Non di solo Pane n° 721 - 06 Settembre 2015

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Non di solo

PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 6 Settembre 2015 XXIII del Tempo Ordinario

Anno XV - n째

Itinerario quotidiano di preghiera

721


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sito di Non di Solo Pane:

Sussidio di preghiera per la famiglia

www.nondisolopane.it

Settembre 2015

Offerta quotidiana

Intenzioni mese di Settembre Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese

Cuore divino di Gesù,

Intenzione del Santo Padre Perché crescano le opportunità di formazione e di lavoro per tutti i giovani.

io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa,

Intenzione missionaria Perché i catechisti siano nella propria vita testimoni coerenti della fede che annunciano.

in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze

Intenzione dei vescovi Perché i movimenti e le associazioni si integrino volentieri nelle pastorale organica della parrocchia.

di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini,

Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speran-

nella grazia dello Spirito Santo,

za e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel

a gloria del divin Padre.

mondo

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XXIII Domenica del Tempo Ordinario Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti. (Mc 7,37)

Domenica 6 Settembre III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Beato Anastasio Garzon Gonzalez (Salesiano) Nacque a Madrigal de las Altas Torres, in provincia di Avila, il 7 settembre 1908 e fu battezzato poco dopo. Mentre era allievo delle Scuole Professionali salesiane di Madrid, sentì la vocazione religiosa e ottenne di fare il Novizia­ to a Carabanchel Alto (Madrid), dove emise i

Agisci Ognuno di noi ha bisogno di sentirsi incoraggiato, sostenuto. Oggi cercherò di dare sollievo a chi sembra non farcela, a chi si sente smarrito, annunciandogli: «Ecco il vostro Dio... viene a salvarvi».

voti il 15 agosto 1929 come coadiutore. Per il buono spirito che lo ani­ mava e le attitudini alla meccanica, venne inviato in Italia a completare la formazione tecnica e reli­ giosa. Dopo il ritorno in patria ebbe l’incarico del laboratorio di meccanica nel collegio di Madrid.

Qui lo sorprese la rivolu­ zione del 1936. Dopo al­ terne vicende, riconosciu­ to come religioso, fu defi­ nitivamente imprigionato il 6 settembre e condotto alla fucila zi on e.

Beatificato il 28 ottobre 2007.

Brano Evangelico: Mc 6, 30­34

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Contemplo: Solo di Gesù, l'uomo perfetto, si dice: «Ha fatto bene ogni cosa». Si compie in lui l'antica profezia: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio. Egli viene a salvarvi. Si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto» (Is 35,4­6). I miracoli compiuti da Gesù sono il segno che inizia una nuova creazione: siamo «ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che amano Dio» (Gc 2,5).

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P a g i n e

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

“Effatà", cioè "Apriti". Meditazione di don Luciano Vitton mea

“Qualcuno ha bussato non alla porta di casa ma a quella del tuo cuore. Subito si è affacciato il sospetto. E ha detto: Non aprire! Potrebbe essere chi vuol farti del male. Qualcuno ha bussato non alla porta di casa, ma a quella del tuo cuore. Subito si è affacciata la paura. E ha detto: Non aprire! Potrebbe essere un nemico che insidia i tuoi averi. Qualcuno ha bussato non alla porta di casa ma a quella del tuo cuore. E la voce del calcolo interessato ha insinuato: Guardati dall'aprire! Non ci guadagni proprio nulla; è una seccatura”. Quando ho letto questa breve riflessione di Maria Pia Giudici nel suo libro “Elogio della vita” subito ho pensa-

to al brano evangelico di Marco della guarigione del sordomuto. L’uomo che viene menzionato nel Vangelo non sente e non parla: un’esperienza di isolamento e di solitudine. Ma quale muro di separazione provoca la sordità interiore, un cuore incapace di cogliere la voce sommessa di chi gli sta accanto. Un sordomuto. Assomiglia molto a noi, quando siamo nel peccato. Sottolinea in una bellissima omelia San Beda il venerabile: “Il sordomuto che fu curato in modo mirabile dal Signore simboleggia tutti quelli, tra gli uomini, che per grazia divina meritano di essere liberati dal peccato provocato dall'inganno del diavolo. Infatti l'uomo è diventato sordo all'ascolto della Parola

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di vita dopo che, gonfio di superbia, ascoltò le parole mortali del serpente indirizzate contro Dio; è diventato muto al canto delle lodi del Creatore da quando ha presunto di parlare con il seduttore”. Effatà", cioè "Apriti". Una brevissima parola densa di significato che esprime la potenza di Dio che non solo ci libera dai mali fisici ma soprattutto da quelli spirituali. Il più grande miracolo non è far udire un sordo ma convertire un cuore. Alcuni anni fa sono stato a Lourdes e mentre i miei scout prestava servizio come barellieri io mi ero reso disponibile per le confessioni. Lì ho potuto constatare i miracoli quotidiani che la Madonna compie: peccatori incalliti, persone che da anni non si confessavano inginocchiarsi davanti al sacerdote e piangere per il male commesso e dopo l’assoluzione vederli felici, contenti, sereni. Dio ridona ad ognuno di noi, con un semplice tocco, un cuore da bambino. “Qualcuno ha bussato, ancora e con insistenza, alla porta del tuo cuore. Il bambino del regno che si era assopito in fondo, proprio molto in fondo al cuore, si è destato gridando: Spalanca subito questa porta, se vuoi con te la gioia. Tu apristi finalmente! Era il Signore”.(Maria Pia Giudici) don Luciano

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P a g i n e

Contemplatio

b i b li c h e

Preghiamo la Parola

Loda il Signore, anima mia.

