Non di Solo Pane n°748 - 20 Marzo 2016

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Non di solo

PANE Sussidio di preghiera per la famiglia

Domenica 20 Marzo 2016 Settimana Santa

Settimanale di preghiera

Anno XV - n째

748


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Marzo 2016

Offerta quotidiana

Intenzioni mese di Marzo Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese

Intenzione del Santo Padre

Cuore divino di Gesù,

Perché le famiglie in difficoltà ricevano i necessari sostegni e i bambini possano crescere in ambienti sani e sereni.

io ti offro per mezzo

Intenzione missionaria

del Cuore Immacolato di Maria,

Perché i cristiani discriminati o perseguitati a motivo della loro fede rimangano forti e fedeli al Vangelo, grazie all’incessante preghiera di tutta la Chiesa.

Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni,

Intenzione dei vescovi

di questo giorno,

Perché i Missionari della Misericordia siano accolti da tutti come segno della sollecitudine materna della Chiesa.

in riparazione dei peccati,

Intenzione del Vescovo di Brescia

per la salvezza di tutti gli uomini,

Mons. Luciano Monari

nella grazia dello Spirito Santo,

Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente e misericordioso, ci impegniamo con gioia

le gioie e le sofferenze

a gloria del divin Padre.

nella costruzione della civiltà dell'amore. Non di solo pane ­ Numero 748 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 2


Domenica delle Palme Lasciarsi riconciliare con Dio è possibile attraverso il Mistero Pasquale e la mediazione della chiesa. Papa Francesco

Il santo del giorno: Domenica delle Palme

Con la Domenica delle Palme o più propria­ mente Domenica della Passione del Signore, inizia la solenne annua­ le celebrazione della Settimana Santa, nella quale vengono ricordati e celebrati gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù, con i tormenti interiori, le sofferenze

Domenica 20 Marzo I Settimana del Salterio

fisiche, i processi in­ giusti, la salita al Cal­ vario, la crocifissione, morte e sepoltura e in­ fine la sua Risurrezio­ ne. La Domenica delle Pal­ me giunge quasi a con­ clusione del lungo peri­ odo quaresimale, ini­ ziato con il Mercoledì delle Ceneri e che per cinque liturgie domeni­ cali, ha preparato la comunità dei cristiani,

nella riflessione e peni­ tenza, agli eventi dram­ matici della Settimana Santa, con la speranza e certezza della succes­ siva Risurrezione di Cristo, vincitore della morte e del peccato, Salvatore del mondo e di ogni singola anima.

Agisci

Brano Evangelico: Lc 19,28­40

Gesù ha avuto bisogno di pregare per accettare la volontà del Padre e per affrontare la passione. Oggi prendo coscienza che ho sempre più bisogno di pregare! Con Maria, prego e medito sulla passione di Cristo e rifletto su come affronto le mie croci quotidiane.

Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre slegava­ no il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».

Contemplo: Osanna al Figlio

di Davide (Antifona) «Benedetto colui che viene nel nome del Signore, è il Re d'Israe­ le» (Mt 21,9). Con le palme, invocazioni e canti accogliamo Gesù che entra in Gerusalemme e va incontro al mistero pasquale.

Con la sua croce ci unisce a sé, accetta sino in fondo il nostro destino di fragili creature per aprirci all'amore eterno del Padre. Con la sua obbedienza filiale ci mostra la via che porta da questo mondo al regno dei cieli.

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P a g i n e

La Settimana Santa

Un bimbo con dei rami d’ulivo Meditazione di don Luciano Vitton Mea

“Il racconto della passione, morte e risurrezione di Gesù è il nucleo più antico dei Vangeli. Costitui­ sce il primo elemento che i disce­ poli hanno ricordato: è il nucleo della testimonianza sul Signore. A poco a poco si sono aggiunti i fatti e i detti di Gesù e il racconto dell’infanzia. Tutto ciò che è suc­ cessivo acquista senso alla luce del dono della vita del maestro e all’azione del Padre che mediante la risurrezione lo ha reso vittorio­ so sulla morte.” (Gustavo Gutiér­ rez) Le celebrazioni della Setti­ mana Santa, dove rivivremo il mistero di un Dio che dona se stesso per la sua creatura, si apro­ no con l’ingresso trionfale di Ge­ sù nella città santa; non è un con­ dottiero il Messia tanto atteso, non veste gli abiti suntuosi di un re vittorioso. Cavalca un umile

asinello e veste una tunica “cucita tutta d’un pezzo”; è accolto dal grido festante dei bambini, degli umili, di coloro che non contano agli occhi degli uomini ma sono preziosi presso Dio. Gli ultimi sono il suo popolo, coloro che lo accolgono con le palme tra le ma­ ni e stendono i mantelli al suo passaggio; ma ci sono anche sguardi ostili tra la folla, gente che trama, che lo vogliono elimi­ nare perché Colui che cavalca un puledro sta sgretolando i muri di separazione, una fede che non si lascia interrogare dalla novità di un Dio fatto uomo. Le grida giu­ bilanti del fanciullo di sempre e gli sguardi austeri degli scribi e dei farisei abitano anche dentro di me, agitano il mio cuore, scuoto­ no questa misera vita. In me, in noi, sono depositati il sudario e

b i b li c h e

gli oli aromatici per onorare il corpo del Signore; ma ci sono anche le mani sporche che hanno contato i trenta denari, l’eco di una voce, che unita a quella della turba, grida “crucifige”. Io sono tutto questo, l’uomo, se è onesto, è questo “chiaroscuro” di innocenza e di meschinità, di ar­ cana fanciullezza e di “pilatesca” vigliaccheria. La Settimana Santa, per me, è semplicemente un bim­ bo con dei rami d’ulivo tra le dita e un povero paltoniere arruolato tra la ciurmaglia che si reca nell’orto degli ulivi per arrestare il figlio dell’uomo, per “mettere le mani addosso” al Figlio di Dio. Mistero di vicinanza da un lato e di estrema lontananza dall’altro. Una cosa sola conta, in fondo, esserci nella mia e nella Sua “ora”, essere appeso alla mia po­ vera croce da ladrone vicino alla Sua Croce che salva e redime. “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”.

