Non di solo pane n°732 - 22 Novembre 2015

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Non di solo

PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 22 Novembre 2015 XXXIV del Tempo Ordinario

Anno XV - n째

Itinerario quotidiano di preghiera

732


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sito di Non di Solo Pane:

Sussidio di preghiera per la famiglia

www.nondisolopane.it

Novembre 2015

Offerta quotidiana

Intenzioni mese di Novembre Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché sappiamo aprirci all'incontro personale e al dialogo con tutti, anche con chi ha convinzioni diverse dalle nostre.

Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Intenzione missionaria Perché i pastori della Chiesa, amando profondamente il proprio gregge, possano accompagnarne il cammino e tenere viva la speranza. Intenzione dei vescovi Perché il Convegno Ecclesiale nazionale di Firenze sia l'occasione per ripensare l'umanesimo nell'epoca della scienza, della tecnica e della comunicazione. Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente e misericordioso, ci impegniamo con gioia nella costruzione della civiltà dell'amore.

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XXXIV Domenica del Tempo Ordinario La preghiera non può cambiare le cose rispetto a te, ma di sicuro cambia te rispetto alle cose.

Domenica 22 Novembre II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Santa Cecilia Vergine e Martire Al momento della revi­ sione del calendario dei santi tra i titolari delle basiliche romane solo la memoria di santa Ceci­ lia è rimasta alla data tradizionale. Degli altri molti sono stati sop­ pressi perché mancava­ no dati o anche indizi storici riguardo il loro culto. Anche riguardo a Cecilia, venerata come martire e onorata come patrona dei musicisti, è difficile reperire dati storici completi ma a

sostenerne l'importanza è la certezza storica dell'antichità del suo culto. Due i fatti accer­ tati: il «titolo» basilica­ le di Cecilia è antichis­ simo, sicuramente ante­ riore all'anno 313, cioè all'età di Costantino; la festa della santa veniva già celebrata, nella sua basilica di Trastevere, nell'anno 545. Sembra inoltre che Cecilia ven­ ne sepolta nelle Cata­ combe di San Callisto, in un posto d'onore,

accanto alla cosiddetta «Cripta dei Papi», tra­ sferita poi da Pasquale I nella cripta della basili­ ca trasteverina. La fa­ mosa «Passio», un testo più letterario che stori­ co, attribuisce a Cecilia una serie di drammati­ che avventure, termina­ te con le più crudeli torture e conclusesi con il taglio della testa.

Agisci Vangelo: Gv 18,33­37

Il regno annunciato da Gesù è un regno fondato sull'amore: per questo non verrà mai meno. Oggi darò il mio contributo alla costruzione di questo Regno attraverso un gesto concreto d'amore nei confronti delle persone che ho accanto.

In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù ri­ spose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti han­ no consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Contemplo: Il mio regno non è di quaggiù (Gv 18,36)

Pilato chiede a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù risponde che il suo regno non è di questo mondo, di quaggiù. Il regno di Gesù non si può circoscrivere o delimitare, poiché è un regno spirituale. Gesù è venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità, all'amore di Dio, alla pace. Chiunque vive questi valori, e li testimonia con la propria vita, vive già nel regno di Gesù.

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L u n g o

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fi u m i

Rendere testimonianza alla verità Meditazione di don Carlo Moro parroco di Gargnano

La liturgia odierna, suggello ciclo liturgico dedicato all’Evangelista Marco, ci ricorda la signoria di Cristo, Re dell’universo. Il profeta Daniele descrive una sua impressionante visione notturna. A quattro bestiali figure si contrappone quella rassicurante del Figlio dell'uomo. Dio è rappresentato come un vegliardo che consegna il potere sulla storia umana al figlio Gesù, che da questo momento diviene il Signore assoluto di tutto l'universo. L'Apocalisse ci presenta Gesù quale primogenito della creazione nuova, l'inizio e il termine di tutta la storia della sal­ vezza. Nel Vangelo, Pilato non affronta seriamente il problema della possibile regalità di

Gesù. Mettersi sotto il potere di Cristo Re non comporta solamente il futuro possesso del regno dei cieli, ma anche un'incipiente conquista, per vivere la propria esistenza con il sigillo di un'autentica dignità umana. Ieri è toccato a Pilato prendere posizione di fronte a Cristo Re; oggi tocca a noi. E’ relativamente facile per tutti cadere nell'equivoco del procuratore romano quando, dopo essersi chiesti se davvero Gesù sia re, non ci si ferma a valutare il peso della risposta, e non se ne accettano le conseguenze pratiche. Anche per noi Cristo Re potrebbe costituire una breve "avventura liturgica", che termina con la fine della celebrazione eucaristica; mentre il potere lo teniamo per noi, negandogli, di fatto, di regnare sulla nostra esistenza.

c o m m e n t o

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S a l m i

Possiamo ridimensionare il "Pilato" che c'è in ciascuno di noi, e lasciare maggior spazio al discepolo autentico, nella convinzione che accettare lealmente la regalità di Cristo significa regnare con lui, da subito e per tutta l'eternità. Noi, con il battesimo diventiamo in Cristo re, sacerdoti e profeti. Appartenere al popolo "regale" significa essere signori di se stessi, liberi dai condizionamenti che da ogni parte ci avvolgono, perché liberati da Cristo. Proprio perché liberi, si può servire disinteressatamente senza pretese di dominio, ma con l'umile ambizione di costruire ogni giorno il regno di cui siamo fatti partecipi. Chiediamoci: ho coscienza che con il battesimo divento in Cristo re, sacerdote e profeta? Come vivo questa grande realtà? Non è doveroso ripetere ancora una volta a Gesù tutta la mia riconoscenza e riconfermargli la fiducia più assoluta?

