Non di Solo Pane n°756 - 15 Maggio 2016

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Non di solo

PANE

Domenica 15 Maggio 2016

VII Settimana del Tempo Ordinario

Vi insegnerĂ ogni cosa (cv 14,26) Settimanale di preghiera

Anno XV - n°

756


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Maggio 2016

Offerta quotidiana

Intenzioni mese di Maggio Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese

Intenzione del Santo Padre

Cuore divino di Gesù,

Perché in tutti i Paesi del mondo le donne siano onorate e rispettate, e sia valorizzato il loro imprescindibile contributo sociale.

io ti offro per mezzo

Intenzione missionaria

del Cuore Immacolato di Maria,

Perché si diffonda, in famiglie, comunità e gruppi,la pratica di pregare il santo Rosario per l’evangelizzazione e per la pace.

Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Intenzione dei vescovi Perché Maria, Madre della Chiesa, ci insegni a vivere sentimenti di tenerezza e compassione.

Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente e misericordioso, ci impegniamo con gioia nella costruzione della civiltà dell'amore.

Non di solo pane ­ Numero 756– Tempo Ordinario­ pagina 2


Domenica di Pentecoste Siamo tutti peccatori, ma viviamo la gioia del perdono di Dio e camminiamo fiduciosi nella sua Misericordia.

Domenica 15 Maggio

Papa Francesco

Il santo del giorno:

Pentecoste Presso gli Ebrei la festa era inizialmente denomi­ nata “festa della mietitu­ ra” e “festa dei primi frutti”; si celebrava il 50° giorno dopo la Pa­ squa ebraica e segnava l’inizio della mietitura del grano; nei testi bibli­ ci è sempre una gioiosa festa agricola. È chiamata anche “festa delle Settimane”, per la sua ricorrenza di sette

Agisci ... Lo Spirito scende su un gruppo di persone riunite insieme. La preghiera comunitaria è importante e più potente di quella individuale. Oggi mi farò promotore di un momento di preghiera che coinvolga altre p e r so ne ( f a mi l i ari , vicini di casa, amici...).

III Settimana del Salterio

settimane dopo la Pa­ sq ua; nel greco ‘Pentecoste’ significa 50ª giornata. Il termine Pentecoste, riferendosi alla “festa delle Settima­ ne”, è citato in Tobia 2,1 e 2 Maccabei, 12, 31­32. Quindi lo scopo primiti­ vo di questa festa, era il ringraziamento a Dio per i frutti della terra, cui si aggiunse più tardi, il ricordo del più grande dono fatto da Dio al po­ polo ebraico, cioè la pro­ mulgazione della Legge

mosaica sul Monte Sinai. Secondo il rituale ebrai­ co, la festa comportava il pellegrinaggio di tutti gli uomini a Gerusalemme, l’astensione totale da qualsiasi lavoro, un’adunanza sacra e par­ ticolari sacrifici; ed era una delle tre feste di pel­ legrinaggio (Pasqua, Capanne, Pentecoste), che ogni devoto ebreo era invitato a celebrare a Gerusalemme.

Brano Evangelico: Gv 14, 15­16. 23­26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Parà­ clito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràcli­ to, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Contemplo: Vi insegnerà ogni

cosa (cv 14,26) Lo Spirito Santo, il Paraclito, il Di­ fensore, l'Accompagnatore, il Conso­ latore, è la promessa di Gesù ai suoi discepoli, è il Dono del Padre alla Chiesa di Gesù. Sant'Agostino fa parlare Ge­sù così: «Voi mi rendere­

te testimonianza (Gv 15,27) proprio perché lo Spirito mi renderà testimo­ nianza. Egli nei vostri cuori, voi con le vostre voci; Egli con la sua ispira­ zione, voi facendo sentire la vostra voce secondo la profezia: "Per tutta la terra si diffonde la loro voce" (Sal 18,5)».

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Dalla Prima Lettura

Disponibili alla sua azione

Meditiamo la Parola La forza dello Spirito Meditazione a cura di don Carlo Moro

At 2,1­11 Tutti furono colmati di Spirito san­ to e cominciarono a parlare

Babele era stato il luogo nel quale Dio aveva confuso tutte le lingue degli uomini perché essi, accecati dalla loro superbia, non si capissero più. La superbia, infatti, crea sempre divisione e non permette di parlare una lingua comune. A Gerusalemme, il giorno di Pentecoste, avviene un miracolo atteso da secoli: il peccato che aveva diviso gli uomini viene cancellato dallo Spirito Santo, che ricrea l'unità fra tutti gli uomini e tra essi e Dio. Ora lo Spirito scende e crea la Chiesa, cioè la comunità dei credenti che per tutti i secoli parlerà la stessa lingua: è il linguaggio dell'amore, che unisce i cuori e rende uomini nuovi. Tu sai parlare questo linguaggio? Sai farti capire con questo linguaggio da tutti coloro che ti stanno vicino?

