Non di solo
PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 8 Novembre 2015 XXXII del Tempo Ordinario
Anno XV - n°
“Guardatevi dagli scribi…” Itinerario quotidiano di preghiera
730
Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”
Sito di Non di Solo Pane:
Sussidio di preghiera per la famiglia
www.nondisolopane.it
Novembre 2015
Offerta quotidiana
Intenzioni mese di Novembre Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché sappiamo aprirci all'incontro personale e al dialogo con tutti, anche con chi ha convinzioni diverse dalle nostre.
Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.
Intenzione missionaria Perché i pastori della Chiesa, amando profondamente il proprio gregge, possano accompagnarne il cammino e tenere viva la speranza. Intenzione dei vescovi Perché il Convegno Ecclesiale nazionale di Firenze sia l'occasione per ripensare l'umanesimo nell'epoca della scienza, della tecnica e della comunicazione. Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente e misericordioso, ci impegniamo con gioia nella costruzione della civiltà dell'amore.
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XXXII Domenica del Tempo Ordinario La mia preghiera giunga fino a te; tendi, o Signore, l’orecchio alla mia preghiera.
Domenica 8 Novembre IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Beato Giovanni Nacque tra il 23 dicembre 1265 e il 17 marzo 1266, in Scozia da cui il soprannome «Scoto». La città natale, Duns portava lo stesso nome della sua famiglia. Sin da bambino entrò in contatto con i francescani, di cui tredicenne iniziò a frequentare gli studi conventuali di Haddington, nella contea di Berwich. Terminati gli studi in teologia si dedicò
all'insegnamento prima a Oxford, poi a Parigi e Colonia. Qui, su incarico del generale della sua Congregazione doveva fronteggiare le dottrine eretiche, ma riuscì a dedicarsi per breve tempo all'impresa. Morì infatti pochi mesi dopo il suo arrivo, l'8 novembre 1308. Giovanni Duns è considerato uno dei più grandi maestri della teologia cri-
Duns Scoto stiana, nonché precursore della dottrina dell'Immacolata Concezione. Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 20 marzo 1993 d efin en d ol o «cantore del Verbo incarnato e difensore dell'Immacolato concepimento di Maria». Le sue spoglie mortali sono custodite nella chiesa dei frati minori di Colonia.
Vangelo: Mc 12, 41-44
Agisci Mentre il mondo vive di apparenza e ostentazione, oggi, come Maria sceglierò la via dell’umiltà e del nascondimento, c o m p i e nd o un’opera buona senza che nessuno lo sappia.
In quel tempo, Gesù nel tempio diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Contemplo: Ha gettato nel tesoro più di tutti (Mc 12,43) Ci sono sussurri di lode per le ricche offerte gettate nelle ceste del tempio, ma c'è anche lo sguardo tenero di Gesù per la povera vedova che getta due piccole monetine, «tutto quanto aveva per vivere». Il più bel commento al Vangelo di oggi, lo ha scritto san Paolo: «Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, se conoscessi tutti i misteri, e se anche dessi in cibo tutti i miei beni o tutto me stesso per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe» (cf 1Cor 13,1-4).
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sù di Nazareth? Che in questo quasi niente ci ha donato di più che con il ricco, gigantesco universo, poiché così offrì «tutto ciò che gli era necessario per vivere», affinché noi, anche se egli ne morisse, potessimo vivere della sua vita eterna?” (H.U. VON BALTHASAR, Tu coroni l'anno con la tua grazia, Milano 1990, 177). Il miste-
Due spiccioli d’eternità
ro di Dio non è racchiuso in
di don Luciano Vitton Mea
ragionamenti. La sua pre-
un tomo di teologia, in dotti
senza, il suo stesso essere, si scorge e si svela nel lento “deposto in una mangiatoia”. Senza far rumore, di soppiatto, con un gesto frettoloso della mano. Due spiccioli, tutto quello che aveva. Solo Gesù coglie il suo gesto, la scova tra i molti, che con fare antisonante, gettano il “di più” nel tesoro del tempio. Due spiccioli d’eternità. Quanto è vicina al cuore di Dio la vedova del Vangelo, come riassume, in quel semplice gesto, il mistero stesso del Bimbo
Come giustamente osserva H.U Balthasar “Dio è il più ricco di tutti in assoluto, perché egli è il più povero di tutti in assoluto.(….) La povera vedova, che ha dato tutti i suoi averi, è molto vicina a questo Dio. Non
fluire di piccoli gesti ricchi d’amore. Dio è amore. La sapienza cristiana si riassume nel frettoloso gesto di una mano, in due spiccioli d’eternità gettati furtivamente “nella cassetta delle offerte del mondo”.
