Non di Solo Pane 745

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Non di solo

PANE Sussidio di preghiera per la famiglia

Domenica 28 Febbraio 2016 III Settimana di Quaresima

Settimanale di preghiera

Anno XV - n째

745


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sito di Non di Solo Pane:

Sussidio di preghiera per la famiglia

www.nondisolopane.it

Febbraio – Marzo 2016

Offerta quotidiana

Intenzioni mese di Febbraio - Marzo Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché abbiamo cura del creato, ricevuto come dono

Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

gratuito, da coltivare e proteggere per le generazioni future. Intenzione missionaria Perché crescano le opportunità di dialogo e di incontro tra la fede cristiana e i popoli dell’Asia. Intenzione dei vescovi Perché il Signore ci doni un cuore misericordioso e umile, che riconosca la propria povertà e si spenda per gli altri. Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente e misericordioso, ci impegniamo con gioia nella costruzione della civiltà dell'amore.

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III Domenica di Quaresima Nelle parabole dedicate alla Misericordia Dio viene sempre presentato come colmo di gioia, soprattutto quando perdona.

III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il santo del giorno:

Beato Daniele Alessio Brottier Daniele Alessio Brottier è ricordato per il suo impegno nella missione, nell'apostolato tra i mili­ tari e per l'aiuto agli orfani. Nato nel 1876 a La Ferté­Saint Cyr, dio­ cesi di Blois, in Francia, entrò in Seminario nel 1890 e divenne prete a

Agisci Nei Vangeli Maria parla molto poco. Potremmo chiamarla "donna del silenzio", alle parole preferisce l'ascolto. Oggi, con il suo esempio e la sua intercessione, mi impegnerò a parlare meno e, soprattutto, a non parlare male degli altri.

Domenica 28 Febbraio

23 anni nel 1899. Nel 1902 entrò come novi­ zio nella congregazione dello Spirito Santo ad Orly, l'anno seguente emise i voti religiosi e partì quasi subito per il Senegal, allora colonia francese , ma rientrò dopo soli tre anni per motivi di salute. Ripre­ sosi tornò nuovamente nel paese africano, ma i problemi di salute lo costrinsero a tornare

definitivamente in pa­ tria. Allora, in Francia, fondò l'opera «Souvenir Africain», allo scopo di costruire la cattedrale di Dakar. Cappellano mili­ tare nella Prima Guerra mondiale, fondò l'Unio­ ne nazionale combatten­ ti e l'Opera degli orfani apprendisti. Morì nel 1936. È stato beatificato da Giovanni Paolo II nel 1984.

Brano Evangelico: Lc 13,1­9

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Pren­ dendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più pecca­ tori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle qua­ li crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva pianta­ to un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terre­ no?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Contemplo: Beato chi abita la tua casa (Alla comunione)

Convertirsi è certamente qualcosa di esigente e impegnativo, che richiede un cambiamento di mentalità. Ricordiamo, però, che è anche un tornare nella casa del Padre,

per ricevere il suo abbraccio di luce e di pace. «Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi» (Sal 83). Dio è amore: convertirsi a lui significa tornare a colui che ci ha creati e ci ama come figli.

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P a g i n e

Tempo di grazia e di conversione

Catturati dall’amore di Dio

da parte nostra possiamo solo prepararci ad essere toccati da Dio. Estranei alla conversione

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

b i b li c h e

siamo

estranei

all’amore. Al di fuori della conversione

non

possiamo

stare alla presenza del vero Dio: non saremmo davanti a Dio, bensì davanti ad uno dei nostri numerosi idoli. D’altro lato, senza Dio, non possiamo dimorare nella conversione, perché questa non è mai frutto di buoni propositi o di qualche sforzo sostenuto: è il primo

passo

dell’amore,

dell’amore di Dio molto più che del nostro. Convertirsi significa cedere, abbandonarI nostri tempi non sono poi così differenti da quelli in cui

che abbiamo a disposizione va

si al primo segnale d’amore

usato molto bene: esso è

che percepiamo come prove-

è vissuto Gesù; nemmeno la

tempo di conversione e di

niente da Lui.”

lettura che noi diamo della

cambiamento interiore.

Questo anno santo della Mise-

storia è molto diversa da

A tal proposito precisa A.

ricordia e il periodo quaresi-

quella che davano i contem-

Louf: “Tutto è provvisorio

male che stiamo vivendo è un

poranei del Signore. Proprio

nella vita dell’uomo, tutto è

chiaro segnale dell’amore di

per questo il Maestro, di fron-

legato al tempo: in questo

Dio che ci vuole raggiungere,

te allo sconcerto di coloro

senso i peccatori come i giusti

catturare penetrare in noi e

che restavano attoniti di fron-

vivono nel tempo, un tempo

nel nostro cuore. Approfittia-

te alla morte di alcuni uomini

che è dono di Dio per loro, un

mone: non sappiamo quante

che veniva considerata come

tempo di grazia e quindi un

Quaresime ancora il Signore

una punizione, ricorda sem-

tempo aperto alla conversio-

ci donerà per cambiare il no-

plicemente una grande veri-

ne. Ne il peccatore incallito

stro cuore.

tà: piuttosto che guardare ai

ne il giusto incallito resteran-

peccati degli altri - veri o

no tali per sempre, tutti sono

presunti che siano - è meglio

c hiamati

ricordare che anche noi non

“peccatori in conversione”.

siamo né tanto migliori e

Dio viene a toccarci in infiniti

nemmeno tanto peggiori degli

modi per renderci docili a

altri. Per questo, il tempo

questo stato di conversione;

a

d iv entare

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P a g i n e

L’angolo della misericordia Le preghiere più belle della Bibbia e dei grandi autori della tradizione cristiana.

