Non di Solo Pan n°716 - 28 Giugno 2015

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Non di solo

PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 28 Giugno 2015 XIII del Tempo Ordinario

Anno XV - n째

Fanciulla, io ti dico: Alzati! Itinerario quotidiano di preghiera

716


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Giugno - Luglio 2015

Offerta quotidiana Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre. Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché la responsabilità politica sia vissuta come forma di alta carità

Intenzione missionaria Perché i cristiani in America latina, di fronte alle disuguaglianze sociali, possano dare testimonianza d’amore per i poveri e contribuire ad una società più fraterna,

Intenzione dei vescovi Perché adempiamo il dovere di annunciare il Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato.

Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

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XIII Domenica del Tempo Ordinario Il coraggio apostolico è seminare. Seminare la Parola. Renderla a quel lui e a quella lei per i quali è data. Dare loro la bellezza del Vangelo, lo stupore dell’incontro con Gesù e lasciare che sia lo Spirito Santo a fare il resto.

Domenica 28 Giugno I Settimana del Salterio

Il santo del Giorno: Sant’Attilio martire

Sant'Attilio è forse identificabile con un martire, presunto soldato della mitica Legione Tebea, venerato presso Trino Vercellese. Il suo culto non è però mai stato suffra-

gato dall'inserimento nei martirologi ufficiali della Chiesa.

dal latino Emblema: Bandiera, Elmo, Palma

Etimologia: Attilio = forse attivo o avo, nonno,

Brano Evangelico: Mc 5,21­43

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attor­ no molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giaco­ mo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che pian­ geva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlza­ ti!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare

Contemplo: Signore, abbi pietà di me (dal Salmo responsoriale) Una donna, affetta da grave malattia, crede che se toccherà un lembo della veste di Gesù, sarà guarita dal suo male. Tanti nel­la calca toccano Gesù, ma nessuno ne tocca la veste con la stessa fede di quella donna che, nel suo cuo­ re, con fede, avrà senz'altro detto questa preghiera: «Signore, abbi pietà di me». Sia questa la nostra preghiera quando siamo afflitti o malati, o anche solo preoccupati per qualcosa, sapendo che il Signore non abbandona quanti confidano in lui.

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P a g i n e

b i b li c h e

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Fanciulla, io ti dico: alzati!». “

I grandi miracoli non avven-

infatti dodici anni”. In quelle

ineguagliabili così il miracolo:

gono mai alla luce dei riflet-

parole pronunciate con amore

ha sfumature che lo caratteriz-

tori ma nelle penombra del-

i genitori della bambina pos-

zano e lo differenziano. Tutti i

la discrezione. Sono un do-

sono riconoscere la presenza

miracoli di Gesù sono unici,

no, un

di Dio che si rivela con tutta

sono diversi gli uni dagli altri,

la sua potenza, un gesto per-

portano il sigillo di un amore

nell’intimità.

sonalissimo

che è personale, mai generico

“Ma egli, cacciati tutti fuo-

nell’esclusività di un’intima

ne tanto meno banale.

ri, prese con sé il padre e la

relazione d’amore. I miracoli

Oltre che riabbracciare la loro

madre della bambina …”.

sono sempre esclusivi, non si

bambina, i genitori del brano

Solo nella penombra di una

possono

ogni

evangelico possono cogliere il

stanza, davanti agli occhi di

gesto che desta stupore, che

fiore delicato della presenza di

un ristretto numero di ami-

sprigiona la fragranza del pro-

Dio: un fiore da mettere sul

ci, Gesù pronuncia le arcane

digio, è sempre unico, irripe-

davanzale della loro vita per

parole di una nuova creazio-

tibile, diverso da un altro.

non dimenticare mai il profumo

ne: “Fanciulla, io ti dico:

Come il calore di un bacio è

del Signore che allieta la vita

àlzati!». E subito la fanciulla

sempre particolare,

degli uomini.

si alzò e camminava; aveva

emozioni insostituibili e

segreto

bacio d’amore, un da

consumare

da

sigillare

moltiplicare:

suscita

Non di solo pane ­ Numero 716 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 4

don Luciano


P a g i n e

Contemplazio:

