Non di Solo Pane n°726 - 11 Ottobre 2015

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Non di solo

PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 11 Ottobre 2015 XXVIII del Tempo Ordinario

Anno XV - n째

726

Mi fu elargita la prudenza Itinerario quotidiano di preghiera


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Ottobre 2015

Offerta quotidiana

Intenzioni mese di Ottobre Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché sia sradicata la tratta delle persone, forma moderna di schiavitù.

Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Intenzione missionaria Perché, con spirito missionario, le comunità cristiane del continente asiatico annuncino il vangelo a coloro che ancora lo attendono. Intenzione dei vescovi Perché nei luoghi di lavoro cresca la collaborazione reciproca e i problemi emergenti siano affrontati con spirito fraterno.. Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

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XXVIII Domenica del Tempo Ordinario Ci sono persone che possiedono molte cose, ma nel caso di molti sono le cose che possiedono loro.

Domenica 11 Ottobre IV Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Giovanni XXIII papa « Non potete venire da me, così io vengo da voi...Dunque eccomi qua, sono venuto, m'a­ vete visto; io ho fissato i miei occhi nei vostri, ho messo il cuor mio vicino al vostro cuore… la prima lettera che scri­ verete a casa deve por­

tare la notizia che il papa è stato da voi e si impegna a pregare per i vostri familiari ». (Visita ai carcerati)

E poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del Bene. Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bam-

bini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza. » (Discorso alla luna)

Vangelo: Mc 10,17­27

Agisci ... Gesù si guarda intorno, forse dispiaciuto che per noi seguirlo sia così difficile. Se oggi fisso il mio sguardo su di lui, certamente incrocerò il suo sguardo su di me. Cosa provo?

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettan­ dosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattrista­ to; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi di­ scepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Contemplo: Avrai un tesoro in cielo (Mc 10,21) Tutti, poveri e ricchi, desiderano le ricchezze in modo sbagliato. Gesù ci apre una visione che allarga i confini della nostra vita. Commenta san Paolo: «Non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via» (1Tm 6,7); «Quelli che usano i beni del mondo devono pensare che passa la figura di questo mondo!» (1Cor 7,31); «A quelli che sono ricchi in questo mondo ordina di non porre la speranza nell'instabilità delle ricchezze, ma in Dio che ci dà tutto con abbondanza» (lTm 6,17).

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P a g i n e

Di fronte a Gesù cadono le nostre certezze, le cose di sempre, buone o cattive che siano; con Lui cambiano le gerarchie dei valori, le priorità dettate dagli usi e dai costumi degli uomini. Così il tale del Vangelo si trova spiazzato, messo con le spalle al muro, costretto a tornare a mani vuote verso casa sua, ricca di troppi beni. Difficilmente coloro che sono ricchi di “se stessi”, avvolti in tiepide coperte tessute con rigide certezze, adornati da vistosi monili fab b ric at i da m ani d’uomo, riescono a seguire Gesù, a

b i b li c h e

vita, ma non la scuote, penetra nel mio cuore, ma non lo cambia. Io sono quel cammello che deve passare nella cruna di un ago, la pietra che Tu solo puoi trasformare in pane. Non permettere Signore che torni indietro, verso casa mia; non permettere che le sirene di una apparente tranquillità Meditazione di Don Luciano Vitton Mea abbiano il sopravvento, che i “trenta denari” di raggiungere la pienezza di questo mondo distruggano una vita basata su un conto ciò che Tu hai costruito nel in perdita. Dio ci chiama, misero tugurio del mio ci invita a lasciare la quiete cuore. Ti prego, Signore, del porto, ci conduce sulle fermami, tira il logoro lembo polverose strade dove di questa esistenza, tienimi l’uomo giace esamine, ad con Te. Amen. un crocicchio lontano dove un povero tende la sua mano. Ancora oggi l‘affascinante Parola che vince il lento logorio del tempo ci invita a vendere quello che abbiamo e quello che siamo per acquistare un tesoro che non ci verrà tolto. Gesù, la parola che oggi mi rivolgi, l’invito che mi fai « Và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi», lambisce la mia

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P a g i n e

b i b li c h e

Preghiamo la Parola

Contemplatio : La sapienza va oltre ogni ricchezza “Pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza. 'La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto; 'non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l'oro al suo confronto è un po' di sabbia e come fango sarà valutato di fronte ad essa l'argento”.

Il brano è tratto dalla parte centrale del libro della Sapienza. In esso l'autore, che con finzione letteraria diventa Salomone, il re saggio, si presenta autorevol­ mente come colui che implora e ottiene il dono della sa ­pienza. Essa infatti non è frutto di abilità o di acquisi­ zione umana, ma può essere ricevuta solo dall'alto. Il testo rilegge la famosa preghiera di Salomone a Gabaon (cfr. 1 Re 3,6-13) in cui il giovane sovrano chiede un cuore «capace di ascoltare» (così letteralmente), cioè capace di discernere per governare rettamente. Ma per ottenere questo dono della sapienza bisogna operare alcune scelte. L'autore dice che l'ha preposta, progressivamente, a sette beni: agli scettri, ai troni, alle ricchezze, a una gemma inestimabile, alla salute, alla bellezza e alla luce. Si passa dunque da beni esterni e materiali a quelli che riguardano la vita fisica dell'uomo: anche questi, però, perfino la luce degli occhi, non sostengono il paragone con la sapienza, che è quindi da ritenersi il vero e unico bene dell'uomo. Se questo già poteva essere vero per i Giudei in diaspora nella città di Alessandria, al fine di dare loro coesione e unità mentre erano attorniati da una solida cultura ellenistica, ciò vale ancor più per noi a cui è stato svelato, in Gesù, il vero volto della sapienza di cui parla la Scrittura.