Antonio di Padova Contemporaneo di san Francesco, Antonio di Padova fu anche uno dei primi missionari francescani, oltre che straordinario predicatore e mistico. Di lui resta negli occhi l'immagine che lo raffigura con il piccolo Gesù fra le braccia, segno della com­ prensione completa della misericordia divina che si spinse fino all'incarnazione del Figlio. Qui di seguito, tratta dai suoi scritti, una preghiera alle persona della Trinità, per chiedere perdono e vicinanza continua.

Al Figlio Signore Gesù, sii fedele all'alleanza che hai stabilito con il tuo sangue per noi tuoi figli affinché non fossimo preda del maligno. Concedici di parlare con fiducia la tua parola. Non abbandonare le anime dei tuoi servi che hai redento e che non hanno altra eredità all'infuori di Te. Sostienici, Signore, con il bastone della tua potenza poiché noi siamo i tuoi poveri. Guidaci, non abbandonarci, perché non andiamo errando senza di Te. Conduci noi tutti sino alla fine e, resi perfetti in te, possiamo giungere a Te che sei il termine di ogni speranza. Sorgi, Signore, Tu che sembri dormire e non guardi al peccato ma al pentimento: dividi il grano dalla paglia separa dagli iniqui l'anima dei penitenti per la quale hai subito il giudizio di Pilato. Tu che sei benedetto e glorioso nei secoli. Amen.

b i b li c h e

Storia dei Giubilei “Consueverunt Romani Pontifices” Alessandro VI

Alessandro VI in oc­ casione del Giubileo del 1500 fissò defini­ tivamente il complesso cerimoniale di apertura e chiusura della Porta Santa. Mi sembra importante sottolineare il valore simbolico della porta che i pel­ legrini devono attraversare per riceve­ re la remissione dei peccati e le indul­ genze secondo i dettami già stabiliti dai predecessori di Papa Borja. La porta rappresenta Gesù e solo attra­ verso di Lui noi possiamo ottenere la piena comunione con Dio e la salvez­ za delle nostre anime. La porta rap­ presenta anche però il nostro povero c uo r e c he , co me si le g g e nell’apocalisse, deve essere aperto quando il Signore bussa e siede a mensa con noi. A tal proposito papa Alessandro VI nella bolla di indizione “Consueverunt Romani Pontifices” raccomanda: “Perciò, tutti si sforzino di preparare i loro cuori al Signore e migliorare le proprie abitudini, si a­ stengano dalle cattive azioni, facciano l’elemosina, diano soddisfazione a Dio tramite il dolore della penitenza, lo spirito di umiltà, il sacrificio di un cuore pentito …” Raccomandazioni che possiamo fare nostre per vivere bene questo nuovo Giubileo della Misericordia. Don Luciano

Papa Alessandro VI Al secolo: Rodrigo de Borja. Cancelliere della Santa Sede Elezione: 11 Agosto 1942 Fine pontificato: 18 Agosto 1503 Morte: 18 Agosto 1503

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III Settimana di Quaresima Gesù ci invita soprattutto ad entrare nel mistero delle sue piaghe, che è il mistero del suo amore misericordioso.

III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il santo del giorno: Sant’Augusto Chapdelaine Nacque a La Rochelle in Francia, il 6 gennaio 1814 in una famiglia di conta­ dini. Frequentò il Semina­ rio diocesano e fu ordina­ to sacerdote nel 1843; ebbe il compito, prima di vicario e poi di parroco del villaggio di Boucey. Nel 1851 passò al novi­ ziato dell'Istituto delle missioni estere di Parigi e il 29 aprile 1852 s'imbar­

Agisci Le cose che la Chiesa ci chiede di compiere in questo tempo liturgico per cambiare la nostra vita sono semplici, sono alla portata di tutti. Mi impegnerò a praticare con costanza gli impegni penitenziali della Quaresima.

Lunedì 29 Febbraio

cò ad Anversa, diretto alla missione cinese del Kuang­Si; ma si fermò a Ta­Chan vicino alla fron­ tiera, per ambientarsi, imparare la lingua e a­ spettare il momento pro­ pizio. Trascorsero quasi tre anni, poi nel 1855 poté entrare nello Kuang­Si, dove si mise subito a fare apostolato, percorrendo il territorio in lungo e in largo; in breve tempo i neofiti divennero circa duecento. Un certo Pe­ San, uomo di costumi

corrotti, però, avendo saputo che una donna da lui sedotta, si era conver­ tita al cristianesimo, de­ nunciò la presenza del missionario al mandarino di Sy­Lin­Hien, acerrimo nemico dei cristiani, ac­ cusandolo di sobillare il popolo, fomentando di­ sordini. Il 25 febbraio 1856 padre Chapdelaine fu fatto prigioniero. inter­ rogatom, torturato e con­ dannato. Morì martire il 29 febbraio.

Brano Evangelico: Lc 4, 24­30 In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era co­ struita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Contemplo: Popoli tutti, lodate il Signore (Alla comunione) Elia ed Eliseo, come Gesù stesso, non furono accolti dal popolo eletto, per questo i loro interventi benefici andarono a favore di chi non apparteneva a Israele.

Il Signore guarda il cuore, non l'appartenenza etnica: per lui ciò che conta è ascoltare la sua voce e mettere in pratica i suoi comandamenti, è l'amore che abbiamo per lui e per il prossimo.

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Dalla Prima Lettura

La vera fede 2Re 5,1­15a C’erano molti lebbrosi in Israele, ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro.

Avere fede significa proprio fidarsi di una parola che, a volte, può sembrare strana o che può chiederti un cambiamento radicale del tuo modo di pensare. Eppure, quando accetti questa logica, vedi i veri miracoli. Così fu per Naamàn, il quale dopo un momento di inizia­ le rifiuto, giunse alla pienezza della fede nel Dio di Israele. Nota un particolare: Naamàn è un pagano, ma il profeta Elisèo, da parte di Dio, non gli rifiuta il miracolo. Questo signi­ fica che la fede non è legata ad una casta, ad un gruppo e non è nemmeno ad appannaggio esclusivo di chissà quale categoria di perso­ ne. Ciò vuoi dire che, forse, proprio la perso­ na della tua famiglia che a te sembra più lon­ tana da Dio, o quelle che tu giudichi indegne della sua benevolenza, in realtà potrebbero avere più fede di te.