b i b li c h e

Preghiamo la Parola

Dovessi vivere sessanta, settanta, novant'anni al massimo, che mi gioverebbe? Quando la vita è dura, è già fin troppo lunga. Quando è dolce, è troppo corta. Non sono fatto per questo. Sono fatto per la Vita, la Vita senza un più o un meno. E la vita non è la Vita se deve essere troncata un giorno. No, la Vita dura per sempre, altrimenti non è la Vita. Proprio perché la morte s'è infiltrata nel mio corpo e continuamente tende tranelli alla mia vita, Dio ha deciso di venire lui stesso in mezzo a noi, per mettere fine a questa intollerabile ingerenza nella sua opera, per affrontare l'assassino ed eliminarlo, una volta per tutte, in un implacabile corpo a corpo [...]. Da quel giorno la morte non è più la morte. Un cane può morire, un albero pure, perfino una stella. Ma il cuore dell'uomo non può morire. Impossibile [...]. L'embrione cresce nutrito continuamente dalla madre. Il sangue di Gesù nutre in te la Vita eterna, come afferma il sacerdote mentre immette nel calice un frammento d'ostia. Allora essa cresce in te da sola, come il seme, senza nemmeno che tu te ne accorga, alla sola condizione di essere continuamente alimentata. Che dice Gesù dopo avere risvegliato la piccola di dodici anni e averla posta nelle braccia della madre che la credeva morta? «Datele da mangiare un pezzo di pane!». Ce lo dà lui stesso questo pane perché morire sia solo un addormentarsi. Ne rida pure il mondo! Un bambino ha forse paura d'addormentarsi? È triste addormentarsi? (D. ANGE, Le nozze di Dio dove il povero è re, Milano

Giorno per giorno Signore, tu non ti compiaci di slanci generosi, ma vani... di propositi buoni, ma ingenui. Tu ci chiedi un sano realismo, la verità del cuore e una vita abbracciata giorno per giorno e portata con austerità, ma anche con leggerezza. Signore della vita,tu desideri che la nostra esistenza non affondi sotto pesi insopportabili, ma si proietti in avanti e cresca e si ampli e si approfondisca come un albero, esile o maestoso.

1985, 251s.).

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Amen


Lunedì 29 Giugno

XIII Tempo Ordinario Il restare, il rimanere fedeli implica un’uscita. Proprio se si ri­ mane nel Signore si esce da sé stessi. Paradossalmente proprio perché si rimane, proprio se si è fedeli si cambia. Non si rimane fedeli, come i tradizionalisti o i fondamentalisti, alla lettera. La fedeltà è sempre un cambiamento, un fiorire, una crescita.

I Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Pietro e Paolo Martirologio Romano: Solennità dei santi Pietro e Paolo Apostoli. Simone, figlio di Giona e fratello di Andrea, primo tra i discepoli professò che Gesù era il Cristo, Figlio del Dio vivente, dal quale fu chiamato Pietro. Paolo, Apostolo delle genti, pre­ dicò ai Giudei e ai Greci Cristo crocifisso. Entram­ bi nella fede e nell’amore di Gesù Cristo annuncia­

rono il Vangelo nella città di Roma e moriro­ no mar t ir i s ott o l’imperatore Nerone: il primo, come dice la tradizione, crocifisso a testa in giù e sepolto in Vaticano presso la via Trionfale, il secondo trafitto con la spada e sepolto sulla via Ostien­ se. In questo giorno tutto il mondo con u­ guale onore e venera­

zione celebra il loro trionfo. Patronato: Vescovi, Missionari, Rover e Scolte

Brano Evangelico: Mt 16,13­19 In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi di­ scepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, per­ ché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che leghe­ rai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Contemplo: A te darò le chiavi del Regno (Mt 16,19) San Paolo ci ha insegnato che la Chiesa è un Corpo vivo perché ha Cristo per Capo e non perché possiede uomini intelligenti o potenti. La Chiesa non è di Pietro, ma di Cristo Gesù, di Dio; però Pietro ha le chiavi della “porta” e sen­ za il suo aiuto, come “presidente nella carità”, non si può arrivare a Cristo. Per questo “dalla Chiesa sale incessantemente a Dio una preghiera per Pie­ tro” (cf At 12,5). La Chiesa è una istituzione di Gesù, e Lui ha affidato a Pie­ tro e agli Apostoli la sua eredità.

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meditazione La pazzia di Dio

Preghiamo la Parola

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Tesoro prezioso E per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». Gesù parla di sé, del suo mistero, delle “cose” che riguardano Dio non da una cattedra o da un pulpito ma lungo la via, mentre cammina, attraverso un dialogo che aiuta i discepoli, partendo dall’esperienza concreta, a giungere alla verità. Così, cammin facendo, mettendo in comune i pareri discordanti della gente, Pietro arriva a riconoscere in Gesù, il Cristo, il Figlio del Dio Vivente. Gesù è la “pazzia di Dio”, Colui che verrà messo in croce, l’innocente condannato al patibolo. Scelta assurda, così come è assurdo il cristianesimo secondo una logica puramente umana. In L'avventura d'un povero cristiano Pier Celestino rivolge a Bonifacio VIII queste parole: "Se però il cristianesimo viene spogliato delle sue cosiddette assurdità per renderlo grad20ito al mondo, così com'è, è adatto all'esercizio del potere, cosa ne rimane? Voi sapete che la ragionevolezza, il buonsenso, le virtù naturali esistevano già prima di Cristo, e si trovano anche ora presso molti non cristiani. Che cosa Cristo ci ha portato in più? Appunto alcune apparenti assurdità. Ci ha detto: amate la povertà, amate gli umiliati ed offesi, amate i vostri nemici, non preoccupatevi del potere, della carriera, degli onori, sono cose effimere, indegne di anime immortali...» (p. 244). «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua.» Questa “assurdità”, questa novità che Gesù ha testimoniato nella sua vita terrena, questa proposta che ci appare tanto “paradossale” diventa croce, la nostra piccola grande croce. Cosi, cammin facendo, lontano dalle cattedre, narriamo con la nostra vita la “pazzia di Dio” che affida a delle povere creature i misteri del suo Regno.

