Non di solo
PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 24 Maggio 2015 Tempo Ordinario
Anno XV - n째
Itinerario quotidiano di preghiera
711
Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”
Sussidio di preghiera per la famiglia
Sito di Non di Solo Pane:
www.latracciameditazioni.it
Maggio 2015
Offerta quotidiana Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché, rifiutando la cultura dell’indifferenza, possiamo prenderci cura delle sofferenze del prossimo, particolarmente dei malati e dei poveri.
Intenzione missionaria Perché l’intercessione di Maria aiuti i cristiani che vivono in contesti secolarizzati a rendersi disponibili per annunciare Gesù.
Intenzione dei vescovi Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.
Perché le Conferenze Episcopali portino il loro contributo molteplice e fecondo per realizzare il senso di collegialità nella Chiesa.
Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.
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Pentecoste Fai un atto di bontà, casuale, senza aspettativa di ricompensa, e stai sicuro che un giorno qualcun altro potrebbe fare lo stesso per te.
Domenica 24 Maggio IV Settimana del Salterio
Il santo del Giorno: Pentecoste I cristiani inizialmente chiamarono Pentecoste, il periodo di cinquanta giorni dopo la Pasqua. A quanto sembra, fu Tertulliano, apologista cristiano (155-220), il primo a parlarne come di una festa particolare in onore dello Spirito Santo. Alla fine del IV secolo, la Pentecoste era una festa solenne, durante la quale era conferito il Battesimo a chi
non aveva potuto riceverlo durante la veglia pasquale. Le costituzioni apostoliche testimoniano l’Ottava di Pentecoste per l’Oriente, mentre in Occidente compare in età carolingia. L’Ottava liturgica si conservò fino al 1969; mentre i giorni festivi di Pentecoste furono invece ridotti nel 1094, ai primi tre giorni della settimana; ridotti a due dalle ri-
forme del Settecento. All’inizio del XX secolo, fu eliminato anche il lunedì di Pentecoste, che tuttavia è conservato come festa in Francia e nei Paesi protestanti. La Chiesa, nella festa di Pentecoste, vede il suo vero atto di nascita d’inizio missionario, considerandola insieme alla Pasqua, la festa più solenne di tutto il calendario cristiano.
Brano Evangelico: Gv 15,2627; 16,1215
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Pa dre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, per ché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annun cerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Contemplo: Vieni, Santo Spirito (dalla Sequenza)
Dice Gesù: «Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità e vi an nuncerà le cose future». Fin dal principio lo Spirito aleggiava su terra, tenebre e acque (Gen 1,1). Il passato, il presente e il futuro è tutto nelle mani di Dio, e noi abbiamo ricevuto «la Promessa del Padre» (At 1,4). Nel Battesimo e in tutti i sacramenti «è Dio stesso che ci conferma, in Cristo, e ci ha conferito l'unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori» (2Cor 1,22).
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a p p r o f o n di m e n ti
Si rinnovano i prodigi della Pentecoste Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Oggi la chiesa ricorda la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti nel cenacolo. Oggi la Chiesa ricorda la sua nascita, i suoi primi passi, i grandi prodigi della Pentecoste. In realtà non è un semplice ricordo perché lo Spirito Santo rinnova nel tempo e nella storia, attraverso i suoi doni, ciò che è accaduto cinquanta giorni dopo la Pasqua in quel cenacolo chiuso e sigillato dalla paura. Dopo l’Ascensione al cielo di Gesù è iniziato, in modo del tutto particolare, il tempo dello Spirito Santo; è lo stesso Gesù a confermarcelo: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; ed io pre-
gherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito, affinché rimanga con voi per sempre; lo Spirito della Verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi.” Ogni volta che la Chiesa celebra i sacramenti si rinnovano i prodigi della Pentecoste. Vediamo come, induciamo un poco su un così grande mistero. Nel Battesimo ci viene donata una nuova vita; sottolinea Didimo d’Alessandria: “Gli uomini infatti vengono concepiti due volte, una volta corporal-
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mente e una volta dallo Spirito divino”; nella Santa Cresima il medesimo Spirito elargisce i suoi sette doni e conferisce la forza per testimoniare il comandamento dell’amore; nel sacramento nuziale trasforma l’acqua dell’amore umano, spesso tanto fragile e segnato dalla caducità delle emozioni e delle passioni, in vino affinché l’uomo e la donna diventino una sola carne; durante la Santa Messa, nel momento della Consacrazione, è lo Spirito del Signore, tramite le parole del sacerdote, che trasforma il pane e il vino nel vero Corpo e nel vero Sangue di nostro Signore Gesù Cristo; nella luce soffusa del confessionale viene donato la grazia della riconciliazione: “… e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati ti conceda mediante il mistero della Chiesa il perdono e la pace ….”. Sempre è Pentecoste dove viene proclamata la Parola di Dio e vengono celebrati i sacramenti; dove i credenti diventano martiri, i deboli forti, gli arroganti semplici e umili. Ma è nella notte della fede e della vita che la luce dello Spirito diventa “lampada ai nostri passi”; infatti se la parte oscura della vita ci ossessiona invochiamo l’avvocato difensore, il Paraclito, che si mette alla nostra destra e sostiene le nostre ragioni di fronte ad ogni accusa.
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Preghiamo la Parola
Contemplatio: del Beato Paolo VI
Perenne Pentecoste La Chiesa ha bisogno della sua perenne pentecoste. Ha bisogno di fuoco nel cuore, di parole sulle labbra, di profezia nello sguardo. La Chiesa ha bisogno d'essere tempio dello Spirito Santo, di totale purezza, di vita interiore. La Chiesa ha bisogno di risentire salire dal profondo della sua intimità personale, quasi un pianto, una poesia, una preghiera, un inno, la voce orante cioè dello Spirito Santo, che a noi si sostituisce e prega in noi e per noi «con gemiti ineffabili», e che interpreta il discorso che noi da soli non sapremmo rivolgere a Dio. La Chiesa ha bisogno di riacquistare la sete, il gusto, la certezza della sua verità e di ascoltare con inviolabile silenzio e con docile disponibilità la voce, il colloquio parlante nell'assorbimento contemplativo dello Spirito, il quale insegna «ogni verità». E poi ha bisogno la Chiesa di sentir rifluire per tutte le sue umane facoltà, l'onda dell'amore che si chiama carità e che è diffusa nei nostri cuori proprio «dallo Spirito Santo che ci è stato dato». Tutta penetrata di fede, la Chiesa ha bisogno di sperimentare l'urgenza, l'ardore, lo zelo di questa carità; ha bisogno di testimonianza, di apostolato. Avete ascoltato, voi uomini vivi, voi giovani, voi anime consacrate, voi fratelli nel sacerdozio? Di questo ha bisogno la Chiesa. Ha bisogno dello Spirito Santo in noi, in ciascuno di noi, e in noi tutti insieme, in noi Chiesa. Sì, è dello Spirito Santo che, soprattutto oggi, ha bisogno la Chiesa. Dite dunque e sempre tutti a lui: «Vieni!»