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P a g i n e

b i b li c h e

L’angolo della misericordia Le preghiere più belle della Bibbia e dei grandi autori della tradizione cristiana.

Bonaventura da Bagnoregio Grande figura di intellettuale e di mistico, biografo di Francesco, san Bonaventura (1221­1274) incarna il passaggio tra il francescanesimo apparentemente ingenuo delle origini e quello colto che subito vi si accompagnò. La sua ricerca di Dio produsse opere e testi di assoluta importanza non solo per il Medioevo. La preghiera che qui riportia­ mo ne è testimonianza: è splendida orazione contemplativa che anti­ cipa i grandi temi dell'adorazione del Cuore di Gesù.

TU A ME TI DONASTI Mi avvicino alla tua croce, o Signore; al tuo umile cuore mi appresso, o Gesù, sostando alla porta del Tuo petto forato. Così crocifisso, Tu mi aspetti per potermi abbracciare: il tuo capo fiorente, trafitto di spine, Tu inchini su me per invitarmi a un bacio di perdono. Come Ti sei ridotto! Come trafitto e immolato! Per poter sollevare me sulle tue spalle pecorella tua ch'ero andata lontano e ricondurmi al paradiso del pascolo celeste. Fa' o Signore, ch'io Ti sappia rendere il contraccambio, che sulle tue piaghe io sappia commuovermi di pietà. Prendimi così quale Tu mi vedi: mettimi come sigillo sul tuo petto e sul tuo braccio; e che in ogni pensiero del mio cuore e in ogni opera delle mie mani Tu possa ritrovarTi indicato in Croce così come adesso Ti vedo. Tu infatti, o Signore, a immagine della tua divinità mi formasti, quando mi creavi; ma per redimermi Ti sei fatto Tu a immagine della mia umanità. Che io, o Signore, che non ritenni la somiglianza della divinità tua, ritenga almeno la forma della mia umanità che Tu in Te imprimesti per redimermi. Se non ho capito la bellezza che Tu mi desti creandomi, ch'io capisca almeno la miseria che Tu per me abbracciasti per ricrearmi. Giacché per questo, o Gesù, Tu ti facesti uomo visibile, affinché, vedendoli, Ti potessi amare io che nella tua divinità invisibile non riuscivo ad amarTi. Ti prego, o Signore, ch'io possa divenire premio all'incarnazione e alla passione tua: Tu a me Ti donasti; fa' che io possa donarmi a Te. Così sia.

Dal vangelo secondo Marco I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercava­ no una testimonianza contro Gesù per metter­ lo a morte, ma non la trovavano. Il sommo sacerdote, interrogò Gesù dicendo: «Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono!». Tutti sentenziarono che era colpevole di morte.

Meditazione Eccoli. Prima assemblea di una lunga stirpe di sapienti e autorevoli che ti condannano, che di te dicono: Non è mai esistito, oppure: Non possiamo conoscerlo. E il nostro mondo ti ha messo da parte, condannandoti inesorabilmente ad essere favola o mito. Eppure, un giorno il cuore ci interroga: Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto? Allora dovremo rispondere, adorarti o ucciderti, quando ci risponderai: Io lo sono, Yhwh, il nome stesso di Dio.

Preghiera La nostra scienza, la nostra conoscen­ za, Signore, non chiuda gli occhi da­ vanti al mistero, davanti all'inquietante domanda che ancora ci poni: Voi chi dite che io sia? (Mt 16,15). Dona all'uomo d'oggi, Signore, il coraggio di cercarti, l'audacia di accoglierti. E sarà festa nuova nei secoli dei secoli.

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Lunedì Santo Saranno missionari della misericordia perché si faranno artefici presso tutti di un incontro carico di umanità.

II Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il santo del giorno: San Nicola di Fluè Nicola nasce nel cantone di Obwalden, in Svizzera, nel 1417. Inizia la carrie­ ra militare ed entra anche in politica. Sposa Doro­ thea Wyss, da cui ha ben dieci figli. A trentacinque anni viene eletto deputato della Dieta federale e continua, nel frattempo, un'intensa attività milita­ re. Già da tempo andava aumentando in lui il desi­ derio di ritirarsi a vita solitaria, ma lo tratteneva­

Agisci Il Signore è luce e salvezza per la mia vita! Oggi, per intercessione della Vergine Maria, affido a lui ogni spazio della mia anima, affinché possa regnarvi con la sua grazia.

Lunedì 21 Marzo

no gli impegni familiari e l'opposizione dei concitta­ dini che non volevano privarsi del suo ruolo politico. A cinquantuno anni, sistemati i figli, lascia la vita pubblica e, con il consenso della mo­ glie, corona la sua aspira­ zione di eremita. Trascor­ re gli ultimi diciannove anni solo, in una grotta ­ e poi in un romitorio con accanto una cappellina, costruiti da alcuni vicini ­ in preghiera e cibandosi unicamente dell'eucaristia fino alla morte, avvenuta nel 1487. Lascia l'eremo

tre volte, per farsi predi­ catore e mediatore di pa­ ce, e questi suoi interventi gli meritano il titolo di «padre della patria». Gli svizzeri lo chiamano af­ fettuosamente Bruder Klaus (fratel Klaus).

Brano Evangelico: Gv 12, 1­11 Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi disce­ poli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per tre­ cento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

Contemplo: Il Signore è mia difesa (Salmo responsoriale) Giuda, al vedere Maria cospargere i piedi di Gesù di profumo, ha parole di riprovazione nei suoi confronti. Gesù prende le sue difese, poiché scorge nel gesto

di Maria un amore sincero e fedele. Allo stesso modo il Signore ci difende da ogni pericolo quando vede nel nostro cuore purezza e sincerità, qualsiasi cosa la gente possa dire di noi.

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Dalla Prima Lettura

Il servo del Signore Is 42,1­7

Non griderà, non farà udire in piazza la sua voce.

