Non di solo
PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 1 Novembre 2015 XXXI del Tempo Ordinario
Anno XV - n°
Beati i poveri in Spirito Perché di essi è il Regno dei Cieli
Itinerario quotidiano di preghiera
729
Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”
Sito di Non di Solo Pane:
Sussidio di preghiera per la famiglia
www.nondisolopane.it
Ottobre 2015
Offerta quotidiana
Intenzioni mese di Novembre Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché sappiamo aprirci all'incontro personale e al dialogo con tutti, anche con chi ha convinzioni diverse dalle nostre.
Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.
Intenzione missionaria Perché i pastori della Chiesa, amando profondamente il proprio gregge, possano accompagnarne il cammino e tenere viva la speranza. Intenzione dei vescovi Perché il Convegno Ecclesiale nazionale di Firenze sia l'occasione per ripensare l'umanesimo nell'epoca della scienza, della tecnica e della comunicazione. Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente e misericordioso, ci impegniamo con gioia nella costruzione della civiltà dell'amore.
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XXXI Domenica del Tempo Ordinario Fate crescere in voi l'amore per Dio; tutte le altre forme d'amore non sono amore affatto, sono soltanto attaccamenti inconsistenti e passeggeri.
Domenica 1 Novembre III Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Tutti i Santi La Chiesa è indefettibil mente santa: Cristo l’ha amata come sua sposa e ha dato se stesso per lei, al fine di santificarla; perciò tutti nella Chiesa sono chiamati alla san tità. La Chiesa predica il mistero pasquale nei santi che hanno sofferto
con Cristo e con lui so no glorificati, propone ai fedeli i loro esempi che attraggono tutti al Padre per mezzo di Cri sto e implora per i loro meriti i benefici di Dio. Oggi in un’unica festa si celebrano, insieme ai santi canonizzati, tutti i
giusti di ogni lingua, di ogni razza e di ogni nazione, i cui nomi so no scritti nel libro della vita. Si iniziò a celebra re la festa di tutti i santi anche a Roma, fin dal sec. IX.
Vangelo: Mt 5,112
Agisci Questa festa è l'occasione per domandarmi cosa sto facendo di concreto per vivere quotidianamente nella santità evangelica. Chiedo a Maria di aiutarmi a capire qual è la via da seguire per ottenere la ricompensa nel regno dei cieli.
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Contemplo: Saranno chiamati figli di Dio (Mt 5,9) «I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indot to molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre» (Dn 12,3). Gesù dice dei santi ciò che ha detto di Maria: «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,28). La grazia della «letizia» o «beatitudine» evangelica è una grazia che non possiamo presumere di avere; ma il Signore la concede gratuitamente a chi la chiede e a chi la ammira nei suoi santi (Card. Carlo M. Martini).
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La dignità dell’uomo di don Luciano Vitton Mea
«Per me, è il testo più importante della storia umana. S'indirizza a tutti, credenti e non, e rimane dopo venti secoli, l'unica luce che brilla ancora nelle tenebre fatte di violenza, di paura, di solitudine in cui è stato gettato l'Occidente dal proprio orgoglio ed egoismo». Con queste parole Gilbert Cesbron sintetizza le Beatitudini. Nel Vangelo di Matteo le Beatitudini non sono un discorso qualsiasi ma “il discorso dei discorsi”, il programma di vita che i discepoli di Gesù devono abbracciare e far diventare “luce del mondo e sale della terra”. Dalla cat-
tedra della montagna Gesù non pronuncia delle semplici esortazioni o delle raccomandazioni; parla con autorità, legifera, detta un nuovo codice di vita, delle nuove regole di comportamento. E’ su questo punto che vorrei soffermarmi. Le beatitudini non sono facoltative, non riguardano un numero ristretto di persone: sono i nuovi comandamenti del cristiano. Infatti come Mosè è salito sul monte per ricevere da Dio le tavole della legge, così Gesù sale sul monte per consegnare la nuova alleanza ai suoi amici. Qual è la differenza fondamentale? Sostanzialmente un nuovo modo di concepire il rapporto con Dio.
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La legge antica ha un linguaggio giuridico, la seconda esperienziale; la prima sembra “calare dall’alto”, la seconda passa attraverso una “parola che si è fatta carne”. Mi spiego meglio. Gesù per primo è il “beato” proprio perché povero, mite, puro di cuore e così via; sembra dirci: “Io ho provato la strada della povertà e vi assicuro che è la via migliore, la strada di una nuova umanizzazione, un codice comportamentale che vi renderà veramente felici”. Gesù propone come modello non delle parole scritte su tavole di pietra, ma la sua stessa vita, la sua esperienza, i suoi sentimenti, il suo cuore. Le beatitudini non sono solo la “Magna carta” del cristiano, ma anche “luogo antropologico” che rivela all’uomo la sua vera identità. Vi è un luogo profondo nell’animo umano che rimane sconosciuto, quasi velato; le Beatitudini rivelano questo luogo, svelano all’uomo il senso della sua vera natura, fanno riemergere l’antica effige, la sua vera natura di figlio, la dignità dell’“imago Dei”. Sulla montagna delle beatitudini Gesù non ci parla di Dio ma dell’uomo, rivela la vera e autentica dignità della natura umana.