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don Carlo


L u n g o

Contemplatio a cura di don Luciano

Gesù, che sta per salire il patibolo, senza che un solo gesto, dalla terra o dal cielo, sia tentato per difenderlo, questo Gesù afferma con suprema calma: «Io sono re». Re, cioè non solo libero — ed è legato — ma anche Signore — e stanno per ucciderlo! Quell'istante esigeva la fede più salda, perché era quello dell'oscurità più fonda, era il momento in cui sembrava che del Dio-uomo nulla più restasse di Dio e, di lì a poco, più nulla dell'uomo. Non era difficile credere alla potenza di Gesù quando comandava alle malattie, ai demoni, alla tempesta, alla morte. Ma per pensare come Re e Dio uno che è vinto, schiacciato, ridotto al nulla, bisogna ricorrere a una logica che inverte qualsiasi pensiero umano, occorre lasciare affondare la propria intelligenza nelle tenebre più fitte, in una parola, rinunziare a qualsiasi altra luce che non sia quella della fiducia cieca, propria dell'amore [...]. In quel momento ci voleva l'amore stesso di Dio per capire come lo spogliamento completo potesse costituire l'offerta suprema dell'amore, per scoprire nell'annientamento della croce la più sublime manifestazione dell'onnipotenza di Dio. Gesù manifesta la propria regalità e signoria sovrana servendosi della cattiva volontà degli uomini per il compimento della sua volontà di salvezza, utilizzando il loro odio per la sua opera d'amore. Lo crocifiggevano per toglierlo di mezzo: ed ecco che lo rituffano nell'eternità da cui era venuto e che, col suo ritorno, egli riaprirà a tutti gli uomini.

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S a l m i

Preghiamo la Parola Sì, c'è qualcosa di più alto del fragore dei flutti, del frangersi delle onde, più forte del frastuono di questa nostra storia, e del rimbombo dei mari. È il silenzio dell'Infinito, oltre i «sovrumani silenzi»: è l'infinito silenzio di Dio. Come nel fondo dell'India, nel tempio della «Parola vivente» adorata anche dagli animali, nell'estasi del creato, nell'assoluto silenzio. E non è che il suono dei due oceani che finisce alle soglie del tempo,'il suono dei due oceani che si incontrano e si abbracciano nel rumore indistinto ed eterno di un «AOM», sempre riassorbito nel silenzio.

Il Signore regna, si riveste di maestà: si riveste il Signore, si cinge di forza. È stabile il mondo, non potrà vacillare. Stabile è il tuo trono da sempre, dall’eternità tu sei. Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti! La santità si addice alla tua casa per la durata dei giorni, Signore.

Preghiera

Signore Gesù, che rovesci i potenti dai troni e innalzi gli umili, che mandi i ricchi a mani vuote e colini di beni gli affamati, noi contempliamo il divino rovesciamento che tu compi nella storia e nelle nostre vicende di uomini, e ti lodiamo. Lavora il nostro cuore perché fiorisca ciò che in noi è piccolo e invisibile, alla luce del tuo amore, della tua pace, della tua mitezza. Sia lode a te, o Signore della vita!

(I. RIVIÈRE, A chaque jour suffit sa joie, Paris 1949, 171s.).

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XXXIV Tempo Ordinario Frutto del silenzio è la preghiera. Frutto della preghiera è la fede. Frutto della fede è l’amore. Frutto dell’amore è il servire.

Lunedì 23 Novembre II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Beato Bartolomeo Poggio Di origine italiana, il Beato Bartolomeo Poggio, nacque il 21 settembre 1768 a San Martino Stella (Savona), da piccolo andò con i genitori i n Ar gen t i n a . En tr ò nell’Ordine Mercedario a Buenos Aires e fu ordinato sacerdote a Cordova il 26 maggio 1799. L’anno dopo fu destinato come cappella­ no in Patagonia, in questo luogo e nel vicino porto di San Giuseppe, evangelizzò

Agisci Siamo sempre di corsa e presi da mille impegni. Questo spesso ci impedisce di trovare un momento per contemplare la bellezza del creato, riconoscendovi il segno della grandezza di Dio. Oggi cercherò di guardare al mondo che mi circonda con lo sguardo contemplativo di Maria.

per 10 anni, dando e­ sempio di vita apostoli­ ca e povera. In quella regione gli indigeni frequentemente rapina­ vano tutto ciòtutto ciò che incontravano persi­ no persone per poi scambiarle con viveri. Durante una di queste incursioni gli indigeni incendiarono la cappel­ la dove padre Poggio stava celebrando la

messa, quindici persone furono uccise, altre furo­ no fatte schiave, il mer­ cedario morì in ginoc­ chio davanti all’altare con lo sguardo fisso ver­ so la croce e la preghiera sulle labbra. Era il 7 agosto del 1810 ed è considerato il protomar­ tire della Patagonia. L’Ordine lo festeggia il 23 novembre.