si può forse dire che Dio ha gettato tutti i suoi averi nella cassetta delle offerte del mondo, quando ci donò quell'uomo senza appena
apparenza,
nascosto,
rintracciabile
nella
storia del mondo, di nome Ge-
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Don Luciano
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Preghiamo la Parola
Contemplatio :
Prudenza e Misericordia Ricordiamoci anche di quella vedova che, nella sua sollecitudine per i poveri, trascurando se stessa, si privò di tutto quello che aveva per vivere, memore soltanto della vita futura, come attesta il Giudice stesso, il quale dice che altri danno del loro superfluo, essa invece, che forse era più bisognosa di molti anche tra i poveri, pur possedendo solo due monete, fu in verità più ricca nell'animo di tutti quanti i ricchi, e rivolta ai soli doni della bontà divina, avara del solo tesoro celeste, donò tutto quello che possedeva, perché tutto ciò che si raccoglie sulla terra alla terra deve tornare. Essa gettò nel tesoro del tempio quello che aveva per possedere ciò che non aveva ancora visto; vi gettò i beni destinati alla corruzione per procurarsi quelli immortali. Quella povera donna non disprezzò il giudizio disposto e ordinato da Dio per essere accolti da lui quando ritornerà. Per questo colui che tutto dispone e il Giudice del mondo anticipò la sua sentenza e lodò nel Vangelo la donna che avrebbe incoronata nel giudizio. [...] Rendiamo dunque al Signore i suoi doni; restituiamoli a lui che li riceve nella persona di ogni povero; diamoli, dico, con gioia per riceverli di nuovo da lui con esultanza, come egli stesso afferma. PAOLINO DA NOLA, Lettere 34,2-4, PL 61,345C.346A C
Signore di ciò che fu e di ciò che sarà, lui oggi, lui domani… Signore di tutto, sorgente di tutto, conoscitore di tutto, centro di tutto, colui al quale tutto viene, colui dal quale tutto va! Il Signore rimane fedele per sempre rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri. Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri. Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
Preghiera
Signore Gesù, insegnaci a ricercare il silenzio e quel nascondimento che, come il lievito nel pane, come la moneta per la povera vedova, colmano di pienezza il dono, ci aiutano a condividere, e animano la nostra più ordinaria quotidianità di una intensità e di una forza straordinarie perché vengono da te. Sii il nostro maestro, Signore, insegnaci a darci, a spenderci, a donarci per amore e senza cercare clamore o riconoscimenti. Tu ci conosci, e questo basta.
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XXXII Tempo Ordinario Non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quando amore mettiamo nel dare.
Lunedì 9 Novembre IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Beato Monaldo da Capodistria Beato francescano, nacque in una famiglia di origine toscano-marchigiana nel XIII secolo a Pirano. In una città, Capodistria (Giustinopoli), dedita al commercio, fu un giurista, ma abbandonò la professione per vestire il saio francescano. Fu padre provinciale della Dalmazia dal 1240 al 1260, dedicandosi anche agli studi di teologia: a lui sono attri-
buiti alcuni commenti della Bibbia e diversi sermoni. L'opera certamente sua, che gli ha tributato una fama perenne, è la «Summa Juris Canonici», detta «Summa Monaldina». Per tale opera, che ebbe diffusione in tutta Europa e la cui prima copia a stampa è del 1516, può essere considerato il più impor-
tante giurista francescano del XIII secolo. Monaldo morì a Capodistria nel 1280. L'arca contente le spoglie del beato sono conservate a Trieste, nella chiesa francescana di Santa Maria Maggiore, dove giunsero, dopo alterne vicende, il 22 dicembre 1954.
Brano Evangelico: Gv 2,13-22
Agisci Il nostro corpo è tempio dello Spirito Santo e per questo importante agli occhi di Dio. Oggi farò momento di preghiera coinvolgendo, attraverso gesti e posizioni, anche la mia corporeità.
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Contemplo: Lo spirito di Dio abita in VOI (cf icor 3,18) «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?» (1Cor 3,18). Gesù, nel purificare il tempio di Gerusalemme, forse vuole in realtà purificare il nostro cuore da una visione sbagliata di Dio. Dio non è un mercante che vende grazie al costo dei nostri sacrifici o del nostro denaro, ma è un Padre buono che ama i suoi figli e li vuole pieni di luce e di amore. È per questo che ci ha donato il suo Spirito, perché abitasse nei nostri cuori.
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Meditiamo la Parola
Trovare Gesù è avere la gioia cristiana Meditazione di Fiorella Elmetti
Mons. Antonio Riboldi, al termine del commento al vangelo di oggi sottolinea: “Oggi forse vi è un altro aspetto, che tocca ognuno di noi, e che Papa Francesco evidenziò in un discorso, solo poche settimane dopo la sua elezione alla Cattedra di S. Pietro, esprimendo il suo rammarico per una fede epidermica di tanti, contraddetta dalla condotta, e la necessità di coerenza alla vera sequela di Gesù, dichiarando che bisogna "uscire da se stessi, da un modo stanco e abitudinario di vivere la fede, chiuso nei propri schemi'.... Spesso ci accontentiamo di qualche preghiera, di una messa domenicale distratta e non costante, di qualche gesto di carità, ma non abbiamo il coraggio di 'uscire' per portare Cristo'. Ci vuole il coraggio e la testimonianza dei Santi che amavano e amano la Chiesa di ieri e di oggi… Non ci resta che chiedere allo Spirito di saper vivere e provare gioia e orgoglio anche noi, per “essere edificio di Dio, tempio in cui Egli abita” e “Suo popolo in cammino”. Battezzati che, sentendo la chiamata, rispondono con la vita. Bisogna tornare ad essere cristiani convinti e gioiosi, per essere capaci di “andare incontro a chi si è allontanato dalla fede per varie ragioni”, rispondendo ad un bisogno che oggi più che mai, secondo Papa Francesco, ha la Chiesa: “la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità”, perché “chi conosce Gesù, chi lo incontra personalmente, rimane affascinato... Trovare Gesù è avere la gioia cristiana, che è un dono dello Spirito Santo, gioia che si vede, trasparire in ogni parola, in ogni gesto, anche in quelli più semplici e quotidiani...”. Essere Chiesa non vuol dire pertanto rispettare i precetti, ma pregare, accogliere e far amare il Vangelo, la Croce, la gioia del servizio.