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don Luciano
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Preghiamo la Parola
Pure se il velo del Tempio si è rotto alla sua morte e la «Presenza» ora si posa sopra un patibolo, anche se più non credete, o pellegrini, aiutateci a canta re ad altra gloria.
Contemplatio :
La virtù della speranza Sì, la speranza. Se questa virtù non ci sostiene, non è certa la nostra perseveranza, potremmo smarrirci per via, ed è così facile, oggi purtroppo. È facile rinunciare agli ideali della vita cristiana, primo perché sono difficili e lontani; secondo perché la psicologia dell'uomo moderno è rivolta al conseguimento, anzi al godimento di beni facili e immediati, di beni esteriori e sensibili, più di quelli interiori e morali; terzo perché l'opportunismo è di moda. Il successo vicino e proprio prende il posto degli ideali, obbligato a dure resistenze e ad antipatiche posizioni. All'entusiasmo della resistenza, del coraggio, del sacrifico subentra il calcolo dell'utilità, l'accettazione della moda, la fiducia nella maggioranza, la noia di sostenere la parte di una propria precisa, forte e incomoda impopolarità; posizioni psicologiche ed altre simili che non sanno vivere la speranza. La speranza è la consapevolezza che il cristiano ha di essere fin d'ora inserito mediante la grazia dello Spirito Santo in un grande piano di salvezza, per cui la propria sorte è avvolta da una promessa non illusoria (Paolo VI).
Del Signore è la terra e quanto contiene: il mondo, con i suoi abitanti. È lui che l’ha fondato sui mari e sui fiumi l’ha stabilito. Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli. Egli otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza. Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
Preghiera
Signore Gesù, oggi la Chiesa non celebra una irraggiungibile perfezione. Oggi è festa perché tu ci scegli uno per uno, ci ami così come siamo, mendicanti al mar gine della via. Noi siamo per te chiamati a lasciar ardere con amore fiducioso la scintilla della nostra vita, siamo ciottoli di fiume, che possono brillare solo in comu nione con chi ci ha preceduto e con chi oggi cerca e riflette la tua luce, in una scia santa e luminosa!
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XXXI Tempo Ordinario Aspettiamo il nostro Salvatore Gesù Cristo; egli trasfigurerà il nostro corpo mortale a immagine del suo corpo glorioso.
Lunedì 2 Novembre III Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Commemorazione di tutti i fedeli defunti
Commemorazione di tutti i fedeli defunti, nella quale la santa Ma dre Chiesa, già sollecita nel celebrare con le do vute lodi tutti i suoi fi gli che si allietano in cielo, si dà cura di in tercedere presso Dio per le anime di tutti co
loro che ci hanno preceduti nel segno della fede e si sono addormentati nella speranza della re surrezione e per tut ti coloro di cui, dall’inizio del mon do, solo Dio ha co nosciuto la fede,
perché purificati da ogni macchia di pec cato, entrati nella comunione della vita celeste, godano della visione della beatitu dine eterna.
Brano Evangelico: Gv 6,3740
Agisci Servire chi si trova nel bisogno è servire Gesù in persona. Quanta grandezza si nasconde in un umile gesto d’amore. Anche deporre un piccolo fiore o visitare i nostri cari defunti è un gesto di tenerezza e d’amore.
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, ver rà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono di sceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiun que vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Contemplo: Venite, benedetti del Padre mio (Mt 25,34) Come il Padre non ha abbandonato Gesù alla morte, così, seguendo le orme di Gesù, anche la morte del cristiano non è la morte di uno schiavo, ma quella di un figlio. «Scrivi: "D'ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore". Sì, dice lo Spirito, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li se guono» (Ap 14,13). È la «comunione» della Chiesa: «Si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno una cetra e coppe d'oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi» (Ap 5,8).
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Meditiamo la Parola
Preghiamo la Parola
Giocando con i suoi incastri Meditazione di Fiorella Elmetti
Leggendo questo brano di vangelo, mi è venuta in mente l’immagine della chiave. Ci vuole sempre una chiave (o un codice d’accesso nel caso di cancelli telecomandati dall’auto o delle casseforti) per aprire tutte le porte, anche quelle più pesanti, anche quelle realizzate con legno pregiato. Giocando con i suoi incastri, la chiave apre tranquillamente le serrature e ti fa entrare in casa. Se la perdi, questa possibilità ti viene meno finché la trovi o fai un’altra chiave. Gesù infatti dice: “Che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo resusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Senza Gesù il nostro cuore è un tranello a se stesso. Meglio ancora è un impasto, come suggerisce uno scritto di don Tonino Bello: “Sono un impasto di mansuetudine e ira, di superbia e di modestia, di bontà e di durezza. Sono un intruglio di fervore e di frigidezza, di dissipazione e di raccoglimento, di slanci impetuosi e di apatica immobilità. Sono un polpettone di carne e Spirito, di passioni indomite e di mistiche elevazioni, di ardimenti coraggiosi e di depressioni senza conforto. Dio mio, purificami da queste scorie in cui naviga l'anima mia; fammi più coerente, più costante. Annulla queste misture nauseanti di cui sono composto, perché io ti piaccia in tutto, o mio Dio". Può Gesù “operare” in mezzo a tante scorie? Certamente. Egli è nato in mezzo alla paglia, non in un appartamento tirato a lucido. Egli è morto tra schegge di legno e rivoli di sangue, non in un ospedale asettico. Egli è risorto tra lo stupore delle donne accorse al suo sepolcro e l’incredulità degli apostoli che non avevano compreso le scritture. Ed ancora opera.
Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura? Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario. Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me, rispondimi! Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto. Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.
Preghiera Signore Gesù, i nostri carissimi defunti vivono in noi, con struggente tenerezza. Ma vivono soprattutto in te! Non il regno delle ombre li ha inghiottiti, ma il regno della vita li ha ac colti nella luce senza fine, nella gioia alla tua presenza! Accogliamo la sfida: ogni vita, ogni attimo, ogni inizio, ogni fine sono un dono misterioso e prezioso, e, alla fine della strada, c'è il tuo abbraccio, Signore, per ognuno! Lo de a te per i secoli dei secoli.
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XXXI Tempo Ordinario Cominciate il giorno con amore, trascorrete il giorno con amore, finite il giorno con amore; questa è la via che porta a Dio.
Martedì 3 Novembre III Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: San Martino da Porres Nasce a Lima nel 1579. Suo padre è l'aristocratico spagnolo Juan de Porres, che all'inizio non vuole riconoscerlo, perché la madre è un'ex schiava nera d'origine africana. Nominato governatore del Panama, il padre lascia la bimba a un parente e Mar tino alla madre, con i mez zi per farlo studiare. Mar tino diventa allievo di un barbierechirurgo. Lui però vorrebbe entrare fra i Domenicani, che hanno fondato a Lima il loro
Agisci
primo convento peruvia no. Ma come mulatto vie ne accolto solo come ter ziario e gli vengono asse gnati solo compiti umili. Quando i Domenicani avvertono la sua energia interiore lo tolgono dalla condizione subalterna, accogliendolo nell'Ordine come fratello cooperatore. Martino de Porres, figlio di un "conquistatore", offre così in Perù un e sempio di vita esemplare. Vengono da lui per consi glio il viceré del Perù e
l'arcivescovo di Lima, trovandolo perlopiù cir condato da poveri e da malati. Quando a Lima arriva la peste, cura da solo i 60 confratelli. Per tutti è l'uomo dei miraco li: fonda a Lima un colle gio per istruire i bambini poveri: il primo del Nuo vo Mondo. Guarisce l'arcivescovo del Messi co, che vorrebbe condur lo con sé. Ma Martino muore a Lima. È il 1639.
Brano Evangelico: Lc 14,1524
Maria ha saputo affidare totalmente a Dio la sua vita, trovando in questo la pace. Affronterò la mia giornata impegnandomi ad essere quieto e sereno.
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena».
Contemplo: Custodiscimi, Signore, nella pace (dal Salmo responsoriale) Il Signore Gesù ci racconta una parabola nella quale un uomo diede una gran de cena e fece molti inviti: «Venite a casa mia, tutto è pronto». Nessuno degli invitati accettò. Il Signore invita anche noi, oggi, nella sua casa, il suo cuore pieno di amore per noi. Accogliamo l'invito e, una volta entrati nel suo cuore, diciamogli con fede: «Custodiscimi, Signore, nella pace, donami il conforto della tua misericordia e del tuo amore».
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Meditiamo la Parola
Preghiamo la Parola
Col cuore vuoto Meditazione di Fiorella Elmetti
Domenica scorsa, mi sono incontrata con amici. Ab biamo trascorso una giornata in amicizia come faccia mo da anni, ma soprattutto ci siamo fermati a pregare e riflettere, e durante quell’incontro animato anche da diapositive sulla creazione e musiche ho sentito una bella canzone di un noto cantante italiano di musica leggera che dice: “Puoi decidere le strade che farai, puoi scalare le montagne oltre i limiti che hai, potrai essere qualcuno se ti va, ma se non ami, se non ami, non hai un vero motivo per vivere, se non ami, non ti ami e non ci sei, se non ami, non ha senso tutto quel lo che fai…”. Per brevità riporto solo l’inizio, ma il testo riprende l’inno alla carità di san Paolo e ora che mi ritrovo di fronte all’invito di partecipare ad “una grande cena” capisco che non corrispondervi vuol dire ritrovarsi col cuore vuoto di fronte a Dio, che con insistenza prende l’iniziativa nel chiamarci a collabo rare al suo regno, ciascuno con i doni che ha e nell’ambito in cui vive. Non a caso, sr. Anna Maria Canopi commenta così questo invito: “Il Signore ogni giorno viene a cercarci dovunque siamo: nelle piazze, lungo le vie delle città o sulle strade della pe riferia, forse anche chiusi in qualche palazzo costruito da noi stessi con le nostre illusioni. Mediante la sua parola ci chiede di lasciare tutto, di lasciare soprattut to noi stessi e di accogliere la sua gioia. Non faccia moci pregare troppo, non ci accada di essere lasciati fra coloro che non assaggeranno la cena del Signore perché, sebbene più volte invitati, non hanno saputo apprezzare il dono”. È vero, non ci capiti di continua re a rimandare l’invito ad entrare in comunione con Dio e di non rispondere al suo amore, altrimenti egli passerà altrove e non conosceremo la gioia di essere chiamati amici.