«I mondi volano. Gli anni volano. Il vuoto universo ci fissa c on oc chi di t enebra. E tu, anima stanca, anima sorda ti ostini a parlare di felicità. Che cosa è felicità? Le frescure serali nel giardino che imbruna, nel fitto del bosco? O le cupe, viziose delizie del vino, delle passioni, della perdizione dell'anima? Ti svegli, e di nuovo un folle, ignoto volo che ti afferra il cuore… Ma quando la fine? Come tutto è terribile! come tutto è selvaggio!» (A. A. Blok). Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio. Ritorna, Signore: fino a quando? Abbi pietà dei tuoi servi! Saziaci al mattino con il tuo amore: esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni. Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflit­ ti, per gli anni in cui abbiamo visto il male. Si manifesti ai tuoi servi la tua opera e il tuo splendore ai loro figli. Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio: rendi salda per noi l’opera delle nostre mani, l’opera delle nostre mani rendi salda.

Preghiera

Signore, fammi capire se cerco la tua mano, o piuttosto gli spiccioli che hai nella mano. Tu vuoi essere amato per te stesso perché sei infinitamente amabile. Rendi il mio cuore capace di questo: amarti senza seconde intenzioni, amarti solo perché sei pienamente degno del mio amore.

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XXVIII Tempo Ordinario Una preghiera non deve per forza essere lunga per essere esaudita. Basta che venga dal cuore

Lunedì 12 Ottobre IV Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Nostra Signora del Pilar Festività

spagnola

che

Saragozza

quando

la iberica.

celebra l’apparizione di

Maria

gli

apparve

L’iconografia raffigura

Maria Vergine a San Gia­

sopra

una

colonna

Maria seduta su una

como maggiore. Secondo

Pilar in spagnolo, sul­

c olonna

la tradizione attestata dal­

la quale gli chiese di

all’apostolo Giacomo.

la letteratura del XII seco­

edificare una chiesa.

lo, l’apostolo evangeliz­

Sorse così per inizia­

zatore

tiva di San Giacomo

della Spagna si

trovava presso

il fiume

Ebreo, nelle vicinanze di

il

primo

dina nz i

santuario

mariano nella peniso­

Brano Evangelico: Lc 11,29­32

Agisci... Oggi ringrazio il Si­ gnore per gli apostoli che chiama al suo servizio e an­che io, nel mio ambiente, desidero essere un piccolo apostolo a servizio della fede di coloro che incontro.

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per que­ sta generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alze­ ranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predica­ zione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Contemplo: Acclami il Signore tutta la terra (dal salmo responsoriale) La regina del Sud andò, dagli estremi confini della terra, fino a Gerusalemme per ascoltare la sapienza di Salomone. Questo significa che gli uomini di tutti i tempi e di tutte le latitudini desiderano conoscere, approfondire, imparare. Nel Vangelo Gesù ci avverte che nella sua persona vi è qualcuno di più gran­ de di Salomone e noi faremmo bene a non perdere l'occasione di imparare da lui la via della vita, di ascoltare la sua parola e metterla in pratica per avere in lui la salvezza.

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Meditiamo la Parola

Preghiamo la Parola

Senza seconde intenzioni Meditazione a cura di don Carlo Moro Parroco di Gargnano

Le folle si accalcavano, ma Gesù sa bene che non sono mosse né da una vera voglia di istruirsi con le sue parole, né dal proposito di conversione, bensì dal banale desiderio di vedere un segno, magari qualche miracolo sorprendente. Sa anche che con questa disposizione superficiale, le sue parole saranno come il seme caduto sulle roccie. Come fare per aiutarli a cambiare disposizione? La storia di Israele offriva esempi abbondanti. Con personaggi che erano decisamente meno di Gesù (Giova e Salomone), i loro coetanei si erano convertiti oppure l'avevano ascoltato attentamente per imparare dalla sua saggezza. Non dovrebbero quelle folle fare altrettanto? Questo è il velato suggerimento di Gesù, che anche così rivela un po' la sua identità profonda. Le cose non stanno diversamente per noi. Per credere a Gesù, la nostra generazione - talvolta noi stessi - cerca dei segni: la guarigione di qualche familiare, il benessere materiale, perfino qualche esperienza spirituale desiderata... ma la "malvagità" consiste nel rovesciare l'ordine naturale: Gesù va cercato per se stesso, e non perché compie dei segni. Se quello che è desiderato direttamente sono i segni, allora essi non servono per far sorgere la fede in Gesù, e l'aspettativa insoddisfatta ci fa diventare malvagi.