Brano Evangelico: Lc 21, 1­4

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

Contemplo: Ha donato più di tutti (Lc 21,3) La Chiesa ci esorta a esprimere la nostra fede con la carità della povera vedova del Tempio, umile a paragone degli scribi pieni di vanità, non con la tristezza di una povertà subita, ma tacitamente e gioiosamente, per amore di Dio. Possiamo paragonare questa vedova a Cristo stesso, che ci ha donato tutto quanto aveva per vivere, donando la sua vita. Nella carità è contenuta la richiesta più gradita a Dio, quella che mette in sintonia con Cristo Gesù.

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Meditiamo la Parola

Preghiamo la Parola

Il più bel dono al tesoro del tempio. Meditazione di don Luciano Vitton Mea

A te la lode e la gloria nei secoli Gesù ci indica la figura di una donna vedova come esempio da seguire, come modello di un’autentica e vera vita cristiano. Non sono le offerte dei farisei o degli uomini ricchi il tributo gradito a Dio ma la piccola monetina di una povera, il necessario di chi non possiede altro che due spiccioli. Infatti la vedova offre a Dio il necessario che ha per vivere, non il superfluo. La fede di questa donna, una fede semplice che sa compiere un gesto all'apparenza insignificante, è colto dal Signore Gesù come il più bel dono al tesoro del Tempio. Donare è difficile, donare bene quasi impossibile. Questa donna è libera nella sua devozione e nella sua semplicità, non si ferma davanti all'uso che del denaro veniva fatto, non si scandalizza delle belle pietre che adornano il Tempio, né invoca presunti soldi dei Sommi Sacerdoti... No! E Gesù guarda il cuore di questo dono di pochi spiccioli, dono dell'essenziale, dono sofferto e meditato. Costa fatica donare, ma Dio vede. Diamogli l'essenziale, del nostro, ciò che è nella nostra interiorità perché il Signore lo prenda e lo faccia lievitare, e lo trasfiguri. Se sfidiamo Dio in generosità, è sempre il Signore a vince­re! Chiediamoci: Cosa sono disposto a donare oggi al Maestro? Del tempo? Un sorriso? Un perdono?

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, benedetto il tuo nome glorioso e santo. Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso,benedetto sei tu sul trono del tuo regno. Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi e siedi sui cherubini, benedetto sei tu nel firmamento del cielo.

Preghiera

Signore Gesù, rianima in noi il coraggio e la semplicità di seguire il nostro cuore in tutto ciò che ci ispira e spesso ci obbliga a decidere e a vivere. Ti preghiamo di darci la forza di essere decisi, senza inni essere sbruffoni.

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XXXIV Tempo Ordinario Il Signore ascolta le preghiere di coloro che chiedono di dimenticare l’odio. Ma è sordo a chi vuole sfuggire all’amore.

Martedì 24 Novembre II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Santa Firmina di Amelia Secondo la sua «Passio» Fermina era una vergine romana figlia dello stes­ so «praefectus urbis», Calpurnio. Il testo narra che un «consularis», O­ limpiade, aveva tentato di sedurla, ma in realtà fu lei a condurre lui alla fede cristiana. Una con­ versione che costò a O­ limpiade il martirio. Fer­ mina seppellì allora l'a­ mico in un suo fondo detto Agulianus a circa otto miglia da Amelia il

Agisci Tutto è destinato a passare, eppure è così facile attaccare il cuore alle cose! Quello che possiedo è solo uno strumento che il Signore mi ha donato per fare il bene. Oggi rifletto su come vivo il mio rapporto con i beni terreni.

1° dicembre. La donna fu chiamata più tardi a dare la stessa testimo­ nianza di fede, subendo il martirio sotto Diocle­ ziano. Secondo la «Passio» sarebbe stata sepolta il 24 novembre nello stesso luogo in cui ella aveva sotterrato l'a­ mico Olimpiade. Il seme della sua testimonianza, però, avrebbe dato anco­ ra frutti. Venti giorni dopo l'uccisione di Fer­ mina, infatti, anche il

suo carnefice Ursiano (Ursicinus) si convertì, andò a Ravenna, dove fu battezzato dal prete Valentino e subì il mar­ tirio il 13 dicembre. Un altro documento più recente, pur riportando gli stessi elementi della leggenda, suppone in­ vece che Fermina sia stata sepolta a Civita­ vecchia il 20 dicembre.

Brano Evangelico: Lc 21,5­11

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staran­ no per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti ver­ ranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché pri­ ma devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luo­ ghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni gran­ diosi dal cielo.

Contemplo: Non sarà lasciata pietra su pietra (Lc 21,6)

Giuseppe Flavio paragona l'edificio del tempio di Gerusalemme a una montagna innevata. Gesù che frequentava il tempio, lo ammirava e lo ha chiamato «casa di preghiera», annuncia che la distruzione del bel­ lissimo tempio di pietra, sostituito da un tempio di carne, sarà l'inizio di un nuovo modo di adorare Dio «in Spirito e verità».