Il servo del Signore, secondo l'idea del profeta lsaìa, ha una caratteristica perso­ nale che lo rende diverso da tutti gli altri: egli è mite. Per questo, rispetto a tutti gli altri uomini che hanno parlato in nome ed al posto di Dio, egli manifesta soprat­ tutto il volto di un Dio tollerante e pa­ ziente, che si mette al passo dell'uomo, anche quando questo si fa pesante e lento. Gesù è quel servo che non ha spezzato la canna e spento il lucignolo fumigante: a tutti il Signore ha dato la possibilità di incontrare un Dio buono e misericordio­ so. Ancora oggi, egli parla all'uomo con­ temporaneo e gli dice di non avere paura di Dio, ma di andare da lui tendendogli le mani come si fa con il proprio Padre. Per­ ché non aiuti Gesù ad annunciare la mi­ tezza e la pazienza di Dio?

Preghiera

Signore Gesù, il nostro cuore è colmo di stupore per il gesto di Maria e per la tua prontezza nel difendere il suo cuore dal giudizio malevolo di uno dei tuoi apostoli. Ti preghiamo, donaci un cuore puro e degli occhi limpidi per cogliere ogni minimo gesto che rifletta il tuo amore, senza mai cedere al sospetto. Kyrie eleison!

Medita La Parola Ma intanto Gesù fa festa Meditazione di Fiorella Elmetti

Far festa con gli amici, non c’è gioia più grande per il cuore umano. Certo, la famiglia è importante e ti dà il primo sostegno per camminare nella vita. Ma stringere relazioni significative al di fuori dell’ambito parentale ti proietta nella dimensione della crescita. E più gli amici ci sono stati vicini nel dolore e più i legami si consolidano e rafforzano. Certo, non bisogna smettere di essere se stessi, come ci ricorda Vito Mancuso: “Essere un filo di un indumento più grande: forse è questo il senso ultimo del mio essere. Essere me stesso, senza confondere la mia specificità di filo diverso da ogni altro, e insieme, però, unirmi ad altri fili, perché un filo ha senso solo se si unisce ad altri fili, come una nota ha senso solo se si unisce ad altre note, come una lettera ha senso solo se si unisce ad altre lettere e così forma parole, e poi frasi, periodi, magari anche racconti, novelle, romanzi, poesie...”. Gesù fa festa insieme a Lazzaro, alle sue sorelle e ai Dodici, ma sa bene che l’ora del dolore sta per arrivare. Poi si troverà solo, ma non recriminerà nulla. Egli deve tracciare il suo percorso verso la Croce. Ma intanto Gesù fa festa, tra le lacrime ed il profumo cosparso di Maria e l’avidità di Giuda, che non aveva a cuore i poveri, come sottolinea l’evangelista Giovanni, ma “era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro”. Deve essere stato terribile per Gesù avere la consapevolezza di chi era veramente Giuda, continuare a dargli una nuova possibilità per convertirsi e redimersi, rendersi conto che era come fare un buco nell’acqua e continuare a tenerlo vicino. Tuttavia Gesù non l’ha messo alla porta, ma l’ha fatto partecipe delle sue emozioni, dei suoi sentimenti, delle sue scelte. E, usando misericordia, non poteva smettere di far festa.

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Martedì Santo Rimanere in Gesù significa essere unito a Lui per ricevere la vita da Lui, l’amore da Lui, lo Spirito Santo da Lui.

Martedì 22 Marzo II Settimana del Salterio

Papa Francesco

Brano Evangelico: Gv 13, 21­33.36­38

Santa Lea

Agisci Signore, nelle tenebre e nell'oscurità si muove il male. Oggi (e sempre) decido di vivere nella tua santa luce e di cercare di portare la luce del tuo amore e della tua verità a tutti coloro che incontro, con la disponibilità di Maria.

In quel tempo, mentre era a mensa con i suoi discepoli, Gesù fu profonda­ mente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tra­ dirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi par­ lasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. […]

Medita Il dramma del tradimento non riguarda solo Giuda! Anche Pietro, entusiasta ammiratore del Maestro, così appassionatamente legato alla sua persona, di fatto, è anche lui fragile. Gesù non esita ad anticiparlo: per ben tre volte proprio lui lo rinnegherà, dicendo di non averlo mai conosciuto, dopo aver ardentemente dichiarato di essere pronto a dare la vita per il Maestro. Due storie di tradimento che si intrecciano intorno alla storia dell'Amore più grande: quella dell'Uomo­Dio, di Gesù. Dio non trova altro modo per dire all'uomo il suo amore infinito che quello di dare la vita. Neppure il tradi­ mento lo ferma. Anzi! Trasforma i servi in figli, in consanguinei e coeredi. A noi di alzare lo sguardo dal nostro egoismo per incontrare gli occhi della Tenerezza fatta carne: Gesù.

Contemplo: Mi seguirai più tardi (cv 13,36) Pietro vorrebbe seguire subito il Signore e dare la sua vita per lui. Ciò non avverrà secondo il volere di Pietro, ma quando il Signore

deciderà. Non sta a noi dettare al Signore tempi e vicende, è lui che guida la nostra vita secondo i suoi disegni. Infatti, Pietro dopo l'arresto di Gesù negherà di conoscerlo, ma quando sarà il momento darà veramente la vita per lui.

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spiritualità

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Preghiamo la Via Crucis con le opere di misericordia Gesù è deposto dalla croce

 Dal vangelo secondo Marco E subito arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Gli si accostò, lo baciò e gli disse: «Rabbì». Detto questo, gli misero le mani addosso e lo arrestarono.

Preghiamo: Giuda, uno dei nostri. Giuda: noi, troppo spesso. Donaci, Signore, nel momento del peccato, nella tenebra dell'abban­ dono, di sentire ancora il tuo appello, di avere il coraggio di incrociare il tuo sguardo immutabile di rispetto e perdono. Dal demone della disperazione, che ci fa credere di essere imperdonabili, Libera nos, Domine!