Preghiera

«Tutto qui?» Ce lo chiediamo a margine di giornate affannate che sono istantanee sfocate della nostra umanità. Signore Ge­ sù, che attraversi con la tua presenza sal­ fivica ogni istante della nostra vita, fa' che questa domanda triste oltrepassi il varco della speranza e si trasformi in un'esclamazione di gioia, nella percezio­ ne di un compimento appassionato: «Che sia davvero tutto qui!». Tutto nel tuo a­ more. Kyrie eleison!

Medita La Parola

Dio è per l’uomo Meditazione di Fiorella Elmetti

Non so dire perché, pur potendo operare segni grandi a beneficio di chi soffre, Dio se ne astiene oppure opera sceglie alcuni casi: la vedova di Sarepta di Sidone e Naam, il Siro. Fatto sta che si tratta di gente imprevista, lontana dal buon senso, gente a cui nessuno avrebbe mai prestato attenzione. Anche per Gesù è stato così. Quando opera i miracoli, quasi sempre li fa per donne che al tempo non venivano prese in seria considerazione, per samaritani che non erano ben visti dai giudei, per lebbrosi, ciechi, infermi tenuti ai margini della società. In merito, Padre Ermes Ronchi scrive: “…non è imparziale il nostro Dio: sta dalla parte degli ultimi, mai con gli oppressori; viene come fonte di libere vite e mai causa di asservimenti. Gesù non è venuto per riportare i lontani a Dio, ma per portare Dio ai lontani, a uomini e donne senza speranza, per aprirli a tutte le loro immense potenzialità di vita, di lavoro, di creatività, di relazione, di intelligenza, di amore. Il primo sguardo di Gesù non si posa mai sul peccato della persona, il suo primo sguardo va sempre sulla povertà e sul bisogno dell'uomo. Per questo nel Vangelo ricorre più spesso la parola poveri, che non la parola peccatori. Non è moralista il Vangelo, ma creatore di uomini liberi, veggenti, gioiosi, non più oppressi. Scriveva padre Giovanni Vannucci: «Il cristianesimo non è una morale ma una sconvolgente liberazione». La lieta notizia del Vangelo non è l'offerta di una nuova morale, fosse pure la migliore, la più nobile o la più benefica per la storia. La buona notizia di Gesù non è neppure il perdono dei peccati. La buona notizia è che Dio è per l'uomo, mette la creatura al centro, e dimentica se stesso per lui”. Il buon senso da parte dell’uomo sta nell’accogliere Dio così, imprevedibile, non come lo vorremmo noi.

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III Settimana di Quaresima Non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale!

Martedì 1 Marzo III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Brano Evangelico: Mt 18, 21­35

San Albino

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldas­ se il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che acca­ deva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli a­ guzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Agisci Oggi, con l'ardore di Maria, invoco il Signore, con la certezza che egli non mi abbandonerà mai. Anche io, a mia volta, non abbando­ nerò mai coloro che hanno bisogno del mio aiuto.

Medita

Gesù risponde alla domanda dell'apostolo con una parabola. Ma nella semplicità di questo racconto, forse non cogliamo pienamente la trascendenza del messaggio che il Signore vuole inviarci. Nell'antichità vigeva la legge del taglio­ ne: "occhio per occhio, dente per dente"... Era equa, non si può negarlo, ma co­ munque sempre assai meno umana dell'amore e della misericordia di Dio che Cri­ sto ci vuole mostrare. Gesù risponde che è necessario perdonare il prossimo fino a "settanta volte sette". Usa numeri molto significativi per gli ebrei dell'epoca, che danno alla frase un senso di pienezza: bisogna perdonare sempre. La parabola che segue, ci mostra la grande compassione che tutti noi peccatori suscitiamo agli occhi di Dio, quando andiamo da lui e ci prostriamo chieden­dogli perdono. Il Re dell'Universo è altrettanto sensibile quanto il re della parabola, e magnanimamen­ te tende la mano e perdona i nostri debiti al suo amore, se trova in noi un cuore pentito e desideroso di riparare. E come una debolezza. Dio non sa trattenersi dal perdonare. Il perdono al giorno d'oggi è moneta abbastanza svalutata. Basta dare un'occhiata ai conflitti internazionali per vedere che con la legge del taglione, per quanto equa e severa possa essere, non si risolvono i problemi.

Contemplo: Abbi pazienza con me (Mt 18,26.29) «Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa» (Mt 18,26.29). Secondo la parabola evangelica, chi parla così a Dio è perdonato, ma non accade lo stesso a chi rivolge tali pa-

role a un uomo. È sconcertante. Noi, che pure siamo fatti della stessa terra, non abbiamo pietà dei fratelli. Il Signore Gesù ci chiama ad accoglierci e a perdonarci a vicenda, solo così saremo veri figli del Padre buono celeste.

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spiritualità

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Preghiamo la Via Crucis con le opere di misericordia III Stazione:

 Dal libro del profeta Isaia “Egli si è caricato le nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori. E noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per la nostra iniquità.”

Preghiamo: O Gesù, potenza che muove le stelle, forza che sostiene il mondo, eccoti caduto sotto la croce. Che mistero, Signore, vederti spartire la nostra debolezza!Abbi pietà di noi, così facili a cadere. Donaci la grazia di elevarci dalle miserie della terra al desiderio di te, Salvatore, che dai forza, conforto e salvezza.