Signore, grande è il dono dei santi Pietro e Paolo, di cui oggi facciamo memoria. Dalla loro umanità ricca, forte ma intrisa di contraddizioni, tu hai saputo trarre l'armonia impareggiabile, il tesoro prezioso per la Chiesa di ogni tempo e luogo. Per questi due apostoli coraggiosi, forgiati e resi degni dal crogiuolo della sofferenza per la fede, del servizio ai fratelli, della testimonianza sino al martirio, ti rendiamo grazie, Signore Gesù! Amen

Agisci Gesù, la sua parola, mi indica la via della vita. Oggi, Egli mi ricorda quel grande dono di cui ha colmato la sua Chiesa: la comunione dei santi. Forse sono giunto alla fede grazie alla preghiera della mia mamma, della mia nonna o di qualcun altro. Ringrazierò il Signore con la preghiera del

Magnificat.

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XIII Tempo Ordinario I sacramenti sono gesti del Signore. Non sono prestazioni o territori di conquista di preti o vescovi.

Martedì 30 Giugno I Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Protomartiri della Santa Chiesa di Roma Santi

protomartiri

cani coperti da pelli

rano discepoli degli

della Santa Chiesa di

di animali e ne ven-

Apostoli e primizie

Roma, che accusati

nero dilaniati; altri

dei martiri che la

dell’incendio

della

furono crocifissi e

Chiesa di Roma pre-

Città furono per ordi-

altri ancora dati al

sentò al Signore.

ne

dell’imperatore

rogo, perché, venu-

Nerone crudelmente

ta meno la luce del

uccisi

giorno,

con

supplizi

servissero

diversi: alcuni, infat-

da lampade nottur-

ti, furono esposti ai

ne. Tutti questi e-

Brano Evangelico: Mt 8, 23­27

In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva. Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia. Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

Contemplo: I venti e il mare gli obbediscono (Mt 8,27) Gesù dorme sulla barca dei discepoli. Ma essi sanno che “non si addormente­ rà, non prenderà sonno il Custode d'Israele” (Sal 121,4). Ascoltiamo il dolore del Signore che vede tutte le creature obbedienti al suo cenno, mentre l'uomo è ribelle: “Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me. Ti bue conosce il suo proprietario e l'asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende” (Is 1,2­3).

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meditazione Sulla mia barca

Preghiamo la Parola

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Ti chiediamo di imparare lo presero con sé, così com'era, nella barca. Dio va sempre preso così com’è, con le sue vesti, come si presenta. Non lo possiamo piegare, manipolare, rivestire con gli abiti che più ci aggradano. Dio è Dio e tale deve rimanere. Scomodo, ingombrante, spesso così lontano dai nostri gusti, incompatibile con le nostre voglie, irremovibile sul proporci la via stretta che porta ad orizzonti che non ci appartengono. Come gli apostoli dobbiamo prenderlo sulla nostra barca come il Diverso, così com’ è, senza porre condizioni. Il peccato più grave è minare la verità, narcotizzare il crogiuolo, Colui che separa la paglia dal grano, il bene dal male. Non temo le mie fragilità, il mio peccato, i piccoli o grandi compromessi. Una sola cosa mi spaventa: mettere sulle labbra di Dio le mie opinioni, nel suo cuo-

Signore Gesù, alla tua misericordia donata in pienezza e per sempre, affidiamo la furia di questo mondo e i demoni che ci lusingano e ci circondano. Ti chiediamo di imparare da te l'arte di un discernimento senza «se» e senza «ma», che salva, guarisce e che accetta persino, con libertà, di essere allontanato, non avendo fatto che bene. Per il perenne esempio della tua vita, che diviene linfa della nostra, ti ringraziamo, Signore!

re i miei sentimenti, sedare con vani ragionamenti Amen

la potenza della Parola che salva. Sulla mia barca Lui è l’unico che ha il coraggio della Verità: guai scaricarlo, guai mettergli il bavaglio dell’umana ragionevolezza. (don Luciano)

Agisci ... Spesso nel proprio benes­ sere ci si dimentica dei disa­ gi altrui. Sulla realtà degli immigrati forse mi sono la­ sciato guidare dal giudizio, dal risenti­mento. E se io fossi al posto loro, come mi comporterei? Oltre ad un gesto concreto, li affiderò a san Giusep­ pe, recitando una preghiera a lui dedica­ ta.