Parroco di Gargnano

Come assetati, accostiamoci alla fonte dell'acqua viva. Riconoscendo le nostre stanchezze interiori, chiediamo al Signore di accendere un fuoco nel cuore, spento alla gioia a motivo di effimeri, vani entusiasmi. Egli è pronto a riversare in noi quell'acqua che sazia la sete profonda, che lava una vita offuscata da errori e peccati. Egli vuole donarci la fiamma che illumina, riscalda e purifica l'uomo. Se amiamo, se solo vogliamo imparare ad amare alla scuola di Cristo, custodendo le sue parole, ci verrà donata una nuova condizione di esistenza: lo Spirito di Dio prenderà dimora in noi come in Gesù, rendendoci in lui figli di Dio, liberati dalla schiavitù del peccato e dunque liberi di scegliere la sequela di Cristo come via della vita. Maestro interiore, egli insegna al cuore la preghiera filiale,

Preghiera

Tu o Maria sei unita nella preghiera con gli Apostoli nel Cenacolo. Lì per opera dello Spirito, dono di Cristo Risorto, nasce la Chiesa, comunità di amore, in cui ogni barriera fra gli uomini viene abbattuta. Questa è la missione della Chiesa e di ogni cristiano: riconciliare gli uomini con Dio e tra loro per fare dell'umanità intera una comunione di persone. O Signore, lo stesso Spirito Santo che era sceso su Maria per far nascere in Lei Gesù figlio di Dio, scende di nuovo su di Lei e sugli Apostoli nel cenacolo per dare vita alla Chiesa, Corpo Mistico di Cristo. Concedi, ti preghiamo, che i cristiani siano nel mondo segno e forza attiva di unità fra tutti gli uomini.

l'abbandono

confidente

del

bambino che si sa amato e portato da suo padre. Divino artista, trasfigura il volto interiore di ciascuno come irripetibile immagine del Figlio unigenito. Testimone verace, ci farà comprendere e ricordare i segreti del regno dei cieli.

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VII Settimana del Tempo Ordinario Chiediamo al Signore di avere la tenerezza che ci fa vedere i poveri con comprensione e amore, senza calcoli e senza timori

III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il santo del giorno:

Sant’Ubaldo di Gubbio Appartenente ad una nobi­ le famiglia originaria della Germania. Rimasto ben presto orfano di entrambi genitori, Ubaldo fu alleva­ to da un omonimo zio che curò la sua educazione religiosa e l’intellettuale. Ordinato sacerdote nel 1114, qualche anno più tardi Ubaldo veniva eletto priore della sua canonica,

Lunedì 16 Maggio

di cui riformò la discipli­ na e il costume. La fama del suo nome e delle sue virtù si era diffusa al di fuori della sua città, tanto che Perugia nel 1126 lo acclamò suo vescovo. Ubaldo però, schivo di tanto onore, si recò subito a Roma per chiedere al Papa Onorio II di essere esonerato da tale incarico, ottenendone grazia. Il vescovo Ubaldo governò la diocesi di Gubbio per

31 anni, durante i quali superò felicemente avver­ sità ed ostacoli, riuscendo a piegare con la dolcezza i suoi nemici e ad amman­ sire gli avversari con la mitezza d’animo.

Brano Evangelico: Mc 9, 14­26

Agisci ... Per me che cosa significa fare opera di pace? C'è sicuramente una relazione che non vivo nella pace, con un familiare, con un collega di lavoro... Oggi mi impegnerò a fare concretamente un primo passo verso questa persona

In quel tempo, Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte e arrivando presso i disce­ poli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigi­ disce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragaz­ zo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gri­ dando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti diceva­ no: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi. Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

Contemplo: Aiuta la mia incredulità (Mc 9,24) Un padre chiede a Gesù la guari­ gione del figlio. I discepoli di Ge­ sù non sono riusciti a guarirlo, e possiamo comprendere lo stato d'animo di quell'uomo. Gesù lo

invita a credere: «Tutto è possibi­ le per chi crede», ed egli rispon­ de: «Credo; aiuta la mia increduli­ tà!». Sia questa la nostra preghie­ ra quando ci sentiamo poveri di fede e siamo stretti nel bisogno.

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Dalla Prima Lettura

Ecco la vera sapienza!