Opera di misericordia corporale: sopportare pazientemente le persone moleste Giuda e la folla. Il peccato crea sottili legami di complicità. Giuda: l'abissale e drammatico mistero della libertà. Quale paura ha scosso il tuo cuore, Giuda? Quale velo ha appesantito il tuo sguardo, sì da non sentire, ultimo appello all'amore, la parola del Maestro che ancora ti chiama: Amico (Mt 26,50)? Davvero credevi che il tuo tradimento sarebbe bastato a sbarazzarti di Dio? Non sapevi che, impiccandoti, saresti caduto inesorabilmente tra le sue braccia?

Gesù ha avuto nel corso di tutta la sua vita persone moleste che lo importunavano: “Fino a quando dovrò sopportarvi?” dice rivolto ai Giudei che non credevano alle sue parole né ai segni che continuamente com­ piva, ma pretendevano da lui un segno rivelatore definitivo e intanto meditavano di ucciderlo. Anche con i discepoli la sua pazienza è stata messa di frequente alla prova: si pensi alle diatribe fra di loro per accapar­ rarsi posti di rilievo nel Regno (sedere alla destra e alla sinistra di Dio), all’incredulità di Tommaso, ai mercanti del Tempio, allo stesso tradimento di Giuda. Se dunque Gesù, il maestro, ci ha sopportato, anche noi dobbiamo sopportarci a vicenda, con spirito di carità. Come? Non certo fidandoci delle nostre forze (altrimenti rischieremmo di ‘mandare sulla forca’ chissà quanta gente), ma chiedendo aiuto a Dio, che solo può darci la forza necessaria. LaRochefoucald, un grande autore del Seicento, diceva che “se non avessi­ mo difetti, non proveremmo tanto piacere a notare quelli degli altri”: ecco, una considerazione del genere può servire a vedere anche il rovescio della medaglia e a domandarci se per caso non siamo anche noi per­ sone moleste nei confronti dei nostri fratelli.

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Mercoledì Santo Non ci si improvvisa confessori. Lo si diventa quando, anzitutto, ci facciamo noi per primi penitenti in cerca di perdono. Papa Francesco

Il Santo del giorno: San Turibio di Mongrovejo È uno dei grandi santi dell'America Latina, uno dei padri fondato­ ri della chiesa del con­ tinente latinoamerica­ no. È spagnolo, nato vicino a Valladolid, nel 1538; non ha alcu­ na intenzione di farsi prete, ma data la sua bontà e la sua cultura

teologica, viene scelto come la persona più adatta per andare a fare il vescovo di Li­ ma, capitale del Perù. Turibio non ne vuol sapere; alla fine accet­ ta la nomina; consa­ crato vescovo nella cattedrale di Siviglia, parte per Lima, ove si dedica alla riforma dei costumi e alla difesa dei deboli, soprattutto

Mercoledì 23 Marzo II Settimana del Salterio

degli indios. Istituisce il primo seminario del nuovo mondo, impara i dialetti locali e com­ pie molte visite pasto­ rali nei luoghi più re­ moti e abbandonati del Perù. Muore la sera del giovedì santo, il 23 marzo 1606, circonda­ to dai preti e dai fedeli che lo venerano come il patrono delle Ande.

Brano Evangelico: Mt 26, 14­25

Agisci Inizio questa mat­ tinata ascoltando la parola di Dio con attenzione e apertura di cuore, per sperimentare come cambia la mia giornata se cerco di vivere la Parola che Dio mi ha rivolto oggi.

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sa­ cerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione pro­ pizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvici­ narono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepo­ li”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pa­ squa. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli ri­ spose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

Contemplo: Uno di voi mi tradirà (Mt 26,21) Un'atmosfera di tristezza avvolge i Dodici all'annuncio del tradimento. San Giovanni dice che nel manifestarlo Gesù si commosse profondamente. Gesù ha voluto con-

dividere in prima persona la sofferenza di quanti sono stati traditi negli affetti e nella vita. Giuda resta comunque l'amico di Gesù anche in quest'ora... La nostra povertà non impedisce mai a Cristo di volerci bene.

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Dalla Prima Lettura

L’aiuto del Signore

Medita La Parola

Portare con sé l'altro Meditazione di Fiorella Elmetti

Is 50,4­9

Non ho sottratto la faccia agli in­ sulti e agli sputi.

L'assistenza di Dio, di cui parla il servo del Signore, non è certamente come un'immunità che ci fa evitare i problemi. Sarebbe davvero troppo comodo! Invece, Dio vuole misurare la nostra fedeltà ed il nostro attaccamento a lui proprio in mez­ zo alle prove, al rifiuto ed all'abbandono degli uomini. In quei frangenti la sua pre­ senza diviene ancora più chiara e tangibi­ le: ma guai a pensare che se siamo suoi fedeli niente potrà mai accaderci! Persino in punto di morte, il vero credente sa che l'aiuto gli verrà dal Signore, davanti al quale egli è preziosissimo come la pupilla del suo occhio. Ma ci vuole fede, tanta fede da parte nostra: allora, cerca di ave­ re un rapporto vero con Dio, e non con qualche suo surrogato che è effetto della tua fantasia...

Preghiera

Signore Gesù, non vogliamo lasciarti solo e non vogliamo che tu ci lasci soli mentre ci prepariamo alle nostre pasque. L'ora dell'amore più grande si avvicina per te, ma anche per noi, ogni giorno, la vita prepara i tempi della prova e le occasioni per donarci di più. Mano nella mano entriamo, con lucidità e amore, nel mistero della tua Pasqua perché sia la nostra pasqua. Kyrie eleison!

