Non di Solo Pane n°723 - 20 Settembre 2015

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Non di solo

PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 20 Settembre 2015 XXV del Tempo Ordinario

Anno XV - n째

Itinerario quotidiano di preghiera

723


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Settembre 2015

Offerta quotidiana

Intenzioni mese di Settembre Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese.

Cuore divino di Gesù,

Intenzione del Santo Padre Perché crescano le opportunità di formazione e di lavoro per tutti i giovani.

io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa,

Intenzione missionaria Perché i catechisti siano nella propria vita testimoni coerenti della fede che annunciano.

in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze

Intenzione dei vescovi Perché i movimenti e le associazioni si integrino volentieri nelle pastorale organica della parrocchia.

di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini,

Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella

nella grazia dello Spirito Santo,

speranza e nell'amore e siano veri testimoni

a gloria del divin Padre.

di Cristo nel mondo.

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Domenica 20 Settembre

XXV Domenica del Tempo Ordinario Se ti arrendi troppo presto, non saprai mai come sarebbe potuta andare.

I Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Beata Maria Teresa di San Giuseppe La beata Maria Teresa di San Giuseppe, al secolo Anna Maria Tauscher van den Bosch, nacque il 19 giugno 1855 a Sandow, nel Brandeburgo (oggi in Polonia), da genitori luterani profondamente credenti. In giovane età visse anni d'intensa, travagliata ricerca religiosa che la condussero al cattolicesimo: una scelta che le costò l'esclusione dalla famiglia e il licenziamento

Agisci A volte le nostre discussioni possono sottendere, più o meno implicitamente, il desiderio di primeggiare sugli altri. Oggi cercherò di parlare soltanto di ciò che può avvicinarmi agli altri, portando solidarietà e vera fraternità.

dall'ospedale psichiatrico di Colonia, che dirigeva. Rimasta senza casa né lavoro, dopo un lungo vagare trovò a Berlino la sua «via»: iniziò a dedicarsi ai tanti «ragazzi di strada» " molti, figli di italiani " che vi erano abbandonati o trascurati. A tal fine fondò la Congregazione delle Suore Carmelitane del Divino Cuore di Gesù, che presto iniziò a dedicarsi anche ad an-

Brano Evangelico: Mc 9, 30-37

ziani, poveri, emigranti, operai senza tetto, mentre nuove comunità nascevano in altri Paesi d'Europa e in America. Il carisma: mettere lo spirito contemplativo del Carmelo al servizio attivo dell'apostolato diretto. La fondatrice morì il 20 settembre 1938 a Sittard, nei Paesi Bassi. Sempre in Olanda, nella cattedrale di Roermond, venne beatificata il 13 maggio 2006.

Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio

nome, accoglie me. In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Contemplo: Dopo tre giorni risorgerà

(Mc 9,31)

Gesù rivela ai discepoli la sua morte e risurrezione, ma i discepoli non comprendono. O forse temono la morte e non comprendono la risurrezione. Il Maestro li invita a percorrere il suo stesso cammino: colloca in mezzo a loro un bambino e abbracciandolo dice: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».

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P a g i n e

b i b li c h e

dell’umana natura che ci accompagna nel lento scorrere del tempo. L’innocenza che lungo il rugoso cammino verso il tramonto dell’umano esistere diventa nostalgia, struggente desiderio di un ritorno alle cose che hanno il lontano sapore della casa paterna. La semplicità

che, oltre la superficialità

dell’età adulta, diventa stupore di fronte alla bellezza di un

Io amo i bambini

tramonto o alla maestà di un

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

cielo stellato. I grandi pensano ai primi posti,

“Io amo i bambini, dice Dio. Voglio che rassomigliate loro. Non amo i vecchi, dice Dio, a meno che siano ancora dei bambini. Così non voglio che bambini nel mio Regno, è stabilito dall'eternità. Bambini storpi, bambini gobbi, bambini rugosi, bambini dalla barba bianca, ogni specie di bimbi che credete, ma bambini, solo bambini. Non c'è da discutere, è decretato, non v'è posto per gli altri. Amo i bambini piccoli, dice Dio, perché la Mia immagine in essi non è ancora offuscata. Non hanno sabotato la Mia somiglianza, sono nuovi, puri, senza cancellatura, senza raschiatura. Così, quando dolcemente Mi chino su loro, Mi ritrovo in essi.” Padre Michel Quoist

indica la via per raggiungere

i bambini al tepore paterno.

il primato del cuore, squarcia

Beato l’uomo che porterà im-

i limiti crepuscolari del nostro

presso nel cuore la dolcezza

sguardo ormai spento e ci do-

della sua infanzia, l’immagine

na orizzonti profondi come gli

di un volto da fanciullo.

abissi dell’oceano e infinita-

Il Regno di Dio appartiene da

mente semplici come i tenui

sempre ai bambini e solo chi

colori dei fiori primaverili che

conserverà uno spirito semplice

sfidano i residui delle bianche

e indifeso come quello dei pic-

coltri invernali.

coli vi potrà entrare.

