Non di Solo Pane n°754 - 1 Maggio 2016

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Non di solo

PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 1 Maggio 2016 VI Settimana di Pasqua

Un mese con Maria Settimanale di preghiera

Anno XV - n째

754


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Maggio 2016

Offerta quotidiana

Intenzioni mese di Maggio Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese

Intenzione del Santo Padre

Cuore divino di Gesù,

Perché in tutti i Paesi del mondo le donne siano onorate e rispettate, e sia valorizzato il loro imprescindibile contributo sociale.

io ti offro per mezzo

Intenzione missionaria

del Cuore Immacolato di Maria,

Perché si diffonda, in famiglie, comunità e gruppi,la pratica di pregare il santo Rosario per l’evangelizzazione e per la pace.

Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Intenzione dei vescovi Perché Maria, Madre della Chiesa, ci insegni a vivere sentimenti di tenerezza e compassione.

Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente e misericordioso, ci impegniamo con gioia nella costruzione della civiltà dell'amore.

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VI Domenica di Pasqua La misericordia possiede una valenza che va oltre i confini della Chiesa Papa Francesco

Il santo del giorno:

San Giuseppe Lavoratore Questa memoria di san Giuseppe si rico­ nosce la dignità del lavoro umano, come dovere e perfeziona­ mento dell'uomo, e­ sercizio benefico del suo dominio sul crea­ Agisci "Il mese di maggio per me è il mese di grazie" (san Pio da Pietrelcina). Ringrazierò fin d'ora Maria e mi impegnerò ad essere fedele nella recita del santo Rosario, per l'intero mese.

Domenica 1 Maggio II Settimana del Salterio

to, servizio della co­ munità, prolunga­ mento dell'opera del Creatore, contributo al piano della salvez­ za (cfr Conc. Vat. II, 'Gaudium et spes", 34). Pio XII (1955) istituì questa memo­ ria liturgica nel con­ testo della festa dei lavoratori, universal­

mente celebrata il 1° maggio. Patronato: Padri, Carpentieri, Lavora­ tori, Moribondi, Eco­ nomi, Procuratori Legali Etimologia: Giusep­ pe = aggiunto (in fa­ miglia), dall'ebraico

Brano Evangelico: Gv 14,23­29

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Contemplo: Vi manderà il

Consolatore

(cf Gv 14,26)

Diceva san Leone Magno che, nei giorni tra la Risurrezione e l'A­ scensione, Gesù non è stato ino­ peroso, ma ha illuminato gli Apo­ stoli sui «grandi sacramenti e i

grandi misteri» della sua vita, spiegando loro tutta la Scrittura (Lc 24,27.32). Il Vangelo di Gio­ vanni, che riporta tutte le rivela­ zioni «pasquali» di Gesù, ci con­ ferma che il Padre e lo Spirito Consolatore hanno preso dimora in noi, per i meriti di Gesù, Figlio di Dio fatto uomo.

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P a g i n e

b i b li c h e

L'amore è la chiave che apre il cuore dell'uomo

Il Paradiso in noi di don Luciano Vitton Mea

Una vecchia leggenda racconta che San Giovanni Evangelista, vecchio e ormai sul letto di morte, continuava a mormorare: "Figli miei amatevi gli uni gli altri, amatevi gli uni gli altri...." L'amore è la chiave che apre il cuore dell'uomo alla presenza di Dio, anzi che diventi dimora stessa di Dio. Che l'Eterno anelasse a fare della sua creatura un lembo di cielo lo si intuisce, se pur velatamente, già nell'Antico Testamento: "Vieni, mia eletta, e porrò in te il mio trono". San Giovanni nel Vangelo lo dice espressamente: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo

dimora presso di lui». Per questo San Bernardo di Clairvaux può affermare: «E' necessario che l'anima cresca e si dilati per poter contenere Dio. Ora, la sua larghezza corrisponde al suo amore, come dice l'Apostolo: "Dilatatevi nella carità"». E in un altro passo lo stesso autore sottolinea: "Non fà meraviglia che il Signore Gesù è lieto di abitare nell'anima, che è come un cielo ..." Chi vive nell'amore diventa, per San Bernardo, un piccolo "paradiso terreste", un'anticipazione dell'eterna dimora, un giardino dove Dio può passeggiare con la sua creatura. I tratti idilliaci dell'amore,

per essere autenticamente cristiani, si devono incarnare, devono deporre le vesti per dare posto al grembiule; il paradigma del cristiano non è un'idea astratta e sentimentale dell'amore, ma un persona, un nome, un'esperienza: Gesù di Nazareth, il crocefisso. Il teologo latino americano Gustavo Gutiérrez ci ricorda che: "andare al Padre è una questione di vita, di impegno. E' una adesione e un amore alla persona di Gesù che si esprime nell'attenzione alla sua parola, nell'impegno a mettere in pratica il modo di vivere di Gesù". In altre parole l'amore che dilata il cuore "è un amore che ci permette di combattere ogni genere di malvagità: l'odio, la rabbia, l'indifferenza, l'egoismo ..." Le porte del giardino di Dio, del paradiso terreste, in attesa di quello celeste, si aprono solo se avremo il coraggio di dirci e di dire "Se non ho la carità, non sono niente".

