Non di Solo Pane 710 - 17 Maggio 2015

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Non di solo

PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 17 Maggio 2015 Tempo di Pasqua

Fu elevato in cielo

Anno XV - n째

(Mc 16,19)

Itinerario quotidiano di preghiera

710


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.latracciameditazioni.it

Maggio 2015

Offerta quotidiana Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché, rifiutando la cultura dell’indifferenza, possiamo prenderci cura delle sofferenze del prossimo, particolarmente dei malati e dei poveri.

Intenzione missionaria Perché l’intercessione di Maria aiuti i cristiani che vivono in contesti secolarizzati a rendersi disponibili per annunciare Gesù.

Intenzione dei vescovi Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.

Perché le Conferenze Episcopali portino il loro contributo molteplice e fecondo per realizzare il senso di collegialità nella Chiesa.

Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

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VII Domenica di Pasqua “Apriamo la porta allo Spirito, facciamoci guidare da Lui, lasciamo che l’azione continua di Dio ci renda uomini e donne nuovi, animati dall’amore di Dio, che lo Spirito Santo ci dona!” (Papa Francesco)

Domenica 17 Maggio III Settimana del Salterio

Il santo del Giorno: Ascensione del Signore La prima testimonianza della festa dell’Ascensione, è data dallo storico delle origini della Chiesa, il ve­ scovo di Cesarea, Eusebio (265­340); la festa cadendo nel giovedì che segue la quinta domenica dopo Pa­ squa, è festa mobile e in alcune Nazioni cattoliche è festa di precetto, riconosciu­ ta nel calendario civile a tutti gli effetti. In Italia pre­ vio accordo con lo Stato Italiano, che richiedeva una

riforma delle festività, per eliminare alcuni ponti festi­ vi, la CEI ha fissato la festa liturgica e civile, nella do­ menica successiva ai cano­ nici 40 giorni dopo Pasqua. Al giorno dell’Ascensione si collegano molte feste popolari italiane in cui rivi­ vono antiche tradizioni, soprattutto legate al valore terapeutico, che verrebbe conferito da una benedizio­ ne divina alle acque (o in altre regioni alle uova).

A Venezia aveva luogo una grande fiera, accompagnata dallo ‘Sposalizio del mare’, cerimonia nella quale il Doge a bord o d el ‘Bucintoro’, gettava nelle acque della laguna un anel­ lo, per simboleggiare il dominio di Venezia sul mare; a Bari la benedizione delle acque marine, a Firen­ ze si celebra la ‘Festa del grillo’.

Brano Evangelico: Mc 16,15­20

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tut­ to il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi sa­ ranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; impor­ ranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo a­ ver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Di­ o. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la ac­ compagnavano.

Contemplo: Fu elevato in cielo (Mc 16,19) Il mistero dell'Ascensione di Gesù illumina ancora di più il mistero della sua ri­ surrezione. E noi sappiamo che «mistero» significa un'azione di Dio a nostro favore! «Cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?» (Ef 4,9). Gesù è risorto e asceso al cielo, «perché la nostra fede non ven­ ga meno, la nostra speranza non vacilli e la nostra carità non si estingua. Adesso sembra sia più lontano con la sua umanità, ma è più vicino con la sua divinità» (Leone Magno).

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G l i

a p p r o f o n di m e n ti

di

N o n

di

s o l o

p a n e

potrai vedere Dio che governa nei cieli; allora comincerai a parlare dei misteri di Dio, allora amerai e ammirerai coloro che vengono perseguitati perché non vogliono rinnegare Dio,

allora

condannerai

l'impostura del mondo e il suo errore, quando conoscerai la vera vita in cielo, quando disprezzerai quella che qui è ritenuta morte e temerai la vera morte, quella che è riservata ai

Imitatori di Dio

condannati al fuoco eterno che

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

sono stati consegnati. Allora

punirà fino alla fine quanti gli ammirerai e dichiarerai beati

Gesù sale al cielo, siede alla

mitatore di Dio: può, se [Egli]

destra del Padre, ma non ci

lo vuole. La felicità infatti non

lascia soli. Porta con se

sta nel volere dominare sul

brandelli della nostra umani-

prossimo, né nel voler esser

tà, porta nel suo corpo glori-

più forte dei deboli, né nell'

ficato i segni della passione,

essere ricco, né nell' essere

i segni di ogni singola soffe-

prepotente con gli inferiori.

renza umana. Non ci lascia

Nessuno può imitare Dio in

soli. Ci affida una missione,

questi modi, che sono estranei

rimane con noi, sappiamo

alla sua grandezza. Ma colui

dove trovarlo. Ma soprattut-

che prende su di sé il peso del

to ci chiede di diventare imi-

prossimo e che, con ciò in cui

tatori di Dio, di portare ai

è superiore, spontaneamente

confini della terra briciole

vuol far del bene ad un altro

della bontà divina. Giusta-

meno fortunato, chi usa le co-

mente la lettera a Dionieto

se ricevute da Dio a favore di

sottolinea: “Se amerai Dio

chi ne ha bisogno, diviene un

diventerai

della

Dio per coloro che le ricevono:

sua bontà. E non stupirti che

questi è imitatore di Dio! Allo-

un uomo possa diventare i-

ra, pur trovandoti sulla terra,

imitatore

quelli che per la giustizia sopportano il fuoco di qui, quando conoscerai

quell'altro

fuoco

(...)”. Gesù salendo al cielo affida ai suoi amici, a coloro che portano il suo nome, ad ogni cristiano il compito di rappresentarlo, di essere un piccolo mistero divino agli occhi di chi giace solo e abbandonato, di diventare un lembo di infinito per coloro che ricevono da noi un po’ di bontà. Quale mistero. Gesù sale al cielo ma rimane sulla terra attraverso la bontà di chi vuole aprirgli il suo cuore.