Preghiamo la Parola
Il caos è ancora e sempre reale, - e sempre più si scatenano guerre per la terra intera. Eppure egli sarà sempre l'Emmanuele, anche se ora non ha più una città, ma l'ultimo di tutti gli uomini sarà il suo vero santuario,e il cuore del fedele è la sua barca ove egli riposa, pure nell'infuriare delle bufere. Dio è per noi rifugio e fortezza, aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce. Perciò non temiamo se trema la terra, se vacillano i monti nel fondo del mare. Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio, la più santa delle dimore dell’Altissimo. Dio è in mezzo a essa: non potrà vacillare. Dio la soccorre allo spuntare dell’alba. Il Signore degli eserciti è con noi, nostro baluardo è il Dio di Giacobbe. Venite, vedete le opere del Signore, egli ha fatto cose tremende sulla terra.
Preghiera
Signore, tu sei l'unico fondamento e doni fecondità, solidità e vita alla tua Chiesa. Fa' di noi delle pietre vive del tuo santo tempio, saldamente legate a te, consapevoli di non essere tutto, di non avere senso se non in comunione con te e con i nostri fratelli. Pietre diverse, ma indispensabili tutte. Pietre che, nell'adesione fermissima a te, compiono il proprio umile e forse utile servizio.
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XXXII Tempo Ordinario È necessaria l'infelicità per capire la gioia, il dubbio per capire la verità... la morte percomprendere la vita. Perciò affronta e abbraccia la tristezza quando viene
Martedì 10 Novembre IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: San Leone Primo detto Magno Arcidiacono (430), consigliere di Celestino I e di Sisto III, inviato da Valentino a pacificare le Gallie, venne eletto papa nel 440 circa. Fu un papa energico, avversò le sopravvivenze del paganesimo; combatté manichei e priscillanisti. Intervenne d’autorità nella polemica cristologica che infiammava l’Oriente, convocando il concilio ecumenico di Calcedonia, nel quale si proclamava l’esistenza in Cristo di
Agisci
Come Gesù, oggi mi farò servo. Cercherò di aiutare qualcuno senza aspettarmi nulla in cambio nella gratuità evangelica che dona la vita.
due nature, nell’unica persona del Verbo. Nel 452 fu designato dal debole imperatore Valentiniano III a guidare l’ambasceria romana inviata ad Attila. I particolari della missione furono oscuri: è solo che il re degli Un n i , d op o l’incontro con la delegazione abbandonò l’Italia. Quando Genserico nel 455 entrò in Roma, Leone ottenne dai Vandali il rispetto della vita degli abitanti, ma non poté
impedire l’atroce saccheggio dell’Urbe. Dotato di un alto concetto del pontificato romano, fece rispettare ovunque la primazia del vescovo di Roma. Compose anche preghiere contenute nel “Sacramentario Veronese”. Benedetto XIV, nel 1754 lo proclamò dottore della Chiesa, E’ il primo papa che ebbe il titolo di Magno.
Brano Evangelico: Lc 14,15-24
In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Contemplo: Siamo servi inutili (Lc 17,10) Tutta la Chiesa di Dio è ordinata in gerarchie distinte. L'intero santo corpo è formato da membra diverse. Ma, come dice l'Apostolo, «tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28). La divisione degli uffici non è tale da impedire che ogni parte, per quanto piccola, sia collegata con il Capo. Per l'unità della fede e del battesimo c'è dunque fra noi una comunione indissolubile sulla base di una comune dignità. I rinati in Cristo hanno dignità regale nel segno della croce (Leone Magno).
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Meditiamo la Parola
Preghiamo la Parola
Siamo servi inutili Meditazione a cura della Redazione
Siamo servi inutili. Dovremmo ricordarcelo quando pensiamo di essere i pilastri della parrocchia, quando pensiamo che, in fondo, siamo rimasti gli ultimi a tenere duro. Siamo servi inutili, dovremmo ricordarcelo quando il mondo, memore del passato, ci riempie di onori e di attenzioni. Siamo servi inutili, anche quando in una comunità si discute animatamente per imporre la propria visione pastorale. Siamo servi inutili significa rimettere in ordine le cose, lasciare il primo posto a Dio, lasciare che sia lui colui che dirige la nostra vita e la Chiesa. A volte, invece, emerge in noi un pensiero fintamente santo, birichino: Dio ha fatto un affare ad averci fra i suoi, modestamente. Certo, non siamo i migliori, ma quanti sono peggio di noi! Quelli che non credono, che non frequentano, che non si fanno mai vedere, che si tirano indietro... Non è così. Siamo noi ad avere avuto l'immensa gioia di poter lavorare nella vigna del Signore, noi che abbiamo scoperto di potere annunciare il Vangelo, rendere presente il Regno... Siamo servi inutili, che il Signore vuole necessari, che il Signore rende figli, che il Signore chiama a collaborare al suo straordinario sogno.
