucio. Il Martirologio Romano ci dice che presso la Chiesa di Antiochia vi erano “ profeti e dottori “ fra cui Barnaba, Sime­ one, soprannominato

Niger, Lucio di Cire­ ne, Manaèn, compa­ gno d’infanzia di Ero­ de Tetrarca, e Saulo. Questi cinque profeti, secondo gli esegeti della Bibbia di Geru­ salemme, rappresen­ tavano il governo del­ la Chiesa di Antio­ chia. Il toponimo sta ad indicare solo il luogo d’origine di Lucio che non è da

identificarsi con il mar­ tire omonimo, origina­ rio anche lui di Cirene e martirizzato sotto Dio­ cleziano, martire che però non fu vescovo e che si ricorda in altra data.

Etimologia: Lucio = luminoso, splendente, dal latino.

Brano Evangelico: Gv 15, 1­8

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portia­ te molto frutto e diventiate miei discepoli».

Contemplo: Senza di me non potete far nulla (Cv 15,5) Qualcuno potrebbe pensare che il Signore ha detto di non fare nulla. Invece dice: «Rimanete in me e io in voi. Chi rimane in me porta molto frutto». An­ che san Paolo, come Giovanni, ha spiegato in tutte le sue Lettere il mistero del dono di Dio: «Che cosa possiedi che tu non l'abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l'avessi ricevuto?» (1Cor 4,7). E poi: «Me infelice! Chi mi libererà? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!» (cf Rm 7,24­25).

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meditazione Guaritori feriti

Preghiamo la Parola

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

“Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto”.

Io mi sento quel tralcio. La mia vita è una continua potatura. Senza prove, senza sofferenze, senza tagli la vita non cresce, si rimane egoisti, miseramente chiusi in se stessi. Il cristiano, l’uomo maturo è l’uomo che porta sulla propria pelle le cicatrici della potatura. I tagli non sono una calamità, una disavventura, una tragedia; il taglio è crescita, linfa che matura, misura d’umanità. Una persona senza tagli è priva di sensibilità, incapace di attenzioni; è muta e sorda, rigida, inflessibile. Afferma Henri J.M. Nouwen: “Nessuno sfugge alla possibilità d'essere ferito. Siamo tutte persone ferite, fisicamente, psicologicamente, mentalmente, spiritualmente. La domanda principale non è: "Come possiamo nascondere le nostre ferite?», affinché non ne siamo imbarazzati, ma: «Come possiamo mettere le nostre ferite al servizio degli altri?». Quando le ferite cessano di essere una fonte di vergogna, e diventano fonte di guarigione, diventiamo dei guaritori feriti.” La ferita mi rende un redento cioè un uomo capace di guarire le infermità, di capire l’altro quando giace esamine sulla strada che da Gerusalemme scende verso Gerico; il taglio mi rende partecipe, mi fa entrare nel mistero profondo della mia e dell’altrui anima. La potatura diventa indispensabile per crescere nell’ottica della comprensione, crea uno squarcio attraverso il quale il mio orizzonte si dilata e diventa punto di incontro con il fratello, luogo sublime dove il cielo bacia la terra.

Signore Gesù, ti ringraziamo per la mirabile semplicità delle immagini con la quale ci ammaestri e ci guidi. Tu sei la vite e noi siamo tralci pieni di iniziative, di lentezze, di entusiasmi fugaci. Insegnaci a restare fermi, saldi, pronti a essere recisi negli inutili vaneggiamenti del nostro cuore. Alleluia!

Agisci Gesù non sa opporre resistenza alle preghiere di Maria sua Madre, perché esse sono in conformità con la sua volontà. E le mie? Sono certo di non chiedere cose che vanno contro i comandamenti di Dio? Esso sono finalizzate alle realtà terrene o alla salvezza eterna? Gesù mi chiede di fare un sì discernimento.