Padre Celeste Padre celeste, ti preghiamo di dare a tutti noi il tuo Spirito Santo e di non cessare mai di ridarcelo, perché ci risvegli, ci rischiari, ci incoraggi e ci renda capaci di rischiarare il passo, ad un tempo piccolo e grande, che, partendo dalla consolazione per mezzo della quale cerchiamo di consolare noi stessi, ci conduca alla speranza in te. Distoglici da noi stessi per farci volgere verso di te. Impedisci di sottrarci al tuo sguardo. Non permettere di tentare di toglierci dalle difficoltà senza di te. Rivelaci la tua magnificenza e mostraci quanto è ammirevole confidarci in te e obbedirti.
Amen
(PAOLO VI, Discorso del 29 novembre 1972).
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VIII Tempo Ordinario Un bambino può insegnare sempre tre cose ad un adulto: a essere contento senza motivo, a essere sempre occupato con qualche cosa, e a pretendere con ogni sua forza quello che desidera.
Lunedì 25 Maggio IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Santa Maddalena Sofia Barat Figlia di un bottaio, Madda lena Sofia Barat nacque il 13 dicembre 1779 a Joigny, presso Auxerre, nella Bor gogna; morì a 86 anni nel 1865. Fondò a Parigi nel 1800 la Società del Sacro Cuore con lo scopo dell'edu cazione e dell'istruzione delle ragazze, specialmente dei ceti superiori; a queste scuole ella sempre annetterà alcune classi per i bambini poveri. La sua spiritualità è
essenzialmente ignaziana, così come i principi della sua regola. La stessa santa spiega che "lo spirito della società è fondato essen zialmente sull'orazione e la vita interiore" e che il suo fine è di "glorificare il Sacro Cuore". Nel corso del Giubileo del 1925 indetto da Papa Pio XI furono celebrate da marzo a giugno numerose canonizzazioni: Pietro
Canisio, dottore della Chiesa; Teresa di Lisieux (o di Gesù Bambino), r e l i g i os a pr ofessa dell'Ordine del Carmelo; Maria Maddalena Postel e Maddalena Sofia Barat, due sante educatrici della gioventù.
Brano Evangelico: Mc 10, 1727 In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettan dosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattrista to; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi di scepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Contemplo: Tutto è possibile a Dio (Mc 10,27)
Le parole di Gesù scuotono il nostro cuore sonnolento. Alle parole di Gesù, che ha sempre avvisato sul pericolo di confidare solo nelle ric chezze di questo mondo, i discepoli si domandano: «E chi può essere salvato?», come per dire: «Impossibile per gli uomini». Hanno, dun que, capito subito che è il Signore a donare la «salvezza»: «Non sono le ricchezze che salvano. Ma per la grazia di Gesù è possibile che un cammello passi per la cruna di un ago e che un ricco entri nel regno di Dio!».
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meditazione
Preghiamo la Parola
Il coraggio di osare Meditazione a cura della Redazione
Sii benedetto Sii benedetto, o Dio,
Siamo discepoli se osserviamo i comandi che il Signore ci ha lasciato. Siamo suoi discepoli se
che sei così grande, così luminoso e così buono. Sii benedetto, o Dio,
viviamo con semplicità la nostra appartenenza
per essere Colui ch'è
a lui. Ma, ci dice il Vangelo di oggi, possiamo
e che non prende niente da nessuno,
ottenere di più: se siamo disposti a lasciarci
non riceve niente da nessuno.
raggiungere dallo sguardo amorevole del Signo-
Sii benedetto,
re possiamo davvero abbandonare alle nostre spalle tutto ciò che riteniamo una ricchezza.
perché sei solo intelligenza e amore, una luce immateriale che nulla potrebbe oscurare,
Solo alla luce dello Spirito Santo, che abbiamo
una bontà che nulla
ancora invocato ieri, possiamo dedicare l'inte-
potrebbe mai impicciolire.
rezza dei nostri affetti e delle nostre passioni
Sii benedetto, o Dio,
al Signore Gesù. Il giovane ricco è pieno di en-
perché stai al di là del mio sguardo
tusiasmo e di generosità, ma ha ancora troppi legami. Non è una questione di spessore del
e tuttavia stai in cima alla mia fede e al mio amore. Sii benedetto, o Dio,
portafoglio, ma di priorità, di prospettiva. Sì:
perché sei l'infinito
davvero il Signore può colmare, già da questa
che si apre a me e sei la
terra, già in questa nostra esperienza umana,
beatitudine che mi chiama.
il nostro desiderio di felicità. Ma, per farlo,
Amen
dobbiamo avere il coraggio di osare, di rinunciare a ciò che erroneamente pensiamo essere
Agisci
il tesoro prezioso della nostra vita. L'amaro commento del Signore è efficace: la cupidigia e il possesso possono rappresentare un ostacolo insormontabile al discepolato. Chiediamo allo Spirito il dono della libertà interiore per essere tutti e solo di Cristo!
Oggi
pregherò
per
tutti gli evangelizzatori e i predicatori. Reciterò il terzo mistero glorioso, perché con il dono dello Spirito Santo cerchino soltanto la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
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L’angolo del IV° Mistero Gaudioso
La presentazione di Gesù al Tempio A cura di don Luciano Vitton Mea
Frutto del mistero: l’obbedienza e la purezza.