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meditazione

Preghiamo la Parola

Quale sarà il mio posto nella casa di Dio A cura della redazione

Il tempio di Dio è l’uomo vivente, colui che riconosce nella propria vita la presenza di Dio. Il compianto Card. Ballestrero ci ricorda questa verità in questa bellissima meditazione. “Quale sarà il mio posto nella casa di Dio? Lo so, non mi farai fare brutta figura, non mi farai sentire creatura che non serve a niente, perché tu sei fatto così: quando ti serve una pietra per la tua costruzione, prendi il primo ciottolo che incontri, lo guardi con infinita tenerezza e lo rendi quella pietra di cui hai bisogno - ora splendente come un diamante, ora opaca e ferma come una roccia, - ma sempre adatta al tuo scopo. Cosa farai di questo ciottolo che sono io, di questo piccolo sasso che tu hai creato e che lavori ogni giorno con la potenza della tua pazienza, con la forza invincibile del tuo amore trasfigurante? Tu fai cose inaspettate, gloriose. Getti là le cianfrusaglie e ti metti a cesellare la mia vita. Se mi metti sotto un pavimento che nessuno vede, ma che sostiene lo splendore dello zaffiro o in cima a una cupola che tutti guardano e ne restano abbagliati, ha poca importanza. Importante è trovarmi ogni giorno là dove tu mi metti, senza ritardi. E io, per quanto pietra, sento di avere una voce: voglio gridarti, o Dio, la mia felicità di trovarmi nelle tue mani malleabile, per renderti servizio, per essere tempio della tua gloria”. (A.A. Ballestrero).

A lui la lode e la gloria nei secoli

Benedite, opere tutte del Signore, il Signore. Benedite, angeli del Signore, il Signore. Benedite, cieli, il Signore. Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore. Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli.

Preghiera

Signore Gesù, noi siamo argilla, ma siamo comunque opera delle tue mani e siamo segno di quanto grandi possa rendere l'amore, anche quando agisce su quella piccola «cosa» che siamo noi. Donaci di attingere la serenità del cuore e la stabilità della niente alla certezza che tu, come sei all'origine, sei pure alla fine di ogni storia, piccola o grande che sia!

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Lungo i fiumi commento ai Salmi a cura di don Luciano Vitton Mea

Lampada ai miei passi Commento al Salmo 119

Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino [...] Fa' risplendere il tuo volto sul tuo servo e insegnami i tuoi decreti [...] Limpida epura è la tua promessa e il tuo servo la ama [...] La tua giustizia è giustizia eterna e la tua legge è verità [...] Desidero la tua salvezza, Signore, e la tua legge è la mia delizia. (Salmo 119,105.135.140.142.174)

Nel cammino della vita abbiamo bisogno di punti di riferimento precisi e stabili come una roccia su cui è inciso visibile il segno che identifica il sentiero sul quale muoversi. È l'esperienza tipica di chi cammina in montagna. Ci si imbatte di frequente in sentieri appena tracciati o che si inerpicano lungo un pendio che emette un brivido di paura. Lo stesso sentiero si fa poi più ripido, anche se ben evidente tra due pareti rocciose e alte sino a nascondere il sole. Più in là però la luce torna a risplendere e così il passo riprende a farsi più sicuro, gioioso e deciso. Non è ancora la meta, ma il cammino può proseguire più sicuro e sereno. Anche la vita è fatta così: passo dopo passo noi camminiamo, ci esponiamo anche a qual-

che rischio, ci mettiamo in gioco per amore di Dio e dei fratelli, per amore del Vangelo e della Chiesa... E succede, non poche volte, che il percorso ci riservi anche qualche incognita e ci faccia non poco paura. Siamo come Israele nel deserto: abbiamo bisogno che una colonna di fuoco ci preceda rischiarando la via, scaldandoci il cuore e arricchendoci di nuova energia. Siamo come i due di Emmaus che, dopo la notte buia della croce, vagano incerti e senza speranza, finché la Parola non torna ad accendersi e ad ardere in loro e a fare luce sufficiente perché il cuore senta che Dio è vicino e ricuperi fiducia e coraggio. Così, Signore, non ci manchi mai la tua Parola che dona la speranza e rafforza la nostra fede: ci siamo messi in gioco per servire il tuo Regno e tu hai promesso di essere luce soprattutto là dove noi rimaniamo impressionati dalle tenebre e impauriti dal buio di questo mondo, amato sì dal Padre ma insieme tanto lontano da lui e indifferente ai suoi «richiami». È grande grazia per noi che sia il Vangelo, la tua Parola, la bussola luminosa del nostro cammino: ogni giorno! Qui si trova la vera gioia: «La tua legge è la mia delizia!».

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Card. Dionigi Tettamanzi


XXXIV Tempo Ordinario

Mercoledì 25 Novembre

L’Agnello c’insegna la fortezza: l’Umiliato ci dà lezioni di dignità: il Condannato esalta la giustizia: il Morente conferma la vita: il Crocifisso prepara la gloria.

II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Santa Caterina d’Alessandria

La letteratura popolare parla di Caterina come di una giovane colta e affascinante originaria di Alessandria d'Egit­ to. Durante una festa pagana il governatore Massenzio invitò la giovane a venerare gli dèi. Al rifiuto di Cate­ rina le propose il ma­

trimonio, ma rice­ vette un altro dinie­ go. La giovane cri­ stiana venne con­ dannata alla ruota dentata, ma si salvò miracolosament e. Venne poi decapita­ ta. Tutto ciò sarebbe avvenuto nel no­ vembre 305. Nel

secolo VIII fu trovato il suo sepolcro nel celebre monastero di Santa Caterina, al Monte Sinai. Il suo corpo sarebbe stato portato lì dagli angeli.

