Non di Solo Pane n°755

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Non di solo

PANE

Domenica 8 Maggio 2016 VII Settimana di Pasqua

Un mese con Maria Settimanale di preghiera

Anno XV - n째

755


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Maggio 2016

Offerta quotidiana

Intenzioni mese di Maggio Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese

Intenzione del Santo Padre

Cuore divino di Gesù,

Perché in tutti i Paesi del mondo le donne siano onorate e rispettate, e sia valorizzato il loro imprescindibile contributo sociale.

io ti offro per mezzo

Intenzione missionaria

del Cuore Immacolato di Maria,

Perché si diffonda, in famiglie, comunità e gruppi,la pratica di pregare il santo Rosario per l’evangelizzazione e per la pace.

Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Intenzione dei vescovi Perché Maria, Madre della Chiesa, ci insegni a vivere sentimenti di tenerezza e compassione.

Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente e misericordioso, ci impegniamo con gioia nella costruzione della civiltà dell'amore.

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VII Domenica di Pasqua Dio rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio. Papa Francesco

Il santo del giorno:

Beato Raimondo da Tolosa Figlio del conte de Montfort e cugino del Beato Giorgio da Lau­ ria, il Beato Raimondo da Tolosa di Francia, passando per la Spagna fece visita al santuario di Montserrat e qui da­ vanti alla Vergine San­ ta decise di entrare nell’Ordine Merceda­ rio. Prese l’abito nel

Agisci Pregare nel nome di Ge­ sù vuol dire entrare sem­ pre più in un clima inte­ riore di fiducia e di più abbandono, come quel­ lo di un “bimbo svezza­ to in braccio a sua ma­ dre”.È questo su cui mi soffermo in quiete con­ templativa. E prego

Domenica 8 Maggio III Settimana del Salterio

convento di Sant’Eulalia in Barcel­ lona ed in breve tempo si sparse la notizia che il giovane conte si era fatto religioso. Appena saputo ciò, il ventiquat­ trenne Beato Giorgio lo raggiunse e vani furono tutti i suoi tentativi mi­ nacciosi per fare uscire il cugino dalla vita reli­ giosa. Fu zelante predi­ catore e virtuoso pieno di meriti, nel 1335 Papa Benedetto XII° lo no­

mina cardinale Prete di Santa Romana Chiesa del titolo di Santo Ste­ fano in Monte Clelio, lavorò instancabilmente per la redenzione degli schiavi e convertì molti giudei a Cristo che tan­ to rifulse nell’Ordine. Avvertito divinamente della sua morte, in pace si addormentò nel Si­ gnore. L’Ordine lo fe­ steggia l’8 maggio.

Brano Evangelico: Lc 24,46­53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorge­ rà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conver­ sione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testi­ moni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Be­ tània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Contemplo:Voi siete testimo-

ni

(Lc 24,48)

L'Ascensione di Gesù al cielo intro­ duce i cristiani sulla scena del mondo e della storia e li invita ad essere la continuazione nel tempo e nello spa­ zio dell'azione salvifica di Dio. Bat­

tezzati nello Spirito Santo, i cristiani sono testimoni della risurrezio­ne, lodano il Padre, predicano alle genti la conversione e il perdono dei pec­ cati e, rivestiti di potenza dall'alto, diffondono la grande gioia di Cristo Gesù.

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P a g i n e

b i b li c h e

Per prepararci un posto di don Luciano Vitton Mea

L’ascensione non segna il distacco tra Dio e l’uomo, un solco tra una presenza tangibile e un’assenza che ci lascia orfani di uno sguardo, di una parola e di una guida. Gesù termina la sua esperienza terrena per aprirci il cielo, sale al Padre per prepararci un posto. Con se porta ciò che per sempre ha assunto: un brandello della nostra povera umanità; Colui che siede per sempre alla destra del Padre è vero Dio ma anche vero uomo. Questo mistero Dante Alighieri cerca di spiegarcelo nel Canto XXXIII del suo Paradiso, quando, per un solo istante, può fissare il suo sguardo in Dio, Uno e Trino, luce perenne sempre identica a se stessa da un lato, ma che assume tonalità diverse dall’altro. «Osservai a lungo e

con attenzione il secondo cerchio, che in te appariva generato come un raggio riflesso, e vidi che esso recava al suo interno, dipinta con il suo stesso colore, la nostra immagine umana». (LUCIANO CORONA, Paradiso di Dante / riscrittura interpretativa in prosa e per tutti). L’immagine di ogni uomo è custodita per sempre, meglio riflessa per l’eternita, nell’ “unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”. (dal Credo Cattolico). “Vado a prepararvi un posto …”(Gv 14, 2) L’uomo è rivestito di una nuova

dignità, diventa familiare di Dio, è atteso in Paradiso. Ascendendo al cielo Gesù sembra dirci: «Sorgi, allontaniamoci da qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del Paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio» (Un’antica omelia sul sabato santo). L’Ascensione segna anche l’inizio di un nuovo tempo, quello della Chiesa, che, guidata dallo Spirito Santo, è chiamata a portare ad ogni uomo il lieto annunzio della salvezza, segno visibile della perenne presenza di Gesù che rimane con noi fino alla fine del mondo. Ascensione: l’uomo sale con Gesù nel mistero di Dio, inizio di un nuovo tempo, attesa di un glorioso ritorno.