È venuto, viene e verrà. Un Dio mai finito di venire. Un regno che è sempre il più fondo e oscuro (o palese) desiderio dell'umanità intera. E un cantare che è anche un gemere. E però, nella certezza che è venuto e viene, la gioia almeno degli elementi è conforto agli uomini a sperare. È la speranza - «la speranza cui siamo chiamati» - un provvidenziale fattore di disturbo per queste comunità umane che vogliono diventare una «città stabile». Intanto «gonfio di vita ululi il mare»: pure se tutta la natura continua ancora a gemere in dolori di parto, perché sempre in attesa di essere liberata definitivamente dalla morte. Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d’Israele. Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio. Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni!

Preghiera

Signore Gesù, apri il nostro cuore alle tue promesse, perché la grazia che viene dal tuo mistero e si riversa nelle nostre vite ci purifichi e ci ravvivi per non essere mai più una generazione malvagia, ma una comunità di discepoli attraversata e continuamente rinnovata dal dono del tuo vangelo, perché sia segno di salvezza per tutti.

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Martedì 13 Ottobre

XXVIII Tempo Ordinario Una madre è una rappresentazione di Dio

IV Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Benedetto S.Benedetto potrebbe essere stato un soldato, forse di origini friuliane come dicono alcuni stori­ ci, dell’esercito imperiale di stanza a Cupra, con­ vertitosi al cristianesimo durante il servizio milita­ re. La tradizione dice che S. Benedetto fu martiriz­ zato sul ponte del torren­ te Menocchia nei pressi dell’antica Civita di Cu­ pra. Era il 13 ottobre dell’anno 304, quando era imperatore Dioclezia­

no. Dopo il martirio, i cristiani del luogo prov­ videro a dare sepoltura al martire, costruendo un sepolcro nascosto, quasi una catacomba a cui ac­ cedervi senza esser visti dai pagani. Sulla tomba del martire fu murata una lapide, che in parte ancora oggi si conserva. Dopo l’editto di Costan­ tino, sulla tomba del san­ to fu ben presto costruito un piccolo sacrario (oratorio), presso il quale

venivano a pregare mol­ ti del luogo richiamati dalla fama taumaturgica del santo, soprattutto contro le malattie della testa. Più tardi, nei pres­ si del piccolo oratorio fu costruita una pieve. La pieve divenne poi chiesa abazziale.

Brano Evangelico: Lc 11,37­41

Agisci… Oggi immagino di invitare Gesù a pranzo nella mia casa, con la mia famiglia. Che cosa penso ci direbbe? E noi che cosa diremmo a lui? Immagino e medito questa scena.

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pran­ zo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro in­ terno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosi­ na quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».

Contemplo: Per voi tutto sarà puro (Lc 11,41) Gesù ci fa capire che la pulizia del cuore è più importante. Non fa le abluzioni rituali prima del pranzo: è un gesto profetico! Lui con il battesimo ha purifi­ cato tutte le acque, ma sa bene che nel cuore dell'uomo c'è sempre tanta acqua sporca. Dice san Paolo: «Sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è impu­ ro in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come impuro, per lui è impu­ ro» (Rm 14,14); «Tutto è puro per chi è puro, ma per quelli che sono corrotti e senza fede nulla è puro» (Tt 1,15).

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Meditazione Più limpida la mia anima

Preghiamo la Parola

Meditazione a cura di don Diego Facchetti

Ricordiamo che Gesù va verso Gerusalemme. La presenza dei farisei diventa più cospicua. Ma Luca fa vedere che non tutti si oppongono per principio al maestro di Nazareth. Alcuni lo sentono con interesse, lo invitano perfino a pranzo, in segno di stima. Eppure ciò non basta se non si è pronti ad andare oltre, cioè a una conversione più profonda che possa magari approdare alla fede. Leggiamo nel brano del Vangelo che "un fariseo lo invitò a pranzo". Probabilmente rimase meravigliato all'udire gli insegnamenti di Gesù. Il problema sta nel fatto che si meraviglia anche di un'altra cosa: che Gesù non facesse le abluzioni, un precetto della legge che i farisei osservavano con grande attenzione. S'intravvede quindi un'incoerenza: l'interesse per la buona novella, e il desiderio di rimanere attaccati alle vecchie usanze. Ma non si può versare del vino nuovo in otri vecchi! Gesù mostra invece di essere uno spirito libero e coerente. Accetta volentieri l'invito a pranzo senza badare alle possibili "trappole" che i farisei amavano tendergli. Anzi, senza aspettare trappole ingegnose, "cade" deliberatamente in una questione più semplice: omettere le abluzioni. E con la stessa libertà interiore, rimprovera i farisei per una omissione più grave: non purificare l'interno. L'accusa di essere "stolti", cioè incapaci di discernimento e giudizio certo, riguarda appunto la priorità dell'interno sull'esterno, così come il vangelo di ieri riguardava la priorità di Gesù sui segni che ne dimostravano la portata.

Ora sappiamo perché tante stelle e sappiamo perché tanti fiori: siamo noi la coscienza del loro splendere, noi la coscienza del loro fiorire; ed è la tua legge la fonte di ogni esistere, la ragione del nostro pensare ed agire. I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia. Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio.