Ancora: Alef, Bet, Ghimel... Signore, non ci bastano tutti gli alfabeti a cantarti! Ne le ore della notte e del giorno per dire quanto è soave il Signore. Neppure i disperati potranno dirsi mai assolutamente disperati. Cosi cantano i poveri, i servi del Signore. Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino. Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi al loro grido di aiuto. Il volto del Signore contro i malfattori, per eliminarne dalla terra il ricordo. Gridano e il Signore li ascolta, li libera da tutte le loro angosce. Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli salva gli spiriti affranti.
Preghiera
Signore Gesù, per noi non è facile accettare di servire senza neppure essere ringraziati! Ancora meno facile per noi è sentirci servi qualunque, senza nessun merito particolare e senza che nessuno si accorga realmente di noi e ci riconosca almeno un minimo di utilità. Aiutaci tu, che ti sei fatto servo senza smettere di essere Signore.
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Pagine bibliche
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Davanti ai nostri cari morti
La pietà cristiana di don Luciano Vitton Mea
Nei giorni scorsi la pietà cristiana ci ha preso per mano e ci ha accompagnato davanti alle urne dei nostri cari defunti. Una preghiera, un ricordo e tanta nostalgia. Ma la fede ci conforta: i nostri cari vivono nel sonno eterno, sono in attesa che il corpo mortale risorga e si ricongiunga all’anima che già gode la visione di Dio. Coloro che abbiamo visitato non ci hanno lascito ma ci precedono la dove il giorno non conosce tramonto. Il testo del libro della Sapienza è chiaro a riguardo: “Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro dipartita da noi una rovina, ma essi sono nella pace. Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza è piena di immortalità. In cambio
di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé: li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto. Nel giorno del loro giudizio risplenderanno; come scintille nella stoppia, correranno qua e là. […] Quanti confidano in lui comprenderanno la verità; coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell'amore, perché grazia e misericordia sono riservate ai suoi eletti”. Le anime dei giusti, cioè delle persone buone, misericordiose ed oneste, sono chiamate alla gloria della resurrezione, a sedersi al quel banchetto che Cristo, il primogenito dei risorti, è andato a preparare per loro: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a
prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io” (Gv . 14, 13). Il papa San Clemente I nella sua lettera indirizzata ai fedeli di Corinto ci ricorda che tutta la creazione è un segno, un mistero velato, di morte e resurrezione: “Consideriamo, o carissimi, come il Signore ci mostri continui esempi della risurrezione futura, della quale ci ha dato una primizia in Gesù Cristo, risuscitandolo dai morti. Osserviamo la risurrezione che avviene nella legge del tempo. Il giorno e la notte ci fanno vedere la risurrezione. La notte si addormenta, il giorno risorge. Il giorno se ne va, la notte sopravviene. Prendiamo come esempio i frutti. Il seme cos'è, e come si genera? Il seminatore è uscito e ha sparso sulla terra ciascuno dei semi. Questi, caduti per terra secchi e nudi, marciscono. Poi Dio grande e provvidente li fa risorgere dallo stesso disfacimento, e da un solo seme ne ricava molti, e li porta alla fruttificazione”. Gesù, che ci proibisce di mentire, è fedele alla parola data, è morto in croce per rivestirci d’immortalità. Le tombe dei nostri cari sono avvolte dalle brume autunnali ma baciate dai tiepidi raggi di un sole che attende di risplendere nel fulgore di una primavera che non cederà più il passo al gelo invernale.
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XXXII Tempo Ordinario Non tutti possiamo fare grandi cose, ma possiamo fare piccole cose con grande amore.
Mercoledì 11 Novembre IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: San Martino di Tours Nasce in Pannonia (oggi in Ungheria) a Sabaria da pagani. Viene istruito sulla dottrina cristiana ma non viene battezzato. Figlio di un ufficiale dell'esercito romano, si arruola a sua volta, giovanissimo, nella cavalleria imperiale, prestando poi servizio in Gallia. È in quest'epoca che si colloca l'episodio famosissimo di Martino a cavallo, che con la spada taglia in due il suo mantello milita-
re, per difendere un mendicante dal freddo. Lasciato l'esercito nel 356, già battezzato forse ad Amiens, raggiunge a Poitiers il vescovo Ilario che lo ordina esorcista (un passo verso il sacerdozio). Dopo alcuni viaggi Martino torna in Gallia, dove viene ordinato prete da Ilario. Nel 361 fonda a Ligugé una comunità di asceti, che è considerata
il primo monastero databile in Europa. Nel 371 viene eletto vescovo di Tours. Per qualche tempo, tuttavia, risiede nell'altro monastero da lui fondato a quattro chilometri dalla città, e chiamato Marmoutier. Si impegna a fondo per la cristianizzazione delle campagne. Muore a Candes nel 397.
Brano Evangelico: Lc 17, 11-19
Agisci Invece di criticare coloro che a vario titolo ci governano, oggi pregherò per loro, chiedendo al Signore che possano mettersi con onestà e coraggio al servizio del bene comune.
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Contemplo: Si prostrò, per ringraziarlo (Lc 17,16) La teologia, la scienza della conoscenza di Dio e della sua Parola rivelata in Cristo Gesù, si domanda chi è Dio, si domanda il perché Dio si è fatto uomo. La Chiesa non si limita però alla giusta ricerca della mente, ma obbedisce con il cuore al comando di Gesù e, guidata dallo Spirito, ringrazia il Padre e si prostra nell'Eucaristia, il vero ringraziamento. È il senso originale dell'insegnamento di san Paolo: «Nelle vostre preghiere e suppliche non manchi mai il ringraziamento».