"Fratelli miei, non siamo più felici di Simeone? Possiamo guardare Gesù sempre, se vogliamo. Non viene soltanto nelle nostre braccia, ma nel nostro cuore." San Giovanni Maria Vianney
E il momento in cui Maria, quaranta giorni dopo il parto, presenta a Dio il suo Bambino nel tempio, com'era prescritto dalla Legge. Ogni primogenito appartiene a Dio, questo però in un modo che supera ogni possibilità della parola. Piena di dignità nella sua povertà, Ella pone il Bambino fra le braccia del sacerdote e lo riceve di ritorno dietro la modesta offerta. Simeone predice al Bambino il destino di Salvatore e a Lei il dolore che l’attende. Nella dolcezza della prima festa risuona già l'ac cento amaro della Passione. Maria ha ricevuto il suo Bambino da Dio e gli ha messo a disposizione tutto il suo essere; Egli è tutto, per Lei; pure non le appartiene in proprio: il primo atto solenne della sua maternità è un sacrificio. Quello che ci viene dato da Dio, quando noi crediamo e obbediamo, non appartiene alla nostra natura. La vita nuova non è nostra come un'inclinazione o un tratto del nostro carattere o un evento qualsiasi della nostra esistenza; è un dono, e tale rimane. È sotto la volontà e la guida di Dio e dobbiamo essere sempre pronti a seguire la voce che ci distoglie dal nostro «io» e ci chiama a un dovere, a una rinuncia, a un destino che hanno un senso soltanto nella volontà di Dio. (Romano Guradini)
ESEMPIO San Giovanni Crisostomo fu patriarca di Costantinopoli. In tutta la sua vita si ri mise completamente nelle braccia di Dio, come un bambino sul seno materno. Nei giorni lieti, co me in quelli tristi, la sua esclamazione fu sempre la stessa: «Sia glorificato Dio in ogni evento!». Terminò i suoi giorni in esilio a Comàna nel Ponto, vittima dell'odio di Eudossia, moglie dell'im belle imperatore Arcadio. Moriva così, come un malfattore, legato e malmenato, ma la sua lode al Signore era sempre piena e perfetta. Ancora ripeteva: «Sia glorificato Dio in ogni evento!». Poiché la Volontà di Dio è la cosa che interessa sopra ogni altra cosa.
INTENZIONE: per i missionari e i non credenti. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: abbandono in Dio.
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VIII Tempo Ordinario E' questa la chiave di tutto: rendersi conto di essere vivi. Ricordarsi che non è mai troppo tardi per voltarsi a guardare il sole. Ancora una volta.
Martedì 26 Maggio IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: San Pietro Sanz i Jordà Nato ad Ascò in Spa gna, entrò nel convento domenicano di Lerida nel 1697 e fu ordinato sacerdote nel 1704. Sen tito il richiamo missio nario, chiese ed ottenne di trasferirsi in Estremo Oriente e arrivò a Mani la nel 1713 dopo un viaggio faticosissimo. Dopo aver appreso il cinese si trasferì in Cina come vicario provincia le della regione di Fu kien. Esercitò il suo
apostolato indefessa mente e con successo, nonostante la ripresa della persecuzione anticristiana. Rifugia tosi a Canton, fu ordi nato vescovo nel 1730, ma dopo poco fu esi liato a Macao. Nel 1738 riuscì finalmente a tornare nel Fukien, riprendendo con rinno vato vigore a evange lizzare, curare gli am malati e gli indigenti e a confortare i perse
guitati. Nel 1746 si fece spontaneamente cattura re dai persecutori per risparmiare ulteriori danni e afflizioni ai suoi buoni fedeli. Dopo una penosa prigionia, vissuta insieme ai confratelli domenicani i santi Fran cesco Serrano, Gioac chino Royo e Giovanni Alcober, fu decapitato il 26 maggio 1747.
Brano Evangelico: Mc 10, 2831
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».
Contemplo: Gli ultimi saranno primi (Mc 10,31)
Dio ha un grande cuore (cf lGv 3,20), e se guardiamo con sincerità la nostra vita, allora sappiamo bene che qualunque cosa abbiamo lasciato per lui, egli ce l'ha veramente ricambiata «cento volte tanto». Non pos siamo superarlo in generosità. Dio non attende l'altra vita per darci la ricompensa, ma «dona fin da questa vita cento volte tanto» (Teresa d'Àvila), anche se questo mondo rimane un mondo di persecuzioni, di dolore, di sofferenze. (Joseph Ratzinger)
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meditazione
Preghiamo la Parola
Lasciare Meditazione di Fiorella Elmetti
Dalla tua mano "Lasciare" è la parola chiave di oggi. A partire da Pietro, che, forse, con un pizzico di rammarico e di nostalgia fa notare a Gesù che la Sua richiesta è "troppo" alta. Gesù accoglie l'osservazione, ma aggiusta il tiro. Non per ricevere consensi, ma per ricordarci che avere non è tutto. Possiamo anche non avere "casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi", ma tutti abbiamo un cuore che può diventare casa accogliente, fratelli e sorelle che giocano e sorridono, padri che si prendono cura dei deboli, madri che generano alla fede, figli di speranza, campi di carità. Possiamo anche non avere un futuro, ma di certo abbiamo tutti un passato e un presente da nutrire di fedeltà sempre nuova. A riguardo Madeleine Delbrel afferma: "Non dovete nessuna fedeltà al passato in quanto passato; darete fedeltà soltanto a ciò che a voi ha portato di eterno, cioè di carità". Per fare il bene ogni luogo è buono. Ce lo insegna pure san Filippo Neri, le note della sua vita apostolica ci dicono che li visse all'insegna della libertà e della carità: "La vita contemplativa che egli attua è vissuta nella libertà del laico che poteva scegliere, fuori dai recinti di un chiostro, i modi ed i luoghi della sua preghiera: Filippo predilesse le chiese solitarie, i luoghi sacri delle catacombe, memoria dei primi tempi della Chiesa apostolica, il sagrato delle chiese durante le notti silenziose. Coltivò per tutta la vita questo spirito di contemplazione, alimentato anche da fenomeni straordinari, come quello della Pentecoste del 1544, quando Filippo, nelle catacombe si san Sebastiano, durante una notte di intensa preghiera, ricevette in forma sensibile il dono dello Spirito Santo che gli dilatò il cuore infiammandolo di un fuoco che arderà nel petto del santo fino al termine dei suoi giorni".
