Non di solo
PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 13 Settembre 2015 XXIV del Tempo Ordinario
Anno XV - n째
Itinerario quotidiano di preghiera
722
Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”
Sito di Non di Solo Pane:
Sussidio di preghiera per la famiglia
www.nondisolopane.it
Settembre 2015
Offerta quotidiana
Intenzioni mese di Settembre Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese
Cuore divino di Gesù,
Intenzione del Santo Padre Perché crescano le opportunità di formazione e di lavoro per tutti i giovani.
io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa,
Intenzione missionaria Perché i catechisti siano nella propria vita testimoni coerenti della fede che annunciano.
in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze
Intenzione dei vescovi Perché i movimenti e le associazioni si integrino volentieri nelle pastorale organica della parrocchia.
di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini,
Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speran-
nella grazia dello Spirito Santo,
za e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel
a gloria del divin Padre.
mondo
Non di solo pane Numero 721 Tempo Ordinario pagina 2
XXIV Domenica del Tempo Ordinario Donami, Signore, la pazienza che non disarma di fronte al male che scopro in me e intorno a me, ma senza pretendere il tutto subito.
Domenica 13 Settembre IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Sant’Amato di Remiremont Abate
Nasce a Grenoble tra il 565 e il 570 da E liodoro, nobile roma no. Entrò nel mona stero di Agauno, nel Vallese, nel 581 e fu ordinato sacerdote e vi rimase per 30 anni per poi ritirarsi da eremita. Fondò il mo Agisci Posso davvero dire che le mie opere mostrano la mia fede? Vivo la carità col cuore e materialmente? Oggi mi impegno in un gesto concreto di aiuto verso chi ne ha necessità.
nastero doppio di Ha bend nei Vosgi assie me a sant’Eustasio. Amato morì un 13 settembre. Apparso più volte dopo morto compiendo molti mi racoli, le sue spoglie furono trasportate nell’interno della
chiesa di Santa Maria. Dal 670 la sua festa è celebrata il 13 settem bre San Leone IX fe ce la ricognizione del le reliquie il 3 dicem bre 1049. Amato è onorato soprattutto a Grenoble e a Saint Dié.
Vangelo: Mc 8,2735: Tu sei il Cristo… Il Figlio dell’uomo deve molto soffrire.
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti». Ma egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E im pose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimprove rarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà sal vare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del van gelo, la salverà.
Contemplo: Tu non pensi secondo Dio (Mc 8,33) A Pietro e ai discepoli Gesù dice: «Tu non pensi secondo Dio. Va' dietro a me, e non discutere con Dio che ti ama!». Scriveva Giovanni Crisostomo: «La barca di Gesù nessuno la può affondare. Cosa dobbiamo temere? La morte? Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno (Fil 1,21). L'esilio? Del Signore è la terra e quanto contiene (Sal 23,1). La povertà? Non abbia mo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via (1Tm 6,7). Siamo separati in vari luoghi, ma riuniti nell'Amore».
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P a g i n e
Il mistero di Dio Meditazione di don Luciano Vitton Mea
E per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?».
Gesù parla di se, del suo mistero, delle “cose” che riguardano Dio non da una cattedra o da un pulpito ma lungo la via, mentre cammina, attraverso un dialogo che aiuta i discepoli, partendo dall’esperienza concreta, a giungere alla verità. Così, cammin facendo, mettendo in comune i pareri discordanti della
gente, Pietro arriva a riconoscere in Gesù il Cristo, il Figlio del Dio Vivente. Gesù è la “pazzia di Dio”, Colui che verrà messo in croce, l’innocente condannato al patibolo. Scelta assurda, così come è assurdo il cristianesimo secondo una logica puramente umana. Ma le logiche cadono di fronte all’amore; l’innamoramento è di per sé folle, concede poco spazio alla razionalità. Dio è perennemente innamorato dell’uomo e lo cer-
b i b li c h e
ca, lo raggiunge e si sacrifica per esso. L’uomo è un “amante”, Dio un innamorato. “Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Le renderò le sue vigne e trasformerò la valle di Acòr in porta di speranza. Là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d'Egitto. E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore mi chiamerai:Marito mio, e non mi chiamerai più: Mio padrone”. (Osea, 2,16-18). Dio è perennemente giovane, ridona all’uomo l’eterna giovinezza, dona alla sua creatura un cuore capace di amare.: «Chi dice la gente che io sia?». Tu sei il Cristo, l’eterna giovinezza di Dio.Una giovinezza che per rimanere tale accetta “la follia della croce.
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P a g i n e
Contemplatio Il servo sofferente di jahvè
Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. 'Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi”.
“
La prima Lettura che abbiamo ascoltato nella liturgia di questa domenica ci presenta una parte del cosiddetto "Terzo carme del Servo di jahvè" (Is 50,4-11). La misteriosa figura del `servo' è presentata come quella di un discepolo fedele. Il Signore l'ha reso capace di ascoltare la parola (v. 5), che quotidianamente gli rivolge affinché la trasmetta ai contemporanei, nei quali è venuta meno la forza e la fiducia. Il profeta si rende conto che, per quanto si trovi in una situazione di persecuzione e di sofferenza, Dio è con lui. Nessuno può togliergli dal cuore la certezza che il Signore lo sorreggerà nel momento del bisogno. Queste parole sono state rilette sull'esperienza di Gesù Cristo: è lui il servo sofferente che confida nel Signore e che quindi non teme per la sua persona. Queste parole valgono anche per noi. Nella vita non c'è sofferenza, incomprensione o persecuzione che debba farci dimenticare una cosa fondamentale: Dio è con noi e non ci fascerà mai soli; egli è al nostro fianco come fedele compagno: ci sosterrà e ci darà la forza per sopportare ogni croce; è lui che infonde nel nostro cuore coraggio e fiducia persino per sfidare le avversità e riuscire a vedere la luce, nonostante il buio.
b i b li c h e
Preghiamo la Parola La pietra vive. Anche i monti respirano; vive il mare sempre agitato dal tuo Spirito. Tutta la terra è viva. L 'intera creazione geme di dolori di parto, come una madre, in attesa di essere liberata dalla vanità della morte. Natura è il tuo manto, Signore, ma la storia dell'uomo è lo spazio dove ti riveli per quello che sei, e sei conosciuto. Tuo vero san tuario è la coscienza dell'uomo. È questo no stro cantare a dare gioia e senso agli elemen ti, a tutte le cose.