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G l i

a p p r o f o n di m e n ti

di

N o n

di

s o l o

p a n e

Preghiamo la Parola

Contemplatio: di Fiorella Elmetti

Parte della stessa gioia A Lourdes, nella Basilica del Rosario, sono raffigurati in forma di mosaici i misteri della gioia, del dolore e della gloria. In quello che raffigura l’ascensione di Gesù si può vedere che mentre Gesù si stacca dalla terra e dal gruppo dei discepoli, uno di loro, probabilmente Giovanni, bacia il lembo della veste candida del Maestro che ancora può afferrare, mentre Maria segue l’ascesa del figlio e prega. Mi ha emozionato vedere questa rappresentazione, perché nel guardarlo ho avuto la sensazione che anch’io fossi rappresentata in quella scena, come se davvero fossi stata accanto a Gesù fino all’ultimo istante della sua vita terrena, mio fosse stato il bacio di Giovanni e pure mio lo sguardo contemplativo di Maria. In effetti, credo che questa scena ci riguarda un po’ tutti, perché con Gesù al cielo salgono tutti i nostri desideri ancora irrealizzati di credere, d’amare, di cercare le cose che parlano di Dio. Del resto, anche san Paolo nella lettera agli Efesini dice: "Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini". Le migliaia di piccoli tasselli che formano il mosaico ci rappresentano, con i loro colori, le loro luci e le loro ombre. In Lui sentiamoci tutti parte della stessa gioia.

Gioia profonda, pienezza assoluta, comunione ampia... scaturiscono dalla tua risurrezione e dalla tua ascensione, Signore! Cielo e terra si fondono in un abbraccio, che ci redime e ci salva a partire dalla nostra limitatezza, da oggi redenta e benedetta. Alleluia!

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Tempo di Pasqua “A volte ci sembra che Dio non risponda al male, che rimanga in silenzio. In realtà Dio ha parlato, ha risposto, e la sua risposta è la Croce di Cristo: una Parola che è amore, misericordia, perdono.”

Lunedì 18 Maggio III Settimana del Salterio

(Papa Francesco)

Il Santo del giorno: San Giovanni I Papa Papa dal (13/08/523 al 18/05/526).

Sostenne per amore di Cristo e della Chiesa la persecuzione del re aria­ no Teodorico, che lo aveva inviato a Costan­ tinopoli presso l'impera­ tore Giustino I a perora­ re la causa degli Ariani. Morì in carcere a Ra­ venna e il suo corpo fu trasferito a Roma nella

basilica vaticana, dove venne onorato come martire. Martirologio Romano: San Giovanni I, papa e martire, che, mandato dal re ariano Teodorico a Costanti­ nopoli presso l’imperatore Giustino, fu il primo tra i Roma­ ni Pontefici a celebra­

re in quella Chiesa il sacrificio pasquale; tornato di lì, fu ver­ gognosamente arre­ stato e gettato in car­ cere dal medesimo Teodorico, cadendo a Ravenna vittima per Cristo Signore.

Brano Evangelico: Gv 16,29­33

In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai biso­ gno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Di­ o». Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete so­ lo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».

Contemplo: lo ho vinto il mondo! (Cv 16,33) Cantiamo nel Salmo: «Oracolo del Signore al mio signore: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi» (Sal 109) e di­ ciamo nel Credo: «È salito al cielo, siede alla destra del Padre». Gesù ha vin­ to il mondo: «È lui che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa. Ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, ma non è mai lontano da ciascuno di noi» (cf At 17,24 ss).

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meditazione

Preghiamo la Parola

Con lui tutto ha senso di Fiorella Elmetti

Grazie, Signore Gesù! A volte ci sembra proprio di capire tutto di Ge-

Ciascuno di noi è unico

sù, come se tra noi e Lui non ci fossero più e-

ai tuoi occhi, amato

nigmi o rebus da risolvere. La stessa contentez-

in modo particolare,

za l’hanno vissuta i discepoli, i quali dissero a

nella sua singolarità.

Gesù: “Ecco, adesso parli chiaramente e non fai

Ma ognuno è solo, per essere

più uso di similitudini”. Ma Gesù ci supera sem-

meglio amato, avvinto

pre e ci chiede fiducia, scrivendo nella nostra

a te e, insieme, mirabilmente

storia quello che noi non concepiremmo mai.

legato ai fratelli.

Anche per Maria è stato così. La vita di Maria si

In questa dialettica

svolge sotto il segno del transitorio e del con-

misteriosa tra solitudine

tingente, e sotto il segno eterno di Dio. Maria

e relazione profonda,

conosce le cose ordinarie della vita di ogni gior-

tu ci guidi e ci maturi

no e sperimenta la monotonia del loro ripetersi

nel tuo Spirito.

continuo; sa cosa vuol dire la preoccupazione

Alleluia!

del pane, i disagi e le ansietà della fuga e della permanenza in una terra straniera, del viaggio di ritorno; le incomprensioni dei vicini, il dolore e lo sconforto della vedovanza. La sua vita, come la nostra, ha una buona dose di sofferenze e

Agisci

di lacrime, un mazzolino modesto di gioie, qualche ora di felicità, un gran numero di ore grigie e monotone, delle ore di grande sofferenza, ma sempre chieste nella fiducia. Le sue ore scritte nella fiducia sono quelle che ci hanno portato alla Salvezza.

«Nulla è impossibile a Dio». Dinanzi al tradimento, all'infedeltà, all'incomprensione, è forse difficile non spe­ rimentare la solitudine, l'abbandono: ma tutto questo non è impossibile! Maria ne è l'esempio più grande, più bello. Nel corso di questa giornata, mi ricorderò spesso delle parole di Gesù.