Medita La Parola

Fino a quando si sciolgono i nodi Meditazione di Fiorella Elmetti

L’amore di Dio per te non è una parola vana, è una parola che realizza ciò che porta in sé, è parola efficace, operante. Come l'incontro con l'altro ti cam­ bia, così l'incontro con il Dio di Gesù Cristo ti trasforma nella profondità del tuo essere. Tra il Dio trinitario e te l'alleanza è così tota­ le, così intima, così concreta, che è ormai impossibile parlare di lui, senza parlare nello stesso tempo di te. Fra me e te, dice Dio, vi è un legame che nulla potrebbe infrangere, lo sono il tuo Dio, tu sei il mio figlio. Mettere­ mo in comune, io la mia eternità, la mia vita e la mia santità, tu il tuo quotidiano, la tua vita terrena e la tua povertà. La tua esistenza si unirà alla mia, e non saremo mai più sepa­ rati, perché io sono Dio e non metterò più in questione la mia alleanza. (...) Fra me e te vi è una comunione di essere sul­ la quale si radica una comunione di sguardi e di amore. Jean Lafrance

Preghiera

Signore Gesù, la tua parola di oggi,la vicenda di «quel tale»,in cui ci riconosciamo: un gioco di specchi, da un lato, nel quale cerchiamo e riflettiamo sempre e solo il nostro «io», in una sterilità che ci rattrista... dall'altro un abbandono fiducioso al tuo amore, che non chiede altro che di essere accolto e ridonato. E noi, troppo immobili, a quel bivio. Perdonaci, Signore!

"Bisogna pregare, pregare di più, pregare meglio con umiltà e fiducia, pregare con Maria che tutti può ottenere. Dobbiamo restituire alla preghiera suo primato, la sua importanza, la sua dignità, semplice e solenne come conviene al culto de vero Dio e al colloquio filiale col Padre, mediante il Figlio nello Spirito Santo". Questo bel pensiero di Papa Paolo VI me lo sono ritrovato d'improvviso davanti agli occhi, come tanti altri pensieri che riporto qui e che mi arrivano proprio quando servono. Calza bene con il vangelo di oggi, dove gli apostoli sono incapaci di 'fare" come Gesù. Loro, me lo immagino, si saranno richiamati a compiere qualche gesto, come fanno i maghi o i santoni. Gesù, invece, li riporta all'origine della loro sequela. C'è l'amore di Dio da portare alla gente, e c'è da farlo con cuore, mani e piedi di uomo. È questa vicinanza che scuote, interroga, risana. Pregando e stando a contatto con la gente, racconta un sacerdote che ha il dono di far esorcismi: "A volte le persone vessate dal maligno stra­mazzano di colpo, per sottrarsi dall'influenza negativa, per lo scontro fra il bene e il male, perché non reggono alla preghiera, sono come fulminate dalla preghiera. Altre volte si agitano e tu lo senti, ascolti, tocchi il dolore, come il medico ascolta il cuore e i polmoni. Alcuni resistono in tutti i modi. Senti la resistenza allora insisti finché crollano e in quel crollo si allentano le tensioni, si sciolgono i nodi, si riposa da dure tensioni e trazioni del male che scuotono le persone e le rendono nervose, agitate e insonni". Già, ma bisogna pregare con insistenza, di giorno e di notte, per giorni, mesi o anni, realizzando con la pazienza quanto dice san Paolo di se stesso: "noi abbiamo il pensiero di Cristo.., per poter compiere le opere di Cristo".

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VII Settimana del Tempo Ordinario Il segreto della vita cristiana è l’amore. Solo l’amore riempie i vuoti, le voragini negative che il male apre nei cuori.

III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il Santo del giorno: Santa Giulia Salzano Giulia Salzano trascor­ se la sua vita dai di­ ciannove anni in poi nella città di Casoria, in provincia di Napoli, dov’era stata destinata come maestra elemen­ tare. Non si limitò tut­ tavia all’insegnamento, ma s’impegnò anche nella diffusione del catechismo. Insieme ad alcune compagne diede

Agisci ... Gesù, il Figlio di Dio, si è fatto nostro servo chiedendoci di imitare il suo esempio. Oggi coglierò un'occasione propizia per compiere un gesto di servizio nei confronti di qualcuno.

Martedì 17 Maggio

vita alle Suore Catechi­ ste del Sacro Cuore, col compito di far conosce­ re e amare Dio da tutti gli uomini. Morì a Ca­ soria il 17 maggio 1929, a 83 anni. Beati­ ficata a Roma il 27 a­ prile 2003, è stata ca­ nonizzata il 17 ottobre 2010. I suoi resti mor­ tali sono venerati nella cripta sottostante la chiesa della Casa ma­ dre delle Suore Cate­ chiste del Sacro Cuore

a Casoria, in piazza Giovanni Pisa 20. Martirologio Romano: A Casoria vicino a Napoli in Campania, beata Giulia Salzano, vergine, che fondò la Congregazione delle Suore Catechiste del Sacratissimo Cuore di G e s ù p e r l’insegnamento della dottrina cristiana e la diffusione della devo­ zione. verso l’Eucaristia.