Dalla tua mano, o Dio, noi vogliamo accettare tutto. Tu stendi la tua mano e abbatti i potenti nella loro stoltezza. Tu l'apri, la tua dolce mano, e tutto ciò che vive, colmi di benedizione. E anche se sembra che il tuo braccio si sia abbreviato, accresci la nostra fede e la nostra confidenza così che ti restiamo tutti fedeli. E se sembra che alle volte tu allontani da noi la tua mano, oh fa' che allora noi sappiamo che tu la chiudi soltanto per raccogliere in essa una sovrabbondanza di benedizione, che tu la chiudi soltanto per aprirla e riempire ogni cosa che vive di benedizione.
Amen
Agisci Spesso il mio silenzio nasconde timori, paure. Forse con una mia parola il fratello o la sorella potrebbe ravvedersi? Oggi la Parola di Dio si rivolge proprio a me e mi rammenta che questo silenzio uccide l'amore.
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La Via del tempo ordinario Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Ecco nuovamente il tempo ordinario. È il tempo nel quale la chiesa ci invita a vivere il mistero di Cristo che si dipana attraverso i giorni e i mesi dell’anno. Non dobbiamo pensare che sia un tempo meno importante rispetto agli altri: Gesù infatti ci chiama a compiere un cammino interiore che ci aiuti a riscoprire l’ordinarietà e la semplicità delle piccole cose, degli eventi che segnano lo scorrere quotidiano della vita. La santità, come dice santa Teresa di Gesù Bambino, si realizza “nel fare la sua volontà, nell'essere come vuole lui”. Gesù chiama
alcune anime a compiere grandi cose, gli affida compiti e missioni di particolare importanza; ma la stragrande maggioranza è chiamata a santificarsi attraverso l’umiltà della quotidianità. Un esempio concreto di questa spiritualità che ci rende grandi davanti a Dio è quella di San Martino de Porres, religioso mulatto dell’Ordine dei Predicatori che, pur essendo medico, consumò la sua vita nella portineria del convento e tra i poveri. Dice di lui San Giovanni XXIII: “San Martino praticava con molto impegno e diligenza il comandamento dell'amore, dato dal
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divino Maestro. Perciò trattava i fratelli con quella viva carità che gli nasceva da una fede incrollabile e da una profonda umiltà. Amava gli uomini, perché li stimava sinceramente come figli di Dio e fratelli suoi; anzi li amava più di se stesso, poiché con l’umiltà che aveva, riteneva tutti più onesti e migliori di sé. Scusava i difetti degli altri, e perdonava le offese più aspre, essendo persuaso che, per i peccati commessi, era degno di pene molto più gravi. Con ogni zelo si sforzava di ricondurre i colpevoli sulla buona via. Assisteva gli ammalati con affabilità. Ai più poveri procurava cibo, vestiti, medicine. Sosteneva, per quanto era in suo potere, i contadini, i negri e i mulatti, allora considerati cosa spregevole. Dava loro ogni aiuto e si prodigava per essi con premura, tanto da meritare di essere chiamato dal popolo «Martino della carità»”. San Martino, come Teresa di Gesù Bambino, ci indica la piccola via per diventare amici del Signore, la via del Tempo ordinario.
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VIII Tempo Ordinario
Mercoledì 27 Maggio
Se vogliamo che le cose migliorino dobbiamo pensare che possano migliorare; la scelta è fra un mondo di possibilità e un mondo di fallimenti.
IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Sant’Agostino di Canterbury
Abate benedettino a Roma, fu invitato da San Gregorio Magno ad evangelizzare l'In ghilterra, ricaduta nell'idolatria sotto i Sassoni. Qui fu rice vuto da Etelberto, re di Kent che aveva spo sato la cattolica Berta, di origine franca. Etel berto si convertì, aiutò Agostino e gli permise
di predicare in piena libertà. Nel Natale successivo al suo arrivo in Inghilterra, più di diecimila Sassoni ricevettero il battesimo. Il Papa inviò altri missiona ri e nominò arcive scovo e primate d'Inghilterra Agosti no, che cercò di riu nire la Chiesa breto
ne a quella sassone senza riuscirci perché troppo forte era il ran core dei bretoni con tro gli invasori sasso ni. Suo merito però è stato quello di aver convertito quasi tutto il regno di Kent. Etimologia: Agostino = piccolo venerabile, dal latino.
Brano Evangelico: Mc 10, 3245
[…] Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sape te quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesi mo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato an che voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Contemplo: Mostraci, Signore, la tua misericordia (dal Salmo responsoriale) Gesù, che è Dio, «non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita». Il Dio altissimo ha voluto essere bassissimo e umiliar si tra gli ultimi della terra, come il vero Pastore che sta per ultimo, die tro le sue pecore, e le spinge verso pascoli di vita eterna. Gesù vuole mostrare nel servizio e nell'amore la sua misericordia, ed è così che siamo chiamati a comprenderne il senso e ad accoglierla nella nostra vita.
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meditazione Sedere con Cristo nella sua gloria
Preghiamo la Parola
Meditazione a cura di don Carlo Moro
Fammi vivere
Gesù prende in disparte i suoi discepoli perché deve preannunciare loro gli eventi futuri che riguardano la sua persona: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà». È più che evidente che Gesù parla della sua passione morte e risurrezione. Pare però che i dodici non capiscano e non vogliono intendere quel linguaggio, tant'è vero che due di loro, Giacomo e Giovanni, si accostano al maestro per chiedere qualcosa che non ha nulla a vedere con l'annuncio che egli ha appena fatto: «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Tremendo contrasto! Viene da chiedersi come è possibile nutrire pensieri di gloria e aspirare ai primi posti mentre il maestro sta parlando di passione e di morte. Come è difficile per noi assimilare i pensieri di Dio, comprendere ed accettare i suoi progetti! Tuttavia Gesù non disattende la loro richiesta per quanto assurda possa sembrare, ma nella sua divina sapienza pone le condizioni inderogabili per raggiungere la vera grandezza e il posto che ci è riservato. «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Bere il calice amaro della sofferenza, essere disposti a subire il battesimo di sangue, cioè il martirio, seguire Cristo nella sua passione, queste sono le condizioni per poi sedere con Cristo nella sua gloria.