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L’angolo del III° Mistero Gaudioso

La nascita di Gesù A cura di don Luciano Vitton Mea

Frutto del mistero: la povertà

"Più ci si rende poveri per l’amore di Dio, più si è ric­ chi in realtà… I poveri e gli amici dei poveri sono gli amici di Dio". San Giovanni Maria Vianney

È l'ora della notte santa in cui il Bimbo divino entra nel nostro mondo, diventa nostro fratello e prende su di sé il destino del Salvatore … «Venne per lei il mo­ mento del parto. E diede alla luce il suo Figliuolo primogenito» (Lc 2, 6­7). Questo è avvenuto per noi tutti e il cantico di gioia per questo felice evento non avrà mai fine sulla terra. Nella stessa ora avviene anche una cosa che riguarda solamente Maria: Cristo si manifesta apertamente nella esistenza personale di Lei. Egli nasce nel suo spirito e nel suo cuore. La situazione di attesa diventa ora una comunione di vita faccia a faccia. Ineffabile realtà: Colui ch'è suo Figlio è anche il suo Redentore! Quando lo guarda, vede Colui che è la «manifestazione del Dio vivente». Quando il suo cuore si gonfia, il suo impeto d'af­ fetto va a Colui che è venuto nell'amore del Redentore. Quando assiste la sua tenera creatura, serve il Signore stesso che le si presenta sotto l'aspetto della debolezza umana. Questo avviene spiritualmente in ogni cristiano tutte le volte che la vita interiore, intuita nella fede, entra nella chiarezza dell'intelligenza, nella evidenza dell'azione, nella decisione della testimonianza. In ognuno di noi nasce il Cristo tutte le volte ch'Egli compenetra in modo essenziale e decisivo un'azione o un sentimento. In un caso però ciò avviene con particolare significato: quando il Cristo ci appare in maniera tutta luminosa e forte, al punto da diventare la realtà dominante della nostra vita interiore. Romano Guardini

ESEMPIO ­ San Francesco d'Assisi ha amato in modo così straordinario la povertà,

da poter essere soprannominato il «Poverello d'Assisi». Eppure da giovane, prima della sua conversione, gli piacevano i divertimenti, il lusso, le grandezze. Ma una volta dona­ tosi a Dio, per suo amore lasciò tutto e si ridusse alla più completa nudità.

INTENZIONE: per i poveri e senza tetto 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

Virtù da praticare: la povertà

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Martedì 19 Maggio

Tempo di Pasqua Francesco d’Assisi ci dice: lavorate per edificare la pace! Ma non vi è vera pace senza verità! Non vi può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il pro­ prio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura che accomuna ogni essere umano su questa terra. (Papa Francesco)

III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Beata Pina Suriano Nasce a Partinico, centro agricolo della provincia di Palermo il 18 febbraio 1915. Nel 1922 fa i suo ingresso nelle file dell'A­ zione Cattolica Femmini­ le come beniamina, poi aspirante e quindi giova­ ne. Nel 1938 viene nomi­ nata delegata delle sezio­ ni minori femminili e per nove anni, dal 1939 al 1948 è segretaria della Sezione di Azione Catto­ lica, nel contempo dal 1945 al 1948 è presidente

delle Giovani. Istituisce in parrocchia l'associa­ zione delle «Figlie di Maria», diventandone la presidente dal 1948. Il 29 aprile 1932 nella chiesetta delle «Figlie della Misericordia e della Croce», che era la sede sociale della Gio­ ventù Femminile di Ac di Partinico, emette il voto di castità. Seguen­ do il desiderio, mai rea­ lizzato, di vivere da religiosa, il 30 marzo

1948, insieme ad altre tre compagne, si offre come vittima per la santifica­ zione dei sacerdoti. In quello stesso anno si pre­ sentano i disturbi di una violenta forma di artrite reumatica, che le portò come conseguenza un difetto cardiaco. Muore improvvisamente per un infarto il 19 maggio 1950. È beata dal 2004.

Brano Evangelico: Gv 17,1­11

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse:«Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorifi­ cato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.

Contemplo: Ti ho glorificato sulla terra (Cv 17,4)

In Giovanni 17 c'è la preghiera di Gesù, il Sommo Sacerdote che prega per se stesso, per i suoi e per quelli che crederanno nel suo nome. Nel momento della sua gloria sulla croce, Gesù pregherà ancora versando il suo sangue. Anche la Lettera agli Ebrei usa la stessa teologia di Cristo Sommo Sacerdote che con l'unzione regale annuncia il regno di Dio, con l'unzione profetica annuncia il Vangelo ai poveri e con l'unzione sacerdotale «è sempre vivo per intercedere a nostro favore» (cf Eb 7,25).

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meditazione

Preghiamo la Parola

La storia di Khiria Meditazione di Fiorella Elmetti

Ti rendiamo grazie, Papa Francesco ha più volte affermato che i martiri di oggi sono più numerosi di quelli di ieri. In altri tempi avrei dubitato, ma adesso che vedo storie di decapitazione, massacri assurdi e che leggo storie di violenza senza senso me ne convinco pure io. La storia di Khiria è una testimonianza di fedeltà e di glorificazione: "Sono nata cristiana e se per questo dovrò morire, preferisco morire cristiana". Così Khiria AlKas Isaac, 54 anni, cristiana irachena di Qaraqosh, fuggita dallo Stato islamico in Kurdistan, ha risposto agli islamisti che imprigionandola, frustandola e premendola una spada sulla gola le imponevano di convertirsi all’islam. La donna e il marito Mufeed Wadee’ Tobiya si sono ritrovati la mattina del 7 agosto in una città improvvisamente conquistata dai jihadisti. Fin da subito, i miliziani l’hanno minacciata così: "Convertiti all’islam o sarai decapitata". Essendosi rifiutata, insieme ad altre 46 donne è stata presa, separata dalla sua famiglia e imprigionata per dieci giorni. Durante la segregazione, le donne venivano ripetutamente frustate davanti a tutte le altre perché la sofferenza di una convincesse tutte a convertirsi. "Ho risposto loro immediatamente che preferivo morire cristiana e poi ho citato il Vangelo di san Matteo (10,33). Gesù disse: “Chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”. Altre minacce sono seguite: "Convertiti o ti farò ancora più male...sarai decapitata", a cui ha risposto: “Sarò felice di essere una martire”. Una volta libera grazie ad una fuga ha precisato: "Durante le frustate, piangevamo tutte ma tutte ci siamo rifiutate di convertirci". La storia di Khiria mi insegna molto, non lo so però se io fossi riuscita a fare altrettanto al suo posto.