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P a g i n e

San Giuseppe Lavoratore

Chissà quante sedie Gesù avrà riparata

Per gli abitanti di Nàzaret, essere figlio di

b i b li c h e

Preghiamo la Parola Grazie Signore, perché oggi richiami al nostro cuore

un falegname era quasi

il dinamismo dell'amore,

un titolo dispregiativo,

che non è fusione,

considerando che colui

non è simbiosi,

che lo portava si arro-

non è una stampella

gava addirittura il di-

sempre pronta,

ritto di chiamarsi Figlio

ma è un' ancora da saper levare,

di Dio e Messia promesso. Eppure, essi, inconsapevolmente, ci

per separarsi dall'amato, nella fiducia incrollabile che ritornerà e mai smetterà di tornare... e noi,

comunicano qualcosa di veramente importante:

appassionati,

Gesù era conosciuto come figlio di Giuseppe. Ciò

a scorgerlo da lontano, esultanti.

significa che negli anni nascosti a Nàzaret, Giusep-

Alleluia!

pe aveva insegnato a questo figlio così normale, eppure così straordinario, il suo lavoro; chissà quante sedie Gesù ha riparato, quante ruote di legno ha rimesso a posto, quante casse per conservare il pane ha costruito! Gesù ha lavorato, per cui questo significa che nel lavoro, per quanto possa essere umile e poco gratificante, vi è qualcosa di divino che ti fa collaborare attivamente al compimento della volontà di Dio.

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VI Settimana di Pasqua Anzitutto non giudicare e non condannare Papa Francesco

Il santo del giorno:

Sant’Anastasio

Agisci

Memoria di sant’Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa, di insigne santità e dottrina, che ad Alessandria d’Egitto dai tempi di Costantino fino a quelli dell’imperatore Valente combattè

Lunedì 2 Maggio II Settimana del Salterio

strenuamente per la retta fede e, subite molte congiure da parte degli ariani, fu più volte mandato in esilio; tornato infine alla Chiesa a lui affidata, dopo aver lottato e sofferto molto con eroica pazienza, nel quarantaseiesimo anno del

suo sacerdozio riposò nella pace di Cristo. Etimologia: Atanasio = immortale, dal greco Emblema: Bastone pastorale

Brano Evangelico: Gv 15,26­16­4

... Maria è un prezioso canale di bontà. lo lo sono altrettanto o sono di impedimento a Dio con le mie chiusure? Riporterò alla mia mente il volto della carità leggendo la prima lettera ai Corinzi, cap. 13, I -8, questo seguito dalla preghiera del santo Rosario.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Pa­ dre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, per­ ché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E fa­ ranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».

Contemplo:II Signore le aprì il cuore (At 16,14) Fra le donne che ascoltavano Pao­ lo lungo il fiume, a Filippi, c'era Lidia, tutta orecchi, perché Dio le aveva aperto il cuore. Nel suo cuore è dunque avvenuto ciò che

rimane inspiegabile: la conversio­ ne, la vocazione. La grazia, infat­ ti, è un dono gratuito e libero da parte di Dio. Sant'Agostino dice che Dio parla nell'intimo a coloro che gli fanno posto nella propria vita.

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Dalla Prima Lettura

Una forza che cambia le vite At 16,11­15 Il Signore aprì il cuore a Lidia per aderire alle parole di Paolo.

La parola di Dio ed il Vangelo di Gesù hanno una forza che cambia le vite di chi l'accoglie con fede. Però, essa ha bisogno di persone coraggiose che la annuncino senza paura di girare il mondo ad annunciarla. Certo, questo comporta povertà e fiducia in Dio, il quale porta i suoi missionari in luoghi e con persone che spesso sono imprevisti. Paolo non si spaventa per questo stile di vita così precario, considerando che Gesù stesso aveva detto che il Figlio dell'uomo non aveva dove posare il capo. Probabilmente Dio non ti chiederà di annunciare il Vangelo in terra di missione, però certamente ti chiederà di amarlo con tutto te stesso: è questa l'opera di evangelizzazione che anche tu puoi vivere nella tua vita quotidiana, senza rischiare la vita, e che risulta altrettanto feconda.

Preghiera

Grazie Signore Gesù, perché oggi e sempre tu apri il nostro cuore: sia totale la nostra adesione a te e coraggiosa la nostra testimonianza, nella certezza di appartenerti. Donaci, Signore, di incontrare e di essere noi stessi dei buoni compagni di viaggio, capaci di donare e di ricevere parole e gesti accoglienti, che riflettono, in un divino gioco di specchi, la sollecitudine di Dio per noi e l'amore tra di noi. Alleluia!

Medita La Parola

Una tentazione sottile Meditazione di don Carlo Moro ­ Parroco di Gargnano

«Viene l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio»: parole forti, perché non rimandano solo alle persecuzioni che i primi cristiani subirono da parte degli ebrei, ma a "chiunque" usa la violenza per dare onore a Dio. Potrebbe essere interessante ripercorrere la storia dell'umanità per scoprire quante volte gli uomini hanno ucciso in nome di Dio. E’ ciò che ha fatto Papa Giovanni Paolo II quando, durante il Giubileo, ha chiesto perdono per tutte le volte in cui uomini di Chiesa hanno utilizzato la violenza e la spada, invece dell'amore, per convertire al Vangelo. Le parole di Gesù denunciano una ten­ tazione sottile, che può raggiungere anche noi, nella nostra vita di tutti i giorni. Noi possiamo conoscere con certezza la verità su Dio e su ciò che lui desidera dagli uomini a partire dalla rivelazione divina e dall'insegnamento della Chiesa, ma possiamo alle volte fare uso cattivo e parziale delle nostre certezze per relazionarci in modo sbagliato con altri che non la pensano o non sono come noi. Certo, in quei momenti non uccidiamo nessuno fisicamente, ma i nostri giudizi possono impedirci di capire e trattare l'altro come veramente è. Possiamo correre il rischio di affibbiar­ gli delle etichette ("è uno che bestemmia sempre", "è un divorziato", "sono due conviventi", "è omosessuale") che creano tra noi una distanza incolmabile. Se, quindi, ci rendiamo conto di giudicare le persone a partire dall'idea che noi abbiamo di Dio e del suo progetto sul mondo, dovremmo fermarci e porci una semplice domanda: "quale è il volto del mio Dio?" Questo non è chiamare bene il male, ma capire che Dio è innanzitutto amore e misericordia. Forse scopriremo che il "mio Dio" non è il Padre di cui Gesù ha parlato.