Non di solo pane - Numero 730 - pagina 11
Meditiamo la Parola
Dio non è un Dio meschino
Preghiamo la Parola
Meditazione di Fiorella Elmetti
Dunque, Gesù guarisce dieci lebbrosi, ma solo uno torna indietro a ringraziarlo. Infatti, Gesù lo mette bene in risalto chiedendo: “E gli altri nove dove sono?”. Probabilmente erano troppo presi dalla contentezza, non voglio pensare ad altro, pur tuttavia ci accorgiamo che Gesù se “reclama” non lo fa se non per “rendere gloria a Dio”. Egli, comunque, dà in sovrabbondanza. Cosa significa questa sovrabbondanza? Ce lo spiega Papa Francesco: “Significa che «Dio non è un Dio meschino: lui non conosce la meschinità, lui dà tutto». Significa ancora che «Dio non è un Dio fermo: egli guarda, aspetta che noi ci convertiamo». In sostanza, ha sottolineato il Pontefice, «Dio è un Dio che esce: esce a cercare, a cercare ognuno di noi». Ogni giorno «lui ci cerca, ci sta cercando», come fa il pastore con la «pecora smarrita» o la donna con la «moneta perduta». Dio «cerca: sempre e così. Dio aspetta attivamente. Mai si stanca di aspettarci». Il suo atteggiamento è quello del «padre vecchio» che «ha visto venire, rientrare il figlio da lontano» e subito gli è andato incontro «ad abbracciarlo». Anche «Dio ci aspetta: sempre, con le porte aperte». Perché il suo cuore «non è chiuso: è sempre aperto». E «quando noi arriviamo come quel figlio, ci abbraccia, ci bacia: un Dio che fa festa». Gesù «lo dice esplicitamente parlando della giustificazione, cioè dei peccati perdonati: ci sarà più festa in cielo per un peccatore che si converte che per un centinaio che rimangono giusti». Questo «è l’amore di Dio; Dio ci ama così, senza misura». ..ha ribadito il Papa, «grazie allo Spirito posso dirgli “papà”». Da qui l’invito conclusivo: «Chiediamo la grazia di sentire questo amore, che è un amore di papà, un grande amore, senza limiti».
Dio, intervieni ancora! Ancora siedono su «alti troni» quanti confidano «nel solo potere». E sono folli. O Dio, abbatti «i potenti dalle loro sedi...». E si moltiplicano nelle città tribunali ove piccoli uomini ancora indossano toghe e parrucche, quasi a dimostrare che sono gente di altra stirpe: arbitri assoluti. No, non sono dèi, e tuttavia sono ugualmente un pericolo come gli antichi dèi.
Difendete il debole e l’orfano, al povero e al misero fate giustizia! Salvate il debole e l’indigente, liberatelo dalla mano dei malvagi. Io ho detto: «Voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo, ma certo morirete come ogni uomo, cadrete come tutti i potenti».
Preghiera
Signore Gesù, sei sempre tu a metterti dalla nostra parte, a metterti nei nostri panni quando persino chi ci è stato accanto fino a quel momento si sente in dovere di prendere le distanze. Come ringraziarti per questo tuo amore che non evita il rischio di una vera condivisione, una condivisione che non può mai essere ,senza rischio e senza pericolo?
Non di solo pane - Numero 730 - Tempo Ordinario - pagina 12
XXXII Tempo Ordinario Il vero amore deve sempre fare male. Deve essere doloroso amare qualcuno, doloroso lasciare qualcuno. Solo allora si ama sinceramente.
Giovedì 12 Novembre IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: San Diego di Alcalà È uno dei santi più popolari di Spagna e delle Americhe, dove portano il suo nome fiumi, baie, canali e varie città, tra cui San Diego di California. Nulla però sappiamo della sua famiglia e dei suoi primi anni. In gioventù si fa eremita vicino al paese nativo. Ma se ne va quando la gente intorno a lui diventa troppa. Lo accolgono i francescani di Arizafe, presso Córdoba, e
Agisci La sofferenza fa parte dell’esperienza umana e, nel misterioso disegno di Dio, ha in se stessa un germe di bene. Oggi chiederò al Signore di saperla accettare con pazienza e con fede.
lì egli fa il noviziato come fratello laico, addetto ai lavori vari per la comunità. Nel 1441 lo mandano nelle Canarie. E cinque anni dopo viene promosso guardiano del convento di Fuerteventura. La sua predicazione irrita i colonizzatori. Nel 1449 fra Diego ritorna in Spagna, e nel 1450 è a Roma per il Giubileo e per la cano-
nizzazione di Bernardino da Siena, in maggio. Nell’estate, però, arriva la peste dalla quale fra Diego non fugge: assiste i confratelli appestati nel convento dell’Aracoeli e cerca di organizzare distribuzioni di viveri a Roma. Tornato poi in Spagna, ricomincia a servire varie comunità, fino alla morte nel convento di Alcalá de Henares.
Brano Evangelico: Lc 17, 20-25
In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».