«L'uomo, che è una particella della tua creazione, ti vuole lodare! Tu fai sì che procuri gioia il fatto di lodarti, poiché tu ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finche non trovi riposo in te» (S. Agostino).

I miracoli, soprattutto quelli spirituali, avvengono sempre lontano dalla folla, in disparte, nell’incontro segreto tra il Creatore e la sua creatura. Commenta San Girolamo “chi vuole essere sanato deve sempre portarsi in disparte, lontano dai pensieri turbolenti, lontano dagli atti disordinati, lontano dai discorsi scomposti, a tu per tu con lui, rag­giungere questo contatto diretto, nell'interiorità dello spirito. Poiché è dentro di noi questo Verbo, non dobbiamo andare lontano, dobbiamo rientrare in noi stessi, e più rientriamo in noi stessi più ritroviamo noi stessi, la nostra identità, più ritroviamo la nostra identità e più ritroviamo lui, Verbo che è lì, passa e ripassa con i continui richiami alla giustizia e alla libertà dello spirito”. Così perdiamo la sordità, l'orecchio si apre e la lingua si scioglie e allora sentiamo, sentiamo ciò che dice lui, che ci parla interiormente, nello spirito, di giustizia, di bontà, di amore, di verità e di bellezza. È lui che ci parla ancora attraverso il mondo esterno che ci circonda, è lui che ci parla anche attraverso il prossimo con cui abbiamo le nostre relazioni. E ci parla attraverso il prossimo anche quando questo linguaggio del prossimo è per noi urtante, scostante, e a volte offensivo: è un linguaggio che ha anch'esso un suo significato. E così il nostro linguaggio diventa allora carico di significato, carico di esperienza. Non sono più parole vuote per cui, il più delle volte, presi da questa mutezza, ci abbandoniamo a un mutismo assoluto, oppure parliamo, parliamo molto, parliamo tanto, parliamo troppo, dice il santo, e non diciamo nulla: moltiplichiamo le parole, ma moltiplichiamo, nello stesso tempo, anche le stoltezze. Soltanto quando il nostro linguaggio sarà denso di un significato acquisito attraverso l'ascolto della verità, allora sarà un linguaggio autentico, denso.

Il Signore rimane fedele per sempre rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri. Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri. Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazio­ ne.

Preghiera

Signore Gesù, tu sei un Dio che ama con sovrabbondanza di amore, che fa udire e che fa parlare, che suscita e rinnova di continuo la fede nell'impossibile, la speranza contro ogni speranza, l'amore che non viene mai meno. In te la nostra vita, sorda e chiusa in se stessa, si apre su un orizzonte nuovo di libertà. Accogli il nostro grazie riconoscente, Signore! Amen

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XXIII Tempo Ordinario “Io sono la luce del mondo, dice il Signore, “chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. (Gv 8,12)

Il Santo del giorno: AvSanto Stefano nacque nel 1149 o 1150 a Châtillon­des­ Dombes, da nobile fami­ glia. Adolescente, assiduo nella preghiera, già pratica­ va il digiuno e l'astinenza. A 25 anni entrò nella Cer­ tosa di Portes­en­Bugey, fino a quando ne divenne priore. In seguito, riluttante, accettò la dignità di vesco­ vo di Die, nella Francia sudorientale. Resse la dio­ cesi per pochi mesi, perché morì a Die il 7 settembre

Lunedì 7 Settembre III Settimana del Salterio

Stefano di Chatillon Certosino, vescovo

dello stesso 1208. Ma già in vita, durante il suo priorato a Portes, gli furono attribuiti parecchi miracoli: la guarigione di una don­ na ammalata, avvenuta qualche giorno prima della morte, la profezia riguardante la nascita dell'Ordine dei Dome­ nicani nel 1215; l'appa­ rizione dei demoni ai fedeli non osservanti. I miracoli continuarono

anche dopo la morte, al punto che nel 1231 l'ar­ civescovo di Vienne e altri vescovi francesi chiesero la canonizza­ zione. Nel 1557, dopo una ricognizione sui resti, il corpo fu ritrova­ to intatto; ma nel 1561

Brano Evangelico: Lc 6,6­11: «Tendi la tua mano!».

Agisci Forse, senza rendermene conto, cerco la salvezza in cose o persone che non possono darmela e così ne dipendo o mi affanno inutilmente. Oggi rivedo la mia vita, le mie paure e i miei attaccamenti alla luce di questa verità liberante: solo in Dio è la mia salvezza.

Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano para­ lizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

Contemplo: La mano destra paralizzata impedisce di dare e di ricevere, di lavorare, di pro­ curare il cibo per sé e per la propria famiglia. Il fatto che il «segno» di guarire la mano avvenga di sabato, a noi non impressiona più come ai contemporanei di Gesù. Ma il «comando» rimane. Noi dobbiamo tendere la mano a Dio per essere pronti a tenderla al prossimo per aiutare, sicuri che per tutti Gesù farà come a Pietro: «Tese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, per­ ché hai dubitato?"» (Mt 14,31).