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VI Settimana di Pasqua Per l’eternità l’uomo sarà sempre sotto lo sguardo misericordioso del Padre Papa Francesco

Il Santo del giorno:

San Filippo Festa dei santi Filippo e Giacomo, Apostoli. Filippo, nato a Betsaida come Pietro e Andrea e divenuto discepolo di Giovanni Battista, fu chiamato dal Signore perché lo seguisse; Giacomo, figlio di Alfeo,

Martedì 3 Maggio II Settimana del Salterio

detto il Giusto, ritenuto dai Latini fratello del Signore, resse per primo la Chiesa di Gerusalemme e, durante la controversia sulla circoncisione, aderì alla proposta di Pietro di non imporre quell’antico giogo ai discepoli convertiti dal paganesimo, coronando,

infine, il suo apostolato con il martirio. Etimologia: Filippo = che ama i cavalli, dal greco Emblema: Croce, Pani e pesci

Agisci

Brano Evangelico: Gv 14,6­14

Durante la preghiera dei santo Rosario mi soffermerò qualche istante e mediterò in modo particolare il Padre nostro.

In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nes­ suno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conosce­ rete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

Contemplo: È bene per voi che me ne vada (Gv 16,7) Signore Gesù, la tristezza dei disce­ poli, prima della tua Passione è con­ fortata dalle tue parole: «Non vi la­ scerò orfani» (Gv 14,18). E la gioia della Risurrezione è ancora oscurata

dalla nube della tua Ascensione alla destra del Padre. I tuoi piedi, però, rimarranno sempre sulla terra: tu cammini sempre con noi. È bello che tu sia vivo per noi, per combattere i nostri peccati, ma siamo noi che ab­ biamo sempre paura di abbandonar­ ti, perché senza di te non possiamo fare nulla (cf Gv 15,5).

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Dalla Prima Lettura

Non lasciarsi scoraggiare 1Cor 15,1­8 ll Signore apparve a Giacomo, e quin­ di a tutti gli apostoli.

Gli apostoli hanno nella Chiesa un ruo­ lo assolutamente unico ed irripetibile: essi infatti hanno testimoniato quanto hanno ascoltato e vissuto con Gesù. Per­ sino l'apostolo Paolo, che si riconosce nel numero dei discepoli di Cristo, si rende conto dell'importanza dell'insegna­ mento ricevuto sguardo la fede cristiana e che anch'egli, a sua volta, ha ricevuto grazie alla testimonianza di coloro che hanno vissuto con il Signore. Dunque. la tua devozione agli apostoli deve essere davvero grande: anzi, non si tratta solo di essere devoti, ma persino grati perché grazie al loro messaggio ed al dono della loro vita, essi hanno confermato di esse­ re veri discepoli di Cristo. Anche se uo­ mini come te, con tutte le loro debolezze ed i loro limiti, essi sono stati strumenti eletti per la grazia di Dio.

Preghiera

O Dio Padre, fuoco d'amore e luce del mondo, fa' che sappiamo vedere il riflesso del tuo splendore sul volto di ogni uomo: nel mistero del bimbo che cresce nel grembo materno;sul volto del giovane che cerca segni di speranza; sul viso dell'anziano che rievoca i ricordi;sul volto triste di chi soffre, sul volto stanco di chi è malato e di chi sta per morire. Suscita in noi la forza dell'amore,che Cristo Gesù ha testimoniato fino al dono di sé.

Medita La Parola

Lasciarsi trasformare Meditazione a cura della Redazione

Oggi facciamo memoria di due delle colonne su cui si fonda la nostra fede: Filippo e Giacomo, così splendidamente diversi nella loro avventura interiore e indicati come modelli per ogni cercatore di Dio. Riflettiamo sempre poco sulla splendida diversità dei dodici apostoli! Noi che vorremmo una Chiesa compatta, un pensiero unico, noi che mal sopportiamo le differenze nella nostra parrocchia... Filippo, è discepolo del Battista, e il nome greco ci fa supporre che fosse di origine meticcia, in contatto con i greci, quei pagani che sono ammirati dalla predicazione del Signore. Giacomo il minore è il cugino di Gesù, egli sostituirà l'altro Giacomo, primo apostolo ucciso, alla guida della comunità di Gerusalemme, e ci viene presentato come un apostolo decisamente conservatore. Un amico dei pagani e un amico dei giudei tradizionalisti fanno parte del primitivo gruppo dei discepoli, che meraviglia! E la Chiesa, per sottolineare questo fatto, li festeggia insieme... Sono come i due simboli, le due facce della Chiesa che, sempre, è chiamata a non svendere il prezioso tesoro del vangelo consegnatoci da Cristo e, nel contempo, a non arroccarsi o chiudersi al mondo. Che i due apostoli, così diversi nei loro percorsi interiori e nella loro esperienza, ci insegnino a difendere la diversità come un valore all'interno della Chiesa, senza adottare logiche mondane che tradiscono il grande sogno voluto dal Signore.