Mi fa sempre riflettere il fatto che di fronte ad episodi di cronaca nera, a degli incidenti o a dei delitti su cui la tv specula, il responsabile non confessa la sua colpa se non in presenza di prove schiaccianti. Ed è sempre stato così, da Caino in poi. A quanto pare il cuore umano è incapace di umiliarsi. È così orgoglioso che non fa che prendere le distanze da tutto e da tutti. Per confessare il proprio peccato, ci vuole proprio qualcuno che dica esplicitamente che “sei proprio tu il colpevole”. Ci vuole proprio la grazia di Dio e la sua misericordia paziente, che ci dà modo di sentirci amati comunque, di guardarci dentro, di aiutarci ad avere misericordia con noi stessi, di sbocciare anche in tempi imprevedibili. Ma c’è bisogno di un cuore accogliente che si senta responsabile della vita altrui. Etty Hillesum nel suo bellissimo diario in merito scrive: "Portare con sé l'altro, sempre e ovunque, chiuso in se stessi, e lì vivere con lui. E non solo con uno, ma con molti. Accogliere l'altro nel proprio spazio interiore e lì lasciare che fiorisca, dargli un posto dove possa crescere e svilupparsi. Vivere davvero insieme all'altro, anche se non lo si vede per anni, lasciare che l'altro ci continui a vivere dentro e vivere con lui, questa è la cosa essenziale. E così si può continuare a vivere insieme a qualcuno, al riparo dagli eventi esteriori di questa vita. Ciò è una grande responsabilità". Gesù va a far Pasqua, un’altra festa, ma questa volta non ha tanto il sapore dell’amicizia spensierata. Questa volta ha l’amarezza del tradimento. Egli sa chi lo tradisce, ma non fugge. Parla con afflizione e durezza, ma resta ad affrontare gli eventi della Passione: la sua missione per portarci alla nostra salvezza.

Non di solo pane ­ Numero 748 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 11


Pagine bibliche

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Anno della Misericordia 2015/16 Catechesi sulla parabola del Padre Buono/8

Il Padre 3 di don Luciano Vitton Mea

Il padre allora uscì a pregarlo… paradossale sinfonia della reGli rispose il padre: Figlio, tu sei denzione: Dio esce e prega la sempre con me e tutto ciò che è sua creatura di entrare nella mio è tuo; ma bisognava far festa permanente e primordiale felie rallegrarsi, perché questo tuo cità. Giustifica il suo operato, fratello era morto ed è tornato in spiega le sue scelte. Vi è un vita, era perduto ed è stato ritro- solo imperativo nel vocabolario divino: “Bisognava far fevato». sta perché questo tuo fratello Sul sentiero ad abbracciare era morto ed è tornato in vita, l’uno, fuori, sul ballatoio, a era perduto ed è stato ritrovapregare l’altro. Il padre è sem- to”. E quale festa. Solo chi ha pre il primo a prendere provato sulla propria pelle la l’iniziativa, precede, incalza, si perdita di un figlio può capire il preoccupa. Esercita l’arte del- peso, la portata, di queste pala pazienza, del dialogo, della role. Solo il cuore di una comprensione. Stravolgente mamma e di un papà che pordinamismo dell’amore divino, ta l’effige, il marchio, il peso

insopportabile di un proprio figliolo irrimediabilmente perso, per sempre nascosto sotto una lapide, può capire. Non importa se era un bravo o cattivo figliolo, se era bello o brutto, sano o malato, intelligente o ricoperto da un’altra grazia che la grettezza umana non riconosce o non sa capire. Era figlio, il loro bambino, e per una mamma, un papà rimane tale, sempre. La fede aiuta a portare il peso di una tale perdita, la tomba vuota di Cristo risorto diventa olio di speranza, ma il cuore porta il velo della malinconia, la sottile patina di una crepuscolare tristezza. Ecco perché il figlio maggiore non capisce, ecco perché tanti “giusti” non comprendono, non tollerano; perché non hanno ancora sofferto, non hanno ancora perso. Un Dio felice il nostro? Certamente si! Ma io preferisco immaginarlo sulla strada, fuori, alla ricerca, con un volto dolce e buono ma velato da sottile malinconia. Nostalgia di figli che ancora mancano, lontani o vicini, ma comunque persi. E’ la mia speranza: che aspetti il mio ritorno.

Non di solo pane ­ Numero 748 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 12


Giovedì Santo Una parola che Gesù ripete spesso, soprattutto durante l’Ultima Cena, è: “Rimanete in me”.

Giovedì 24 Marzo

Papa Francesco II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Santa Caterina di Svezia

Contemporanea di santa Caterina da Sie­ na, la Caterina festeg­ giata oggi appartiene a una nobile famiglia, la cui mamma è la famosa Brigida, la santa che giunge a Roma per invocare la riforma della chiesa.

La mamma educa la piccola Caterina in maniera esemplare: le insegna a pregare, le spiega la Bibbia, in­ camminandola tra le prime che la seguono sulla via della consa­ crazione religiosa. Santa la mamma, Bri­ gida, santa la figlia, Caterina di Svezia; sono all'origine della

famiglia brigidina che tanto lustro ha nella storia della chiesa. Santa Caterina muore in un convento svede­ se il 24 marzo 1380. Scrive Consolazione dell'anima, andato perduto; alcuni suoi scritti mistici, però, ci sono pervenuti.

Brano Evangelico: Lc 4, 16­21

Agisci Gesù rivolge a me oggi questa domanda: capite quello che ho fatto lavando i vostri piedi? Come mi sento io di fronte a ciò? Cosa cambia nella mia vita e nel mio rapporto con gli altri?

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quan­ do il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Contemplo: Li amò sino alla fine (cv 13,1) Oggi ci viene affidato il mistero più grande della nostra fede. Per amore Dio si è abbassato fino a lavare i piedi dei discepoli. Per amore si è annientato fino ad

assumere le umili specie del pane e del vino, per rimanere con noi per sempre come nostro "viatico", compagno di strada nella vita e chiede a noi soltanto di lasciarci amare e di imitarlo nell'amore ai fratelli.

Non di solo pane ­ Numero 748 Triduo Pasquale­ pagina 13


Dalla Prima Lettura

Io darò loro fedelmente

Medita la Parola

Testamento d’amore Is 61,1­3a.6a.8b­9

Il Signore mi ha consacrato con l’unzione. La liturgia del Giovedì Santo ti porta a contatto con il mistero del sacerdozio, istituito da Gesù Cristo in persona. Per comprendere questo grande dono, si de­ ve andare indietro agli oracoli del profe­ ta Isaia; in esso trovi questa bellissima pro­fezia che Gesù attribuisce a se stes­ so: è lui l'unto del Signore, che porta il lieto annuncio ai miseri ed ai poveri. Grazie al sacramento dell'ordine, egli trasmette ad ogni sacerdote lo stesso potere: cioè, ogni sacerdote è abilitato a mostrare al mondo, in maniera sacra­ mentale, con le parole e le opere la buo­ na novella di consolazione che Gesù ha portato nel mondo. Per questo motivo, dovresti guardare ai sacerdoti con un po' più di fede: non soffermarti sui loro li­ miti o sul fatto che non sono come li vorresti tu, ma pensa piuttosto che, gra­ zie alla loro presenza, la grazia si effon­ de continuamente sul mondo.