Brano Evangelico: Lc 21, 12­19

Agisci Essere cristiani coerenti mette sempre in difficoltà i nostri rapporti con gli altri ed è facile cadere nella tentazione di 'seguire la corrente". Oggi cercherò di testimoniare con coraggio la mia fede, anche se questo sarà fonte di qualche incomprensione.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, co­ sicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Contemplo: Vi darò parola e sapienza (Lc 21,15) Spesso ci preoccupa il modo di «dare testimonianza» davanti al mondo con le nostre parole, più che con la nostra vita. La Chiesa ricorda le parole di Gesù: «Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vo­ stro che parla in voi» (Mt 10,20) e tutti sappiamo che se «nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto», a maggior ragione nemmeno andrà perduta una parola detta con amore, «con dolcezza e rispetto, per far vedere a tutti la speranza che è in noi» (cf 1Pt 3,15-16).

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Meditiamo la Parola

Niente va perduto

Preghiamo la Parola

Meditazione di Fiorella Elmetti

Don Andrea Santoro ucciso in Turchia nel 2006, pochi giorni prima di morire scriveva: “Una sera verso gli inizi di dicembre, ero in strada con il mio pulmino. Dovevo girare, ho messo la freccia e ho cominciato a voltare. Veniva una macchina velocissima. Ha dovuto frenare per non investirmi. Uno è sceso e ha cominciato a urlare. Conoscendo l'irascibilità dei turchi, soprattutto se sono ubriachi, ho proseguito, temendo brutte intenzioni. Mi sono accorto che mi inseguivano. Arrivato in piazza mi hanno sbarrato la strada. Mi sono trovato con la portiera aperta, uno che mi ha sferrato un pugno, un altro che mi strappava dal sedile e l'altro ancora che voleva trascinarmi. Ho portato il segno di quel pugno per qualche giorno e la spalla, tirata, che a volte mi fa ancora male. È intervenuta la polizia: erano ubriachi ed è stato fatto un verbale a loro carico. Me ne sono tornato a casa stordito, chiedendomi come si potesse diventare delle bestie. Mi sono venuti in mente i litigi in cui ci scappa un morto, le violenze fatte a una ragazza sola, il divertimento sadico ai danni di qualche povero disgraziato. Devo dirvi la verità: ho avuto paura e per qualche notte non ho dormito. Continuavo a chiedermi: perché? Come è possibile? Una settimana dopo, verso sera, hanno suonato al campanello della chiesa. Sono andato ad aprire, erano tre giovani sui 25-30 anni. Uno mi ha chiesto: «Si ricorda di me?». Ho guardato bene e ho riconosciuto quello che mi aveva tirato per la spalla. «Sono venuto a chiederle scusa. Ero ubriaco e mi sono comportato molto male. Padre mi perdoni». «Va bene, gli ho detto, stai tranquillo. Ma non farlo più, per chiunque altro». Subire il male e la cattiveria del mondo non è certo piacevole, eppure sappiamo che niente va perduto, tantomeno l’amore.

A lui la lode e la gloria nei secoli

Benedite, sole e luna, il Signore. Benedite, stelle del cielo, il Signore. Benedite, piogge e rugiade, il Signore. Benedite, o venti tutti, il Signore. Benedite, fuoco e calore, il Signore. Benedite, freddo e caldo, il Signore.

Preghiera

Signore Gesù, sei tu che raccogli ogni capello del nostro capo e lo poni nella memoria divina delle realtà che non passano e che hanno già il sapore dell'eternità. Non lasciare che ci sentiamo mai sprecati, anche quando siamo trattati come semplici cose da mostrare e da esibire... Tu abiti le nostre anime e fai di noi vasi preziosi come quelli dell'altare.

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XXXIV Tempo Ordinario Il male mette le radici quando un uomo comincia a pensare di essere migliore degli altri.

Giovedì 26 Novembre II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Sant’Umile da Bisignano La sua intensa vita inte­ riore lo rese quasi traspa­ rente alla luce sopranna­ turale di Dio, e accadde così che quel frate indotto e semplice, ritirato e mo­ desto, venisse ricercato da sapienti e da potenti desiderosi di ottenere da lui consigli di spirituale perfezione. Due Papi, Gregorio XV e Urbano VIII, lo ebbero in grande

Agisci L'angelo è un messaggero di Dio che illumina, accompagna, incoraggia, sostiene... Oggi mi farò "angelo di Dio", andando a trovare qualcuno che conosco e che so in difficoltà, portandogli aiuto e consolazione.

considerazione e insi­ sterono perché il frate di Bisignano restasse presso di loro a Roma, dove non gli sarebbero mancati, se li avesse appetiti, leciti onori e consolanti soddisfa­ zioni. Frate Umile pre­ ferì invece tornare nel suo convento nel cuo­ re della Calabria, dove il Signore aveva pre­

parato per lui un doloro­ so calvario. Infatti, gli ultimi tempi della sua vita non lunga furono segnati da penose soffe­ renze fisiche, che il fran­ cescano riformato sop­ portò, in silenzio, con indicibile pazienza.