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P a g i n e

b i b li c h e

Preghiamo la Parola

L’amore che non muore Lui mi guardò, e il meriggio dei suoi occhi era su di me, e disse: «Tu hai molti amanti, ma io solo ti amo. Gli altri, accanto a te, amano se stessi; io amo te in te stessa. Altri uomini vedono in te una bellezza che appassirà prima ancora dei loro anni. Ma io vedo in te una bellezza che non appassirà mai, e nell'autunno dei tuoi giorni questa bellezza non avrà paura di specchiarsi, e non conoscerà oltraggio. Io solo amo in te l'invisibile». Allora si alzò e mi guardò proprio come immagino che le stagioni guardino verso il campo: sorrise. E ancora disse: «Tutti gli uomini ti amano per se stessi. E per te che io ti amo ». Poi se ne andò.

Signore Gesù, noi ti rendiamo grazie perché oggi tu hai portato a compimento pieno l'incarnazione: nella visione sfolgorante della tua Ascensione, la tua presenza nella storia degli uomini raggiunge il punto più alto e definitivo. Ora tocca a noi: prossimi dei fratelli, attenti gli uni agli altri, nostalgia struggente della tua presenza, ricreata in noi dal tuo mistero pasquale. Alleluia!

Era un soffio nato nel mio giardino, che alitava verso Oriente? O una tempesta che avrebbe squassato sin dalle fondamenta tutte le cose? Non lo sapevo, allora, ma quel giorno il tramonto dei suoi occhi uccise in me il drago, e io divenni una donna libera, io divenni Miriam di Mijdel. Kalil Gibran

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VII Settimana di Pasqua La Chiesa è chiamata per prima ad essere testimone veritiera della misericordia Papa Francesco

Lunedì 9 Maggio III Settimana del Salterio

Il santo del giorno:

Sant’Isaia Commemorazione

di sant’Isaia, profeta, che, nei giorni di Ozia, Iotam, Acaz ed Ezechia, re di Giuda, fu mandato a rivelare al popolo infedele e peccatore la fedeltà e la salvezza

del Signore a compimento della promessa fatta da Dio a Davide. Presso i Giudei si tramanda che sia morto martire sotto il re Manasse.

Etimologia: Isaia = Jahvè è il mio aiuto, dall'ebraico.

Agisci Brano Evangelico: Gv 16,29­33

Lascio che Gesù dica anche a me, in cuore: guarda che se contempli me crocifisso e risorto contempli Dio, il Padre. Guarda che io e il Padre siamo una cosa sola: un'unica inenarrabile fonte d'amore – salvez­ za: per te, per ogni crea­ tura che si apre a credere in questo mistero di gra­ zia.

In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai biso­ gno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Di­ o». Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete so­ lo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».

Contemplo: Ho vinto il mondo

(cv 16,33) Grazie, Signore Gesù, che hai vinto il mondo, non con la bru­ talità della violenza, ma con la forza ragionevole dell'amore, non per sottometterlo, ma per salvarlo

e per portarlo alla conoscenza del­ la verità (cf lTm 2,4). «Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha scon­ fitto il mondo: la nostra fe­ de» (1Gv 5,4).

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Dalla Prima Lettura

Disponibili alla sua azione At 19,1­8 Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede

In questo racconto, molti hanno ravvi­ sato il sacramento della confermazione: i discepoli che avevano conosciuto il battesimo di Giovanni si aprono alla pienezza della rivelazione della persona di Gesù e della sua salvezza, ed anche su di essi scende la pienezza dello Spirito Santo. Ciò che il brano ti dice è che lo Spirito di Cristo scende su coloro che si rendono disponibili alla sua azione, al di là di ogni differenza e diversità. In questi giorni che ti separano dalla Pentecoste, sei invitato ad accogliere. proprio come questi discepoli, il dono della Paro ­la che ti viene annunciata e che prepara il tuo cuore alla venuta del Consolatore. Gli effetti dello Spirito su questi uomini sono di renderli profeti, proprio come gli apostoli: anche tu riceverai questo dono, se solo saprai accoglierlo con docilità ed amore.

Preghiera

Portare a compimento... Signore, questa parola ci interroga e muove il nostro animo. Le tribolazioni sono a volte il condimento della nostra vita: quale compimento dunque? Chiara nel nostro cuore risuona la tua risposta: «Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo». Gesù, rianima il nostro coraggio per germogliare, fiorire e compiersi in noi e in ogni fratello. Alleluia!

