Non di solo
PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 20 Dicembre 2015 IV Settimana di Avvento
Buon Natale a tutti!!
Anno XV - n째
736
Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”
Sito di Non di Solo Pane:
Sussidio di preghiera per la famiglia
www.nondisolopane.it
Dicembre 2015
Offerta quotidiana
Intenzioni mese di Dicembre Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché tutti possiamo fare l'esperienza della misericordia di Dio, che non si stanca mai di perdonare.
Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.
Intenzione missionaria Perché le famiglie, in modo particolare quelle che soffrono, trovino nella nascita di Gesù un segno di sicura speranza . Intenzione dei vescovi Perché accogliamo l'invito alla rivoluzione della tenerezza che il Figlio di Dio ci ha rivolto nella sua incarnazione. Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente e misericordioso, ci impegniamo con gioia nella costruzione della civiltà dell'amore.
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Avvento pagina 2
IV Domenica di Avvento Questa è la missione del popolo di Dio: irradiare su tutti i popoli la benedizione di Dio incarnata in Gesù Cristo. (Papa Francesco)
Domenica 20 Dicembre IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: San Lorenzo Company Nato verso il 1415, in El Puig (Spagna), San Lorenzo Company, fin da piccolo vestì l'abito mercedario. Ancora molto giovane fu nomi nato commendatore del convento di Santa Ma ria degli Angeli in El Puig, per la sua mode stia, saggezza e com passione verso gli schiavi fu scelto come redentore. Nel 1442 assieme al Beato Pietro
Agisci Oggi voglio coltivare la "piccolezza", ammirando la foto di un germoglio o di un seme, per capire la bellezza e la potenza della vita nelle mani del Signore.
Bosset mentre ritorna vano da una redenzione compiuta a Tunisi in Africa, furono sorpresi da una furiosa tempesta che li riportò a Tunisi ed i pochi superstiti furono ridotti nuova mente in schiavitù com presi loro due stessi. Trascorsi 15 anni di prigionia durante i quali consolò gli schiavi e li fortificò nella fede, pa dre Company fu libera
to nel 1457 e poté tor nare in patria. Avendo vissuto per 55 anni nell'Ordine con singola re virtù il 23 giugno 1474 fu eletto Maestro Generale. Famoso per i miracoli morì santa mente il 20 dicembre del 1479, il suo corpo fu sepolto nella chiesa di El Puig. L'Ordine lo festeggia il 20 dicem bre.
Vangelo: Lc 1, 3945
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appe na il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gio ia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Contemplo: Beata colei che ha creduto (Lc 1,45) Nei giorni che precedono la solenne memoria della nascita di Gesù Dio che salva e Dio con noi la Chiesa ci propone il mistero dell'incontro fra Maria ed Elisabetta, due madri speciali. È un incontro di evangelizzazione con «la presenza» dello Spirito Santo e di Gesù. Il Vangelo, la bella notizia, fa esul tare di gioia ogni incontro, insegna a pregare e spinge al servizio di amore. D'ora in poi la Chiesa loda Dio con il canto di Maria, che proclama «benedetta» e «beata».
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P a g i n e
Mettiamoci in Viaggio Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Anche noi, con la Vergine Maria, ci alziamo e ci mettiamo interiormente in viaggio verso Betlemme, per contemplare un bambino appena nato, il paradosso di un “abbassamento” che riveste l’uomo di una nobiltà perduta. Contemplando il presepe comprendiamo che la fede cristiana è un continuo “uscire”, un lasciare le contrade, i focolari, un umido
pagliericcio per andare, nel cuore della notte, verso un rifugio per animali illuminato dal fioco baluginare di una lanterna. Tutti accorrono al canto degli Angeli: i pastori, i vagabondi, gli umili abitanti dei piccoli borghi sparsi sui monti. Ogni povero, meglio, ogni povertà sente il bisogno di essere rivestita d’immortalità, di sentirsi baciata dalla misericordia divina. Abbiamo bisogno di quel vagito, del sorriso di un bimbo, del candore della semplicità, dell’abbraccio di un Dio che si è fatto nostro prossimo. Mettiamoci in viaggio, celeri come Maria, uniamoci alla carovana di coloro che sentono il bisogno di trovare la beatitudine della povertà, di riconoscere in una famiglia lontana dalla propria casa e nel loro piccolo bimbo la presenza dell’altissimo. «I nostri pensieri vanno con infinita tenerezza
b i b li c h e
alle umili persone in viaggio verso Betlemme; a Gesù, rinchiuso nel seno immacolato di Maria; alla Madonna, esposta a tutti i disagi, per il dovere dell'obbedienza a Dio e agli uomini; a Giuseppe, che è con Lei, sposo umile e silenzioso, fedele e forte. Anche i pastori e i Magi si apprestano al viagg io , che li porterà all’adorazione nella grotta. Il corteo si muove… Tutti sono chiamati ad unirsi a questa schiera festosa di anime che vanno a portare i loro doni al Figlio di Dio, e ad attingere forza, luce e coraggio per il proprio dovere quotidiano; perché soltanto in Lui, per Lui e con Lui questo peso diventa fonte di gloria per il Signore, di utilità per il prossimo, di intima e indistruttibile pace per se stessi» (San Giovanni XXIII).
Scegliamo un personaggio del nostro presepio, il più povero e macilento, affinché ci rappresenti davanti alla grotta di Gesù bambino.
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P a g i n e
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Preghiamo la Parola Dobbiamo piangere più sulla devastazione della vigna, o non invece sul ricordo del tuo amore tradito? Le tenerezze tue, le tue dolci cure, o divino Innamorato, sono la sorgente della nostra misteriosa gioia. Eppure siamo tutti sempre più disperati e infelici. Perché, Signore? Sempre più fasciati da bende di morte, Signore.