Contemplo: Il regno di Dio è in mezzo a voi (i_c 17,21)
La bella spiegazione di queste parole la troviamo nelle altre parole di Gesù: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io» (Mt 18,20); «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Il regno di Dio, in mezzo a noi, è Gesù. Dice san Paolo: «La vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria» (Col 3,3-4). «Noi siamo dinanzi a Dio il profumo di Cristo» (2Cor 2,15).
Non di solo pane - Numero 730 - pagina 13
Medita la parola
Preghiamo la Parola
Il suo regno Meditazione a cura di Don Carlo Moro Parroco di Gargnano
Sono passati già duemila anni da quando Gesù ha rivelato che il Regno di Dio è giunto. Ma come lo riconosciamo? Il Regno di Dio non è un oggetto che si può possedere, o lasciare in eredità alle generazioni future. Si tratta di un regno spirituale, che si manifesta in azioni e gesti concreti. Come l'acquisizione della verità e l'edificazione di un mondo di pace, è compito di ogni uomo e di ogni popolo. La miglior eredità che potremo lasciare ai nostri figli sarà riuscire a far sì che Cristo regni nella nostra vita e intorno a noi. «L'attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì stimolare piuttosto la sollecitudine a coltivare questa terra, dove cresce quel corpo dell'umanità nuova che già riesce ad offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo. Pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del Regno di Cristo, tuttavia nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l'umana società, tale progresso è di grande importanza per il Regno di Dio» (Giovanni Paolo II, Laborem exercens, 27). Le numerose testimonianze di persone e famiglie che si lasciano guidare da criteri di giustizia e di carità cristiana, i numerosi esempi di impegno per la salvezza delle anime e per amore della Chiesa, il contegno gioioso di coloro che soffrono malattie e persecuzioni per amore di Cristo, sono segni inequivocabili, tutti questi, del fatto che il Regno di Dio è realmente presente tra gli uomini.
«Oltrepassiamo anche la fondamentale visione farisaica della Torah, come incessante ricupero e decifrazione di contenuti viventi: il corpo del meditante, nel Salmo 119, assume lui stesso, in questo espandersi di canne d'organo che fabbricano l'oro con la materia sonora, figura risonante di Torah. È una trasmutazione dell'essere vivente per veramente essere. Qui "non dimenticarsi di" vuol dire essere la stessa cosa ricordata; ed essere ricordato da vuoi dire partecipare all'Essere»
Per sempre, o Signore, la tua parola è stabile nei cieli. La tua fedeltà di generazione in generazione; hai fondato la terra ed essa è salda. Per i tuoi giudizi tutto è stabile fino a oggi, perché ogni cosa è al tuo servizio. La rivelazione delle tue parole illumina, dona intelligenza ai semplici. Fa’ risplendere il tuo volto sul tuo servo e insegnami i tuoi decreti. Che io possa vivere e darti lode: mi aiutino i tuoi giudizi.
Preghiera Signore Gesù, tu sei sempre più veloce di noi ed è inutile inseguire i tuoi passi, sarebbe come voler anticipare il fulmine quando si è già sentito il tuono. Donaci la sapienza di seguirti con la docilità dei semplici e fa' che il nostro cuore sia sempre più capace di meraviglia, di contemplazione, di amore.
Non di solo pane - Numero 730 - Tempo Ordinario - pagina 14
Venerdì 13 Novembre
XXXII Tempo Ordinario Ciò che conta non è fare molto, ma mettere molto amore in ciò che si fa.
IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Sant’Omobono di Cremona
Oltre a essere patrono di Cremona, Omobono Tucenghi è protettore di mercanti, lavoratori tessili e sarti. Egli stesso, infatti, fu commerciante di stoffe stimatissimo in città. Era abile negli affari e ricco. Oltretutto viveva solo con la moglie, senza figli. Ma il denaro
- nella sua concezione della ricchezza, vista non fine a se stessa era per i poveri. La sua azione lo portò ad essere un testimone autorevole in tempi di conflitto tra Comuni e Impero (Cremona era con l'imperatore). Quando morì d'improvviso, il 13 novembre del 1197, du-
rante la Messa, subito si diffuse la fama di santità. Innocenzo III lo elevò agli altari già due anni dopo. Riposa nel duomo di Cremona. Patronato: Cremona, Mercanti, Lavoratori tessili, Sarti.
Brano Evangelico: Lc 17, 26-37
Agisci: I vangeli ci descrivono Maria intenta ad osservare le cose che accadono e a custodirle nel cuore, riconoscendo in esse il manifestarsi del progetto di Dio. Oggi proverò anch’io a leggere gli eventi della mia vita con il cuore di Maria, attento a scoprire il rivelarsi di Dio
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».
Contemplo: II Figlio dell'uomo si manifesterà (Lc 17,30)
Il diluvio al tempo di Noè, la pioggia di fuoco e zolfo dal cielo al tempo della moglie di Lot, sono fenomeni della storia interpretata alla luce della Rivelazione. La lettura «spirituale» o «in preghiera» della Bibbia è stata predicata dalla Chiesa fin dalle origini. Il «simbolismo» ripreso dai Vangeli si collega a quello dell'Antico Testamento e non è affatto il frutto di una fantasia personale. La Chiesa continua a presentare la storia come l'intervento di Dio per salvare gli uomini che egli ama.
