Non di solo
PANE Sussidio di preghiera per la famiglia
Domenica 7 Febbraio 2016 Tempo Ordinario
Settimanale di preghiera
Anno XV - n째
742
Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”
Sito di Non di Solo Pane:
Sussidio di preghiera per la famiglia
www.nondisolopane.it
Febbraio 2016
Offerta quotidiana
Intenzioni mese di Febbraio Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché abbiamo cura del creato, ricevuto come dono
Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.
gratuito, da coltivare e proteggere per le generazioni future. Intenzione missionaria Perché crescano le opportunità di dialogo e di incontro tra la fede cristiana e i popoli dell’Asia. Intenzione dei vescovi Perché il Signore ci doni un cuore misericordioso e umile, che riconosca la propria povertà e si spenda per gli altri. Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente e misericordioso, ci impegniamo con gioia nella costruzione della civiltà dell'amore.
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo Ordinario - pagina 2
V Domenica del Tempo Ordinario Dio va oltre la giustizia con la misericordia e il perdono. Papa Francesco
Il santo del giorno:
Beato Adalberto Nierychlewski Wojciech Nierychlewski nacque a Dabrowice, nei pressi di Lodzkie in Polonia, il 20 aprile 1903. Sacerdote della Congregazione di San Michele Arcangelo (Micheliti), al tempo
Agisci L'obbedienza alla Parola ci permette di ottenere risultati insperabili. Oggi mi fiderò ciecamente di quello che Dio mi chiederà, sull'esempio e con l'intercessione di Maria, Vergine fedele.
Domenica 7 Febbraio I Settimana del Salterio
del regime militare nazista contrario alla dignità umana ed alla religione, fu arrestato nell’ottobre del 1941 e deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, nei pressi di Cracovia. Qui, a causa della sua fede in Cristo, morì a causa delle atroci torture subite il 7 febbraio 1942. Papa Giovanni
Paolo II il 13 giugno 1999 elevò agli onori degli altari ben 108 vittime della medesima persecuzione nazista, tra le quali il Beato Adalberto Nierychlewski, che viene dunque ora fes t e g g i a t o nell’anniversario del martirio.
Brano Evangelico: Lc 5, 1-11 In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Contemplo: Gettate le vostre
reti (Lc 5,4) A Simone ormai stanco, Gesù dice di gettare ancora le sue reti. La pesca sarà abbondante. Quello che è impossibile alle nostre povere forze il Signore lo realizza. «Non
temere» dice Gesù a Simone. La stessa cosa ripete anche a noi oggi. Gettiamo anche noi le reti dell'amore di Dio e della preghiera, per radicare il vangelo prima di tutto nei nostri cuori e poi tra le persone con cui viviamo.
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P a g i n e
Ritornare a Dio è sempre un inizio assoluto
Sulla tua Parola Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Leggiamo con attenzione il brano evangelico di oggi; ascoltiamo volentieri, come fosse la prima volta, gli insegnamenti che Gesù ci vuole trasmettere per il nostro e altrui bene. «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla;». E’ l’umile confessione di un fallimento, di reti gettate nel buio della notte, di un raccolto mancato. Io mi inginocchio e vedo in questa scena la mia vita, tanti miei fallimenti, tante occasioni perdute, speranze infrante sui crinali rocciosi del mio orgoglio. «Non abbiamo preso nulla». Quando si prende il largo da soli, confidando esclusivamente sulle proprie forza, il
“nulla” si concretizza, il vuoto riempie il cuore, il lago, così ricco di vita, diventa deserto, terra arsa dal sole. Io benedico questo nulla, questo vuoto, questo lago diventato landa desolata battuta dal vento gelido della notte. Solo sperimentando il mio fallimento prendo coscienza di me stesso, di quello che sono, delle mie piccole, grandi mediocrità. Sento il bisogno di alzare lo sguardo, mi accorgo di non essere solo. E’ la mia, è la vostra salvezza. Là, sulla riva, un volto mi attende: è il Signore, la mia, la vostra salvezza. “Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad
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ammaestrare le folle dalla barca”. Dio si serve della mia barca, di questa povera vita per annunciare agli uomini le sue meraviglie. Questo nulla, il mio vuoto, il deserto interiore che attanaglia il mio cuore, diventano, nelle mani di Dio, strumento di Grazia, condizione per la mia e l’altrui salvezza. “Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca»”. L’invito è rivolto a tutti, nessuno escluso. Ai vicini e ai lontani, ai buoni e ai cattivi, a tutti. “Questa parola la rivolge a tutti, senza fare eccezioni e senza porre condizioni: nonostante i nostri peccati passati, la nostra mediocrità, l'insensibilità spirituale, basta credere all'Amore, credere che tutto è possibile sempre, che nulla è irrevocabile, né fallimenti né infedeltà. La grazia di Dio può porre rimedio a tutto, tutto redimere: ritornare a Dio è sempre un inizio assoluto, perché la potenza di Dio è senza limiti.” (J. DANIÉLOU, Eléments de spiri tualité pour le laie d'aujourd'hui, Cercles J.8., s.d., 38-41).
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don Luciano Vitton Mea
P a g i n e
L’angolo della misericordia Le preghiere più belle della Bibbia e dei grandi autori della tradizione cristiana.
Charle de Foucauld Una croce che emerge da un cuore, questo il simbolo che fratel Charle de Foucauld scelse per il proprio abito, e che perfettamente esprime la centralità della misericordia di Dio: Jesus Caritas era il suo motto, e lo è tutto ora per i Piccoli Fratelli e le Piccole Sorelle che da lui, vissuto dal 1858 al 1916 morto martire, hanno preso spunto per la loro vita umile e dedicata ai poveri e al Vangelo.