Come gli angeli volare eterna mente immobili dentro il tuo gor go e contemplare i tuoi occhi. Ancor più, ancor più e sempre, o Dio, o Amato, in ogni cosa piacerti! Sensi di fanciullo ti chiedo, di farmi interiore e mite, e taciturno nella tua pace. E di possedere un cuore chiaro.
Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto; non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me. Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia. Israele attenda il Signore, da ora e per sempre.
Preghiera
Signore Gesù, liberaci dalla pigrizia che ci induce a sottovalutare la portata dell'invito che ci viene fatto non solo per essere onorati, ma pure per essere in grado di onorare, con la nostra pre senza alla tavola della vita, la gioia degli altri.
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Pagine bibliche
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Davanti al mistero della morte
Si impone il silenzio a cura di don Carlo Moro
Davanti alla morte si impone il silenzio che, facendoci entrare nel dialogo dell'eternità e svelandoci il linguaggio dell'amore, ci mette in comunicazione profonda con questo insondabile mistero. Esiste un legame fortissimo tra coloro che hanno cessato di vivere nello spazio e nel tempo e chi in esso si trova ancora immerso. Se la scom parsa fisica delle persone care fa sentire con sofferenza una irraggiungibile lontananza, mediante la fede e la preghiera si sperimenta con loro una più intima comu nione. Quando sembra che
esse ci lascino, è in realtà il momento in cui si stabiliscono più saldamente nella no stra vita, ci rimangono presenti, fanno parte della no stra interiorità; le troviamo in quella patria che già por tiamo nel cuore, là dove abita la Trinità. San Paolo incoraggia a vivere positivamente il mistero della morte, affrontandola giorno dopo giorno, accettan dola come legge di natura e di grazia, per essere progres sivamente spogliati di ciò che deve perire fino a ritrovarci miracolosamente già trasformati in ciò che dobbiamo di-
ventare. La `morte quotidiana' si rivela così piuttosto una nascita: il lento declino e il tramonto sfociano in un'alba luminosa. Tutte le sofferenze, le fatiche, le tribo lazioni della vita presente fanno parte di questo necessario, quotidiano morire per passare alla vita immortale. Dobbiamo vivere fissando lo sguardo sull'oggetto della beata speranza, appoggiandoci unicamente alla fedeltà del Signore, che ci ha dato una promessa di eternità. Se vivremo così, quando giungeremo al tramonto di questa vita, non vedremo calare le tenebre della notte, ma ci apparirà davanti attesa eppure sorprendente l'alba dell'eternità e avremo la gioia ineffabile di sentirci una cosa sola con il Signore. Dopo lungo faticare saremo pienamente suoi e tale appartenenza sarà pienezza di beatitudine nella visione a faccia a faccia.
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 10
XXXI Tempo Ordinario Ogni giorno al tuo risveglio pensa: oggi sono fortunato perché mi sono svegliato, sono vivo ho il dono prezioso della vita.
Mercoledì 4 Novembre III Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: San Carlo Borromeo Nato nel 1538 nella Rocca dei Borromeo, sul Lago Maggiore, era il secondo figlio del Conte Giberto e quindi, secondo l'uso delle famiglie nobiliari, fu tonsu rato a 12 anni. Studente bril lante a Pavia, venne poi chiamato a Roma, dove ven ne creato cardinale a 22 an ni. Fondò a Roma un'Acca demia secondo l'uso del tempo, detta delle «Notti Vaticane». Inviato al Conci lio di Trento, nel 1563 fu consacrato vescovo e inviato
sulla Cattedra di sant'Am brogio di Milano, una diocesi vastissima che si estendeva su terre lom barde, venete, genovesi e svizzere. Un territorio che il giovane vescovo visitò in ogni angolo, preoccu pato della formazione del clero e delle condizioni dei fedeli. Fondò semina ri, edificò ospedali e ospi zi. Utilizzò le ricchezze di famiglia in favore dei poveri. Impose ordine all'interno delle strutture
ecclesiastiche, difendendole dalle ingerenze dei potenti locali. Un'opera per la quale fu obiettivo di un fallito attentanto. Durante la peste del 1576 assistette personal mente i malati. Appoggiò la nascita di istituti e fondazio ni e si dedicò con tutte le forze al ministero episcopa le guidato dal suo motto: «Humilitas». Morì a 46 anni, consumato dalla ma lattia il 3 novembre 1584.
Brano Evangelico: Lc 14,2533
Agisci Sull’esempio di Gesù, che ha saputo amare i fratelli fino al dono della vita, oggi mi impegnerò a compiere un gesto concreto d’amore nei confronti delle persone che ho accanto.