Amo il Signore, perché ascolta il grido della mia preghiera. Verso di me ha teso l’orecchio nel giorno in cui lo invocavo. Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci degli inferi, ero preso da tristezza e angoscia. Allora ho invocato il nome del Signore: «Ti prego, liberami, Signore». Pietoso e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso. Il Signore protegge i piccoli: ero misero ed egli mi ha salvato.
Preghiera
Signore, Padre nostro, il cuore si in terroga e geme. Dove ci conduci? Che senso ha questo nostro cammino, tra slanci, esitazioni e soste? Signore, non capiamo, ma crediamo con ogni nostra forza al tuo amore per noi, al valore di ogni passo compiuto alla tua sequela e al servizio dei fratelli, al richiamo íneludibile di quella libertà interiore alla quale ci chiami attra verso le luci e Ie ombre della nostra vita per camminare dietro di te.
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XXIV Tempo Ordinario Signore, dammi la convinzione che se non prego non amo veramente. Insegnami tu a pregare perché io ami e dunque viva con gioia.
Lunedì 14 Settembre IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Esaltazione della Santa Croce
La croce, già segno del più terribile fra i suppli zi, è per il cristiano l'al bero della vita, il tala mo, il trono, l'altare della nuova alleanza. Dal Cristo, nuovo Ada mo addormentato sulla croce, è scaturito il mi rabile sacramento di tutta la Chiesa. La cro ce è il segno della si
gnoria di Cristo su coloro che nel Bat tesimo sono confi gurati a lui nella morte e nella gloria. Nella tradizione dei Padri la croce è il segno del figlio dell'uomo che com parirà alla fine dei tempi. La festa dell'esaltazione del
la croce, che in O riente è paragonata a quella della Pasqua, si collega con la de dicazione delle basi liche costantiniane costruite sul Golgota e sul sepolcro di Cri sto.
Brano Evangelico: Gv 3,1317 Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo.
Agisci Oggi provo ad aprirmi al mistero della croce nella mia vita e dedico un po' di tempo ad adorare Gesù crocifisso, insieme a Maria.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Contemplo: Sia innalzato il Figlio dell'uomo (Gv 3,14) «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto». È l'amore del Padre per gli uomini che ha condotto Gesù sulla croce. Gesù dona Dio a coloro che sembrano abbandona ti da Dio. Gesù dopo aver vinto il principe di questo mondo, apre di nuovo le porte del giardino paradiso e sulla croce diventa il re dell'universo. Proprio quando è immobilizzato sulla croce Gesù instaura il regno della gloria. «Vincitore, perché vittima» scriveva sant'Agostino.
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Meditazione Il segno della Santa Croce
Preghiamo la Parola
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Al centro la croce più grande, quella che santifica tutte le altre croci, quella del Cristo. La vita dell'uomo è segnata dall'ombra del patibolo, dall'orrendo strumento dove venivano appesi i reprobi, i senza diritto, gli schiavi, coloro che osavano alzare leggermente il capo contro il pugno ferreo del potere romano. Gesù vince la morte, l'odio, l'inimicizia proprio dalla croce che diventa così strumento di salvezza per tutta l'umanità. Sottolinea Gabriele di S. M. Maddalena: «Chi non si arrende a Cristo crocifisso e non crede in lui, non può ottenere la salvezza». Il primo gesto che La Chiesa traccia sul neonato e l'ultimo con cui conforta e benedice il moribondo è il santo segno della croce. Quando il sole sorge e gli occhi si aprono a un nuovo giorno il cristiano inizia la sua preghiera con il segno della Santa Croce; quando le ombre scendono tra gli alberi del bosco o tra i palazzi della città, il cristiano conclude la sua giornata sempre con il segno della Croce. Mia mamma, me lo ricordo perfettamente, tracciava il segno della croce sul letto prima di coricarsi per il meritato riposo. Non si tratta di un gesto simbolico, ma di una grande realtà. Chi nega la croce occulta la verità, inganna l'uomo, narcotizza la realtà. Il mistero della sofferenza ci accompagna ogni giorno, è la dura crosta che dobbiamo masticare in questo pellegrinaggio terreno. Negli spasimi del parto veniamo alla luce, nel rantolo dell'agonia porgiamo l'ultimo saluto al sole che declina nel tramonto della vita. La sofferenza bussa spesso alla nostra porta: quando ci ammaliamo, quando un amore viene tradito, quando la morte ci strappa una persona cara. Se Cristo non fosse salito sulla croce, santificando l'umano soffrire, insegnandoci come si ama, saremmo dei maledetti, dei disperati, dei miserabili senza futuro e senza patria. Sulla nodosa croce dove pende il Creatore di tutte le cose si accende una nuova luce, una nuova certezza: la certezza della risurrezione e di una patria senza confini perché eterna.