IO MI ABBANDONO A TE Padre mio, io mi abbandono a Te: fa' di me ciò che Ti piacerà. Qualunque cosa Tu faccia, io Ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto, purché la tua volontà si faccia in me, in tutte le tue creature. Non desidero altro, o mio Dio. Rimetto la mia anima nelle tue mani. Te la dono, o mio Dio, con tutto l'amore del mio cuore, perché Ti amo, ed è per me un bisogno d'amore il donarmi,
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Storia dei Giubilei Salvator noster Unigenitus Papa Urbano VI
L’otto aprile 1378 i cardinali riuniti in Conclave a Roma elessero al soglio pontificio Bartolomeo Prignano che prese il nome di Urbano VI. Il suo fu tra i pontificati più tumultuosi e complessi della storia della Chiesa. Non posso, per motivi di spazio, menzionare gli avvenimenti che attraversarono gli undici anni del suo pontificato. Basta sottolineare che nel tentativo di risollevare le sorti sociali e religiose di Roma pensò di anticipare il giubileo e con la bolla Salvator noster Unigenitus stabilì che l'intervallo fra i giubilei fosse di trentatré anni e indisse un giubileo per i1 1390. Morì però a Roma nel 1389. Il Giubileo fu presieduto dal suo successore, Bonifacio IX, nel 1400. Nella bolla Salvator noster Unigenitus Urbano VI indica le motivazioni della sua scelta: “ Noi, considerato che il tempo della vita degli uomini si è notevolmente abbreviato e che i più non giungono all'anno cin quantesimo e desiderando che un maggior numero di fedeli, partecipando alla menzio nata indulgenza, cresca nella devozione, brilli per la fede, si rinvigorisca nella spe ranza e si rafforzi nella carità, su consiglio dei nostri fratelli spostiamo il Giubileo all'anno trentesimo terzo e stabiliamo che otterranno il pieno perdono dei peccati tutti coloro che, veramente penitenti e confessa ti, visiteranno in Roma le basiliche degli apostoli Pietro e Paolo, la chiesa Latera nense e quella di Santa Maria Maggiore”.
il rimettermi senza misura fra le tue mani,
Don Luciano
con infinita fiducia, perché Tu sei mio Padre. Papa Urbano VI Al secolo: Bartolomeo Prignano. Arcivescovo di Bari Elezione: 8 aprile 1378 Fine pontificato: 15 ottobre 1389 Morte: 15 ottobre 1389
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V Settimana del Tempo Ordinario Rimanere sulla via del male è solo fonte di illusione e tristezza. Papa Francesco
Il santo del giorno:
San Girolamo Emiliani Fondatore della Socie-
tà dei Servi dei poveri (Somaschi), Girolamo Emiliani si dedicò a malati, giovani abbandonati e al riscatto delle prostitute. Nato a Venezia nel 1486, intraprese la carriera militare. Nel 1511, in prigionia, maturò la vocazioAgisci L'attenzione di Gesù nei confronti del malati è stata una caratteristica del suo mi nistero. Oggi pregherò il santo Rosario per loro e, se mi sarà possibile, andrò a trovarne qualcuno.
Lunedì 8 Febbraio I Settimana del Salterio
ne, similmente a sant'Ignazio ferito a Pamplona. Consacratosi a Dio nel 1518, si prodigò in una carestia e in un'epidemia di peste a Verona, Brescia, Como e Bergamo. Qui, nel paesino di Somasca, nacque l'ordine di chierici regolari. Essi intuirono il ruolo di promozione sociale delle scuole e ne a-
prirono di gratuite con un metodo pedagogico innovativo. Il fondatore morì di peste nel 1537, mentre assisteva dei malati. Santo dal 1767, dal 1928 è patrono della gioventù abbandonata. Patronato: Orfani, Gioventù abbandonata.
Brano Evangelico: Mc 6, 53-56
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Contemplo: Sorgi, Signore (Salmo responsoriale)
Sorgi, Signore, e salvaci. Donaci ancora oggi la tua parola di verità, perché possiamo camminare nel mondo alla luce del tuo amore e della tua presenza. Guarisci
le nostre malattie dell'anima e del corpo, donaci il conforto della speranza, perché tra le vicende di ogni giorno possiamo trovare te, nostro rifugio e nostra consolazione.
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Dalla Prima Lettura Una dimora interiore 1Re 8,1-7.9-13 Introdussero l’arca dell’alleanza nel Santo dei Santi e la nube riempì il tempio del Signore.
Come aveva preannunciato la parola profetica rivolta a Davide, Salomone realizza il desiderio di suo padre e costruisce il primo tempio al Dio d'Israele, che dopo tanti secoli ha una sede sta‑ bile e un luogo in cui la sua gloria può finalmente dimorare. Il tempio di Gerusalemme, costruito da Salomone, fu di una magnificenza tale che mai più furono eguagliati la sua bellezza e il suo splendore. Eppure, dopo secoli di storia, i profeti inizieranno a dire al popolo che una dimora, per quanto bella e sforzosa possa essere, non basta a far sentire Dio a casa propria. Egli cerca piuttosto cuori docili e umili: in essi si degna di porre la sua stabile dimora. Dunque, non è importante il luogo, che pure può aiutare, è importante la disponibilità interiore.
Preghiera
Signore Gesù, in te il mistero e il simbolo dell'arca e del tempio raggiungono la loro pienezza e si purificano da ogni incrosta zione idolatrica: tu sei in mezzo a noi per ché ogni nostra malattia e infermità possa trovare conforto e guarigione a contatto con la tua misericordia, che ci è vicina.., sempre più vicina. Donaci di approdare nel porto sicuro del tuo amore.