Brano Evangelico: Lc 21,20­28 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eser­ citi, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saran­ no sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

Contemplo: La vostra liberazione è vicina (Lc 21,28)

La liberazione è vicina: opera in mezzo a noi il regno di Dio. Noi pre­ ghiamo ogni giorno con la preghiera che Gesù ci ha insegnato: «Liberaci dal male!». Preghiamo che il nome di Dio sia santificato in noi, il regno di Dio trionfi in noi e la volontà di Dio, cioè il suo amore, la sua Parola, scesa dal cielo, non ritorni senza effetto, senza aver irri­ gato la terra, averla fecondata e fatta germogliare (cf Is 55,10-11). Siamo infatti collaboratori di Dio, campo di Dio, edificio di Dio (cf 1Cor 3,9).

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Medita la parola

Preghiamo la Parola

Levate il capo Meditazione di don Luciano Vitton Mea

“Levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. Questa affermazione di Gesù che conclude il brano evangelico di quest’oggi è per tutti noi motivo di conforto e di speranza. Il Signore non viene per giudicarci o per gettare pesi insopportabili sulle nostre fragili spalle, a imporci il gioco della legge e di norme che tendono ad ingabbiarci in un freddo legalismo. Il Signore viene per liberarci, per aprirci la strada verso la libertà dei figli. Sciolti dai lacci del nostro egoismo siamo chiamati a costruire cieli nuovi e terre nuove, a depositare nell’aridità di questa terra il piccolo seme del “Regno di Dio”. Costruttori di pace, di un nuovo sistema economico basato sulla solidarietà e non sul profitto; un modo dove le lacrime dei poveri, degli orfani e delle vedove saranno lucenti; dove non vi saranno più bambini con le pance gonfie di vermi, mamme che alzano lamenti per i loro bimbi morti di fame o per una malattia che poteva essere guarita con un vaccino dal costo irrisorio. Anche il mio peccato sarà cancellato e libero nella misericordia di Dio potrò volare alto nel mio cielo. Ecco, le “Gerusalemmi” di questo mondo stanno per essere abbattute: “Levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.

A lui la lode e la gloria nei secoli Benedite, rugiada e brina, il Signore. Benedite, gelo e freddo, il Signore. Benedite, ghiacci e nevi, il Signore. Benedite, notti e giorni, il Signore. Benedite, luce e tenebre, il Signore. Benedite, folgori e nubi, il Signore. Benedica la terra il Signore, lo lodi e lo esalti nei secoli.

Preghiera Signore Gesù, quando ci sentiamo precipitare nella fossa dell'angoscia e ci sentiamo sbranare dalla paura, donaci la semplicità di levare il capo, gli occhi, il cuore, la mente e il desiderio.., verso di te. Come un bimbo che guarda la propria madre nel tempo del pericolo, sii tu la nostra liberazione, sii tu la nostra salvezza.

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 14


XXXIV Tempo Ordinario Essere non amati, non voluti, dimenticati. È questa la grande povertà, peggio di non avere niente da mangiare.

Venerdì 27 Novembre II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Santa Bililde Non si hanno notizie sicure sulla sua vita poi­ ché tutta la documenta­ zione dipende da uno scritto di Magonza, che tutti oggi riconoscono per un falso del secolo XII. Secondo la leggen­ da Bililde nacque a Vei­ tshochheim, presso Wür­ zburg, e sposò il duca di Turingia. Partito il mari­ to per una guerra, la san­ ta si ritirò presso lo zio Sigiberto (o Rigiberto),

vescovo di Magonza, ma, rimasta vedova molto presto, pose fine al suo ritiro per fondare il mo­ nastero di Altinfinster (identificato da alcuni con Hagenmiinster, nei pressi della stessa città) dove morì. Mentre le notizie concernenti la Vita di Bililde sono scar­ samente attendibili, molte sono le testimonianze del culto. In un calendario manoscritto di Fulda del

secolo IX, oggi perduto, è testimoniata la com­ memorazione di Bililde vergine. A Magonza esiste anche oggi una piccola chiesa a lei dedi­ cata. Sembra quindi che Bililde non fu sposa ma una vergine di Magonza e che contribuì alla fon­ dazione del monastero sopra ricordato. Con tutta probabilità morì nel 734.

Brano Evangelico: Lc 21,29­33

Agisci: Il regno di Dio non sarà mai distrutto perché fondato sull'amore. Solo l'amore costruisce e solo l'amore è per sempre. Oggi mi impegnerò a compiere un gesto di riconciliazione e di pace nei confronti di qualcuno con cui ho difficoltà.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quan­ do vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vici­ no. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tut­ to avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passe­ ranno».

Contemplo: Il cielo e la terra passeranno

(Lc 21,33)

Il fatto che «il cielo e la terra passeranno» e «non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura» (Eb 13,14) non ci fa dimenticare che «Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre» e che «per mezzo di Lui offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome» (Eb 13,8.15). La Chiesa di Gesù è sulla terra per costruire «l'uomo nuovo», «nuovi cieli e nuova terra», attraverso le parole di Gesù che «non passeranno».