Signore Gesù, per la forza dirompente del tuo Spirito, con il quale travolgi il nostro bisogno di progettare, da soli, la nostra vita! Per essere tuoi amici e tuoi discepoli ci chiedi una dedizione piena d'amore, nella semplicità, nella mitezza, nel dono disinteressato di sé. Così affronteremo anche le tribolazioni inaspettate che ci attendono, con una forza che è il frutto di questa piena adesione a te. Alleluia!

Agisci Sì, la vita eterna è questo rapporto d'amore fra Dio e la sua creatura che poi giungerà alla sua pienezza nell’eternità. Dio ha più sete di noi, che noi di Lui! Coltivo dentro di me come Maria, questo desiderio di conoscerlo sempre più o sono addirittura come afferma la Scrittura: «Né freddo, né caldo»? Rispondo e decido...

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La Vergine del soccorso di don Luciano Vitton Mea

ma solo delle giare vecchie e screpolate piene di acqua non potabile che serve solo per lavarsi in qualche modo dal fango.

Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». “Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena”. Il mio pensiero corre alla figura di Maria, visto che con facilità è a lei che mi rivolgo, soprattutto quando ho “urgenze” che altri mi affidano. Maria diventa, così, la mia confidente, il mio ponte sicuro per raggiungere il cuore di Gesù. Chi può farlo, se non lei che è sua e nostra madre? E mi piace pensarla silenziosamente insistente nella preghiera. “Non hanno più vino …” Quante volte nella nostra vita non abbiamo più vino

Un’occhiata con Gesù, poche parole, e Maria non solo si prende carico delle sbadataggini degli sposi, ma mette fretta a Gesù, il quale, tentennando esaudisce la richiesta. Com’è grande Maria! A rischio di venire bollata come sognatrice errante, sa cogliere con delicatezza il disagio di coloro che “non hanno più vino” e corre “in fretta” da Gesù, come quando dopo l’annuncio dell’angelo era corsa in aiuto dalla cugina Elisabetta. Emilia Palladino, laureata in fisica e scrittrice sensibile, in uno scritto ha messo in rilievo come “una tale dinamica d’amore, esaltata e sostenuta dallo Spirito Santo, è profondamente illuminante per la Chiesa di oggi, alla quale la Madonna indica una via di accoglienza e di misericor-

dia che passa attraverso la consapevolezza, propria di una mamma, che non esistono figli perfetti, ma solo figli donati. Le incapacità, le superficialità, gli errori, le incurie e anche i peccati sono realmente un’ipoteca sulla realizzazione della felicità dei figli, ma non tolgono nulla all’immane valore che essi hanno per la madre. Gli uomini e le donne di oggi sono tutti figli donati alla Chiesa, che in lei cercano l’amore senza condizioni di una madre, e non solamente un indirizzo di retto comportamento”. Si, Maria è Colei che viene in soccorso di coloro che “non hanno più vino”, che rischiano di fare brutta figura davanti agli invitati vestiti con i colori sgargianti della vanità. E’ la soccorritrice tutti coloro che hanno smarrito la via, il senso e i valori della vita; che si trovano in una selva scura e tetra che genera paura e angoscia. La vergine Santa vede e viene in soccorso di tutti coloro “che non hanno più vino” e insegna alla Chiesa ad essere madre e non matrigna.

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Tempo di Pasqua

Mercoledì 20 Maggio

Il cristiano è una persona che pensa e agisce nella vita quotidiana secondo Dio, una persona che lascia che la sua vita sia animata, nutrita dallo Spirito Santo. (Papa Francesco)

III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Sant’Arcangelo Tadini Nacque in una famiglia nobile il 12 ottobre 1846 a Verolanuova (Brescia). Venne ordinato sacerdote nel 1870. Viceparroco e maestro elementare in Val Trompia e successivamen­ te cappellano nella perife­ ria di Brescia fino al 1885, si dedicò completamente all'attività pastorale e all'insegnamento elementa­ re, divenendo in questo campi un precursore per

molti aspetti. Nel 1887 divenne parroco a Botti­ cino Sera (Brescia), carica che tenne fino alla morte. Si distinse anche per il forte impe­ gno sociale. Fondò nel 1893 la Società di Mu­ tuo Soccorso e nel 1898 una filanda per evitare l'emigrazione delle ra­ gazze del paese per tro­ vare lavoro; inoltre un pensionato per lavoratri­

ci. Per assicurare l'assi­ stenza alle giovani, fondò nel 1900 una Congrega­ zione religiosa: le Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth con i tre voti canonici, vita in comune e abito religioso ma impe­ gnate come vere e proprie operaie. Morì il 20 mag­ gio 1912. È stato canoniz­ zato da Papa Benedetto XVI il 26 aprile 2009.

Brano Evangelico: Gv 17,11­19

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo: «Padre santo, custodisci­ li nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho con­ servati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».

Contemplo: Ho dato loro la tua parola (cv 17,14) Gesù prega il Padre e parla del Padre, che chiama «Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Dice del Padre: «La tua parola è verità». Gesù non è solo la «parola di Dio», ma è il «Verbo di Dio», ossia l'azione misericordiosa di Dio verso l'umanità. Gesù è voce, parola, pensiero e azione di Dio. Sta scritto: «Così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata» (Is 55,11).

Non di solo pane ­ Numero 710 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 12


meditazione La preghiera nell’offerta

Preghiamo la Parola

Di don Luciano Vitton Mea

“La preghiera è la forza dell’uomo e la debolezza di Dio”, non so bene chi abbia coniato questa frase, fatto sta che di tanto in tanto me la ritrovo sottocchio, come un perpetuo promemoria che riporta il mio sguardo interiore ad immergermi nel Suo mare di bontà, con la certezza che prima o poi la mia fiducia in Lui verrà ricompensata, non per merito mio ma perché Egli sa essere misericordioso con le Sue creature. Infatti, poco prima di morire crocifisso, Gesù dice: “Non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi”. Gesù quindi usa la preghiera come dialogo col Padre e non trattiene nulla per sé, ma tutto re-

Grazie, Signore, per le tue benedizioni che spesso abbiamo preso per scontate. Grazie per il tempo passato, costellato di volti e care memorie. Grazie per il tempo presente, che grida di restare per sempre. Grazie per il tempo futuro, colorato di sogni e speranze. Grazie per quella tua forza d'amore che riscalda i nostri cuori e incendia la terra. Grazie, Signore, perché sei qui con noi.

stituisce al Padre con l’offerta di ciò che Egli è Amen

stato disposto a vivere e ad amare in nome Suo. Anche la preghiera di Maria è offerta. Offerta di sé alla volontà del Padre quando orante accetta pienamente l'annuncio di Gabriele. Offerta di

Agisci

Gesù al Padre, quando lo presenta al tempio. Offerta dolorosa ai piedi della croce, quando presente vicino al Figlio, soffre con lui, accetta la sua morte e lo offre al Padre e si offre con lui, facendo olocausto di ogni suo diritto materno e del suo materno amore.