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L’angolo del I° Mistero della Gloria

La Resurrezione A cura di Fiorella, Tiziana e Cristina

Frutto del mistero: La fede "La fede può tutto. Mio Dio dateci la fede e vi ameremo di San Giovanni Maria Vianney tutto cuore".

Gesù che è risorto». La morte del Signore è misteriosa. Egli ne ha sofferto più di quanto ne possano soffrire gli uomini, perché Egli era più vivo di qualunque altro uomo. Eppure Egli ha sempre parlato della sua morte collegandola con la risurrezione: «da quell'ora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che Egli doveva andare a Gerusalemme a soffrire molte cose da parte degli Anziani, degli Scribi e dei sommi sacerdoti, ed essere ucciso e risuscitare il terzo giorno» (Mt 16, 21). I discepoli non compresero queste parole, lo dimostra tutto il loro modo di comportarsi alla sua morte; chi invece deve averne intuito la verità è Maria. Ella gli aveva dato la sua vita umana; per trent'anni il suo respiro, il suo crescere, il suo agire erano stati sotto gli occhi di Lei e nel suo cuore. Ella stette sotto la croce, e lo vide morire aveva dunque saputo che la sua vita era una vita tutta speciale. Allorché le pie donne e Pietro e Giovanni le dettero notizia della tomba vuota e delle parole dell'Angelo, dovette avere l'impressione di aver già atteso tutto questo. Ed Ella, il cui cuore era stato chiuso nella tomba col cadavere del Figlio, è risorta con Lui nella luce della sua divina vittoria. Romano Guardini

ESEMPIO - Quando la beata Angela da Foligno, facendo il segno della santa croce, portava, la ma­ no sul petto, dicendo «e del Figliuolo...», «Qui sei ­ esclamava ­ sotto la mia mano, sotto la punta delle mie dita, sei nel petto mio! ...». Che meravigliosa alta! Quando noi viviamo in Grazia di Dio, Gesù è dentro di noi.

INTENZIONE: per il Papa, i Vescovi, in particolare per il nostro Vescovo Luciano, e per tutti i Sacerdoti 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 14


Tempo di Pasqua

Giovedì 07 Maggio

Dare la vita è aprire il cuore, e prendersi cura della vita è spendersi con tenerezza e calore per gli altri, portare nel mio cuore l'interesse per gli altri. (Papa Francesco)

I Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Santi Flavio, Augusto e Agostino di Nicomedia Il Martirologio Romano al 7 maggio ricorda il martirio a Nicomedia dei tre fratelli Flavio, Augusto e Agosti­ no. Questa commemorazio­ ne proviene dal Martirolo­ gio di Floro che, a sua vol­ ta, l'aveva presa dal Geroni­ miano. Qui però solo il nome di Flavio vescovo deve essere con sicurezza associato a Nicomedia. Augusto e Agostino non

sembrano essere altro che la doppia forma di uno stesso martire non identificabile. In esso il Delehaye vorrebbe vede­ re il martire di Capua venerato il 16 novembre: in tal caso però restereb­ be da spiegare la sua traslazione al 7 maggio e a Nicomedia. Quanto alla dicitura del Geronimiano "tre fratel­

li" è meglio, sembra, leg­ gerla, dopo Flavio, nella forma "e tre fratelli", let­ tura che tra l'altro si avvi­ cina molto più al Martiro­ logio Siriaco del sec. IV che al 7 ayyàr (maggio) ricorda a Nicomedia Fla­ vio con altri quattro mar­ tiri. Ma è finora impossi­ bile identificare sia i "tre fratelli" sia i "quattro martiri".

Brano Evangelico: Gv 15, 9­11

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto que­ ste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

Contemplo: Rimanete nel mio amore (cv 15,9) Se vogliamo portare frutti, teniamo fissi gli sguardi su Gesù, inviato dal Padre per la nostra salvezza, e invochiamo il Dono di Gesù, lo Spirito Santo, che noi chiamiamo anche amore, grazia, dono, gioia. Gesù vuole che la sua gioia sia in noi e che la nostra gioia sia piena. «Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; con­ tro queste cose non c'è legge. Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito» (Gal 5,22­25).