Medita La Parola

Nella notte della solitudine Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Gesù non intende fare sconti ai suoi discepoli, dice loro la realtà, gli “butta in faccia” la loro fragilità: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me». La solitudine di Gesù, questo abbandono nel momento del bisogno, è parte integrante della sua passione, uno dei pegni che deve pagare per riscattare tutte le solitudini umane. La notte interiore di Gesù nel giardino del Getsemani illumina le nostre notti con la luce discreta della sua presenza, feconda qualsiasi umana disperazione. San Giovanni della Croce parla di questo passaggio oscuro ritenendolo fondamentale per fare verità in noi, per crescere in una fede più vera ed autentica: “ Ma questa [notte] mi guidava più certa della luce meridiana dove mi aspettava chi ben io conoscevo, in luogo dove nessuno si mostrava. O notte che guidasti, notte più cara dell’aurora: notte che hai riunito l’Amato con l’Amata, l’Amata nell’Amato trasformata!” La solitudine crea, in fondo, verità: fa cadere le false sicurezze, ci svela il vero volto di presunti amici, ci toglie i sostegni effimeri delle realtà materiali. Nella solitudine anche il sudore diventa sangue. Ma questo sudore che diventa sangue genera una nuova forza, meglio, una nuova spiritualità. “Quando cominci a sostarvi [nella solitudine], i tuoi sentimenti non fanno che diventare più forti, e tu scivoli nella depressione. Il compito spirituale non è quello di sfuggire alla tua solitudine, né di lasciarti annegare in essa, ma di scoprirne la fonte. Non è cosa facile da fare, ma quando riesci a identificare in qualche modo il luogo da cui questi sentimenti emergono, essi perderanno un po' del loro potere su di te”.

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Martedì 10 Maggio

VII Settimana di Pasqua Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto

III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il Santo del giorno: Santi Quarto e Quinto La più antica notizia di questi santi si trova nel Martirologio Geroni­ miano che li ricorda il 10 maggio. Quale fosse il luogo cosi designato non si sa, ma gli Itinera­ ri del sec. VII concor­ demente attestano che i sepolcri dei due martiri si trovavano nella chie­ sa dei santi Gordiano ed Epimaco. Il latercolo

del Geronimiano fu tra­ scritto dai martirologi storici e da questi passò anche nel Romano, in cui il Baronio vi ag­ giunse che i corpi di Quarto e Quinto sareb­ bero stati trasferiti a Capua. Questa notizia non ha un solido fonda­ mento e dipende dal fatto che nel famoso mosaico absidale della chiesa di S. Prisco a Capua, erano raffigurati due santi omonimi. Ciò

condusse anche qualche studioso locale ad asse­ rire che Quarto e Quin­ to fossero due chierici capuani martirizzati a Roma e si giunse persi­ no a farne due vescovi della predetta città. Ri­ mane dubbio se i due santi del mosaico ca­ puano debbano identifi­ carsi con i romani dal momento che di nessu­ no di loro si hanno altre più sicure notizie.

Agisci

Brano Evangelico: Gv 17,1­11

Oggi, nel mio rientro al cuore, rifletterò sulla re­ altà del Corpo Mistico. Mi chiederò: quali risvol­ ti pratici ha questo miste­ ro nella mia vita? Sono, come gli apostoli, tra quelli che rimpiangono la presenza storica di Gesù o so incontrarlo in me e negli altri?

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse:«Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorifica­ to sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami da­ vanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho ma­ nifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le han­ no accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai man­ dato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, per­ ché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».

Contemplo: Siano una cosa sola, come noi (Gv 17,11)

La preghiera di Gesù è rivolta al Padre, affinché ogni cristiano, anzi tutta l'umanità, operi per l'i­ deale di «un cuore solo e un'ani­ ma sola» (At 4,32). Nonostante i

gusti diversi, l'alimento per tutti è unico, è il Pane disceso dal cielo, che dà la vita al mondo (cf Gv 6,33). Nonostante i punti diversi di partenza e i diversi schemi mentali, una sola è la via e uno solo è il punto di arrivo.

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Dalla Prima Lettura

Far conoscere Gesù At 20,17­27 Conduco a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù Paolo rivolge ai responsabili della comunità di Efeso un discorso che ha il sapore di un vero e proprio testamento: con queste parole egli ricorda amorevolmente che essi sono il frutto della sua predicazione e della sua testimonianza, vissuta in mezzo alla sofferenza ed al dolore, al disprezzo e persino in mezzo alla persecuzione. Ma per Paolo tutto ciò non ha rappresentato un problema: l'ansia pastorale di far conoscere Gesù a più persone possibile ripaga da ogni fallimento e persecuzione. Quand'anche una sola persona avesse accolto il messaggio di salvezza del Maestro, la sua predicazione e la sua tribolazione non sarebbe stata vana. Essi non vedranno più il suo volto, ma le sue parole saranno il tesoro che essi dovranno custodire anche a costo della vita: esse, infatti, indicano la via della vita e della salvezza.

Preghiera

Signore Gesù, noi ti ringraziamo: la tua Parola, ineffabile, alla vigilia della tua passione e il congedo umile e fiero di Paolo, conscio dell'imminenza della propria morte, richiamano al nostro cuore realtà che ci superano enormemente. Solo la piccolezza è l'angolo privilegiato da cui contemplare e partecipare a questi doni d'amore, senza smarrire l'orientamento, senza farcene sopraffare, pronti a fare il nostro piccolo passo, quando tu ce lo chiederai. Alleluia!