Brano Evangelico: Mc 9, 30­37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideran­ no; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Contemplo: Umiliatevi davanti al Signore (Gc 4,10) L'umiltà è un tratto essenziale del discepolo di Gesù: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti» (Mc 9,35). Questo è l'insegnamento di Gesù,

che ci invita a metterci a servizio degli altri. San Giacomo ci esorta a riconoscere la nostra miseria, coscienti che di fronte al Signore sia mo po ver e cr eat ur e: «Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà» (Gc 4,10).

Non di solo pane ­ Numero 756 ­ pagina 7


Lettura spirituale

L’ospitalità

Meditiamo la Parola

Accogliere il regno come bambini Meditazione a cura di don Carlo Moro

I piccoli fratelli del Sacro Cuore di Gesù elargiranno l'elemosina, l'o­ spitalità e le medicine con estrema carità, come a dei fratelli amatissimi, a tutti coloro che le chiederanno, cristiani o infedeli, buoni o cattivi. Circonderanno di cure particolari i poveri e gli afflitti, membra sofferenti di No­ stro Signore Gesù, e i peccatori e gli infedeli, per «vincere il male con il bene» (Rm 12,21). Essi non faranno nessuna distinzione di per­ sone (Gc 2,9). Tranne che per ragioni di salu­ te, daranno a tutti gli ospiti, ai più poveri co­ me ai più ricchi, lo stesso cibo, lo stesso al­ loggio, le stesse cure, vedendo in tutti l'unico Gesù. Che la loro universale e fraterna carità risplenda come un faro, che nessuno, nemme­ no il peccatore e l'infedele, ignori che essi sono gli amici universali, i fratelli universa­ li.., che la loro fraternità è un porto, un asilo in cui ogni essere umano, soprattutto povero e afflitto, è fraternamente invitato, desiderato e accolto a ogni ora. Charles de Foucauld

Preghiera Signore Gesù, noi ti ringraziamo: la tua Parola, ineffabile, alla vigilia della tua passione e il congedo umile e fiero di Paolo, conscio dell'imminenza della propria morte, richiamano al nostro cuore realtà che ci superano enormemente. Solo la piccolezza è l'angolo privilegiato da cui contemplare e partecipare a questi doni d'amore, senza smarrire l'orientamento, senza farcene sopraffare, pronti a fare il nostro piccolo passo, quando tu ce lo chiederai. Alleluia!

Parroco di Gargnano

Oggi la lettera di Giacomo e il Vangelo di Marco ci invitano all'umiltà propria del bambino. C'e, in­ fatti, l'umiltà eroica di Giobbe che sa accogliere da Dio il bene e il male. Ma essa è di quei pochi che crescono in saggezza, proprio attraverso le prove della vita. C'è la cosiddetta "umiltà" di chi si ritie­ ne di per sé meschino, perché ha ricevuto un solo talento e lo sotterra. Questa, però, non è veramente umiltà ma si tratta di complesso d'inferiorità e di man­canza della giusta autostima. C'è, infine, l'u­ miltà di chi si fida di Dio, sempre, soprattutto nel tempo del dolore. È l'umiltà di Gesù che, nel Ge­ tsemani, angosciato per la morte imminente, gridò a Dio, chiamandolo: "Abba, papà!", come fa il bambino, quando vuole essere confortato. Quest'u­ miltà fiduciale non si inventa nel momento della prova, piuttosto emerge in essa se prima abbiamo fatto esperienza dell'abbraccio amoroso di Dio. Il Getsemani sup­pone il Tabor e tutti gli altri mo­ menti di preghiera solitaria nella quale Gesù sentì fortemente l'amore del Padre suo. Anche Maria trovò la forza di restare sotto la croce del Figlio, perché aveva conservato nel suo cuore le parole con cui l'Angelo la assicurava che lei aveva trovato sempre grazia davanti a Dio. Poi vengono i Mar­ tiri, i quali hanno saputo affrontare intrepidi i più atroci tormenti, perché nell'Eucaristia celebrata nelle loro Comunità avevano "gustato quant'è buono il Signore". Infine, noi, che per essere umili dobbiamo seguire "la piccola via" che ci ha propo­ sto santa Teresa di Gesù Bambino, la quale ha sa­ puto cantare all'Amore, anche quando, spiritual­ mente parlando, si sentiva all'inferno. E ha saputo far questo perché, nel tempo della consolazione, si è lasciata letteralmente cullare dal suo Buon Dio. Prendiamo, dunque, sul serio i nostri momenti di preghiera, e in essi, come bambini, lasciamoci ab­ bracciare da Dio, nostro Padre amoroso.