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ pagina 15


Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola

Quale eredità Meditazione a cura di don Fabio Marini

A lui la lode e la gloria nei secoli Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quale eredità vogliamo lasciare al mondo? Le nostre opere, i valori, i principi, gli ideali, le battaglie vinte in nome dell'amore verso il prossimo, i figli che accudiamo. Tutto avrà fine prima o poi, tutto si sgretolerà e diventerà polvere disperdendosi e chi verrà dopo nemmeno si accorgerà che quella cosa è esistita, ma ciò che non passeranno mai sono le parole buone, quelle che insegnano le regole da seguire, le buone maniere, l'amore per la giustizia. Avete mai fatto caso a quanto siamo tutti sempre molto critici nei confronti del prossimo? Eppure quando un nostro conoscente muore, magari più volte da noi disprezzato, con il passare del tempo tendiamo a dimenticarci i suoi aspetti negativi e siamo pronti a sottolineare quelli positivi. Il segno che il bene trionfa sul male, che l'amore e i buoni insegnamenti vanno oltre i nostri giudizi sommari, un po' come se vedessimo sempre la cenere che si deposita nel caminetto e non riuscissimo a vedere la brace che arde e riscalda da sotto. Atei o credenti che siate, prendete il Vangelo. Per qualcuno è la parola di Dio, per altri la filosofia di un certo Gesù vissuto duemila anni fa. Però! Duemila anni e le sue parole sono sempre vive, attuali. Sfido chiunque a dire che il perdono non porti alla pace, che la solidarietà non faccia bene anche a chi la mette in pratica, che la perseveranza non porti a buoni risultati. Tutti, anche gli amici atei, sono chiamati a leggere il Vangelo almeno una volta nella vita. Non si può criticare o mettere da parte ciò che non si conosce. Le parole di Gesù non tramonteranno mai.

Benedite, monti e colline, il Signore. Benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore. Benedite, sorgenti, il Signore. Benedite, mari e fiumi, il Signore. Benedite, mostri marini e quanto si muove nell’acqua, il Signore. Benedite, uccelli tutti dell’aria, il Signore. Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli.

Preghiera

Signore Gesù, quanto siamo ciechi e quanto siamo insensibili ai segni che annunciano la vita e ci promettono un di più di speranza! Donaci la sapienza di Daniele e donaci la docilità della pianta de fico, perché sappiamo lasciarci risvegliare dal sole della tua presenza e ritrovare il pieno gusto di vivere e di donarci.

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ pagina 16


Pagine bibliche

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Dio ha compassione di noi

Accendiamo la lucerna del cuore di don Luciano Vitton Mea

“Dio ha compassione. Ha compassione per ciascuno di noi, ha compassione dell’umanità e ha mandato suo Figlio per guarirla, per rigenerarla”, per “rinnovarla”. È uno dei passaggi di una delle omelia di Papa Francesco a Casa Santa Marta incentrata proprio sulla compassione di Dio: “E’ interessante – ha osservato – che nella parabola che noi tutti conosciamo del Figliol Prodigo, si dice che quando il padre – che è una figura di Dio che perdona – vede arrivare suo figlio ebbe compassione. La compassione di Dio non è avere pietà: non ha nulla a che vedere una cosa con l’altra”. Io, ha soggiunto il Santo Padre, “posso ave-

re pietà di un cane che sta morendo”, ma la compassione di Dio è altro: è “mettersi nel problema, mettersi nella situazione dell’altro, con il cuore di Padre”. E per questo, ha sottolineato Papa Francesco, “ha mandato suo Figlio”. “Gesù curava la gente – ha affermato – però non è un ‘guaritore’. No! Curava la gente come segno, come segno della compassione di Dio, per salvarla, per rimettere al suo posto nel recinto la pecorella smarrita, i soldi smarriti della donna che aveva perso la sua dracma. Dio ha compassione. Dio ci mette il suo cuore di Padre, ci mette il suo cuore per ciascuno di noi. E quando Dio perdona, perdona come Padre e non come un impiegato del tribunale, che legge una sentenza e dice: ‘Assolto per insufficienza di prove’. Ci perdona da dentro. Perdona perché si è messo nel cuore di questa persona”. Gesù, ha soggiunto il papa, è stato inviato per “portare la lieta novella, per liberare colui che si sente oppresso”. Gesù “è inviato dal Padre per mettersi in ciascuno di noi, liberandoci dei nostri peccati, dei nostri mali”.

Domenica prossima inizia il nuo­ vo anno liturgico che avrà come punto di riferimenti il Vangelo di Luca, il Vangelo della misericor­ dia. Un anno particolare perché segnato dal Giubileo indetto da papa Francesco, il giubileo della misericordia. Così esordisce Am­ brogio di Milano nel com­ mentare, dal Vangelo di Luca, il testo della donna che cerca la mo­ neta. Non senza motivo san Luca ci presenta di seguito tre parabole: la pecora che si era smarrita ed è stata ritrovata, la dramma che era stata perduta, poi ritrovata, il fi­ glio prodigo che era morto, e poi è tornato in vita. Cosicché, solleci­ tati da questo triplice rimedio, curiamo le nostre ferite. Chi sono questo padre, questo pastore, que­ sta donna? Non sono forse Dio Padre, Cristo, la Chiesa? Cristo ha preso su di sé i tuoi peccati, ti por­ ta nel suo corpo; la Chiesa ti cer­ ca; il Padre ti accoglie. Come un pastore, ti riporta; come una ma­ dre, ti ricerca; come un Padre, ti riveste. Prima la misericordia, poi l'assistenza, infine, la riconcilia­ zione. Con queste parole del vescovo di Milano ci inoltriamo in questo tempo di grazia che è l'Anno San­ to della Misericordia, perché sia un'occasione per riprendere a spe­ rare e ad amare in modo più pro­ fondo e sereno.