Contemplatio
a cura di Fiorella Elmetti
Portando in grembo il Signore, la Vergine corse da Elisabetta, e subito il bambino di Lei gioì riconoscendo il saluto, e con sussulti di gioia acclamava la madre di Dio: Gioisci, germoglio di un ceppo pieno di vita. Gioisci, terra produttrice di un frutto immortale. Gioisci, tu che coltivi il coltivatore amico degli uomini. Gioisci, tu che dai vita all'autore della vita. Gioisci, campo in cui sboccia la gioia di tutte le grazie. Gioisci, mensa che offri abbondanza di doni. Gioisci, perché fai fiorire un pascolo di felicità. Gioisci, perché prepari un porto sicuro alle anime. Gioisci, gradito incenso di preghiera. Gioisci, espiazione dell'intero universo. Gioisci, benevolenza di Dio verso i mortali. Gioisci, sicurezza dei mortali di fronte a Dio. Gioisci, vergine sposa. (Inno Akathistos, strofa quinta)
Tu, pastore d’Israele, ascolta, seduto sui cherubini, risplendi. Risveglia la tua potenza e vieni a salvarci. Dio degli eserciti, ritorna! Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi quello che la tua destra ha piantato, il figlio dell’uomo che per te hai reso forte. Sia la tua mano sull’uomo della tua destra, sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte. Da te mai più ci allontaneremo, facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Preghiera
Vorrei riconoscere il tuo passo per accogliere la tua visita, o divino Viandante; vorrei poter udire sempre la tua voce, per esultare alla tua venuta, o Verbo di Dio. Ma sono sordo, chiuso nei miei limitati orizzonti. Il tuo Spirito, che discese in Maria e riempì Elisabetta, scenda ora e riempia la mia vita. Il chiarore della sua presenza mi aiuti a scorgere nei tratti dei mille volti d’uomo i tuoi divini lineamenti. O chiave di Davide, che apri e nessuno può chiudere, vieni e libera l’uomo ancora prigioniero delle tenebre e dell’ombra di morte.
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IV settimana di Avvento Con la misericordia di Dio vogliamo sempre comportarci in modo da essere conformi alla sua giustizia. Gli uomini ciechi si lasciano sedurre da una confidenza vanitosa nella misericordia di nostro Signore. (San Pietro Canisio)
Lunedì 21 Dicembre IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Beato Domenico Spadafora da Randazzo
Nasce a Randazzo, in Sicilia, nel 1450 dalla nobile famiglia Spada fora, oriunda di Costan tinopoli, così chiamata perché aveva la dignità di portare la spada sgua inat a da va nt i all'imperatore. Domeni co entra nell'Ordine Domenicano, nel con vento di Santa Zita a Palermo. Inviato a Pa dova per gli studi, con
seguito il dottorato, torna in Sicilia. Frat tanto gli abitanti di Monte Cerignone, nello Stato di Urbino, avendo in grande ve nerazione una cap pelletta con una mi racolosa immagine della Madonna e de siderando innalzarle una chiesa con reli giosi che si dedicas sero alla cura spiritu
ale della popolazio ne, pensano ai Do menicani. Per la nuova fondazione viene scelto Dome nico. Nel 1491 sor gono così la chiesa e il convento che il religioso guiderà fi no alla morte, il 21 dicembre 1521.
Agisci Brano Evangelico: Lc 1, 3945
Potessimo
dire
ogni
volta che ascoltiamo Gesù: ecco la voce dell'amato! Oggi voglio mettermi in ascolto della sua Parola, con gli stessi sentimenti con cui ascolterei la persona amata.
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appe na il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gio ia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Contemplo: Benedetto il frutto del tuo grembo (Lc 1,42) Si dice: «E benedetto il frutto del tuo grembo, Gesù», perché dalla radice di Maria è spuntato il Germoglio (cf Is 11,1) che si è offerto in un certo modo come frutto della terra, un frutto di salvezza eterna per i suoi membri, proprio come la vite dona linfa e vigore ai suoi tralci (cf Gv 15,1). Veramente è beato il grembo che ha portato e generato al mondo il Salvatore, veramente beato il seno, pieno di cielo, che ha allattato (cf Lc 11,2728) il Figlio di Dio (Catechismo di san Pietro Canisio).
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Meditiamo la Parola
Preghiamo la Parola
In ogni uomo c’è la traccia di Dio Meditazione a cura di don Carlo Moro Parroco di Gargnano
Spesso, nelle illustrazioni di questo vangelo, vengono raffigurate due donne, una anziana ed una molto giovane che, da una certa distanza, si salutano. Generalmente la donna anziana è raffigurata in un evidente stato di gravidanza, mentre in quella più giovane vi è solo un leggero accenno al suo stato. Ma chi saluta veramente? Se osserviamo con attenzione vediamo che è Giovanni Battista colui che saluta Maria tramite la sua mamma. E il saluto è rivolto a Maria per il Figlio che porta in grembo. È come se le due donne non fossero altro che i portavoce dei figli che custodiscono in grembo. Questo è forse il paradigma più bello del vero cristiano che vede nell'altro non la persona parente, amica o nemica che sia, ma intravede il Signore nascosto in essa. Certo, questo non è possibile farlo ad occhio nudo, ed anche Elisabetta ha bisogno di un doppio aiuto: sente, infatti, da una parte le ragioni del figlio che porta in grembo e, dall'altra, è "piena di Spirito Santo". Nell'uomo, la ricerca del bene e il desiderio di riconoscere Dio nell'altro sono innati. Basta semplicemente tanto cercare di sentire le ragioni del cuore, quanto lasciarci illuminare dallo Spirito Santo che ci guida. In questo modo, nelle persone che incontriamo potremo riconoscere il bene e la salvezza che portano dentro. E facile quando essi fanno riconoscere anche all'esterno quello che riempie loro il cuore. È più difficile quando la loro identità di cristiani è ben nascosta.