Preghiera

Signore Gesù, siamo nelle tue mani e ci lasciamo fare dai gesti del tuo amore. Come una madre, tu possa lavare le nostre brutture e, come una sposa, tu possa trasformarci col tuo sguardo amante, rendendoci capaci di un amore sempre più simile a quello che contempliamo nel mistero del tuo corpo e del tuo sangue, mistero che hai posto nelle nostre mani. Kyrie eleison!

Meditazione di Don Luciano Vitton Mea

Sant’Ambrogio commenta l’ultima cena celebrata da Gesù con i suoi discepoli con queste significative parole: “Il mio Signore depone la veste, si cinge di un asciugatoio, versa dell'acqua nel catino e lava i piedi ai suoi discepoli: anche a noi egli vuole lavare i piedi; non solo a Pietro, ma anche a ciascun fedele dice: «Se non ti laverò i piedi, non avrai parte con me»”. San Ignazio di Loyola ci invita a chiudere gli occhi e a immaginarci la scena: la stanza, il tavolo im­ bandito, il pane e il vino per il sacrificio eucaristico, la pe­ nombra, il catino, la brocca e i piedi. Indugiamo un poco su quell’umile gesto che l’Onnipotente compie verso la nostra finitudine, verso quei piedi che rappresentano anche i no­ stri piedi, i piedi di ogni uomo. Sono dei poveri piedi. So­ no i piedi di Giuda il traditore, di Pietro che di li a poco lo rinnegherà per ben tre volte; ma anche gli altri apostoli non sono di meno: nell’ora del bisogno, nel fitto buio della not­ te, lo abbandoneranno lasciandolo solo. Gli schiavi, nelle case signorili, erano abituati a lavare i piedi dei nobili, gen­ te blasonata; piedi vellutati, insomma, da toccare con di­ screzione in un rituale freddo e stucchevole. L’onnipotente, invece, lava la finitudine dell’uomo impastata da tanta me­ schinità; sono polverosi i piedi dei discepoli, induriti dai calli di quel “venir meno” che accumuna i figli di Adamo. Ma il gesto compiuto da Gesù non è un freddo rituale bensì un sacramento d’amore: è con amore che il Signore lava i nostri peccati, i tradimenti, le infedeltà; la brocca diverrà presto calice e l’acqua il suo vero sangue, unico lavacro versato per la nostra salvezza. Le cene dei nobili si consu­ mano nel ristretto cerchio di una piccola casta, gli schiavi lavano i piedi di pochi dignitari; il cenacolo, viceversa, si apre ad ogni uomo, senza distinzione; Gesù, l’Onnipotente, lava i piedi di tutti: buoni e cattivi, fedeli e traditori, giusti e peccatori. Questo è il suo testamento: un catino, una brocca, dei poveri piedi da lavare. Facciamo con tanta u­ miltà nostra l’invocazione del santo vescovo Ambrogio: «Vieni, Signore Gesù, deponi la veste che hai indossato per me. Spògliati, per rivestirci della tua misericordia. Cingiti di un asciugatoio, per cingerci con il tuo dono, che è l'immortalità. Metti dell'acqua nel catino, e lavaci non soltanto i piedi, ma anche il capo; non solo i piedi del nostro corpo, ma anche quelli dell'anima. Voglio deporre tutta la lordura della nostra fragilità».

Non di solo pane ­ Numero 748 ­ Triduo Pasquale ­ pagina 14


Venerdì Santo Il perdono supremo offerto a chi lo ha crocifisso ci mostra fin dove può arrivare la misericordia di Dio. Papa Francesco

Il Santo del giorno: Santa Lucia Filippini Lucia ancora in giovane età fece gran tes oro dell’apostolato catechistico: ed è a questa missione, in un quadro più grande che la Divina Provvidenza l’ha chiamata. A 16 anni ebbe il felicissimo incontro con il cardinale Barbarigo e, avuti da lui lumi e consigli, deci­ se di entrare nel monastero di S. Chiara in Montefia­ scone. Questa fu la palestra dove si formò. Illuminare le intelligenze e sollevare i

Venerdì 25 Marzo II Settimana del Salterio

cuori, era il suo nobile idea­ le. Prima nella cerchia ri­ stretta del chiostro poi, con l’aiuto del cardinale Barba­ rigo, dietro le norme della Beata Rosa Venerini e con la cooperazione di una piis­ sima signora, realizzò il suo piano apostolico, dando origine al benefico e non mai abbastanza lodato mini­ stero educativo delle suore che, dalla loro madre, si denominarono “Maestre Pie Filippine”. Presto venne a mancare Rosa Venerini, e Lucia sola continuò l’opera. Aprì parecchie scuole a

Montefiascone, estese gli istituti a Roma e in altri centri d’Italia, e ne costituì parecchi anche all’estero, particolarmente nell’America del Nord, dove tuttora lavorano con grande frutto. Consunta dalle fatiche, ricca di meriti, spirò dolcemente il 25 mar­ zo del 1732. Il Sommo Pon­ tefice Pio XI nel 1926 l’annoverò tra i Beati e, il 22 giugno 1930, l’iscrisse nel catalogo delle Sante Vergini.

Brano Evangelico: Gv 18, 1. 19­42

Agisci: Gesù ha vissuto la sua passione e per quasi tre giorni il suo corpo ha riposato nel cuore della terra. Oggi cerco di vivere un po' di silenzio per meditare ciò che Gesù ha fatto per me.

Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!