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 15


Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola Veder anche quando non vedi niente Meditazione di Fiorella Elmetti

Quanti «vuoti» nel nostro Cosa vuol dire quel "Rimanete nel mio nome" che Gesù ci chiede oggi? Senz'altro è un richiamo a vivere la fedeltà dello "stare con Lui", di vivere nel Suo amore, di fidarci, di radicarci, appunto, nel Suo amore, non di distrarci secondo le varie circostanze o di temere negli imprevisti. Ernesto Olivero, fondatore del Serming della Pace, racconta così una sua esperienza: "Ricordo un giorno di tanti anni fa: ero in autostrada, in viaggio da alcune ore. All'improvviso un nubifragio, uno di quelli che ti sorprende, uno di quelli che sembrano non finire mai. Sono dietro ad un tir, decido di superarlo, ma devo fare i conti con un imprevisto. Sull'asfalto, c'è una grande pozzanghera, l'acqua travolge completamente il parabrezza: non vedo più niente, solo ombre, proprio quello che non ci voleva in un sorpasso. Ho vissuto un momento interminabile, uno dei peggiori della mia vita: a destra, l'ombra del tir, a sinistra il guardrail che quasi mi aspettava. Ho capito in un attimo che se mi spaventavo morivo, se frenavo morivo, se spostavo solo di un millimetro il volante mi schiantavo. Eppure, poco prima, quando avevo deciso di superare il camion, avevo visto davanti a me la strada libera. Ecco, mi sono detto con estrema lucidità, «se non ti fai prendere dalla paura, tra qualche secondo vedrai di nuovo la luce, ritroverai di nuovo la strada». Così ho fatto e così è stato. Per me è questa la fede: riuscire a vedere anche quando non vedi niente, riuscire a vivere anche nei momenti in cui ti sembra di non farcela. La fede è ciò che ti fa superare le tempeste e la nebbia senza perdere mai la direzione. È il viaggio della vita che ti fa entrare nella Vita". "Rimanete nel mio nome" è vedere anche quando davvero non c'è luce, non c'è via d'uscita, non c'è respiro.

amore, Signore, quante viltà: riflettiamo in noi l'ombra del tradimento supremo, che ti ha svenduto e crocifisso. Eppure, anche su questa strada impossibile, ci indichi una traccia da seguire: il silenzio di Mattia, che, senza Sgomentarsi e senza ritrarsi, ha colmato la tragica assenza di Giuda, ricucendo una lacerazione tremenda con una presenza pronta, umile, amorevole. Te ne siamo grati, Signore. Alleluia!

Agisci Ogni domenica preghiamo: “Credo in Dio Padre Onnipotente”. Ma credo davvero che Dio è Onnipotente e che dunque ha il sopravvento sulle forze del male o qualche dubbio si annida in me? Riporterò spesso alla mia mente le parole di Gesù nel Vangelo: “Non abbiate timore, io ho vinto il mondo”.

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ pagina 16


L’angolo del I° Mistero della Luce

Il Battesimo di Gesù A cura di don Luciano Vitton Mea

Frutto del mistero: Ravvivare in noi la grazia del nostro battesimo "Un cristiano creato a immagine di Dio, un cristiano riscattato dal sangue di un Dio. Un cristiano, figlio di Dio, fratello di un Dio, l’erede di un Dio.” San Giovanni Maria Vianney