Tuttavia, senza Dio, la notte è ancor più nera. Non c'è santità senza Dio. Neppure giustizia. Se non c'è Dio, nemmeno l'uomo è più un uomo. Senza offendere gli atei. Anzi, nessuno è così vicino a Dio come l'ateo. L'ateismo non è non credere in Dio. Ateismo, forse, è nella dispe razione nuda: la sola forma di ateismo da prendere sul serio. «Non esiste alcuna luce beata che illumini l'abisso scuro del dolore, se non Dio stesso. E noi lo troviamo solo se di ciamo con amore: "sì, sì" alla sua incompren sibilità, senza di cui egli non sarebbe Dio» (K. Rahner). Ascolta, popolo mio, la mia legge, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca. Aprirò la mia bocca con una parabola, rievocherò gli enigmi dei tempi antichi. Quando li uccideva, lo cercavano e tornavano a rivolgersi a lui, ricordavano che Dio è la loro roccia e Dio, l’Altissimo, il loro redentore. Lo lusingavano con la loro bocca, ma gli mentivano con la lingua: il loro cuore non era costante verso di lui e non erano fedeli alla sua alleanza.
Preghiera
Ti preghiamo oggi, Signore, per tutte le donne e gli uomini nel mondo che vivono gravati da croci difficili da por tare. Dona a tutti la forza di tenere alto lo sguardo, di non soccombere sotto il peso, di assumere la croce, fa cendone la leva della propria libertà e dignità di figli e di fratelli. Donaci di portare nel corpo e nel cuore quel frammento della tua croce, che sa par lare ad ogni uomo del tuo amore divi no che ti ha reso servo e crocifisso, per accogliere, amare, donare salvezza.
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L’amicizia è un dono inestimabile. Offrila a qualcuno
Martedì 15 Settembre
Beata Vergine Maria Addolorata
IV Settimana del Salterio
XXIV Tempo Ordinario
Il Santo del giorno: Santa Caterina da Genova Nasce nel 1447 in una delle principali famiglie genovesi. A sedici anni viene data in moglie a Giuliano Adorno, appar tenente ad una importan te famiglia ghibellina. Vive una vita frivola e mondana ma dopo un incontro con la sorella suora, decide di cambia re vita e condivide le sue esperienze mistiche e caritative con un piccolo gruppo di figli spirituali. Muore il 15 settembre
Agisci Oggi contemplo Maria ai piedi della croce e rimango un po' con lei in preghiera per consolarla. Se posso, recito il Rosario dell'Addolorata o sette Ave Maria in onore dei sette dolori della Vergine.
1510. Dopo la conver sione, la vita di Caterina ha il proprio centro nel rapporto con Cristo. Non si dedica però solo alla contemplazione, ma an che all'azione, rivolgen do il suo impegno con creto soprattutto agli ammalati. Opera nella Compagnia delle dame della Misericordia e ini zia a visitare il lebbrosa rio di san Lazzaro, svol ge le mansioni più umili; cura pure i bambini ab
Brano Evangelico: Gv 19, 2527
bandonati e fronteggia varie epidemie di peste. Nel 1497 fonda la pri ma «Compagnia del divino amore», che sarà il modello per analoghe istituzioni di altre città italiane nel quadro di quella che è stata chia mata la Riforma cattoli ca. Il suo corpo è con servato nella chiesa genovese della Santissi ma Annunziata in Por toria.
«Donna, ecco tuo figlio!».
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli ama va, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Contemplo: A te una spada trafiggerà l'anima (Lc 2,35) Scrive S. Basilio il Grande: «Simeone chiama "spada" la Parola di Dio che è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio, perché penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, mette alla prova e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore (cf Eb 4,12). Questo significa che, dopo lo scandalo derivato dalla Croce di Cristo, il Signore ha fatto seguire un pronto rimedio sia per Maria che per i discepoli, con fermando il loro cuore nella fede in Lui».
Non di solo pane Numero 722 pagina 8
Meditazione Segnati dalla sofferenza
Preghiamo la Parola
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Ma il mattino ridona la gioia
La Mamma di Gesù, che oggi ricordiamo col titolo di Beata Vergine Maria Addolorata, ci ricorda che il cuore umano, per essere vero e autentico, deve essere segnato dalla sofferenza. La sofferenza non è un castigo di Dio, come spesso si è creduto, ma fa parte dell’esperienza umana, del limite che ci accompagna fin dal concepimento. Questa breve meditazione di don Giovanni Antognoli ci può aiutare a comprendere meglio il senso e il significato del Cuore Addolorato di Maria. “Nel boschi delle mie montagne, ci sono dei sentieri strani che i boscaioli chiamano sentieri della legna. Non hanno niente a che vedere con le solite strade costruite per gli uomini e per le bestie, ma essi risultano dal continuo passaggio della legna ridotta a fasci o a tronchi. Ecco perché li chiamano i sentieri della legna. Son proprio i rami e i tronchi che li formano e li mantengono meglio di quello che gli uomini mantengano le strade fatte per loro. Su questi sentieri rintracci brandelli di corteccia, qualche pezzo di ramo, che accompagnano il difficile cammino della legna. Trovo molto simile a questi sentieri quella strada che in ognuno di noi il dolore costruisce e sulla quale passa la nostra vita. Ogni via è personale, perché determinata dalla quantità di sofferenza che è passata e dall'incisione che ha prodotto. Una leggenda sarda parla di un bambino che non vuol riconoscere la mamma che è andata a farsi bella, bevendo l'acqua di una fontana che ringiovanisce. Spaventata, questa mamma è costretta a ridiventar brutta per essere riconosciuta da suo figlio. I segni del dolore sono i veri segni di riconoscimento della persona umana e col tentativo di cancellarli facciamo torto alla sua dignità. I solchi lasciati dai tronchi, che continuano a passare, sembrano le rughe del viso, con la differenza che sui primi non si semina, mentre sulle seconde si semina e si miete”.