[…] Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la ma­ dre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. […]

Contemplo: Adoriamo la tua

Croce, Signore (Antifona) Il Signore Gesù per tutta la sua vita ha obbedito alla volontà del Padre. Ora, dinanzi alla croce egli si consegna totalmente al Padre per la nostra salvezza. Egli

ci apre così la via al regno di pace e di luce del Padre. La croce che adoriamo non è più uno strumento di supplizio, ma il segno di un amore che vince il nostro peccato e ci dona la speranza del paradiso.

Non di solo pane ­ Numero 748 ­ Triduo Pasquale ­ pagina 15


Dalla Prima Lettura

La forza della sua Parola

Medita la Parola

“È compiuto!” Is 52,13­ 53,12

Egli è stato trafitto per le nostre colpe.

Il servo sofferente di cui parla Isaìa non ha bellezza né apparenza: il suo corpo e la sua anima sono sfigurati da un dolore senza fine. Eppure, quel dolore non è senza sen­ so: proprio attraverso quella sofferenza accolta e portata per tutto il popolo, egli vedrà una discendenza e quelle ferite di­ verranno causa di salvezza per tutti. Isaìa, attraverso queste parole profetiche, parla del destino di Gesù. Nella passione non vi è più niente di appariscente in lui: la gloria della trasfigurazione, il potere dei miracoli, la forza della sua Parola... Nulla di lui fa risalire al rabbì di Nàzaret, potente in paro­ le ed in opere di Dio. Eppure, proprio que­ sta è l'opera più grande da lui compiuta: proprio in quella bellezza ed apparenza negata e nascosta dalla sofferenza vi è il segreto della tua salvezza, Cerca di guarda­ re al di là delle tue sofferenze: troverai il volto glorioso di Cristo che ti chiama a risorgere.

Preghiera

Signore Gesù, non abbiamo più parole perché non servono davanti a tanto amore! Donaci la capacità di stare in silenzio davanti al mistero della tua croce per imparare da quello che tu hai patito, così da diventare sempre più umani ed essere sempre più capaci di autentica fraternità. Kyrie eleison!

Meditazione di Fiorella Elmetti

In questa espressione si sente la pienezza del traguardo raggiunto da Gesù. Egli è come un corridore che sa di aver dato tutto e fatto il possibile per vivere fino in fondo la sua missione. Non c’è altro da fare. In questa espressione c’è il timbro della sofferenza, ma anche la consapevolezza di aver vissuto nell’obbedienza del Padre. E risuona come un “Così sia” di una lunga e intensa preghiera. Gesù lascia la vita terrena pregando, come pregando ha vissuto tutta la sua vita. Le sue ultime parole le hanno udite in pochi: il centurione, l’apostolo Giovanni e Maria, sua madre, che se oggi non fosse venerdì santo celebreremmo nella ricorrenza dell’annuncio dell’angelo. Ma, forse, il venerdì santo è un altro modo di celebrare la festa dell’Annunciazione. Il sì detto nella giovinezza e nel mistero di una chiamata da vivere e da meditare qui, ai piedi della croce, acquista significato, compimento, appunto. Ripenso ad uno scritto di Carlo Carretto, che “dialoga” a suo modo con Maria: “...Non è facile credere! Non è cosi, Maria? Non è cosi anche per te? Non c'è fatica più grande sulla terra della fatica di credere, sperare, amare: tu lo sai…. Maria, capisci cosa hai fatto? Sei riuscita a star ferma sotto il peso di un mistero senza confini. Sei riuscita a non tremare davanti alla luce dell'Eterno che cercava il tuo ventre come casa per riscaldarsi. Sei riuscita a non morire di paura davanti al ghigno di Satana che ti diceva che era cosa impossibile che la trascendenza di Dio potesse incarnarsi nella sporcizia dell'umanità. Che coraggio, Maria! Solo la tua umiltà poteva aiutarti a sopportare simile urto di luce e di tenebra”. Ecco, l’eco dell’“Eccomi” si compie oggi, in un cielo buio, ma che presto nella risurrezione tornerà a risplendere.

Non di solo pane ­ Numero 748– Triduo Pasquale ­ pagina 16


spiritualità

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Preghiamo la Via Crucis con le opere di misericordia Gesù muore in croce

 Dal vangelo secondo Luca " Gesù diceva: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!” Era verso mezzogiorno quando il sole si oscurò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito.” Detto questo spirò." Preghiamo: Signore Gesù, noi che abbiamo fede vediamo nella tua morte il compimento del tuo amore e la nostra salvezza. Nelle circostanze che ci fanno morire a noi stessi, concedi che sperimentiamo la salvezza della vita nuova che nasce proprio dove non ne vediamo alcun segno.

Segue: Un Pater -10 Ave Maria - 1 Gloria Opera di misericordia corporale:

perdonare le offese e le calunnie ricevute

Gesù, prima di morire, perdona coloro che lo hanno crocifisso, e contemporaneamente perdona tutti noi. Diverse volte Gesù, prima ancora di guarire il corpo, ha perdonato i peccati a coloro che si rivolgevano a lui. Amare come il Signore ama è fare l’avventura spirituale di amare per primi. E’ il mistero del perdono: chi perdona, non perdona perché l’altro ha chiesto scusa, ma perdona perché è buono. Chi perdona fa l’esperienza di amare per primo, e questo amare col cuore di Dio è amare amando per primo. L’amore che ci porta ai nemici è un amore “per primo”, perché il nemico è colui che ancora non si è avvicinato a noi, anzi ci ha fatto soffrire: e se noi andiamo verso di lui col perdono, con la comprensione, facciamo l’esperienza di amare per primi. Amare con il cuore di Dio è amare come Dio ama, come Gesù ama, dando la vita a quelli che non hanno la vita, facendo vivere quelli che ancora sono incapaci di vivere. Amare come Gesù ama significa vivere l’aspetto divino dell’amore, che è avere l’iniziativa dell’amore. Verso gli altri noi possiamo essere un po’ come Dio, se prendiamo l’iniziativa dell’amore. E’ l’iniziativa del missionario che lascia la sua terra; l’iniziativa di quelli che vanno a curare i malati di Aids, di chi apre la sua casa ai migranti terzomondisti: tutto questo può essere il segno, l’espressione nella vita di un amore “per primo”.