Perché proprio oggi che sono giù devo rallegrarmi con te? Perché devo piangere con te quando oggi le cose mi vanno per il verso giusto? Decisamente, la Parola di Dio oggi mi chiede una sola cosa: dimentica te stesso!

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L’angolo del III° Mistero della Gloria

La discesa dello Spirito Santo A cura di don Luciano Vitton Mea

Frutto del Mistero: La venuta dello Spirito Santo nei nostri cuori. "Lo Spirito Santo è come un giardiniere che lavora nel­ la nostra anima… Dobbiamo soltanto dire "Si" e la­ sciarci guidare." San Giovanni Maria Vianney

«Io non vi lascerò orfani» (Gv 14, 18).

Quando partì, furono veramente orfani, poiché Dio non era più presso di loro nella maniera in cui lo era nella persona del Cristo. Però, nel giorno della Pentecoste, Dio tornò nella persona dello Spirito Santo da Lui mandato. Adesso non erano più orfani: l'amico, «l'appoggio», la celeste guida era con loro. La sua opera era di «introdurli in ogni verità» e «dar loro Cristo» (cfr. Gv 16, 13­14). A noi pure è mandato lo Spirito Santo e perciò non siamo orfani. Egli è con noi, purché noi vogliamo rimanere con Lui. Egli con­ clude la nostra vita attraverso tutto quello che ha di incomprensibile; noi però dobbiamo lasciarci guida­ re: quando lo supplichiamo e ci apriamo a Lui con intelligenza ed amore, Egli ci insegna a comprendere Cristo, ed in Cristo la nostra stessa esistenza. Quando poi l'oscurità rimane impenetrabile, poiché la vita terrena è sigillata, Egli ci dà in un divino «ciononostante», come dice Paolo, testimonianza che siamo «figli di Dio» e la certezza che «tutto ci serve per il meglio, quando amiamo Dio» (Rm 8, 16 e 28). Romano Guardini

ESEMPIO - «La statua del Pensieroso»: così fu chiamata la statua di Giuliano dei Medici, duca d'Urbino, scolpita da. Michelangelo e conservata nella cappella Medicea a Firenze. A dei giovani che si erano fermati per osservarla, un giorno san Filippo Neri con la solita arguzia disse: «Questa statua, pensa e ripensa, ma non si decide mai... È proprio come quelli che vorrebbero convertirsi e provvedere all'anima loro, lasciando il peccato: ma non si decidono mai: a domani, a domani! ... ». «Questi tali ripongono la loro fiducia nel tempo, nella forza di volontà, nella Grazia. Ma non sanno forse che il domani nessuno ce lo può assicurare e che la morte può cogliere d'improvviso? San Paolo insegna: «Non vi fate illusioni: Iddio non si lascia deride­ re» (Gal 6,7).

INTENZIONE: per tutta la Chiesa. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria. Virtù da praticare: corrispondenza alla Grazia.

Non di solo pane ­ Numero 710 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 14


Tempo di Pasqua

Giovedì 21 Maggio

Se noi ci comportiamo come figli di Dio, sentendoci amati da Lui, la nostra vita sarà nuova, piena di serenità e di gioia.

III Settimana del Salterio

(Papa Francesco)

Il Santo del giorno: San Eugenio Mazenod Nato ad Aix in Provenza il 1° agosto 1782 figlio di una nobile famiglia, Carlo Giu­ seppe Eugenio Mazenod trascorre la sua gioventù in Italia, esule della rivoluzio­ ne francese. Torna in patria nel 1802, sei anni più tardi, entra nel Seminario di San Sulpizio a Parigi e viene ordinato sacerdote ad A­ miens nel 1811. Torna ad Aix e qui, nel 1816, fonda la Società dei missionari di

Provenza che più tardi si chiameranno Oblati di Maria Immacolata. No­ minato vicario della dio­ cesi di Marsiglia e poi, nel 1837, vescovo " per ben 37 anni" , attua pie­ namente il suo motto: «Mi ha mandato per e­ vangelizzare i poveri». Muore il 21 maggio 1861, lasciando in testa­ mento agli Oblati che lo circondava queste parole: «Praticate tra voi la cari­

tà, la carità, la carità" e a al di fuori lo zelo per la salvezza delle anime». E' stato beatificato il 19 ottobre 1975 da Paolo VI e proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 1995. Etimologia: Carlo = for­ te, virile, oppure uomo libero, dal tedesco arcai­ co.

Brano Evangelico: Gv 17,20­26 In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha cono­ sciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

Contemplo: Li hai amati come hai amato me (Gv 17,23)

Gesù cambia il mondo con la rivoluzione della tenerezza di Dio, e fa ca­ pire agli uomini che «Dio è amore; chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1Gv 4,16). Paolo canta l'inno all'amore di Dio: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il pro­ prio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi... Chi ci separerà dall'amo­ re di Cristo?» (Rm 8,31­39).