Preghiera

Tu sai, Signore, che mi risulta spesso difficile conoscere la situazione del mio cuore. Il peccato e la mancanza di silenzio mi rende oscuro a me stesso. Illuminami perché possa collaborare con la tua grazia a rendere più limpida la mia anima.

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Pagine bibliche

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Un nuovo anno di Grazia

Non chiacchierate in chiesa di don Pierino Ferrari e don Luciano

Il Signore è sempre in ascolto e non perde una sillaba, nemmeno un bisbiglio di chi parla contro di lui. Fuggite dunque le parole inutili, non mormorate contro il Signore, non criticatelo. Anche di una parola detta in segreto renderete conto e chi parla ingiustamente costruisce la sua rovina. (Dal Libro della Sapienza)

La chiacchiera è un discorso senza fondamento, un parlare inutilmente, è uno spendere parole per passare il tempo, o come si usa dire, per ingannare il tempo. La chiacchiera è un impoverire

la parola, che è segno di pensiero. Il pensiero porta con sé ricchezza, perché attinge le sue risorse allo spirito, immagine di Dio. La chiacchiera è più serva della fantasia e dell'immaginazione che del pensiero. Oh, non si deve pensare che la fantasia e l'immaginazione non possano avere una voce: piuttosto, questa mia sottolineatura vuole esprimere l'aspetto sbrigliato, incontrollato, avventizio, furtivo della fantasia e dell'immaginazione. Vorrei dare qui al pensiero il suo significato più profondo, più costruttivo, più serio, destinato a far nascere, dentro chi lo esprime, una intenzione, un disegno, una cura, un affetto, una gentilezza, un'attenzione, una sollecitudine, un affanno, una preoccupazione. Le chiacchiere trasmettono spesso maldicenza, sono fonte di pettegolezzi, rischiano di togliere e di rovinare l’altrui dignità. Se le chiacchiere sono inutili quando ci troviamo in piazza o ai crocicchi delle strade a maggior ragione diventano, passi

questo termine un poco forte, blasfeme quando si consumano in chiesa, il luogo della preghiera e della presenza di Dio nascosto nel tabernacolo. Quand'ero piccolo ritenevo il "chiacchierare in chiesa" un peccato rispettabile; non avrei mai potuto escluderlo dalla accusa senza nutrire un certo rimorso. Ora non confesso più queste "chiacchiere" perché mi sento adulto. Ma... è poi vero? Se ai bimbi non è permesso di chiacchierare in chiesa, la chiesa potrà forse essere l'ambiente ove gli adulti possono chiacchierare senza avere rimorsi? Penso di no. Chiacchierare in chiesa è un gran peccato. Perché questo discorso? Per condannare i chiacchieroni? No! «Non condannate!». Piuttosto, abbiamo bisogno di conoscere la verità, anche nei comportamenti di chi vive "in Chiesa" oggi. "In Chiesa" si respira bene quando si ama, quando ci si spende senza calcolare, quando si costruisce l'autentica pace, quando si soffre nel proprio ruolo di servi del Divino Volere, quando non ci si adira con i prepotenti, quando non si invidiano i ricchi, né ci si crede gli unici salvatori della storia. "In Chiesa" si vive bene nei panni del pubblicano, con il cuore del samaritano, con la fede dell'emorroissa, con la sem­ plicità di Giuseppe, con la speranza del buon ladrone.

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XXVIII Tempo Ordinario Meglio avanzare strisciando che rimanere seduti a far niente.

Mercoledì 14 Ottobre IV Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Callisto Papa (Papa dal 217 al 222) Ebbe molti avversari tra i cristiani dissidenti di Ro­ ma, e proprio da uno scrit­ to del capo di questi cri­ stiani separati, un antipapa, abbiamo quasi tutte le noti­ zie sul suo conto, presenta­ te però in modo tendenzio­ so. Vi si legge che, prima di diventare papa, era stato schiavo e frodatore. Fuggi­ to in Portogallo, venne arrestato e ricondotto a Roma, dove subì una con­

danna ai lavori forzati nelle miniere della Sar­ degna. Tornato a Roma in occasione di un'amni­ stia, venne inviato ad Anzio. Papa Zeffirino, però, lo richiamò a Ro­ ma, affidandogli la cura dei cimiteri della Chie­ sa. Iniziò così lo scavo del grande sepolcreto lungo la via Appia che porta il suo nome. Alla morte di Zeffirino, Cal­ listo venne eletto papa.

Ma il suo pontificato atti­ rò le inimicizie di un'ala della comunità cristiana di Roma che lo accusò, fal­ samente, di eresia. Il ri­ scatto definitivo su questa figura controversa venne dal suo martirio. Callisto, infatti, fu gettato in un pozzo di Trastevere, forse in una sommossa popolare contro i cristiani nel 222.

Brano Evangelico: Lc 11,42­46

Agisci ... Oggi, nelle eventuali discussioni, scelgo l'ultimo posto, cioè scelgo di non mostrare di sapere più degli altri o di non voler avere ragione.

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la deci­ ma sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giusti­ zia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascu­ rare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».