L'aspro panorama lunare declina nei canneti vicini alla riva del Giordano. Giovanni alza gli occhi: centinaia di persone attendono il loro turno. Alcuni pregano, altri parlano sottovoce, altri ancora, in silenzio, piangono. Attendono, ci spiega Luca. Giovanni è stanco: consumato dal deserto e dal sole, dal vento sottile del Nord e dalla luce abbagliante, dai digiuni e dalle privazioni, ora il suo compito volge al termine. Da tre secoli tacciono i profeti e la fede si è incupita, irrigidita, riempita di regole e di intransigenze. La gente è venuta da lontano, dalla capitale. Ha fuggito il tempio per trovare un testimone credibile. Come accade ancora oggi. E mentre lo sguardo si posa sulla fila che attende di scendere nell'acqua, Giovanni ha un tuffo al cuore. Lo vede. Cammina con i peccatori, penitente con i penitenti. Non ha da chiedere perdono, non ha ombra nel suo cuore ma non ne fa un privilegio. Lui che è senza tenebra accetta di condividere la nostra tenebra per illuminarla con la sua presenza. Non il Giordano laverà le sue colpe, ma la sua presenza santificherà le sue acque. No, non brucerà non punirà come predica il Battista. Sarà solidale con i peccatori e cercherà la pecora smarrita. Isaia, nella prima lettura, deportato in Babilonia con molti ebrei dopo la disfatta di Gerusalemme, incoraggia un popolo smarrito e fragile parlando della venuta di Dio. Anche la gloria di Dio, come dice altrove Geremia, lascia il Tempio ormai distrutto e parte in catene per stare con il suo popolo. Gesù è il Dio-con-noi, senza riserve, senza compromessi. Lo abbiamo lasciato in braccio alla madre, adorato dai magi. Lo ritroviamo ora adulto, determinato, solidale. Inizia la vita pubblica di Dio.

ESEMPIO - San Cipriano, Vescovo e martire, rimproverava così un cristiano che nella persecu­ zione aveva rinnegato la fede: «... Che penseresti di un soldato che abbandona l'esercito del suo imperatore e passa sotto le bandiere del suo nemico? Non lo diresti un fedifrago traditore? Mi­ serabile! Questo titolo ti meritasti abbandonando Dio che nel Battesimo eleggesti come padro­ ne, per darti al diavolo e alle sue opere. Pensaci bene e ritorna al Signore!». Solo vivendo il nostro Battesimo saremo veri figli di Dio in Cristo e saremo amati da Dio.

INTENZIONE: per i battezzati, 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 17


Tempo di Pasqua Colui che isola la sua coscienza dal cammino del popolo di Dio non conosce l’allegria dello Spirito Santo che sostiene la speranza.

(Papa Francesco)

Venerdì 08 Maggio I Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Beato Luigi Rabatà

Della sua vita non si hanno molte notizie. Di certo si sa che Lui­ gi Rabatà era nato ad Erice, nel Trapanese, probabilmente nel 1443 e che entrò pre­ sto nel Carmelo di Trapani, dedicato all'Annunziata. Fu poi priore del convento carmelitano riformato di Randazzo (nel Ca­

tanese), dove morì nel 1490. Secondo la tra­ dizione la sua morte fu causata da una ferita alla testa procuratagli da una freccia scaglia­ ta da un prepotente signorotto locale, tal Antonio Cataluccio, di cui padre Luigi aveva condannato fermamen­ te e ripetutamente i costumi. Padre Luigi

agonizzò per diversi mesi, ma nonostante ciò perdonò il suo feri­ tore. Il suo corpo fu dapprima sepolto nel convento della cittadi­ na siciliana e fu poi traslato " nel 1913" sotto l'altare dell'As­ sunzione nella basilica di Santa Maria. È bea­ to dal 1841.

Brano Evangelico: Gv 15, 12­17

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Questo è il mio comanda­ mento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; per­ ché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Contemplo: Io ho scelto voi (Cv 15,16)

«Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi». Diversamente dagli antichi rabbini, è Gesù che sceglie i suoi discepoli. Gesù si presenta come la Sapienza che chiama, e che si può trovare, se la si cerca. Nei Dodici, che rappresentano le dodici tribù d'Israele, Gesù vede l'umanità intera, in una visione che va al di là della storia e che guarda «alla rige­ nerazione del mondo» (Mt 19,28). Tutta la Chiesa è «costituita» da Ge­ sù per andare e portare frutto.