Un canto è nuovo quando esplode irrefrenabile, quando compone una lode inaudita, quando si canta all'amore sempre nuovo di Dio quando si fa voce del sempre sonante mare, voce della sempre nuova lode delle creature, quando soprattutto canta le ultime cose.
Lodate il Signore con la cetra, con l’arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo, con arte suonate la cetra e acclamate. Il disegno del Signore sussiste per sempre, i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. Beata la nazione che ha il Signore come Dio, il popolo che egli ha scelto come sua eredità. L’anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo. È in lui che gioisce il nostro cuore, nel suo santo nome noi confidiamo.
Preghiera
Tu sei veramente un Dio che si nasconde, Dio d’Israele e nostro salvatore. Così il profeta della consolazione ti aveva cantato quando il tuo popolo era in esilio: Dio lontano e vicino, Dio intimo e trascendente, Dio nascosto eppure operante nella nostra storia. Ieri come oggi. Sei nascosto sotto il velo della natura e quando fu necessario che tu apparissi tra noi ti sei rivestito della nostra carne. Quando infine hai voluto rimanere presso di noi fino all’ultimo giorno, hai scelto di rimanere nel segreto più strano, come lo chiamava Pascal, quello più oscuro di tutti: il pane eucaristico. E li ti troviamo ad attenderci.
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IV settimana di Avvento Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente, e santo è il suo nome.
Martedì 22 Dicembre IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Beato Ottone da Tolosa Di nobile famiglia, il Beato Ottone da Tolosa, era fratello di un viscon te di Narbona e zio della Regina di Navarra. Mer cedario illustre per la santità della vita e la dottrina, venne inviato a Costantinopoli con lo scopo di riscattare i due mercedari redentori, Gia como Perez e Alfio da Palermo, che erano ca duti nelle mani dei tur chi. Appena giunto a Costantinopoli spiegò il
Agisci Oggi mi ricordo che Gesù è la pietra angolare della Chiesa, che è fondata su di lui! Riacquisto quindi fiducia nella Chiesa che, nonostante gli errori di noi tutti, è stabilita su salda roccia. Cosa sto facendo per contribuire alla sua costruzione?
motivo del suo viaggio e fu all'istante messo anch'esso in prigione per l'ordine del sultano Baja zet II°, ma saputo che apparteneva ad una così nobile famiglia, il sulta no lo fece condurre alla sua presenza molto ono revolmente. Bajazet do mandò perché mai aves se nascosto la sua nobil tà, il religioso rispose: la nobiltà del mondo l'ho abbandonata per servire Gesù Cristo. Poiché il
sultano gli precisò che lui non conosceva Gesù Cristo allora Ottone cominciò a parlagliene con ardore; ciò offese molto il sultano che ordinò fosse riportato in prigione dove gli fece poi somministrare un potente veleno. Rag giunse così la corona dei martiri nel 1493. L'Ordine lo festeggia il 22 dicembre.
Brano Evangelico: Lc 1, 4655
In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
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Meditiamo la Parola
Preghiamo la Parola
La gioia di Maria Meditazione di Fiorella Elmetti
C’è nel canto del Magnificat un’esplosione di gioia che travalica il tempo e i confini della carta geografica. E si sente che la gioia che Maria canta sgorga da un cuore sincero, entusiasta, fresco, giovane, forse persino incosciente. Di per sé, infatti, aveva ben poco da rallegrarsi. Il suo sì all’annuncio dell’angelo l’aveva messa in un mare di guai. Come poteva sperare che Giuseppe e gli altri del paese potessero credere alle sue parole di giovane vergine? Eppure Maria canta non la sua ma la grandezza di Dio. È lui la roccia sopra la quale camminare. È lui che le accende nel cuore la stella della speranza. E la sua gioia è incontenibile e per questo Don Tonino Bello Maria l’ha descritta sempre in movimento, in cammino: ”Non sa rimanersene quieta. Non corre col corpo, ma precorre con l'anima. E se non va lei verso l'ora di Gesù, fa venire quell'ora verso di lei, spostandone indietro le lancette, finché la gioia pasquale non irrompe sulla mensa degli uomini. Sempre in cammino. E per giunta in salita. Da quando si mise in viaggio verso la montagna, fino al giorno del Golgota, anzi fino al crepuscolo dell'Ascensione, quando salì anche lei con gli apostoli «al piano superiore» in attesa dello Spirito, i suoi passi sono sempre scanditi dall'affanno delle alture. Avrà fatto anche discese, e Giovanni ne ricorda una quando dice che Gesù, dopo le nozze di Cana, discese a Cafarnao insieme con sua madre. Ma l'insistenza con cui il Vangelo accompagna con il verbo "salire" i suoi viaggi a Gerusalemme, più che alludere all'ansimare del petto o al gonfiore dei piedi, sta a dire che la peregrinazione terrena di Maria simbolizza tutta la fatica di un esigente itinerario spirituale”. La gioia di Maria la fa salire fino in cielo e lì ancora esulta e attrae pure noi.