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Meditazione Miopia spirituale Meditazione di don Diego Facchetti

La contrapposizione nei confronti del Cristo da parte del Giudaismo ufficiale cresce man mano che il Redentore annuncia e testimonia la buona novella dell'amore. La grettezza e la miopia spirituale sono "avversi" al messaggio di salvezza uni­ versale. I nemici del Signore non tollerano, in nome della legge, che egli possa mostrarsi così buono verso tutti, special­mente verso i più deboli e poveri in nome di Dio. Gli scribi e i farisei non riescono — e forse non vogliono — comprendere la novità che Cristo sta annunciando. Sono preoccupati prevalentemente che la legge, come loro stessi la interpretano e di cui si sentono custodi esclusivi, sia osservata e dimentica­no così lo scopo ultimo per cui il Signore ha dato delle leggi per il suo popolo. Gesù nel vangelo di oggi sfida apertamen­te i suoi avversari. È bello e consolante vedere che il Signore pone l'uomo al centro: così egli ne dichiara il primato e la sua sublime dignità. Egli già sta dicendo ai suoi oppositori e a noi tutti che prima della legge vi è l'uomo, anzi, il cuore stesso della legge è l'uomo, con le sue miserie, le sue più urgenti ne­cessità, la sua salvezza e la sua guarigione. Il culmine dell'insipienza è la reazione che gli scribi e i farisei mostrano dopo che Gesù ha compiuto il miracolo: «Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù». Quando dinanzi alla bontà divina sgorga in noi la rabbia, vuol dire che la perversione ha raggiunto gli abissi più profondi.

Preghiamo la Parola

In Dio è la mia salvezza e la mia gloria.

E preghiamo anche per i re. Che mai nessuno sia escluso dalla preghiera. Ma prima di lunga vita, abbiano la grazia di governare bene. E chiediamo perdono anche per loro: che la terra non diventi mai una «regione infernale».

Solo in Dio riposa l’anima mia: da lui la mia speranza. Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: non potrò vacillare. Confida in lui, o popolo, in ogni tempo; davanti a lui aprite il vostro cuore: nostro rifugio è Dio.

Preghiera

Signore, i capi di queste nazioni signoreggiano e spadroneggiano e si fanno chiamare perfino benefattori: non sia così per i rappresentanti del tuo popolo e per i poveri: fa' che non ci siano capi fra noi; e tu mostrati di essere l'unico nostro Padre salvandoci da queste potenze; e almeno la tua chiesa sia per tutti un esempio di una umanità veramente libera. Amen.

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XXIII Tempo Ordinario Beato l'uomo che dei perversi non batte le vie né dei maldicenti i ritrovi frequenta né siede nelle assemblee dei malvagi.

Martedì 8 Settembre III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Natività della Beata Vergine Maria Questa celebrazione, che ricalca sul Cristo le prerogative della Madre, è stata introdotta dal papa Sergio I (sec VII) nel solco della tradizione orientale. La natività della Vergine è strettamente legata alla venuta del Messia, come promessa, preparazione e

Agisci Oggi onorerà la Vergine Maria, lodando lei e il Signore che ce l'ha donata. Se posso, parteciperò alla santa Messa in segno di ringraziamento.

frutto della salvezza. Aurora che precede il sole di giustizia, Maria preannunzia a tutto il mondo la gioia del Sa lvatore. (Mess. Rom.) Martirologio Romano: Festa della Natività della Beata Vergine Maria, nata dalla discenden-

za di Abramo, della tribù di Giuda, della stirpe del re Davide, dalla quale è nato il Figlio di Dio fatto uomo per opera dello Spirito Santo per liberare gli uomini dall’antica schiavitù del peccato.

Brano Evangelico: Mt 12, 46­50 Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si com­ pisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine con­ cepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi.

Contemplo: Così canta la Liturgia: «Celebriamo con gioia la nascita della Beata Vergi­ ne Maria: da lei è sorto il sole di giustizia, Cristo, nostro Dio». «I confini dell'universo ti proclamano gloriosa e cantano con amore: "Rallegrati, Ma­ ria, Libro santo, dove il dito del Padre ha scritto il Verbo"». La Vergine Maria è nata per dire il suo "sì" alla Parola di Dio, per questo è proclamata beata e può intercedere per noi presso il Figlio suo.

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Meditazione Uno spazio di bontà

Preghiamo la Parola

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Oggi la chiesa è in festa nel ricordo della nascita della Be­ ate Vergine Maria, “il Libro santo, dove il dito del Padre ha scritto il Verbo”. E’ interessante notare come i Vangeli coprano con un velo di pudore il giorno Santo della nascita della Vergine: nes­ suna menzione o annotazione; nessuna traccia dei suoi genitori e della sua famiglia. Tutto avviene nell’ordinarietà, nel silenzio del tempo e della storia. Ma­ ria è una di noi, la sua famiglia ha le stesse umili origini delle nostre famiglie: Dio compie le sue grandi opere nella penombra, lontano dai riflettori, alla fioca luce di un foco­ lare dove si consumano gli ultimi bisbigli del giorno che volge al declino. Solo alcuni testi che si sono formati nel primo millennio cercano di colmare il vuoto lasciato dai Vangeli canonici. Il Sinassario di Ter Israel ci ricorda la bontà e la giustizia di Gioacchino e Anna sottolineando che: “Dividevano in tre parti il reddito annuale delle loro fatiche: destinavano la prima parte al Tempio di Dio, ai sacerdoti ministri del Tempio; la seconda parte essi la dividevano tra i poveri e gli indigenti; la terza parte serviva per loro, per la famiglia e gli ospiti. Avevano così regolato la loro vita in tutto, e avevano vissuto insieme piamente, dedicandosi alle buone opere per ben vent'anni”. Dio sceglie questa famiglia buona e segnata dalla sterili­ tà di Anna per far nascere e crescere la Vergine Santa. Ma­ ria è un dono per i Santi Gioacchino e Anna, come è un dono per ciascuno di noi a prescindere dalla nostra sterilità o dai nostri meriti. Per avere come Madre la Vergine Ma­ ria dobbiamo coltivare uno spazio di bontà, dividere quel poco che siamo in tre parti. Il Vangelo dello Pseudomatte­ o precisa: «L'angelo apparve di nuovo a Giacchino durante il sonno e gli disse: “lo sono l'angelo che Dio ti ha dato come custode; scendi e ritorna ad Anna senza timore per­ ché le opere buone che tu e la tua sposa Anna avete com­ piuto hanno ricevuto merito di fronte all'Altissimo e vi è stata accordata una posterità tale che, dalle origini, profeti e santi non hanno avuta, tale che non avranno mai”» [...]. La bontà genera sempre un raggio di luce, una piccola stel­ la del mattino, un’aurora di salvezza che vince le tenebre della sera.