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ pagina 18


Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola

Amarsi gli uni e gli altri Meditazione a cura della Redazione

Il comandamento dell'amore è in fondo l'unico comandamento che Gesù ci ha lasciato; amarsi gli uni gli altri sembrerebbe la cosa più semplice da fare e anche la più spontanea ma sappiamo che non è così soprattutto quando l'amore presuppone un perdono e una riconciliazione. Infatti Gesù ci chiede di amarci come Lui ci ha amato fino a dare la vita per noi. In un altro passo del Vangelo ci ricorda: «Se amate coloro che vi amano quale merito avrete? Non fanno così anche i pagani? Amate i vostri nemici». Egli sa che amare quando dall'altra parte c'è qualcuno che ci corrisponde e riconosce il nostro affetto è facile e naturale, ma l'amore di Dio va più in profondità e diventa amore per tutti, in particolare verso coloro che ci odiano e ci respingono. Questo tipo di amore è squisitamente divino ma Egli lo vuole insegnare anche a noi, amandoci Lui per primo e accettando tutte le nostre infedeltà e i nostri tradimenti. «Non voi avete scelto me ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto»: la chiamata ad essere apostoli e testimoni di questo amore non è un merito né un risultato da conquistare ma è dono gratuito. Se Dio ha scelto noi è perché conosce le nostre capacità e i nostri limiti e sa che con il suo aiuto possiamo portare frutti buoni. Quante volte nascondiamo le nostre pigrizie e le nostre paure dietro una falsa umiltà dicendo: «Ma io non sono capace», «questo non lo so fare», «di sicuro sarà un fallimento». Il Signore ci ricorda che è Lui che ci ha scelti e Lui non si sbaglia e non ritira la sua mano; Egli è fedele alle sue promesse e ci chiede di fidarci di Lui. Essere apostoli per il nostro tempo, annunciatori della lieta notizia è quanto mai urgente e necessario e non possiamo sottrarci a questa chiamata. Egli continua a mandare operai nella sua messe chiedendoci soltanto di mettere in pratica il suo amore, iniziando dalle relazioni in famiglia, tra amici, nell'ambiente ecclesiale fino ad ampliare l'orizzonte verso i nostri fratelli più lontani e dispersi: «Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Ti rendiamo grazie, Signore Gesù, per la tua parola che oggi ci sollecita a rileggere la mirabile storia che il tuo amore ha creato per ognuno di noi. Nel cuore di ciascuno, l'incontro decisivo con te ha il colore di un luogo, il sapore di un incontro, un volto preciso... tutto è mosso dalla tua potenza. Alleluia!

Agisci L’esperienza di Cristo è l’esperienza di Maria! Purtroppo in tante maniere, il nome e la figura di Maria vengono oltraggiati. Riparerò alle offese recatele con la recita di un Rosario.

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 19


L’angolo del II° Mistero Doloroso

Gesù è flagellato A cura di Fiorella, Cristina e Tiziana

Frutto del mistero: Il controllo dei sensi “Il buon Dio non domanda il martirio del corpo, ci chiede sol­ tanto il martirio del cuore e dell’anima". San Giovanni Maria Vianney

La battitura è un avvenimento di tremenda chiarezza: l'atto originario dell'odio contro la vita e la sensibilità dell'odiato. L'odio del peccato contro Dio colpisce con queste percosse il Redentore. Vuole fargli male. Il suo corpo deve divenirgli dolore. La sua santa vita deve essere distrutta. Ed è proprio un peccato speciale che si volge qui contro di Lui, quello dei sensi. La sua voglia si muta per il Signore nella sofferenza. Il cristianesimo non dice che il corpo sia cattivo e che le sue brame istintive siano peccato; bensì, che nella voglia c'è anche il peccato e che il male opera anche nel corpo. Divenire cristiano non significa disprezzare o distruggere il corpo, bensì deporre la cecità e imparare a vedere il male che è in opera nella natura; a condurre la lotta per la purezza del corpo e del senso; e ad accogliere lo stesso dolore corporale come mezzo di purificazione. Se il cristiano fa così, è la stessa purezza di Cristo che penetra in lui.