Basta che l'alba appena sorrida e subito qual fumo è dissolta la notte, e il giorno si alza sovrano sul mondo: così, è così del tuo volto, Signore. Nel gioco alterno di gioia e pianto sono i nostri giorni, Signore, secondo che il tuo volto appare e dispare..
In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso; difendimi per la tua giustizia. Tendi a me il tuo orecchio. Vieni presto a liberarmi. Sii per me una roccia di rifugio, un luogo fortificato che mi salva. Perché mia rupe e mia fortezza tu sei, per il tuo nome guidami e conducimi. Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, perché sei tu la mia difesa. Alle tue mani affido il mio spirito; tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Preghiera
Signore Gesù, oggi contempliamo Ma ria ai piedi della tua croce, partecipe della tua passione, e ti chiediamo di insegnarci a restare saldi, anche nei momenti di dolore. Dove c'è una soffe renza restiamo come sentinelle nel bu io, attendiamo con la preghiera, l'in tercessione, i gesti d'amore perché le tenebre lascino il posto all'aurora del la tua risurrezione. Per intercessione della tua santa Madre addolorata, do naci di perseverare e di vigilare.
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Pagine bibliche
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Un nuovo anno di Grazia
Il Dio dei poveri Di don Luciano Vitton Mea
«Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un ve stito logoro. 3Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite: «Tu siediti qui comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti in piedi lì», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», 4non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi? 'Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano? 'Voi invece avete disprezzato il povero!» ( Gia como 2,15)
In queste domeniche la seconda lettura della liturgia della Parola ci presenta alcuni brani della lettera di Giacomo. Due Domeniche fa abbiamo ascoltato il passo che vi proponiamo per la nostra riflessione nella pagina
dedicata agli approfondimenti biblici. L’apostolo Giacomo non usa mezze misure nel sollecitare i cristiani a non contraddire la fede con un comportamento incoerente e antievangelico. Interpellando i suoi interlocutori li esorta a non cadere nei favoritismi, a non preferire i ricchi a scapito dei poveri. Chi ha un occhio di riguardo nei confronti dei privilegiati, di chi è ricoperto di anelli o di onori non crede in Gesù perché, come gli ebrei nel deserto, preferisce gli idoli fabbricati dalle mani degli uomini e rinnega Dio che nasce nella semplicità e nella povertà di Betlemme. Non è una scelta sociale o di classe ma piuttosto la consapevolezza che i bisognosi sono i veri rappresentati di Dio su questa terra. Commentando questo brano Divo Barsotti sottolinea: «Se veramente il Regno è dei poveri, noi dobbiamo avere per costoro un atteggiamento di maggior rispetto, stima e amore. Se è degli umili il Regno dei cieli, dobbiamo avere maggiore stima di essi, piuttosto che dei potenti. L'insegnamento del giudaismo, prima, e del cristianesimo poi esige tutto un rovescia-
mento di giudizi e di atteggiamenti. È veramente dei poveri il Regno dei cieli: l'elezione divina ha una giustificazione, perché la ricchezza e il potere radicano l'uomo nel mondo di quaggiù, lo fanno estraneo al Regno di Dio ed è per concessione benigna dei poveri che il ricco potrà entrare in esso». Spesso gli uomini sono forti con i deboli e deboli con i forti. Questo atteggiamento si nasconde spesso anche tra le pieghe delle nostre comunità cristiane. Tendiamo a dividere i colti dagli ignoranti, i presunti giusti da coloro che sbagliano e vivono nella penombra del peccato, i vicini dai lontani. Gesù ha fatto delle scelte precise: è passato in mezzo agli uomini, ha camminato sui sentieri polverosi della Palestina facendo del bene a tutti. Ma è partito sempre e comunque dalle periferie, dalla povera gente; la sua gloria ha illuminato il volto dei pastori, toccato il cuore dei pubblicani, ridato dignità a chi l’aveva perduta. Non sono i giusti che hanno bisogno di un atteggiamento di predilezione ma coloro che sono piagati nel corpo e nello spirito. E’ lo stesso Gesù che ci ricorda che è venuto “non per i sani ma per gli ammalati”. Una comunità che non mette ai primi posti i bisognosi rinnega Dio è la sua stessa missione diventando “giudice dai giudizi perversi”.
Non di solo pane Numero 722 Tempo Ordinario pagina 10
XXIV Tempo Ordinario Mantieniti in buona salute: mangia bene, dormi bene, vivi bene e tratta bene gli altri.
Mercoledì 16 Settembre IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Santa Ludmilla Nata intorno alla metà del IX secolo, diffuse il cristia nesimo in Boemia. A 14 anni sposò Borivoj, duca di Boemia. Fu zelante nella diffusione del cristianesi mo, in una Boemia ancora pagana. Dopo la morte del marito, distribuì ai poveri la maggior parte dei suoi beni. I nobili boemi affida rono a Ludmilla l'educa zione del nipote Vencesla o, mentre alla madre del
ragazzo, Drahomíra, venne affidato il gover no del ducato. Ma in preda alla gelosia la donna accusò Ludmilla di mirare al governo del ducato influenzando Venceslao, verso il qua le cercava, invece, di infondergli l'amore ver so Dio. Abbandonata la corte di Praga, si rifugiò nel castello Tetín, ma anche qui fu perseguita
ta: nella notte del 15 set tembre 920, un gruppo di assassini guidati dai corti giani di Drahomíra la strangolarono. Ludmilla aveva 61 anni. Quando il nipote Venceslao divenne duca, fece traslare il corpo della nonna da Tetín a Praga, dove il 10 ottobre 926 le spoglie ricevettero definitiva sepoltura nella basilica di San Giorgio.