Il mio cuore esulta nel Signore Il mio cuore esulta nel Signore, la mia forza s’innalza grazie al mio Dio. Si apre la mia bocca contro i miei nemici, perché io gioisco per la tua salvezza. L’arco dei forti s’è spezzato, ma i deboli si sono rivestiti di vigore. I sazi si sono venduti per un pane, hanno smesso di farlo gli affamati. La sterile ha partorito sette volte e la ricca di figli è sfiorita. Il Signore fa morire e fa vivere, scendere agli inferi e risalire. Il Signore rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta. Solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero, per farli sedere con i nobili e assegnare loro un trono di gloria.
Preghiera
Noi ti lodiamo e ti benediciamo, Dio di ogni misericordia, perché continuamente poni il tuo sguardo su di noi. Donaci di entrare nel tuo disegno di salvezza e insegnaci a riconoscere, come Maria, i segni della tua presenza nella nostra storia.
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Pagine bibliche
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Anno della Misericordia 2015/16 Catechesi sulla parabola del buon samaritano /
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Gli angeli della notte meditazione di don Luciano Vitton Mea
«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto».
Abbiamo già sottolineato nella precedente meditazione che per i Padri della Chiesa la strada che scende da Gerusalemme a Gerico è la strada della lontananza da Dio, il cammino che scende verso la città degli uomini, il paese lontano dove è diretto il figlio minore della parabola del Padre buono. E’ un sentiero apparentemente facile, in discesa, a tratti piacevole; ma ogni curva cela un pericolo, ogni piccolo avvallamento nasconde l’oscura ombra del male.
San Ambrogio paragona i briganti della parabola a degli angeli della notte che spogliano l’uomo della sua dignità, gli rubano i doni di Dio, gettano tra i sassi la retta coscienza e l’antica effige del creatore impressa nel cuore dell’uomo. Anche i padri del deserto parlavano di demoni che spiano la vita degli uomini per coglierli di sorpresa, indifesi, nel momento della prova. Gli anacoreti identificavano gli angeli della notte con gli stessi vizi capitali; difatti essi stessi hanno sperimentato che gli spiriti malvagi studiano, guardano e spiano la nostra indole onde trarne i punti deboli per trascinare l’uomo in inganno. Evagrio Pontico a f fe rm a con a cu t ezz a : «Quando nella lotta con i monaci, i demoni avvertono che le loro forze vengono
meno, si ritirano per un certo tempo e osservano quale virtù venga trascurata in questo intervallo di tempo, e allora vi si gettano contro per fare a pezzi quell’anima infelice». Lontani dalle mura di Gerusalemme, dalla vicinanaza con Dio, è facile essere colti da una “invincibile debolezza”, mostrare i punti deboli, le fragilità più eclatanti. Quando l’uomo presume di fare da solo, incappa nei briganti, che lo percuotono e lo lasciano mezzo morto sul ciglio della strada che conduce a Gerico, emblema di ogni mondanità. L’uomo della parabola è l’Adamo che abita in noi, che decide di vivere da solo lontano dal giardino paterno. La minacciosa ombra della superbia accompagna i passi
«il principio della superbia umana è allontanarsi dal Signore, tenere il proprio cuore lontano da chi l’ha creato. Principio della superbia è il peccato» (Libro del Siracide). La strada che conduce da Gerusalemme a Gerico è la carrozzabile della superbia; Il sole tramonta presto tra quelle dune, scende il buio e con esso i briganti, gli angeli della notte. dell’Adamo
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di
sempre:
IV settimana di Avvento Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio. (Papa Francesco)
Mercoledì 23 Dicembre IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: San Giovanni da Kety «All'Ateneo da me tanto amato auguro la benedi zione della Santissima Trinità e la perpetua pro tezione di Maria, Sede della Sapienza, come anche il patrocinio fedele di san Giovanni da Kety, suo professore più di 500 anni fa». Così durante la visita a Cracovia del 9 giugno 1979, Giovanni Paolo II ricordò il profes sore santo di quell'Uni versità. Nato a Kety citta
dina polacca a sud ovest di Cracovia nel 1390, Giovanni intra prese gli studi con ri sultati subito brillanti. Docente di filosofia a 27 anni, a 34 fu ordi nato sacerdote, conti nuando a insegnare per alcuni anni. Ricevuto l'incarico di parroco a Olkusz, si fece ammi rare come modello di pietà e carità verso il prossimo. Nel 1440
riprese la docenza a Cra covia contribuendo all'e ducazione del principe Casimiro. Morì durante la Messa della vigilia di Natale del 1473. Docen te e amico degli ultimi, la gente prese subito a considerarlo santo ricor dando le sue lezioni di amore tra i malnutriti e i malati. È stato canoniz zato da Clemente XIII nel 1767.
Brano Evangelico: Lc 1, 5766
Agisci Rialziamoci oggi dalle nostre cadute, da ciò che ci opprime: è vicino il Salvatore, egli viene a liberarci e rialzarci! Aiutiamo anche i nostri fratelli a risollevarsi dalle loro angosce.
In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua ma dre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte que ste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Contemplo: Giovanni è il suo nome (Lc 1,63) «Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla Luce» (Gv 1,6). Il nome «Giovanni» viene dall'ebraico e ha in sé la radice della «grazia», del «curvarsi» amoroso del Si gnore sulla sua creatura: Dio è grazia, Dio è dono. Il nome, che nell'uso semitico è l'equivalente della persona, in questo caso indica la missione futura del bambi no, come «voce che grida» il dono della Parola, «la lampada» che conduce al Sole di giustizia.
