Non di solo
PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 10 Maggio 2015 Tempo di Pasqua
Anno XV - n째
Rimanete nel mio amore ... Itinerario quotidiano di preghiera
709
Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”
Sussidio di preghiera per la famiglia
Sito di Non di Solo Pane:
www.latracciameditazioni.it
Maggio 2015
Offerta quotidiana Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché, rifiutando la cultura dell’indifferenza, possiamo prenderci cura delle sofferenze del prossimo, particolarmente dei malati e dei poveri.
Intenzione missionaria Perché l’intercessione di Maria aiuti i cristiani che vivono in contesti secolarizzati a rendersi disponibili per annunciare Gesù.
Intenzione dei vescovi Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.
Perché le Conferenze Episcopali portino il loro contributo molteplice e fecondo per realizzare il senso di collegialità nella Chiesa.
Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 2
VI Domenica di Pasqua La trasmissione della fede avviene in primo luogo attraverso il Battesimo. Potrebbe sembrare che il Battesimo sia solo un mo do per simbolizzare la confessione di fede, un atto pedagogico per chi ha bisogno di immagini e gesti, ma da cui, in fondo, si potrebbe prescindere.“ (Papa Francesco)
Domenica 10 Maggio II Settimana del Salterio
Il santo del Giorno: San Cataldo di Rachau Nato in Irlanda all'inizio del secolo VII, dopo esse re stato monaco e poi aba te del monastero di Li smore, fondato dal vesco vo Cartagine, Cataldo divenne vescovo di Ra chau. Durante un peilegri naggio in Terra Santa, morì a Taranto, nella cui cattedrale fu sepolto e dimenticato. Nel 1094, durante la ricostruzione del sacro edificio, che era
stato distrutto dai Sarace ni, fu ritrovato il suo cor po, come indicava chiara mente una crocetta d'oro su cui era inciso il suo nome e quello della sede episcopale. Questo reper to, che si conserva insie me col corpo ha permesso di stabilire che il santo visse nel secolo VII e er roneamente, quindi, i ta rantini lo considerarono loro vescovo, anzi il pro
tovescovo. nominato da s. Pietro apostolo. Il 10 mag gio ricorre la festa di Ca taldo, che è patrono della città bimare ed è venerato, oltre che in Irlanda, sua patria, nell'Italia Meridio nale e insulare. A Modena gli è intitolata una chiesa parrocchiale e Supino, cittadina del Lazio meri dionale, è uno dei centri del suo culto.
Brano Evangelico: Gv 15, 917
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portia te frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Contemplo: Voi siete miei amici (Gv 15,14) È amico chi ha «un cuore solo e un'anima sola» (At 4,32). Gesù, pur essendo Dio, non vuole più chiamarci «servi», ma amici, perché abbiamo conosciuto e amato ciò che compie per noi il vero Padre del mondo. Gesù, addirittura, come suoi discepoli vuole chiamarci «fratelli» (cf Mt 28,10; Gv 20,17), per ché «chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre» (Mc 3,35). Egli ha voluto «rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso» (Eb 2,17).
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adesso bisogna “fare qualcosa”, bisogna amare. Non basta rispettare l’altro, bisogna amarlo. I Dieci Comandamenti diventano un solo comandamento
ma
quest’ultimo supera tutti gli altri. Osserva A. Bloom: “ Il cristiano è una persona cui Dio ha affidato gli altri; siamo affidati gli uni agli altri e responsabili gli uni degli altri. La responsabilità inizia nel
Famigliari di Dio
momento in cui ci dimostria-
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
mo capaci di rispondere ad un bisogno con tutta la nostra intelligenza, con il no-
“Non vi chiamo più servi
a Dio ma è Dio che si sacri-
stro essere intero ….”
ma amici …”
fica per l’uomo.
I legacci “del non fare qual-
“Non vi chiamo più servi ma
cosa” tipici della servitù so-
Con Gesù, Dio diventa no-
amici …”
no sciolti: diventiamo re-
stro famigliare, si avvicina
Cambiando la relazione mu-
sponsabili di un patrimonio,
a noi nell’intimità, nella
ta anche il comportamento,
di un volto, di una casa, di
novità di un rapporto dove
passando dalla condizione
un regno che va oltre i confi-
il volto di Dio diviene
di servi a quella di figli
ni del tempo; gli orizzonti si
quello di un padre e il vol-
cambiano le responsabilità:
allargano,
to dell’uomo diviene quel-
«Questo è il mio comanda-
dell’oceano diventa abisso
lo di un figlio.
mento: che vi amiate gli uni
d’amore.
L’arcano timore si dissol-
gli altri come io ho amato
ve, il sacrificio non sale
voi ».
più dalla terra verso il cie-
Tutto si semplifica e nello
lo ma dall’alto scende ver-
stesso tempo si complica.
so il basso. Non è più
Se prima bastava “non ru-
l’uomo che offre sacrifici
bare, non uccidere, non commettere atti impuri …”
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la
superficie
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Preghiamo la Parola
Contemplatio: la concretezza di “Dio è amore Cantate al Signore Nella prima lettera di Giovanni, troviamo scritto:
un canto nuovo,
“Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché
perché ha compiuto meraviglie.
l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio
Gli ha dato vittoria
e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio,
la sua destra
perché Dio è amore. In questo si è manifestato
e il suo braccio santo.
l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà
per i nostri peccati”. E nelle parole di Gesù quel
alla casa d'Israele.