Opera di misericordia corporale:

Dare da mangiare agli affamati

Credo che nessuno come Madre Teresa abbia preso questa opera di misericordia come stile di vita, donando tutta la sua vita a sfamare i bisognosi, nel corpo e nello spirito. Ecco una pagina tratta da un discorso di Madre Teresa. Se qualche volta la nostra povera gente è morta di fame, ciò non è avvenuto perché Dio non si è preso cura di loro, ma perché non siamo stati uno strumento di amore nelle sue mani per far giungere loro il pane e il vestito necessari, perché non abbiamo riconosciuto Cristo quando è venuto ancora una volta, miseramente travestito, nei panni dell’uomo affamato, dell’uomo solo, del bambino senza casa e alla ricerca di un tetto. Dio ha identificato se stesso con l’affamato, l’infermo, l’ignudo, il senzatetto; fame non solo di pane, ma anche di amore, di cure, di considerazione da parte di qualcuno; nudità non solo di abiti, ma anche di quella compassione che veramente pochi sentono per l’individuo anonimo; mancanza di tetto non solo per il fatto di non possedere un riparo di pietra, bensì per non avere nessuno da poter chiamare proprio caro. Quando Cristo ha detto: “avevo fame e mi avete dato da mangiare”, non pensava solo alla fame di pane e di cibo materiale, ma pensava anche alla fame di amore. Anche Gesù ha sperimentato questa solitudine. Ogni essere umano che si trova in quella situazione assomiglia a Cristo nella sua solitudine; e quella è la parte più dura, la fame vera.

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III Settimana di Quaresima Tante persone si stanno riavvicinando al sacramento della Riconciliazione e tra questi molti giovani.

III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il Santo del giorno:

San Giovino Vescovo Vescovo di Bretagna, nipote di un altro santo vescovo di no­ me Paolo Aureliano. Da giovane, Giovino si dedica alla pre­ ghiera; fa vita eremi­ ta; combatte contro bestie e fiere, che lo tormentano continua­ mente. Designato ve­ scovo del suo paese,

Mercoledì 2 Marzo

accetta per poco tem­ po l'incarico, ma poi lascia per dedicarsi alla penitenza. Esem­ pio di vita santa e nascosta, Giovino muore nel suo romi­ taggio nel chiuso di una montagna; la fa­ ma della sua santità, però, si diffonde su­ bito per tutta la regio­ ne e arriva fino alla Francia dove ci sono diversi templi a lui

dedicati. San Giovino appartiene alla schie­ ra di santi eremiti, di cui sono ricchi i se­ coli antichi. Non vie­ ne ricordato nel Mar­ tirologio romano, pe­ rò il suo culto è atte­ stato da secoli in al­ cune regioni della Francia occidentale.

Agisci Brano Evangelico: Mt 5, 17­19

Oggi mi impegno a comprendere che Gesù non disprezza la Legge, ma desidera farci capire e vivere il suo vero senso.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Leg­ ge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà con­ siderato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li inse­ gnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Contemplo: Celebra il Signore, Gerusalemme (sal 147,1) Il Signore sa guidarci ogni giorno con la sua parola, sta a noi cogliere il suo insegnamento nelle piccole cose della vita quo­ tidiana. Gerusalemme, città di pace, è immagine dell'anima fe-

dele che segue tali insegnamenti, li mette in pratica e li inse­ gna agli altri con la sua testimonianza. In questo modo celebra con la vita le lodi del Signore.

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Dalla Prima Lettura

Il valore della legge Dt 4,1.5­9 Osserverete le leggi e le metterete in pratica.

Le parole di Mosè gettano una luce nuova sulla comprensione di un aspetto importante della mentalità ebraica: il valore della legge. Essa è il dono più grande che Israele ha po­ tuto ricevere: dunque essa non è da conside­ rare tanto una serie di precetti da eseguire. La legge rappresenta la sapienza del popolo davanti a tutti gli altri popoli. In genere, noi cristiani non abbiamo questa concezione della parola di Dio, per cui troppo spesso non ci rendiamo conto che, se davvero la leggessimo e la ascoltassimo con attenzio­ ne, troveremmo la nostra intelligenza in essa. Quanta fatica facciamo ogni giorno per accumulare un po' di cultura e di nozio­ ni che ci rendano un po' più intelligenti, e non ci rendiamo conto che nella Bibbia c'è un tesoro di sapienza che aspetta soltanto la nostra attenzione per dischiudersi sotto i nostri occhi!

Preghiera

Donaci, o Dio, l'intelligenza del cuore, quella che affina la nostra percezione della realtà, che ci permette di vedere te, dentro le pieghe di ogni attimo, quella che ci fa agire con amore e sapienza danzando la vita con efficacia e dolce decisione. Sia questa l'eredità che lascia­ mo ai nostri figli, ai giovani: solo il cuo­ re sa vedere e solo un cuore forgiato da te, che non dimentica e ascolta rapito, sempre, la mirabile sinfonia del tuo amo­ re. Kyrie eleison!

Medita La Parola

La più bella eredità Meditazione di Fiorella Elmetti

Gesù dà pieno compimento alla volontà di Dio. È mettendosi in fiducioso abbandono nell’amore del Padre, contemplando in continuazione lui, la sua incarnazione, i suoi sentimenti, le sue parole, i suoi gesti, i suoi miracoli, la sua morte e passione, la sua resurrezione che si comprende cosa è la fede e come viverla. E la fede, come sottolinea Papa Francesco, è “la più bella eredità”. Infatti, guardando all’esempio del re Davide, peccatore ma anche santo per la Chiesa, il Papa mette in luce che “la più grande eredità che un uomo, una donna, può lasciare ai suoi figli è la fede. E Davide fa memoria delle promesse di Dio, fa memoria della propria fede in queste promesse e le ricorda al figlio. Lasciare la fede in eredità. Quando nella cerimonia del Battesimo diamo - i genitori - la candela accesa, la luce della fede, gli stiamo dicendo: ‘Conservala, falla crescere in tuo figlio e in tua figlia e lasciala come eredità'. Lasciare la fede come eredità, questo ci insegna Davide, e muore così, semplicemente come ogni uomo. Ma sa bene cosa consigliare al figlio e quale sia la migliore eredità che gli lascia: non il regno, ma la fede! Ci farà bene porci una domanda: Qual è l’eredità che io lascio con la mia vita? Lascio l’eredità di un uomo, una donna di fede? Ai miei lascio questa eredità? Chiediamo al Signore due cose: di non avere paura di quest’ultimo passo, come la sorella dell’udienza di mercoledì - ‘Sto finendo il mio percorso e incomincio l’altro’ - di non avere paura; e la seconda, che tutti noi possiamo lasciare con la nostra vita, come migliore eredità, la fede, la fede in questo Dio fedele, questo Dio che è accanto a noi sempre, questo Dio che è Padre e non delude mai”.