Signore, gli uomini dalle mille parole dominano gli uomini dalle cento parole: Verità si è oscurata, questo è tempo senza colpevoli.

Guarda, rispondimi, Signore, mio Dio,conserva la luce ai miei occhi. Io nella tua fedeltà ho confidato; esulterà il mio cuore nella tua salvezza, canterò al Signore, che mi ha beneficato.

Preghiera

Oggi facciamo memoria della nascita di Maria, tua madre. Così tu ci vieni incontro, Gesù, e gli eventi, i paesaggi interiori, i volti, la parola... ci preparano a scorgerti. Nella piccolezza, nel nascondimento, nella tenerezza di una bambina appena nata noi possiamo da lontano contemplare te, Dio che vieni, Dio tra gli uomini, Dio per gli uomini. Per questo ti rendiamo grazie, Signore.

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Pagine bibliche

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Un nuovo anno di Grazia

Pertugio di luce Di don Luciano Vitton Mea

Origene diceva che “le parole scritte nella Bibbia sono nient’altro che le parole d’amore che lo sposo (Gesù) scambia con la sua sposa (la Chiesa)”. Egli dai suoi discepoli pretendeva l’assiduità, diceva, infatti, : “ogni giorno si deve tornare al pozzo delle Scritture come Rebecca, e domandare a Dio che ci aiuti a trovare. Egli esortava a scrutare la Parola di Dio con la sollecitudine di un cuore innamorato ”. Con questo spirito “Non di solo pane” inizia il suo diciassettesimo anno di vita; siamo

consapevoli di essere una piccola goccia tra le tante proposte e iniziative che potete trovare su altri mensili o riviste che si impegnano nel servizio della Parola. Una goccia, però, significativa perché distribuita ogni settimana e capillarmente in quasi venti parrocchie della nostra diocesi con una tiratura di 1400 copie. Posto sotto la protezione del Sacro cuore di Gesù “Non di solo pane” fa propria la spiritualità dell’Apostolato della preghiera. Semplicità e concretezza sono le caratteristiche del nostro settimanale. Consapevoli che la preghiera è soprattutto ascolto cerchiamo di offrire la possibilità di approfondire il Vangelo che la Liturgia della Chiesa ci offre ogni giorno come viatico per il nostro cammino di fede. Un piccolo spazio di riflessione, un spaccato di deserto tra le attività e la frenesia che caratterizzano la nostra vita quotidiana. La Bibbia è la luce che rischiare l’oscurità dell’anima, quella prigione interiore dove il male cerca di rinchiudere l’uomo che deside-

ra la verità e il bene. Bellissima questa testimonianza del compianto Card. Francois Xavier Nguyen Van Thuan: «In carcere non ho potuto portare con me la Bibbia; allora ho raccolto tutti i pezzetti di carta che ho trovato e mi sono fatto una minuscola agenda, in cui ho riportato più di 300 frasi del Vangelo; questo Vangelo ricostruito e ritrovato è stato il mio vademecum quo­ tidiano, il mio scrigno prezioso da cui attingere forza e alimento mediante la lectio divina. Amo pregare con l'intera Parola di Dio, con le preghiere liturgiche, i salmi, i cantici». Non di solo pane vuole essere proprio un semplice pezzettino di carta dove attingere conforto e speranza; una boccata d’ossigeno tra i comignoli inquinanti che circondano la nostra quotidianità. Il cristiano ha bisogno di riscoprire la dimensione contemplativa della vita: «cioè quel

m o m e nt o di d i st a c c o dall’incalzare delle cose, di riflessione, di valutazione alla luce della fede, che è tanto necessario per non essere travolti dal vortice degli impegni quotidiani»(Card. Carlo Maria Martini). Non di solo pane diventi quindi un pertugio di luce per tutti i suoi cari lettori.