Contemplo: Non trascurate l'amore di Dio (cf Lc 11,42) «Non trascurate l'amore di Dio» ci dice Gesù, in contrapposizione al legalismo esasperato di alcuni farisei e dottori della Legge. Intendeva dire che la nuova legge perfeziona e supera, senza trascurarle, le anti­ che prescrizioni, e ci fa capire che, in Dio, giustizia e amore non si possono distinguere, e non sono in antagonismo, come spesso accade tra gli uomini.

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Meditiamo la Parola

Guai a noi

Preghiamo la Parola

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Il brano di oggi è la continuazione di quello di ieri. Stiamo davanti a una delle pagine più veementi del Vangelo: il rimprovero ai farisei e dottori della legge, scandito con i potenti "guai a voi!", a motivo della loro doppiezza. La liturgia ce lo presenterà in tre sezioni lungo altrettanti giorni.

Anche oggi Gesù, nel Vangelo, rimprovera gli uomini religiosi del suo tempo per aver ridotto il loro rapporto con Dio a banali atteggiamenti esteriori, per aver rinchiuso la misericordia divina in un freddo legalismo; con la loro interpretazione cavillosa della legge hanno reso impossibile, e perciò odioso, il comando di Dio. Non corriamo il rischio, di fronte a questi rimproveri del Signore, di scaricare la nostra coscienza pensando che siano sempre rivolti ad “altri”, invece di toccare la nostra fede, la nostra vita. Quante volte anche noi neutralizziamo la Parola di Dio riducendola a piccoli “precetti”, a gesti che possiamo orientare a nostro piacimento seguendo la guisa dei nostri gusti, delle mode ricorrenti, dei nostri tornaconti. Non dobbiamo mai dimenticare, come ci ricorda San Paolo, che alla fine della nostra vita, nell’ultimo e supremo giorno, dove cadranno nel nulla le nostre false sicurezze, saremo giudicati non sulle piccole prescrizioni rituali ma sulla “giustizia verso il prossimo e sull’amore per Dio”. E l’amore è un gesto di pura e gratuità libertà, non rigida e fredda normativa.

Da una folla nuda, schierata infila, è mai riuscito qualcuno a discernere un re da un mendicante, e un papa dal suo portamitria? E dove dunque risiede l'essenza di queste imperiose gerarchie? Solo in Dio riposa l’anima mia: da lui la mia salvezza. Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: mai potrò vacillare. Solo in Dio riposa l’anima mia: da lui la mia speranza. In Dio è la mia salvezza e la mia gloria; il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio. Confida in lui, o popolo, in ogni tempo; davanti a lui aprite il vostro cuore: nostro rifugio è Dio.

Preghiera Signore Gesù, non mancare di mettere in riga il piccolo fariseo che si annida nel nostro cuore e donaci di ritrovare sempre la via della conversione. Obbligaci, te ne preghiamo, a distogliere lo sguardo da noi stessi per compiacerci delle nostre piccole conquiste spirituali, per saperlo porre amorevole e giusto - sulle fatiche degli altri senza cedere al giudizio e aprendoci a una carità sempre più ampia.

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XXVIII Tempo Ordinario Non nasconderti dietro false apparenze. Le persone ti ameranno di più per la tua onestà.

Giovedì 15 Ottobre IV Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Santa Teresa di Gesù

Memoria di santa Tere­ sa di Gesù, vergine e dottore della Chiesa: entrata ad Ávila in Spa­ gna nell’Ordine Carme­ litano e divenuta madre e maestra di una assai stretta osservanza, di­ spose nel suo cuore un percorso di perfeziona­ mento spirituale sotto

l’aspetto di una a­ scesa per gradi dell’anima a Dio; per la riforma del suo Ordine sostenne molte tribolazioni, che superò sempre con invitto animo; scrisse anche libri pervasi di alta dottri­ na e carichi della sua

profonda esperienza. Etimologia: Teresa = cacciatrice, dal greco; oppure donna amabile e forte, dal tedesco Emblema: Giglio

Agisci

Brano Evangelico: Lc 11,45­54

Costruire un sepolcro ai profeti uccisi, può significare voler rendere de­ finitiva una realtà, considerarla finita, morta. Oggi mi apro alla novità della parola di Dio, che è sempre viva, capace di sorprendermi e di par-

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazio­ ne sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendo­ gli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

larmi in tanti modi.

Contemplo: Manderò

loro profeti e apostoli (Lc 11,49)

Abbiamo al fianco Gesù, un così buon amico che non ci abbandona mai nelle tribolazioni e nelle sventure. Beato colui che lo ama e lo ha sempre con sé! Guardiamo il glorioso apostolo Paolo che non poteva fare a meno di avere sempre sulla bocca il nome di Gesù, perché l'aveva ben fisso nel cuore. Cono­ sciuta questa verità, ho considerato e ho appreso che altri santi contemplativi, come Francesco, Antonio di Padova, Bernardo, Caterina da Siena, hanno se­ guito questo cammino (Teresa d’Avila).

Non di solo pane ­ Numero 726 ­ pagina 13


Meditiamo la Parola

Preghiamo la Parola

Rendere conto Meditazione a cura di don Carlo Moro Parroco di Gargnano

Con questo brano finisce l'impressionante giudizio di Gesù contro i farisei, quelli di allora e quelli di tutti i tempi. Mentre il brano di ieri era centrato sulle usanze e precetti della legge, il brano di oggi esplora il rapporto che i farisei avevano con la tradizione, col passato. Anche qui si scoprono delle colpe: opporsi all'azione di Dio, venir meno alla propria missione di messaggeri e maestri della parola di. Dio, doppiezza.