“Dio è amore” trova la sua concretezza. Cosa po-
Tutti i confini della terra hanno
teva fare di più Dio se non darci il Suo unico Figlio
veduto la vittoria del nostro Dio.
come porta di salvezza per i nostri peccati? "Dio è
Acclami il Signore tutta la terra,
amore". "Amare" significa quindi avere gli stessi
gridate, esultate, cantate inni!
sentimenti di Dio, agire gratuitamente, comportarsi "come" Gesù con i suoi, anzi entrare nella comunione che unisce da tutta l'eternità e per sempre il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ecco perché questo amore, di origine divina, rivelato da ciò che ha fatto il Signore e soprattutto dalla sua morte, consente di produrre un frutto che "rimane". Come Maria che ci è sempre accanto, anche nelle tribolazioni. Fiorella Elmetti
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Tempo di Pasqua La Risurrezione di Cristo è la nostra più grande certezza; è il tesoro più prezioso! Come non condividere con gli altri questo tesoro, questa certezza? Non è soltanto per noi, è per trasmet terla, per darla agli altri, condividerla con gli altri. È proprio la nostra testimonianza.“ (Papa Francesco)
Lunedì 11 Maggio II Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Sant’Ignazio da Laconi
Devotissimo e dedito alla penitenza fin da giovane, indossò il saio francescano, nonostante la sua gracile costitu zione, e fu dispensiere ed umile questuante nel convento di Iglesias e poi in altri conventi. Dopo quindici anni, fu richiamato a Cagliari nel convento del Buon cammino. Qui, lavorò
nel lanificio e come questuante in città, svo lge ndo per quarant’anni il suo apostolato tra poveri e peccatori, aiutando e convertendo. La gente lo chiamava “Padre santo “ e an che un pastore prote stante, cappellano del reggimento di fanteria tedesco, lo definì ‘un
santo vivente’. Dive nuto cieco due anni prima della morte, fu dispensato dalla que stua ma continuò a osservare la Regola come i suoi confra telli. Etimologia: Ignazio = di fuoco, igneo, dal latino.
Brano Evangelico: Gv 15,2616,4
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Pa dre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, per ché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E fa ranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».
Contemplo: Vi manderò il Paraclito (cv 15,26) Così la Chiesa prega quest'oggi: «Donaci, Padre misericordioso, di rendere presente in ogni momento della vita la fecondità della Pasqua, che si attua nei tuoi misteri». È proprio lo Spirito Santo, il Paraclito, che rende presente in ogni momento della vita il mistero della Pasqua di Gesù: la nostra vita, allora, diventa un continuo passaggio dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita. Nello Spirito di Dio abbiamo un difensore potente che ci assiste e ci aiuta in tutti i momenti della vita.
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meditazione Figli, non servi
Preghiamo la Parola
A cura di Tiziana e Cristina
«L'arco dei forti s'è spezzato, ma i deboli sono rivestiti di vigore» (1 Sam 2,4).
Giustamente la grazia dello Spirito Santo viene chiamata vigore, in quanto gli eletti, ri cevendola, diventano forti contro tutte le avversità di questo mondo. Chi, se non gli apostoli, sono da considerarsi deboli? Infatti nell'ora in cui il Signore fu arrestato sta scritto che tutti, abbandonatolo, fuggirono. Ma appena il vigore li rivestì, è bello vedere come li rese forti. Con un rombo improvviso, lo Spirito Santo discese sopra di essi e trasformò la loro debolezza nella potenza di una meravigliosa carità. Il
Grazie Signore Gesù, perché oggi e sempre tu apri il nostro cuore: sia totale la nostra adesione a te e coraggiosa la nostra testimonianza, nella certezza di appartenerti. Donaci, Signore, di incontrare e di essere noi stessi dei buoni compagni di viaggio, capaci di donare e di ricevere parole e gesti accoglienti, che riflettono,in un divino gioco di specchi, la sollecitudine di Dio per noi e l'amore tra di noi. Alleluia!
vigore dello Spirito vinse il timore, superò i terrori, le minacce e le torture, e quelli che rivestì scendendo sopra di essi, li adornò con le insegne di una meravigliosa audacia per il combattimento spirituale; tanto che, in mezzo ai fla-
Agisci
gelli, alle torture e agli oltraggi, non solo non temettero, ma esultarono
Più
che
scandalizzarsi
dinanzi al Crocifisso, Ma(GREGORIO MAGNO, Commento al primo libro dei Re, 1,97).
ria nonostante tutto il suo dolore di madre, ringraziò il Padre celeste per l'amore del Figlio che moriva per la nostra salvezza. Oggi, eleverò il mio rendimento di grazie a Dio con una preghiera per i martiri del nostro tempo.
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L’angolo del II° Mistero Gaudioso
La visita di Maria a Santa Elisabetta A cura di don Luciano Vitton Mea
Frutto del mistero: L’amore al prossimo
"Un buon cristiano che ama Dio e il prossimo, vedete come è felice! Quanta pace nella sua anima! Quelli che amano il buon Dio sono felici così quelli che sono in torno a loro"
San Giovanni Maria Vianney
Metterai in comune con il tuo prossimo quello che hai e nulla chiamerai tua proprietà; se siete compartecipi dei beni incorruttibili, quanto più dovete esserlo in ciò che si corrompe? Non esiterai nel dare, né darai il tuo dono in modo offensivo. (dalla Lettera di Barnaba). È il tempo che segue al messaggio dell'Angelo, che fu per Maria al tempo stesso pieno di beatitudine e d'angoscia. Nessuna donna ha conosciuto una felicità pari alla sua, ma nessuna ebbe a rinchiudersi in un tale silenzio; come può riferire l'accaduto in modo che le si creda? Non la capirà nemmeno colui cui s'è promessa per la vita - anzi lui meno di ogni altro poiché il fatto lo tocca più da vicino. Qui veramente incomincia la sua dedizione. Il suo onore e il suo disonore, la sua vita e la sua morte sono nelle mani di Dio. In questo frangente Ella lascia la sua casa per recarsi al di là dei monti, da Elisabetta, la donna materna cui è legata evidentemente da antica confidenza. Ella, così spera Maria angosciata, capirà quel che è avvenuto: così è infatti, poiché lo stesso Spirito che ha operato in Maria, opera anche in Elisabetta che conosce la verità prima ancora che le venga comunicata: “ Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno” (Romano Guardini)
ESEMPIO San Giuseppe Cafasso paragonava la vita raccolta a un fiume, che tranquillo
scorre nel suo letto, mantenendo le sue acque sempre limpide e pure. Il santo Curato d'Ars, per alimentare il raccoglimento dello spirito fra le attività, raccomandava di recitare spesso durante il giorno le giaculatorie e di fare Comunioni spirituali, perché queste sono simili a soffi di man tice sul fuoco ricoperto di cenere, in procinto di spegnersi: «Quando sentiamo che l'amore di Dio si raffredda, su presto! Una breve preghiera, un rapido pensiero a Dio, una Comunione spi rituale...».