ESEMPIO - La piccola Giacinta di Fatima ci ha fatto sapere che la Madonna una volta le disse: «I peccati che più mandano all'inferno sono i peccati contro la santa purezza» ed un'altra volta: «Verranno delle mode scandalose (e sono venute) che offenderanno molto Gesù e oltraggeranno il Cuore Immacolato». La purezza è la virtù degli Angeli ed è indispensabile per chi vuole camminare sulla via della perfezione.

INTENZIONE: per i peccatori schiavi dell’impurità. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 20


Sabato 9 Maggio

Tempo di Pasqua Il coraggio apostolico è seminare. Seminare la Parola. Renderla a quel lui e a quella lei per i quali è data. Dare loro la bellezza del Vangelo, lo stupore dell’incontro con Gesù e lasciare che sia lo Spirito Santo a fare il resto.

I Settimana del Salterio

(Papa Francesco)

Il Santo del giorno: Beata Maria Teresa di Gesù Nacque in un sobborgo della città di Ratisbona in Baviera, il 20 giugno 1797. Carolina Gerhar­ dinger ottenuto il diplo­ ma di maestra elemen­ tare, ebbe l'incarico d'insegnante alla scuola femminile. Dopo ebbe l'idea di creare una Congregazione organiz­ zata in modo da inviare

le suore, a due alla vol­ ta, nelle scuole rurali. Quindi dette vita nel 1833 ad una piccola comunità religiosa in Neunburg nel Palatina­ to in Baviera. Il 16 no­ vembre 1835, fece la sua professione cam­ biando il nome in quel­ lo di Maria Teresa di Gesù. La sua congrega­

zione si propagò in tutto il mondo. Il 9 maggio 1879 si spense a Monaco. Beatificata il 17 novembre 1985.

Brano Evangelico: Gv 15, 18­21

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padro­ ne”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».

Contemplo: Vi ho scelti dal mondo (cv 15,19) Secondo il Vangelo di Giovanni vi è una certa distanza tra Gesù e il mondo. Per «mondo» si deve intendere la mentalità di coloro che si chiudono allo Spirito di Dio, pensando di essere del tutto autonomi, come se Dio non ci fosse. Gesù ci ha scelti, quasi tratti fuori da questa mentalità. Restiamo uniti a Gesù senza timore: il suo amore dura in eterno, confidiamo nel suo aiuto so­ prattutto quando non ci sentiamo accolti da coloro che rifiutano il Signore.

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 21


Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola Grande testimonianza d’amore e di fede Meditazione di Fiorella Elmetti

"Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, scenda sul Papa la benedizione di Dio Onnipotente", così è iniziata la missione presbiterale di Salvatore Mellone di Barletta, che il 16 aprile scorso, nel giorno dedicato alla memoria di santa Bernadette Soubirous. ha voluto raggiungere l'obiettivo di diventare prete, per uscire da se stesso e andare nelle periferie toccate dalla sofferenza. Il tutto sembrava davvero impossibile, avendo scoperto di essere malato di tumore durante il secondo anno di seminario. L'iter degli studi teologici non era quindi completo, ma i sacerdoti del seminario, in comunione con il loro arcivescovo monsignor Giovan Battista Pichierri, hanno accelerato la procedura e Salvatore ha potuto dire il suo sì in casa sua, diventata per poche ore una Cattedrale. Una grande testimonianza di fede e di amore quella di Don Salvatore, che ora è in fase terminale. Pochi giorni prima della sua ordinazione era stato raggiunto telefonicamente da Papa Francesco, che gli aveva chiesto il dono della prima benedizione: "La prima benedizione la darai per me" , e così è stato. Ma che senso ha una scelta così totale in un momento drammatico della propria vita? Appunto perché Don Salvatore non è "del mondo". Egli ha voluto consegnare nelle mani di Dio tutto se stesso, come fa chiunque è innamorato di un Tu più grande. Il fatto poi che abbia scelto di diventare prete nel giorno di santa Bernadette sottolinea il forte legame con Maria Santissima, la Bianca Signora di Lourdes, che i malati e il mondo della malattia li ha da sempre voluti accanto, cooperatori del bene salvifico e della conversione di tante anime che, con l'offerta delle proprie sofferenze, sostengono il cammino della Chiesa e, naturalmente, del Papa.