Non di solo pane Numero 736 pagina 11
Meditiamo la Parola
Ora è tempo di gioia Meditazione di Fiorella Elmetti
Preghiamo la Parola Di lettera in lettera il cuore ti canti, Signore. Per tutte le ore del giorno fioriscano salmi: Dio
Manca poco a Natale. La gioia si espande nell’aria e corre attraverso le ore, i minuti, il tempo. Sembra che in questo periodo tutti siano più buoni. Lungo le strade le luminarie si accendono e spengono, disegnando simpatici motivi di decoro: candele, slitte trainate da renne e cariche di pacchi, babbi natale che si arrampicano sulle finestre di chi li ha esposti, fiocchi di neve più grandi delle stelle comete. Le vetrine dei negozi abbondano di colori, di musica e di offerte per un regalo, fili d’oro e d’argento abbondano sugli alberi di natale, i calendari e i biglietti entrano con facilità nelle nostre case e, a volte, basta uno spruzzo di neve per dire che il Natale è alle porte. Sì, tutto questo è bello, distende l’anima, rasserena i cuori ma, bisogna ammetterlo, Natale è altro. Natale è andare incontro al Signore che viene in mezzo a noi. E questo è un grosso motivo di festa, perché, nonostante i nostri peccati, Egli viene ancora. Natale è lodare il Signore per tutte le sue meraviglie. Avete sentito Maria cantare di gioia: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. Si sente che Dio abita nel suo cuore, si avverte che Maria si sente realizzata, felice d’essere strumento nelle Sue mani, mentre io, noi, esitiamo a dire: “Dio è con me”. Eppure, Egli viene, si fa povero e bisognoso di cure perché impariamo a considerarlo l’unica ricchezza; nasce di notte e in una stalla perché Egli può illuminare ogni realtà; si fa piccolo perché noi possiamo prenderci cura di lui; nasce da una vergine perché Egli possa realizzare tutti i suoi disegni.
è più grande del nostro cuore, più grande di ogni peccato è l'Amore...
Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza. Buono e retto è il Signore, indica ai peccatori la via giusta; guida i poveri secondo giustizia, insegna ai poveri la sua via. Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti. Il Signore si confida con chi lo teme: gli fa conoscere la sua alleanza.
Preghiera Rendici tuoi testimoni, Signore, fonte di ogni grazia; testimoni credibili e veraci del tuo amore in mezzo ai nostri fratelli. Per questo guarisci ogni nostro scetticismo, la paura e la pusillanimità che ci attraversano. Ma soprattutto aiutaci a non dimenticare che con te ogni sterilità è vinta, ogni dubbio fugato, e ogni disperazione può aprirsi a un futuro nuovo e rinnovato. O Emmanuele, Dio con noi, speranza di tutte le genti, vieni a salvarci.
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Avvento pagina 12
IV settimana di Avvento I padri radunati nel Concilio avevano percepito forte l’esigenza di parlare di Dio agli uomini del loro tempo in modo più comprensibile. (Papa Francesco)
Giovedì 24 Dicembre IV Settimana del Salterio
Il Santo del giorno: Santa Paola Elisabetta Cerioli Il giorno della vigilia di Natale ci offre una delle figure più recentemente additate da Giovanni Pao lo II come modello di san tità: si tratta di madre Pao la Elisabetta Cerioli, fon datrice dell'Istituto della Sacra Famiglia, canoniz zata il 16 maggio 2004. Nata il 28 gennaio 1816 da una famiglia nobile di Soncino, in provincia di Cremona, Costanza Cerio li (come si chiamava all'a
Agisci Gesù, vieni a ridare vita e luce a chi è nel buio! Oggi inviterò a partecipare alla Veglia di Mezzanotte una persona che so aver bisogno di luce.
nagrafe) andò sposa a 19 anni a un uomo molto più anziano di lei. Ebbe tre figli, ma le morirono tutti giova nissimi: uno appena nato, il secondo a un anno, il terzo a 16 an ni. Rimasta vedova, ricca e sola a 38 anni, scelse di spendere la vita prendendosi cura in casa sua delle bam bine rimaste orfane. In quest'opera si unirono
presto a lei altre giovani: fu la scintilla da cui sca turì l'Istituto Sacra Fami glia, nel quale prese lei stessa i voti assumendo il nome di suor Paola Elisa betta. Presto si affiancò anche il ramo maschile dei Fratelli della Sacra Famiglia dediti all'apo stolato tra i lavoratori agricoli. Morì il 24 di cembre 1865.
Brano Evangelico: Lc 1, 6779 In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò di cendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come ave va detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricor dato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di conce derci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla te nerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per ri splendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace».
Contemplo: Ci visiterà un sole che sorge dall'alto (Lc 1,78) Il Figlio di Dio è nato dalla Vergine e dallo Spirito Santo, a favore del genere umano. L'immagine invisibile di Dio non rifiutò l'umiltà di nascere alla ma niera umana e di passare attraverso il concepimento, il parto, la culla e tutte le umiliazioni proprie della nostra natura. Come risponderemo in modo degno a tale amore e a tale benevolenza? L'unico e unigenito Dio, la cui origine da Dio è assolutamente inesprimibile, cresce assumendo la forma di un piccolo corpo umano (Ilario di Poitiers).