INTENZIONE: per le nostre famiglie 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: il raccoglimento
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Tempo di Pasqua La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall'aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono (Papa Francesco) tanti!“
Martedì 12 Maggio II Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: San Pancrazio Martire Sull’Ardeatina e sull’Aurelia sono stati sepolti i tre martiri Nereo e Achilleo, e Pancrazio. Benchè ricordati tutti e tre al 12 maggio, il loro culto è stato sempre se parato, come precisano gli estensori del nuovo calendario: «La memoria dei santi Nereo e Achil leo e la memoria di san Pancrazio vengono cele brate separatamente con formulari propri secondo
l’antica tradizione ro mana». La storia di san Pancrazio, morto in giovane età sotto Dio cleziano, è stata arric chita di tanti elementi leggendari dalla sua tardiva «Passio» che è ben difficile isolare le reali vicende storiche di questo che è stato uno dei santi più popolari non solo a Roma e in Italia, ma anche all’estero: è patrono dei
Giovani di Azione Catto lica. A lui sono stati de dicati chiese e monasteri: quello di Roma venne fondato da san Gregorio Magno e quello di Lon dra da sant’Agostino di Canterbury. Il suo sepol cro si trova a Roma nel cimitero di Ottavilla al secondo miglio della via Aurelia, dove Papa Sim maco costruì una basilica in suo onore.
Brano Evangelico: Gv 16, 511
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la veri tà: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non ver rà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giu stizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; ri guardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».
Contemplo: lo vi dico la verità (Gv 16,7)
«In verità, in verità io vi dico!». Le parole di Gesù agiscono, non sono un suono che passa: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». Le «parole» di Gesù agiscono e ci rendono liberi: «La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1,17), «la Verità vi farà liberi» (Gv 8,32), e «se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero» (Gv 8,36). Per questo preghiamo ogni giorno il Padre: «Liberaci dal male».
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meditazione Elio e Karol con i loro abbracci ...
Preghiamo la Parola
Meditazione di Fiorella Elmetti
Signore tu ci chiami Mentre scrivo apprendo della morte del Rabbino Elio Toaff che abbiamo conosciuto con il pontificato di Karol Wojtyla, oggi san Giovanni Paolo II. Da note autorevoli apprendo che Elio e Karol "si erano abbracciati due volte il 13 aprile del 1986 nella Sinagoga di Roma. Il Papa aveva chiamato “fratelli” quattro volte gli ebrei, che gli avevano battuto le mani nove volte. Una volta li aveva chiamati “fratelli maggiori” e quella parola impressionò il Rabbino Capo Toaff che la mise nel titolo del suo libro più noto: “Perfidi Giudei fratelli maggiori” (Mondadori 1987). Toaff aveva cinque anni più del Papa ed appariva davvero, nonostante la minore statura, come un fratello maggiore rispetto al vigoroso Wojtyla che si era perfettamente ripreso dall’attentato. Con quel volto che appariva segnato in ogni momento, anche in quelli sereni, dalla memoria delle sofferenze del suo popolo, il Rabbino accolse amichevolmente il Papa ma gli pose, esigente, la questione del riconoscimento di Israele, che allora per il Vaticano era tabù. Il riconoscimento papale di Israele arriverà nel 1993 e tra i passi che lo prepararono ci fu proprio la visita di Giovanni Paolo alla sinagoga di Roma che resta come il capolavoro del Rabbino del dialogo. Il momento più toccante si ebbe alla fine dello scambio dei discorsi, quando il coro della sinagoga intonò “Anì Maamìn” (Io credo), la professione di fede che gli ebrei nei campi di sterminio cantavano mentre venivano condotti alle camere a gas..". Al di là dei numeri, di certo, il Papa si sarà commosso, di certo il Rabbino ne sarà stato lieto. Ecco, anche se con gli Ebrei non si può parlare di Resurrezione di Cristo, con i loro abbracci si può rispondere al "Dove vai?" del Vangelo. In quegli abbracci c'era la resurrezione dei giusti.
Signore, tu ci chiami a seguirti. ti rivolgi ad ognuno di noi, ma noi abbiamo paura. Tu ci mandi in tutto il mondo e noi mettiamo il catenaccio alle nostre porte. Tu ci spingi a prendere il largo e noi ancoriamo la barca in porto. Scuoti il torpore della nostra indifferenza. Accendi nel nostro cuore il fuoco della tua audacia. Apri le nostre orecchie alle grida dei fratelli: donaci fame e sete di giustizia. Spingi i nostri passi sulle strade dove l'uomo lavora e ama, soffre e spera. Insegnaci a cercarti con pazienza, donando a tutti la tua Parola. Amen
Agisci Quante volte nella giornata incontro persone che non sanno far altro che lamentarsi di tutto e di tutti? Cercherò con la mia testimonianza di far capire l'importanza della gratitudine verso Dio e verso i fratelli.
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Meditazioni mariane
Il silenzio di Maria Meditazione di don Luciano Vitton Mea
prende il mistero di Dio, se stesso, la storia e l’avvenire.