Brano Evangelico: Lc 7, 3135
Agisci Oggi chiedo a Maria che mi guidi, affinché io sappia comportarmi nella famiglia di Dio come il Signore desidera.
In quel tempo, il Signore disse: «A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».
Contemplo: È venuto il Figlio dell'uomo (Lc 7,34) Giovanni il Battista propone il pianto della conversione a Dio, e Gesù, che mangia e beve come noi, è venuto a salvare la nostra umanità e porta a termi ne la conversione con la festa delle nozze nel regno di Dio. Quando Gesù ha detto: «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati» ricordava i Salmi: «Hai mutato il mio lamento in danza Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 29,12; Sal 15,11).
Non di solo pane Numero 722 pagina 11
Meditiamo la Parola
Come bambini capricciosi
Preghiamo la Parola
Meditazione di Fiorella Elmetti
Grandi solo le opere del Signore
Il ritratto che ne esce di Gesù da questo brano è quello di chi è molto infastidito e sfiduciato da tutti i brontolii e i giudizi che vengono dall'uomo. Sembra infatti dire: "Non vi va mai bene niente! Qualunque cosa io faccia per voi non siete contenti". Ed in effetti tante volte ci comportiamo proprio così: come dei bambini capricciosi, sempre insoddisfatti e neghittosi. Il vangelo però non si chiude senza speranza, c'è un "Ma" che segna la differenza: "Ma la Sapienza è tata riconosciuta da tutti i suoi figli". Perché in quanto Figlio di Dio Gesù è fedele al suo amore, a qualunque prezzo. Ed è questa fedeltà che ci apre gli occhi e rende sapiente il nostro cuore, capace, cioè, di riconoscerlo anche nei segni della sconfitta, della sofferenza e della morte. Mentre scrivo, sono passati pochi giorni dalla morte del Cardinal Carlo Maria Martini, perciò ricorro alla sua sapiente preghiera, perché anche se forse era parco di sorrisi amava intensamente la sacra Scrittura e la comunicava amandola: "O Gesù, tu che sei risorto, dona a ciascuno di noi di comprendere che tu sei l'oggetto ultimo, vero, dei nostri desideri e della nostra ricerca. Facci capire che cosa c'è al fondo dei nostri problemi, che cosa c'è dentro le realtà che ci danno sofferenza. Aiutaci a vedere che noi cerchiamo te, pienezza della vita; cerchiamo te, pace vera; cerchiamo una persona che sei tu Figlio del Padre, per essere noi stessi figli fiduciosi e sereni. Mostrati a noi anche oggi in questa eucaristia, o Gesù risorto, perché possiamo ascoltare la tua voce che ci chiama per nome, perché ci lasciamo attirare da te, entrando cosi nella vita trinitaria dove sei col Padre l'unico Figlio, nella pienezza dello Spirito". Sì, abbiamo bisogno di risorgere nella fede e di purificarla nell'amore.
Divenisse il cuore una conchiglia che ri suoni delle voci di tutte le creature della terra,' o una cetra ove Cristo stesso, il Risorto, componga i canti più dolci e le infinite fughe dell'Alleluia che gli spiriti beati cantano a ogni Pasqua davanti al suo trono!
Renderò grazie al Signore con tutto il cuore, tra gli uomini retti riuniti in assemblea. Grandi sono le opere del Signore: le ricerchino coloro che le amano. Il suo agire è splendido e maestoso, la sua giustizia rimane per sempre. Ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie: misericordioso e pietoso è il Signore. Egli dà il cibo a chi lo teme, si ricorda sempre della sua alleanza. Mostrò al suo popolo la potenza delle sue opere, gli diede l’eredità delle genti.
Preghiera
Signore Gesù, che hai assunto la no stra carne mortale per riconciliare ciascuno di noi con la propria debo lezza e la propria vulnerabilità, dona ci di non vergognarci inni di quello che siamo e di riconoscere la dignità ad ogni uomo e ad ogni donna, so prattutto quando soffrono e sono umi liati.
Non di solo pane Numero 722 Tempo Ordinario pagina 12
XXIV Tempo Ordinario Approfitta di una nuova giornata: impara qualcosa di nuovo.
Giovedì 17 Settembre IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Beato Antonio Moreli
Originario di Tolosa (Francia), il Beato An tonio Moreli era profes sore e decano dell'Uni versità tolosana esperto nelle lingue: latina, gre ca, ebraica e nelle altre lingue orientali.XXII° Maest ro Gener ale dell'Ordine Mercedario, rimase in carica per 12 Agisci Gesù mi conosce per nome e ha qualcosa da dirmi e da insegnarmi, forse proprio riguardo a cio in cui mi sento "più giusto". Oggi mi metto in discussione e chiedo allo Spirito di fare verità in me.
anni, fu eletto il 25 febbraio 1480, du rante il suo generala to l'Ordine conseguì un grande impulso in Francia. Nel 1482, i due redento ri, Santi Giovanni Zorrosa e Giovanni Huete inviati da lui a Granada in Spagna,
furono catturati e mar tirizzati dai mori. Im pareggiabile e famoso per i meriti, morì san tamente il 15 giugno 1492, il suo corpo fu sepolto nel suo con vento di Santa Maria in Tolosa. L'Ordine lo festeggia il 17 settem bre.
Brano Evangelico: Lc 7, 3650 «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!». In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi ca pelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono en trato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti di co: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?».