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Pagine bibliche

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Anno della Misericordia 2015/16 Catechesi sulla parabola Del Padre Buono/5

Il fratello maggiore/2 di don Luciano Vitton Mea

Il fratello maggiore Egli si indignò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso.

Questo tuo figlio. La presunzione dell’esser nel giusto, di avere subi­ to un torto, porta a rinnegare i vin­ coli più sacri, i legami più belli, il ricordo di giochi fatti insieme nell’età dell’innocenza, il profumo degli abiti che sentono di famiglia, l’album con le foto che, pagina dopo pagina, parla dei sogni di una lontana giovinezza. Misero barat­ to. Il volto del fratello viene can­ cellato e al suo posto prende forma il muso di un capretto. Questo tuo figlio. Sottile invidia che di colpo fa dimenticare i beni ricevuti e goduti, il calore degli affetti, il calore di gesti quotidiani che in se stessi racchiudono il mi­ stero di una felicità, la perla pre­ ziosa di una fratellanza che vale ben più dei campi, dei granai, delle greggi. Nel figlio maggiore emer­ ge con tutta la sua virulenza l’eco del Caino che da sempre alberga nel cuore umano: “Sono forse io il guardiano di mio fratello?” Se il figlio minore rappresenta la lontananza che sfigura il volto,

toglie la dignità, rende miseri va­ gabondi ricoperti di brandelli (opaco ricordo della veste nuzia­ le), il figlio maggiore rappresenta l’indifferenza che riduce l’uomo ad una piccola caricatura sorda alle tante voci che lo circondano; a pietra dove lo scroscio dell’acqua scorre senza lasciare i segni della pietà, della compassione, della comprensione verso le altrui debo­ lezze, degli errori che feriscono in primo luogo coloro che li compio­ no ancor prima di chi li subisce. Chi non ha mai sbagliato, chi ha avuto la fortuna di essere ricoperto da quella grazia che rende imma­ colata la veste nuziale ricevuta nel Battesimo, corre il rischio di non capire il fratello ricoperto dalle piaghe della disperazione, le scot­ tature che lacerano il tessuto di quell’immagine divina impressa indelebilmente nel profondo di ogni uomo. Questo tuo figlio. Chissà dove sarà stato, quali compagnie avrà fre­ quentato, con chi avrà sperperato. Il sospetto si trasforma in diffiden­ za e la diffidenza crea il diverso, erge gli steccati, divide tra buoni e cattivi, tra un fuori e un dentro, tra il giusto e l’ingiusto. Il sospetto e la sfiducia generano il chiacchie­ riccio, la maldicenza, la mormora­ zione. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e man­ gia con loro”. Gli eletti, coloro che presumevano essere “uomini di Dio” giudicano la misericordia

divina, rifiutano di sporcarsi gli abiti con il fango, lo strame di cui è ricoperto l’errore, la debolezza, la fragilità umana. Si sono scolpiti una immagine di Dio che segue i criteri umani, il colore della terra piuttosto che quello del cielo. E pian piano, senza esserne piena­ mente coscienti, scivolano oltre la soglia del paterno, nel gelido in­ verno del legalismo, tra le fredde pietre di un sepolcro esteticamen­ te perfetto ma privo dell’alito vi­ tale, dove soffiano i venti di una religiosità che è odiosa caricatura del sacro, del religioso, del divino. E la scena si cambia, muta la sor­ te. Chi era dentro, (tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo) rimane fuori, nel vestibolo del banchetto, delle sacre nozze dove si fa più festa per un solo peccatore convertito che per no­ vantanove giusti non bisognosi di perdono. E’ alla luce di questa metamorfosi che si capiscono le parole dell’apostolo Paolo: “Dio ha scelto ciò che nel mondo è de­ bole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobi­ le e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che so­ no, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. “ Lontananze diverse ma comuni le conseguenze. Il primo ridotto a pascolare i porci, il secondo si erge a giudice del padre e dei fra­ telli. Quali similitudini tra questi due figli e le nostre vite, come ci rappresentano con dovizia nel quadro dell’umana miseria. Per fortuna mia, per fortuna nostra si erge all’orizzonte la figura divina di un padre buono.

Non di solo pane ­ Numero 745 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 12


III Settimana di Quaresima Entrare sempre di più nel cuore del vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della Misericordia Divina.

III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il Santo del giorno: San Tiziano da Brescia

San Tiziano è vesco­ vo di Brescia. Fino all'anno 1962 veniva festeggiato in data 3 marzo; da allora ven­ ne conglobato in un'unica festa dei santi bresciani al giorno 20 aprile. Poi­ ché diversi calendari

Giovedì 3 Marzo

lo portano oggi, vo­ lentieri lo ricordiamo, anche se scarse sono le notizie che lo ri­ guardano. Forse era di origine tedesca; certamente è stato ve­ scovo di Brescia. Vi­ ve alla fine del secolo V, e viene ricordato come pastore buono, legato al suo popolo. Si deve a lui la co­

struzione di una chie­ sa in onore dei santi medici Cosma e Da­ miano, nella quale poi viene sepolto. Si deve ancora a san Tiziano la costruzio­ ne di un antico mona­ stero e di un'antica chiesa, sulla quale sarà poi eretto l'attua­ le duomo di Brescia.