Maria è bella perché è la donna del silenzio. In lei tutto tace. Per capire il silenzio di Maria dobbiamo inoltrarci su un sentiero di alta montagna dove le voci degli uomini cessano; dopo aver attraversato i boschi dove il vento, come le mani esperte del musicista sulle corde dell’arpa, compone, sfiorando i rami e le foglie, la sua melodia, tutto tace e i sussurri diventano echi lontani. Dopo il bosco, mentre gli alberi diventano sempre più rarefatti, rimane il silenzio e la vetta. È l’esperienza mistica della Vergine Santa. In questo silenzio assoluto la Parola eterna diventa carne, si concepisce Dio e l’uomo. Solo nel silenzio l’uomo com-
Sottolinea giustamente Alessandro Pronzato: «Una vera vita interiore risulta impossibile se viene a mancare il silenzio. Il silenzio, infatti, fa parte di quella dimensione delle profondità che dovrebbe caratterizzare ogni esperienza spirituale seria. L'uomo può trovare un'apertura all'esterno. Allora fugge, evade, si dissolve nella molteplicità, si stempera nella superficialità, si disperde nell'insignificanza. Ma, fortunatamente, può anche trovare un'apertura all'interno. Allora l'uomo si ritrova, recupera l'armonia, attua uno spostamento dell'esistenza in profondità, lungo l'asse dei valori. Silenzio come opposizione alla frammentarietà che ci minac cia e apertura alla totalità. Solo nel silenzio autentico si attua la conoscenza autentica. Anche di se stessi. "L'uomo, questo sconosciuto" (per riferirmi al celebre libro di Alexis Carrel), perché il silenzio risulta "sconosciuto”.» Questo silenzio che rende Maria bella agli occhi di Dio deve di-
ventare la dimensione che segna la profondità della saggezza cristiana; non è solo l’esperienza di una creatura unica e del tutto particolare come la Vergine Santa. Il suo silenzio deve diventare il silenzio dei semplici e dei miti; cella interiore dove rifugiarsi per conservare il meglio di noi. Penso a un'immagine stupenda di Francesco d'Assisi, ritagliata dalla Vita seconda di Tommaso da Celano: «… Se a volte urgevano visite di secolari o altre faccende, le troncava più che terminarle, per rifugiarsi di nuovo nella contemplazione ... … Cercava sempre un luogo appartato, dove potersi unire non solo con lo spirito, ma con le singole membra, al suo Dio: e se all'improvviso si sentiva visitato dal Signore, per non rimanere senza cella, se ne faceva una piccola col mantello. E se a volte era privo di questo, si copriva il volto con la manica, per non svelare la manna nascosta». Tutti possiamo costruirci una piccola cella per rimanere in silenzio e nel silenzio: un luogo appartato, un angolo della nostra stanza, un lembo del nostro mantello. Tutti dobbiamo e possiamo concepire Dio e l’uomo nel silenzio della casa di Nazareth.
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don Luciano
Tempo di Pasqua Senza un amore affidabile nulla potrebbe tenere veramente uniti gli uomini. L’unità tra loro sarebbe concepibile solo come fondata sull’utilità, sulla composizione degli interessi, sulla paura, ma non sulla bontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell’altro può suscitare.“ (Papa Francesco)
Mercoledì 13 Maggio II Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Beata Maddalena Albrici La beata Maddalena nac que a Como verso il 1415. Entrò a Brunate in una casa religiosa, isti tuita sotto la regola di sant'Agostino che fu da lei trasformata in mona stero sotto il titolo di sant'Andrea, ma sempre obbediente alla regola agostiniana. Innamorata della spiritualità del san to le stava a cuore appar tenere all'Ordine e stare nella sua giurisdizione.
Nel 1455 la Congre gazione agostiniana di Lombardia accolse la comunità sotto la sua giurisdizione. Pio II, il 16 luglio 1459, appro vò in modo definitivo tale aggregazione. La beata fu una propaga trice della vita agosti niana e ricondusse all'Ordine molte gio vani, che vivevano da sole nelle proprie ca se, e alcuni terziari,
accolti nei pressi di Co mo. Sempre desiderosa di ubbidire più che di comandare infervorava le consorelle a lei sog gette alla perfezione delle virtù. Morì nel maggio del 1465. Il pa pa Pio X confermò il suo culto nel 1907. Le sue reliquie sono custo dite nella chiesa di Bru nate.
Brano Evangelico: Gv 16, 1215
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Contemplo: Molte cose ho ancora da dirvi (Cv 16,12) Gesù promette ai suoi discepoli di restare con loro per sempre, e promette pure che svelerà loro, mediante lo Spirito, tutto ciò che per il momento non possono comprendere pienamente. Accade lo stesso per noi, suoi discepoli nell'oggi della storia: non sempre riusciamo a cogliere il mistero della sua presenza in noi, ma ci promette che nel suo Spirito ci farà capire ogni cosa nella luce della vita eterna.
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 12
meditazione Progredire nella Carità
Preghiamo la Parola
A cura di Cristina e Tiziana
L’ombra della luce Non aspettatevi di ascoltare da noi quelle verità che il Signore non volle dire ai discepoli, in quanto essi non erano ancora in grado di comprenderle. Applicatevi piuttosto a progredire nella carità, che scende nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che vi è stato donato. Grazie al fervore della vostra carità e all'amore che nutrite per le cose dell'anima, potreste esperimentare interiormente quella luce, quella voce spirituale che gli uomini legati alla carne sono incapaci di tollerare; e che non appare con segni che gli occhi del corpo possono vedere, né si fa sentire con suoni che le orecchie possono udire. Non si può certo amare ciò
Difendimi dalle forze contrarie, la notte, nel sonno, quando non sono cosciente, quando il mio percorso, si fa incerto. E non abbandonarmi mai... Non mi abbandonare mai! Riportami nelle zone più alte in uno dei tuoi regni di quiete: E' tempo di lasciare questo ciclo di vite. E non mi abbandonare mai... Non mi abbandonare mai! Perché le gioie del più profondo affetto o dei più lievi anditi del cuore sono solo l'ombra della luce. Ricordami, come sono infelice, lontano dalle tue leggi; come non sprecare il tempo che mi rimane. E non abbandonarmi mai... Non mi abbandonare mai! Perché la pace che ho sentito in certi monasteri, o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa, sono solo l'ombra della luce.
che è del tutto sconosciuto. Ma amando ciò che in parte si conosce, per effetto di questo stesso
Agisci
amore si arriva a conoscerlo sempre meglio, sempre più profondamente (AGOSTINO, Commento al vangelo di Giovanni, 96,4).