Contemplo: I tuoi peccati sono perdonati (Lc 7,48) «Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t'invo ca» (Sal 85,5). Chi non ti servirà con tutto il cuore, dopo aver iniziato a gusta re la dolcezza della tua paternità? Che cosa comandi, Signore, ai tuoi servi? «Prendete il mio giogo sopra di voi» (Mt 11,29). E qual è il tuo giogo? «Il mio giogo è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11,30). Chi non porterà volen tieri un giogo che non stringe, ma accarezza, un peso che non opprime, ma solleva?
Non di solo pane Numero 722 pagina 13
Meditiamo la Parola Oltre la perfezione
Preghiamo la Parola
Meditazione di Fiorella Elmetti
Gesù ci insegna che la fede e l'amore sono più importanti che il continuo sforzarsi di essere perfetti. Purtroppo, molte persone oggi somigliano più al fariseo che alla donna peccatrice. Si impegnano nel vivere una buona vita, evitano di far del male agli altri, fanno elemosine, ecc. Tutto questo va molto bene, ma il problema è che la loro fede e il loro amore sono tiepidi. È per questo che non riescono a riconoscere il peccato nelle loro vite, così come non si accorgono di aver bisogno di Dio e del suo perdono. Di conseguenza, non frequentano la Messa domenicale, e ogni pretesto è buono per giustificare questa mancanza ("Non mi piace andare a Messa solo per farmi vedere dagli altri", "il prete è noioso", ecc.), né si accostano più alla confessione. Queste povere anime sono vittime del proprio inganno, proprio come il fariseo, e perciò, poco alla volta, si allontanano da Dio. Benedetti sono gli umili, come la donna peccatrice, che è capace di riconoscere il proprio peccato, la verità della propria vita e, quindi, di rivolgersi since ramente a Dio, con gli occhi pieni di lacrime e il cuore colmo di fede e d'amore. Saranno consolati e sentiranno Dio dire loro: "La tua fede ti ha salvato; va' in pace".
Per quanto terribile sia il tuo nome, Dio di giustizia, ora che per tuo Figlio hai inaugurato la nuova ed eterna alleanza, continua a compiere le tue meraviglie an che nella nostra storia.
Le opere delle sue mani sono verità e diritto, stabili sono tutti i suoi comandi, immutabili nei secoli, per sempre, da eseguire con verità e rettitudine. Mandò a liberare il suo popolo, stabilì la sua alleanza per sempre. Santo e terribile è il suo nome. Principio della sapienza è il timore del Signore: rende saggio chi ne esegue i precetti. La lode del Signore rimane per sempre.
Preghiera
Signore Gesù, ti ringraziamo per la pa rola di oggi che, ancora una volta, ci colpisce e ci commuove. Vigiliamo sulla rigidità e sull'aridità che spesso governano la nostra fede ordinata e sicura sui giudizi che continuamente avvelenano il nostro cuore e oscurano il nostro sguardo di persone «giuste». Rendici capaci di slancio, esagerati per amore, capaci di gesti mossi dal profondo e dal desiderio folle di in contrarti.
Non di solo pane Numero 722 Tempo Ordinario pagina 14
XXIV Tempo Ordinario La gentilezza e la cortesia possono rendere eccezio nale anche una persona comune; l’indifferenza e il disinteresse possono rendere comune una persona eccezionale.
Il Santo del giorno: San Giuseppe Maria Desa nacque il 17 giugno 1603 a Copertino (Lecce) in una stalla del paese. Il padre fabbricava carri. Rifiutato da alcuni Ordini per «la sua poca letteratu ra» (aveva dovuto abban donare la scuola per po vertà e malattia), venne accettato dai Cappuccini e dimesso per «inettitudine» dopo un anno. Accolto come Ter ziario e inserviente nel
Agisci Oggi accolgo l'invito alla sobrietà e alla semplicità e cerco di metterlo in pratica, per sperimentare la vera libertà e serenità che ne derivano.
Venerdì 18 Settembre IV Settimana del Salterio
Giuseppe da Copertino Sacerdote
conventino della Grotella, riuscì ad essere ordinato sacerdote. Aveva manife stazioni mistiche che con tinuarono per tutta la vita e che, unite alle preghiere e alla penitenza, diffusero la sua fama di santità. Giuseppe levitava da terra per le continue estasi. Così, per decisione del Sant'Uffizio venne trasfe rito di convento in con vento fino a quello di San Francesco in Osimo. Giu
seppe da Copertino ebbe il dono della scienza infusa, per cui gli chiedevano pareri perfino i teologi e seppe accettare la soffe renza con estrema sempli cità. Morì il 18 settembre 1663 a 60 anni; fu beatifi cato il 24 febbraio 1753 da papa Benedetto XIV e proclamato santo il 16 luglio 1767 da papa Cle mente XIII.
Brano Evangelico: Lc 8, 13 Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando ...
In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e an nunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Gio vanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.
Contemplo: Ai piccoli è rivelato il Regno (Canto al Vangelo) La «buona notizia» del Regno è il Vangelo. Noi lo consideriamo un testo in cui è scritta la vita di Gesù Cristo, invece è molto di più: è il dono dello Spiri to offerto da Gesù e dalla sua Chiesa, è la parola di Gesù che rivela Dio, un Padre dal cuore di Madre, che perdona e accoglie tutti gli uomini, ai quali «ha dato potere di diventare figli di Dio». Il Vangelo è la parola di Gesù che vive e ci dona la nuova conoscenza di Dio. Il Vangelo «è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm 1,16).