Non di solo pane ­ Numero 710­ Tempo di Pasqua ­ pagina 15


Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola

Due immagini bellissime Meditazione di Fiorella Elmetti

Signore Gesù, abbiamo È possibile per chi ama, soffre e segue Cristo "far conoscere" l'amore che sa dare senso alla vita e al mondo stesso? Papa Francesco ne è davvero convinto ed ha offerto due immagine bellissime. La prima è della canna che si abbassa ma non si spezza, la seconda della rugiada che disseta la terra arida, piena di dolori e ingiustizie. Egli infatti ai cristiani ad Erbil ha detto: "Vi ringrazio della testimonianza che voi date; c’è tanta sofferenza nella vostra testimonianza. Grazie! Sembra che lì non vogliano che ci siano i cristiani, ma voi date testimonianza di Cristo. Penso alle piaghe, ai dolori delle mamme con i loro bambini, degli anziani, degli sfollati, alle ferite di chi è vittima di ogni tipo di violenza. […] Cristiani e yazidi sono stati cacciati con la forza dalle loro case, hanno dovuto abbandonare ogni cosa per salvare la propria vita e non rinnegare la fede. La violenza ha colpito anche edifici sacri, monumenti, simboli religiosi e i patrimoni culturali, quasi a voler cancellare ogni traccia, ogni memoria dell’altro. In qualità di capi religiosi, abbiamo l’obbligo di denunciare tutte le violazioni della dignità e dei diritti umani!Io oggi vorrei avvicinarmi a voi che sopportate questa sofferenza, esservi vicino… E penso a santa Teresa del Bambin Gesù, che diceva che lei e la Chiesa si sentiva come una canna: quando viene il vento, la tempesta, la canna si piega, ma non si rompe! Voi siete in questo momento questa canna, voi vi piegate con dolore, ma avete questa forza di portare avanti la vostra fede, che per noi è testimonianza. Voi siete le canne di Dio oggi! Le canne che si abbassano con questo vento feroce, ma poi sorgeranno! Fratelli e sorelle, la vostra resistenza è martirio, rugiada che feconda".

costruito e regolato la nostra vita con buona volontà, osservando le leggi e le norme etiche e morali che da sempre ci hanno insegnato. Eppure, Signore Risorto, tu entri nel nostro mondo ordinato, così come in quello rigoroso e pieno di serietà dei farisei, e lo trasformi in un giardino, lo fai fiorire, lo sconvolgi, profumandolo di coraggiosa eternità: è il giardino della tua risurrezione. Alleluia!

Agisci Ecco, il grande desiderio di Cristo: l'unità! Gesù pregò per questa intenzione: «Non prego solo per questi». E questo non sarà stato anche il grido di Maria? Voglio unirmi alla loro preghiera: reciterò un santo Rosario.

Non di solo pane ­ Numero 710 ­ pagina 16


L’angolo del III° Mistero della Luce

L’annuncio del regno di Dio A cura di don Luciano Vitton Mea

Frutto del Mistero: La Conversione

"Nostro Signore che è la verità stessa, non fa distinzio­ ne tra la Parola e il suo Corpo. E’ totalmente impossi­ bile amare Dio e piacergli senza essere nutriti da que­ sta Parola divina". San Giovanni Maria Vianney

Dopo che Giovanni fu arrestato, taceva in quella terra la voce della giustizia e della conversione. La Parola è come incatenata. Anche oggi, di fronte alla forza del male e della violenza, sembra che non ci siano più parole di giustizia e di speranza. Ma Gesù, ancora una volta, riprende ad annunciare la “buona notizia” di un mondo di amore e di pace, e continua a chiedere a tutti di cambiare vita, di non essere più schiavi del male e di lasciarsi guidare da Dio. Il Signore Gesù, all'inizio di questo nuovo millennio, chiede a ciascuno di noi di riprendere a leggere e a comunicare il Vangelo. Ogni volta infatti che la Parola di Dio viene ascoltata e messa in pratica accadranno miracoli di amore. Così accadde anche a Maria. Il regno di Dio, secondo la parola del nostro Signore e Salvatore, non viene in modo da attirare l'attenzione e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo là; il regno di Dio è in mezzo a noi, poiché assai vicina è la sua parola sulla nostra bocca e nel nostro cuore (Origene). ESEMPIO ­ Santa Teresa voleva che le preghiere, i digiuni, le austerità delle sue figlie, le carmelitane, fossero offerti per tutti i seminatori della divina parola. Il cuore le sanguinava e gli occhi le si riempivano di lacrime, quando pensava alla sterilità della divina semenza in gran numero di anime, e soprattutto quando le si parlava dei danni fatti dall'eresia prote­ stante in mezzo ai fedeli. Allora si rivolgeva a Dio con lacrime e sospiri, scongiurandolo di fecondare al centuplo il lavoro dei ministri della parola. Uniamo le nostre alle preghiere della Santa.

INTENZIONE: per chi ha bisogno di conversione. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

Virtù da praticare: meditare il Vangelo.

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Tempo di Pasqua Gesù Cristo, per amore nostro, si è spogliato della sua gloria divina; ha svuotato sé stesso, ha assunto la forma di servo e si è umiliato fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e lo ha fatto Signore dell’universo. Gesù è Signore! (Papa Francesco)

Venerdì 22 Maggio III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Santa Rita da Cascia La tradizione ci rac­ conta che, portata alla vita religiosa, fu data in sposa ad un uomo bru­ tale e violento che, convertito da lei , ven­ ne in seguito ucciso per una vendetta. I due figli giurarono di ven­ dicarlo e Rita, non riu­ scendo a dissuaderli, pregò Dio farli piutto­ sto morire. Quando ciò si verificò, Rita si ritirò

nel locale monastero delle Agostiniane di Santa Maria Maddale­ na. Qui condusse una santa vita con una parti­ colare spiritualità in cui veniva privilegiata la Passione di Cristo. Du­ rante un'estasi ricevette una speciale stigmata sulla fronte, che le ri­ mase fino alla morte. La sua esistenza di mo­ glie di madre cristiana,

segnata dal dolore e dalle miserie umane, è ancora oggi un esem­ pio. Patronato: Donne ma­ ritate infelicemente, Casi disperati. Etimologia: Rita = ac­ corc. di Margherita.