Brano Evangelico: Lc 11, 14­23

Agisci Gesù ha parlato esplicitamente della presenza e dell'opera del maligno, non per spaventarci, ma per metterci in guardia. Oggi prego per tutti i sacerdoti esorcisti affidandoli alla protezione di Maria.

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demo­ nio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dis­ sero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, co­ noscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelze­ bùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confida­ va e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde».

Contemplo: Ascoltate oggi la

voce del Signore (cf Sal 94,7) È nell'oggi della nostra vita che possiamo incontrare il Signore, né ieri né domani, ma oggi, per questo la parola di Dio ci invita a non chiudere il cuore ai suoi insegnamenti:

«Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore» (Sal 94). Questo tempo di cui disponiamo è un dono di Dio da far fruttificare secondo i suoi disegni e il suo amore.

Non di solo pane ­ Numero 745 ­ pagina 13


Dalla Prima Lettura

Dio vuole la tua felicità

Medita la Parola

Il Sacro Timore Ger 7,23­28 Questa è la nazione che non ascol­ ta la voce del Signore, suo Dio.

Dio non ha bisogno della tua fedeltà perché ciò gli dia qualcosa che egli non possiede. Egli ha tutto ed è pienezza di vita in sé. Evidentemente, il motivo per cui egli ti chiede di fare o di non fare certe cose deve essere un altro. La lettu­ ra, tratta dal profeta Geremia, ti spiega il significato: Dio vuole la tua felicità, la tua realizzazione ed il tuo bene. In altri termini, quando segui la legge di Dio il primo a guadagnarci sei proprio tu, in quanto sperimenti la felicità che provie­ ne dall'essere fedeli a lui solo. Purtrop­ po, Geremia osserva che proprio gli i­ sraeliti, popolo eletto, non hanno voluto capire questa lezione ed hanno preferito indurire il proprio cuore. La loro storia dimostrava come allontanandosi da Dio si trovano solo disgrazia ed infelicità.

Preghiera

Quante cose ascoltiamo o, meglio, sentia­ mo, nella nostra giornata! Perché siamo eternamente svuotati e nulla di ciò ci col­ ma? Solo la tua parola, Signore, ci ripete incessantemente i movimenti dell'ascolto vero: rientrare nel centro del nostro cuore, porsi in cammino, pellegrini alla sequela del nostro Dio, accogliere con levità incon­ tri ed eventi senza lasciarcene imbrigliare, senza mai cessare di amare. Quando impa­ reremo? Kyrie eleison!

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Dire che “è per mezzo di Beelzebùl, capo dei demo­ ni, che egli scaccia i demoni” è come affermare che Gesù è un demone. Inaccettabile. Solo chi mette la malizia nei propri giudizi può condividere questo tipo di pensiero. Solo chi è superficiale si ferma a questo giudizio. È chiaro che Gesù, invece, ci chiede di an­ dare oltre, fino ad arrivare al “dito di Dio”. Sì, il re­ gno di Dio è in mezzo a noi, basta volerci entrare con rispetto ed umiltà, basta aprirci alla ricerca delle cose di Dio e vedremo i segni di Dio risplendere in ogni cosa. In passato si parlava del timor di Dio, oggi po­ chi lo conoscono ancora, eppure è un dono dello Spi­ rito Santo. Il timore di Dio non è l’aver paura, ma il riconoscere che ci muoviamo in terra sacra. In meri­ to, A. Hesche afferma che “il timore è l'intuizione della dignità di creature comuni a tutte le cose e del grande valore che esse hanno per Dio; è il riconosce­ re che le cose non sono soltanto quello che sono ma implicano anche, se pure alla lontana, qualcosa di assoluto. Il timore è percezione della trascendenza, percezione del fatto che tutto in ogni luogo si riferi­ sce a colui che è al di là delle cose. Un'intuizione che si manifesta meglio negli atteggiamenti che nelle pa­ role. Tanto più siamo desiderosi di esprimerlo, tanto meno vi riusciamo. Il significato del timore è di ren­ dersi conto che la vita si svolge sotto orizzonti vasti, che si estendono oltre il breve lasso di tempo di una vita individuale o perfino della vita di una nazione, di una generazione o di un'epoca. Il timore ci permette di percepire nel mondo le allusioni al divino, di senti­ re nelle piccole cose il principio di un significato infi­ nito, di sentire ciò che è essenziale nel comune e nel semplice; di avvertire nel fluire del transitorio il si­ lenzio dell'eternità”.

Non di solo pane ­ Numero 745 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 14


III Settimana di Quaresima L’iniziativa “24 ore per il Signore”, da celebrarsi nel venerdì e sabato che precedono la quarta domenica di Quaresima, è da incrementare nelle diocesi. Papa Francesco

Il Santo del giorno:

San Casimiro Principe di Polonia, granduca di Lituania, san Casimiro ­ uno dei tre figli del re di Polonia Casimiro IV ­ non ama il lusso e lo sfarzo permesso alla sua condizione socia­ le; preferisce dedicar­

Venerdì 4 Marzo III Settimana del Salterio

si interamente alla preghiera, alla peni­ tenza e all'esercizio della carità. Nasce nella reggia di Craco­ via, nel 1468. È umile con tutti, difende i poveri, distribuisce a essi i beni di cui può disporre, anzi fa la questua per aiutare chi ha bisogno. Conduce

una vita esemplare. Ogni mattina si reca in chiesa per la prima messa, recitando spes­ so un inno alla Vergi­ ne composto da san Bernardo di Chiara­ valle.

Brano Evangelico: Mc 12, 28­34

Agisci: Il Signore ci vuole guarire dalle nostre infedeltà. Oggi mi immergo alcuni minuti nel silenzio per provare a sentire il suo profondo amore che mi raggiunge e cambia il mio cuore.