Non di solo pane Numero 722 Tempo Ordinario pagina 15
Preghiamo la Parola
Meditiamo la Parola
Oltre ogni confine
Beati i poveri in Spirito
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Tra coloro che seguono Gesù, ascoltano la sua parola e fanno parte della sua piccola famiglia itinerante ci sono anche delle donne. Fatto inaudito e sconvolgente in una società dove la donna era relegata ai margini, non aveva diritti, non era considerata. «Benedetto sei tu, nostro Dio, perché non mi hai fatto, né pagano, né donna, né ignorante». Questa formula di ringraziamento esprime in maniera lapidaria la considerazione in cui era tenuta la donna ebrea. Un rabbino non avrebbe mai osato parlare in pubblico con una donna, fosse pure sua parente o la sua stessa moglie. Un vecchio detto rabbinico suona pressappoco così: «Non si deve stare solo in un alloggio, neppure con la propria sorella o con la propria figlia, a causa dei pensieri degli uomini. Non si deve chiacchierare con una donna sulla strada, nemmeno con la propria moglie e men che meno con una donna altrui a causa dei pettegolezzi degli uomini». Infine rabbì Eleazoro diceva: «Sarebbe meglio che la Legge andasse in fiamme, piuttosto che essere data in mano ad una donna». Gesù rompe ogni forma di indugio e supera questa mentalità: la buona novella non conosce confini né di tempo, né di culture, né di sesso, né di condizione sociale perché è parola eterna che, quando viene accolta, dona a tutti un cuore nuovo. Gesù non solo entra nella casa di Marta e Maria e coltiva con loro un rapporto di amicizia, non solo acconsente di lasciarsi asciugare i capelli da una peccatrice, ma permette ad un piccolo gruppo di donne di seguirlo, di servirlo e di ascoltarlo. E che donne! Giovanna era sposata, da Maria Maddalena aveva scacciato sette demòni, altre saranno state delle povere peccatrici baciate dalla Sua misericordia. Questo piccolo passo evangelico è un monito fortissimo per ciascuno di noi che tendiamo ad emarginare tante persone dalla nostra vita e allo stesso tempo ci offre uno squarcio di luce tra le nubi della nostra grettezza: se Gesù è stato così buono con gli esclusi del suo tempo, lo sarà anche con noi che tante volte, per la nostra cattiveria e i nostri peccati, ci autoescludiamo dalla sua dolce amicizia.
E così c'è morte e morte: una multiforme, svariatissima morte. Pensate alla morte dell'Epulone: morto anche lui! E alla morte di Lazzaro, per cui la morte era una speranza. C'è dunque una saggezza anche della morte. E poi pensate alla grazia di morire; o al contrario: pensate se non ci fosse la morte!..
Perché dovrò temere nei giorni del male, quando mi circonda la malizia di quelli che mi fanno inciampare? Essi confidano nella loro forza, si vantano della loro grande ricchezza. Certo, l’uomo non può riscattare se stesso né pagare a Dio il proprio prezzo. Troppo caro sarebbe il riscatto di una vita: non sarà mai sufficiente per vivere senza fine e non vedere la fossa. Non temere se un uomo arricchisce, se aumenta la gloria della sua casa. Quando muore, infatti, con sé non porta nulla né scende con lui la sua gloria.
Preghiera
Signore Gesù, ti ringraziamo per tutte le donne che nella Chiesa e della Chiesa vivono e hanno vissuto: per le donne che ti hanno seguito insieme agli apostoli, che ti hanno servito con dividendo la tua stessa vita, che sono rimaste sotto la croce e con i gesti di cura, di accudimento, di tenera custo dia, che sono loro propri, hanno ac compagnato la tua sepoltura.
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Pagine bibliche: il Libro di Giobbe/9
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Le domande di Dio
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
«Cingiti i fianchi come un prode, io t'interrogherò e tu mi istruirai. Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la misura? Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio?».
E’ inutile negarlo: la difesa di Dio di fronte alle accuse di Giobbe ci sorprende, ci spiazza. La sua arringa difensiva ci stupisce e disorienta. L’uomo ricoperto da pustole ripugnanti chiede una risposta ai suoi perché, il motivo della sua sofferenza innocente e Dio invece di rispondere, di spiegare e motivare, di dare un senso all’umano soffrire pone a sua volta delle domande: «Cingiti i fianchi come un prode, io t'interrogherò e tu mi istruirai.
Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra? ». Il capolavoro di Giobbe non solo ci pone dei quesiti tanto importanti per la vita di coloro che giacciono negli immondezzai dell’umano soffrire ma ci regale anche una chiave per ascoltare e interpretare la Parola di Dio. Quando noi ci poniamo davanti a Dio e alla sua Parola cerchiamo risposte, spiegazioni, talune volte addirittura conferma che avvallano i nostri modi di pensare e di agire. Seppur in maniera assai diversa usiamo la Bibbia come i testimoni di Geova: passi e versetti che confermano le nostre teorie, l’impianto teorico che ci siamo fatti. Così la religione, la teologia diventano ideologia, rigidi schemi interpretativi che ingabbiano la Voce di Dio ad uso e consumo di un
modello, su uno schema prestabilito che cerca di dare risposte semplici a problemi assai più complessi. «Cingiti i fianchi come un prode, io t'interrogherò e tu mi istruirai. Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Chi ha fissato le sue dime nsio n i, se lo s ai, o chi ha teso su di essa la misura? ». Dio non risponde ma pone delle domande, non spiega ma interpella. La difesa di Dio nel tribunale istituito sommariamente da Giobbe è un radicale cambiamento di come l’uomo si deve porre davanti a Lui e alla sua Parola. Nella Sacre scritture non troviamo risposte precostituite, ricette esaustive alla nostra fame di conoscere e di sapere. La Bibbia ci chiede di cingerci i fianchi, di uscire dal guscio dell’autocommiserazione e di metterci in cammino. Un viaggio, meglio una ricerca, in compagnia di Colui che ha posto le fondamenta dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo, delle galassie e degli atomi. La Parola di Dio non spiega ma chiede, è faticosa ricerca di una storia d’amore tra la creatura e il suo Creatore.