Non di solo pane ­ Numero 748 ­ Triduo Pasquale ­ pagina 17


Sabato Santo Il Vangelo annunciato e creduto, spinge a lavare i piedi e le piaghe dei sofferenti e a preparare per loro la mensa.

II Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il santo del giorno: San Leutgero di Munster Nato verso il 745 in Frisia è legato all'evangelizza­ zione della Germania transrenana, come disce­ polo di Gregorio e di Alcuino di York. Dopo l'ordinazione sacerdotale, ricevuta a Colonia nel 777, si dedicò alla evan­ gelizzazione della regione pagana della Frisia. Nel 776, durante la prima spedizione in questa zo­ na, Carlo Magno impose

Sabato 26 Marzo

il battesimo a tutti i guer­ rieri vinti; ma la rivolta di Widukindo fu accompa­ gnata da un'apostasia generale. Ludgero fuggì e raggiunse Montecassino. La rivolta di Widukindo venne domata nel 784. Lo stesso Carlo Magno andò a incontrare Ludgero a Montecassino e lo riman­ dò in patria, incaricando­ lo di riprendere la missio­ ne nella Frisia. Prese il posto dell'abate Bernardo nel territorio della Sasso­ nia. Nel 795 Ludgero vi

eresse il monastero, attor­ no al quale sorse l'attuale città di Munster. Il territo­ rio apparteneva alla circo­ scrizione ecclesiastica di Colonia, poiché Ludgero accettò soltanto nell'804 di essere consacrato ve­ scovo della nuova dioce­ si. A lui si deve anche la fondazione del monastero benedettino di Werden, dove è sepolto. Morì nell'anno 809.

Brano Evangelico: Lc 24, 1­12

Agisci Voglio unirmi al dolore di Maria sostando dinanzi alla croce, adorando, con­ templando l'Amore crocifisso!

Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo gior­ no"». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annun­ ciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l'accaduto.

Contemplo : Proteggimi, o

Dio (Salmo responsoriale) «Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio» (Sal 15). Nell'ora del silenzio, della riflessione sul mistero santo della croce, chiediamo a Dio di rinnovarci

interiormente, di donarci il suo santo Spirito, affinché possiamo ravvivare la nostra speranza. Con la sua passione Gesù ci ha aperto la via della vera vita: donare noi stessi per ritrovare in lui la gioia che non ha fine.

Non di solo pane ­ Numero 748 ­ pagina 18


Orazione

Medita La Parola

Nel mistero Meditazione di Fiorella Elmetti

Signore Gesù Cristo, nell'oscurità della morte tu hai fatto luce; nell'abisso della so­ litudine più profonda abita ormai per sem­ pre la protezione potente del tuo amore; in mezzo al tuo nascondimento possiamo or­ mai cantare l'alleluia dei salvati. Concedici l'umile semplicità della fede, che non si la­ scia fuorviare quando tu ci chiami nelle ore del buio, dell'abbandono, quando tutto sem­ bra apparire problematico, concedici, in questo tempo nel quale attorno a te si com­ batte una lotta mortale, luce sufficiente per non perderti; luce sufficiente perché noi possiamo darne a quanti ne hanno ancora più bisogno. Fai brillare il mistero della tua gioia pasquale, come aurora del mattino, nei nostri giorni; concedici di poter essere vera­ mente uomini pasquali in mezzo al sabato santo della storia. Concedici che attraverso i giorni luminosi e oscuri di questo tempo possiamo sempre con animo lieto trovarci in cammino verso la tua gloria futura. Amen

Preghiera

Signore Gesù, vogliamo stringerti tra le nostre braccia con la tenerezza di tua madre, dei tuoi amici, delle donne che ti hanno seguito imparando ad amarti lasciandosi amare. Il nostro amore silenzioso non sia per te un sepolcro, ma un grembo che già sente i fremiti della risurrezione. Ti preghiamo, amore di ogni amore, svegliati e ritorna. Kyrie eleison!

Per il giorno del Sabato Santo la Chiesa non propone nessuna lettura. Dio è morto e giace nel sepolcro, perciò a noi è chiesta una giornata di riflessione, di riposo nel mistero. In questo spirito, riscopriamo il valore del silenzio, restiamo in atteggiamento di ascolto e di preghiera. In una meditazione sul Sabato Santo del Cardinale Ratzinger, egli ricorda la scena del vangelo dove i discepoli durante la traversata del mare di Tiberiade vengono sorpresi da una forte tempesta. Mentre tranquillo Gesù dorme, sulla barca tutti hanno paura e quasi sgridano il Maestro perché stanno per affondare. Ripensando a quella scena, anch’io scopro delle attinenze con il silenzio ed il mistero della giornata del Sabato Santo. La Chiesa, la fede, non assomigliano a una piccola barca che molte volte sta per affondare, che lotta inutilmente contro le onde e il vento, mentre Dio sembra assente? I discepoli, come noi, gridano nella disperazione estrema: “Non t’importa che affondiamo?” e scuotono il Signore per svegliarlo. Ed egli si mostra meravigliato e li rimprovera per la loro poca fede. Quando la tempesta sarà passata, ci accorgeremo di quanto la nostra poca fede fosse carica di stoltezza. E tuttavia, o Signore, non possiamo fare a meno di scuotere te, Dio che stai in silenzio e dormi, e gridarti: svegliati, non vedi che affondiamo?”. Sì, abbiamo bisogno di te, Signore, svegliati! Forse, stavolta non ci chiamerà: “Uomini di poca fede”. Ma ci dirà che chi cerca trova, a chi chiede viene dato, a chi bussa viene aperto, e chi è fedele nel poco è fedele nel molto. Perciò, Signore, svegliati! Abbiamo bisogno di te, che hai parole di vita eterna. Da soli non possiamo fare nulla di buono, da soli non possiamo camminare che su strade senza vie d’uscita.

Non di solo pane ­ Numero 748 ­ Triduo Pasquale ­ pagina 19


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 748 Domenica 20 Marzo 2016 Chiuso il 15/03/2016 Numero copie 1400

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

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