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XXIII Tempo Ordinario Malvagi e perversi mai siederanno a giudizio coi giusti, mai avran parte all'assemblea dei santi

Mercoledì 9 Settembre III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Beato Giacomo Desiderio Laval Sacerdote Nacque in Francia nel 1803 da famiglia borghese che lo spinse a laurearsi in medicina. Scampato da un incidente, decise di abban­ donare la professione per farsi missionario. Mandato nel 1841 nell’isola di Mau­ ritius si dedicò con entusiasmoall’evangelizzaz ione dei Neri che erano stati per legge liberati dalla schiavitù, ma abbandonati a se stessi. La sua “scelta

Agisci Oggi, con l'aiuto di Maria, pro. vo a vivere la mia giornata secondo la logica delle beatitudini di Gesù, che capovolge i nostri schemi umani.

di campo” suscitò gravi conflitti con gli altri missionari e perfino con il Vescovo, che voleva­ no dedicarsi soltanto ai figli dei coloni bianchi. La sua “incarnazione” n el m ondo del l a “negritudine” lo portò a valorizzare tutti gli ele­ menti positivi della cul­ tura locale non solo ma anche della religiosità indigena. Giacomo La­

val fu beatificato da Papa Giovanni Paolo II sottoli­ neando il fatto che si era messo “da una parte”, dalla parte degli Ultimi, i Neri in tempo di razzismo.

Brano Evangelico: Lc.6,20­26 Beati voi,

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Contemplo: Le Beatitudini in Matteo sono otto con una espansione che parla della giusti­ zia di Gesù, la nuova legge di libertà. In Luca ci sono quattro «beati voi» se­ guiti da altrettanti «guai a voi». E difficile apprezzare il carattere paradossale delle Beatitudini, se non si capisce con attenzione lo Spirito della Scrittura. Le Beatitudini iniziano una rivoluzione morale che non ha anco­ra raggiunto il suo completamento. La vera ricchezza sarà in cielo: «Non abbiamo quag­ giù una città stabile» (Eb 13,14).

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Meditiamo la Parola

Beati i poveri

Preghiamo la Parola

Meditazione a cura di Cristina e Tiziana

Meditazione del giorno San Gregorio Magno (ca 540-604), papa, dottore della Chiesa Omelia 5 sul Vangelo: PL 76, 1093-1094

Il grande San Gregorio ci ricorda che nessuno è così povero da non avere nulla da donare; tutti abbiamo qualcosa da lasciare, tutti abbiamo un briciolo di egoismo da vendere. « Avrai un tesoro in cielo » Nessuno, vedendo qualcuno lasciare grandi beni, dica in se stesso: vorrei imitare coloro che così si distaccano dal mondo, però non ho niente da lasciare. Abbandonate molto, fratelli miei, quando rinunciate ai desideri terreni. I nostri beni esteriori, anche piccoli, bastano agli occhi del Signore. Egli guarda il cuore, non le ricchezze. Non guarda quanto sacrifichiamo, bensì l’amore che ci spinge al sacrificio… Il Regno di Dio non ha prezzo, eppure ti costa esattamente ciò che hai... È costato a Pietro e ad Andrea l'abbandono di una barca e delle reti; è costato alla vedova due spiccioli d'argento (Lc 21,2); è costato a qualcun altro un bicchiere di acqua fresca (Mt 10,42). Il Regno di Dio, abbiamo detto, ti costa ciò che hai. Trovate forse, fratelli, qualcosa di più facile da acquistare, qualcosa di più prezioso da possedere? Ma forse non hai neanche un bicchiere di acqua fresca da offrire al povero che ne ha bisogno. Pure in questo caso, la Parola di Dio ci placa... « Pace in terra agli uomini di buona volontà » (Lc 2,14). Infatti, agli occhi di Dio la mano non è mai sprovvista di doni se il segreto del cuore è ricolmo di buona volontà... Anche se non ho niente di esteriore da offrirti, Dio mio, trovo tuttavia in me stesso ciò che deporrò sull'altare a tua lode... Ti compiaci delle offerte del cuore.

La pietra vive. Anche i monti respirano; vive il mare sempre agitato dal tuo Spirito. Tutta la terra è viva. L 'intera creazione geme di dolori di parto, come una madre, in attesa di essere liberata dalla vanità della morte. Natura è il tuo manto, Signore, ma la storia dell'uomo è lo spazio dove ti riveli per quello che sei, e sei conosciuto. Tuo vero santuario è la coscienza dell'uomo. È questo nostro cantare a dare gioia e senso agli elementi, a tutte le cose.

Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre. Grande è il Signore e degno di ogni lode; senza fine è la sua grandezza. Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza. Per far conoscere agli uomini le tue imprese e la splendida gloria del tuo regno.

Il tuo regno è un regno eterno, il tuo dominio si estende per tutte le gene­ razioni.

Preghiera Signore Gesù, accogliamo il tuo sguardo su di noi e ci mettiamo davanti a te con tutte le nostre beatitudini e tutti i nostri guai. Donaci la grazia di non diventare prigionieri né di noi stessi, né di altri, né di altro. Mentre ci sentiamo continuamente sollecitati dalla logica del successo e dell'avere, donaci una buona dose di umorismo e di ironia che ci salvi da noi stessi.

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XXIII Tempo Ordinario Come il cervo anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio: l’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente.

Giovedì 10 Settembre III Settimana del Salterio

(Sal 42,2­3)

Il Santo del giorno: Beato Giacomo Gagnot Sacerdote carmelitano, martire Nella rada di Rochefort, diocesi di La Rochelle in Francia, morirono durante la Rivoluzione francese ben 547 sacerdoti e religiosi ammassati in due navi. Tra loro vi erano almeno tre Carmelitani Scalzi che, per la loro fedeltà a Dio, alla Chiesa e al Papa, avevano rifiutato il giuramento della Costituzione civile del Clero imposto dall' Assemblea Costituente rivoluzionaria.