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Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Pagine bibliche: il libro di Giobbe/6

Razza senza nome

di don Luciano Vitton Mea

La nostalgia di Giobbe si infrange, come le onde del mare sulla scogliera, contro la dura realtà di un presente privo di luce e in compagnia di un morbo che mangia la carne e lo spirito. Sul letamaio di Giobbe lo spasimo delle piaghe cede il passo al tormento dell’indifferenza e del disprezzo degli adulatori, dei ruffiani di un tempo: “Ora invece ridono di me i più giovani in età, i cui padri non avrei degnato di mettere tra i cani del mio gregge. Ora io sono la loro canzone, sono diventato la loro favola! Hanno orrore di me e mi schivano e non si astengono dallo sputarmi in faccia!”. Quando la prosperità e la salute ti voltano le spalle scende la freddezza e l’insensibilità dell’umano consorzio, rimani solo con l’amara radice della solitudine e del distacco. Tra i letamai non c’è spazio per la

pietà e i deserti dell’aridità umana diventano devastanti: “Cacciati via dal consorzio umano, a loro si grida dietro come al ladro; sì che dimorano in valli orrende, nelle caverne della terra e nelle rupi. In mezzo alle macchie urlano e sotto i roveti si adunano; razza ignobile, anzi razza senza nome, sono calpestati più della terra”. E’ facile levarsi il capello quando passa chi gode di considerazione, chi si lava i “piedi nel latte”; una posizione, il prestigio, un “titolo” richiedono l’ossequio e la benevolenza. Bisogna pur sopravvive, certe amicizie possono tornare utili; ma coloro che giacciono ai margini, che vivono “nelle caverne della terra e nelle rupi”, beh, quelli possono tranquillamente diventare pubblico ludibrio, oggetto di scherno e di facili ironie.

Così, per Giobbe, oltre al prurito e al lezzo della cancrena, la gogna di coloro che ai tempi della prosperità “si alzavano in piedi” mentre sedeva alle porte della città. Gli immondezzai della sofferenza diventano i dimenticatoi di tutti, la storia non ha pagine da sciupare né inchiostro da versare per coloro che non hanno voce, per chi non produce, per gli accattoni che vagano in lande solitarie. Il Dio che Giobbe aveva conosciuto, quello della sua giovinezza, dorme, non interviene, è sordo al grido Giobbe. Ma diciamolo francamente e senza paura di diventare blasfemi: il Dio che Giobbe conosceva, o meglio, che pensava di conoscere, è meglio che continui a dormire; se è un Dio che si siede tra i notabili, tra coloro che godono di considerazione, che hanno una posizione alle porte della città che si assopisca pure tra i fumi degli olocausti e degli incensi. Quello che l’umanità attende è il Dio dello stupore, che irrompe nella storia, che da sempre ci parla di Giobbe, delle vedove, dei claudicanti e degli orfani. Quello che sta per irrompere nel letamaio di Giobbe sarà un turbine impetuoso che farà cadere ogni umana ipocrisia.

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XIII Tempo Ordinario Il criterio della vita diventa fatalmente il piacere, la comodità, l'egoismo, la passione, l'istinto..., ed il livello della dignità personale fin dove discende?

Mercoledì 1 Luglio I Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Natività di San Giovanni Battista Nacque ad Ahuetita de Abajo, appartenente alla parrocchia di Teocaltiche, Jalisco (Diocesi de Agua­ scalientes) il 5 ottobre 1901. Venne ordinato sa­ cerdote quando esserlo era il maggior delitto che pote­ va commettere un messica­ no. Ma lui, con una allegri­ a che sprizzava da tutti i pori, stese le sue mani af­ finchè fossero consacrate sotto il cielo azzurro dello

stato di Jalisco vicino al quale si nascondevano sia l`Arcivescovo che il Seminario. Undici mesi dopo il tranquillo ed allegro sacerdote, men­ tre esercitava, come poteva, il suo ministero, venne chiamato dal suo parroco il Signor Curato Justino Orona. Obbe­ diente si avvió verso il "Rancho de las Cruces" luogo che sarebbe stato

il suo calvario. Mentre dormiva giunsero le forze militari e le autorita civili. II padre Atilano udendo la scarica che troncò la vita al suo superiore, si ingi­ nocchiò sul letto ed attese il monento del suo sacrifi­ cio. Lui venne fucilato, dando prova della sua fedelta a Cristo Sacerdote, all'alba del 1° luglio 1928.