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Pagine bibliche

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

La vita della Beata Vergine Maria

I Genitori della Vergine Santa Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Parlare di Maria di Nazareth, della sua vita e della sua famiglia non è facile. Troppo pochi i dati e le notizie. I Vangeli canonici ci dicono solo l’essenziale sulla Vergine Madre, pochi tratti che ci fanno solo intravedere la sua grandezza e la sua bellezza. Qualche notizia in più la possiamo attingere da alcuni scritti risalenti ai primi secoli dell’era cristiana o da testi redatti nel primo millennio. Da tutto questo materiale conosciamo i nomi dei genitori di Maria e alcune bellissime indiscrezioni sulla loro vita e la loro pietà. Il Sinassario di Ter Israel, un testo della chiesa armena, ci da alcune notizie su come i genitori della Vergine avevano impostato la loro vita coniugale: “Gioacchino e Anna erano giusti e puri da ogni macchia di pecca-

to; trascorrevano la vita pienamente; avevano, quindi, davanti a Dio e agli uomini, una condotta innocente, immune da calunnia e piena di pietà. Erano zelanti nella preghiera, nel digiuno e nell'astinenza, devoti alla legge; formavano una famiglia assidua al Tempio, piena di carità, instancabile nel lavoro, e di conseguenza molto ricca di beni. Dividevano in tre parti il reddito annuale delle loro fatiche: destinavano la prima parte al Tempio di Dio, ai sacerdoti ministri del Tempio; la seconda parte essi la dividevano tra i poveri e gli indigenti; la terza parte serviva per loro, per la famiglia e gli ospiti. Avevano così regolato la loro vita in tutto, e avevano vissuto insieme ampiamente, dedicandosi alle buone opere per ben vent'anni”.

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Mi ha semp re co lpito l’essenzialità dei genitori di Maria; pur avendo molti beni si accontentavano di vivere con un terzo di quello che avevano: i due terzi li destinavano alle necessità del Tempio e ai bisogni dei poveri. Quello che rimaneva a loro disposizione era per l’ordinaria amministrazione della vita famigliare e per gli ospiti. Un esempio da seguire, l’icona di una vera e autentica famiglia cristiana. Tuttavia una grande ombra incombeva sulla loro relazione e la loro casa: la mancanza di un figlio, la maledizione, perché così veniva considerata nella società ebraica del loro tempo, del ventre sterile di Anna. Un grosso dispiacere, un peso che veniva portato con dignità seppur bagnato dalle lacrime. La tradizione orientale pone sulle labbra di Gioacchino questa bellissima preghiera: «Signore, che hai dato speranza ad Abramo e dopo cento anni gli hai concesso un erede della promessa, non privare la mia vecchiaia di un frutto, ma benedicimi con la benedizione di Abramo; tutto infatti è facile per il tuo volere». Tutto è facile per Dio quando incontra anime buone e disponibili: apriamogli volentieri la porta del nostro cuore, accogliamolo con tanta fede e semplicità.


VI Settimana di Pasqua Maria ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il suo Figlio Gesù Papa Francesco

Agisci Quale grande dono è la pace di Gesù! Maria quale Regina della pace la offre ad ogni creatura. Con la recita del santo Rosario pregherò per chi non ha la pace nel cuore.

Mercoledì 4 Maggio II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno:

virtù

Beato Luca da Toro

Nominato redento-

leste.

re ed inviato in

L’Ordine lo festeg-

Nobile castigliano,

Marocco nell’anno

gia il 4 maggio.

il Beato Luca da

1403,

Toro,

entrò

schiavi dalle cate-

nell’Ordine Merce-

ne degli oppressori

dario, e fu molto

e predicò la fede

più nobile per le

ai mori finché rag-

della

liberò

vita.

giunse il regno ce-

118

Brano Evangelico: Gv 16,12­15

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Contemplo: Molte cose ho ancora da dirvi (Gv 16,12) Padre del cielo, tu sai che noi ab­ biamo bisogno di molte parole per raggiungere la verità, ma tu hai voluto comunicare a noi in una sola volta, la tua Parola divi­ na, tuo Figlio, Gesù Cristo nostro

Signore, e la promessa dello Spi­ rito di verità. «Quando arrivere­ mo alla tua presenza cesseranno le molte parole che diciamo sen­ za giungere a te (Sir 43,27) e sen­ za fine diremo una sola parola, lodandoti in un solo slancio, di­ venuti anche noi una sola cosa con te, Signore, unico Dio, Dio Trinità» (sant'Agostino).

Non di solo pane ­ Numero 754­ Tempo di Pasqua ­ pagina 11


Dalla Prima Lettura

Linguaggi diversi At 17,15.22­18,1 Colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo an­ nuncio.