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vede re se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Contemplo: Il Signore è mia luce (dal Salmo responsoriale) Il Signore, talvolta, sembra avere grandi pretese nei nostri confronti: «Se uno vuole seguirmi, deve odiare persino la propria vita!». Ci sem brano parole molto esigenti solo perché non cogliamo la luce che egli stesso fa nascere nei nostri cuori. Il Signore non vuole che ci distac chiamo dai nostri cari o dalla nostra vita, ma che consideriamo tutto nella sua luce, che illumina ogni creatura e ci fa vedere tutto con il suo sguardo di eternità.
Non di solo pane Numero 729 pagina 11
Meditiamo la Parola
Di più Meditazione di Fiorella Elmetti
In un suo commento, Paolo Curtaz afferma: “Gesù provoca, osa, scompagina: pretende di essere più grande della più grande emozione che possiamo sperimentare, della più grande gioia umana, quella dell'innamoramento, quella della paternità, quella dell'affetto parentale. Chiedere di odiare significa, nel linguaggio semitico, amare di più qualcos'altro, Dio e il Regno, in questo caso. Gesù ci sfida: lui è di più, lui può colmare il cuore là dove immaginiamo che una gioia, legittima e giusta, lo possa invece riempire. E sfida: fate bene i vostri calcoli, come chi deve mettersi a costruire una casa, o fare guerra al vicino. E tu, amico lettore, hai fatto bene i tuoi conti? Hai investito le tue energie, il tuo tempo, la tua intelligenza dalla parte giusta? Non abbiamo paura di investire in Dio, l'unico bene che non subisce gli scossoni delle borse! Tutto il tempo che dedichiamo all'interiorità, alla meditazione, alla crescita spirituale, diventa un tempo che porta frutti, che allarga gli orizzonti, che restituisce pace. Gesù ci chiede di vivere le legittime gioie di tutti i giorni (Dio ci chiederà conto di tutte le gioie che non avremo vissute!) consapevoli che da lui provengono e a lui rimandano. Ci sono delle grandi gioie da vivere, ma Gesù è di più”, perché ti chiede una risposta personale che vada oltre il proprio limite umano. Questo “di più”, lo sottolinea pure Papa Francesco, quando in una sua omelia dice: “Fare ciò che Gesù ci dice di fare è buono e si deve fare, ma questa è la mia risposta alla salvezza che è gratuita, viene dall’amore gratuito di Dio… L’amore più grande è questo: amare Dio con tutta la vita, con tutto il cuore, con tutta la forza, e il prossimo come te stesso… Ma la fonte è l’amore; l’orizzonte è l’amore”.
Preghiamo la Parola
Sorga anche per noi, in questa tenebra che ci avvolge, una luce clemente e soave: che non si spenga la santità sulla terra. Non solo i santi preghino per noi, ma pure noi preghiamo per essi, perché almeno essi non vengano meno.
Beato l’uomo che teme il Signore e nei suoi precetti trova grande gioia. Potente sulla terra sarà la sua stirpe, la discendenza degli uomini retti sarà benedetta. Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti: misericordioso, pietoso e giusto. Felice l’uomo pietoso che dà in prestito, amministra i suoi beni con giustizia. Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre, la sua fronte s’innalza nella gloria.
Preghiera
Signore Gesù, che per noi ti sei fatto caricare della croce e hai accettato di esservi innalzato come un malfattore, donaci la semplicità della verità, per ché non presumiamo mai delle nostre forze e impariamo, nella concretezza dei tempi e delle situazioni, ad amare in verità, anche se il nostro amore fos se poco e povero.
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 12
XXXI Tempo Ordinario Non abbandonarmi, Signore mio Dio, da me non stare lontano; vieni presto in mio aiuto, Signore, mia Salvezza.
Giovedì 5 Novembre III Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Santa Trofimena Santa Trofimena, santa d'o rigine siciliana, di Patti (ME) omologa di Santa Febronia, che si venera a Minori (SA) in Costiera Amalfitana. L'agiografia è piuttosto contorta, la leg genda vuole che fu marti rizzata ancora fanciulla, intorno ai 12 /13 anni per mano dello stesso padre, poiché desiderosa di battez zarsi e di abbracciare la fede cristiana, si racconta di
una visione di un angelo che le annuncia la con sacrazione a Cristo e l'imminente martirio, e contraria alle nozze con il prescelto indicato dal la famiglia. Il corpo fu affidato alla custodia di un urna e gettato in ma re, le correnti la spinsero sino alle coste salernita ne e precisamente a Mi nori. L'urna ritrovata dalla popolazione mino
rese fu fatta trasportare da una pariglia di giovenche, ma arrivati al punto dove oggigiorno sorge la chiesa a lei dedicata, gli animali non vollero assolutamente proseguire, pertanto i mi noresi interpretarono ciò come il segnale divino del la scelta del luogo ove eri gere la suddetta chiesa.
Agisci
Brano Evangelico: Lc 15,110
Con l’umiltà di Maria oggi farò il mio esame di coscienza, individuando con sincerità le mie mancanze verso Dio e verso il prossimo.