Brano Evangelico: Mt 8,28­34 Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?

In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemo­ niati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nes­ suno poteva passare per quella strada. Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?». A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci al pascolo; e i demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci». Egli disse loro: «Andate!». Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque. I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati. Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.

Contemplo: Mio Signore e mio Dio ! Grande e meraviglioso è sostenere non quello che sta dritto, ma quello che cade. Così anche Cristo volle salvare quello che si perdeva e salvò molti venendo e chiamando noi che eravamo già perduti.

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meditazione La cattiveria allontana

Preghiamo la Parola

di don Luciano Vitton Mea

Tu solo conosci le vie! Quando il male si impadronisce dell’uomo la vita diventa come un sepolcro e le pietre impediscono ogni sorta di comunicazione. “Nessuno poteva più passare per quella strada”. La cattiveria allontana, l’egoismo inaridisce il cuore, la passione brucia qualsiasi primavera, qualsiasi capacità d’amare in maniera autentica e disinteressata. Solo un branco di porci dista poco distante dai sepolcri, dal deserto di un cuore indurito dal male. I sentieri della lontananza e dell’isolamento sono bagnati dalle lacrime di una solitudine struggente, non conoscono i colori di una “presenza”. Recita un’antica omelia: “Povera quella strada che non è percorsa da alcuno e non è rallegrata da alcuna voce d’uomo! Essa finisce per essere il luogo preferito di ogni gene-

Signore Gesù, quando nel nostro cuore infuriano il dubbio, la paura, l'incredulità... siamo strade sbarrate, sordi a qualunque richiamo eppure siamo tuoi. Tu solo conosci vie, per noi impensabili, che ci riportano a noi stessi con una sollecitudine divina che risponde con sovrabbondanza di amore a tutto il nostro male. Grazie, Signore!

re di bestie”. Tetra immagine di ciò che il pecca-

Amen

to genera nell’anima priva della grazia divina. Ma vi è sempre il giorno in cui Gesù passa all’altra riva, percorre la strada che conduce ai sepolcri dell’umana miseria.

Agisci

“Uscendo …. gli vennero

incontro.” Beato l’uomo che sa cogliere questa opportunità, che non manca all’incontro che salva. Sui nostri sepolcri Dio può edificare la salvezza, ridare vita a ciò che sembrava perduto. don Luciano

Come il Signore ascolta il grido di chi lo invoca, anche io oggi mi metto in ascolto del grido, a volte silenzioso, di chi ha bisogno di me, del mio aiuto, della mia vicinanza.

Non di solo pane ­ Numero 716 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12


XIII Tempo Ordinario L’amicizia si nutre di tante sorgenti, ma più di tutto del rispetto reciproco.

Giovedì 2 Luglio

(Daniel Defoe) I Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Bernardino Realino Diventa patrono di una città mentre era ancora in vita. Lecce, estate del 1616: il padre gesuita Bernardino Realino sta morendo, 42 anni dopo esservi arrivato. I reggi­ tori del Municipio lo vanno allora a visitare in forma ufficiale. E gli fanno richiesta di voler essere il protettore della città. Lui, che tanto ave­ va fatto del bene a Lec­ ce, acconsente. Nato in

una famiglia illustre di Carpi, che per i suoi primi studi gli faceva venire i mae­ stri a casa, fu poi mandato all'Accade­ mia modenese. A 26 anni, si laurea in dirit­ to civile e canonico. Sotto la protezione di Cristoforo Madruzzo, Bernardino si avvia sulla strada dei «pubblici uffici». A un certo punto, però,

la sua carriera s'inter­ rompe. Bernardino Re­ alino frequenta i Gesui­ ti ed entra nella Com­ pagnia. Nel 1567 è or­ dinato sacerdote e di­ venta il maestro dei novizi gesuiti. Sette anni dopo, a Lecce, crea un collegio al qua­ le si dedicherà fino alla morte. Papa Pio XII lo proclamerà santo nel 1947.

Brano Evangelico: Mt 9,1­8

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». Allora alcuni scribi disse­ ro fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Fi­ glio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

Contemplo: Ti sono perdonati i peccati (Mt 9,2) Il perdono di Dio è dato quando ci si pente per i peccati commessi contro Dio. I peccati commessi contro il prossimo sono perdonati solo se ci si riconcilia con le persone che si sono offese. «Perdona a noi le nostre offese, come noi perdoniamo» ci ha insegnato Gesù. Dio, quando giudica il popolo, lo conside­ ra nella sua interezza, e il profumo degli uni si comunica agli altri. Abbiamo bisogno degli altri, e soprattutto del «profumo di Cristo, del profumo della sua conoscenza» (2Cor 2,14­15).