Agisci Se ho di che lamentarmi nei confronti di un altro, oggi rifletto sugli insegnamenti della Parola del Signore e cerco di metterli in pratica. Maria, guidaci nella carità.

Perseguitati e condanna­ ti, furono dunque depor­ tati nella baia di Roche­ fort, sul litorale atlantico della Charente­Maritime, in attesa di essere trasfe­ riti ai lavori forzati nella Guyana francese piutto­ sto che in Africa. Verso la fine di agosto del 1794, essendosi oltremo­ do diffusa una feroce pestilenza nel bastimento Deux­Associés, i prigio­

nieri ancora in vita vennero fatti sbarcare sull'isola Madame, dove furono al­ loggiati in tende e sempre in condizioni terrificanti. Padre Giacomo Gagnot vi morì il 10 settembre ed in questa stessa isola fu sepol­ to.

Brano Evangelico: Lc 6,27­38 Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitu­ dine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fan­ no lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovu­ ta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricom­ pensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

Contemplo: Gesù, con immagini ed esempi concreti, propone un atteggia­mento di bene­ volenza, lo stesso con il quale Dio si rivolge agli uomini. Non scusa ogni torto e ogni tirannia né tantomeno chiede impunità per ladri, violenti, assassini, rapinatori e ogni sorta di malfattori. La bellezza della parola di Gesù orienta verso l'autenticità della legge cristiana: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Rm 12,21). Gesù muo­re per noi peccatori, non dà solo l'altra guancia, ma la stessa vita!

Non di solo pane ­ Numero 721 ­ pagina 13


Meditiamo la Parola La Misericordia: un ricordo ...

Preghiamo la Parola

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Nel discorso della montagna, nel mezzo delle Beatitudini si trova scritto: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. E allora mi sono chiesto: “Chi sono i misericordiosi? E che cos’è la misericordia?”. Per comprendere la profondità della misericordia di Dio dobbiamo percorrere l’impervio sentiero che conduce al luogo detto “del Cranio”; dobbiamo inginocchiarci, con Maria e l’apostolo Giovanni, sotto una croce da cui pende il mistero dell’amore, della follia di Dio che per salvarci muore come un malfattore tra due ladroni. “Ricordati di me, Signore, quando sarai nel tuo Regno” (Lc 23,42). La misericordia è un ricordo, è Dio che nella sua Onnipotenza e Onniscienza non si dimentica dell’uomo, della sua creatura; che vede nel buio della cattiveria umana e sa scorgere una briciola di bene sepolta nel cuore di un ladrone. Ci sono due modi di conservare un volto, di ricordare una persona. Il ricordo, se è avvelenato dal risentimento, può diventare maledizione, chiusura, odio. Quando invece è illuminato dalla pietà diventa misericordia, perdono, beatitudine: “oggi sarai con me in Paradiso”. Dio, dalla cattedra della croce, ci insegna la pietà, un ricordo dell’uomo che diventa misericordia e perdono. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. Beati coloro che, come il buon ladrone, sanno scorgere in Gesù Crocefisso la misericordia di Dio, sanno ricordare al Signore della vita che il Paradiso diventa più povero se manca un solo ladrone che sa morire accanto all’Unigenito Figlio di Dio. “Non dimentichiamo con facilità l’esempio del ladrone e non vergogniamoci di prenderlo come maestro, lui che nostro Signore, senza arrossire, ha introdotto per primo in Paradiso… (San Giovanni Crisostomo) ”

Ma lodiamolo anche per la sua piccolezza, e debolezza e impotenza! Perché ama e piange come noi; e ci usa tenerezza come una madre; e ha compassione delle nostre infermità. Lodiamolo perché si rivela ai fanciulli e ai piccoli; perché elegge le creature più deboli, e dei forti e potenti non sa cosa farsene.

Lodate Dio nel suo santuario, lodatelo nel suo maestoso firmamento. Lodatelo per le sue imprese, lodatelo per la sua immensa grandezza. Lodatelo con il suono del corno, lodatelo con l’arpa e la cetra. Lodatelo con tamburelli e danze, lodatelo sulle corde e con i flauti. Lodatelo con cimbali sonori, lodatelo con cimbali squillanti. Ogni vivente dia lode al Signore.

Preghiera Signore Gesù, non ti è certo nascosto il tormento del nostro cuore, che attenta alla lucidità della nostra mente e alla generosità della nostra volontà: i «se» e i «ma» non si contano e ci frullano dentro fino a esaurire le nostre forze. Regalaci la libertà di dare... e di dare ancora... e di dare sempre.., per essere liberi da inutili aspettative e sereni nel nostro cuore.

Non di solo pane ­ Numero 721­ Tempo Ordinario ­ pagina 14


Venerdì 11 Settembre

XXIII Tempo Ordinario La tua parola, Signore, è verità; consacraci nella verità.

III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Beato Baldassarre

Il mercedario Beato Baldassarre Velàsquez, cadde prigioniero fra i saraceni ribelli a La Muela presso Saragozza in Spagna. Fu, da questi, minacciato di morte qualora non avesse Agisci Anche se ho molto peccato, Gesù può fare tanto bene con me, se mi lascio guidare. Oggi, in qualunque situazione mi trovo, prendo la ferma decisione di lasciarmi guidare da Gesù, sull'esempio di Maria.

Velasquez Martire mercedario

rinnegato la fede cattolica ma egli li rimproverò severamente delle loro cattiverie e vizi così testimoniando la propria fede fu trafitto da una freccia nell'anno 1588 e assieme a lui simil-

mente vennero trafitti altri 16 martiri. L'Ordine lo festeggia l'11 settembre.