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conver sione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampa da e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mone ta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Contemplo: Accoglie i peccatori e mangia con loro (Lc 15,2)
Sta scritto: «È terribile cadere nelle mani del Dio vivente!» (Eb 10,31); «Il nostro Dio è un fuoco divorante» (Eb 12,29). La meraviglia dei no stri cuori, tremanti dinanzi al mistero, è che Dio si è fatto uomo, «accoglie i peccatori e mangia con loro», si carica sulle spalle la pecora distratta e perduta, ripulisce la moneta ritrovata nella polvere, vi fa bril lare di nuovo l'immagine della scintilla divina, e dice: «Vi è gioia da vanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Non di solo pane Numero 729 pagina 13
Medita la parola
Preghiamo la Parola
La pecora ritrovata Meditazione a cura di Don Carlo Moro Parroco di Gargnano
Le parabole che il vangelo ci presenta oggi sono pronunciate da Gesù dinanzi ad un uditorio particolare: pubblicani e peccatori. L'antefatto che Luca riferisce è il commento amaro di farisei e scribi sul fatto che Gesù si intrattenga e mangi insieme a queste persone "poco raccomandabili". Il filo conduttore di queste due parabole è che Dio perdona e accoglie tutti. Al tempo stesso vediamo pure spiegato il motivo della missione di Gesù, che viene espresso con le figure del pastore che va in ricerca della pecora smarrita e della donna che “mette a soqquadro” la casa per ritrovare la monetina perduta. Il Figlio di Dio si è incarnato per salvare i peccatori, per riportare di nuovo vicino al Padre coloro che si erano allontanati. Ristabilire la comunione degli uomini con Dio è l'interesse che emerge dall'atteggiamento di Gesù. Risponde così alla provo cazione degli scribi e dei farisei, che si scandalizzavano di questa frequentazione del Maestro con persone di categorie ritenute "impure" che, anzi, si dovevano assolutamente evitare. Abbiamo una bellissima immagine del volto del Padre: il nostro Dio non è pieno d'ira e non si lascia andare al rancore. E invece un Dio misericordioso, che si china sull'uomo, gli va incontro attraverso le tenebre, lo cerca per poi accoglierlo nella sua luce e condurlo nella vita vera. Come credenti non viviamo più per noi stessi — come ci ricorda san Paolo — ma per il Signore, perché noi siamo suoi (cf. la prima lettura).
«Non paura» di te o dell'uo mo e più, brama di vederti è la fede: il tuo santuario ora è la terra, e il nido della mia fiducia il tuo cuore.
Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura? Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario. Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.
Preghiera
Signore Gesù, donaci di sentire la tua misericordia per ciascuna delle nostre perdizioni e facci così trovare il co raggio di cercare a nostra volta, fino a perdonare come te, regalandoci gli uni gli altri l'impagabile gioia di esse re cercati e di essere trovati.
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 14
XXXI Tempo Ordinario Chi ama è paziente e premuroso. Chi ama non è geloso, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio. Chi ama è rispettoso, non va in cerca del proprio interesse, non conosce la collera, dimentica i torti.
Venerdì 6 Novembre III Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: San Leonardo di Limoges Eremita Leonardo nacque in Gallia al tempo dell’imperatore Anastasio da nobili fran chi, amici del re Clodoveo che volle fargli da padrino al battesimo. In gioventù rifiutò di arruolarsi nell’esercito e si mise al seguito di S. Remigio, arcivescovo di Reims. Avendo questi ottenuto dal re di poter chiedere la liberazione dei prigionieri che avesse incontrato, anche Leonardo, acceso di carità, chiese e ottenne lo
stesso favore e liberò, di fatto, un gran numero di questi infelici. Diffonden dosi la fama della sua san tità, egli rifiutata la dignità vescovile offertagli da Clodoveo si diresse a Li moges; attraversando la foresta di Pavum soccorse la Regina sorpresa dalle doglie del parto. La pre ghiera del santo le conces se di superare i dolori e di dare alla luce un bel bam bino. Clodoveo ricono scente gli concesse una
parte del bosco per edifi carvi un monastero. Il San to costruì un oratorio in onore della Madonna e dedicò in altare in onore di S. Remigio; scavò poi un pozzo che si riempì mira colosamente d’acqua e al luogo diede il nome di nobiliacum in ricordo della donazione di Clodoveo. Il Santo sarebbe morto il 6 novembre di un anno im precisato, nella metà del VI secolo.
Brano Evangelico: Lc 16,18
Agisci: Gesù mi ha liberato dalle tenebre del pecc a to re nd e ndo m i “figlio della luce”. Oggi mi impegnerò a testimoniare questa verità con un comportamento onesto e trasparente.
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
Contemplo: Ha rivelato la sua giustizia (dal Salmo responsoriale) «Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivela to la sua giustizia» (dal Salmo responsoriale). Gesù ha annunciato la buona notizia dell'amore di Dio per tutti gli uomini, che si dispiega nella storia se condo i suoi criteri. La sua giustizia, però, non sempre coincide con la nostra: non avremmo mai lodato l'amministratore disonesto. In realtà, quell'uomo ha condonato (per quanto poteva) i debiti, cosa che equivale a perdonare i pecca ti. Se perdoniamo anche noi saremo, a nostra volta, perdonati.