Non di solo pane ­ Numero 756 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 8


VII Settimana del Tempo Ordinario Gesù ha voluto conservare le sue piaghe per farci sentire la sua Misericordia. Questa è la nostra forza, la nostra speranza.

III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il Santo del giorno:

Beato Guglielmo da Tolosa Il beato Guglielmo nacque a Toulouse, in Francia, verso l’anno 1297 ed entrò nell’Ordine agostiniano a circa 19 anni di età. Compiuti gli studi a Parigi, trascorse la maggior parte della sua

Agisci Mi impegnerò a vivere questa giornata costantemente rivolto al Signore, offrendogli gioie e dolori, ringraziando e invocando il suo aiuto.

Mercoledì 18 Maggio

vita a Tolosa. Di senti­ menti assai delicati, buon predicatore, attirò molte persone alla vita religiosa. Amante della povertà, si dimostrò tenerissimo verso i po­ veri. Coltivò la mortifi­ cazione, ma la caratte­ ristica della sua vita fu la preghiera, tanto che «pregare o contemplare

o parlare di Dio» costi­ tuiva la sua attività pre­ ferita. Morì il 18 mag­ gio 1369. Il papa Leo­ ne XIII confermò il suo culto nel 1893. Il beato Guglielmo ci indica la via per vivere conti­ nuamente alla presenza di Dio.

Brano Evangelico: Mc 9, 38­40

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».

Contemplo: Beati i poveri in spirito (Salmo responsoriale)

La povertà in spirito è affidarsi in tutto al Signore, anche nelle cose di tutti i giorni. San Gia­ como ci insegna a dire: «Se il Signore vorrà, vivremo e fare­

mo questo o quello» (Gc 4,15), come a dire che dobbiamo fare tutto coscienti che abbiamo bisogno dell'aiuto del Signore, certi che egli vuole il nostro vero bene e ci guida ogni gior­ no con il suo amore.

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Lettura spirituale

La legge dell’amore

Meditiamo la Parola

Con due bottiglie di coca cola Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea

Buona è la legge della carità e dolce, la si sop­porta leggermente e dolcemente, anzi essa ren­de sopportabili e leggere anche le leggi degli schiavi e dei mercenari, che non distrugge ma fa in modo che si compiano, perché il Signore dice: « Non son venuto ad abolire, ma a com­piere la legge» (Mt 5,17). Essa modera l'una, dà ordine all'altra, allevia l'una e l'altra. La carità non si troverà mai senza timore, ma un timore puro; non si troverà mai senza desi­derio, ma un desiderio ben indirizzato. La carità adempie infatti la legge dello schia­ vo, infondendovi la religiosità; adempie quella del mercenario, stabilendo una regola alla sua brama. Pertanto la religiosità quando si accoppia al timore non lo annulla, ma lo rende puro. Ne esclude solo l'idea del castigo, cui esso rima­ neva legato finché continuava a essere quello dello schiavo; così il timore rimane nei secoli dei secoli, ma puro e filiale. Bernardo di Chiaravalle

Preghiera

Signore, ti ringraziamo: infinitamente amati e accompagnati da te, attingiamo la forza di essere compagni di via, di amare e rispettare i nostri fratelli, di esserne compagni consapevoli e per questo discreti. Grazie a te, Signore,al tuo esempio di custode tenerissimo, giunge a compimento la risposta definitiva alla domanda rapace di Caino: «Sono forse io il custode di mio fratello?». Per te, con te, Signore, sì lo siamo, per tua grazia, per tutti, per sempre. Alleluia!

Raccontano che una povera donna avesse avuto sette figli con sette uomini diversi che mai si pre­ sero cura dei bambini. Non lo fecero i suoi amanti (che certo la usavano approfittando della sua limitatezza), ma, proprio a causa di ciò, non lo fecero nemmeno i preti a cui lei si rivolse per far battezzare i suoi figli. Solo il Card. Bergoglio, ora papa Francesco, non appena egli venne a conoscenza della situazione, avvicinò la donna e i suoi figli. Una domenica li battezzò tutti, e per l'occasione diede un piccolo rinfresco con il poco che riuscì a racimolare: due bottiglie di coca cola, qualche sacchetto di patatine e una torta fatta in casa. A questo aneddoto mi sono detta che di fronte a Dio dovremo rispondere di quanti, giudicandoli indegni, allontaniamo dalla fede in Cristo. Scrive Padre Ermes Ronchi: "Il primo posto nel Vangelo non spetta alla morale, ma alla fede, alla relazione affettuosa con Dio, allo stringersi a Lui come un bambino si stringe al petto della madre e non la vuoi lasciare, perché per lui è vita". Dobbiamo lasciare spazio al Signore, non ai giudizi umani. Dobbiamo credere nell'azione dello Spirito Santo, ricordando l'insegnamento di Gesù: "Lo Spirito vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto". Questa, a detta di Padre Ermes, è "Una affermazione colma di bellissimi significati profetici. Due verbi: Insegnare e Ricordare. Sono i due poli entro cui soffia lo Spirito: la memoria cordiale dei grandi gesti di Gesù e l'apprendimento di nuove sillabe divine; le parole dette «in quei giorni» e le nuove conquiste della mente e dell'anima che lo Spirito induce. Colui che in principio covava le grandi acque e si librava sugli abissi, continua ancora a covare le menti e a librarsi, creatore, sugli abissi del cuore".