Non di solo pane - Numero 730 - Tempo Ordinario - pagina 15
Preghiamo la Parola
Meditiamo la Parola
Guardando alle stelle
Ora sappiamo perché tante
Meditazione di don Fiorella Elmetti
stelle e sappiamo perché tanti fiori: siamo noi la coscienza del loro splendere, noi la coscienza del
È davvero terrificante la scena descritta, ma, in realtà, stonati siamo noi quando crediamo di essere sganciati da tutto e non diamo valore a nulla, né alla vita, né all’uomo, né a Dio. Già perché il vivere stesso diventa una catastrofe quando ti senti vuoto, arido e non sai dare nulla né a te stesso, né agli altri. In merito, il monaco Padre Anselm Grün in un’intervista ci ricorda una frase contenuta nel bel libro “Il Piccolo Principe”. «L’affermazione fondamentale del testo è questa: “Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato”. Qui viene ripreso in forma poetica il messaggio centrale del cristianesimo: l’amore è un impegno decisivo di consacrazione agli altri che ci apre a una vita piena. Lo stesso messaggio che, in forma letteraria diversa, ascoltiamo nella Liturgia della Parola durante la Messa. Possiamo imparare dal Piccolo Principe che credere nell’amore e in quella nostalgia di infinito presente nel nostro cuore non sia vano. Mi ha colpito il momento in cui lui torna alla sua stella e il poeta nel buio della notte, guardando in alto, sente un legame profondo con lui, quasi una nostalgia. Lo stesso, credo, vale per noi cristiani con Gesù. Egli ci ha annunciato una Notizia completamente nuova e ci ha mostrato il suo amore prima di salire al Padre. Anche noi, guardando alle stelle, possiamo sentire un legame con Lui. Infatti, come dice Paolo nella Lettera ai Filippesi, “nel cielo è la nostra patria”… Lo scopo del cammino cristiano è di diventare veramente se stessi entrando sempre più in noi stessi. Questo cammino viene da un rapporto profondo con Cristo, che cresce nella meditazione della parola di Dio, nella preghiera, nell’Eucaristia, nel vivere con coscienza i simboli della liturgia”.
loro fiorire; ed è la tua legge la fonte di ogni esistere, la ragione del nostro pensare ed agire.
I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia. Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio.
Preghiera
Tu sei grande, Signore, e sei bellezza da cui proviene ogni fascino. Donaci la luce del tuo Spirito creatore e vivificante, perché possiamo sempre cogliere l'invisibile attraverso le cose visibili e l'eterno attraverso le realtà temporali. Tu sei grandezza, Signore, tu sei bellezza, tu sei bontà. Sia lode a te, per i secoli dei secoli. Amen!
Non di solo pane - Numero 730 - pagina 16
Lungo i fiumi
questo mi parla di una vita che si sviluppa e cre-
commento ai Salmi
sce e nel fiore mostra la
cura di don Luciano Vitton Mea
propria bellezza e la propria fragranza. Ma di nuo-
L’uomo: l’erba, come un soffio.
vo compare il limite, la
Commento al Salmo 144
brevità della vita che nel
fragilità, l'aspetto della
fiore viene stroncata, laL'uomo: come l'erba sono i suoi giorni! Come un fiore di campo, così egli fiorisce. Se un vento lo investe, non è più, né più lo riconosce la sua dimora. Ma l’amore del Signore è da sempre. (Salmo 103,15-16) Signore, che cos'è l'uomo perché tu l'abbia a cuore? Il figlio dell'uomo, perché te ne dia pensiero? L'uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa. (Salmo 144,3-4)
L'uomo vive «nel» e «del» tempo: un tempo che si snoda in giorni, settimane, mesi, anni, decenni e secoli. In questo preciso «momento» il salmista mi invita a riservare una piccola e preziosa meditazione sui miei giorni, perché mi possa rendere consapevole della loro brevità e fragilità, e insieme del loro significato e valore. L'uomo viene qui fotografato con immagini quanto mai forti ed eloquenti. È come un soffio, come qualcosa che scorre veloce ve-
sciando un vuoto: lo investe il vento e non c'è più. E a franare non è solo il fiore, il posto stesso sinora occupato dal fiore «nessuno più lo riconosce», è come una casa diroccata e abbandonata: chi può mai riconoscere la dimora d'un tempo? Mi viene con forza una domanda: sì, la vita dell'uomo è breve e fragile, ma che cosa nasconde, che cosa sprigiona per il futuro, per il futuro nel quale tutti ripongono una speranza? Rispondo: la nostra fragilità contiene l'eternità e la felicità! Sono queste il compimento dell'amore che ci ha fatto nascere e che abbiamo vissuto nel tempo! Ha ragione il salmista a proclamare: «Ma l'amore del Signore è da sempre»! L'uomo è sì come l'erba, come un soffio di vento, ma Dio lo ha a cuore e di lui si dà pensiero! Qui sta la potenza del tempo: la sua importanza e la sua ricchezza.
loce. È come un'ombra che passa quasi inconsistente e che è destinata a dissolversi,
Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo emerito di Milano
a scomparire, a lasciare il vuoto dietro di sé. Un'altra immagine ancora: quella dell'erba del campo e del fiore che vi sboccia. Tutto Non di solo pane - Numero 730- Tempo Ordinario - pagina 17
XXXII Tempo Ordinario Quanto meno abbiamo, più diamo. Sembra assurdo, però questa è la logica dell'amore.