Brano Evangelico: Gv 21,15­19

In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costo­ ro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, fi­ glio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti vo­ glio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie peco­ re. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi»

Contemplo: Tu lo sai che ti voglio bene (cv 21,15) Sant'Agostino, nel suo grande e ammirato Commento al Vangelo di Giovanni dice: «Pietro, che ha rinnegato ma era forte nell'amore, presuntuoso nel glo­ riarsi e umiliato quando ha rinnegato, purificato nel piangere e forte nel pro­ fessare la fede, è stato coronato nel martirio e ha capito l'inesplicabile: chi ama Dio ama se stesso, e chi non ama Dio non ama se stesso». Gesù ha spie­ gato così il comandamento dell'amore: «Chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 10,39).

Non di solo pane ­ Numero 710 ­ pagina 18


Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola Essere un buon pastore Meditazione a cura della Redazione

A conclusione del nostro tempo pasquale, leggia-

Quante volte, Signore,

mo oggi lo splendido incontro tra Pietro e Gesù

siamo perplessi,

alla fine del vangelo di Giovanni. Il dialogo - co-

riflettendo con onestà

nosciuto da molti - è straordinario e sigilla la de-

sulla nostra fede,

finitiva amicizia tra Pietro e il suo Maestro. La

sulla nostra reale disponibilità

lingua greca è piena di sottigliezza che la traduzione italiana in parte tradisce. In greco esistono tre modi per indicare l'amore: l'amore di attrazione, erotico, quello di amicizia e l'amore grande, quello ideale, quello legato all'esperienza di Dio. Gesù le prime due volte chiede a Pietro: «Mi ami di amore grande?» e Pietro risponde, sconsolato: «Ti amo di amore di amicizia». Povero Pietro! L'apostolo entusiasta, il focoso, l'irruento, quello disposto a morire per il Maestro, ha misurato il proprio fallimento, il proprio limite e non osa più esporsi, sbilanciarsi. Credeva di amare

ad amarti e seguirti! Ma ti rendiamo grazie, Signore Gesù, perché tu conosci i nostri cuori e ci raggiungi, là dove siamo e ci ami, accogliendo il nostro amore, con tutti i suoi limiti, al di là di ogni nuova e motivata perplessità. Alleluia!

Gesù di un amore focoso e travolgente, ma nel cortile del Sinedrio una serva ha mostrato l'inconsistenza del suo amore... Per la terza volta Gesù parla. Questa volta è lui che abbassa lui il tiro e chiede a Pietro un amore di amicizia. Pietro tace, è rattristato, è stato Dio a dover abbassare le pretese, e risponde: «Cosa vuoi che ti di-

Agisci

ca, tu mi conosci, sei tu che misuri il mio amo-

È meraviglioso pensare che Gesù abbia chiesto a Maria: «Mamma, quanto mi ami?». Egli si rivolge anche a me ed attende una risposta... Cosa e come gli risponderò?

re!» Grande Pietro! A te il Signore ora chiede fedeltà, a te di occuparti dei fratelli, senza sogni smisurati, senza pretese, senza illusioni. Ora potrai davvero essere un buon pastore, non un giudice, perché cosciente del tuo limite...

Non di solo pane ­ Numero 710 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 19


L’angolo del IV° Mistero Doloroso

Gesù porta la croce di don Luciano Vitton Mea

Frutto del mistero: La pazienza nelle prove “Nostro Signore è il nostro modello: prendiamo la nostra croce e seguiamolo. Se temete che il coraggio vi manchi, portate lo sguardo sulla Croce dove Gesù Cristo è morto, e vedrete che il coraggio non vi mancherà". San Giovanni Maria Vianney

Tutto quel che ci pesa nella nostra esistenza raggiunge qui il massimo del suo orrore: la fatica, le miserie, i dolori, le persone che ci circondano, il nostro essere, la pesantezza dell'animo, l'intimo vuoto, l'insopportabilità di tutte le cose. In fine dei conti tutto è «peso»; non perché la vita sia dolorosa anziché lieta, ma perché il peccato vi ha portato la maledizione della pena. L'uomo cerca di sottrarvisi; non vuole accettarla, non vuole sopportarla: ignavia, viltà, resistenza contro il peso della vita, tutto ciò diventa qui per Cristo la sofferenza di dover portare ciò che supera le sue forze. L'antica dottrina della vita spirituale addita l'accidia, l'ignavia come la prima e più dannosa delle debolezze umane. Qui possiamo comprenderne la ragione; possiamo capire meglio noi stessi, quale sia il nostro posto, quale il peso che abbiamo da portare, la fatica da sostenere, il compito in cui dobbiamo perseverare - la nostra pena personale in cui s'aduna, per così dire, la pena dell'esistenza umana. Romano Guardini

ESEMPIO - Santa Teresa d'Avila, nella sua vita monastica, soffrì innumerevoli e durissime pene, anche da parte di persone buone e molto spirituali. La credevano una pazza, un'illusa dal demonio, e senz'altro ritenevano false e ipocrite tutte le sue orazioni e rivelazioni. Per questo alcuni la vole­ vano esorcizzare come un'ossessa; ed altri l'accusarono al Santo Ufficio. Soffrì ancora molte con­ traddizioni e contrarietà perché si era fatta riformatrice dell'Ordine del Carmelo, fondando nuovi monasteri. La pazienza infatti è il miglior distintivo della santità, come insegna il grande dottore della Chiesa, san Tommaso d'Aquino. A chi un giorno chiese a questo Santo da qual segno si può intuire un Santo, egli prontamente e con sicurezza rispose: «Dalla pazienza».

INTENZIONE: per gli ammalati e i sofferenti. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

Virtù da praticare: la pazienza.

Non di solo pane ­ Numero 710 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 20


Tempo di Pasqua Anche nel nostro cammino di fede è importante sapere e sentire che Dio ci ama, non aver paura di amarlo: la fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con l'amore.“ (Papa Francesco)

Sabato 23 Maggio III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Fedele di Strasburgo Vescovo

Tra i praetermissi del 23 maggio i Bollandi­ sti elencarono questo Fedele, discepolo di s. Fiorenzo, notando però che le loro ricerche sul culto, sia a Strasburgo come altrove, erano riuscite vane. Nel IV volume di novembre, poi, pubblicavano la

Vita di s. Fiorenzo dalla quale risulta che i compagni del vesco­ vo di Strasburgo furo­ no Arbogasto, Teodato o Idolfo. Nessun ac­ cenno ad Fedele: que­ sto personaggio non sarebbe quindi mai esistito. Il nome sareb­ be una errata trascri­

zione di un alsaziano che nel sec. XV, tra­ ducendo e riassumen­ do in tedesco la Vita di s. Fiorenzo, avrebbe trasformato l'avverbio «videlicet», posto fra i nomi dei menzionati discepoli, in Videlis (Fidelis).