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua for­ za”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è al­ tro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal re­ gno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Contemplo: Amerai il Signore

tuo Dio (Mc 12,30) Allo scriba che gli domanda qual è il primo di tutti i comandamenti, Gesù risponde: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, e amerai il tuo prossimo co-

me te stesso» (cf Mc 12,30­31). Questo è quanto dobbiamo fare in primo luogo e sempre, tutti gli altri precetti derivano da questi primi due, ne sono le declinazioni nelle varie circostanze della vita.

Non di solo pane ­ Numero 745 ­ pagina 15


Dalla Prima Lettura

Solo Dio può aiutarti

Medita la Parola

Vedendo il cielo Os 14,2­10 Non chiameremo più Dio nostro l’opera della nostre mani.

Certe volte è necessario giungere al fon­ do per rendersi conto che nessuno può aiutarti, se non Dio solo. Quando tocchi con mano che certe alleanze e certe ami­ cizie non ti hanno garantito as­ solutamente nulla, quando scopri di esse­ re completamente solo anche se sei in mezzo ad una folla di gente; quando com­ prendi che su nessuno puoi davvero fare affidamento, allora sei pronto per volgerti nuovamente a Dio per ricevere il suo a­ more. Allora, proprio quello che avevi sempre rifiutato e deriso, in realtà ti si rivela in tutta la sua profondità: egli è l'unico che ti attende per ridarti quella dignità che tu stesso hai barattato senza scrupolo. C'è una cosa che Dio non riesce a fare, ed è quella di restare in collera con coloro che tornano da lui con il cuore contrito ed umiliato: per loro, Dio ha sempre pronta una festa da fare.

Preghiera

Pretendiamo molto da te, Signore, ti inter­ roghiamo, ti invochiamo, ti interpelliamo. Ma siamo così poco esigenti con noi stessi! Ci accontentiamo di una bozza di vita, di un bozzolo mezzo chiuso, in cui sognare la bellezza di un prato, della farfalla che pos­ siamo diventare, del tuo amore che attende con pazienza infinita il nostro tempo di maturare in bellezza! Perché indugiamo? Che cosa ci trattiene? Kyrie eleison!

Meditazione di Elmetti Fiorella

Finalmente uno scriba che vuole imparare, prima che dettare legge! E che ci richiama a fare lo stesso, prima che a giudicare secondo le apparenze. Ecco la grandezza del cristiano, una grandezza che sa farsi piccola come una formica. Come accadde a Dom Hélder Câmara, il vescovo di Recife. Mentre egli viaggiava su un pullman, fu attirato da un bimbo che teneva tra le mani un pezzo di legno con la massima cura. “Sto portando su questo legno la mia amica formicuccia, è il suo primo viaggio in autobus”, spiegò il piccolo. Giunti a destinazione, Dom Hélder disse al bambino che anche a lui piacevano le formiche e gli raccontò una storia: “Una notte, le formiche avevano divorato il mio roseto. L’indomani, catturai Sonia, una formica rossa, tra le più intelligenti che abbia mai incontrato. Lei tremava e il cuore le batteva così forte che sembrava scoppiare. “Pensa di essere il solo a cui piacciono le rose? Lei non fa la stessa cosa nella Comunione?”. Presentai a Sonia le mie scuse e la liberai. Poi, col suo aiuto, insegnai a tutte le formiche a odorare le rose, invece di mangiarle”. Dom Hélder invitò il ragazzino ad andare a casa sua. E il vescovo gli narrò di quando aveva incontrato Claudina, una giovane formica zoppicante. “Eravamo nel mio giardino. Col suo permesso, la girai sul dorso per vedere meglio che cosa aveva alla sua zampetta”. Claudina per la prima volta vide il cielo, perché le formiche sono come noi: vai vai, corri corri, e non hai mai il tempo di guardare verso l’alto e contemplare il firmamento. “Vedendo il cielo rimase con la boccuccia aperta per la meraviglia. Mi accorsi che era inutile porle domande sulla sua zampetta. Non mi ascoltava, continuava a guardare il cielo!”. E tu ti lasci affascinare dal cielo?

Non di solo pane ­ Numero 745 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 16


spiritualità

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Preghiamo la Via Crucis con le opere di misericordia IV Stazione: Gesù incontra sua Madre

 Dal vangelo secondo Luca

Nel tempio di Gerusalemme il vecchio profeta Simeone parlò così a Maria: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti, segno di contraddizione. E anche a te una spada trafiggerà l’anima. Preghiamo: Signore Gesù, tu rendi intensi gli incontri con te quando ti riconosciamo come interlocutore della vita. Il tuo sguardo su di noi sollecita il nostro verso dite: le nostre resistenze si sciolgono perché il nostro sguardo si alza fiducioso al tuo volto. Allora sapremo di essere per te come le persone più amate della vita.

Segue: Un Pater -10 Ave Maria - 1 Gloria Opera di misericordia corporale: Assistere

i malati

Maria è tra le poche persone che hanno accompagnato Gesù fino alla morte. Maria ci ha insegnato che amare una persona vuol dire amarla fino alla fine, “nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore”. Quanti anziani e malati sono dimenticati dai propri familiari, perché inutili e nel bisogno! Anche Gesù ha avuto bisogno di una Madre, che lo accompagnasse fino alla fine, a cui rivolgere le sue ultime parole.