Non di solo pane ­ Numero 756 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 10


VII Settimana del Tempo Ordinario I Sacramenti sono la presenza di Gesù Cristo in noi. Per questo è importante confessarsi e fare la Comunione. Papa Francesco

Il Santo del giorno:

Beato Agostino Novello Il beato Agostino nac­ que a Tarano (Rieti). Studiò a Bologna di­ ritto e fece parte della corte del re Manfredi di Sicilia. Entrò nell’Ordine come fra­ tello laico nell’eremo di Rosia, presso Lec­ ceto, occultando la sua cultura e la sua

Agisci Cercherò di fare attenzione alle esperienze di bene che ho attorno a me e troverò il modo di collaborare con chi vi opera.

Giovedì 19 Maggio III Settimana del Salterio

posizione sociale con una vita austera e pe­ nitente. Scoperto il suo valore, fu condot­ to a Roma dal beato Clemente e avviato al sacerdozio. Nominato penitenziere della Cu­ ria romana, nell’anno 1298 fu eletto Priore Generale. Nel 1300, rinunziò al suo ufficio e si ritirò nell’eremo di San Leonardo al

Lago, presso Lecceto. Morì il 19 maggio del 1309 o 1310. I suoi resti mortali sono ve­ nerati nella chiesa parrocchiale di Ter­ mini Imerese (PA). Etimologia: Agostino = piccolo venerabile, dal latino.

Brano Evangelico: Mc 9, 41­50 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestin­ guibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».

Contemplo: Siate in pace tra

voi

(cf Mc 9,50)

Gesù ci esorta ad «avere sale» in noi stessi e a essere «in pace gli uni con gli altri» (Mc 9,50). Il sa­ le è il simbolo della sapienza, di ciò che porta sapore alla vita, la rende degna di essere vissuta. Oc­

corre saper valutare le cose alla luce di Dio, secondo la sua sa­ pienza, questo ci aiuterà nei mo­ menti di difficoltà a ristabilire la pace nell'intimo di noi stessi e tra di noi.

Non di solo pane ­ Numero 756 ­ pagina 11


Lettura spirituale

La dignità di ogni uomo Giac 5,1­6 Il salario dei lavoratori che voi non avete pagato, grida, e le loro proteste sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente.

Ciò che Giacomo nella sua lettera condanna, non è la ricchezza in quanto tale, ma quella ricchezza accumulata per mezzo del sopruso e della violenza, dell'ingiustizia e della frode. Arriverà il momento del giudizio e questa ricchezza si trasfor­ merà in accusa contro colui che l'ha conseguita così, determinandone la rovina. Sono passati molti secoli da quando Giacomo scriveva queste cose, ma ancora oggi e, forse, oggi più di allora, sono molti quelli che scelgono di arricchirsi sfruttando gli altri e calpestandone la dignità. La Chiesa non ha mai smesso di far sentire la sua voce anche in questo campo, Chiedendo a ogni cristiano di dare il suo contributo, ovunque si trovi a operare, per una società più giusta e rispettosa della dignità di ogni uomo.

Preghiera

Come bambini, Signore, il nostro cuore si altera al pensiero che qualcuno sia più amato di noi, come bambini dubitiamo e vacilliamo, se la tua forte mano non ci sostiene e non ci afferra. Ma come bambini possiamo rialzarci a ogni caduto e, ritrovato il sorriso del cuore, rispondere con la mano tesa al tuo richiamo, che manifesta il tuo progetto per noi: «Seguimi!». Alleluia!