Hai mai pensato all'importanza di cono­ scere il linguaggio e la cultura delle per­ sone a cui parli di Gesù'? Certe volte pa­ role o concetti nomi possono essere scontati, per le persone a cui parli non lo sono affatto. Addirittura poi, alcune veri­ tà della fede cristiana hanno bisogno di essere spiegate con linguaggi diversi, per evitare di trovarsi nella situazione in cui si trovò l'apostolo Paolo: egli, appena parlò di risurrezione dei morti, fu deriso e rifiutato. I greci credevano che l'anima fosse una scintilla divina caduta nel cor­ po: questo era come una prigione per l'anima, per cui bisognava liberarla in tutti i modi possibili. Cosa avranno pen­ sato quando Paolo ha annunciato loro che anche i corpi sarebbero risorti? Dun­ que, è importante avere sensibilità e sce­ gliere bene le parole per annunciare Ge­ sù: altrimenti si rischia di essere frainte­ si.

Medita La Parola L’essenziale della preghiera Meditazione di Elmetti Fiorella

Trovo una bella meditazione di un certo Fra’ Vincenzo Boschetto, la condivido con voi,

affinché

insieme

impariamo

a

considerare la preghiera un incontro di libertà, come certamente è stato per Maria: “La maturazione della preghiera avviene dentro di noi, perché “l'essenziale della preghiera non sta nel molto pensare, ma

nel

molto

amare”

(santa

Teresa

d'Avila). È un trovare Dio nel proprio intimo, cioé amarlo e vivere in relazione con Lui. Anche gli stessi Apostoli sentivano il desiderio di stare con Gesù, di salire sulla barca con Lui per riferirgli tutto quello che avevano fatto ed insegnato. È la nostra vita ordinaria.“Se dunque possiamo identificare la preghiera con la vita stessa del cristiano non

Preghiera

dobbiamo

però

sottovalutare

la

preghiera come forma di comunicazione con Dio. Ogni cristiano, la cui vita in forza

Sarà il nostro canto orante, Gesù, a illuminare le tenebre, a inventare colori nel buio, a rinfrancare chi geme in catene. Sarà il nostro canto orante, Signore, a guidarti a noi, a far sì che ti attendiamo vigili, nostra salvezza e nostro liberatore. Sarà ancora il nostro canto a far memoria della tua presenza fra noi, anelito a un ritorno, canto divenuto vita. Alleluia!

del battesimo deve essere conformata a Cristo, non può tralasciare un costante ed intenso dialogo col Signore Dio, datore della vita e fonte d'amore”. Preghiamo, dialoghiamo con Dio e lo Spirito ci guiderà “alla verità tutta intera”.

Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 12


VI Settimana di Pasqua Il linguaggio e i gesti della Chiesa devono trasmettere misericordia Papa Francesco

Giovedì 5 Maggio II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno:

Sant’Angelo da Gerusalemme di Sicilia Angelo è annoverato tra i primi Carmelita­ ni che dal monte Car­ melo tornarono in Si­ cilia, dove, secondo le fonti tradizionali de­ gne di fede, morì a Licata per mano di uomini empi, nella prima metà del secolo

Agisci Gesù non sa opporre re­ sistenza alle preghiere e suppliche di Maria sua madre, perché esse sono in conformità alla sua volontà. Così le mie de­ vono essere finalizzate alla salvezza eterna. Con la preghiera del santo Rosario, affiderò alla Mamma questa intenzio­ ne.

XIII. Venerato come martire, ben presto fu edificata una chiesa sul luogo del suo martirio, e ivi venne deposto il suo corpo. Solo nel 1662 i suoi resti mortali furono trasferiti alla chiesa dei Carmelitani di Licata. Il culto di sant'Angelo si diffuse in tutto l'Ordine e an­ che tra il popolo

Martirologio Romano: A Licata in Sici­ lia, sant’Angelo, sa­ cerdote dell’Ordine dei Carmelitani e martire.

Brano Evangelico: Gv 16,16­20

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dis­ sero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piange­ rete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

Contemplo: L'afflizione si

cambierà in gioia

(cf cv 16,20)

«Beati gli afflitti, perché saranno consolati» (Mt 5,4). È un'af­ flizione che si riferisce alla fede. Non piango perché ho il mal di pancia, perché mi fa male un den­ te, perché mi rubano qualcosa,

piango con Gesù per i miei pecca­ ti, per i peccati del popolo. Piango perché appartengo a un popolo peccatore che ha detto di no a Di­ o. «Cristo Gesù, la dimora di Dio con gli uomini tergerà ogni lacri­ ma dai nostri occhi» (cf Ap 21,1­ 4).

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Dalla Prima Lettura

Solo Dio conosce il cuore delle persone

Medita la Parola La gioia frutto dello Spirito Santo Meditazione di don Carlo Moro ­ Parroco di Gargnano

At 18,1­8 Paolo si stabilì in casa loro e lavo­ rava, e discuteva nella sinagoga.

Paolo comprende che, se vuole davvero servire il Signore testimoniandolo. deve dedicarsi tutto alla Parola. Questo signi­ fica anzitutto leggerla e farla propria, affinché essa penetri nelle fibre profon­ de del cuore e sia vissuta concretamen­ te. Solo allora potrà essere annunciata così da operare miracoli nel cuore di coloro che l'accolgono. Fu proprio que­ sta l'esperienza dell'apostolo delle genti: qual è il tuo rapporto con la parola del Vangelo? Spesso ti trinceri dietro al fat­ to che essa è difficile da capire. per cui la trascuri molto. In realtà, ci sono tanti santi che hanno amato la parola di Dio e l'hanno annunciata con la loro vita, pur senza averla studiata. dunque, non è una questione di conoscenza, quanto di a­ more e di passione nei confronti di essa. Tu hai questi due requisiti?