Medita La Parola
Pur nella sofferenza Dio è Presenza Meditazione di Fiorella Elmetti
La gente ha sete di Gesù, lo possiamo vedere in questo e in altri brani del vangelo. Lo riconosce appena scende dalla barca con i suoi discepoli ed ecco che “accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse”. In un suo breve commento, Paolo Curtaz sottolinea: “Volano le parole, e mentre viaggiano si ingrossano. Gesù ha cercato di tenere nascosti i prodigi, ha ammonito severamente, rimproverato, intimato. Non è servito a nulla: la folla accorre da ogni luogo. Non c'è molta fede, nella loro corsa. Ma molto dolore e un po' di superstizione: non è un guaritore il profeta di Nazareth? A loro poco importa dei suoi discorsi su Dio e il Regno, ascoltano, purché alla fine qualcuno guarisca. E Gesù accetta, gestisce questa difficile situazione, cerca di far maturare la loro poca fede, cerca di far capire che quei gesti, quei miracoli sono la manifestazione del Regno che avanza, che cresce giorno per giorno. No, non capisce la folla, fatica a star dietro a questo curioso profeta. Poco importa: Gesù rischia, accetta, prova lo stesso. Non cerchiamo Gesù per i suoi prodigi, non pesiamo la nostra fede chiedendo miracoli impossibili. Se davvero abbiamo conosciuto la straordinarietà del suo amore, allora ci basta essere sfiorati dall'ombra del suo mantello”. È vero, molte volte ci rivolgiamo a Gesù soltanto nel momento del bisogno, e Lui, certo, accetta, capisce, sperando che prima o poi la fede maturi e diventi il desiderio di rimettersi con fiducia nelle mani di Dio. Siamo tanto convinti che le situazioni di malattia siano negative che non pensiamo mai che pur nella sofferenza Dio è Presenza ed opera il bene nelle anime, anche le più lontane dalla vita cristiana.
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V Settimana del Tempo Ordinario Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Papa Francesco
Il Santo del giorno:
San Sabino di Canosa È un vescovo vissuto tra la fine del V secolo e la metà del VI, di lui prima dell'episcopato non si sa praticamente nulla; sembra che sia succeduto come vescovo di Canosa di Puglia a Memore nel 514. Dal Papa Agapito fu inviato come capo di una commissione di vesco-
Martedì 9 Febbraio I Settimana del Salterio
vi, nel 535 a Costantinopoli per constatare l'eresia monofisita del patriarca Antimo, la sua rimozione e la sostituzione con il nuovo patriarca Mena, che convocò un sinodo nel 536. San Gregorio Magno racconta che Sabino era solito visitare san Benedetto a Montecassino. In una di queste visite gli disse, che era preoccupato per l'ingresso di Totila re degli Ostrogoti in
Roma (dicembre 546) ricevendo come risposta che Roma si sarebbe disfatta da sé per altre vie. E Totila in una delle sue incursioni, arrivò a Canosa e invitato a mensa dal santo vescovo, ormai vecchio e cieco, volle provarne lo spirito profetico, offrendogli lui stesso del vino al posto del servo. Sabino chiamandolo per nome lo ringraziò.
Brano Evangelico: Mc 7, 1-13
Agisci Il rischio dell'ipocrisia lo corriamo tutti, anche nel nostro rapporto con Dio. Spesso ci limitiamo alle pratiche esteriori, senza che queste coinvolgano il cuore. Oggi, con l'aiuto di Maria, mi impegnerò a essere una persona vera, nella preghiera e nella carità.
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. […]
Contemplo: Tu, Signore, sei fedele (cf I Re 8,23) Signore, «tu mantieni l'alleanza e la fedeltà verso i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il loro cuore» (1Re 8,23). Concedi anche a noi di camminare
davanti a te con cuore retto e sincero, affinché la preghiera che ti innalziamo dall'intimo del nostro cuore, vero tempio del tuo santo Spirito, sia pura come tu la desideri, e ti renda gloria per tutti i tuoi benefici.
Non di solo pane - Numero 742 - pagina 8
Dalla Prima Lettura
Nei luoghi dove vivi Re 8,22-23.27-30 Tu hai detto, Signore: «Lì porrò il mio nome!». Ascolta la supplica del tuo popolo Israele.
Nella sua preghiera, Salomone chiede a Dio la grazia di degnarsi di abitare in quel tempio costruito da mani d'uomo che dovrebbe avere la dignità di accogliere Colui che nemmeno i cieli possono contenere. Salomone si rende conto che quanto chiede a Dio è davvero ardito: egli gli chiede di essere presente in mezzo al suo popolo in maniera stabile e definitiva, eleggendo quella di mora come luogo della sua supremazia definitiva su Israele. Dio esaudirà questa richiesta, manifestando la sua gloria in quel luogo. Ogni volta che invochi con fede il nome del Signore, egli con gioia viene ad abitare nei luoghi dove vivi e dove lavori; ma il suo tempio preferito è il tuo cuore. È li che egli vuole essere cercato da te.
Preghiera
Signore Gesù, è inutile che guardiamo gli altri mettendo in evidenza le loro infedeltà e le loro ipocrisie. È nel no stro cuore che dobbiamo avere il co raggio di guardare ogni giorno, per poter smascherare noi stessi e impara re ci vivere nella semplicità di una fe de umile e generosa. Non lasciare che cediamo alla paura di essere noi stes si... almeno al tuo cospetto.
Medita la Parola
Come i cerchi nell’acqua Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Lo scroscio dell’acqua in un catino, le mani lavate fino ai gomiti, le tradizioni degli antichi osservate con scrupolo. Poco importa se quello scroscio annacqua il vino della misericordia di Dio, lava le mani, rende ineccepibile l’esterno “della coppa” ma lascia il cuore avvolto nelle tenebre dell’orgoglio e della presunzione, l’interno “del calice” sporco ed impresentabile. Le mani profumate dei farisei di ieri e di oggi puntano il dito, si alzano in un altero giudizio, dettano una legge umana e cancellano quella divina. Anche noi spesso ci accontentiamo dell’apparenza, copriamo le rughe dell’incoerenza con la cipria dell’ipocinesia. Dio sulle labbra ma lontano dal cuore, lontano dal fango che ricopre il viso di chi giace nei letamai della storia. Il filosofo Friedrich Nietzsche, rivolgendosi ai cristiani, pare che abbia detto: “Se la buona novella della vostra Bibbia fosse anche scritta sul vostro volto, voi non avreste bisogno di insistere così ostinatamente perché si creda all'autorità di questo libro: le vostre azioni dovrebbero rendere superflua la Bibbia perché voi stessi dovreste continuamente costituire la Bibbia nuova”. Forse non abbiamo ancora capito che la buona novella consiste proprio nel fatto che Gesù si è rivolto ad altre mani, ha rifiutato le mani pulite dell’apparire e ha scelto quelle sporche dei suoi discepoli. Mani nodose, che conoscono il ruvido legno dei remi, le corde taglienti di reti tirate con fatica sulla barca. Sono le mani sporche di Giuda, il traditore, di Pietro che rinnega per tre volte il suo Signore, degli altri discepoli che lasciano solo Gesù nell’ora del dolore, che scappano davanti a coloro che stanno arrestando il Maestro. Sono le mie mani sporche di tanti tradimenti. Per queste mani l’acqua non serve, solo il tocco della misericordia divina le può purificare.