Meditiamo la Parola

La morte, ma non peccati Meditazione a cura di don Carlo Moro Parroco di Gargnano

La messa in guardia di Gesù dagli scandali e le maniere drastiche che egli ci propone per evitarli, non sembrarono troppo dure al giovane Domenico Savio che, alla scuola di san Giovanni Bosco, aveva formulato questo proposito: "Preferisco morire, piuttosto che peccare". Alle stesse conclusioni arrivò la santa che oggi ricordiamo: Rita da Cascia, sposa, madre, vedova, poi monaca agostiniana. Lei, mamma tenerissima dei suoi due figli, piuttosto che vederli peccare per vendicarsi di un grave affronto subito, chiese al Signore che li facesse morire ancora innocenti. E fu esaudita, perché la vita dell'anima dei suoi figli valeva, ai suoi stessi occhi, più di quella del corpo. Con questa sua scelta, Rita dimostrò di non essere da meno della coraggiosa madre di cui ci parla il se­ condo libro dei Maccabei. Questa donna, "pur vedendo morire sette figli in un sol giorno, sopportava tutto serenamente, per le speranze poste nel Signore", e al più piccolo arrivò a dire: "Figlio, accetta la morte, perché io ti possa riavere, insieme con i tuoi fratelli, nel giorno della misericordia" (2Mac 7,20.29). Scelte del genere, oggi ci sembrano umanamente assurde; eppure, se prendiamo sul serio il Vangelo, non c'è altra via per la quale possiamo entrare nel Regno. Senza arrivare all'estrema conseguenza della morte, possiamo almeno intraprendere la strada, antica ma sempre attuale, della mortificazione. Così, per esempio, non scandalizziamo il povero tenendo chiusa la mano all'elemosina, ma priviamoci almeno del superfluo per condividerlo con lui. E, in­vece d'affrettare i nostri piedi per andare in casa di amiche dove ci sarà impossibile vincere la tentazione di spettegolare sugli altri, mettiamo un freno alla nostra lingua, come ci chiede la Scrittu­ra. Infine, non diamo più spazio alla curiosità morbosa, lasciando che i nostri occhi si fermino troppo a lungo su immagini tele­visive affatto edificanti; facciamoci, piuttosto ciechi, secondo il Vangelo, avremo più tempo e libertà per "vedere Dio" in una preghiera più profonda e meno disturbata

Non di solo pane ­ Numero 756 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12


VII Settimana del Tempo Ordinario Vivere la carità significa non cercare il proprio interesse, ma portare i pesi dei più deboli e poveri. Papa Francesco

Il Santo del giorno: San Bernardino da Siena Canonizzato nel 1450, cioè a soli sei anni dalla morte, era nato nel 1380 a Massa Marittima, dalla nobile fa­ miglia senese degli Albizze­ schi. Rimasto orfano dei genitori in giovane età fu allevato a Siena da due zie. Frequentò lo Studio senese fino a ventidue anni, quando vestì l'abito francescano. In seno all'ordine divenne uno dei principali propugnatori

Venerdì 20 Maggio III Settimana del Salterio

della riforma dei francesca­ ni osservanti. Banditore della devozione al santo nome di Gesù, ne faceva incidere il monogramma «YHS» su tavolette di le­ gno, che dava a baciare al pubblico al termine delle prediche. Stenografati con un metodo di sua invenzio­ ne da un discepolo, i discor­ si in volgare di Bernardino sono giunte fino a noi. Ave­ va parole durissime per quanti «rinnegano Iddio per un capo d'aglio» e per «le belve dalle zanne lunghe

che rodono le ossa del pove­ ro». Anche dopo la sua morte, avvenuta alla città dell'Aquila, nel 1444, Ber­ nardino continuò la sua opera di pacificazione. Era infatti giunto morente in questa città e non poté te­ nervi il corso di prediche che si era prefisso. Persi­ stendo le lotte tra le opposte fazioni, il suo corpo dentro la bara cominciò a versare sangue e il flusso si arrestò soltanto quando i cittadini dell'Aquila si rappacificaro­ no.

Brano Evangelico: Mc 10, 1­12

Agisci: Per amare il prossimo non è necessario compiere gesti eroici, bastano le piccole attenzioni. Oggi compirò un gesto di generosità offrendo qualcosa a qualcuno.

In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli inse­ gnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria mo­ glie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argo­ mento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, com­ mette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, com­ mette adulterio».

Contemplo: Benedici il Signo-

re, anima mia (Salmo responsoriale)

Ogni giorno dovremmo ringrazia­ re il Signore per quello che ci dà. Se a volte è facile ringraziarlo per i benefici, altre volte dobbiamo

riconoscere di aver bisogno di pa­ zienza. San Giacomo ci ricorda che sono beati quelli che sono sta­ ti pazienti (cf Gc 5,11). Dobbia­ mo, in fin dei conti, benedire il Signore e ringraziarlo anche per quei momenti in cui dobbiamo aver pazienza, perché questa è la via della vera beatitudine.