Un bambino. Chi vuole essere grande deve imparare a tendere la propria mano per lasciarsi guidare da altre mani, a lasciarsi cullare in un abbraccio che dona la sensibilità della compassione, la forza del coraggio, la dolcezza della carità.

Gesù, nel Vangelo di oggi, ci

Un

bambino.

La

fragilità

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P a g i n e

b i b li c h e

Preghiamo la Parola

Contemplatio: Il protagonismo che si autoincensa Perché, Signore, non siamo più capaci di pregarti così ? Non abbiamo più stima di te, Signore? Come pregava Cristo nell'orto, e Giobbe dal suo mucchio di cenere, a differenza dei suoi amici così pii? Dio, per il tuo nome salvami, per la tua potenza rendimi giustizia. Dio, ascolta la mia preghiera, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca. Dissero gli empi: «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni;ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. Vediamo se le sue parole sono vere,consideriamo ciò che gli accadrà alla fine. Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. (Sap. 2,12-17-20)

La “sapienza” tutta terrena inneggio al successo personale e lo persegue a ogni costo. Per il protagonismo che si autoincensa, chiunque sia sentito come impedimento alla propria supremazia può essere eliminato senza scrupoli. In ogni tempo, e anche nel nostro, si assiste alla formazione di circoli di potere che attirano attorno a sé gruppi di sostenitori acritici, ai quali istillano il senso della lotta contro le altre fazioni. Questo meccanismo, insito nell'uomo allo stadio istintivo, viene raggiunto dall'annunzio della pasqua di Gesù, che ne propone il ribaltamento. C'è il dono di Dio che è offerto a tutti: chi lo accoglie diviene operatore di pace e non di divisione. C'è il posto del servo, occupato per primo da Gesù, che garantisce il primato nell'amore. C'è il bambino, il debole, il ‘senza voce' che si rivela il ponte, lanciato sulle acque limacciose dell'egoismo umano, dove ci sorprende l'abbraccio del Padre.

Poiché stranieri contro di me sono insorti e prepotenti insidiano la mia vita;non pongono Dio davanti ai loro occhi. Ecco, Dio è il mio aiuto, il Signore sostiene la mia vita. Ti offrirò un sacrificio spontaneo, loderò il tuo nome, Signore, perché è buono.

Preghiera

Signore Gesù, contempliamo oggi e ascoltiamo con il cuore spalancato la divina sinfonia dell'accoglienza della nostra piccolezza e dei nostri limiti, immenso abbraccio di quanto in noi è senza apparenza, senza potere, senza forza. Signore, la tua misericordia ci riscalda e ci rianima come un sole maestoso e splendido che ci ridona vita.

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XXV Tempo Ordinario Quando abbandoni qualcuno, e lo escludi dalla tua vita, abbandoni te stesso.

Lunedì 21 Settembre I Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Beata Caterina Aliprandi da Asti Clarissa

Caterina nacque verso il 1466 da nobile famiglia astigiana e venne destinata dai genitori al matrimonio con un ricco gentiluomo del posto. Ancora trentenne, riuscì a convincere il marito a vestire l'abito francescano, consentendole così di poter entrare nel monatero di San-

Agisci Oggi, quando sono tentato di criticare qualcuno, mi ricordo che il Signore prima di tutto vuole misericordia! Maria è maestra in questo.

ta Chiara in Alessandria. Nel 1526 fu destinata con cinque consorelle a fondare un nuovo monastero in Asti, che prese il nome di Convento del Gesù. Qui fece la portinaia, ma ben presto divenne famosa per le profezie ed i miracoli che i

devoti iniziarono ad attribuirle. Come essa stessa avrebbe profetizzato, rimase vittima della peste e morì il 7 settembre 1529, cantando le lodi a Maria, di cui le compagne in quel momento festeggiavano la natività.

Brano Evangelico: Mt 9, 9-13 Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.

In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Contemplo: Si alzò e Io seguì

(Mt 9,9)

Gesù vide Matteo non solo con gli occhi del corpo, ma soprattutto con l'intuito della misericordia. Vide un pubblicano, lo guardò con amore, lo scelse e gli disse: «Seguimi». Gli disse «Seguimi», cioè devi imitarmi. «Seguimi», disse, non tanto con il movimento dei piedi, quanto con la pratica della vita. Infatti «chi dice di rimanere in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato». «Ed egli si alzò, dice il Vangelo, e lo seguì» (Beda il Venerabile).