Non di solo pane Numero 736 pagina 13
Medita la parola
Preghiamo la Parola
I piani di Dio Meditazione a cura della Redazione
Al di sopra dei piani dei grandi leader di questa terra, Dio ha un altro piano, ben più grandioso. Una volta ancora constatiamo che Dio non ragiona come noi uomini. Egli rimane fedele nonostante i nostri tradimenti. È la sua fedeltà che fa scaturire dal cuore e dalle labbra di Zaccaria questo cantico di lode, che la Chiesa eleva con profonda gratitudine nelle Lodi del mattino. Contemplando la fedeltà di Dio verso di noi, chiediamo la grazia di poterlo imitare. Ogni volta che sono fedele, somiglio di più al Dio fedele. Sono onesto, e mi sento più sicuro di me stesso, più profondamente felice. Questa felicità ha una base di maturità umana: una decisione ferma — fatta una volta, e poi ripetuta ogni giorno — che orienta la mia vita nel marasma delle tante possibilità di realizzazione umana. Questa capacità di prendere decisioni definitive, aiutati dalla grazia divina, è ciò che rende grande l'uomo. L'uomo zoppica nella sua fragilità senza Dio. L importante ripeterlo: con Dio, è possibile essere fedeli nel matrimonio, nella vita consacrata, in ogni scelta di vita operata secondo il Suo volere perché Lui stesso ci sostiene. Non ci lascia soli: ci libera "dai nostri nemici", quelli interiori — passioni ed egoismi — e quelli esteriori — lo spirito maligno, le lusinghe e i piaceri fugaci del mondo. È bello vedere dei coniugi cristiani con i loro figli sforzarsi nella fedeltà agli impegni assunti di fronte a Dio, senza soccombere all'as salto delle mode, per servire Dio "in santità e giustizia, per tutti i giorni".
Il dramma dell'Alleanza Potremo mai essere sicuri, Signore, della nostra sorte? E perché pregarti? Per farti memoria di come tu ci hai fatti: per ricordarti le tue promesse. Perché la storia - questa storia di nemici e di guerre - è un assurdo. E assurdo è che il nostro peccare - questi insensati errori, questo vano delirare di piccoli esseri umani - è assurdo che possano mutare le tue volontà, influire sui tuoi disegni.
Canterò in eterno l’amore del Signore, di generazione in generazione farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà, perché ho detto: «È un amore edificato per sempre; nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». «Ho stretto un’alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide, mio servo. Stabilirò per sempre la tua discendenza, di generazione in generazione edificherò il tuo trono». «Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza”. Gli conserverò sempre il mio amore, la mia alleanza gli sarà fedele».
Preghiera Siamo ormai giunti a Betlemme, la casa del pane, e pervasi da un’intima gioia, davanti ai primi albori di un giorno nuovo, salutiamo te, Sole nascente dall’alto. Noi ti contempliamo stupiti, Signore Gesù, perché tu vieni raggiante dal seno del Padre per moltiplicare - come scrisse il profeta - la nostra gioia e aumentare la nostra letizia. Noi ti ringraziamo e ti chiediamo nella grazia del tuo Natale di poter rinascere in te a vita nuova.
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Avvento pagina 14
Natale del Signore Nella pienezza del tempo quando tutto era disposto secondo il suo piano di salvezza Egli mandò suo figlio nato dalla Vergine Maria per rivelare a noi in modo definitivo il suo amore. (Papa Francesco)
Venerdì 25 Dicembre Propria del Tempo
Il Santo del giorno: Natale del Signore Trascorsi molti secoli dalla creazione del mon do, quando in principio Dio creò il cielo e la terra e plasmò l’uomo a sua immagine; e molti secoli da quando, dopo il diluvio, l’Altissimo ave va fatto risplendere tra le nubi l’arcobaleno, segno di alleanza e di pace; ventuno secoli dopo che Abramo, nostro Padre nella fede, migrò dalla terra di Ur dei Caldei; tredici secoli dopo
Agisci: Oggi e sempre vo glio essere un testimone della luce di Dio, per viverla dentro di me e portarla ovunque. La luce è venuta nel mondo!
l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto sotto la guida di Mosè; circa mille anni dopo l’unzione regale di Davide; nella sessantacinquesima setti mana secondo la profezia di Daniele; all’epoca del la centonovantaquattresi ma Olimpiade; nell’anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Ro ma; nel quarantaduesimo anno dell’impero di Ce sare Ottaviano Augusto, mentre su tutta la terra
regnava la pace, Gesù Cristo, Dio eterno e Fi glio dell’eterno Padre, volendo santificare il mondo con la sua piissi ma venuta, concepito per opera dello Spirito Santo, trascorsi nove mesi, nasce in Betlem me di Giuda dalla Ver gine Maria, fatto uomo: Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne.
Brano Evangelico: Lc 2, 1520
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose det te loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, me ditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodan do Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Contemplo: Venne ad abitare in mezzo a noi (cv 1,14)
In Gesù, Onnipotente e umile, Infinito e povero, Verbo di Dio nel si lenzio della notte (cf Sap 18,1415), «ogni uomo vedrà la salvezza di Dio» (Lc 3,6) e così prende coraggio a riformare la sua vita, a rendere meritorio per sé e benefico per i suoi simili questo misterioso e provvi denziale tragitto che è la nostra umana esistenza. Questo è il Natale! Il Figlio di Dio divenuto uomo si accosta a noi, non in potenza, non nel terrore, ma in divina e umana bontà (Giovanni XIII).