Brano Evangelico: Lc 6,39­42 Può forse un cieco guidare un altro cieco?

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fra­ tello».

Contemplo: Le parole «difficili» del Vangelo ci stimolano ad approfondir­ne il senso con l'aiuto della Chiesa. Ma non restiamo indiffe­renti alle parole «facili» e chiare di Gesù, che, vero Dio e vero Uomo, usa la saggezza popolare per indicare che ogni popolo possiede nella sua coscienza una scintilla dello Spirito: Dim­ mi con chi vai e ti dirò chi sei! Un cieco non può guidare un cieco! Togli pri­ ma i difetti del tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello!

Non di solo pane ­ Numero 721­ Tempo Ordinario ­ pagina 15


Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola

Lo scettro del Maligno Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Non è mia abitudine soffermarmi troppo sulla figura del Maligno nelle mie meditazioni. Però porto con me la convinzione che la trave che si trova nel nostro “occhio”, questa cecità interiore che ci porta a indugiare sui difetti degli altri, è opera dell’ “antico avversario” di Dio e delle sue opere. Cosa c’è di più diabolico e di più pericoloso che nascondere a noi stessi la trave interiore che ci rende ciechi e mettere in risalto la “pagliuzza” degli altri? Ho visto su internet un famoso quadro di Bruegel dove un cieco conduce altri ciechi. Osservandolo bene avverti un senso di confusine, di grigia decadenza. E’ l’immagine più eloquente del declino spirituale che provoca la trave interiore conficcata nel nostro cuore. “Ipòcrita, togli prima la trave dal tuo occhio…” Quello di Gesù è un monito che potremo accogliere solo attraverso l’umiltà. Solo questa virtù ci può guarire da ogni sorta di cecità interiore. L’umiltà è una virtù che fa parte della fortezza: solo l’umile è veramente forte. Scriveva giustamente Romano Guardini: “L'umiltà non può del resto avere la sua origine nell'uomo, bensì in Dio. È lui il primo umile. Egli è talmente grande, talmente al di fuori di ogni possibilità che una qualsiasi potenza lo possa costringere, che egli può 'permettersi' — se ci è concesso di esprimerci in questo modo — di essere umile. La grandezza gli è essenziale; soltanto lui può dunque rischiare di abbassare questa sua grandezza sino all'umiltà”. La superbia, scettro del Maligno, genera la trave; l’umiltà, forza di Dio, guarisce da ogni forma di cecità.

Chi di noi può mai abitare presso un fuoco divoratore? Chi può abitare tra fiamme perenni? Eppure non altra dimora è sicura quanto fare del cuore di Dio il nostro rifugio.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene». Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra

Preghiera

Signore Gesù, siamo tutti un po' ciechi, e lo siamo ancora di più quando pensiamo di vederci bene... di vederci troppo bene. La tua Parola illumini il nostro cuore e lo renda umile e chiaro, così sapremo sostenerci senza pretese e con un amore che rende possibile la correzione fraterna, in una dolcezza che la rende non solo vivibile ma persino desiderabile.

Non di solo pane ­ Numero 721 ­ pagina 16


Pagine bibliche: il Libro di Giobbe/8

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

La voce di Dio Tutto tace nel letamaio di Giobbe: le voci degli uomini cedono il passo al silenzio. Sono volate accuse pesanti, ora nei confronti di Dio, ora nei confronti di Giobbe; tutti hanno fatto le loro arringhe, discusso, cercato soluzioni o di trovare un perché al dramma della sofferenza innocente. Ora tutto tace. Sta per arrivare l’ultimo personaggio, Colui che Giobbe ha osato mettere con le spalle al muro, trascinare in un tribunale, mettere alla sbarra. L’incontro tanto atteso è arrivato. Dio si presenta, sta per prendere la parola; dopo il pubblico ministero e i difensori d’ufficio è arrivato il tempo di Dio. “Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine: Chi è costui che oscura il consiglio con parole insipienti?” Dio non si pone sullo stesso piano di

Giobbe, non si siede sulla soglia di una casa di fango. Parla dentro ad un vento impetuoso. Non si tratta di una semplice teofania: va oltre una manifestazione della divinità in forma sensibile, attraverso un fenomeno atmosferico. Dio non si siede nel consesso umano, ma parla nel cuore dell’uomo, nell’esistenza della sofferenza innocente. Dio rispose a Giobbe di mezzo al turbine: non è forse una tempesta il cuore di colui che oscura il consiglio con parole insipienti? Non vi è forse un turbine nell’esistenza marchiata dalla sofferenza innocente? Non c’è vento impetuoso nel cuore di un malato di cancro, in un’esistenza segnata dalla solitudine? Non è pioggia impetuosa il pianto di un orfano,

di una mamma che ha perso il suo bambino, di un uomo o una donna che hanno perso un amore che rallegrava e rendeva giovane i loro giorni? Nell’aula del tribunale allestito tra i letamai della sofferenza umana ecco Dio come ultima voce. Sottolinea David Maria Turoldo: “E come sarà stata la voce di Dio? Una voce che parlava dentro , attraverso l’impotenza dell’uomo; sorge dall’angoscia di una luce, che non bastava a schiarire l’orizzonte carico di tenebre. Una voce che parlava da tutta la natura; voce di procella; voce di tempi antichi, di cieli vastissimi, una voce d’elementi, che sfidava qual prode, il piccolo uomo.” Certo, perché questo turbine diventi brezza mattutina, voce che parla dal profondo di un cuore piagato, i perché e i lamenti devono cedere il passo al silenzio, affinché la presenza interiore di Dio diventi sillaba, Parola arcana, discorso comprensibile anche per gli ultimi, per coloro che abitano nelle case di fango. Tutto tace nel letamaio di Giobbe: è arrivata la voce di Dio.