La Mia più bella invenzione, dice Dio, è Mia Madre. Mi mancava una Mamma e l’ho fatta. Ho fatto Mia Madre prima che ella facesse Me. Era più sicuro. Ora sono veramente un Uomo come tutti gli uomini. Non ho più nulla da invidiar loro, poiché ho una Mamma. Una vera. Mi mancava. Mia Madre si chiama Maria, dice Dio. La sua anima è assolutamente pura e piena di grazia. Il suo corpo è vergine e pervaso da una luce tale che sulla terra mai Mi sono stancato di guardarla, di ascoltarla, di ammirarla. E’ bella Mia Madre, tanto che lasciando gli splendori del Cielo, non Mi sono trovato sperduto vicino a lei. Eppure so bene, dice Dio, cosa sia essere portato dagli angeli; bene, non vale le braccia di una Mamma, credetemi. M. Quoist

Non di solo pane ­ Numero 745 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 17


III Settimana di Quaresima Con la sua prepotenza ed avidità la corruzione distrugge i progetti dei deboli e schiaccia i più poveri

III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il santo del giorno:

Sant’Adriano Il Martirologio romano oggi ricorda sant'Adria­ no martire ­ ucciso du­ rante la persecuzione ordinata dall'imperatore Diocleziano nell'anno 309 ­ a Cesarea, in Pale­ stina, nel giorno in cui gli abitanti erano soliti celebrare la festa della dea Fortuna: per ordine del governatore Firmi­ liano, per la sua fede in

Sabato 5 Marzo

Cristo fu gettato in pasto a un leone e poi sgozza­ to con la spada. Con lui viene martirizzato anche Dubulo. C'è un altro celebre santo con lo stesso nome: Adriano III, papa per appena un anno, ricordato l'8 lu­ glio, che cercò di influi­ re presso Fozio per evi­ tare la divisione dell'O­ riente. Ebbe anche una fuggevole parte per met­ tere pace tra i conten­

denti del regno di Ger­ mania. Invitato alla fa­ mosa Dieta di Worms, non fa in tempo a parte­ cipare, perché muore in fama di santità nell'ab­ bazia di Nonantola, nell'885. Se fosse vissu­ to di più, la storia della chiesa avrebbe avuto un altro corso, ma la storia, si sa, non si fa con i «se», ma con i fatti.

Brano Evangelico: Lc 18, 9­14

Agisci Da oggi mi impegno a conoscere veramente il Signore. Il momento in cui Io incontrerò "faccia a faccia" è certo: non devo temere questo meraviglioso incontro. Maria, accompagnami in questo cammino.

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che ave­ vano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùl­ teri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla setti­ mana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me pecca­ tore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giu­ stificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Contemplo : O Dio, abbi pietà

di me (Lc 18,13) Due uomini salgono al tempio, uno è in prima fila, sicuro di sé, dall'aria soddisfatta. L'altro, dal portamento affranto, se ne sta in un canto e non alza lo sguardo. Forse al nostro giudizio umano

ammiriamo il primo e non degniamo di uno sguardo il secondo. Gesù, che guarda nei cuori, ci racconta che è il secondo a essere gradito a Dio per le sue parole: «O Dio, abbi pietà di me peccatore».

Non di solo pane ­ Numero 745 ­ pagina 18


Dalla Prima Lettura

Dona il tuo cuore a Dio

Medita La Parola

La preghiera del povero Os 6,1­6

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Voglio l’amore e non il sacrificio.

Certo, Dio è esigente e richiede dal po­ polo eletto fedeltà assoluta. Però, quan­ do si fa esperienza di tutti i vari tipi di schiavitù, tornare da lui è la cosa più bella e gioiosa che ci sia. Di fronte al suo amore, persino l'infedeltà e l'inco­ stanza del popolo divengono accettabili. Dio conosce il cuore dell'uomo, e sa che egli è perennemente incostante, ma pro­ prio per questo egli è l'eterno fedele, sempre presente accanto alle sue creatu­ re. Per questo motivo, non guardare a quanti e quali peccati hai commesso nella tua vita: torna a lui con il cuore contrito ed umiliato, ed il resto lo farà lui con la sua grazia. Del resto, ciò che egli vuole da te è proprio il tuo cuore: cos'altro potresti dargli, che già non sia suo?

Preghiera

Signore, anche noi parliamo dei nostri li­ miti, diciamo di sentirci poveri... vicini al pubblicano della parabola. Eppure anche in questa distanza può celarsi l'inganno e, nel profondo del nostro cuore, ecco il fari­ seo, che si compiace della propria superio­ rità, del cammino fatto, di una sensibilità religiosa «fine» e osservante. Signore, il nostro cuore è una contraddizione vivente, restaci accanto! Kyrie eleison!

Sia il fariseo che il pubblicano vanno a pregare nel tempio. Bellissima cosa che dovrebbe unire, creare comunione tra i due protagonisti del racconto nonostante le loro diversità, invece la presunzione gioca brutti scherzi, facendo dimenticare al giusto pubblicano (pio, non adultero, osservante del digiuno non evasore delle tasse) che Dio guarda con preferenza ai poveri e agli umili. Non basta pregare. Pierre-Marie Delfieux afferma che “è importante pregare come un povero. Il fariseo pregava come uno contento di sé e il pubblicano pregava umilmente come un povero….La preghiera del povero va dalla sua bocca agli orecchi di Dio. …Dio non si può raggiungere. Si può solamente ricevere. Non saremmo capaci di salire fino a Lui. Ma possiamo accoglierlo in noi. Bisogna dunque aprirsi, aderire, convertirsi, abbassarsi… Con le mani vuote perché possa riempirle e il cuore disponibile perché possa colmarlo … Beati noi se sentiamo che la nostra preghiera è povera. Essa sale nel più alto dei cieli e fa già scendere qualcosa del regno di dio nel più profondo della nostra anima. È importante pregare come un bambino da amare e soddisfare… come il Figlio del Padre. Come un neonato … con una piena fiducia filiale, sicuri dell’amore del Padre, con una grande tenerezza in fondo al cuore … Perché ha per noi la tenerezza di una madre nei confronti di un bambino che consola appoggiandolo alla sua guancia. È importante pregare nel segreto significa pregare nell’autenticità. L’importante non è che le nostre devozioni siano viste, ma che la nostra preghiera sia vissuta… Prima di tutto la nostra preghiera deve essere vera. Significa anche pregare nell’intimo del cuore… Non abbiamo altro luogo che in Dio… Pregare nel segreto significa soprattutto pregare nell’intimità”.

Non di solo pane ­ Numero 745 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 19


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 745 Domenica 28 Febbraio 2016 Chiuso il 23/02/2016 Numero copie 1470

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

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Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

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