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Meditazione Miopia spirituale

Preghiamo la Parola

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Seguimi. Non importa chi sei e cosa fai. Il tuo passato non conta, i tuoi precedenti non mi interessano, la tua fedina penale viene cancellata”. “Ma cosa dici Gesù! Io sono un pubblicano, un esattore delle tasse, un ladro. Le mie mani sono appiccicaticce, i soldi vi si attaccano; il mio cuore è pieno di malvagità. Mi sono giunti gli echi della tua voce. Tu stesso, l’altro giorno ammaestravi le folle dicendo: “Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Non posso seguirti”. “Matteo alzati, seguimi! Vengo a casa tua! Invita i tuoi amici, voglio mangiare con voi, fermarmi da voi!” “Ma cosa dici Gesù! Non vedi gli sguardi della gente! Già stanno mormorando, dicono male di Te! Come puoi venire a mangiare da me! Di sicuro non crederanno più che Tu sei il messia se ti fermi da me, nella casa di un peccatore”. “Matteo seguimi! Lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Tu vieni e seguimi!” Così, subito, lasciando il tavolo delle imposte, Matteo segue Gesù, mangia con Lui, dando inizio alla più bella avventura della sua vita: l’incontro con l’eterna misericordia di Dio. Da allora la speranza abita anche nel mio cuore, perché un giorno il Signore passerà anche davanti al tavolo dei miei compromessi, delle mie meschinità e mi dirà: ”Vieni e seguimi!”.

Ora sappiamo perché tante stelle e sappiamo perché tanti fiori: siamo noi la coscienza del loro splendere, noi la coscienza del loro fiorire; ed è la tua legge la fonte di ogni esistere, a ragione del nostro pensare ed agire.

I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia. Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio.

Preghiera

Signore Gesù, ci trovi ancora al banco delle imposte, intenti a trafficare le nostre illusorie ricchezze. Noi imploriamo la tua misericordia e ti chiediamo il dono del tuo sguardo su di noi, della tua voce che parla al nostro cuore, che ci chiama, che ci invita a seguire i tuoi passi. Ti chiediamo il dono di quel tuo sguardo che ci rivela a noi stessi, che ci ridona la vita, che dà senso e significato al nostro esistere, al nostro desiderare, al nostro agire.

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XXV Tempo Ordinario La quercia chiese al mandorlo: parlami di Dio. E il mandorlo fiorì.

Martedì 22 Settembre I Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Fiorenzo Eremita Secondo la tradizione, Fiorenzo è fratello di san Floriano, martirizzato nell’attuale Austria nel 304. Sfuggito alle sue guardie, come Pietro, giunge in Gallia dove san Martino lo ordina sacerdote. Poi si ritira sul monte Glonna, lungo la Loira, nel territorio di Poitiers, in Francia dove caccia i serpenti e compie miracoli, prima di morire a

123 anni. Qui fonda l’abbazia del monte Glonna, situata su un costone che domina il fiume. Così il monte è chiamato S. Florent-le Vieil. I monaci veneravano Fiorenzo di cui si ricordano le molteplici traslazioni delle reliquie che nel 1077 furono rapite dal conte di Vernadois e donate alla collegiata di Roye (Somme), la quale pre-

se il nome di St. Florent. Nel 1475 le reliquie furono riprese da Luigi XI e divise tra Roye e Saumur. Durante la Rivoluzione francese, S. FlorentleVieil fu il punto di partenza della resistenza dei contadini cattolici alle leggi antireligiose.

Agisci Oggi, se posso, mi recherò qualche minuto in chiesa a trovare Gesù che mi aspetta nel tabernacolo. Se non posso, vi andrò spiritualmente.

Brano Evangelico: Mc 8, 19-21 «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

Contemplo: Beato chi ascolta la parola di Dio (Lc 8,21) Colui che ascolta la parola di Dio è madre e fratello di Gesù, cioè suo familiare, suo intimo confidente. Ascoltare la parola di Dio diventa così un perno fondamentale della nostra unione a Cristo, tanto da costituire la nostra beatitudine, la nostra più profonda felicità. Purtroppo siamo spesso distratti da tante vicende o da tanti problemi e non sempre ci poniamo in ascolto, per questo è importante avere momenti di preghiera e di riflessione in cui ascoltare col cuore quanto il Signore vuole comunicarci.

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Meditazione Siamo figli amati da Dio

Preghiamo la Parola

Meditazione di don Carlo Moro

Potrà qualcuno ancora cantarti questo dolcissimo canto, o Gerusalemme? Gerusalemme, ovvero la città oggi più divisa fra tutte, e armata e contesa! Già quando il suo più umile Pellegrino si affacciò alle porte, «alla visione della città, pianse su di essa dicendo: Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi...». E noi, avremo ancora una città su cui piangere? Avrà ancora l'uomo una città?

Gesù propone un modello famigliare e di relazione che supera ampiamente l'idea sociale e culturale che ci siamo fatti della famiglia e delle relazioni umane (anche noi cattolici!). All'epoca di Gesù l'influenza del clan famigliare era determinante, fortissima, e tutto ruotava intorno alle decisioni del capo-famiglia. La Bibbia riflette lungamente sulle qualità del buon capofamiglia confermando l'impianto culturale di tale ruolo. Gesù, invece, supera questa impo-

Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore»! Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme!

stazione: l'unione fra le persone non è più determinata da legami di sangue ma dalla consapevolezza di essere figli dello stesso Dio, di fare la stessa esperienza di fede, di appartenere alla

Gerusalemme è costruita come città unita e compatta. È là che salgono le tribù, le tribù del Signore.

stessa comunità di vita. Chi ascolta la Parola e la accoglie stabilisce con gli altri fratelli legami più autentici e profondi di quelli, spesso di facciata, determinati dall'appartenenza allo stesso clan. È l'esperienza che fanno molti di noi che vivono un'intensità di relazione molto forte con chi ha fatto la nostra stessa scoperta: siamo figli amati dal Padre. È una consolazione immensa, e non solo per chi ha vissuto una sconfortante esperienza famigliare e che ritrova nel sogno di Dio che è la Chiesa la possibilità di essere accolto e di accogliere, ma per tutti!