Anche per Maria, la Madre di Dio, la comprensione del mistero di Cristo suo Figlio non fu subito piena ed immediata. La pazienza di Dio nel rispettare i miei tempi è espressione della sua incom mensurabile premura. Gli esprimerò la mia gratitudine.
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L’angolo del II° Mistero della Gloria
L’Ascensione di Gesù al Cielo A cura di don Luciano Vitton Mea
Frutto del mistero: Il desiderio del Cielo "Vedete, figli miei, bisogna riflettere che abbiamo un’anima da salvare e una eternità che ci aspetta" San Giovanni Maria Vianney
«Finché Egli venga» (1 Cor 11, 26).
Tutto quello che avviene sulla terra da allora in poi è tutta un'attesa: credere vuol dire perseverare in quest'attesa. Per colui che non crede, gli eventi si compiono come se avessero il loro significato in se stessi: le cose ordinarie e le straordinarie, le grandi e le piccole, le terribili e le belle, tutti gli eventi di cui è intessuta la storia, avvengono come se fossero l'unica realtà, e come se al di là non ci fosse nient'altro. In realtà, la dipartita del Signore è stata come il risuonare di un accordo potente che sta sospeso nell'aria e dura fino a che nel suo esaurirsi si rifà la quiete del silenzio. Solamente col ritorno di Cristo tutte le cose saranno compiute.
(Romano Guardini)
ESEMPIO - San Filippo Neri, ritornato alla Varricella da una udienza pontificia, confidò all'amico Corona che il papa Clemente VIII gli aveva manifestato l'intenzione di elevarlo alla sacra Porpora. Il Corona lo esortava ad accettare l'alta dignità cardinalizia, se non altro per l'onore che ne riceveva tutta la Congregazione e per la soddisfazione grandissima che ne avrebbero ricevuto tanti suoi penitenti. Gettando in aria con un gesto improvviso la sua berretta il Santo esclamò giulivo: «Paradiso. Paradiso...». Il desiderio struggente del Para diso ha consumato tutti i Santi. INTENZIONE: per la santificazione dei sacerdoti e delle anime consacrate 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: la speranza.
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 14
Tempo di Pasqua
Giovedì 14 Maggio
Solo lo Spirito Santo può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e allo stesso tempo fare l'unità. Perché quando sia mo noi a voler fare la diversità facciamo gli scismi e quando siamo noi a voler fare l'unità facciamo l'uniformità, l'omologa zione.“ (Papa Francesco)
II Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: San Mattia Apostolo
Di Mattia si parla nel primo capitolo degli Atti degli apostoli, quando viene chiamato a ricom porre il numero di dodi ci, sostituendo Giuda Iscariota. Viene scelto con un sorteggio, attra verso il quale la prefe renze divina cade su di lui e non sull'altro candi dato tra quelli che era no stati discepoli di Cri sto sin dal Battesimo sul
Giordano Giuseppe, detto Barsabba. Dopo Pentecoste, Mattia inizia a predicare, ma non si hanno più noti zie su di lui. La tradi zione ha tramandato l'immagine di un uo mo anziano con in mano un'alabarda, simbolo del suo marti rio. Ma non c'è evi denza storica di morte violenta. Così come
non è certo che sia morto a Gerusalemme e che le reliquie siano state poi portate da sant'Elena, madre dell'imperatore Co stantino, a Treviri, do ve sono venerate. Etimologia: Mattia = uomo di Dio, dall'e braico.
Brano Evangelico: Gv 15, 917 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia pie na. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il ser vo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Contemplo: La mia gioia sia in Voi (Gv 15,11)
Al seguito di Gesù, noi rimaniamo nel suo amore e la nostra gioia è piena. È Gesù stesso che ci ha fatto dono della sua gioia; una gioia, pe rò, che non è come quella transitoria che ci dà il mondo. La gioia di Gesù è pienezza di vita interiore, è sguardo puro sulle cose del mondo, è la beatitudine di chi confida nel Signore e lo segue ogni giorno.
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 15
Preghiamo la Parola
Meditiamo la Parola Buon giorno alle persone che splendono Meditazione di Fiorella Elmetti
Signore tu ci chiami
Sul web ho letto un buongiorno luminoso, ma che non acceca, un buongiorno semplice ma che sa raggiungere tante vite che solitamente rimangono nell'ombra (mamme e papà, innanzitutto, ma anche suore e sacerdoti, scrittori e poeti, operai ed imprenditori, impiegati e pittori, ecc.). Mi sembra proprio in linea con il comandamento nuovo dell'amore riproposto oggi e con san Mattia, di cui ricorre la memoria. Egli, infatti, venne eletto per sostituire tra gli apostoli il posto di Giuda, impiccatosi dopo aver tradito e venduto Gesù. San Mattia non si propose, ma altri proposero lui e non per parlare di sè, ma per annunciare il Vangelo, come pure è chiesto ad ogni cristiano. Perciò ecco il buongiorno promesso: "Buongiorno alle persone "girasole" che splendono, quelle generose che per dare luce agli altri, a volte rimangono loro stesse al buio. Buongiorno alle persone che con parole semplici sanno comunicarci emozioni e sentimenti. Quelle che non scintillano, ma sono luminose per una loro luce interiore, quelle che non brillano mai per luce riflessa. Buongiorno alle anime antiche che brillano di luce propria e sorridono, donando amore a chi sta loro vicino. Quelle che preferiscono sviluppare la luce dentro se stesse, anziché consolarsi col buio degli altri. Buongiorno alle persone che “sono” e non hanno bisogno di apparire, quelle che sono umili, meno appariscenti fuori ma più attraenti dentro. Buongiorno alle persone che splendono, che con la loro luce illuminano gli altri, perché sono persone vere, semplici, profonde le sole capaci di darci grandi emozioni. Buongiorno a tutti, ma proprio a tutti, nessuno escluso. Con un sorriso". Ci aiuterà questo buongiorno a "dare la vita"? Lo scopriremo solo nel "dare" adesso, senza rimandare a domani.