Brano Evangelico: Gv 21,20­25

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepo­ lo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il disce­ polo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimo­ nianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Contemplo: Venga, Signore, il tuo Spirito (cf Preghiera sui doni)

Venga, Signore, il tuo Spirito, perché illumini i nostri cuori e ci mo­ stri la via della vita che tu hai preparato per noi. Fa' che ogni giorno ci poniamo alla tua scuola di sapienza, perché siamo fedeli alla tua paro­ la e ai tuoi insegnamenti. Apri il nostro cuore e rafforza la volontà di seguirti, perché non ci smarria­mo nelle difficoltà e nelle tribolazioni. Sostienici nei nostri propositi di bene, per giungere a te che sei la luce che non conosce tramonto.

Non di solo pane ­ Numero 710 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 21


Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola

Ogni vocazione non ha certezze da dare Meditazione a cura della Redazione

Mentre Pietro se ne va con Gesù Risorto lungo il mare di Tiberiade (per andare oltre) egli chiede di Giovanni, che resta a guardare il loro cammino: "Signore, che cosa sarà di lui?". Di certo era una preoccupazione legittima, motivata dall'affetto di chi ha condiviso tempo, amicizia, dolori, gioie, speranze. Ma era una preoccupazione non indispensabile, perché ogni vocazione non ha certezze da dare. Ogni vocazione cristiana, infatti, risponde al "Tu seguimi" di Gesù senza sapere cosa effettivamente accadrà. Giovanni era chiamato a vivere la sua vocazione in modo diverso da Pietro. La sua era la vocazione feriale, quella che vive la stragrande maggioranza dei cristiani. A casa sua, al posto di lavoro, nel proprio vicinato. Ma non per questo quella di Giovanni è stata una vocazione sterile. Tutt'altro! Egli ebbe il privilegio di vivere con Maria, realizzando così l'ultima consegna all'uomo di Gesù prima di morire in croce. Dice il vangelo: "Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa". Chissà quante cose ha appreso da lei durante le serate passate insieme a parlare di Gesù! Non è un caso, credo, che Giovanni concluda così il suo vangelo: "Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere". Oltre ad ascoltare Maria, Giovanni come lei meditava nel suo cuore gli eventi che con Gesù aveva vissuto e condiviso, ma anche le parole, i gesti, le scelte che ne sono derivati durante la sua lunga vita. "Tu seguimi" sia anche la nostra chiamata.

Signore Gesù, grazie per il forte richiamo di quest'oggi a non disperdere le energie del nostro cuore. Centrati su di te, concentrati sulla luce gioiosa della tua risurrezione, possiamo irradiare la luce di una speranza che non muore e, nonostante tribolazioni e persecuzioni, sempre più capace di comunicare gioia e bellezza. Alleluia!

Agisci Dio odia la violenza, ma nonostante tutto ama il peccatore ed attende il suo ritorno. Da parte mia, quante volte giudico, disprezzo, ma cosa faccio perché si affretti questo ritorno alla casa del Padre. Che cosa mi suggerisce la carità?

Non di solo pane ­ Numero 7010 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 22


G l i

a p p r o f o n di m e n ti

di

N o n

di

s o l o

p a n e

Ti racconto Maria Alcune storie per parlare della mamma di Gesù di Bruno Ferrero

Le orme A cura di Tiziana e Cristina

pezzi di vetro. La

Subito dopo di lui, avanzava

gente

Maria, sua Mamma.

camminava

su quella strada a

Maria camminava ancora più

piedi scalzi. I chio-

veloce di Gesù. Sapete per-

di si conficcavano

ché? Metteva i suoi piedi nel-

nella carne, molti

le impronte lasciate da Ge-

avevano

piedi

sù. Così arrivò presto accan-

Le

to a suo Figlio, che la fece

persone però non

sedere su una grande poltro-

desistevano: vole-

na alla sua destra. Anche

vano

in

Maria si mise a incoraggiare

cielo. Ma ogni pas-

quelli che stavano salendo e

so costava sofferenza e il

invitava anche loro a cammi-

cammino era lento e peno-

nare nelle orme lasciate da

so. Ma poi, nel mio sogno,

Gesù, come aveva fatto lei.

vidi Gesù che avanzava. Era

Gli uomini più saggi facevano

anche lui a piedi scalzi.

proprio così, e procedevano

Camminava lentamente, ma

spediti verso il cielo. Gli al-

in modo risoluto. E neppure

tri si lamentavano per le fe-

una volta si ferì i piedi.

rite, si fermavano spesso,

Gesù saliva e saliva. Final-

qualche

mente giunse al cielo e là si

del tutto e se ne stavano sul

sedette su un grande trono

bordo della strada, pieni di

dorato. Guardava in giù,

tristezza.

i

sanguinanti.

Una notte ho fatto un sogno splendido e ve lo devo proprio

raccontare.

Nel

mio sogno vidi una strada lunga, una strada che si snodava dalla terra e saliva su nell'aria, fino a perdersi tra le nuvole, diretta in cielo. Ma non era una strada comoda, anzi era una strada piena di ostacoli, cosparsa di chiodi arrugginiti, pietre taglienti e appuntite,

arrivare

verso chi si sforzava di salire. Con lo sguardo e i gesti li incoraggiava.

Non di solo pane ­ Numero 710 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 23

volta

desistevano


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 710 Domenica 17 Maggio 2015 Chiuso il 12 Maggio 2015 Numero copie 1450

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

Per la tua vita spirituale visita il

Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

Ti aspetto ogni giorno su:

www.nondisolopane.it


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