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 15
Preghiamo la Parola
Meditiamo la Parola
La sapienza (che è pure scaltrezza) Meditazione di don Fiorella Elmetti
Salmo 97
Non so bene indicare chi è l’autore, ma ho trovato in un commento quanto riporto: “Ogni bene della terra lui lo deve trasformare in eternità beata. Anche il più piccolo bene, anche un tozzo di pane dovrà essere trasformato in gaudio e gioia del Paradiso. Questa scienza, questa sapienza, questa perizia dovrà acquisire ogni cristiano. Dal bene infinitesimale della terra dovrà ricavare una quantità smisurata di felicità immortale. Questa è la sola ed unica vera amministrazione dei beni di questo mondo. Le altre sono fallimentari, peccaminose, futili, stolte, insipienti, disumane, antiumane, di morte eterna. La scaltrezza del cristiano proprio in questo dovrà consistere: farsi con i beni non suoi, perché sono tutti di Dio, un buon futuro eterno. Ogni bene di questo mondo lo dovrà lasciare, abbandonare in ogni istante. Non c'è alcuna sicurezza per nessuno. Oggi siamo. Domani non siamo più...”. Vale qui il consiglio che più volte, terminata la confessione, mi viene detto: “Nella preghiera chiedi il dono della sapienza (che è pure scaltrezza). Essa, di volta in volta, ti guidi ad agire per il meglio”. Prezioso dono quello della sapienza. In merito c’è una bella preghiera di sant’Agostino che dice: “Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l'udito interiore, perché non mi attacchi alla cose materiali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali. Vieni in me, Spirito Santo, Spirito dell'amore: riversa sempre più la carità nel mio cuore. Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di verità: concedimi di pervenire alla conoscenza della verità in tutta la sua pienezza. Vieni in me, Spirito Santo, acqua viva che zampilla per la vita eterna: fammi la grazia di giungere a contemplare il volto del Padre nella vita e nella gioia senza fine. Amen”.
Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d’Israele. Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio. Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni!
Preghiera
Signore Gesù, ogni giorno siamo chia mati a esercitare tutta la nostra creati vità nell'affrontare la fatica di vivere e la sfida a non isolarci nel nostro be nessere né lasciarci deprimere dal no stro malessere. Con la forza del tuo Spirito, donaci l'audacia di trovare sempre nuove strade per aprire sentie ri di vita possibile per noi stessi e per tutti.
Non di solo pane Numero 729 pagina 16
Lungo i fiumi commento ai Salmi a cura di don Luciano Vitton Mea
Il Signore è il mio pastore Commento al Salmo 23
Di solito don Luciano commentava personalmente i Salmi ma in questo periodo di “trasferimento” dalla Parrocchia di Cailina a quella di Bovegno non è riuscito a commentarli. Vi proponiamo, per tanto, un’altra riflessione, semplice ma profondissima, del Card. Dionigi Tettamanzi Arcivescovo emerito di Milano. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce [...] Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. (Salmo 23,12.4)
Mi pare di venir immerso in un oceano di pace e di coraggio ogni volta che sento cantare - e io stesso canto - queste parole. Sono parole che esprimono le mie sicurezze: è il Salmo della mia certezza, lo chiamerei proprio così. Davvero il Signore rinfranca l'anima mia, mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome (Sal 23,3).
Per il cammino ho bisogno di «coraggio», ma non meno ho bisogno di una «guida». E lui, il Signore, si incammina al mio fianco: la sua presenza è dono gratuito che tutto ordina allo splendore della sua gloria. Ci sono giorni sereni e gioiosi per i quali il salmista mi invita a lodare e ringraziare. È il Signore: lui cammina davanti a me, ma è anche al mio fianco, vive con me ed è nell'intimo del
mio «io», mi precede, mi circonda, mi accarezza e mi abbraccia con il suo tenerissimo affetto; mi sostiene con il suo «bastone» e mi fa da guida per il cammino giusto, sostiene e nutre la vocazione con cui mi ha chiamato a sé, «il giusto cammino». Sì, o Signore, «alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano» (Sal 139,5). Una mano forte e dolce ad un tempo, la tua: per me, per tutti. Ma ci sono anche giorni di fatica e di prova e sono ancora queste stesse parole del Salmo che mi indicano in chi confidare: è sempre lui, il Signore, lui che mi precede, si lascia vedere e io lo posso seguire passo passo. Lui ha predisposto ogni cosa per il mio bene, per la mia gioia, per la speranza di tutta la Chiesa e per la salvezza dell'intera umanità. Così, nella gioia come nella fatica, i versetti di questo Salmo diventano, nella mia mente, un «ritornello» che amo ripetere con frequenza, quasi una gioiosa e confortante «giaculatoria» o come una «freccia d'amore» che giunge al cuore di Dio, così che su tutto è inciso questo grande pensiero. Anche sul sentimento più tenue e sul gesto più piccolo resta impresso un significato nuovo e antico: tutto sta nell'orizzonte della grazia e della volontà d'amore di Dio, il Pastore, il Padre, l'Amico! Da parte sua il salmista ha saputo infondermi piena fiducia per continuare il cammino: bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita; abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni.
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 17
XXXI Tempo Ordinario Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventiate ricchi per mezzo della sua povertà.