Liberami, o Signore, dalla pigrizia che ho e dalla paura che mi prende, dal comodo compromesso e dal facile disimpegno. Aiutami, o Signore, ad essere come non sono e come vorresti che io fossi. Non importa ciò che muore in me, m'interessa ciò che nasce insieme a te. Aiutami, o Signore, a prendere sul serio il tempo, a rispettare la vita, a conservare l'amore; ho bisogno di te per vivere come tu vuoi. Donami, o Signore, la tua forza per agire, la costanza dell'impegno, la gioia di una fede che cresce, la speranza e l'abbandono fiducioso al tuo amore.
Amen
Agisci Anche Maria, nostra Madre è con noi e lo sarà fino alla fine del mondo! Come posso allora trascorrere questo giorno nella tristezza, nella malinconia e per di più nella preoccupazione eccessiva che ha sapore di sfiducia? In ogni mia necessità ripeterò le seguenti parole: «Provvidenza del cuore di Gesù, provvedi».
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L’angolo del IV° Mistero della Gloria
Assunzione in cielo di Maria Santissima A cura di don Luciano Vitton Mea
Frutto del mistero: la grazia di una buona morte.
"In Cielo, il nostro cuore sarà talmente perso, annegato nella felicità di amare Dio, che non ci occuperemo di noi, né degli altri, ma di Dio soltanto". San Giovanni Maria Vianney
Gli anni della serena attesa sono trascorsi: il Signore è venuto ed ha chiamato la Madre sua. Ella è morta, come «è destino dell'uomo morire» (Eh 9, 27), ma poi, - dice la Chiesa - Egli ha risuscitato il suo corpo puro ed immacolato. L'efficacia della sua risurrezione si è compiuta in Lei, ed Egli l'ha accolta nell'eternità. È un mistero di gioia infinita: quando la Chiesa ne parla, quando i poeti religiosi lo cantano, quando i pittori ce lo raffigurano, è come se volesse erompere qualcosa che altrimenti nell'esistenza terrena rimane nascosto. Non per nulla la festa dell'Assunzione di Maria si celebra nella pienezza dell'estate. Questo mistero ci è dato perché possiamo presentire che cosa significhi la gioia del cristiano, l'essere accolto nella gloria del Signore, l'infinito elevarsi della creazione; ci è dato perché anche nel nostro trapasso risplenda una luce divina. Il Signore, morendo e risorgendo, ha trasformato la nostra morte. La morte era conseguenza della colpa: ad esprimerlo, non sono bastate le parole, per quanto forti. In virtù della morte del Cristo però essa ha perso «il suo pungiglione» (1 Cor 15, 55): è diventata un'altra cosa. Non si compie più ora soltanto in noi e da noi, come una fine nel buio, ma anche dalla parte di Cristo. Adesso morire significa che viene il Cristo e ci chiama. La vita si spezza, ma proprio per questo s'apre una porta, e dall'altra parte c'è Lui.
ESEMPIO - San Gabriele dell'Addolorata era devotissimo della Madonna. Spinto dal suo a more, si era composto una specie d'inno che chiamava «Simbolo di Maria» e che portava con gran cura appeso al collo. Consisteva in una lunga serie di pensieri che esprimevano la Fede, la devozione, l'amore e la tenerezza, in quanto si legge delle grandezze di Maria, negli scritti dei santi Padri. Per mostrare quanto teneramente amasse la Madre di Dio aveva concepito l'idea di stamparsi sul petto a caratteri di fuoco il Nome di Maria; non essendogli stato concesso, si con tentò di portarlo scolpito nel cuore. INTENZIONE: per tutti i devoti della Madonna. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: devozione a Maria.
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 14
VIII Tempo Ordinario
Giovedì 28 Maggio
C'è chi crede che tutto gli sia dovuto, ma non è dovuto niente a nessuno, le cose si conquistano con dolcezza ed umiltà.
IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Beata Maria Bartolomea Bagnesi La fiorentina Maria Barto lomea Bagnesi trascorse gran parte dell'esistenza immobilizzata a letto dalla malattia. Dopo morta, compì un miracolo in fa vore di un'altra donna che sarebbe divenuta santa dopo aver vissuto anche lei nella sofferenza, Maria Maddalena de' Pazzi (che di poco la precede nel ca lendario, il 25 maggio). Quest'ultima nel 1582 era
entrata nel monastero fiorentino delle Carme litane di Santa Maria degli Angeli, dove Ma ria Bartolomea era stata sepolta pochi anni pri ma, nel 1577, e dove ancora oggi si venera il suo corpo incorrotto. La beata era nata nel 1514 e a diciott'anni era stata colpita da una grave, misteriosa malattia che si intensificava ogni
venerdì, nella Settimana Santa e in varie altre solennità liturgiche. Lei la sopportò con fede. A 33 anni il male le diede una tregua, permettendo le di vestire l'abito di Terziaria domenicana. Il culto è stato approvato dal 1804.
Brano Evangelico: Mc 10, 4652 In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Contemplo: Coraggio, àlzati, ti chiama! (Mc 10,49)
«Coraggio, àlzati, ti chiama!» è la parola che la Chiesa e ogni educatore come il beato Lodovico Pavoni rivolge ai giovani che non vedono la strada giusta, non trovano la persona giusta, e sono mendicanti di mo nete senza valore, di cose effimere, quando possono avere l'oro della fede e «tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove la dri non scassinano e non rubano». Gesù ci insegna a scegliere il vero tesoro: «Dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,1921).