Preghiera

Signore Gesù, vogliamo riconsacrare con gioia ogni giorno la nostra vita, come il tempio più bello da offrirti come spazio in cui poterti incontrare non al di là dei nostri fratelli e sorelle in umanità, ma proprio con loro e persino attraverso di loro. Accetta, ti preghiamo, il sacrificio di ogni nostro pensiero elitarista che ci fa sentire gli altri come un ostacolo, e donaci di scoprire che sono una possibilità in più per incontrarti autenticamente.

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Pagine bibliche

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Commento alla Lettera di Giacomo

L’edera dell’invidia di don Luciano Vitton Mea

“Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra!” (Lettera di Giacomo 3,16)

La fede autentica si manifesta nelle opere e la vera sapienza si riconosce dai frutti. L’autore della lettera di Gia-

como ci mette in guardia da coloro che fomentano divisioni e con parole vane e velenose distruggono la comunità e le persone. Secondo Giacomo tutte le divisioni e le maldicenze nascono dalla gelosia, dall’ambizione (chi è preoccupato solo di sé, e si chiude nella ricerca egoistica della propria gratificazione, si comporta in modo tale da creare disordine e turbamento negli altri) e dalle passioni che offuscano il cuore e la mente. L’ambizione è un male oscuro che serpeggia nell’intimo e si maschera spesso tra i primi posti “dei buoni propositi”. In una suggestiva immagine iconologica Cesare Ripa la tratteggia come una giovane donna vestita di verde e incoronata d’edera. L’interpretazione è semplice ed esaustiva: è verde come un pascolo perché il cuore dell’uomo ambizioso non si pasce mai d’altro; inoltre è come l’edera perché questa pianta sale verso l’alto sgretolando e distruggendo il muro che la sostiene. L’ambizione e l’invidia, come

l’edera, distruggono lentamente il cuore dell’uomo, demoliscono i fratelli, sgretolano le comunità e il bene comune. Lo spirito di contesa genera parole e azioni cattive che distruggono il capolavoro di Dio, la sua effige. Sottolineava il compianto Card. F.-X. Nguyèn Van Thuàn: «Nello spazio di pochi secondi chiunque potrebbe sfigurare un dipinto di Raffaello, che ha richiesto all'autore tanto tempo e sforzo per portarlo a termine; ma chi potrebbe fare di nuovo quello che ha fatto Raffaello? Nello stesso modo, la reputazione di una persona può essere compromessa per sempre. La parola ingiusta dell'uomo giusto può produrre danni incalcolabili. È come un veleno distribuito dalle mani di un medico; più si diffonde, più persone ucciderà». I cristiani sono invitati quindi dall’apostolo Giacomo a sradicare le radici di ogni divisione affinché Dio possa elargire la sapienza che viene dall’alto che è pura, pacifica, mite e piena di misericordia.

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XXV Tempo Ordinario Guarda il cielo, lì c'è sempre lui che ci ascolta, che ci guarda. Non avere paura, fidati, Dio è l'unico che non ci deluderà mai.

Mercoledì 23 Settembre I Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Lino Papa e Martire Fu scelto da San Pietro quale suo successore come vescovo di Roma, dove esercitò il suo ministero per undici anni o dodici anni a seconda delle fonti. Su di lui non sia hanno grandi informazioni. S. Ireneo, vescovo di Lione, c'è lasciato una testimonianza attendibile sui primi do-

dici vescovi fra cui figura Lino, identificato come la persona di cui parla San Paolo nella seconda lettera a Timoteo. Secondo il Liber Pontificalis sarebbe stato di origine toscana mentre secondo tradizioni più tarde, avrebbe studiato a Volterra e sarebbe

stato inviato a Roma per i suoi studi. Li avrebbe incontrato Pietro da cui sarebbe stato convertito. Gli sono attribuiti gli Atti apocrifi di San Pietro e Paolo e la Disputa con Simon Mago. Sarebbe morto martire sotto Domiziano.

Brano Evangelico: Lc.9, 1-6 Diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le

Agisci

malattie.

Il regno di Dio è vicino! Oggi, di fronte alle difficoltà, voglio recuperare questa speranza certa e adoperarmi affinché esso cresca.