Gesù chiude questo rimprovero ai farisei guardando al futuro: loro diverranno responsabili della sua morte. Ciò sarà fatto in continuità con altri fatti di sangue. I farisei consideravano Gesù un predicatore, un rabbino, insomma un tipo di profeta. E sembra che il mestiere dei farisei di allora, anche a partire dai loro padri, era quello di opporsi all'azione di Dio che inviava dei profeti al suo popolo, nonostante che si trattasse di "fratelli israeliti". Perciò la menzione di Abele e Zaccaria, ambedue uccisi da fratelli israeliti. Ma la morte di Gesù sarà la goccia che farà traboccare il vaso: tutto il sangue dei profeti sarà chiesto a quella generazione, la generazione cioè che poco dopo la morte di Cristo vedrà la distruzione di Gerusalemme. Più in positivo si può pensare che le gravi colpe sono l'esi­to negativo di qualcosa che era destinato ad essere molto buono. "La corruzione del migliore genera il peggiore", dicevano gli antichi. Questo "migliore" s'intravvede nel dover "rendere conto" di ogni cosa che facciamo. Ciò sta ad indicare la grandezza dell'essere umano le cui azioni non sono affatto indifferenti. Hanno un valore immenso perché l'uomo è sempre in rapporto con Dio in ogni sua scelta, in ogni suo pensiero lungo tutta la giornata. Davvero il dover "rendere conto" è ciò che rende possibile tanto i rimproveri quanto gli "elogi" che, il secondo il Vangelo, ci fanno guadagnare un grande tesoro nei cieli.

No, non c'è notte da Innominato che non possa essere squarciata da una preghiera. Perché anche il disperato spera; anche il suicida spera. Pure la morte spera; e può essa stessa comporsi in un estremo De profundis. Anche il fiotto del sangue è un inaudito gemito. Anche chi grida a te da luoghi troppo profondi e ti dice di non ascoltar la tua voce, ti prega. E pure chi ti maledice, Dio, a suo modo ti innalza il suo De profundis assurdo. E, presente o assente che tu sia, sempre incombi dall'altro polo dell'abisso: ora muto come una lapide; ora tenero come una madre, gioioso di sentire pietà. Tu pure commosso e avvilito per questo infinito dolore del mondo; commosso per le tante vite infelici, colpevoli o innocenti che siano. Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia supplica. Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi ti può resistere? Ma con te è il perdono: così avremo il tuo timore. Io spero, Signore. Spera l’anima mia, attendo la sua parola.

Preghiera Signore, i farisei forse non si rendevano conto delle loro colpe. Tu hai dovuto agire con forza cercando di fargli aprire gli occhi.., anche sapendo che molti di loro non si sarebbero ravveduti. Non lasciarmi nella mia cecità. Se ce n'è bisogno, non esitare, Signore, ad agire con altrettanta forza nei miei riguardi.

Non di solo pane ­ Numero 726 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 14


Venerdì 16 Ottobre

XXVIII Tempo Ordinario Attento alle conclusioni affrettate:non esistono solo due versioni di una storia,ma tre o quattro o anche più. Concedi agli altri il beneficio del dubbio e te ne saranno grati.

IV Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Sant’Edvige

Santa Edvige, reli­ giosa, che, di origine bavarese e duchessa di Polonia, si dedicò assiduamente nell’assistenza ai po­ veri, fondando per loro degli ospizi, e, dopo la morte del marito, il duca Enri­ Agisci Oggi e sempre mi impegno a vivere nella sincerità e nella trasparenza. Chiedo al Signore di inondare il mio cuore con la luce del suo Sacro Cuore, per intercessione di santa Margherita Maria Alacoque.

co, trascorse operosa­ mente i restanti anni della sua vita nel mo­ nastero delle mona­ che Cistercensi da lei stessa fondato e di cui era badessa sua figlia Gertrude. Morì a Trebnitz in Polonia il 15 ottobre.

Etimologia: Edvige = ricca guerriera, o for­ tuna in battaglia, dal tedesco

Brano Evangelico: Lc 12­1­7

In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpesta­ vano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepo­ li: «Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze. Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver pau­ ra: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passe­ ri!».

Contemplo: Amici miei,

non abbiate paura (Lc 12,4)

Ecco il commento di san Paolo: «Gesù Cristo è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati» (Rm 8,34­37). Nelle tenebre e nella luce, nel segreto e in pubblico, ogni cristiano può dire: «Chi mi rallegrerà se non colui che è stato da me rattristato?» (2Cor 2,2).

Non di solo pane ­ Numero 726 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 15


Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola

Dio solo basta Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Il rimprovero ai farisei era stato capito e ben accolto dal popolo. I farisei sono andati via imbarazzati, e le folle si radunano intorno a questo predicatore, l'unico che aveva osato dire la verità in faccia a quel gruppo di ipocriti. Gesù ora parla della provvidenza di Dio e della sua bontà .