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Pagine bibliche
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Anno della Misericordia 2015/16 Catechesi sulla parabola del Padre Buono/2
Il Figlio minore/2 di don Luciano Vitton Mea
“Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.”
L’uomo, questo fuggiasco! Da sempre noi uomini siamo in fuga! La prima fuga è iniziata agli albori della nostra storia quando Adamo fuggì dal giardino di Dio, dalla sua identità di custode per mettersi la maschera di padrone, cedendo alla tentazione di “mettersi in proprio”. Da allora solo sudore, polvere e struggente desiderio di una felicità perduta, di un patrimonio sperperato. Da allora siamo in fuga: scappiamo da noi stessi, dalla nostra vera identità, dalla piccole gioie che danno sapore alla quotidianità, da una presenza. Quando l’uomo decide di pensa re in “grande” inizia la sua fuga,
un viaggio che conduce ad un paese lontano. Un luogo senza calore, privo di autenticità, viziato dalla presenza dei “surrogati”. Un paese dove tutto è in vendita e tutto si compra: gli amici, gli affetti, gli amori. Ciò che nella casa paterna ci veniva dato per dignità, ciò che nel giardino ci aspettava per diritto, nel paese lontano bisogna comprarlo. E il patrimonio si disperde, presto ci si trova nel bisogno. Povero uomo, povero me! Avevamo tra le mani il titolo di “figli”, un patrimonio da custodire, una casa, un giardino, degli affetti, un amore… e l’abbiamo sperperato, sciupato, perso. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. . Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che man-
giavano i porci; ma nessuno gliene dava.
Da custodi del patrimonio paterno, del Giardino di Dio, a custodi di porci. Anzi, peggio dei porci: loro hanno le ghiande, chi li custodisce, per noi il vuoto, il niente. Mistero del male, di ogni cattiveria. L’uomo lontano da Dio diventa maschera, respira la vacuità del nulla, diventa brutto, cattivo. Non ci sono ciprie in grado di coprire le rughe della lontananza, in grado di restituire gradevolezza ad un volto abbruttito e contraffatto dall’egoismo. La lontananza da Dio genera cattiveria. Come può un uomo abusare di un bimbo o di una bimba? Come può l’uomo sfruttare il suo simile, godere dell’altrui fallimento, dire male di chi gli sta accanto? Come può un uomo chiudere il proprio cuore a sua madre o a suo padre, abbandonare il suo primo amore, i suoi figli? Mistero del male, mistero di una lontananza. Lontano dalla casa paterna l’uomo diventa cattivo, tira fuori il peggio di se stesso, coltiva rancori, desideri infausti, conta i soldi, accumula, rinnega. Lontano da Dio l’uomo si perde, rimane solo, impoverisce, invecchia: diventa custode di porci. Mistero del mio male, del mio peccato. Quante volte ho lasciato e lascio la casa paterna alla ricerca di un paese lontano dove cullare le mie manie di protagonismo, alla ricerca di un “mio” che non mi appartiene. Quante volte vivo nel paese delle illusioni, dove rinnego me stesso, la mia dignità, la mia figliolanza.
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo Ordinario - pagina 10
don Luciano Vitton Mea
Mercoledì delle Ceneri La Quaresima di questo Anno Giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio.
IV Settimana del Salterio
Papa Francesco
Il Santo del giorno:
Mercoledì delle ceneri «Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris», ovvero: «Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai». Queste parole compaiono in Genesi 3,19 allorché Dio, dopo il peccato originale, cacciando Adamo dal giardino dell’Eden lo condanna alla fatica del lavoro e alla morte: «Con il sudo-
Agisci Ogni anno, all'inizio della Quaresima, ritorna pressante questo appello del Signore: «Ritorna a me!». Oggi mi fermerò a riflettere per vedere ciò che nella mia vita mi allontana da Dio e mi impegnerò a cambiare.
Mercoledì 10 Febbraio
re della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!». Questa frase veniva recitata il primo giorno di Quaresima, quando il sacerdote segnava la fronte dei fedeli con la cenere. Dopo la riforma liturgica, seguita al Concilio Vaticano II, la frase è stata mutata con la locuzione: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Tradizionalmente le ceneri rituali si ricava-
no bruciando i rami d’ulivo benedetti la domenica delle Palme dell’anno precedente. Per il mercoledì delle ceneri è previsto il digiuno e l’astensione dalle carni, astensione che la Chiesa ha sempre richiesto per tutti i venerdì dell’anno, ma che negli ultimi decenni si limita ai venerdì del periodo quaresimale. Inizia dunque il tempo della penitenza, delle rinunce e del colore viola per la Liturgia Sacra .
Brano Evangelico: Mt 6,1-6.16-18
[…] Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
Contemplo: .Perdonaci, Signore (Salmo responsoriale) Durante l'imposizione delle ceneri ci accompagnano queste parole: «Rinnoviamo la nostra vita in spirito di umiltà e di penitenza; facciamo digiuno e supplichiamo con lacrime il Signore, perché è
pieno di misericordia il nostro Dio, disposto a perdonare tutti i nostri peccati». Chiedere perdono al Signore significa anche essere desiderosi di rinnovare la propria vita, affinché sia più conforme alla volontà di Dio.