Meditiamo la Parola

Una donna in ginocchio Meditazione di don Luciano Vitton Mea

“La preghiera è la forza dell’uomo e la debolezza di Dio”. Non so bene chi abbia coniato questa frase, fatto sta che di tanto in tanto me la ritrovo sottocchio, come un perpetuo promemoria che riporta il mio sguardo interiore ad immergermi nel Suo mare di bontà, con la certezza che prima o poi la mia fiducia in Lui verrà ricompensata, non per merito mio ma perché Egli sa essere misericordioso con le Sue creature. Infatti, poco prima di morire crocifisso, Gesù dice: “Non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi”. Gesù quindi usa la preghiera come dialogo col Padre e non trattiene nulla per sé, ma tutto restituisce al Padre con l’offerta di ciò che Egli è stato disposto a vivere e ad amare in nome Suo. La preghiera, quindi, oltre che colloquio con Dio diventa anche un atteggiamento esistenziale, un modo di vivere. Per questo motivo l’orazione viene rappresentata come una donna in ginocchioni, con le mani giunte, con la testa alta verso il cielo e dalla bocca “gli esca una fiamma di fuoco”. Le ginocchia piegate per terra e le mani giunte indicano aspetto esteriore della preghiera che manifestano però una predisposizione interiore, la consapevolezza che il rapporto con Dio è una relazione del tutto particolare, unica e singolare. La testa rivolta al cielo e la fiamma indicano invece l’affetto interiore sia della mente che del cuore. Insomma pregando l’uomo si immerge in Dio, fa esperienza di Dio. “Lasciati avvolgere dall’amore fedele, incondizionato e illuminato di Dio. La sua tenerezza lenisce il rigore e le asperità della vita”. (Lettera ai Romani 8,35) Come la donna in ginocchio e con il capo rivolto verso il cielo, esperimenti la tenerezza di Dio.

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Pagine bibliche

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

La vita della Beata Vergine Maria

L’infanzia di Maria. Meditazione di don Luciano Vitton Mea

L’infanzia di Maria è nascosta dal velo fecondo del nascondimento. Tutti i capolavori si formano lontano da occhi indiscreti, adombrati dai tratti misteriosi di una mano che modella e plasma le forme più belle. La vera bellezza matura sotto la coltre feconda del silenzio, sorge come atro nel crepuscolo che spegne i rumori del tempo. Maria non sfugge a questa legge, è un regalo di Dio che si scorge solo nella pienezza di una creatura “piena di Grazia”.

Il Vangelo dello Pseudo Matteo abbozza questa ipotesi: “Essendo compiuti i nove mesi, Anna mise al mondo una figlia e le diede il nome di Maria. Quando l'ebbe svezzata, il terzo giorno, Gioacchino e lei andarono al Tempio del Signore e, dopo che offrirono vittime al Signore, presentarono la figlioletta Maria, perché abitasse con le vergini che, notte e giorno, senza sosta, lodavano Dio” . Io preferisco seguire l’iconografia classica che rappresenta la piccola Maria seduta sulle gambe di Anna con il

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libro delle scritture aperto nelle sue mani. San Giovanni Paolo II così parla dell’infanzia della Vergine Santa: “La figura di sant'Anna ci ricorda la casa paterna di Maria, Madre di Cristo. Là Maria è venuta al mondo, portando in sé quello straordinario mistero dell'immacolata concezione. Là era circondata dall'amore e dalla sollecitudine dei suoi genitori: Gioacchino e Anna. Là `imparava' da sua madre, proprio da sant'Anna, come essere madre”. Maria ha imparato certamente da dai suoi genitori il primato della Parola di Dio, ad ascoltare è meditare le Sacre Scritture e a tradurle nell’innocenza della sua fanciullezza. Circondata dall’amore di Gioacchino ed Anna Maria ha imparato ad amare, a rispettare i comandamenti e a servire Dio nel volto delle e persone che incontrava o venivano ospitati nella sua casa. Gesù stesso ci ricorderà che: “chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”. Maria si è preparata a diventare la Madre di Gesù facendo fin da piccina la volontà di Dio, ascoltando nel silenzio del suo cuore quella Parola che un giorno si incarnerà nel suo seno.


VII Settimana di Pasqua

Mercoledì 11 Maggio

Nessuno può porre un limite all’amore di Dio che perdona Papa Francesco

III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Beato Diego de Saltana

Al mercedario, Beato Diego de Saldana, si deve la fondazione del celebre convento di Conxo presso San­ tiago di Compostella (Spagna), del quale ne fu commendatore perpetuo e la fonda­

Agisci Rifletterò su come le o­ pere di Gesù siano tutte in ordine alle esigenze del Vangelo e alla realiz­ zazione del Regno di Dio.

zione del convento di Monterrey (Verin). Vescovo di Beirut e ausiliare di Santiago di Compostella, fu molto devoto a Maria Santissima dalla qua­ le meritò più volte di essere confortato dal­ la sua visione e con­ solato dagli angeli,

finché con fama di santità rese lo spirito a Dio nella città di Avi la ne ll’a nno 1493.

Brano Evangelico: Gv 17,11­19

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Padre santo, custodi­ scili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho con­ servati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».