Non di solo pane Numero 736 pagina 15
Meditiamo la Parola
Credere nel Dio dell’impossibile Meditazione a cura della Redazione
Gesù nasce nel silenzio della notte, lontano da ogni cla more, lontano da ogni comodità, lontano da ogni privile gio. E ci fa assaporare la purezza del cielo, l’innocenza della creazione, il profumo dell’umiltà fino ad abbassar si a nascere nel pagliericcio di una stalla. Se non fosse per gli angeli che cantano la gioia ai pasto ri nessuno si accorgerebbe di lui e neppure della sua fa miglia. La notte… quante notti pure noi attraversiamo: la notte della solitudine, la notte della malattia, la notte delle incomprensioni, la notte della mancanza di fede. È per questo che Dio ha scelto di nascere proprio di notte? Certamente sì, anche questo è un segno della sua gran dezza: illuminare ogni nostra notte. Illuminare ogni no stra paura. Illuminare ogni nostro silenzio, perché il no stro cuore si apra al mistero, alla vita, alla speranza e alla comunione. E ci indichi la strada che porta a lui. In merito, ho trovato una bella preghiera scritta dal Card. Carlo Maria Martini: “O Gesù, che ti sei fatto Bambino per venire a cercare e chiamare per nome ciascuno di noi, tu che vieni ogni giorno e che vieni a noi in questa notte, donaci di aprirti il nostro cuore. Noi vogliamo consegnarti la nostra vita, il racconto della nostra storia personale, perché tu lo illumini, perché tu ci scopra il senso ultimo di ogni sofferenza, dolore, pianto, oscurità. Fa' che la luce della tua notte illumini e riscaldi i nostri cuori, donaci di contemplarti con Maria e Giuseppe, do na pace alle nostre case, alle nostre famiglie, alla nostra società! Fa' che essa ti accolga e gioisca di te e del tuo amore”. Perciò, nel silenzio del Natale, preghiamo, con templiamo, adoriamo, amiamo, crediamo nel Dio che instancabilmente viene per stare “proprio con me”, “proprio con noi”. Buon Natale, fratelli, è tutto un mira colo, basta crederci.
Preghiamo la Parola Dio e il fuoco. Ancora da un rogo di fuoco Dio chiama e parla. Eppure il sole non è che «l'astro maggiore a illuminazione del giorno». Cosa è questo fuoco? Cos'era il roveto di Mosè dalle cui fiamme Dio parlava? In quale deserto ardeva: dentro o fuori il pensiero del profeta? Eppure è un rogo che arde e non si consuma. E arde certo nel cuore degli uomini. Pure se nessuno sa nulla. Noi sappiamo sempre meno di Dio. Io, tu, chiunque, progrediamo in tutto. Ma non sappiamo nulla di Dio. Sappiamo ad esempio che esistono misteriose tempeste Cosmiche e che certo Qualcuno cavalca forze a noi sconosciute, «avvolto nel mantello oscuro delle nubi». Mentre le cose sanno. E dovunque passi, anche se passa per giudicare, la terra gioisce... Il Signore regna: esulti la terra, gioiscano le isole tutte. Annunciano i cieli la sua giustizia e tutti i popoli vedono la sua gloria. Una luce è spuntata per il giusto, una gioia per i retti di cuore. Gioite, giusti, nel Signore, della sua santità celebrate il ricordo.
Preghiera
Verbo di Dio, oggi possiamo nuovamente guardare la nostra piccolezza di creature come il luogo privilegiato della tua presenza. Tu hai scelto l’ultimo posto, che così tanto ci pesa occupare, per farti vicino a ciascuno nel fondo dei propri bisogni e desideri. Donaci di diventare mangiatoia: cibo da mangiare e grazia da restituire per i nostri fratelli.
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Natale pagina 16
Pagine bibliche
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Racconti natalizi
Uno strano dono di Bruno Ferrero
Era l'alba a Betlemme. L'ultimo pellegrino se n'era andato e la stella scomparsa. La Vergine Maria guardava dolcemente il Bambino che si era addormentato. Lentamente e cigolando, si aprì la vecchia porta della stalla. Sembrava spinta da un soffio di vento più che da una mano. Sulla soglia comparve una donna anziana, coperta di stracci. Maria sussultò, come se avesse visto una fata cattiva. Gesù continuava a dormire. L'asino e il bue strappavano bocconi di fieno e paglia da un mucchio che avevano davanti al muso e non degnarono di uno sguardo la nuova venuta. Maria la seguiva con lo sguardo. Ogni passo della sconosciu-
ta sembrava lungo come dei secoli. La vecchia continuava ad avanzare, finché fu accanto alla mangiatoia. Gesù Bambino spalancò gli occhi di colpo e Maria si meravigliò vedendo brillare negli occhi del bambino e della donna la medesima luce di speranza. La vecchia si chinò sul Bambino. Maria trattenne il fiato. La vecchia frugò nei suoi abiti stracciati, cercando qualcosa. Parve impiegare dei secoli a trovarla. Maria continuava a guardarla con inquietudine. Finalmente, dopo un tempo lunghissimo, la vecchia estrasse dai suoi stracci un oggetto, che rimase però nascosto nella sua mano, e lo affidò al Bam-
bino. Dopo tutti i doni dei pastori e dei Re Magi, che cosa poteva mai essere quel dono misterioso? Maria vedeva solo la schiena della vecchia curva sulla improvvisata culla di Gesù. Poi la vecchia si raddrizzò, come se si fosse liberata di un peso infinito che la tirava verso terra. Le sue spalle si sollevarono, il suo capo si elevò, e quasi toccava il soffitto, il suo viso ritrovò miracolosamente la giovinezza, i suoi capelli ridivennero morbidi e lucenti come seta. Quando si allontanò dalla mangiatoia, per scomparire nell'oscurità da cui era venuta, Maria poté finalmente vedere il dono misterioso. Nelle piccole mani di Gesù brillava una mela rossa. Quella donna era Eva, la prima donna, la madre dei viventi, che aveva consegnato al Messia il frutto del primo peccato. Perché ora, con Gesù, era nata una Creazione nuova. E tutto poteva ricominciare.