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 17


XXXIV Tempo Ordinario Non accontentiamoci di dare solo del denaro. Il denaro non è sufficiente. Vorrei che ci fossero più persone ad offrire le loro mani per servire ed i loro cuori per amare.

Sabato 28 Novembre II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Giacomo della Marca

E' nato a Montepran­ done (Ascoli Piceno) nel 1394, fu discepolo di san Bernardino da Siena, dal quale rice­ vette a 22 anni il saio francescano. Come il maestro, anch'egli si diede alla predicazio­ ne, in Italia, Polonia, Boemia, Bosnia e in Ungheria dove si recò per ordine del Papa. Oratore ardente, si sca­ Agisci Donaci, Signore, un cuore libero e “leggero” come quello di Maria! Oggi mi impegnerò a sgombrare il cuore da tutto quello che lo appesantisce, rendendolo meno libero di seguire il Signore.

gliò soprattutto con­ tro i vizi dell'avari­ zia e dell'usura. Pro­ prio per combattere quest'ultima, san Giacomo della Mar­ ca ideò i Monti di Pietà, dove i poveri potevano impegnare le proprie cose, non più all'esoso tasso preteso dai privati usurai ma ad un in­ teresse minimo. Già

debilitato per la vita di penitenza e colpito da coliche fortissime, morì a Napoli, nel 1476. Le sue ultime p a r o le fu r o no : «Gesù, Maria. Bene­ detta la Passione di Gesù». Etimologia: Giacomo = che segue Dio, dall'e­ braico.

Brano Evangelico: Lc 21, 34­36

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti co­ loro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momen­ to pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Contemplo: State attenti a voi stessi (Lc 21,34) Gesù ci mette in guardia perché «le dissipazioni, le ubriachezze di parole e di immagini, gli affanni della vita» non siano un laccio che ci faccia inciam­ pare e ci allontani da Lui come pecore smarrite. Solo nella preghiera, nella conoscenza della parola di Gesù, possiamo restare con Lui e trovare «la for­ za di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere» per poter «essere rivestiti di potenza dall'alto» (Lc 24,49). Con Maria diciamo: «Eccomi! Avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38).

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ pagina 18


Meditiamo la Parola

Preghiamo la Parola

Il più bel dono al tesoro del tempio. Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Quante volte le mamme ripetono ai figli: “Fate attenzione!”. Le mamme sanno (e pure i papà) che la vita è piena di inganni e che, soltanto con l’aiuto di Dio, tutto si può superare e tutto acquista senso e valore. Lo sapeva Maria che qualche raccomandazione al piccolo Gesù l’ha certamente fatta. Lo sapeva Gesù nei confronti dei discepoli, destinati a diffondere a far nascere la Chiesa nel mondo. Lo sappiamo oggi anche noi, che leggiamo questo vangelo al termine dell’anno liturgico e che veniamo coinvolti a sostenere la fede dei più giovani e di tutti coloro che, alla scuola di Gesù, stanno imparando a dare ragione della speranza che li anima. La liturgia sa bene che la tentazione a cui andiamo incontro è quello di assuefarci a perdere poco alla volta valore alla vita spirituale, dicendo: “Che male c’è? Così fan tutti!”. Che male c’è non andare a Messa la domenica, non frequentare la parrocchia, non impegnarsi in nessuna proposta di volontariato? Che male c’è togliere dalle scuole il crocifisso, bestemmiare per ogni inezia, sporcare i rapporti e i sentimenti più belli, imbrogliare o calunniare il prossimo? Vedete, il male ci fa scendere in basso, inesorabilmente, ci risucchia in un vortice da cui è difficile riuscire a districarsi. Il demonio ci fa apparire buone le malefatte. Ci è riuscito con Adamo ed Eva facendoli cadere miseramente nel peccato originale. E ci riesce benissimo pure con noi, che, tuttavia, dobbiamo ricordare che siamo creati a immagine di Dio, che siamo stati creati perché amati, che siamo figli della luce e non delle tenebre e che per questo Gesù ha pagato, perché noi morissimo al peccato per rinascere alla vita della grazia, la vita eterna. Occorre vegliare su noi stessi senza dare scandalo, ma per far tutto occorre pregare senza stancarsi, credendoci.

A lui la lode e la gloria nei secoli.

Benedite, figli dell’uomo, il Signore. Benedite, figli d’Israele, il Signore. Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore. Benedite, servi del Signore, il Signore. Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore. Benedite, santi e umili di cuore, il Signore.

Preghiera

Signore Gesù, ti benediciamo per tutto ciò che abbiamo imparato durante questo anno liturgico e per ciò che la tua Parola e i sacramenti hanno fatto crescere in noi come consapevolezza, di fronte al nostro compito di combattere strenuamente contro tutto ciò che ferisce la vita e diminuisce la speranza.

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 19


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 732 Domenica 22 Novembre 2015 Chiuso il 16/11/2015 Numero copie 1450

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

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Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

Ti aspetto ogni giorno su:

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