Contemplo: La tua parola è verità

(Gv 17,17)

Signore Gesù, nella tua preghie­ ra «sacerdotale» ci insegni che sei tu l'unica e vera Parola di Di­ o. Lo hai detto in un altro mo­ do: «Le parole che vi ho detto sono spirito e vita» (Gv 7,63) e

anche: «Il cielo e la terra passe­ ranno, ma le mie parole non pas­ seranno» (Mt 24,35). Insegnaci a capire le parole del tuo Vange­ lo, e noi, con san Pietro e con la Chiesa, ti invochiamo: «Signo­ re, da chi andremo? Tu hai paro­ le di vita eterna!» (Gv 6,68).

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Dalla Prima Lettura

Da custoditi a custodi At 20,28­38 Vi affido a Dio, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità.

C'è un momento, nella vita di ognuno, nel quale si deve passare ad essere da custodi a custoditi. Ciò significa che, se fino ad un certo punto dell'esistenza sperimentiamo la bellezza dell'essere accuditi e custoditi da qualcuno, ad un certo punto Dio ci affida qualcuno a cui noi, a nostra volta, dobbiamo fare lo stesso. E quanto dice Paolo ai responsabili della comunità di Efeso: egli si è preso cura di loro comportandosi con loro come un autentico padre nella fede, portandoli alla pienezza della maturità della vita in Cristo. Ma adesso tocca a loro: sono essi che devono, a loro volta, confermare i loro fratelli nella fede. Non puoi sempre restare in una specie di infantilismo spirituale: anche tu, dopo aver conosciuto la dolcezza di Dio che ti conduce per mano, devi diventare per gli altri esempio di maturità cristiana.

Preghiera

Signore, ti ringraziamo: infinitamente amati e accompagnati da te, attingiamo la forza di essere compagni di via, di amare e rispettare i nostri fratelli, di esserne compagni consapevoli e per questo discreti. Grazie a te, Signore, al tuo esempio di custode tenerissimo, giunge a compimento la risposta definitiva alla domanda rapace di Caino: «Sono forse io il custode di mio fratello?». Per te, con te, Signore, sì lo siamo, per tua grazia, per tutti, per sempre. Alleluia!

Meditiamo la Parola

Custodiscili nel tuo nome Meditazione a cura di don Carlo Moro Parroco di Gargnano

Questa seconda parte della preghiera inizia con l'ap­ pellativo «Padre santo» che mette insieme due termi­ ni tra loro contrapposti, perché l'aggettivo "santo" pone in risalto la trascendenza di Dio, il suo essere Altro rispetto all'uomo, mentre "Padre" rivela che l'amore è l'essenza di questo Dio, che liberamente sceglie di essere vicino agli uomini. A lui, Gesù chie­ de di «custodire» nel suo Nome, di «custodire dal Maligno» e di «santificare, consacrare nella verità» i discepoli. Il termine "nome" indica la persona stessa: Gesù chiede che i discepoli siano mantenuti dal Pa­ dre nella sua persona, nella sua vita. Il Padre, quindi, porta a compimento la missione del Figlio che è ve­ nuto a donare ai credenti ciò che gli è proprio: la co­ munione con il Padre. L'intervento di Dio Padre rag­ giunge i discepoli che sono nel mondo, ma non "del mondo" (Gv 15,19), perché hanno accolto la parola di Gesù e appartengono a lui. Per questo, però, è ne­ cessario mettere in luce ciò da cui essi saranno pro­ tetti: il Maligno. Dal momento che il Padre manterrà i discepoli nella comunione con sé, essi saranno so­ stenuti contro gli inganni del Maligno. Ma, come il Padre farà tutto questo? Santificando, consacrando i discepoli nella verità. Il verbo "santificare, consacra­ re" contiene in sé l'idea di "essere messo da parte" richiamando la realtà che caratterizza i discepoli: non appartenere al mondo, ma essere stati chiamati ad entrare in comu­nione con Dio. Questo avviene nella "verità", cioè nella "parola di Dio" (cfr. Gv 8,31). A questo punto, appare più chiara la dinamica che do­ vrebbe caratterizzare la nostra vita di credenti: siamo messi da parte e protetti dal Maligno, perché custodi­ ti nella comunione con il Padre. Ma tutto questo av­ viene nella "verità", cioè nell'obbedienza alla parola di Dio, come fa il Figlio che santifica se stesso vi­ vendo in libera obbedienza al Padre fino alla Croce. Dio Padre, quindi, ci sostiene in quella che è la no­ stra vocazione: vivere da figli in obbedienza alla pa­ rola divina che, come Paolo ricorda, «ha la potenza di edificare e di concedere l'eredità fra tutti quelli che da lui [Dio] sono santificati» (At 20,32).

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VII Settimana di Pasqua La Chiesa sente in maniera forte l’urgenza di annunciare la misericordia di Dio Papa Francesco

Il Santo del giorno:

Sant’Achilleo Santi Néreo e Achíl­ leo, martiri, che, co­ me riferisce il papa san Damaso, si erano arruolati come soldati e, spinti da timore, erano pronti ad obbe­ dire agli empi coman­ di del magistrato, ma,

Agisci Mi ritaglio un tempo tranquillo per ringraziare il Signore dell'Alleanza Nuova: quella siglata dal sangue del mistero pa­ squale. E lascerò pene­ trare in me quella parola di Paolo: "quello che conta è essere nuova cre­ atura" (Gal 6,15).