Non di solo pane ­ Numero 716 ­ pagina 13


Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola Solidale con il nostro peccato Meditazione Pierluigi Castaldi e Anna Maria Rossi

Folle tentazione Lo stupore della folla e lo scandalo degli scribi non nascono tanto dalla guarigione del paralitico, quanto dall'affermazione di Gesù: «Coraggio, figliolo, ti sono perdonati i tuoi pecca­ti». Egli compie questo miracolo per annunciare che un nuovo po­ tere ha fatto irruzione nel mondo: quello di rimettere in piedi l'uomo non solo nel corpo, ma anche nello spirito, perché ab­ bia una vita totalmente nuova. Gesù non è un semplice guarito­ re dei mali dell'uomo e della società, non guarisce per far fun­ zionare tutto meglio di prima: apre orizzonti di vita nuova, riconciliando l'uomo con Dio. Ed è stupefacente il fatto che questo potere sia stato trasferito alla chiesa. Riflettendo sul comportamento di questo paralitico che si alza e va a casa, possiamo immaginare la guarigione interiore che avviene in una persona quando esce dal confessionale. Se il peccatore è un uomo fallito nel suo fine di vivere in comunione con Dio, questo brano del vangelo ci fa toccare con mano che, con l'av­ vento di Gesù nella storia, si realizza la profezia di Ezechiele: «Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purifi­ cherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, to­ glierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Por­ rò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi» (Ez 36,25­27). Non è solo per essere stato guarito alle gambe che il paralitico si alza e se ne va: è per il fatto che ora ha un cammino nuovo da intraprendere e un progetto da realizzare. I veri paralitici del brano di oggi sono quegli scribi che pensano: «Costui bestem­ mia». Essi tornano a casa come sono venuti, ancora schiavi del loro peccato, delle loro presunzioni e del loro piccolo mondo. La vera bestemmia, lo scandalo del vangelo, è che Dio si è fatto solidale con noi nel nostro peccato perché noi fossimo solidali con lui nella risurrezione. Per quanto lo si mediti, non penetreremo mai abbastanza questo mistero dell'amore di Dio; e per quanto ce ne possiamo rendere conto, non coglieremo mai nella pienezza il miracolo che avviene tutte le volte che entriamo in un confessionale per riconciliarci con Dio.

Signore, da sempre la nostra grande e folle tentazione è metterti alla prova. Signore, Padre buono, perdona la nostra Incredulità e ripeti ancora e sempre per noi, con pazienza divina, le parole che ci rimettono in movimento, nel dinamismo del dono generoso di sé, le nostre vite, le nostre relazioni mentre ripeti al nostro cuore: «Alzati, alzati e cammina!». Grazie, Signore! Amen

Agisci

Oggi mi prendo cura di ciò che è piccolo e fragile, iniziando a provare tenerezza per le fragilità e i "difetti" che vedo in me stesso e negli altri.

Non di solo pane ­ Numero 716­ Tempo Ordinario ­ pagina 14


Venerdì 3 Luglio

XIII Tempo Ordinario Il progetto non è cambiare quello che e diverso, il progetto è di piena accettazione delle diversità noi siamo tutte le diversità umane, riconosciamole come nostre grandi ricchezze.

I Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Tommaso apostolo

Festa di san Tommaso, Apostolo, il quale non credette agli altri discepoli che gli annunciavano la resurrezione di Gesù, ma, quando lui stesso gli mostrò il costato trafitto, esclamò:

«Mio Signore e mio Dio». E con questa stessa fede si ritiene abbia portato la parola del Vangelo tra i popoli dell’India

Etimologia: Tommaso = gemello, dall'ebraico Emblema: Lancia

Patronato: Architetti

Brano Evangelico: Gv 20,24­29

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non cre­ do”. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro an­ che Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!”. Gli rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”.

Contemplo: Che vuoi da noi, Figlio di Dio? (MI 8,29)

Esistono diversi modi di leggere il Vangelo. Nessuno esaurisce il suo significato, perché la Scrittura, secondo gli antichi, ha settanta signifi­ cati. L'esorcismo di Gàdara segue l'episodio della tempesta sedata. La tradizione patristica vede Gesù che si risveglia dal sonno della morte e incatena il diavolo, il «leone ruggente» (1Pt 5,8). Cristo innalzato sulla croce ha gettato fuori il principe di questo mondo, «omicida fin da principio», per liberare tutti gli uomini.