Signore, tu ci chiami a seguirti. ti rivolgi ad ognuno di noi, ma noi abbiamo paura. Tu ci mandi in tutto il mondo e noi mettiamo il catenaccio alle nostre porte. Tu ci spingi a prendere il largo e noi ancoriamo la barca in porto. Scuoti il torpore della nostra indifferenza. Accendi nel nostro cuore il fuoco della tua audacia. Apri le nostre orecchie alle grida dei fratelli: donaci fame e sete di giustizia. Spingi i nostri passi sulle strade dove l'uomo lavora e ama, soffre e spera. Insegnaci a cercarti con pazienza, donando a tutti la tua Parola. Amen
Agisci Oggi pregherò per tutti gli evangelizzatori e i predicatori. Reciterò il terzo mistero glorioso, perché con il dono dello Spirito Santo cerchino soltanto la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
Non di solo pane Numero 709 pagina 16
L’angolo del II° Mistero della Luce
Le nozze di Cana A cura di don Luciano Vitton Mea
Frutto del mistero: L’amore della chiesa "Tutto quello che il Figlio domanda al Padre gli è accor dato. Tutto quello che la Madre domanda al Figlio le è ugualmente accordato. Quel che ci deve impegnare a ri volgerci ad Essa con grande fiducia, è che Lei è sempre disponibile. San Giovanni Maria Vianney
Senza Gesù anche i momenti più belli diventano alla fine tristi. Maria, attenta e premurosa, si rende conto che le cose stavano andando male per i due sposi e intercede. La sua preghiera continua ancora oggi a forzare il Figlio perché la nostra vita sia sempre benedetta. Ella prega per noi e per i tanti paesi poveri di questo mondo nei quali il vino è già terminato e tante famiglie non hanno più di che vivere. Maria però chiama ciascuno di noi, come quel giorno chiamò i servi, e ci dice: "Fate quello che egli vi dirà", ossia: "Ascoltate il Vangelo e mettetelo in pratica". Se lo faremo, vedremo cambiare la nostra vita e quella di chi ci sta attorno, come quel giorno l'acqua si trasformò in vino. E quel vino era migliore del precedente.
Dio è tutto per te: se hai fame è il tuo pane, se hai sete è la tua acqua, se sei nell'oscurità è la tua luce che non ha tramonto (sant'Agostino d'Ippona).
INTENZIONE: per gli sposi, 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: preghiera a Maria.
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 17
Tempo di Pasqua Anche nel nostro cammino di fede è importante sapere e senti re che Dio ci ama, non aver paura di amarlo: la fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con l'amore.“ (Papa Francesco)
Venerdì 15 Maggio II Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Sant’Isidoro l’Agricoltore Nacque a Madrid intor no al 1070 e lasciò gio vanissimo la casa pa terna per essere impie gato come contadino. Grazie al suo impegno i campi, che fino allora rendevano poco, diede ro molto frutto. Nono stante lavorasse dura mente la terra, parteci pava ogni giorno all'Eucaristia e dedica va molto spazio alla
preghiera, tanto che alcuni colleghi invidiosi lo accusarono, peraltro ingiustamente, di to gliere ore al lavoro. Quando Madrid fu con quistata dagli Almora vidi si rifugiò a Torrela guna dove sposò la gio vane Maria. Un matri monio che fu sempre contraddistinto dalla grande attenzione verso i più poveri, con cui
condividevano il poco che possedevano. Nes suno si allontanava da Isidoro senza aver rice vuto qualcosa. Morì il 15 maggio 1130. Venne canonizzato il 12 marzo 1622 da Papa Gregorio XV. Le sue spoglie so no conservate nella chiesa madrilena di Sant'Andrea.
Brano Evangelico: Gv 16, 2023
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».
Contemplo: La tristezza si cambierà in gioia (Cv 16,20)
È la gioia delle beatitudini. La voce dei profeti dal tono rauco quando si rivolge agli uomini, è trasformata dalla preghiera di Gesù che si rivolge a Dio con il tono sereno delle beatitudini. Gesù proclama una grande felicità nelle beatitudini, che sono l'invito alla gioia del regno di Dio. Le beatitudini non sono un'esortazione morale e tanto meno un incorag giamento a vivere nella miseria e nell'infelicità. Sono invece la descri zione della persona di Gesù, che ha cambiato la nostra vita.