Non di solo pane - Numero 742 - pagina 11
Dalla Prima Lettura
Tempo favorevole
Medita La Parola
2Cor 5,20-6,2 Riconciliatevi con Dio. Ecco ora il momento favorevole.
Meditazione di Fiorella Elmetti
La Quaresima è un tempo favorevole. Potremmo definirlo un periodo nel quale la Chiesa intera — dunque anche tu — vive un momento di esercizi spirituali. Questa esperienza è estremamente utile e formativa, in quanto è un momento nel quale Cristo dona con particolare abbondanza la sua grazia e la sua luce; per questo motivo, grazie alla luce che ricevi, puoi renderti conto di dove devi impegnarti veramente per cambiare e per far sì che Dio sia contento di te. A volte può essere un'esperienza un po' dolorosa, soprattutto quando Gesù ti fa vedere il tuo limite e la tua infedeltà: quello è il momento in cui cadono tutte le maschere e tutte le tue false identità. Eppure. quello è anche il momento della verità e della luce.
Preghiera
Signore Gesù, all'inizio di questo tempo favorevole, affidiamo a te i nostri propo siti e i nostri desideri come un pugno di cenere. Da te attendiamo la scintilla che faccia sorgere, da tutte le nostre ceneri, una nuova creatura completamente ac cordata alla tua volontà e al tuo amore. Kyrie eleison!
Nel segreto Mi ha sempre affascinato ciò che Gesù dice in questo brano, soprattutto l’insistente espressione “nel segreto”. Ben sei volte si ripete esplicitamente, mentre le prima parte del testo la lascia intuire affermando: “State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli”. Quindi, c’è da parte di Dio un interesse tutto speciale per quel mondo interiore che tutti ci portiamo dentro e che, forse, non ascoltiamo mai abbastanza. Il Beato Luigi Novarese questo spazio che ci riporta al cuore lo chiamava “la tenda interiore”, che come tutte le tende non ha pareti rigide come quelle della case, ma flessibili e morbide, spaziose ed accoglienti, sempre pronte a cambiare dimora, se necessario, sempre disposte a lasciarsi gonfiare come le vele di una barca che sul mare va. “Nel segreto” i pensieri dell’uomo si intrecciano in modo unico con i pensieri di Dio e si trasformano, come pure accade per le offerte ed i sacrifici mossi dall’amore. Ho trovato un bel pensiero di don Mauro Orsatti che afferma: “Lo sguardo di Dio si posa su ogni uomo, con la benevolenza del Padre che istruisce e aspetta una risposta viva, fatta di scelte concrete e quotidiane. E alla sera della vita occorre presentarsi con la lampada accesa, la stessa che ha illuminato il cammino incontro al Padre, alimentata dall’olio di opere buone che venivano da un cuore retto e sincero. Dio non è un optional né un rifugio occasionale nei momenti disperati. Egli è Colui che mantiene costantemente lo sguardo su di noi, ci ama, e ci aspetta per un abbraccio definitivo che inizia sulla terra e dura per tutta l’eternità in Cielo”. Nel segreto, ogni giorno l’anima canta il Magnificat.
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo di Quaresima - pagina 12
Tempo di Quaresima La Vergine Santa è la donna di fede, che ha fatto posto a Dio nel suo cuore, nei suoi progetti […] Per questo non si può capire Gesù senza sua Madre.
IV Settimana del Salterio
Papa Francesco
Il Santo del giorno:
Beato Bartolomeo di Olmendo Il Beato Bartolomeo di Olmedo, fu il primo sacerdote che arrivò in terra messicana, era giunto in America nel 1516 all’età di 31 anni. Durante la conquista dell’impero azteca vanno molte lodi a questo giovane mercedario per la sua attività che svol-
Giovedì 11 Febbraio
se con intelligenza e prudenza in particolari situazioni fra spagnoli ed arborigeni. Portò la devozione alla Vergine della Mercede ai messicani, i quali si innamorarono di essa, portandoli così alla conoscenza di Dio, insegnando i principi della fede predicando instancabilmente. Battezzò più di 2500 arborigeni, fra questi la famosa Malin-
che, la quale, poiché conosceva la lingua spagnola era interprete di Cortés e le diede il nome di Marina. Il Beato Bartolomeo morì in Messico nel novembre del 1524 all’età di 39 anni e pianto da tutti gli indios fu sepolto in Santiago de Tlatelolco. L’Ordine lo festeggia l’11 febbraio.
Agisci
Brano Evangelico: Lc 9,22-25
Con l'esempio e con l'aiuto di Maria, accoglierò con fede e senza lamentarmi le difficoltà che incontrerò in questa giornata, cercando di vedere in esse un'occasione di crescita nel mio cammino di sequela del Signore.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».
Contemplo: Prendi la tua cro-
ce e seguimi (cf Lc 9,23) Se vogliamo seguire il Signore dobbiamo accettare la nostra vita così com'è, rendendo grazie per tutto quanto egli ha disposto per il nostro vero bene. Amare il Signore e la sua volontà è talmen-
te importante che se noi non volessimo farlo, andremmo, in qualche modo, contro noi stessi, perderemmo la nostra stessa vita. Se invece accogliamo la nostra croce, seguiamo il Signore là dove vuole condurci, alla vita vera ed eterna.