Non di solo pane ­ Numero 721­ Tempo Ordinario ­ pagina 17


XXIII Tempo Ordinario A te, o Padre, che sei luce e fuoco, a lui che viene col gran ventilabro,al Santo Spirito, vento e fiamma, gioia dei giusti e giudizio degli empi, gloria e vittoria da tutto il creato

Sabato 12 Settembre III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Santo nome di Maria

La festa del santo no­ me di Maria fu con­ cessa da Roma, nel 1513, ad una diocesi della Spagna, Cuenca. Soppressa da san Pio V, fu ripristinata da Sisto V e poi estesa nel 1671 al Regno di Napoli e a Milano. Il

12 settembre 1683, avendo Giovanni III Sobieski coi suoi Polacchi vinto i Turchi che assedia­ vano Vienna e mi­ nacciavano la cri­ stianità, il Beato In­ nocenzo XI, in ren­ dimento di grazie,

estese la festa alla Chiesa universale e la fissò alla domenica fra l'Ottava della Na­ tività. Il santo Papa Pio X la riportò al 12 settembre.

Agisci Com'è il tesoro che tengo nel cuore? Da ciò che esce da me lo riconosco. Oggi, invocando il nome di Maria santissima, chiedo che il mio cuore sia ripulito da tutto ciò che non viene da Dio e che assomigli il più possibile a quello di Maria.

Brano Evangelico: Lc 6,43­49 Perché mi invocate: Signore, Signore! e non fate quello che dico? In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».

Contemplo: Il nome di Maria dice: «Signora, Amata da Dio», o come scrivono Isidoro di Siviglia e Beda, «Stella del mare!». «Nei pericoli, nelle difficoltà, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria! Il suo nome non si allontani dalla tua bocca, non si allontani dal tuo cuore e per ottenere l'aiuto della sua preghie­ ra, non tralasciare di seguire l'esempio della sua condotta di vita. Speri­ menterai in te stesso quanto giustamente sia stato detto: "E il nome della Vergine era Maria"» (Bernardo di Chiaravalle).

Non di solo pane ­ Numero 721 ­ pagina 18


Meditiamo la Parola

Preghiamo la Parola

Compiere la sua volontà Meditazione a cura di don Diego Facchetti

Come spesso accade, le parole di Gesù possono aiutarci a compiere una verifica del nostro essere suoi discepoli. Il vero cristiano può essere riconosciuto dalle azioni che compie e che l'evan­ gelista aveva indicato nei versetti precedenti, vale a dire l'insegnamento dell'amore ai nemici e della generosità verso il prossimo. A chi sente di essere una pianta cattiva che produce frutti cattivi, l'unico rimedio per tornare ad essere fedele discepolo di Gesù è accettare di essere innestato nell'albero buono che produce frutti buoni, l'albero della misericordia di Dio: la croce di Cristo. L'essere vero cristiano si valuta solo dalla bontà del cuore, dalla bontà d'animo che si manifesta attraverso l'amore concreto per il prossimo, un amore che alle parole fa seguire i fatti. L'autentico discepolo di Gesù è colui che vive ed opera come Cristo. La parabola della casa costruita sulla roccia conclude nel modo migliore tutto il discorso. La salvezza non consiste solo nel riconoscere Gesù come "il Signore", ma anche nel compiere la sua volontà. Dalla parola ascoltata, accolta e custodita gelosamente nel cuore, scaturiscono le opere buone della fede. Il cristiano che vive radicato e fondato nella fede nutrendo salde e profonde convinzioni che si traducono in un serio impegno di vita, non teme di crollare davanti alle contrarietà e alle prove. Un cristianesimo fatto solo di belle parole, di bei gesti, di belle celebrazioni liturgiche, non resiste alle immancabili persecuzioni e alle avversità della vita.

Sorga anche per noi, in questa tenebra che ci avvolge, una luce clemente e soave: che non si spenga la santità sulla terra. Non solo i santi preghino per noi, ma pure noi preghiamo per essi, perché almeno essi non vengano meno.

Lodate, servi del Signore, lodate il nome del Signore. Sia benedetto il nome del Signore, da ora e per sempre. Dal sorgere del sole al suo tramonto sia lodato il nome del Signore. Su tutte le genti eccelso è il Signore, più alta dei cieli è la sua gloria. Chi è come il Signore, nostro Dio, che si china a guardare sui cieli e sulla terra? Solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero.

Preghiera

Signore Gesù, liberaci da ogni forma sottile di idolatria, che comincia sempre con il culto delle cose facili, delle comode e scontate evidenze, della superficialità come stile. Insegnaci la via della profondità e apri il nostro cuore all'ascesi dell'intelligenza, che apre la via alla creatività di un amore fecondo e duraturo.

Non di solo pane ­ Numero 721­ Tempo Ordinario ­ pagina 19


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 721 Domenica 6 Settembre 2015 Chiuso il 30 Agosto 2015 Numero copie 1400

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

Per la tua vita spirituale visita il

Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

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