Preghiera

Signore, tu sai attendere e compatisci con amore la nostra debolezza dosando i pesi sulle nostre spalle, finché non saremo capaci di portarli. Nello stesso tempo, Maestro buono, tu inondi d'infinito la nostra realtà, con un tale fulgore, da renderla splendente, dinamica, luminosa, compimento di ogni nostra attesa per risorgere in te. Alleluia!

Se vogliamo essere fedeli a Gesù e alla nostra vocazione alla santità, le afflizioni arriveranno. Possiamo starne certi: Dio stesso ci ha avvertito. Piuttosto, la questione è come intendiamo far fronte ad esse. Con quale fede, quale speranza e quale amore le affronteremo? Non c'è contrasto tra le afflizioni e la gioia. Gesù promette una lotta senza tregua, ma non desidera assolutamente che entriamo in un continuo conflitto interiore. Se siamo stati innestati sulla vera vite, ci farà portare molto frutto per mezzo dello Spirito. Uno di questi è la gioia. Quanto più viviamo dello Spirito, tanto più grande è la nostra gioia, a dispetto delle afflizioni e delle contraddizioni. Per colui che ha il Signore, nessuna prova è troppo grande. Per colui che ha Cristo quale suo unico amore, anche le prove diventano fonte di gioia. Sperimentare dentro di sé una gioia profonda è segno che lo Spirito di Cristo abita in noi e ci accompagna per sostenerci nel testimoniare da veri credenti l'amore di Gesù per ogni uomo. "Attraverso lo Spirito Santo veniamo ristabiliti nel paradiso, ricondotti al Regno dei cieli e adottati come figli, cui è concesso di chiamare Dio `Padre' e di par­ tecipare alla grazia di Cristo, chiamati figli della luce e ammessi alla gloria eterna".

Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 14

(san Basilio il Grande)


Venerdì 6 Maggio

VI Settimana di Pasqua Il culto, le celebrazioni liturgiche, sono l’ambito privilegiato per ascoltare la voce del Signore. Papa Francesco

Il Santo del giorno: Beata Santa Rosa Gattorno

Nata a Genova nel 1831 da famiglia agia­ ta, a 21 anni si sposò e si trasferì a Marsiglia. Una serie di tracolli economici e disgrazie, culminate con la mor­ te del marito, la se­

II Settimana del Salterio

gnarono profonda­ mente. Così si fece strada una nuova vo­ cazione. Sotto la gui­ da del confessore, don Giuseppe Firpo, emise i voti come terziaria francescana. Si dedicò ai poveri e ai figli del­ le operaie, mantenen­ do con sé anche i pro­

pri. A Piacenza iniziò una nuova famiglia religiosa, la Figlie di Sant'Anna, che subito (1878) andarono an­ che in missione. Col­ laborò con il vescovo Scalabrini nell'assi­ stenza alle sordomute. Morì a Roma nel 1900.

Brano Evangelico: Gv 16,20­23

Agisci: ... Come ci hai amato, Gesù? "Il cuore del nostro divino Maestro non ha legge più amabile di quella della dolcezza, dell'umiltà e della carità" (san Pio). Con gli stessi sentimenti di Cristo, mi sforzerò di vivere una di queste virtù.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi di­ co: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».

Contemplo: Nessuno vi toglie-

rà la gioia (Gv 16,22) Il discepolo davanti alla croce è pau­ roso, come la donna per la quale è giunto il travaglio del parto. Gli ulti­ mi discorsi di Gesù sembrano un ad­ dio, invece possiedono la certezza di un pros­simo abbraccio, proprio co­

me madre e figlio si possono vedere reciprocamente solo dopo il distacco del parto. «Quel giorno», nelle parole di Gesù, indica la nascita dell'uomo nuovo, svestito dell'uomo vecchio e rivestito di Cristo, con i suoi senti­ menti di tenerezza, di bontà, di umil­ tà, di mansuetudine, di magnanimità.

Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 15


Dalla Prima Lettura

Cambiamento di mentalità At 18,9­18 In questa città io ho un popolo numeroso.

Le parole di Gesù sono un balsamo non soltanto per Paolo, ma anche per ciascu­ no di noi. Non è facile, nel mondo in cui viviamo, testimoniare la fede cristiana; può accadere che il contesto sia quello dell'indifferentismo o addirittura di osti­ lità al Vangelo. Ma Gesù, ancora oggi, ci dice di non temere e di continuare e vivere da cristiani, senza paura. Il moti­ vo di questo sereno coraggio è chiaro: non siamo noi, con le nostre capacità o con la nostra bravura, a convincere le persone riguardo la salvezza di Dio. È lui, con la sua grazia. che si manifesta attraverso la povertà delle nostre perso­ ne. Ancora oggi Gesù ha un popolo nu­ meroso, che attende di ricevere salvezza e perdono. Noi non dobbiamo fare altro che vivere da cristiani, senza paura lui farà il resto.

Preghiera

La tua risurrezione, Signore, è un mistero che conferisce senso e orientamento a ogni istante della nostra vita. Attingendo a questa fonte di grazia, noi possiamo accostare i fratelli, esercitando un ministero che affonda le sue radici nella buona novella. Ma siamo poca cosa... Fabbrica con noi e per noi, Signore, ali alle nostre parole, gioia alla nostra vita, mani tese per i fratelli con cui ci affidiamo a te. Alleluia!