In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

Contemplo: Annunciate il regno di Dio

(cf Lc 9,2)

Il Signore Gesù, che poteva avere a «disposizione più di dodici legioni di angeli» (Mt 26,53) invia i Dodici ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi, senza «nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro». Un modo di dire che i cuori non si conquistano né con gli eserciti potenti né con i sottili ragionamenti di questo mondo (cf 1Cor 1,20), ma con l'amore di Cristo Gesù che «è potenza di Dio e sapienza di Dio», salvatore di tutti.

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Meditiamo la Parola Preghiamo la Parola

La forza ci deriva dal Signore Meditazione a cura della Redazione

Benedetto Dio che vive in eterno.

La forza ci deriva dal Signore, non facciamo opera di auto convincimento. Ed anche il potere di far fuggire la parte oscura e tenebrosa della realtà e di guarire le nostre fragilità ci proviene

Benedetto Dio che vive in eterno, benedetto il suo regno; egli castiga e ha compassione. Fa scendere agli inferi, nelle profondità della terra, e fa risalire dalla grande perdizione: nessuno sfugge alla sua mano.

dal Signore. Ricordiamocelo quando organizziamo la nostra pastorale, quando immaginiamo delle strategie di evangelizzazione, quando costruiamo percorsi di Chiesa. Gesù, inviando i suoi discepoli a preparargli la strada, è diretto ed efficace: siamo chiamati a raccontare di lui, mettendoci da parte. E a farlo senza contare sui mezzi, senza illuderci che siano le nostre capacità ad attirare le persone. La Chiesa è trasparenza della sua presenza e meno ingombra

Lodatelo, figli d’Israele, davanti alle nazioni, perché in mezzo ad esse egli vi ha disperso e qui vi ha fatto vedere la sua grandezza. Date gloria a lui davanti a ogni vivente, poiché è lui il nostro Signore, il nostro Dio, lui il nostro Padre, Dio per tutti i secoli. Vi castiga per le vostre iniquità, ma avrà compassione di tutti voi e vi radunerà da tutte le nazioni, fra le quali siete stati dispersi.

la visuale e meglio è per tutti. La forza ci deriva dal Signore, perciò ogni azione pastorale, ogni scelta va pensata, fecondata e accompagnata dalla preghiera, per attingere la forza. L'unico potere che la Chiesa accetta (o che do-

Preghiera

vrebbe accettare) è quello di far fuggire la tenebra, di guarire le malattie profonde che ci mettono in profonda distonia con noi stessi. Forza e potere ci sono dati per annunciare il Forte e il Potente che si è fatto debole e servo. Questo è l'unico metro per valutare il nostro essere Chiesa!

Signore Gesù, noi ti ringraziamo: inviati da te, siamo spinti ad andare e a lasciare che il nostro volto rifletta un raggio almeno del tuo! Né pane, né bastone, né bisaccia: siamo poveri e non possiamo nasconderlo. Fa' che maturi in noi, Signore, un cuore capace di donare semplicemente se stesso e di annunciare la buona notizia di un vangelo che libera, illumina e guarisce!

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XXV Tempo Ordinario E quando nessuno vorrà più sentire la tua voce, ti accorgerai che l'unico che sta ancora lì ad ascoltare è Dio e sarà lui al momento opportuno che agirà per te.

Giovedì 24 Settembre I Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Pacifico da Sanseverino Marche Dopo la morte dei genitori, fu allevato dallo zio materno, arcidiacono della cattedrale di San Severino. A diciassette anni, entrò a far parte dell'Ordine dei frati minori con il nome di fra Pacifico. Diventato vicario del convento di San Severino, fu trasferito successivamente nel convento di Forano, dove alternava preghiera e apostolato.

Instancabile, predicò la Parola di Cristo in lungo e in largo nelle chiese delle Marche. Nel 1692 fu eletto guardiano del convento di San Severino. L'anno seguente è di nuovo a Forano. Nel settembre 1705 ritornò a San Severino. La sua salute andò progressivamente peggiorando: negli ulti-

mi anni della vita gli divennero impossibili la celebrazione della messa e la partecipazione alla vita comunitaria. Morì il 24 settembre 1721. Non solo miracoli, ma anche le estasi e lo spirito profetico lo resero noto ed ammirato in tutta la regione: si racconta che avesse predetto anche il terremoto del 1703.

Agisci Brano Evangelico: Lc 9, 7-9 Chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?».

A volte mi affanno per tante cose senza averne frutto. Mi preoccupo mai che in tante persone, intorno a me, la casa di Dio vada distrutta? Oggi cerco di fare la mia piccola parte perché la casa di Dio possa essere ricostruita in tanti cuori e nell’ambiente che mi circonda.

In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.

Contemplo: Chi è dunque costui? (Lc 9,9)

Quando Gesù è nato, i pastori a Betlemme si dicono: «Andiamo e vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere», poi Erode sente parlare di tutti questi avvenimenti relativi alle parole e alle opere di Gesù e «cercava di vederlo». Il mondo continua a chiedersi: «Chi è dunque costui?». La risposta è in tutta la Scrittura e nella Chiesa che crede in Gesù e lo accoglie nella propria vita di fede.