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Natale pagina 17
Santo Stefano Ecco contemplo i cieli aperti e il figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio. Signore non imputare loro questo peccato. (Santo Stefano)
Sabato 26 Dicembre Propria del Tempo
Il Santo del giorno: Beato Pietro Boffet Di origine francese, il Be ato Pietro Boffet, ispirato alla grazia di Dio entrò nell'Ordine della Mercede dove per i suoi grandi pro gressi negli studi e nella pietà, acquistò buona repu tazione. Fu per alcuni anni professore di Teologia, rinomato predicatore ed infine venne designato come redentore. Nel 1442 assieme a San Lorenzo Company mentre ritorna
Agisci Chiedo al Signore, per intercessione di santo Stefano, di saper contemplare i cieli nelle avversità e nelle difficoltà, per non perdermi d'animo e poter riempire il cuore della grazia che viene dall'alto.
vano da una redenzione in Africa, furono sor presi da una grande tempesta che li riporta rono nuovamente a Tunisi. Rinchiusi tutti quanti in prigione com preso loro due, durante la prigionia usavano tutti i danari che l'Ordi ne gli inviava per la loro liberazione, riscat tando altri schiavi al loro posto. Dopo 10
anni di schiavitù, padre Boffet, godendo di una semilibertà, ricondusse alla fede un rinnegato, allora i mori spinti dal loro odio verso la reli gione cristiana, lo rimi sero in carcere e dopo vari maltrattamenti ab bracciò con gioia il mar tirio per il Signore nell'anno 1452. L'Ordine lo festeggia il 26 dicem bre.
Brano Evangelico: Mt 10, 1722
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sina goghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fra tello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».
Contemplo: Lo Spirito del Padre parla in voi (cf Mt 10,20) Stefano, «uomo pieno di fede e di Spirito Santo» è il primo martire e il pri mo uomo di Chiesa che obbedisce alle parole di Gesù: «Non preoccupatevi di come o di che cosa direte. Vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire». In realtà Stefano era preparato, conosceva bene le Scritture e pregava sem pre con la Parola di Dio. Morendo, ha utilizzato le stesse parole di Gesù sulla croce: «Signore Gesù, accogli il mio spirito. Signore, non imputare loro questo peccato» (Sal 30; Lc 23,34.46).
Non di solo pane Numero 736 pagina 18
Meditiamo la Parola
Preghiamo la Parola
Il mistero del presepe Meditazione di don Carlo Moro Parroco di Gargnano
Perché andiamo a vedere il presepe? Cosa vediamo in esso? Una famiglia in una situazione di estrema povertà che ha dovuto lasciare la propria casa per recarsi in un'altra città, nonostante l'avanzato stato di gravidanza di Maria, e che deve deporre il Figlio appena nato in una mangiatoia. Potremmo dire che anche la visita ai presepi potrebbe costituire una forma di curiosità morbosa per le disgrazie altrui, se non ci fosse la fede. Quel bambino è il Figlio di Dio e sarà Lui che, dopo averci parlato di sé, morirà per i nostri peccati e risorgerà il terzo giorno. Per chi crede, il presepe è l'inizio di una storia che, agli occhi della fede, ha un lieto fine. Altrimenti cosa andremmo a vedere? Agli occhi del mondo quel Gesù nato a Betlemme è un fallito: nasce povero, va in esilio da piccolo, per un po' segue il mestiere del padre, poi lascia la famiglia e va in giro con un gruppo di amici, parlando e dando testimonianza del Padre, fino a quando non lo arrestano e lo uccidono. Non è certo una di quelle star del cinema da ammirare, e questa non è neanche una di quelle storie che si possono leggere anche sulla vita di qualche santo. Solo agli occhi della fede Gesù è "il" modello da seguire. Santo Stefano è il primo che testimonia questa fede. La morte, l'odio e i tribunali sono cose che capitano anche, e soprattutto, ai discepoli di quel Bambino che vediamo nella mangiatoia. Lui, che ha assunto pie namente la nostra condizione umana, non ci promette una vita tranquilla. Ci promette la vera vita, lì dove per altri finisce tutto. Il nostro percorso è quello di Gesù, di santo Stefano e di tutti i santi e i martiri. Ed è chiaro: basta seguire quel Bambino, passo a passo. Non c'è da temere, perché Lui ci è vicino e lo Spirito Santo abita in noi. Andiamo dunque a visitare e a contemplare il presepio, consapevoli che la vita del discepolo non è facile, come non lo è stata quella del Maestro. Lui, Dio, si è umiliato per noi. Saremo noi capaci di seguirlo, come fece santo Stefano?
Mistero, più che oscurità, circonda la storia: almeno il cuore dell'orante sia sereno! Nessuno può dire cosa tu serbi, Signore, per gli uomini pii, i hasidim. Sii per me una roccia di rifugio, un luogo fortificato che mi salva. Perché mia rupe e mia fortezza tu sei, per il tuo nome guidami e conducimi. Alle tue mani affido il mio spirito; tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele. Esulterò e gioirò per la tua grazia, perché hai guardato alla mia miseria. Liberami dalla mano dei miei nemici e dai miei persecutori: sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto, salvami per la tua misericordia.
Preghiera
Verbo di Dio, contempliamo il sangue mite del parto e il sangue violento del martirio, fiotti di vita inseparabili, scaturiti dalla tua incarnazione: insegnaci a offrire la nostra povertà quotidiana e ad abbandonarci con fiducia filiale all’azione del tuo Spirito, per essere trasformati a immagine della tua misericordia. Perché anche noi ormai possiamo perdonare.
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Natale pagina 19
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Anno XV- n. 736 Domenica 20 Dicembre 2015 Chiuso il 14/12/2015 Numero copie 1480
333/3390059 don Luciano
Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità
Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
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