Medita la Parola di don Luciano Vitton Mea La piccola Speranza Nel leggere il Vangelo di oggi mi sono concentrato sull’immagine che ci offre Gesù: “La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo”. È un’immagine tenera e forte al tempo stesso, dove la sofferenza è palpabile, concreta, ma ciò nonostante non ha l’ultima parola. È la vita che ha l’ultima parola, perché da quella sofferenza nasce un bambino che prima non c’era e la gioia di quella donna è davvero grande, tanto che essa dimentica l’ora del dolore. A questa donna che partorisce ho dato il volto e il cuore della speranza, secondo quanto scrive Charles Péguy: “La Speranza vede quel che non è ancora e che sarà. Ama quel che non è ancora e che sarà”. Charles Péguy descrive la Speranza come la più piccola fra le due sorelle più grandi: La Fede (la sposa) e La Carità (la madre): “La piccola speranza avanza fra le due sorelle maggiori e su di lei nessuno volge lo sguardo. Sulla via della salvezza, sulla via carnale, sulla via accidentata della salvezza, sulla strada interminabile, sulla strada fra le sue due sorelle la piccola speranza. Avanza. Fra le due sorelle maggiori. Quella che è sposata. E quella che è madre. E non si fa attenzione, il popolo cristiano non fa attenzione che alle due sorelle maggiori. La prima e l'ultima. Che badano alle cose più urgenti. Al tempo presente. All'attimo momentaneo che passa. Il popolo cristiano non vede che le due sorelle maggiori, non ha occhi che per le due sorelle maggiori. Quella a destra e quella a sinistra. E quasi non vede quella ch'è al centro. La piccola, quella che va ancora a scuola. E che cammina. Persa fra le gonne delle sorelle. E ama credere che sono le due grandi a portarsi dietro la piccola per mano. Al centro. Fra loro due. Per farle fare questa strada accidentata della salvezza. Ciechi che sono a non veder invece Che è lei al centro a spinger le due sorelle maggiori. E che senza di lei loro non sarebbero nulla. Se non due donne avanti negli anni. Due donne d'una certa età. Sciupate dalla vita”. In verità, ogni cristiano è chiamato ad essere Speranza, anche quando si desidera che i figli, non più bambini e che si sono allontanati dalla vita cristiana, ritornino a far esperienza dell’amore di Dio e della comunione nella Chiesa. Bisogna attendere e nell’attesa pregare sempre, in continuazione, con fedeltà e tenacia, osando sperare ciò che umanamente è impossibile. Bisogna amare, soffrire e piangere con Gesù e per Gesù. Così fece santa Monica e suo figlio divenne il grande sant’Agostino che tutti conosciamo.

Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 16


spiritualità

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

La vita della Beata Vergine Maria

La nascita di Maria Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Dio ascolta sempre la preghiera degli umili, esaudisce coloro che si rivolgono a Lui con cuore sincero, guarda con benevolenza alle nostre povertà. Ogni sofferenza, ogni umiliazione ha un senso nel misterioso disegno di Dio: i genitori di Maria “ Non avevano figli , poiché il seno di Anna era chiuso per la sterilità. Conveniva infatti alla madre e a colei che fu l’inizio dei prodigi, nascere prodigiosamente dal seno sterile, come Maria stessa doveva prodigiosamente e verginalmente far nascere il Verbo di Dio, ed elevarsi dal grembo inferiore della sterilità a quello superiore ,

del parto verginale.” Non dobbiamo temere il limite della fragilità, l’apparente vergogna di un fallimento; è quando siamo sterili che Dio agisce, che rende fecondo il grembo della nostra esistenza, trasforma un pugno di fango in un bellissimo vaso di creta, un capolavoro di rara bellezza. Il capolavoro di Dio, la Vergine Maria, nasce da un grembo sterile, dalla fede di un uomo e una donna che hanno portato il peso della vergogna, gli sguardi alteri di coloro che vedono nella sofferenza la maledizione di Dio. La nascita di Maria non è solo una pura grazia di Dio ma è anche il frutto della bontà di Anna e Gioacchino. Leggiamo infatti nel Vangelo dello Pseu-

do Matteo: «L'angelo apparve di nuovo a Giacchino durante il sonno e gli disse: «lo sono l'angelo che Dio ti ha dato come custode; scendi e ritorna ad Anna senza timore perché le opere buone che tu e la tua sposa Anna avete compiuto hanno ricevuto merito di fronte all'Altissimo e vi è stata accordata una posterità tale che, dalle origini, profeti e santi non hanno avuta, tal e che non avranno mai» [...]». La bontà, anche se agli occhi degli uomini appare spesso sterile è stolta, è la culla della Grazia di Dio, il presupposto perché l’umano sia rivestito con i tenui e delicati colori divini. L’uomo buono concepisce un pezzo di cielo nella sua anima, permette a Dio di iniziare ogni giorno una nuova creazione. Così la sterile Anna diventa la madre di una vergine e le sue labbra possono sussurrare un nuovo canto: “Un’ode santa canterò al Signore mio Dio, perché egli mi ha visitato (cfr. Gen 21,1) e ha tolto da me il rimprovero dei miei nemici; il Signore Iddio mi ha dato un frutto della sua giustizia (cfr. Prv 11,30), unico e molteplice dinanzi a lui. Chi annunzierà ai figli di Ruben che Anna allatta? Ascoltate, ascoltate, o voi, dodici tribù di Israele! Anna allatta!” (Cantico di Anna, dal Protovangelo di Giacomo).

Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 17


VI Settimana di Pasqua La nostra preghiera si estenda di tanti Santi e Beati che hanno fatto della misericordia la loro missione di vita. Papa Francesco

Il santo del giorno:

Sant’Agostino da Nicomedia Il Martirologio Roma­ no al 7 maggio ricorda il martirio a Nicome­ dia dei tre fratelli Fla­ vio, Augusto e Agosti­ no. Questa commemo­ razione proviene dal Martirologio di Floro che, a sua volta, l'ave­ va presa dal Geroni­ miano. Qui però solo il nome di Flavio vesco­ vo deve essere con sicurezza associato a

Agisci Forse c'è una per­sona di mia conoscenza o addirit­ tura una persona cara che gradirebbe una parola di sostegno, di inco­ raggiamento. Oggi, rin­ graziando il buon Dio, i mezzi di comunicazione non mancano. Provvederò dunque ad estere questa voce amica.

Sabato 7 Maggio II Settimana del Salterio

Nicomedia. Augusto e Agostino non sembra­ no essere altro che la doppia forma di uno stesso martire non i­ dentificabile. In esso il Delehaye vorrebbe vedere il martire di Capua venerato il 16 novembre: in tal caso però resterebbe da spiegare la sua trasla­ zione al 7 maggio e a Nicomedia. Quanto alla dicitura del Gero­ nimiano "tre fratelli" è meglio, sembra, leg­

gerla, dopo Flavio, nella forma "e tre fra­ telli", lettura che tra l'altro si avvicina mol­ to più al Martirologio Siriaco del sec. IV che al 7 ayyàr (maggio) ricorda a Nicomedia Flavio con altri quattro martiri. Ma è finora impossibile identifica­ re sia i "tre fratelli" sia i "quattro martiri".

Brano Evangelico: Gv 16,23­28

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:«In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otter­ rete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso in­ fatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».

Contemplo : Chiedete al Pa-

dre nel mio nome (cf cv 16,23) La Chiesa, ammaestrata dallo Spirito Santo, prega sempre il Padre rifugiandosi nel nome di Gesù. Nel nome di Cristo Gesù otteniamo dal Padre tutto ciò che

è buono per noi. Se la nostra pre­ ghiera non è esaudita, diceva sant'Agostino, è perché siamo cattivi, domandiamo in modo cattivo, o domandiamo cose cat­ tive. «Cattivo» vuol dire essere prigioniero del proprio egoismo.

Non di solo pane ­ Numero 754 ­ pagina 18


Dalla Prima Lettura

Lavorare per il Regno di Dio

Medita La Parola

Con gli occhi e il cuore rivolti al cielo Meditazione a cura di don Carlo Moro

At 18,23­28

Parroco di Gargnano

Apollo dimostrava attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo.

Apollo è l'immagine di coloro che, conqui­ stati dalla parola del Vangelo, mettono a disposizione di Dio tutte le loro capacità e le loro risorse, affinché il loro contributo possa essere valido per la costruzione del regno dei cieli. Egli, pur non conoscendo tutta la dottrina, nondimeno non si sottrae al dovere di annunciare la salvezza che egli stesso ha sperimentato: nota soprattutto co­ me i discepoli ed i credenti non ritengono un limite che Apollo non sia uno di loro; essi guardano al risultato, che cioè molti si convertono. Come sarebbe bello se anche nelle nostre chiese e nelle nostre par­ rocchie ci fosse lo stesso spirito di collabo­ razione! Non è importante a quale gruppo o parrocchia si appartiene: l'importante è met­ tere da parte le divisioni ed i campanilismi per lavorare tutti per l'unico regno di Dio.

I nostri dubbi sulle nostre preghiere e sulla loro effettiva efficacia si scontrano, oggi. con queste parole di Gesù che brillano per la loro semplicità e la loro logica. Egli dice che tutto ciò che chiederemo ci verrà dato; lo otterremo perché lo chiediamo nel suo nome; del resto, se non abbiamo ancora ottenuto quanto abbiamo chiesto, è perché non abbiamo ancora chiesto nulla nel suo nome. Ecco dunque il segreto: chiedere nel nome di Gesù non significa semplicemente dire un nome, quanto unirsi a lui con tutta la vita e facendo nostri i suoi sentimenti di amore e di gratitudine nel confronti del Padre. Può nascere in noi una domanda insidiosa ma che ha una parvenza di verità: “Perché il Signore quando gli chiedo qualcosa non mi esaudisce? La guarigione di un ammalato, un aiuto nelle mie sofferenze?” La risposta seppur banale è altresì semplice: i nostri occhi

Preghiera

sono spesso ancora rivolti alla realtà di questo mondo e troppo poco al mistero di Dio,

... e forse un giorno guarderemo all'oggi, al lungo tempo del nascondimento e dell'irrilevanza, come a una stagione feconda e benedetta, voluta da te, Signore. Ricordiamo e impariamo da Mattia, il discepolo che non chiese primati, né gratificazioni, o criteri di scelta, ma rispose alla chiamata e seppe leggere nella «sorte» la tua voce e la tua volontà, e così scorse il tuo volto di Signore. Alleluia!

l’amore del Padre verso il Figlio e del Figlio nei confronti della nostra vita. Quando il Padre celeste vede che in noi ci sono gli stessi sentimenti e le stesse scelte di vita di Gesù suo Figlio, non può non concederci quello che chiediamo: perché non proviamo a pregare in questo modo?

Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 19


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 754 Domenica 1 Maggio 2016 Chiuso il 26/04/2016 Numero copie 1400

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

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Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

Ti aspetto ogni giorno su:

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