Grazie Signore Gesù, prima di noi, attraverso e dopo di noi la buona novella del tuo amore per gli uomini si snoda. La complessità dolorante di un mondo che è in tutti noi e di tutti noi a volte ci disorienta e ci confonde, ma il tuo amore è una bussola e ci sollecita a mantenere acceso, a qualunque costo, il piccolo lume che tu hai scelto di affidarci. Alleluia!

Agisci Dio ha voluto che ogni uomo di buona volontà cooperasse alla sua opera di salvezza; perciò, in quanto cristiano, Egli mi chiede di cooperare a questo suo disegno. Che cosa posso e voglio offrirgli?

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 22


G l i

a p p r o f o n di m e n ti

di

N o n

di

s o l o

p a n e

San Pietro e la Madonna A cura di Tiziana e Cristina

Continuò il giro di control-

«Eh no! Io non dormo pro-

lo ed ecco che scoprì tra

prio!», rispose risentito san

gli altri beati una donna

Pietro. «Io alla porta ci sto,

che nella vita ne aveva

e con gli occhi ben aperti

combinate di tutti i colori.

anche. E che sopra di me,

«Anche lei qui?», esclamò

c'è una piccola finestra. Di

sbalordito. «Ma chi con-

là, ogni tanto la Madonna fa

trolla l'ingresso tra le ani-

scendere una corda e tira su

me beate? San Pietro do-

anche quelli che io avevo

Era da un po' di giorni che

vrà spiegarmi anche que-

allontanato. A questo punto

il Signore non faceva un

sta!».

è proprio inutile che io fac-

giro per il Paradiso; una

Girando qua e là, s'imbatté

cia il portinaio! Dò le di­

mattina quindi si svegliò

in altre persone che non si

missioni!».

deciso a controllare se

aspettava proprio di incon-

Il volto del Signore si distese

tutto lassù filava per il

trare in Paradiso. A passi

in un grande sorriso. «Va be-

verso

sua

decisi, con un viso che pro-

ne, va bene», disse bonaria-

grande sorpresa vide, in

metteva tempesta, il Signo-

mente, cingendo le spalle di

mezzo a un gruppetto di

re si avviò verso l'ingresso.

san Pietro con un braccio,

persone, un tipo che in

Lì, a fianco del portone,

come ai vecchi tempi, in ter-

vita non aveva mai conclu-

con le chiavi in mano, stava

ra. «Quello che fa la Madon-

so niente di buono, era un

san Pietro.

na è sempre ben fatto. Tu

gran lazzarone, indolente

«Non ci siamo, non ci siamo

continua a

e poco pio.

proprio!», lo affrontò seve­

porta e lasciamo che al fine­

«Come ha fatto un indivi-

ramente il Signore. «Ho vi-

strino ci pensi lei».

duo del genere ad entrare

sto gente qui intorno, che

in Paradiso? San Pietro do-

del Paradiso non è proprio

vrà rendermi conto di que-

degna! Che custode sei? Non

sto!», si indispettì il Signo-

sarà

re.

mentre sei in servizio?».

giusto.

Con

che

ti

sorvegliare la

Bruno Ferrero, Ti racconto Maria -

addormenti

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 23

Elledici 2013


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 708 Domenica 03 Maggio 2015 Chiuso il 28 Aprile 2015 Numero copie 1450

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

Per la tua vita spirituale visita il

Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

Ti aspetto ogni giorno su:

www.nondisolopane.it


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