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 15
Preghiamo la Parola
Meditiamo la Parola
Chiamatelo Meditazione di Fiorella Elmetti
Mio Signore
Per commentare questo brano, mi viene in aiuto un bel pensiero del Beato Paolo VI. Egli infatti scrive: "Pur senza allontanarsi da una visione realistica, le comunità cristiane diventino luoghi di ottimismo, dove tutti i componenti s’impegnano risolutamente a discernere l’aspetto positivo delle persone e degli avvenimenti. L’educazione a un tale sguardo non è solamente psicologia. Essa è anche un frutto dello Spirito Santo". La folla del Vangelo che vuole impedire a Bartimeo di lodare il Signore che sta passando dimostra di voler essere "dominante", ma soprattutto di non vivere la comunione. Era più cieca del cieco stesso. Chi illumina la sua tenebra? Gesù che in mezzo a tante voci distingue quella di Bartimeo, dicendo: "Chiamatelo". Gesù avrebbe potuto avvicinarsi senza mediatori, invece vuole che tutti cambino il cuore. Vuole, in sostanza, come Papa Francesco oggi che "ogni comunità cristiana sia una casa accogliente per chi cerca Dio, come pure per chi cerca un fratello che lo ascolti". E da gioia vedere che dalla richiesta di Gesù, niente è più come prima. Mentre la folla si allarga attorno a Gesù e Bartimeo, alcuni chiamano il cieco dicendogli con premura: "Coraggio! Alzati, ti chiama!". Il cieco dal margine in cui si trovava si pone in dialogo col suo Maestro e, grazie a questo atto di fede, riacquista la vista perduta ponendosi alla sua sequela. Questo ricorda ciò che scrive Michel Quoist: "Ricordati, Dio ti guarda e ai suoi occhi non sei né meno grande, né meno amato di qualsiasi altro uomo che forse tu fai oggetto della tua invidia. Da' a Lui il tuo cruccio, la tua pena, il tuo rammarico... e credi più nella sua potenza che nella tua efficacia". Dio non pone limite alcuno, egli ascolta ciascuno di noi e ci viene incontro.
Lascia che io mi sieda per un momento al tuo fianco; finirò più tardi il lavoro che mi attende. Lontano dal tuo sguardo, io subito mi stanco; il mio lavoro è pena e mi sento perduto. Con te trovo la vita, i suoi sussurri e sospiri, ho mille menestrelli alla corte del tuo amore. Lascia che io mi sieda a faccia a faccia; voglio cantare la gioia d'appartenere a te. Amen
Agisci «Nulla è impossibile al Dio». Dinanzi al tradimento, all'infedeltà, all'incomprensione, è forse difficile no n spe rimentare la solitudine, l'abbandono: ma tutto questo non è impossibile! Maria ne è l'esempio più grande, più bello. Nel corso di questa giornata, mi ricorderò spesso delle parole di Gesù.
Non di solo pane Numero 711 pagina 16
L’angolo del IV° Mistero della Luce
La trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor A cura di don Luciano Vitton Mea
Frutto del mistero: la grazia di una vita interiore. "Come i discepoli sul Tabor videro soltanto Gesù, le anime in teriori, sul Tabor del loro cuore, vedono soltanto Nostro Signo re. Sono due amici che non si stancano mai l’uno dell’altro". San Giovanni Maria Vianney
Sono passati otto giorni e Gesù, salito sul monte con i tre discepoli prediletti, si trasfigura davanti a loro: il volto è luminoso e le vesti sfolgoranti. È quel che accade ad ogni comunità cristiana quando si raccoglie in preghiera per ascoltare la Parola di Dio e quando celebra la santa liturgia eucaristica. Nelle domeniche veniamo trasfigurati; così pure nei momenti della preghiera. Ciascuno può dire con Pietro: "È bello per noi stare qui". Sì, è bello stare con il Signore e con i fratelli raccolti in preghiera. La presenza di Mosè e di Elia che conversano con Gesù, sta ad indicare l'indispensabile ascolto del Vangelo. Chi ascolta il Vangelo vedrà la sua vita trasfigurarsi. Tu mi hai chiamato, il tuo grido ha vinto la mia sordità; hai brillato e la tua luce ha vinto la mia cecità; hai diffuso il tuo profumo e io l'ho respirato, e ora anelo a te; ti ho gustato e ora ho fame e sete dite; mi hai toccato e ora ardo del desiderio della tua pace (sant'Agostino d'Ippona).
ESEMPIO Santa Teresa racconta nella sua Vita che le fu concesso una volta di gettare uno sguardo in Paradiso per la durata di un'Ave Maria. Questa visione la colpì di tal fatta, che pro dusse nell'anima sua un assoluto disprezzo di tutti i piaceri e di ogni gloria di questo mondo. È affatto impossibile, così scrive la santa, che lo spirito umano si formi un'idea, anche lontana, della gloria celeste; la luce del sole è tenebre di fronte allo splendore che ravvolge i beati.
INTENZIONE: per le anime contemplative. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: contemplazione.
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 17
VIII Tempo Ordinario Non cedere. Se sei pessimista fin dall’inizio, non ce la farai di certo. Se sei fiducioso e ottimista, in qualche misura il successo ti arriderà. Non è importante vincere la medaglia d’oro, ma fare del proprio meglio.
Venerdì 29 Maggio IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Santa Bona da Pisa Nel secolo XIII si assiste ad un numero sempre maggiore di sante. Queste donne cristiane, spesso laiche, sembrano rientrare in una tipologia di santità femminile che non appar tiene a Bona. La santa pisana infatti si distingue da altre figure femminili per la sua vocazione fin da bambina; la scelta della verginità e l'assoluta obbedienza nei confronti dei suoi superiori. Ma ciò
che caratterizza Bona e che la allontana moltissi mo da altre sante del suo tempo è la continuità dei viaggi, che non verranno meno anche in periodi particolarmente difficili: Santiago de Compostela (che raggiungerà ben nove volte), san Michele al Gargano, Roma e la Terra Santa sono le sue méte preferite. Al tempo stesso non rinnegherà mai il suo forte legame con Pisa e i
suoi abitanti ed in partico lare con i canonici regolari di Sant'Agostino di san Martino e con i monaci pulsanesi di san Michele degli Scalzi: i numerosi miracoli compiuti dalla santa pisana dimostrano la sua grande attenzione e premura soprattutto nei confronti dei più deboli e dei più poveri.
Brano Evangelico: Mc 11, 1125
Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù entrò a Gerusalemme, nel tem pio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono. Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permette va che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni”? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti pa ura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando ven ne la sera, uscirono fuori dalla città. La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chie derete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».