Il Vangelo di oggi ben si adatta al consiglio di Santa Teresa : “Nulla ti turbi. Niente ti manca. Dio solo basta”. L’immagine dei passeri, che valgono due soldi, ma che non sono dimenticati dal buon Dio, è un raggio di sole che disperde le brume autunnali delle mie preoccupazioni così legate alle cose di questa terra. Gesù ci invita ad andare oltre il limite del nostro orizzonte; ci invita a salire sul monte delle beatitudini per volgere lo sguardo oltre le siepi che abbiamo coltivato con cura. Nell’aria tersa dell’altura vedo l’umanità, un’umanità calpestata dalla sofferenza, dai morsi della fame, dal flagello delle guerre. Mi giunge il lamento del malato di cancro, il pianto dell’orfano e della vedova, il sibilo di un proiettile che sta per spezzare una giovane vita innocente. E’ l’umanità che Dio ama, di cui si prende cura, che non andrà persa. E i miei problemi, le mie preoccupazioni cosa sono di fronte a questo abisso di disperazione? Tutto si ridimensiona, cade la siepe, mi si aprono gli occhi. Presto devo scendere dal colle. Dio ha bisogno delle mie mani, della mia voce, del mio cuore. Non temo più le piccole preoccupazioni che mi condannano al fuoco di una ottusa esistenza, temo, piuttosto, il giudizio di Dio sulle mie omissioni, sulla mia sordità che non intende il grido di tanti fratelli. E come i passeri spicco il volo nel cielo del dono puro e gratuito.

Dio ha incontrato l'uomo che lo cercava: «Egli lo trovò in terra deserta, in un landa di ululati solitari. Lo circondò, lo allevò, lo custodì come pupilla del suo occhio». Beato l’uomo a cui è tolta la colpa e coperto il peccato. Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto e nel cui spirito non è inganno. Ti ho fatto conoscere il mio peccato, non ho coperto la mia colpa. Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità» e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato. Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti! Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!

Preghiera

Signore Gesù, continua a chiamarci «amici» e fa' che possiamo trovare in questa intimità con te il senso profondo del nostro vivere e del nostro essere discepoli, sentendoci perdonati e sollevati da ogni peccato che ci fa sperimentare il timore davanti alla vita e, soprattutto, la paura nel confronto con gli altri.

Non di solo pane ­ Numero 726 ­ pagina 16


Pagine bibliche: il Libro di Giobbe/12

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

I miei occhi ti hanno veduto … di don Luciano Vitton Mea “Io ti conoscevo solo per sentito dire. Ora, però, i miei occhi ti hanno veduto” (Giobbe 42,5).

E’ l’approdo e il suggello al lungo pellegrinare dell’uomo ricoperto di piaghe. Giobbe riconosce che prima aveva solo sentito parlare di Dio, ora invece i suoi occhi lo hanno visto. Non è più il Dio dei teologi, racchiuso in rigidi schemi, in dottrine che non riescono a reggere all’urto del dolore e della sofferenza innocente. Precisa Mons. Ravasi: «Giobbe comprende, allora, che il suo errore è stato quello di voler escogitare una risposta razionale, semplice e schematica al mistero del male, allineandosi, così, sullo stesso percorso battuto dai suoi amici teologi che si erano illusi di ridurre il «progetto» divino all'interno dei loro teoremi, a partire

da quello della cosiddetta «retribuzione» secondo la quale ogni prova o sofferenza è punizione di un peccato. Dottrina semplicistica contro la quale Giobbe aveva battagliato in tutti gli interventi del suo dialogo con loro». Giobbe, con i suoi amici, aveva solo parlato di Dio, accusata o difesa la sua apparente “assenza” dai letamai dove gli uomini piangono, soffrono e muoiono. Ora la parola cede il passo alla visione, i ragionamenti si infrangono di fronte a un disegno cosmico che va oltre gli orizzonti della ragione. La sofferenza prende atto che “Sapienza, Provvidenza, Potenza di Dio sono sempre al lavoro, perché anche il mondo, e non solo l’uomo, non è mai perfetto, mai sicuro, non è mai perfetto, mai sicuro,

perché uomo e universo non sono mai finiti” (David Maria Turoldo). Solo attraverso la visione, cioè la contemplazione, il volto di Dio si rivela nell’infinitamente piccolo o nei siderali spazi cosmici: “Conosci tu le leggi del cielo? Ne poni tu l’influenza sulla terra?” La ragione ha e deve avere i suoi spazi per scrutare l’intellegibile ma non ha e non deve avere l’ultima parola perché l’infinito non può essere racchiuso in rigidi schemi. Giobbe vedendo scorrere i testimoni della difesa che abitano nei cieli, sulla terra e negli abissi marini, si accorge che Dio gli aveva sempre parlato, che era nascosto nei suoi lamenti, nascosto nella sua stessa vita. “Per immergersi (in Dio) Giobbe deve essere distrutto. Non s’arriva al vero Dio senza un totale annientamento dell’Io. Ora finalmente i suoi occhi lo vedono, ora che è solo polvere e cenere.” Il libro di Giobbe non risponde con dei ragionamenti alle domande che si alzano dai tanti letamai della terra ma si rivela come un autentico scritto teologico perché incentrato sulla scoperta del vero volto di Dio.