Giovedì 12 Maggio III Settimana del Salterio

convertitisi al vero Dio, gettati via scudi, armature e lance, la­ s c i a r o n o l’accampamento e, confessando la fede in Cristo, godettero del suo trionfo. In questo giorno a Roma i loro corpi furono deposti nel cimitero di Domi­

tilla sulla via Ardeati­ na. Etimologia: Achille = bruno, scuro, dal greco. Emblema: Palma.

Brano Evangelico: Gv 17,20­26 In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha cono­ sciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

Contemplo: L'amore sia in essi (cf cv 17,26)

La preghiera di Gesù al Padre è questa: «Padre, dona la tua buona volontà, la tua vita divina alla Chiesa, all'universalità degli uo­ mini, attraverso il dono dello Spi­ rito che è amore». La vita di Gesù

nella gloria della croce, nella ri­ surrezione, e in cielo alla destra del Padre, assicura all'umanità che la sua forza divina sarà sempre presente nella Chiesa, con l'amo­ re.

Non di solo pane ­ Numero 755 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 13


Dalla Prima Lettura

I tempi di Dio

Medita la Parola Come un mosaico Meditazione di Fiorella Elmetti

At 22,30;23,6­11 È necessario che tu dia testimo­ nianza anche a Roma

Gesù, in visione, annuncia a Paolo la meta della sua missione: Roma. Quando Luca scriveva gli Atti degli Apostoli, egli era consapevole che Roma non era soltanto una delle più grandi città del mondo: essa era il cuore dell'impero, per cui portare lì il messaggio evangelico significava iniziare un nuovo lavoro di evangelizzazione che avrebbe portato la parola di Gesù dappertut­ to, partendo proprio dal centro del mondo, che in quel momento storico era quella grande città. Paolo non sapeva che a Roma egli avrebbe trovato il suo destino e lì a­ vrebbe offerto a Cristo la sua testimonianza suprema attraverso il martirio. Intanto, il suo spostamento a Roma sarebbe avvenuto dopo diversi mesi da questa visione: impara anche tu a saper attendere i tempi di Dio, pregando e tacendo, finché i suoi piani di­ ventano chiari.

Preghiera

Signore, tu sai attendere e compatisci con amore la nostra debolezza dosando i pesi sulle nostre spalle, finché non saremo capaci di portarli. Nello stesso tempo, Maestro buono, tu inondi d'infinito la nostra realtà, con un tale fulgore, da renderla splendente, dinamica, luminosa, compimento di ogni nostra attesa per risorgere in te. Alleluia!

Ecco la domanda che mi sono fatta dopo aver letto il Van­ gelo odierno: perché Gesù ci tiene tanto all’unità dei cuori quando in realtà siamo tutti diversi? Poi ho riletto il brano della prima lettera ai Corinti scritta da san Paolo che tra­ scrivo: “Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un cor­ po solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fos­ se tutto occhio, dove sarebbe l’udito? Se fosse tutto udito, dove l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle decenti non ne hanno biso­ gno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le mem­ bra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte”. Ma, per quanto inte­ ressante, san Paolo non mi ha offerto una risposta esausti­ va. Però san Paolo mi ha ricordato l’immagine di un mo­ saico. Esso è composto da centinaia di tesserine diverse nel colore, nel disegno, nella forma, e se manca anche solo una tesserina piccola il mosaico non è completo. Per Gesù sono importanti tutti i colori, tutti i disegni, tutte le forme, cia­ scuno con il suo riflesso. Ma il mosaico non sta insieme da solo. Ci vuole perlomeno un cartone sopra di cui incollare le tessere, e questo cartone lo possiamo identificare con la Chiesa, dentro la quale abbiamo la dignità, in Cristo, di vivere da figli di Dio.

Non di solo pane ­ Numero 755 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 14


Venerdì 13 Maggio

VII Settimana di Pasqua Maria è così unita a Gesù perché ha avuto di Lui la conoscenza della fede Papa Francesco

Il Santo del giorno: Beata Vergine Maria di Fatima

Oggi si celebrano le apparizioni della Ver­ gine Maria a Fatima, in Portogallo nel 1917. A tre pastorelli, Lucia di Gesù, Fran­ cesco e Giacinta, ap­

III Settimana del Salterio

parve per sei volte la Madonna che lasciò loro un messaggio per tutta l’umanità. Il ve­ scovo di Leiria, nella sua lettera pastorale a chiusura del cinquan­ tenario, ha affermato che messaggio di Fati­ ma "racchiude un con­ tenuto dottrinale tanto

vasto da poter certa­ mente affermare che non gli sfugge alcuno dei temi fondamentali della nostra fede cri­ stiana...".

Brano Evangelico: Gv 21,15­19

Agisci: Mi esporrò silenziosa­ mente a quello sguardo che da sempre mi cono­ sce. Lascerò che la gioia di sapermi conosciuto da Dio mi permei e affiori alla coscienza.

In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signo­ re, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pie­ tro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi be­ ne?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Contemplo: Pasci i miei agnelli (Cv 21,15)

Il Nuovo Testamento è sempre concorde nell'attribuire a Pietro il primato nella Chiesa apostolica. È evidente negli Atti degli Apostoli, nei capitoli 1­15, che specificano il decreto del Signore Gesù: «Su

questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18). Lo stesso Pa­ olo ha dovuto «resistere» a Pietro, per riconoscere e confermare il primato di Pietro nell'amore, e­ spresso nelle parole: «Il Figlio di Dio mi ha amato e ha dato se stes­ so per me» (Gal 2,20).