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Meditiamo la Parola Fratello Erode! Meditazione a di don Luciano Vitton Mea

Cercava di vedere Gesù”.

Anche lui, il tetrarca Erode porta con se questo desiderio; forse perché il momento che passa è ancora avvolto nel buio e il futuro sembra essere senza prospettiva, contornato dalla delusione, da una sete che le acque di questo mondo non possono appagare. Umana condizione, parentela che non possiamo ripudiare. Vedi, fratello Erode che abiti dentro di me, nelle viscere di un egoismo che ci chiude nell’attimo fuggente, quella sete di felicità che le ricchezze non appagano, che le carezze di Erodiade non placano, sono preludio di un’altra vita, di un’ alba che non appartiene a questo mondo. Vedi, fratello Erode, quella voce che cerchiamo di decapitare, quel Giovanni che vaga nelle parte ancora sana del nostro cuore, fanno parte di noi, sono piccoli semi di speranza che il Signore continua a spargere nel nulla della nostra vanità. Non ascoltiamo, fratello, le vane lusinghe, le voci che chiedono con insistenza la “testa” della nostra coscienza, sacrario che ci indica la strada per incontrare Colui che cerchiamo. Fratello Erode, cerchi Gesù? Lo vuoi vedere? Non decapitare Giovanni! Allora dentro di te morirà il tetrarca e nascerà l’uomo nuovo. Già lo vedo. II suo volto mi è famigliare, ha i tratti della figliolanza divina, i suoi colori sono quelli del cielo.

Preghiamo la Parola

Se vuoi liberare i poveri, non avrai una notte sicura e il giorno sarà come notte. Se ti metti dalla parte dei poveri, ogni pezzo di pane può esser veleno e sarai, come loro, sempre più solo… O bianchi o negri che siete, poveri di tutta la terra, sarà così per sempre?...

Cantate al Signore un canto nuovo; la sua lode nell’assemblea dei fedeli. Gioisca Israele nel suo creatore, esultino nel loro re i figli di Sion.

Lodino il suo nome con danze, con tamburelli e cetre gli cantino inni. Il Signore ama il suo popolo, incorona i poveri di vittoria. Esultino i fedeli nella gloria, facciano festa sui loro giacigli. Le lodi di Dio sulla loro bocca: questo è un onore per tutti i suoi fedeli.

Preghiera Signore Gesù, Erode non comprende e non riflette: preso da un gioco che riflette soltanto se stesso e i suoi bisogni, prende la verità e la soffoca. Signore, insegnaci a convertire continuamente il nostro cuore, a lasciarci interrogare dalla vita e da te, a cercare la verità e a lasciare che gridi forte, sostenendo e ponendoci al fianco di coloro che pagano alti prezzi per restare fedeli alla verità.

Non di solo pane - Numero 723 - Tempo Ordinario - pagina 14


XXV Tempo Ordinario Cristo è morto con le braccia aperte, affinché nel momento del bisogno potesse richiuderle e abbracciarmi.

Venerdì 25 Settembre I Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Sergio e i suoi genitori furono scacciati dalla loro casa dalla guerra civile e dovettero guadagnarsi da vivere facendo i contadini a Radonez, a nord-est di Mosca. A vent'anni Sergio inizia un'esperienza di eremitaggio, insieme al fratello Stefano, nella vicina foresta. Presto altri uomini si uniscono a loro e nel 1354 si trasformano in monaci, conducendo vita comune. Nasce così

Agisci Di fronte all’annuncio della sofferenza di Gesù, non voglio scandalizzarmi e andarmene, ma oggi desidero provare ad abbracciare questo mistero in tutta la sua interezza.

Sergio di Radonez Eremita

il monastero della Santa Trinità (Troice-Lavra), punto di riferimento per il monachesimo della Russia settentrionale. Sergio fonda anche altre case religiose, direttamente o indirettamente. Nel 1375 rifiuta la sede metropolitana di Mosca, ma continua a usare la sua influenza per mantenere la pace fra i principi rivali. È stato uno dei primi santi russi a cui furono attribuite visioni

Brano Evangelico: Lc 9, 18-22

mistiche. Attraverso il suo discepolo Nil Sorskij si diffuse l'esicasmo, la preghiera del cuore resa celebre dai «Racconti di un pellegr in o r usso»: «Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me». Il monastero della Trinità di Serghiev Posad è ancora oggi meta di pellegrinaggi. Fu canonizzato in Russia prima del 1449.

Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Contemplo: Ma voi, chi dite che io sia? (Lc 9,20)

È la missione di Pietro, degli Apostoli e di tutta la Chiesa di Gesù, «la casa di Dio», «il tempio di Dio». Tutti i cristiani, coscienti di essere «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato» devono essere sempre pronti a rispondere non solo a parole ma con il proprio stile di vita «a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt 2,9; 3,15). La fede in Cristo Gesù, Figlio di Dio, richiede che il cristiano viva da figlio della risurrezione.