Non di solo pane Numero 711 pagina 18
Preghiamo la Parola
Meditiamo la Parola Stiamo attenti a noi stessi Meditazione a cura della Redazione
Una fede che non diventa conversione di vita non porta nessun frutto, e secca come l'albero maledetto da Gesù. L'evangelista Marco, e dietro
La speranza basta Sì, lo so, Signore, la mancanza di fiducia è peccato. Il peccato è allontanamento da te, è separazione,
di lui, Pietro, è l'unico che associa la parabola
è distanza,
del fico con la cacciata dei venditori dal tempio.
e la distanza è la nostra colpa,
Come a dire che una fede che diventa mercan-
la mia colpa.
teggiare con Dio inaridisce il cuore e gli impedi-
Tu l'hai scavalcata
sce di cogliere la pienezza del mistero di Dio. E
con la tua sofferenza
non è casuale che sia proprio un fico a seccare:
per tutti gli uomini.
l'albero sotto cui, secondo la tradizione rabbini-
Tu hai messo dei punti fermi:
ca, il devoto si ferma a meditare la Torah, dolce
le tue parole.
come i fichi, appunto. Gesù maledice, nel senso
Tu hai acceso delle luci:
che coglie del male in quell'atteggiamento; l'albero non secca come conseguenza all'azione di Gesù ma proprio perché non accoglie il suggerimento del Maestro non porta alcun frutto. Stia-
le tue opere. Il tuo Vangelo è verità e via: cosa potrei desiderare di più? La speranza basta.
Amen
mo attenti a noi stessi, cattolici paludati ed esperti, avvezzi alla cose di Dio, perché corriamo il rischio di fare come i devoti contemporanei al Signore Gesù. Ridurre il tempio, il luogo sacro della presenza di Dio, il luogo in cui terra e cielo si incontrano a luogo del mercanteggiamento, della corruzione della volontà di Dio, ci fa seccare fino alle radici.
Agisci Come posso lasciarmi guidare dallo Spirito se non lo invoco, se non lo prego, se non desidero la sua presenza? Se guardo Maria, scorgo in lei il modello più bello e perfetto di un cuore attento, vigilante, amante. In questa giornata di grazia mi ritaglierò un tempo di preghiera in cui invo cherò la presenza dello Spirito Santo: «Vieni Spirito Santo».
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 19
L’angolo del V° Mistero Doloroso
Gesù è morto sulla croce di don Luciano Vitton Mea
Frutto del Mistero: La sete della salvezza delle anime
"O amore immenso di un Dio per la sua creatura! Ci aspetta a braccia aperte, ci apre la piaga del suo Cuore Divino". San Giovanni Maria Vianney
«Tutto è consumato» (Gv 19, 30). Di ciò parla tutto questo mistero: come tutto «sia consumato». Quello che accade qui ha il suo preludio nella creazione del mondo: allora è venuto all'essere. Poi il peccato ha portato ogni cosa in perdizione, ora il Signore riprende tutto su di sé, soffrendo dolori che Lui solo conosce. Così facendo raggiunge l'ultima profondità della grazia e la dischiude a noi. Da Lui procede la nuova creazione, il nuovo inizio che ci è dato: la forza per opera della quale l'uomo nuovo deve crescere e salire nell'eternità; il nuovo cielo e la nuova terra che solo con Lui debbono sorgere. Tutto ciò deriva da quest'ora. Questo dobbiamo sapere. E saremo tanto più veri cristiani quanto più crescerà in noi e progredirà la coscienza di vivere della passione di Cristo. Col destarsi in noi di questa coscienza si trasforma anche il nostro dolore personale: mentre prima non era che la conseguenza del peccato e della sua perdizione, ora si collega col mistero della croce, viene a partecipare della forza che trasforma la vecchia esistenza nella nuova. Coi mezzi terreni le nostre sofferenze rimangono inconsolabili, sono senza rimedio; a volte non ce ne ac corgiamo perché non durano o perché siamo distratti, ma quando il dolore aumenta e non possiamo che tenerlo davanti agli occhi, allora ci accorgiamo che c'è un soccorso al dolore, solo quando esso si presenta nello stesso dolore. È così da quando c'è stata la passione di Cristo. Qui s'è aperta la sede tremenda e beata dove noi possiamo posare; qui ci è data la forza mediante la quale, se noi soffriamo insieme con Cristo, la nostra vecchia esistenza vien trasformata in una esistenza nuova. Quando l'uomo comprende questo mistero e gli si abbandona, arriva al centro delle cose e tutto gli si risolve in bene.
ESEMPIO - Un esempio sublime e recente di conformità a Gesù crocifisso ci è offerto da san Massimiliano M. Kolbe. Nella prima guerra mondiale, egli con alcuni frati di Niepoka lanow fu arrestato e portato nel campo di concentramento di Oswiecim. Qui sopportò ogni sorta di privazioni e di maltrattamenti. Sempre i lavori più duri, più umilianti e ripugnanti per lui. L'Immacolata e il Crocifisso gli davano coraggio e forza. Ad imitazione di Gesù morto per noi.
INTENZIONE: Per i persecutori della Chiesa, 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria
Virtù da praticare: conformità a Gesù Crocifisso
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 20
VIII Tempo Ordinario Se volete imparare qualcosa che riguardi una foglia, un fiore, una nuvola, un tramonto o un essere umano, dovete guardarli con tutta l' intensità del vostro cuore.
Sabato 30 Maggio IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: San Ferdinando III Figlio di Alfonso IX re di León e Berenguela di Castiglia, fu governatore modello dai solidi princi pi cristiani. Nel1217, all'età di 18 anni, ereditò la Castiglia, la terra di sua madre e nel 1230 il León, quella di suo pa dre. In questo modo uni ficò i due regni. Re pru dente, si circondò sempre di persone fidate, con cui si consultava per le que stioni più problematiche
e urgenti. Di Ferdinando erano note anche la pro fonda devozione alla Madonna e la grande umiltà. Si sposò in prime nozze con Beatrice di Svezia (1219) e poi con Maria de Ponthieu (1235). Dalle due unioni nacquero complessiva mente tredici figli. Ma la storia ricorda Ferdinando anche per le guerre con tro i saraceni che gli per misero di riconquistare i
regni di Cordova, Sivi glia, Jaén e Murcia. Nel 1221 il sovrano fondò la cattedrale di Burgos, si deve a lui anche l'am pliamento dell'università di Salamanca. Morì il 30 maggio 1252 e fu sepol to nella cattedrale di Santa Maria a Siviglia. È stato canonizzato da Papa Clemente X il 4 febbraio 1671.