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Dalla Prima Lettura

Vedere e cogliere At 25,13­21 Si trattava di un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo.

Paolo ha ormai raggiunto la maturità piena e sa vedere negli avvenimenti i segni dei tempi e la volontà di Dio. La maturità cristiana consiste nel saper cogliere i segni di Dio nel tempo, cioè la volontà di Dio nella storia, saperla leggere e nel medesimo tempo saper obbedire a Dio che guida la storia. Cristo annunciato e amato era il criterio con cui Paolo giudicava gli av­ venimenti, i fratelli, la situazione, perché sapeva che solo lui è la piena salvezza. È questo mistero profondo che non permette a Paolo di confondersi nella meschinità dell'avvenimento ma cerca di leggere dentro le cose quello che proviene dal mistero di Dio. Quello che ci importa è che Cristo viva in noi, che viva negli altri e quindi sia amato e conosciuto; è il grande criterio di fondo ed è anche il mistero del nostro giudicare, del nostro scegliere.

Medita la Parola La misericordia che forgia i santi Meditazione a cura della Redazione

Per tre volte Pietro aveva negato di conoscere il Maestro davanti alle sollecitazioni di una servetta. Il principe degli apostoli aveva fatto una ben magra figura, smentendo quanto solennemente promesso qualche ora prima. Per questa ragione, probabilmente, gli evangelisti ci presentano Pietro come l'ultimo, fra gli apostoli, a convertirsi alla gioia. Gesù è risorto, certo, e Pietro ha avuto anche la straordinaria esperienza di un'apparizione privata che non deve essere andata molto bene visto che nessuno ne parla. Ma è come se la resurrezione fosse per qualcun altro, non per lui. Perciò Gesù viene per salvare la pecora che si era smarrita, sul lago di Tiberiade alla fine di un'ennesima notte infruttuosa. Perciò lo prende da parte e lo aiuta a riconciliarsi con se stesso. Pietro è incalzato e ammette di voler bene al Signore. Ma non è più disposto a fare grandi proclami e grandi promesse. Troppo il dolore per osare ancora. Gesù sorride: ora Pietro è pronto. Poi-

Preghiera

ché ha sperimentato il proprio limite ora è capace di accogliere quello degli altri, senza giu-

Come bambini, Signore, il nostro cuore si altera al pensiero che qualcuno sia più amato di noi, come bambini dubitiamo e vacilliamo, se la tua forte mano non ci sostiene e non ci afferra. Ma come bambini possiamo rialzarci a ogni caduta e, ritrovato il sorriso del cuore, rispondere con la mano tesa al tuo richiamo, che manifesta il tuo progetto per noi: «Seguimi!». Alleluia

dizio e supponenza, ma con la misericordia che forgia i santi. Proprio come è successo a Pietro.

Non di solo pane ­ Numero 755 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 16


spiritualità

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

La vita della Beata Vergine Maria: l’Annunciazione

Piccola, dolce Maria ... Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Questa sera, contemplando le stelle, sento per la prima volta di avvicinarmi al Mistero di Maria, la piccola dolce fanciulla di Nazareth. Per la prima volta non la vedo sull’altare, come una statua immobile di cera, addobbata di abiti come una regina, ma come sorella, vicina a me seduta sulla sabbia del mondo con i sandali logori come i miei e con tanta stanchezza nelle vene. Piccola, dolce Maria, dal ventre grosso, guardata con sospetto dagli

abitanti di Nazareth, oggetto di pettegolezzi da parte delle donne del villaggio, che bisbigliano mentre attingono l’acqua dall’antico pozzo. Parlano di te piccina, della tua maternità, dicono che sei un poco di buono. Come ti sento vicina Vergine Madre; piccola Maria ci vuole tanto coraggio a credere in questa tua maternità, il coraggio dell’innocenza e della giovane età.

spiegare, lo so che quel Figlio fa parte di un sogno, di un mistero, di qualcosa di più grande che va oltre la nostra ragione; beata te che hai creduto. E’ il massimo che posso dire ad una ragazzina semplice, umile, povera che ha avuto la fortuna di parlare con gli angeli. Tu cosi piccola e fragile; ed è nella tua maternità che io trovo un contatto vitale con te, dolce Maria, sorella del mio cuore, compagna di viaggio. Questa sera, sotto questo cielo stellato, sento di avvicinarmi per la prima volta al mistero di Maria, la piccola dolce ragazza di Nazareth e mi inginocchio davanti a te, al tuo grosso ventre, al tuo mistero d’amore. Dolce Madre di tutte le madri, Madre di Dio e di tutti gli uomini.