Non di solo pane - Numero 723 - Tempo Ordinario - pagina 15


Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola

Chi è Gesù Cristo Meditazione di don Carlo Moro

Chi è Gesù Cristo? Questa è una domanda che ogni persona affronta quando incontra Gesù Cristo. Per gli ebrei era uno dei profeti, o Giovanni il Battista, Elia o uno degli antichi profeti. Oggi molta gente direbbe che Gesù era un grande maestro, al livello di Gandhi, Maometto e Buddha. Molti arriverebbero a dire che è lui il più grande di tutti. Ma la verità è che Gesù è molto, molto di più. Egli è Dio, la Seconda Persona della Santissima Trinità, che si fece uomo per mostrarci le vie di Dio, e per salvarci dai nostri peccati. È vero che Gesù non dice espressamente di essere Dio, in questo passaggio, ma accetta la risposta di Pietro. Anche i suoi miracoli e i suoi insegnamenti lo confermano, e specialmente la sua morte e risurrezione. Essere un cristiano vuol dire credere che Gesù Cristo è Dio. Questa è la nostra caratteristica distintiva.

Varcare la soglia del tempio, Signore, non è già un entrare nell'eterno? Cercare di vivere la tua Shekinah, non è anche per noi rischiare l'esperienza del rovo in fiamme? Dio della mia allegria, fai della stessa mia vita il tuo rogo che arde e non si consuma. Fammi giustizia, o Dio, difendi la mia causa contro gente spietata; liberami dall’uomo perfido e perverso. Tu sei il Dio della mia difesa: perché mi respingi? Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico? Manda la tua luce e la tua verità: siano esse a guidarmi, mi conducano alla tua santa montagna,alla tua dimora. Verrò all’altare di Dio, a Dio, mia gioiosa esultanza. A te canterò sulla cetra, Dio, Dio mio.

Preghiera

Signore Gesù, ancora una volta ti chiediamo e ti supplichiamo di insegnarci a pregare, per aiutarci a imparare a vivere come te in apertura continua a ciò che il cuore ci sussurra da dentro, per saper scegliere e orientare la nostra vita in modo sempre più luminoso e gioioso: donaci la pace!

Non di solo pane - Numero 723 - pagina 16


Pagine bibliche: Deuteronomio/1

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Solo una voce

Meditazione di Mons. Gianfranco Ravasi

Il Signore vi parlò dal fuoco. Udivate il suono delle parole, ma non vedevate alcuna figura. Era solo una voce. DEUTERONOMIO 4,12

Questo versetto esprime con grande potenza la visione teologica centrale della Bibbia. Entrambi i Testamenti, infatti, iniziano idealmente con la parola divina. Nei il primo capitolo della Genesi essa spezza il silenzio del nulla e si rivela creatrice: «Dio disse: Sia la luce! E la luce fu» (1,3). È «solo una voce» che dà origine all'essere, non una lotta intradivina tra il dio creatore Marduk e la divinità negativa Tiamat, come insegnava la mitologia mesopotamica. «Dalla Parola del Signore furono creati i

cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera ... Egli parlò e tutto fu creato» canta il Salmista (33,6.9). Nel Nuovo Testamento l'apertura simbolica è quella del prologo di Giovanni: «In principio era il Logos, la Parola, il Verbo ... Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste» (1,1.3). Il versetto del Deuteronomio da noi proposto aggiunge un'altra dimensione essenziale: la parola di Dio è alla radice non solo della creazione, ma anche della storia della salvezza. Infatti, tutta l'esperienza vissuta da Israele al Sinai è riassunta da Mosè — è lui che sta parlando ora al popolo — in un «ascolto», il verbo che sarà fondamentale nella vicenda della fede biblica («Ascolta, Israele!»). La liberazione e la costituzione in popolo, così come il dono della terra promessa, sono frutto di un comando divino. Mosè scenderà dal Sinai con le Dieci Parole, ossia il Decalogo, «lam­

pada per i passi nel cammino» della storia (Sal 119,105). La parola divina, perciò, sostiene e giudica l'intera trama storica del popolo dell'alleanza perché «retta è la Parola del Signo­re e fedele ogni sua opera» (Sal 33,4). Il Dio biblico è, allora, il Dio della Rivelazione, della Parola, della Voce (nel nostro versetto si ripete per due volte il termine ebraico qól, «voce»). Non è una statua inerte e muta come il toro sacro, il vitello d'oro, segno di fecondità, che il sacerdote Aronne erige nella valle del Sinai. Significativo al riguardo è il precetto del primo comandamento: «Non ti farai idolo né immagine alcuna [è la «figura» di cui si parla nel frammento da noi citato] di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto terra» (Es 20,4). Era, questa, una scelta faticosa per un popolo orientale come Israele, affamato di realismo, di immagini, di segni esteriori. Il Dio biblico è inattingibile come il fuoco, non può essere manipolato, non è modellato a immagine umana. Attraverso la potenza della Parola efficace si celebra la trascendenza del Signore, il suo essere Altro rispetto a noi creature umane e alle cose che pure dipendono da lui e dalla sua voce imperativa, che crea, salva e giudica. Canta ancora il Salmista: «Il Signore manda la sua Pa­rola e guarisce, ci scampa dalla fossa... Ma egli invia la sua Parola e fa perire...» (107,20; 147,18).