Non di solo pane Numero 709 pagina 18
Meditiamo la Parola
Preghiamo la Parola
Partoriti alla fede Meditazione a cura della Redazione
Come spiegare la gioia che proviene dalla fede? Gesù ci lascia una splendida immagine: quella del parto. Dicevamo ieri che la gioia non è solo un'emozione, ma la presa di consapevolezza di ciò a cui siamo chiamati. La luce del risorto cambia la nostra prospettiva, ci fa nascere ad una nuova ed inattesa dimensione. La nostra vita, dice Gesù, sta alla vita vera in lui, (ti va una virgola qui?) come la vita del feto sta alla vita dell'uomo che nasce e cresce. Sono la stessa persona, il feto e l'uomo, ma il primo vive nell'angusto spazio del ventre materno, il secondo vive la pienezza della vita fuori dal grembo. Così è la vita di fede: fino a quando non incontriamo Dio nel nostro cammino siamo come dentro un grembo che pensiamo essere l'intero universo. Ma una volta partoriti alla fede, pur restando le stesse persone, cresciamo e scopriamo un mondo infinitamente più grande. Questo parto alla fede, pe-
Riflessi di luce O Dio Padre, fuoco d'amore e luce del mondo, fa' che sappiamo vedere il riflesso del tuo splendore sul volto di ogni uomo: nel mistero del bimbo che cresce nel grembo materno; sul volto del giovane che cerca segni di speranza; sul viso dell'anziano che rievoca i ricordi; sul volto triste di chi soffre, sul volto stanco di chi è malato e di chi sta per morire. Suscita in noi la forza dell'amore, che Cristo Gesù ha testimoniato fino al dono di sé, e la gioia di promuovere, custodire, difendere e servire il bene prezioso della vita, sempre e comunque. Manda su di noi il tuo Santo Spirito, perché sappiamo infondere fiducia e speranza ad ogni persona che incontriamo,e testimoniare al mondo della bellezza e pienezza di una vita vissuta, e donata per amore.
rò, avviene in un contesto di fatica e di sofferenAmen
za e questa ci fa paura. Non spaventiamoci allora se a volte il nostro è un percorso faticoso, irto di dubbi e di incertezze: è l'unico modo che abbiamo per poter nascere alla nuova dimensione di figli di Dio.
Agisci Quanta sarà stata la gioia di Maria nel dare alla luce Gesù, l'Autore della vita! Lei, però, fa suo ogni dolore materno per la perdita del proprio figlio. Pregherò per tutti i bambini, i giovani stroncati dalla morte e reciterò dieci L'eterno riposo.
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 19
L’angolo del III° Mistero Doloroso
Gesù incoronato di spine A cura di don Luciano Vitton Mea
Frutto del mistero: La guarigione del nostro orgoglio
"Quelli che ci umiliano sono nostri amici, non quelli che ci lodano…" San Giovanni Maria Vianney Prendiamo con coraggio su di noi le sofferenze di Cristo e alle nostre sofferenze corrisponderanno le consolazioni che cerchiamo, quelle delle quali godranno tutti coloro che piangono. (Origene)
«E i soldati ... intrecciata una corona di spine gliela misero in capo e gli posero una canna nella destra; poi piegando il ginocchio davanti a Lui lo schernivano» (Mt 27, 27-29). Nel capo si manifesta la dignità dell'uomo; la corona è il segno della regalità che viene da Dio. Qui lo spregio si rivolge contro il capo del Signore che porta invisibilmente la corona del «Re dei re». I soldati fanno di Lui un re da burla. Sotto la loro ottusa crudeltà si nasconde un'altra volontà che vuole fare di Lui un uomo da burla e oseremo dirlo? - un dio da burla. Tutto lo scherno del mondo si accumula qui per distruggere la dignità di Dio - e con essa anche la dignità dell'uomo che da Lui deriva ... L'esistenza umana è impregnata di orgoglio, di disdegno, di vanità, talvolta apertamente, più spesso nascostamente; né occhio umano né umana volontà giunge alle loro radici. Il Signore svela questa potenza nel darle modo di agire contro di Lui. L'orgoglio per cui ci innalziamo, la vanità per cui godiamo di noi stessi assumono per Lui l'aspetto dell'umiliazione: la sua sofferenza è in proporzione del nostro peccato. Ecco un altro momento decisivo nella vita del cristiano: quello in cui egli penetra l'inganno che si nasconde in tutto ciò che si chiama grandezza, potenza, attività, bellezza, prestigio. Tutto ciò non è male di per sé, ma il male vi si annida. Qui bisogna guardarlo in faccia, sopportare questa vista, riconoscere se stessi in quel che avviene. E poi lottare per l'umiltà: l'umiltà non è che il riconoscimento della verità che Dio è Dio - Lui solo - e che l'uomo è uomo. Veramente uomo. (Romano Guardini)
ESEMPIO - Santa Teresa di Gesù ci insegna: «Il vero umile deve sinceramente desiderare di
essere disprezzato, burlato, perseguitato ed incolpato, benché a torto. Se vuol imitare Cri sto, dove può farlo meglio che in questo? Oh, quanto savio si vedrà un giorno essere stato colui che si rallegrò di essere tenuto per vile ed anche per pazzo!».
INTENZIONE: per la Chiesa del silenzio 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: l'umiltà.
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 20
Sabato 16 Maggio
Tempo di Pasqua Sì, il nostro cuore si edifica sulla memoria di quegli uomini e quelle donne che ci hanno fatto avvicinare a sorgenti di vita e di speranza a cui potranno attingere anche quelli che ci segui ranno. È la memoria dell'eredità ricevuta che dobbiamo, a no stra volta, trasmettere ai nostri figli.“
II Settimana del Salterio
(Papa Francesco)
Il Santo del giorno: Sant’Andrea Bobola Martire Figlio di nobili polacchi nato a Sandomir il 30 no vembre 1591, a vent'anni entra fra i Gesuiti e diven ta sacerdote nel 1622, con l'incarico della predicazio ne. Padre Andrea Bobola ha una fede tranquilla, nutrita di studi e stimolata da un vivace gusto perso nale per il confronto con chiunque. Di lui si può dire che non può vivere
senza predicare. Ammira no il suo coraggio i catto lici, ma pure molti cristia ni dissidenti. E i nemici lo chiamano «cacciatore di anime», con una avversio ne che è anche un ricono scimento al suo coraggio, al suo «gridare dai tetti», sempre e davanti a chiun que. Una rivolta di cosac chi al servizio dell'Impero russo (nemico della Polo
nia) scatena persecuzioni, con chiese e conventi messi a fuoco. Proprio per questo Andrea Bobo la rimane a predicare tra i disastri. È di questi esem pi che hanno bisogno i fedeli. Una banda cosac ca lo cattura e lo uccide dopo molte sevizie: è il 16 maggio 1657. È stato canonizzato da Pio XI nel 1938.