Non di solo pane ­ Numero 716 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 15


Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola L’apostolo credente Meditazione a cura della Redazione

Lo ricordiamo tutti come l'Apostolo incredulo, come colui che volle mettere la mano al posto della ferita della lancia e il dito al posto dei chiodi. Egli volle così attingere la fede piena alla fonte stessa dell'amore. È importante credere alla altrui testimonianza, ma non possiamo assolutamente condannare chi vuole comprendere il prezzo dell'amore e toccare i segni della grazia. Molto probabilmente Tommaso più degli altri era rimasto salutarmene scosso dalle parole che il suo Gesù aveva pronunciato non molti giorni prima, nella sera dell'ultima cena: "questo è il mio corpo, questo è il mio sangue sparso per voi". Ora Tommaso vuole comprendere fino in fondo, per quanto è possibile alla fragilità umana, il significato pieno di quel dono. Volendo toccare il corpo di Cristo con i segni della sua passione egli vuole stabilire una intensa ed indefettibile comunione con Cristo. Egli vuole riconoscere quel corpo, che non aveva visto inchiodato alla croce, ma che desidera legare e fondere con il suo, per essergli poi fedele fino alla morte. I segni dei chiodi e le ferite del costato che egli tocca gli consentono di salire con il suo maestro fino al Calvario, fino alla croce per poi godere nel vederlo vivo e risorto, lì presente dinanzi a lui, ancora pronto a fugare ogni dubbio. L'intensità dell'amore talvolta supplisce alla debolezza della fede. Vediamo infatti nella storia di Tommaso l'esplosione simultanea della fede e dell'amore quando dichiara che Cristo è il suo Signore e il suo Dio: «Mio Signore e mio Dio!». E', tutto considerato, un bel percorso quello che Tommaso compie; egli volge lo sguardo e poi tocca Colui che hanno trafitto. Ci porge un invito che tutti possiamo raccogliere: guardare il crocifisso per immergerci in Cristo, per imprimere nel nostro cuore i germi fecondi della gratitudine della fede e dell'amore.

«Mio Signore, mio Dio!».

Signore, oggi ricordiamo l'apostolo Tommaso, così vicino a noi, al nostro bisogno di segni, che non sappiamo leggere, vicino alla cultura di questi tempi increduli e inconsapevoli insieme. Fa' che riusciamo a credere, non per la fiducia in noi stessi, ma per la fiducia negli altri: soltanto insieme potremo dire «Mio Signore, mio Dio!». Amen

Agisci Come il Signore ascolta il grido di chi lo invoca, anche io oggi mi metto in ascolto del grido, a volte silenzioso, di chi ha bisogno di me, del mio aiuto, della mia vicinanza.

Non di solo pane ­ Numero 716 ­ pagina 16


Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Pagine bibliche: il Libro di Osea/2 Il libro di Osea

Il peso di un nome di don Luciano Vitton Mea

Dal matrimonio di Osea, il profeta, il più vicino a Dio, e Gomer, la prostituta, la più lontana da Dio, nascono tre figli che portano un marchio infamante: figli di prostituzione. I tre nomi che Osea da a questi figli indicano il mistero del male, le conseguenze nefaste del peccato. Quando l’uomo rinnega la propria elezione, l’amore di Dio e si prostituisce a degli dei che si è costruito con le proprie mani diventa uno schiavo, perde la propria dignità, scava un solco difficile da colmare. Gomer, le alture dei culti cananei e i tre nomi dei figli di Osea non sono reperti archeologici, dettagli insignificanti di una storia che non ci appartiene; sono impressi dentro di noi, sono un retaggio con cui dobbiamo confrontarci ogni giorno. L’ uomo, ciascuno di noi, è un mistero di vicinanza e di lontananza; c’è in noi un’innata incli-

nazione al bene ma nello stesso tempo sentiamo il fascino delle alture, le lusinghe di una facile e falsa libertà. Nasciamo fidanzati con l’amore, sentiamo il bisogno di consumare un rapporto vero e trasparente con Colui che ci ha voluti, pensati, creati; ma subiamo anche il fascino di una prostituzione sacra che ci allontana da Dio, dai fratelli, dal “meglio” che giace custodito nel sacrario della coscienza. Quando l’uomo giace con un surrogato dell’amore, quando sale tra i cespugli dove lo aspettano le prostitute di turno genera i tre figli di Gomer. E’ necessario conoscere e sentire il peso di questi tre nomi terribili. «Egli andò a prendere Gomer, figlia di Diblàim: essa concepì e gli partorì un figlio. E il Signore disse a Osea: «Chiamalo Izreèl, …..». Izreèl è un nome maledetto perché in quel luogo si è consumato uno dei delitti più terribili della Storia di Israele, il massacro della famiglia reale. Al di la del fatto storico il nome evoca non solo quel bagno di sangue ma tutti i crimini che

hanno segnato e segneranno la storia degli uomini. Quando ci si allontana da Dio si apre un baratro tenebroso di cui non si riesce a vedere il fondo; per costruire le varie Auschwitz che hanno segnato la storia umana non ci vuole molto: basta deporre Dio e innalzare l’uomo, i suoi interessi, le sue ideologie. «La donna concepì di nuovo e partorì una figlia e il Signore disse a Osea: «Chiamala Nonamata ….» Dio non può amare il male, le alture, la concorrenza di idoli che non vedono e non sentono. Dio perdona i peccati ma detesta il male, le alture dove la sua effige viene fregiata e rovinata. «Dopo aver divezzato Nonamata, Gomer concepì e partorì un figlio. E il Signore disse a Osea: «Chiamalo Non-miopopolo, perché voi non siete mio popolo e io non esisto per voi». Dio non c’è, non esiste in mezzo agli idoli; chi si inginocchia e b ruci a l’i ncesso davanti all’effimero diventa non popolo, segna una lontananza che solo la misericordia di Dio potrà colmare.