Non di solo pane - Numero 723 - Tempo Ordinario - pagina 17


XXV Tempo Ordinario Se abbandoni una strada, pensa a quello che ti lasci dietro. Potresti rimpiangerlo e cercare invano, in altre strade, qualcosa che gli assomigli.

Sabato 26 Settembre I Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Nilo da Rossano L'Italia meridionale conosce i monaci d'Oriente con la loro liturgia al tempo del dominio bizantino. Con l'espansione araba la Calabria si popola di comunità guidate dalla regola di san Basilio, che attirano anche discepoli del posto. Come un calabrese di Rossano, Nicola, che diventerà monaco col nome di Nilo (910-1004). Vive prima in comunità, poi si fa eremita, con de-

dizione totale a preghiera e studio. Legge i Padri della Chiesa, compone inni, trascrive testi con grafia rapida ed elegante. È maestro di nuovi monaci a Rossano, con un metodo selettivo. Devono essere studiosi, eccellenti anche in calligrafia e canto. Quando si accorge di essere ormai un'autorità locale, fugge in territorio longobardo, verso il

principato di Capua. Qui, per quindici anni, Nilo educa monaci di rito orientale, mantenendo amabili rapporti con i monaci benedettini di Montecassino. Trascorre dieci anni a Gaeta dove vede finire il primo millennio. E da qui parte, novantenne, per fondare l'abbazia di Grottaferrata vicino Roma. Si spegne nel vicino monastero greco di Sant'Agata.

Agisci Oggi voglio abbattere

Brano Evangelico: Lc 9, 43-45 Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini.

le mura del mio cuore e dei miei pregiudizi, per poter essere accogliente

verso

tutti,

come farebbe Maria.

In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

Contemplo: Cristo

ha vinto la morte (Canto al Vangelo)

Gesù non riesce a farsi capire dai suoi stessi amici e discepoli «Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». Sarà capito solo quando, con la sua risurrezione, vincerà la morte. Dopo il suo apparente insuccesso, dopo aver dato la sua vita per nostro amore, farà trionfare la gloria di Dio in noi. Il suo precetto d'amore - dare la vita - significa vivere per diventare «pane» per gli altri, il pane buono che tutti mangiano per vivere.

Non di solo pane - Numero 723 - pagina 18


Meditiamo la Parola

Preghiamo la Parola

Greppia di Dio Meditazione di Don Luciano Vitton Mea

«Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio

Il Signore ci custodisce come un pastore il suo gregge.

dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini». Nelle mani dell’uomo, nelle mie povere mani. Mani sporche, che hanno tradito, rinnegato, barattato. Poi

Ascoltate, genti, la parola del Signore, annunciatela alle isole più lontane e dite:«Chi ha disperso Israele lo raduna e lo custodisce come un pastore il suo gregge».

lo scroscio di un velo di acqua che scivola sul sudiciume rendendo presentabile quella “facciata” da cui dipendiamo. Ecco, Dio si mette in queste mani, si lascia accarezzare da queste dita. Quale sorte, quanto amore. Ogni mattina, durante la Santa Messa, il nostro pugno che si apre, che si distende, diventa,

Perché il Signore ha riscattato Giacobbe, lo ha liberato dalle mani di uno più forte di lui. Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion, andranno insieme verso i beni del Signore.

per un breve istante, la sua culla. Lungo la via, al bivio della strada, lo incontriamo nel volto del fratello. Dal suo sguardo capiamo che ha bisogno di noi, delle nostre attenzioni, di un sorriso, di una parola buona. Ancora una volta si mette nelle nostre mani,

La vergine allora gioirà danzando e insieme i giovani e i vecchi. «Cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni».

dipende da noi. «Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uo-

Preghiera

mini». Mistero di una vicinanza, di un’amicizia che nulla può sciogliere. Rintocchi di una campana lontana che nella notte diventano annunzio di gioia: “E’ nato per noi un Salvatore; giace in una mangiatoia”. Il cavo delle mie mani, greppia di Dio. Ogni giorno che scorre, ogni istante che vivo, è Natale, Dio che pone la sua tenda in mezzo a noi, che viene consegnato nel nulla dal palmo delle mie mani.

Signore Gesù, sia il tuo vangelo come la fune del profeta e sia nelle nostre mani la misura sovrabbondante del nostro cuore. Non lasciare mai che diventiamo chiusi come fortezze che rischiano di custodire il nulla, ma aprici fino a essere consegnati con quell'amore la cui lunghezza sia capace di unire la terra al cielo.

Non di solo pane - Numero 723 - Tempo Ordinario - pagina 19


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Anno XV- n. 723 Domenica 20 Settembre 2015 Chiuso il 15/09/ 2015 Numero copie 1400

Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

Per la tua vita spirituale visita il

Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

Ti aspetto ogni giorno su:

www.nondisolopane.it


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