Brano Evangelico: Gv 16, 2328
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la da rà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e aper tamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».
Contemplo: Chiedete e otterrete (Cv 16,24)
«Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Chiedete nel mio nome. Chiedete con le parole che vi ho insegnato. Non sprecate parole come quelli che non credono. Voi dunque pregate così: "Padre nostro"». Per pregare in modo giusto Gesù ci ha inviato «lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: "Abbà! Pa dre"». «Noi non sappiamo come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede per noi» (Rm 8,15.26).
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 21
Preghiamo la Parola
Meditiamo la Parola
Chiedere al Padre Meditazione a cura della Redazione
I discepoli scoprono un rapporto di intimità fra Gesù e Dio. Non come già si aspettavano, una relazione fatta di tenerezza e conoscenza, ma un vero rapporto di appartenenza: Gesù non è figlio di Dio come lo siamo noi, ma in maniera esclusiva e assoluta. Sono straniti, i discepoli: quell'uomo che hanno imparato a conoscere e ad amare, ora, si rivela molto più di un grande profeta, di uno straordinario uomo spirituale, si rivela come la manifestazione stessa di Dio. Gesù sta parlando di una gioia da acquisire, di una tristezza da superare, di un parto ad una vita nuova da affrontare. In questo percorso non siamo soli: lo Spirito Santo, primo dono fatto ai credenti, ci accompagna in questa crescita interiore che porta gli apostoli, e noi, a scoprire chi è veramente Gesù e chi siamo noi in profondità. Certo: fatichiamo a capire come essere felici, anche
Signore Gesù, noi ti ringraziamo: la fretta, la superficialità, la noncuranza che corrodono il nostro tempo non sono tue e non possono e non devono essere nostre. Alla luce della tua parola, viviamo in preghiera e preghiamo con la vita... con calma, con pazienza, un passo dopo l'altro... non accontentiamoci per dare carne alla tua parola con cura. Alleluia!
dopo avere conosciuto Gesù e riconosciuto in lui la pienezza di Dio. Perciò Gesù ci fornisce un suggerimento: chiedere al Padre, in suo nome, qualche consiglio utile per dimorare nella gioia.
Agisci
Visto che conosciamo il figlio del capo, qualche spintarella la possiamo ottenere!
Per l’oriente, l'ospitalità è sacra. Per noi cristiani, in essa accogliamo la presenza stessa di Cristo nei fratelli. E per me? Sono attento, premuroso, o la fretta, la negligenza sono le mie uniche guide? Avrò maggiore attenzione e cura...!
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 22
G l i
a p p r o f o n di m e n ti
di
N o n
di
s o l o
p a n e
Ti racconto Maria Alcune storie per parlare della mamma di Gesù di Bruno Ferrero
Il sentiero A cura di Tiziana e Cristina
Una bambina viveva felice con il suo papà e la sua mamma. Ma per una meschina vendetta, degli uomini perfidi la rapirono. Arrivarono un giorno avvolti nei loro grandi mantelli e, sulla strada che portava alla scuola, s'impadronirono della bambina. Galoppando di gran carriera sui cavalli neri si allonta narono ben presto dal villaggio e presero la strada della foresta. La buia e tenebrosa foresta che ingoiava per sempre gli incauti che vi si avventuravano senza guida. Quegli uomini dal cuore di pietra portarono la bambina nel cuore della foresta. Volevano che si perdesse per
sempre nella foresta La bambina piangeva terrorizzata. E ripeteva, quasi gridava, la preghiera che la mamma le aveva insegnato: «Ave Maria, piena di grazia..». Attraversarono torrenti e burroni, finché giunsero dove la foresta era più intricata e impenetrabile. Là abbandonarono la bambina. La poverina si accucciò ai piedi di un grande albero, continuando a ripetere tra i singhiozzi: «Ave Maria... Ave Maria...». Improvvisamente, fra le lacrime, proprio ai suoi piedi scorse una rosa. Una rosa dai petali teneri come una carezza Poco più avanti, ben visibile, tra l'erba e le foglie, c'era un'altra rosa, poi un'altra, e un'altra ancora... Formavano un sentiero che si snodava tra gli alberi. La bambina cominciò a camminare da una rosa all'altra, prima esitante poi quasi di corsa. Dopo un po' arrivò al margine della foresta e si trovò nelle braccia della mamma e del papà. Anche loro avevano visto il sentiero di
rose ed erano partiti alla sua ricerca. Perché anche la mamma e il papà avevano continuato a dire l'Ave Maria. E tutte quelle Ave Maria, quelle dei genitori e quelle della figlia, erano diventate un sentiero di rose. Che li aveva riportati tutti insieme.
Questo racconto di Bruno Ferrero , nella sua semplicità, ci ricorda che nella vita è facile perdere la strada della bontà, perdere la retta via e trovarsi nella selva oscura del male e della cattiveria. Solo se riscopriamo in noi la semplicità dei bambini e ricorriamo al materno aiuto della Vergine Santa sentiremo il profumo dei fiori che ci conduce verso la luce e la bellezza della bontà.
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 23
Cristina e Tiziana
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Anno XV- n. 709 Domenica 10 Maggio 2015 Chiuso il 5 Maggio 2015 Numero copie 1450
333/3390059 don Luciano
Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea
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Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
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