Non di solo pane - Numero 742 - pagina 13
Dalla Prima Lettura
Dio ti indica una strada
Medita la Parola
Divinum est pati Dt 30,1520 Io pongo oggi davanti a te la benedizione e la maledizione. Dio è davvero onnipotente, ma di fronte alla tua libertà si ferma. Egli ti indica la strada del bene e ti avverte anche che c'è una strada che può portarti alla morte. Inoltre, egli ti dice anche che la via del bene consiste nel seguire la sua legge e metterla in pratica. Ma, alla fine, sei tu che devi decidere per quale strada incamminarti. Questa decisione devi prenderla tu, e nemmeno Dio può sostituirsi a te: all'epoca in cui questo brano fu scritto, esso si riferiva soprattutto al futuro di Israele ed alla sua scelta di stare con Dio o di seguire idoli stranieri. Oggi questa indicazione si riferisce a te ed a quello che vuoi essere nella vita: o diviso e frammentato dal peccato e da tanti idoli che tiranneggiano il tuo cuore, oppure unificato e nella pace, unito a Dio.
Preghiera
Signore Gesù, tu entri nella nostra vita come ospite attento e discreto e ti fai accogliere come un povero che mai può imporre la sua presenza. Donaci il tuo Spirito di discrezione e di mitezza, per ché il vangelo che ci hai affidato come dono da comunicare non sia mai inqui nato dalle nostre ansie.
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Portare la croce e soffrire: questa è la proposta di Gesù, il programma di vita che il cristiano deve abbracciare. Parole dure, quasi incomprensibili, che vanno ponderate, che richiedono una sorta di “svelamento”, che vanno, passi il termine, “digerite e assimilate”. La sofferenza è sempre stata un enigma per l’uomo, per chi crede e per chi non crede o si dichiara semplicemente agnostico. Giobbe piagato e seduto tra la cenere e l’immondizia trascina Dio sul tavolo degli imputati e sembra dirgli:” Tu, Dio, sei responsabile, o per lo meno testimone, non solo del bene ma anche delle carestie, delle pesti, delle morti, dei bambini annegati, delle malattie, del cancro …” Dio darà a Giobbe una risposta ben precisa ma ancora poco esaustiva; solo Gesù Cristo è la vera risposta di Dio ai perché di Giobbe e di ogni sofferenza innocente. Dio, in Gesù, si sporca le mani, siede tra gli immondezzai dei tanti Giobbe e diventa il servo sofferente, il compagno, l’amico di ogni sventurato. Diceva don Primo Mazzolari: “l’unica cosa seria è l’umano soffrire”. Roberto Benigni, si proprio lui, il comico toscano, intervenendo alla presentazione dell’ultimo libro di papa Francesco ha usato parole profondissime: “E’ in mezzo al dolore che nasce la misericordia … In questo mondo irriconoscibile che vuole la paura, l’odio, la condanna Francesco risponde con la misericordia che nasce dal dolore, quel dolore che fa crollare ogni metafisica, ogni filosofia; perché il dolore è più forte del male, il dolore è l’unica forza superiore al male perché la sofferenza è propria di Dio. Divinum est pati … Il grande mistero sta proprio nel fatto che Dio vuole soffrire, questa divina volontà di soffrire.” Il dolore è il luogo della solidarietà fra Dio e l’uomo, fra l’uomo e Dio non ci può essere collaborazione nella grazia se prima non c’è stata nel dolore. Soggiunge Benigni: “Senza il dolore la vita apparirebbe enigmatica e l’esistenza assurda e la gioia inaccessibile”. Gesù sceglie gli ultimi perché sia accessibile la gioia, perché tra i letamai del mondo Dio e gli uomini si possano incontrare ed amare. La croce sconfigge il male, ogni male: ecco perché, grande o piccola che sia, bisogna avere il coraggio di portarla e farla propria.
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo di Quaresima - pagina 14
Venerdì 12 Febbraio
Tempo di Quaresima Questo è il momento favorevole per cambiare vita! Papa Francesco
Il Santo del giorno:
Beato Paolo da Barletta Nel 1580 moriva il frate Paolo da Barletta. Entrato fin da giovane nell'ordine di Sant'Agostino, man mano crebbe sempre più in lui il desiderio di vivere in una maggiore perfezione, tanto da allontanarsi dalla patria per «andare dove nessuno lo conoscesse di persona, se non
IV Settimana del Salterio
Dio solo». Infatti, saputo del voto dell'Osservanza, che in quel tempo si conduceva nella Provincia portoghese dell'Ordine, ottenne licenza di trasferirvisi. Dal carattere gioviale ma particolarmente dedito a preghiera e penitenza, visse intensamente il rapporto con il Mistero della passione e della morte di Gesù. Inviato come missionario nell'isola di San Thomé, nelle Indie Orientali, lavorò
instancabilmente alla diffusione del Vangelo. Fra Paolo accettò con rassegnazione la sua ultima malattia, vista come ulteriore purificazione. Dopo la sua morte la sua fama di santità crebbe soprattutto tra i cristiani di San Thomé, ma lasciò un segno indelebile anche nella memoria di Barletta, sua città natale, che lo ricorda oggi.
Brano Evangelico: Mt 9, 14-15
Agisci: Il Signore chiede gesti autentici di conversione, non vuota apparenza. In questo giorno di digiuno sceglierò di privarmi di qualcosa a cui tengo: un gesto sincero e significativo che esprima il mio desiderio di tornare a Dio con tutto il cuore.
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».
Contemplo: Il Signore è il mio
aiuto (All’ingresso) «Cercate il bene e non il male, se volte vivere, e il Signore sarà con voi» (Canto al Vangelo). Se cerchiamo sinceramente il nostro vero bene, che è quello di seguire la volontà di Dio, allora resteremo con il
Signore, e il Signore sarà il nostro aiuto. Siamo gli amici dello Sposo, coloro che lo seguono e ne ascoltano la voce, questa è la nostra natura più intima e vera. Non siamo fatti per essere abbandonati da soli in questo mondo, ma per gioire insieme con lui per tutta l'eternità.
Non di solo pane - Numero 742 - pagina 15
Dalla Prima Lettura
Una frattura esistenziale Is 58,1-9 È forse questo il digiuno che bramo?