Sabato 7 Novembre III Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Sant’Ercolano di Perugia Visse nel VI secolo. Nei suoi «Dialoghi» papa Gre gorio Magno scrive che faceva vita monastica nel monastero dei Canonici Regolari di sant'Agostino. Chiamato alla cattedra episcopale di Perugia do po la morte del vescovo Massimiano, si oppose all'invasione dei Goti di re Totila che combattevano i bizantini. Dopo tre anni di assedio, le truppe guidate dal sovrano ostrogota pe netrerano a Perugia. Erco
Agisci L'attaccamento alla ricchezza è uno dei mali più pericolosi, fonte di tante ingiustizie e sopraffazioni. Come discepolo di Gesù, oggi dimostrerò il mio distacco dal denaro facendo un'offerta per una situazione di bisogno.
lano fu catturato, scor ticato e poi decapitato davanti a Porta Marzia, per ordine dello stesso Totila, impegna to nell'assedio di Roma. Il suo corpo fu gettato fuori delle mura citta dine. Come per gli antichi martiri cristia ni, anche il suo corpo però fu ricomposto per poi essere seppellito insieme a un bambino trovato morto nello stesso luogo. Una qua
rantina di giorni dopo, i profughi perugini ebbe ro dal comandante dei Goti, il permesso di ri tornare in città. Allora ricordando il loro ve scovo Ercolano, morto martire per mano dei barbari, ne ricercarono il corpo sepolto, per trasferirlo nell'antica cattedrale di San Pietro. Trovarono il suo corpo intatto con il capo unito al corpo, come se non fosse mai stato tagliato.
Brano Evangelico: Lc 169,15
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza diso nesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disone sto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e di sprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vo stri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».
Contemplo: Dio conosce i vostri cuori (Lc 16,15) Credere a Dio o alla ricchezza? Essere fedeli a Dio o alla ricchezza? «Ciò che fra gli uomini è esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole», ossia, spie ga Gesù, ci sono cose di poco conto e cose importanti nella nostra vita, e, diversamente dalla fede in Dio, la ricchezza può condurre gli uomini alla disonestà, tanto da far perdere la strada per le «dimore eterne». Impariamo da Maria, la serva del Signore, a usare i beni della terra: «Dov'è il tuo teso ro, là sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21).
Non di solo pane Numero 729 pagina 18
Meditiamo la Parola
Servire Dio e non mammona Meditazione a cura di don Carlo Moro Parroco di Gargnano
Proseguiamo nella lettura e nell'ascolto del capitolo 16 di Luca. Siamo di fronte a una serie di sentenze pronunciate da Gesù per mostrare ai suoi discepoli attraverso quali atteggiamenti concreti possono vivere e testimoniare i valori del regno. Il tema delle diverse "massime" è quello del rapporto con il denaro e con le ricchezze e quello della fedeltà a questi o all'in segnamento di Gesù. Per farci capire che l'unica cosa che conti veramente per ogni uomo sia arrivare alla vita eterna, Gesù non ha paura di invitarci ad usare astutamente e intelligentemente anche il "vil denaro" purché ci conduca al Bene così apprezzabile e incomparabile. Nei versetti del vangelo che abbiamo ascoltato ieri il tema portante era il medesimo. La ricchezza e il denaro sono importanti solo se li usiamo per arrivare alla vita senza fine. Gesù ci dice: non è male se possedete ricchezze e denaro, a condizione che questi beni terreni vi servono esclusivamente per giungere al regno di Dio nella vita eterna. I beni terreni sono un mezzo e non il fine della nostra vita terrena. Gesù aggiunge ancora che la virtù che dobbiamo coltivare sempre, quella sulla quale saremo messi alla prova, è la fedeltà. A chi dobbiamo essere fedeli? A Dio oppure a mammona. Dobbiamo scegliere. Abbiamo di fronte a noi due strade, e dobbiamo sceglierne una. Inevitabilmente scarteremo l'altra. L'insegnamento del Maestro prosegue col dirci che sovente ciò che agli occhi umani è apprezzabile, tale non è agli occhi di Dio. Ci può essere utile fare attenzione a questo insegnamento, qualora siamo nel dubbio e non sappiamo quale scelta operare.
Preghiamo la Parola
«L'uomo, che è una parti cella della tua creazione, ti vuole lodare! Tu fai sì che procuri gioia il fatto di lodarti, poiché tu ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finche non trovi riposo in te» .
Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre. Grande è il Signore e degno di ogni lode; senza fine è la sua grandezza. Una generazione narra all’altra le tue opere, annuncia le tue imprese. Il glorioso splendore della tua maestà e le tue meraviglie voglio meditare. Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza.
Preghiera
Signore, tu conosci e conosci bene i nostri cuori, tu sai discernere il limite tra la gratitudine e l'avidità, tra l'in traprendenza e l'egoismo, tra l'osten tazione e la comunione. Donaci la sa pienza, perché sappiamo vivere bene e gioiosamente senza dimenticare che ogni bene diventa più bello se condivi so nella semplicità e nella verità.
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 19
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Anno XV- n. 729 Domenica 1 Novembre 2015 Chiuso il 27/10/2015 Numero copie 1350
333/3390059 don Luciano
Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità
Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
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