Non di solo pane Numero 722 Tempo Ordinario pagina 17
XXIV Tempo Ordinario Spargiamo a larghe mani la vita, la gioia, il perdono, la bellezza, il canto: entreremo nel Regno. Non le dure mo rali, ma l'incoraggiamento a ogni espressione di bene, di servizio, di donazione di sé, è la porta del Regno.
Sabato 19 Settembre IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Santa Maria de Cervellon Proveniente dalla nobile famiglia de Cervellón, Santa Maria, nacque a Barcellona (Spagna), l'1 dicembre 1230. Attratta dalla carità che infondeva no i frati mercedari reden tori degli schiavi diventò la consolatrice dei poveri, degli infermi e degli schiavi nell'Ospedale di Sant'Eulalia. Il 25 marzo 1265 emise la professione religiosa come consorella dell'Ordine Mercedario,
ricevendo l'abito dalle mani di San Bernardo da Corbara; la seguirono poi le: Beata Eulalia Pinos, Beata Elisabetta Berti, Beata Maria de Requesens ed in seguito si aggregò Santa Cola gia. Santa Maria de Cer vellón fu così la fonda trice delle monache mercedarie ed é anche chiamata S. Maria del Soccorso perché sia in vita che dopo la morte
fu vista più di una volta, accorrere sulle ali del vento in aiuto delle navi della redenzione flagella te dalle onde del mare in tempesta. Dopo una vita piena di umiltà, veglie, digiuni e con l'aver ope rato strepitosi miracoli, emigrò verso il Signore il 19 settembre 1290, il suo corpo incorrotto si con serva nella Basilica della Mercede in Barcellona.
Agisci Brano Evangelico: Lc 8, 415 «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Il Signore dà vita a tutte le cose. Oggi medito con gioia sul dono della vita di ogni creatura e mi impegno, nelle piccole scelte quotidiane, contro la cultura della morte.
In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con pa rabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano. Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada so no coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello cadu to in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a matu razione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.
Contemplo: Il seme è la parola di Dio (Lc 8,11) Gesù dà il senso della parabola del «seminatore», perché i suoi discepoli glielo chiedono. Essi capiscono le parole del Maestro, derivate dall'osserva zione della natura circostante. Però vogliono capire il significato profondo e spirituale, quello che non si limita a comprendere la natura creata, ma vuole la comprensione dei rapporti con gli uomini e dei rapporti con Dio. Gesù ha voluto assimilarsi al «chicco di grano», e proprio per questo la Parola di Dio si è incarnata nel grembo di Maria.
Non di solo pane Numero 722 pagina 18
Meditiamo la Parola
Preghiamo la Parola
Dio in azione Meditazione a cura della redazione
Dalla Parola nasce la fede, la Bibbia è Dio-inazione, lo sappiamo bene. Quanti, fra noi, hanno ascoltato con cuore nuovo il Vangelo, scoprendo
Sono un dono le villotte ano nime, i canti del popolo. For tunato il popolo che ancora canta! O meglio: beata la gente che sa inventare la sua preghiera; e si presenta a Dio con i suoi canti spontanei, in cui vi bra ogni suo sentimento in melodie fasci nose di amore e di delusione, di gioia e di dolore.
in esso un significato inatteso e una forza che li ha spinti alla conversione? E la Parola è la protagonista della parabola di oggi, la Parola che Dio getta a piene mani nei nostri cuori. Ma Gesù ci avverte: non basta che il seme cada, bisogna lottare e faticare affinché cresca e produca frutto
Acclamate il Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza Riconoscete che solo il Signore è Dio: egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo.
nelle nostre vite. Lottare perché l'avversario cerca di togliere la Parola dalla nostra vita, sa bene quanto è pericolosa, dal suo punto di vista! Lottare significa conservarla nel cuore, leggerla con assiduità, prenderla come punto di riferimento. Quante parole ascoltiamo ogni giorno! La Parola
Varcate le sue porte con inni di grazie, i suoi atri con canti di lode, lodatelo, benedite il suo nome. Perché buono è il Signore, il suo amore è per sempre, la sua fedeltà di generazione in generazione.
deve svettare sulle altre: perché non scrivere una frase del vangelo domenicale da tenere a portata di sguardo? E la Parola porta frutto solo se il terreno del nostro cuore ne favorisce la cre-
Preghiera
scita: con la costanza e la perseveranza. Se siamo in crisi o in difficoltà facciamo in modo che la Parola sia presente nella nostra tenebra, lasciamola illuminare le nostre fatiche. E perseveriamo leggendola e meditandola, come abbiamo imparato a fare con questo piccolo sussidio... P. Curtaz
Signore Gesù, siamo terreno, terra buona talvolta, più spesso senza pro fondità, gravato dalle spine, reso arido da sassi e asperità. Ogni tipo di terre no è presente nel nostro cuore, mute vole, ingannevole.., e a poco serve cer care di catalogarci nell'una o nell'al tra specie. Confidiamo in te, Giardi niere buono, che sai trattare ogni ter reno, che sai ararci, concimarci e get tare il seme «prendendoci per il nostro verso»!
Non di solo pane Numero 722 Tempo Ordinario pagina 19
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Anno XV- n. 722 Domenica 13 Settembre 2015 Chiuso il 06/09/ 2015 Numero copie 1400
Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
333/3390059 don Luciano
Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea
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