Isaia evidenzia molto bene, in questa lettura, quella frattura che spesso si crea tra quanto diciamo di credere e cosa poi facciamo nella nostra vita. In realtà sappiamo esprimerci anche molto bene nella preghiera, nelle liturgie alle quali partecipiamo, e conosciamo bene tanti aspetti della nostra fede. Il problema, però, è quando dobbiamo passare dalla teoria alla pratica: siccome per gli Israeliti tra la vita di fede ed il comportamento morale non vi era nessun collegamento, Dio si mostra sdegnato da un modo di fare che, più che onorarlo, lo offende ancora di più. Ricordati che Dio preferisce il poco fatto con impegno ed umiltà, piuttosto che azioni molto gratificanti dal punto di vista esteriore, ma vuote di ogni significato.
Preghiera
Eppure mangiamo ogni giorno, più vol te al giorno, senza sapere perché e so prattutto senza chiedersi se ne abbiamo veramente bisogno e in che misura. Si gnore Gesù, liberaci dalla tentazione di evitare lo scoglio del buco allo stomaco con parole altisonanti e talora così vuote. Donaci la semplicità di digiuna re e di rinunciare. Kyrie eleison!
Medita la Parola
L’amore di Dio, mai preceduto dall’amore dell’uomo Meditazione di Eletti Fiorella
In una bella omelia Papa Francesco afferma che “Questa parola ‘amore’ è una parola che si usa tante volte e non si sa, quando si usa, cosa significhi esattamente. Cosa è l’amore? Delle volte pensiamo all’amore delle telenovele, no, quello non sembra amore. O l’amore può sembrare un entusiasmo per una persona e poi… si spegne. Da dove viene il vero amore? Chiunque ama è stato generato da Dio, perché Dio è amore. Non dice: 'Ogni amore è Dio', no: Dio è amore. Giovanni sottolinea una caratteristica dell’amore di Dio: ama “per primo”. Ne è una prova la scena del Vangelo della moltiplicazione dei pani, proposta dalla liturgia: Gesù guarda la folla e ne “ha compassione”, il che non è la stessa cosa che avere pena. Perché l’amore che Gesù nutre per le persone che lo circondano lo porta a ‘patire con' loro, a coinvolgersi nella vita della gente. E questo amore di Dio, mai preceduto dall’amore dell’uomo, conta mille esempi, da Zaccheo, a Natanaele, al figliol prodigo. Quando noi abbiamo qualcosa nel cuore e vogliamo chiedere perdono al Signore, è Lui che ci aspetta per dare il perdono. Quest’Anno della Misericordia un po’ è anche questo: che noi sappiamo che il Signore ci sta aspettando, ognuno di noi. Perché? Per abbracciarci. Niente di più. Per dire: 'Figlio, figlia, ti amo. Ho lasciato che crocifiggessero mio Figlio per te; questo è il prezzo del mio amore'. Questo è il regalo di amore. Il Signore mi aspetta, il Signore vuole che io apra la porta del mio cuore: questa certezza si deve averla “sempre”. E se sorgesse lo scrupolo di non sentirsi degni dell’amore di Dio, è meglio perché Lui ti aspetta, così come tu sei, non come ti dicono ‘che si deve fare’”. Dell’amore, perciò, non si può fare a meno.
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo di Quaresima - pagina 16
spiritualità
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Anno della Misericordia 2015/16
Le opere di Misericordia
Consolare gli afflitti Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Con la quarta opera di misericordia spirituale entriamo da un lato nel cuore delle beatitudini evangeliche e dall’altro nel mistero stesso di Dio. L’afflitto è beato perché le sue lacrime sono terse dall’Eterno che si fa tempo e, di conseguenza, il consolatore diventa strumento privilegiato di questo frammento d’eternità. In altre parole l’“imago dei”, nell’atto di consolare, diventa “come Dio anche se non è Dio”, il figliolo lascia, per un breve istante, la tunica della figliolanza per assumere le vesti della paternità; si rinnova, seppur in modalità diverse, il prodigio del Getsemani dove il Padre raccoglie il sudore, di-
ventato come sangue, del Figlio Unigenito nel calice dell’eterna salvezza. Nella consolazione avviene un misterioso scambio, si perpetua il miracolo di Cana di Galilea, dove Gesù tramuta l’acqua in vino, dove la Parola di Dio diventa cronaca, storia perché “chi semina nel pianto miete nella gioia”. Consolare gli afflitti: faticoso atto di carità dove Dio dice a chi giace nel lutto, “nelle tenebre e nell’ombra della morte”: «Io metto i miei occhi nei vostri occhi, la mia mano nelle vostre mani, il mio cuore vicino al vostro» (Giovanni XXIII ai carcerati di Rebibbia) . Non è facile consolare, ma è un atto di
estrema attualità! Leggendo recentemente la morte di Mosè di P. De Benedetti ho annotato: “ Tra le più praticabili ... opere di misericordia spirituale ce n'è una di cui si ha sempre più bisogno man mano che la vita e la società si plasmano sul modello della città, e che questa società tuttavia non pratica affatto: consolare gli afflitti. La civiltà contemporanea teme gli afflitti e li sfugge, perché teme il contagio dell’afflizione e non sa portare il contagio della consolazione. E in realtà non è facile consolare, specialmente se si crede che ciò consista in un obbligo da adempiersi mediante un discorso”. L’afflitto tende a chiudersi, le lacrime diventano tante piccole sbarre, il passato un malinconico rifugio, il presente un’angusta cella, il futuro deserto arido e inospitale. L’afflizione è una sorta di carcere invisibile ma altrettanto duro e cocente; ma vi è una speranza, una presenza che rinfranca, una parola che rivela un’arcana presenza: “Miei cari figlioli, miei cari fratelli, siamo nella casa del Padre anche qui. Siete contenti che io sia venuto?” (Giovanni XXIII ai carcerati di Rebibbia) Quando si avverte il mistero di una presenza anche l’afflizione e il carcere, due lati opposti della stessa medaglia, diventano casa del Padre, luogo di redenzione, spazio illuminato dalla speranza.