Non di solo pane ­ Numero 715 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 17


XIII Tempo Ordinario Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! Per questo mi chiamo Francesco: come Francesco da Assisi, uomo di pover­ tà, uomo di pace. L’uomo che ama e custodisce il Creato; e noi oggi abbiamo una relazione non tanto buona col Creato.

Sabato 4 Luglio I Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Beata Caterina Jarrige Domenicana Nel 1789, durante la Ri­ voluzione Francese aiutò molti sacerdoti che non avevano aderito alla co­ stituzione civile del clero, provvedendo loro con un rifugio, viveri, ma soprat­ tutto trovando il pane e il vino necessari per la cele­ brazione del sacrificio eucaristico. Li prelevava di notte, nascosti nelle foreste della valle

d’Auze, e li accompa­ gnava nelle famiglie do­ ve si richiedeva l’amministrazione dei Sacramenti. Nel 1794 fu processata ed imprigio­ nata. Fu liberata grazie ad un insurrezione popo­ lare. Del resto non teme­ va di morire e affermava che sulla ghigliottina avrebbe ballato come negli anni giovanili. Ac­

colta nel Terz’Ordine dei Predicatori, imitò Santa Caterina da Siena, so­ prattutto con un intenso amore per l’Eucaristia e la difesa dei suoi ministri perseguitati, intrepida nella confessione di fede e di amore per la Chiesa.

Brano Evangelico: Mt 9, 14­17

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vi­ no nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

Contemplo: I tuoi discepoli non digiunano? (Mt 9,14) Gesù insegna il modo giusto di digiunare. Gli invitati a nozze non digiunano, ma partecipano alla gioia dello Sposo. Noi siamo invitati a nozze! Se il digiuno è solo un rito per farci notare dagli altri, oppure lo consideriamo una pratica dietetica, sia­ mo lontani dall'insegnamento del Signore. Siamo chiamati a essere sobri per amore di Dio, delle sue creature e del prossimo, sobri nelle chiacchiere e nell'uso del tem­ po per dedicarci alla lettura della Scrittura e alla preghiera.

Non di solo pane ­ Numero 716 ­ pagina 18


Meditiamo la Parola

Preghiamo la Parola

Vino nuovo, in otri nuove... Meditazione a cura di don Luciano

Tu ci ami così

Accogliere il Messia è possibile solo se il nostro cuore è predisposto ad accoglierlo. I discepoli di Giovanni hanno digiunato per essere pronti ad accogliere il Messia. Volevano indossare "vestiti nuovi" per prendere parte al banchetto del Messia. Il Signore ci offre un vestito nuovo, un vino nuovo, una vita nuova. È necessario però fargli posto nella nostra vita, perché Gesù non si impone a nessuno. Lo accolgono veramente solo coloro che si sono preparati a questo incontro con un cuore in condizione di ricevere umilmente la parola del Messia. Le parole del Maestro in questo vangelo ci fanno capire che, con la sua venuta nel mondo, si apre per tutti gli uomini una novità di vita che, prima dell'arrivo di Gesù, non era neppure lontanamente immaginabile. In lui, infatti, ci viene aperta la porta del cuore di Dio, ci viene spianata la strada che conduce alla piena comunione del Padre con gli uomini, rappresentata nel vangelo dal banchetto di nozze.

Signore, ti ringraziamo, perché parli ai nostri cuori con un linguaggio che possiamo intendere poiché interpella con delicatezza commovente la nostra esperienza umana. Tu ci ami così come noi «sentiamo» il profumo dei nostri figli. Tu ci ami dal profondo, senza parole, come una sposa trae forza, fierezza e gioia dalla sola presenza dello sposo. Amen

Agisci Mi sforzerò oggi di ricordare quanti benefici ricevo da Dio e tenterò di offrire a Gesù il mio amore, rinunciando con un po’ di sacrificio a delle piccole cose

Non di solo pane ­ Numero 716 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 19


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 716 Domenica 28 Giugno 2015 Chiuso il 23 Giugno 2015 Numero copie 1400

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

Per la tua vita spirituale visita il

Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

Ti aspetto ogni giorno su:

www.nondisolopane.it


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