Non di solo pane ­ Numero 726­ Tempo Ordinario ­ pagina 17


XXVIII Tempo Ordinario Non confondere mai la fama con il successo.

Sabato 17 Ottobre IV Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Sant’Ignazio di Antiochia

M e m o r ia d i sant’Ignazio, vescovo e martire, che, discepo­ lo di san Giovanni A­ postolo, resse per se­ condo dopo san Pietro la Chiesa di Antiochia. Condannato alle fiere sotto l’imperatore Traiano, fu portato a Roma e qui coronato

Agisci Oggi mi sgancio dall'idea che, se compio bene la legge, sono automaticamente giusto. È certamente giusto rispettare le norme date da Dio, ma questo non basta se non è accompagnato da un cuore che si affida a Dio e che ama.

da un glorioso marti­ rio: durante il viag­ gio, mentre speri­ mentava la ferocia delle guardie, simile a quella dei leopardi, scrisse sette lettere a Chiese diverse, nelle quali esortava i fra­ telli. Etimologia: Ignazio

= di fuoco, igneo, dal latino Emblema: Ba­ stone pastorale, Palma a servire Dio in comu­ nione con i vescovi e a non impedire che egli fosse immolato come vittima per Cristo.

Brano Evangelico: Lc 12,8­12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: chiunque mi ricono­ scerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato. Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, per­ ché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».

Contemplo: Lo Spirito Santo vi insegnerà (Lc 12,12) A Maria l'angelo ha detto: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra». La Chiesa si rispecchia in Ma­ ria. E la Chiesa sa che prima di intraprendere ogni cosa e lanciarsi per le vie del mondo, ha bisogno dello Spirito Santo, e che alla venuta dello Spirito Santo ci si prepara con la preghiera, e che tale preghiera deve essere perse­ verante e concorde. La Chiesa riceve lo Spirito Santo quando rimane in pre­ ghiera con Maria e gli Apostoli (At 1,14).

Non di solo pane ­ Numero 726 ­ pagina 18


Meditiamo la Parola

Senza nessun appoggio umano Meditazione di Fiorella Elmetti

Tante volte, di fronte alle incomprensioni e alle difficoltà della vita, ci si chiede: “Parlare o non parlare? E come parlare?”. A queste domande oggi viene in aiuto il vangelo: “…non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire”. Certo che non possiamo non essere preoccupati se, ad esempio, vediamo i nostri giovani frequentare cattive compagnie e non partecipare alla santa Messa, tuttavia non è rimproverandoli con parole qualsiasi che li ricondurremo sulla buona strada, ma avendo fiducia nell’aiuto dello Spirito Santo e familiarità con tutto ciò che riguarda la vita cristiana: la preghiera, l’ascolto della Parola, la condivisione dell’Eucaristia. Infatti, come il patriarca “Abramo ebbe fede sperando contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto” anche al cristiano non è data nessuna certezza tangibile, ma solo la promessa che la sua preghiera può essere esaudita, secondo i tempi che solo Dio conosce. Anche Raissa Maritain, filosofa, poetessa e mistica russa, affermava che “camminare sulle acque, ecco la vocazione del cristiano. Senza nessun appoggio umano, nella fede pura, nella speranza e nella pura carità. Senza nessun sentimento, a volte, tenendo unicamente lo sguardo levato verso Dio...”. E in fondo questo è molto bello, perché questa è la via che tutti possiamo percorrere per raggiungere la santità. Così è stato per sant’Ignazio d’Antiochia, vescovo e martire, di cui oggi celebriamo la memoria, così è per ciascuno di noi. Raramente possiamo contare su visioni celesti o voci d’angeli che ci spianano la strada, tuttavia nella fedeltà al vangelo davvero nulla ci manca.

Preghiamo la Parola

Potranno altri popoli oppressi, i poveri di sempre, i poveri di tutto il mondo: questa umanità schiava come l'antico tuo popolo, Signore; potrà questo oceano di poveri cantare un giorno il salmo della loro liberazione? O ci saranno soltanto nuovi faraoni senza nuovi esodi? Che senso avranno le nostre Pasque e questo cantare ancora salmi se ci troviamo conniventi con gli stessi faraoni? Oh chiese!...

Voi, stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto. È lui il Signore, nostro Dio: su tutta la terra i suoi giudizi. Si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni, dell’alleanza stabilita con Abramo e del suo giuramento a Isacco. Così si è ricordato della sua parola santa, data ad Abramo suo servo. Ha fatto uscire il suo popolo con esultanza, i suoi eletti con canti di gioia.

Preghiera

Signore Gesù, rendici saldi come il nostro padre Abramo, ma non lasciare mai che cediamo alla durezza di uno sterile rigorismo. Persino nel momento della prova, quando il rifiuto e la persecuzione potranno segnare il ritmo della nostra esistenza, donaci di essere sereni e non solo pacifici, ma persino pacificanti.

Non di solo pane ­ Numero 726 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 19


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 726 Domenica 11 Ottobre 2015 Chiuso il 07/10/ 2015 Numero copie 1350

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

Per la tua vita spirituale visita il

Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

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