Sabato 14 Novembre IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: San Serapio Di origine inglese, San Serapio, nacque verso l'anno 1179. Militare nella corte d'Austria, partecipò alla crociata in Terra Santa nel 1217, in seguito fu destinato ad andare in Spagna a combattere contro i mori. Ebbe così occasione di conoscere S. Pitero Nolasco e attratto dalla eroica carità dei mercedari, nel 1222 chiese di ricevere l'abito come cavaliere laico dell'Ordine. Dal fondatore venne nominato maestro dei novizi, incarico che
Agisci La gioia che nasce dalla comunione con il Signore è un tratto caratteristico della vita del cristiano. Oggi mi impegnerò a non essere triste e ad andare incontro agli altri con il sorriso.
cercò di rifiutare ritenendosi indegno, ma infine, non potendo fare altrimenti, accettò affidandosi al Signore e alla Vergine della Mercede. Insegnò più con la vita, che con le parole, infatti dalla sua scuola uscirono religiosi illustri, il più importante è S. Raimondo Nonnato. Realizzò varie redenzioni, qual'era suo vero desiderio, e sebbene non fosse sacerdote, ardente di zelo per la salvezza del-
le anime, riuscì a portarne moltissime a Cristo. Nell'ultima redenzione che compì ad Algeri in Africa, dovette restare in pegno per alcuni schiavi in pericolo, ma la somma pattuita per il riscatto non arrivò in tempo e i mori lo inchiodarono ad una croce come quella di S. Andrea e lo squartarono crudelmente. Ricevette la palma del martirio il 14 novembre 1240.
Brano Evangelico: Lc 18, 1-8
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Contemplo: Pregate sempre, senza stancarvi (cf Lc 18,1)
Ai tempi di Noè, come ai nostri giorni, gli uomini «mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano, prendevano moglie, prendevano marito», perché questa è la situazione umana. Ma Gesù ci ha insegnato a pregare, e a ringraziare Dio continuamente, non con le troppe parole, ma con il desiderio della nostra vita. Ringraziamo Dio, con Maria: «Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente».
Non di solo pane - Numero 730 - pagina 18
Meditiamo la Parola
La preghiera incessante Meditazione a cura di don Carlo Moro Parroco di Gargnano
La giustizia umana ha i tratti vaghi della giustizia divina. Qui Gesù le pone in parallelo perché, vedendo come ci comportiamo noi uomini, ci possiamo rendere conto del modo di agire di Dio. Infatti, se l'uomo, perfino quello iniquo, può arrivare ad agire secondo giustizia, cosa non farà Dio? E, sebbene la distanza tra l'una giustizia e l'altra sia abissale, c'è qualcosa che le accomuna, e che in qualche modo è necessario, perché entrambe possano essere esercitate. Si tratta della richiesta del giusto che reclama e si avvicina al Signore. Perché non basta lamentarci delle ingiustizie che vediamo o soffriamo. E neces sario mettere in atto la nostra fede e la nostra fiducia in Dio. Solo colui che invoca, che persevera nella preghiera può ottenere le grazie di cui ha bisogno. Lungi dall'assumere un atteg giamento passivo, Gesù ci invita a rinnovare la nostra fede con il potere del suo amore e della sua giustizia divina. Se davvero crediamo con fede profonda che Dio, al quale ci rivolgiamo insistenti, può tutto, che ha potere assoluto su tutto il creato, non siamo tanto restii nell'esporgli le nostre più profonde necessità. L'aiuto di Dio per i nostri più intimi bisogni arriva nel modo in cui non ce l'aspettiamo. Per questo pensiamo che la nostra preghiera non riscuota successo ed allora non ci impegniamo più in questo senso, siamo sfiduciati. Dio è con noi, e se Dio sta con noi, chi sarà contro di noi? Con piena fiducia riteniamo che il suo aiuto è sempre con noi per condurci al Bene supremo della vita senza fine e beata con Lui!
Preghiamo la Parola Potranno altri popoli oppressi, i poveri di sempre, i poveri di tutto il mondo: questa umanità schiava come l'antico tuo popolo, Signore; potrà questo oceano di poveri cantare un giorno il salmo della loro liberazione? O ci saranno soltanto nuovi faraoni senza nuovi esodi? Che senso avranno le nostre Pasque e questo cantare ancora salmi se ci troviamo conniventi con gli stessi faraoni? Oh chiese!...
A lui cantate, a lui inneggiate, meditate tutte le sue meraviglie. Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca il Signore. Colpì ogni primogenito nella loro terra, la primizia di ogni loro vigore. Allora li fece uscire con argento e oro; nelle tribù nessuno vacillava. Così si è ricordato della sua parola santa, data ad Abramo suo servo. Ha fatto uscire il suo popolo con esultanza, i suoi eletti con canti di gioia.
Preghiera
Signore Gesù, sono tanti i momenti in cui ci sembra che tutte le strade - davanti a noi e dietro di noi - siano definitivamente sbarrate. Donaci la capacità di forzare la speranza e persino l'audacia di inventarla, perché nuove vie possano aprirsi non solo per noi ma, veramente, per tutti.
Non di solo pane - Numero 730 - Tempo Ordinario - pagina 19
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Anno XV- n. 730 Domenica 8 Novembre 2015 Chiuso il 02/11/2015 Numero copie 1350
333/3390059 don Luciano
Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità
Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
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