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo di Quaresima - pagina 17
Tempo di Quaresima Nella Quaresima di questo Anno Santo ho l’intenzione di inviare i Missionari della Misericordia.
IV Settimana del Salterio
Papa Francesco
Il santo del giorno:
Beata Cristina da Spoleto Agostina Camozzi, figlia di un medico, nacque a Osteno, Como. Ebbe un’esistenza molto travagliata. Dopo diverse e contrastanti vicende affettive, intraprese un cammino di conversione e di penitenza per rinnovare profondamente la sua
Sabato 13 Febbraio
vita. Si recò a Verona dove, decisa a seguire Cristo, assunse il nome di Cristina e si consacrò come agostiniana secolare. La sua conversione fu totale: dedicò la sua vita ad una penitenza eccezionale, alle opere di carità, alla preghiera. Nel 1457 iniziò un lungo pellegrinaggio verso Assisi, Roma e in Palestina. Sulla via del ritorno, giunta a Spoleto, vi
morì il 13 febbraio 1458 con fama di santità, confermata dai miracoli. I suoi resti mortali si conservano a Spoleto nella chiesa di San Nicolò, un tempo degli agostiniani. Il suo culto venne confermato nel 1834 da Gregorio XVI. La beata Cristina è un esempio di penitenza e di umiltà per il laicato.
Brano Evangelico: Lc 5, 27-32
Agisci La Quaresima non è il tempo dei buoni propositi, ma è il tempo nel quale compiere gesti concreti di conversione. Oggi mi im pegno a non criticare o condannare il mio prossimo, qualunque cosa abbia fatto.
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
Contemplo : Mostrami,
Signore, la tua via (sal 85,11) Gesù vede un uomo ricco, istruito, realizzato, a cui non manca nulla, ma per lui è come un «malato che ha bisogno del medico» (cf Lc 5,31), e lo chiama. Signore, mostra anche a noi la tua via, chiamandoci a seguirti.
Apri i nostri occhi interiori, affinché comprendiamo quanto siamo malati di egoismo, di amor proprio; fa' che ricorriamo a te dal profondo della nostra angoscia, per essere da te liberati e guariti. Seguire te, Signore, è camminare sulla via retta, che porta alla vita e alla felicità.
Non di solo pane - Numero 742 - pagina 18
Dalla Prima Lettura
Togliere dalla nostra vita Is 58,9-14 Se aprirai il tuo cuore all’affamato, brillerà fra le tenebre la tua luce.
Una delle parole più importanti della Quaresima è senza dubbio questa: togliere. Il profeta Isaia dice al popolo eletto che ci sono delle azioni che vanno assolutamente tolte dalla vista di Dio per poter accogliere il suo perdono. L'oppressione, il giudizio duro e la condanna tagliente degli altri è qualcosa che va tolto, se vogliamo fare spazio alla grazia che vuole operare in noi. Anche nella tua vita avviene la stessa cosa: se tu vuoi lasciare spazio all'azione dello Spirito Santo in te, devi svuotarti di tutto ciò che è peccaminoso, ingombrante e contrario alla legge di Dio. È questo il primo passo per costruire davvero nel suo amore. Se non ti dai da fare in quest'opera coraggiosa ed importante, sarai semplicemente un illuso.
Preghiera
Signore Gesù, sii benedetto perché ci hai fatto comprendere il fine di ogni nostro digiuno e il senso di ogni nostra rinuncia, come condizione e prepara zione di un banchetto nel quale tutti sono invitati a gioire di pia, a gustare di più, a vivere di più. Dacci forza e perseveranza nel lasciare le nostre oc cupazioni per accogliere e confortare. Kyrie eleison!
Medita La Parola
Gabelliere di Grazia. Meditazione di don Luciano Vitton Mea
C’è un filo diretto che attraversa ogni epoca, la storia stessa: un bisogno estremo di misericordia. Papa Francesco nel suo ultimo libro intervista lo dice chiaramente: quella che abbiamo davanti è un’umanità ferita, che porta ferite profonde. Anche Levi, il pubblicano, portava impresso il marchio dell’infamia, le piaghe dell’egoismo e dell’avidità. Eppure Gesù va oltre le apparenze, abbatte il muro di separazione, lo chiama e si ferma a casa sua. E’ la missione del Signore chiamare i peccatori, portare uno spiraglio di luce dove le tenebre del peccato abbrutiscono e invecchiano il volto dell’uomo. Afferma Cirillo di Alessandria: “Levi era un pubblicano, un uomo avido di denaro disonesto, pieno di un'incontrollata brama di possesso, privo di giustizia nella sua cupidigia di avere quello che non gli apparteneva. Queste erano le caratteristiche dei pubblicani. Eppure egli fu strappato dallo stesso negozio del peccato e salvato quando non c'era speranza per lui, con la chiamata di Cristo …” La misericordia di Dio strappa l’uomo dal negozio del male e siede attorno al tavolo della miseria umana per ridarle dignità, una nuova opportunità. Nella casa di Levi l’ombra della malvagità viene sfiorata dalla tenue luce della bontà di Dio, la Grazia che scende dall’alto si immerge nell’abisso profondo dell’indigenza umana. Ma perché Gesù chiama proprio Levi, un pubblico peccatore e non un dottore della legge o uno scriba? Perché un misero gabelliere diventa custode dei misteri di Dio, apostolo ed evangelista? Perché chi ha esperimentato la misericordia e la compassione di Dio è in grado di compatire e comprendere coloro che vivono nell’ombra del peccato. Dice ancora papa Francesco nel libro che abbiamo appena citato: “Di questo sguardo di Gesù c’è bisogno quando ci troviamo di fronte ad un povero, ad un emarginato, ad un peccatore. Una compassione che si nutre della consapevolezza che noi siamo altrettanto peccatori”.
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo di Quaresima - pagina 19
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Anno XV- n. 742 Domenica 7 Febbraio 2016 Chiuso il 02/02/2016 Numero copie 1470
333/3390059 don Luciano
Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità
Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
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