Brano Evangelico: Mc 11, 2733
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola do manda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesi mo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discu tevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allo ra non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temeva no la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
Contemplo: Fate tutto rendendo grazie (dal Canto al Vangelo)
Ti rendiamo grazie, Signore, perché apri il nostro cuore all'ascolto della tua parola. Ti lodiamo per i tuoi benefici, a te cantiamo per e sprimere la nostra fede e il nostro amore. Donaci il conforto della tua protezione in ogni circostanza della vita, fa' che siamo fedeli nell'os servare i tuoi comandamenti, perché possiamo trovare in te la gioia perfetta. Ti rendiamo grazie, Signore, per tutti i tuoi benefici, che sempre ci concedi nella tua bontà.
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 21
Preghiamo la Parola
Meditiamo la Parola
Dalla sorgente Meditazione di Fiorella Elmetti
Quelli che nessuno ama
I capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani pretendono di sapere con quale autorità egli agisca, ma lui preferisce il silenzio. Non potrebbero capire. Meglio, non potrebbero accogliere una verità diversa da quella in cui hanno sempre creduto fino ad allora. È solo entrando nella sua luce che si può vedere. In quello stile, anche sua madre Maria, "meditava nel suo cuore" gli eventi che accadevano a lei e al figlio. È lì, nella preghiera e nella meditazione che si può tentare di capire..di intuire. Don Tonino Bello Maria ce la ritrae così in un bellissimo suo scritto: "Santa Maria, donna del silenzio, riportaci alle sorgenti della pace. Liberaci dall’assedio delle parole. Da quelle nostre, prima di tutto. Ma anche da quelle degli altri. Santa Maria, donna innamorata, facci capire che l’amore è sempre santo, perché le sue vampe partono dall’unico incendio di Dio. Santa Maria, donna bellissima, riconciliaci con la bellezza. Facci comprendere che sarà la bellezza a salvare il mondo. Santa Maria, donna del popolo, insegnaci a condividere con la gente le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce che contrassegnano il cammino della nostra civiltà. Santa Maria, donna del primo passo, quando il peccato ci travolge, e ci paralizza la vita, non aspettare il nostro pentimento. Previeni il nostro grido d’aiuto. Santa Maria, donna coraggiosa, tu che sul Calvario, pur senza morire hai conquistato la palma del martirio, rincuoraci col tuo esempio a non lasciarci abbattere dalle avversità. Santa Maria, donna dei nostri giorni, vieni ad abitare in mezzo a noi. Tu hai predetto che tutte le generazioni ti avrebbero chiamata beata. Ebbene, tra queste generazioni c’è anche la nostra". Maria e Gesù attingono la verità dalla sorgente dell'amore di Dio stesso.
Signore, insegnaci a non amare noi stessi, a non amare soltanto i nostri, a non amare soltanto quelli che amiamo. Insegnaci a pensare agli altri, ad amare in primo luogo quelli che nessuno ama. Facci la grazia di capire che a ogni istante ci sono milioni di esseri umani, che sono pure tuoi e nostri fratelli, che muoiono di fame, senza aver meritato di morire di fame; che muoiono di freddo. Signore, abbi pietà di tutti i poveri del mondo. Abbi pietà dei lebbrosi, ai quali tu così spesso hai sorriso, quando eri su questa terra. E non permettere più, o Signore, che viviamo felici da soli. Facci sentire l'angoscia della miseria universale, e liberaci da noi stessi.
Amen
Agisci Dio odia la violenza, ma nonostante tutto ama il peccatore ed attende il suo ritorno. Da parte mia, quante volte giudico, disprezzo; ma cosa faccio perché si affretti questo ritorno alla casa del Padre. Che cosa mi suggerisce la carità?
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 22
G l i
a p p r o f o n di m e n ti
di
N o n
di
s o l o
p a n e
L’incenso della preghiera serale A cura di Tiziana e Cristina
dell'oro. Il cielo è fresco e si vede la mezzaluna pallida sorridere in distanza sopra il monastero. Forse dai boschi, con la brezza, scende su di voi un puro aroma di pini, e si confonde con il sentore caldo dei campi e della Thomas Merton (1915 1968), convertito al cattolicesimo e diventato trappista in un'abbazia americana nel Kentucky, in una pagina del suo celebre libro autobiografico La montagna delle sette balze, descrive la scena dei monaci che tornano dal lavoro recitando il rosario: «Com'è dolce trovarsi nei campi alla fine dei lunghi pomeriggi d'estate! Il sole non picchia più implacabile e i boschi incominciano ad allungare ombre azzurre sui campi di stoppie dove si drizzano covoni color
messe. «E quando il maestro in seconda batte le mani per dare il segnale della fine del lavoro, e si lasciano ricadere le braccia e ci si toglie il cappello per asciugare il sudore che scende sugli occhi, si sente in quella pace che tutta la valle palpita del canto dei grilli, un tremolio costante e universale che si leva a Dio dai campi, che sale nel cielo compito come l'incenso della preghiera serale: laus perennis! «E si toglie di tasca il rosario, si prende posto nella lunga fila e ci si avvia ser-
peggiando verso casa, mentre gli scarponi risuonano sull'asfalto e una pace profonda scende nel cuore. Sulle labbra continua a formarsi, silenziosamente, continuamente, il nome della Regina del Cielo, di colei che è Regina anche di questa val le: "Ave Maria, piena di grazie, il Signore è Teco..." E il Nome del Figlio suo, per il Quale in primo luogo tutto questo fu fatto, per il Quale tutto questo fu ideato e destinato, per il Quale tutta la Creazione fu modellata perché fosse il Suo Regno. "Benedetto il frutto del seno Tuo: Gesù". «"Piena di grazia!" Questo pensiero, che si torna sempre a ripetere, colma il cuore di grazia sempre maggiore, e chi può dire quanta grazia si diffonde nel mondo da questa valle, da questi rosari, nelle sere in cui i monaci tornano a casa dal lavoro!»
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 23
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Anno XV- n. 711 Domenica 24 Maggio 2015 Chiuso il 19 Maggio 2015 Numero copie 1400
333/3390059 don Luciano
Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea
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