Lo so che quel Figlio che porti in grembo non è frutto di un’avventura notturna che non vuoi

Non di solo pane ­ Numero 755 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 17


VII Settimana di Pasqua Misericordia è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello

III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il santo del giorno: San Mattia Apostolo

Di Mattia si parla nel primo capitolo degli Atti degli apostoli, quando viene chia­ mato a ricomporre il numero di dodici, sostituendo Giuda Iscariota. Viene scel­ to con un sorteggio, attraverso il quale la preferenze divina cade su di lui e non sull'altro candidato ­ tra quelli che erano Agisci Mi lascerò ripetere nel cuore le parole forti e consolanti di Gesù: “la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Signore, inonda il mio cuore di gioia piena, quella che nasce dall’essere in Te.

Sabato 14 Maggio

stati discepoli di Cri­ sto sin dal Battesimo sul Giordano ­, Giu­ seppe, detto Barsab­ ba. Dopo Pentecoste, Mattia inizia a predi­ care, ma non si han­ no più notizie su di lui. La tradizione ha tramandato l'imma­ gine di un uomo an­ ziano con in mano un'alabarda, simbolo del suo martirio. Ma non c'è evidenza sto­ rica di morte violen­

ta. Così come non è certo che sia morto a Gerusalemme e che le reliquie siano state poi portate da sant'E­ lena, madre dell'im­ peratore Costantino, a Treviri, dove sono venerate.

Brano Evangelico: Gv 15,9­17 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, ri­ marrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e ri­ mango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chia­ mo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiama­ to amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e por­ tiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Contemplo : Rimanete nel

mio amore (cv 15,9) Le parole «pasquali» in questi capi­ toli di Giovanni, pensiamole come una trascrizione delle parole di Ge­ sù prima della sua ascensione alla destra del Padre. Gesù non si è di­ staccato da noi, ma «è sempre vivo

per intercedere a nostro favore» (cf Eb 7,25). Egli «che ha dato la vita per i propri amici» ci ha insegnato ad amare tutta l'umanità, nessuno escluso, nemmeno i peccatori, per­ ché Lui ci ha amato «mentre erava­ mo ancora peccatori» (Rm 5,6).

Non di solo pane ­ Numero 755 ­ pagina 18


Dalla Prima Lettura

Le scelte di Dio

Medita La Parola

Il fiore più bello della creazione At 1,15­17.20­26 La sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli.

Subito dopo la morte e risurrezione di Gesù, è necessario che il consesso apostolico sia composto da dodici persone. Ecco che la sorte cade proprio su Mattia. uno dei primi discepoli del Signore. Di lui non abbiamo nessuna notizia, se non quella che ci comu­ nicano gli Atti degli Apostoli. Eppure, an­ che questo racconto è importante: esso ti dice che le scelte di Dio a volte sono imper­ scrutabili, e ci vengono manifestate in ma­ niera spesso inusuale. Quante volte hai fatto un progetto, e gli eventi ti hanno reso im­ possibile quanto avevi previsto? Eppure, spesso, il Signore ti ha preparato un piano molto più fecondo e proficuo di quello che avevi preparato tu: dunque. conviene dav­ vero fidarsi di Dio, in quanto egli ha per te dei piani di realizzazione e di speranza che tu nemmeno immagini.

Preghiera

Signore Gesù, noi ti ringraziamo! La tua parola di oggi porta a compimento il Vangelo di Giovanni e gli Atti degli apostoli. Eppure il nostro cuore attende ancora… altre parole, altri gesti… Tutto è compiuto da te, ma tutto è da compiere ora, per ciascuno di noi. Nella sequela, nella preghiera e nell'amore reciproco si scriveranno le nuove parole del vangelo di vita con la nostra vita. Alleluia!

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

"Se un uomo e una donna sono davvero marito e moglie, dice un proverbio cinese, allora è dolce anche essere mendicanti". In altre parole, se ci si ama, si può essere felici anche nelle circostanze più difficili, perché chi ama non ha paura di dare e ricevere amore e chi ama sa che senza l'amore dell'altro non trova completezza. E san Paolo, nel bellissimo inno all'amore, afferma: "Chi ama è paziente, non si adira, non invidia, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto scusa, tutto crede, non perde mai la speranza, tutto sopporta". Ci vuole quindi impegno nell'amore, che non è soltanto un sogno romantico, una poesia dolce, un viaggio che non conosce ritorno. L'amore è molto di più e in Gesù trova il suo culmine. L'amore è dono di sé, pura gratui­ tà, perenne perdita. Narra San Francesco di Sales: "Uno dei più celebri musicisti del mondo, che suonava a perfezione il liuto, diventò in breve così gravemente sordo fino a perdere completamente l'udito; tuttavia continuò a cantare e a maneggiare con meravigliosa delicatezza il suo liuto. Ma non potendo provare alcun piacere nel suo canto e nel suo suono, perché, privo dell'udito, non ne sentiva la dolcezza e la bellezza, cantava e suonava unicamente per contentare un principe, a cui aveva sommo desiderio di piacere, poiché gli era obbligatissimo, essendo stato allevato in casa sua fin dalla giovinezza. Perciò aveva un'indicibile gioia di piacergli, e quando il principe gli dava segno di gradire il suo canto, era fuori di sé dalla contentezza". L'amore è il fiore più sublime della creazione e il suo profumo è "rendere felice l'altro".

Non di solo pane ­ Numero 755 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 19


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 755 Domenica 8 Maggio 2016 Chiuso il 03/05/2016 Numero copie 1400

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

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