Non di solo pane ­ Numero 756 ­ pagina 13


Lettura Spirituale

Vittoriosi con Cristo

Meditiamo la Parola

I due saranno una carne sola Meditazione a cura di don Carlo Moro

Gesù a poco a poco ha educato i discepoli a contemplare il mistero di Dio unico, non come mistero solitario ma come mistero di amore e di dono. E noi a mano a mano che facciamo l'esperienza di un posto, di una ricerca, di una identità secondo il Vangelo giungiamo a capire un poco di più dove ci porta il mistero di Dio e dove stiamo andando. Certamente ci sono nel mondo molti mali, molte ingiustizie, molte crudeltà, molti misteri; molti li viviamo anche noi da vicino, ma sappiamo che Gesù è vittorioso sul male del mondo, non può lasciare che il male del mondo trionfi. Abbiamo in mano la vittoria, la carta vincente e con essa operiamo, pur nell'umiltà e nella modestia della nostra vita storica. Carlo Maria Martini

Preghiera

Signore Gesù, noi ti ringraziamo! La tua parola di oggi porta a compimento il Vangelo di Giovanni e gli Atti degli apostoli. Eppure il nostro cuore attende ancora… altre parole, altri gesti… Tutto è compiuto da te, ma tutto è da compiere ora, per ciascuno di noi. Nella sequela, nella preghiera e nell'amore reciprocosi scriveranno le nuove parole del vangelo di vita con la nostra vita. Alleluia!

Parroco di Gargnano

Se ai tempi di Gesù ci si rifaceva all'autorità di Mosè per giustificare il divorzio, oggi ci si appella soltanto alla propria coscienza e ai "casi della vita". Separarsi è più facile e frequente; con grave danno della stabilità familiare e della stessa nostra società. Ma è inutile piangere o recriminare sui tempi cattivi. Occorre, piuttosto, rievangelizzare il matrimonio e accompagnare con una pastorale adeguata le coppie che vogliono vivere coerentemente il sacramento di cui sono stati — e sono ancora — ministri. Dobbiamo tutti seguire gli insegnamenti di Gesù e riandare al progetto divino che ha fatto della famiglia un'icona perfetta della Trinità. I coniugi tra loro, e i genitori nel riguardo dei figli, sono e devono rimanere diversi, ma restare uniti dall'amore che valorizza le differenze nella complementarietà. Per attuare tale progetto, gli sposi cristiani devono arrivare ad amarsi "come Cristo ha amato la Chiesa, fino al punto di sacrificare se stesso per lei" (Ef 5,2527). Se il Signore chiede tanto a quei suoi discepo ­li chiamati alla vocazione matrimoniale, è perché, con la grazia propria del sacramento, dà loro una forza sufficiente, anzi sovrabbondante. Le inevitabili difficoltà della vita di coppia devono essere superate con il perdono quotidiano, mai con le rotture senza alternativa, come oggi, troppo spesso, si arriva a fare. È sano realismo applicare agli sposi la raccomandazione che san Benedetto fa ai suoi monaci, nella Regola: ogni giorno preghino insieme e ad alta voce il Padre nostro, perché «vincolati dalla promessa fatta con l'orazione stessa quando dicono: "Perdona a noi come anche noi perdoniamo", risolvano tutte le spine dei contrasti che nascono abitualmente» in ogni tipo di convivenza umana. Questo suppone che i coniugi cristiani preghino abitualmente insieme e credano alla promessa d'efficacia che Gesù ha legato alla preghiera fatta in comune.

Non di solo pane ­ Numero 756 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 14


VII Settimana del Tempo Ordinario L’amore di Dio non è generico. Dio posa il suo sguardo d’amore su ogni uomo e ogni donna, con un nome e cognome.

Sabato 21 Maggio III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il santo del giorno: Sant’Eugenio Mazenod

sacerdote ad Amiens testamento agli Oblati nel 1811. Torna ad Aix che lo circondava que­ e qui, nel 1816, fonda ste parole: «Praticate la Società dei missio­ tra voi la carità, la cari­ di Provenzala che Nato ad Aix in Proven­ nari Meditiamo Parolatà, la carità" e a al di za il 1° agosto 1782 più tardi si chiameran­ fuori lo zelo per la sal­ no Oblatiildisuo Mariaposto Im­ vezza delle anime». E' figlio di una Una nobilebarca, Meditazione di don Luciano Vitton Meastato beatificato il 19 macolata. Nominato famiglia, Carlo Giu­ seppe Eugenio Maze­ vicario della diocesi di ottobre 1975 da Paolo nod trascorre la sua Marsiglia e poi, nel VI e proclamato santo gioventù in Italia, esule 1837, vescovo " per da Giovanni Paolo II della rivoluzione fran­ ben 37 anni" , attua nel 1995. cese. Torna in patria pienamente il suo mot­ nel 1802, sei anni più to: «Mi ha mandato per tardi, entra nel Semina­ evangelizzare i pove­ rio di San Sulpizio a ri». Muore il 21 mag­ Parigi e viene ordinato gio 1861, lasciando in

Agisci Se ho vissuto l'esperienza del matrimonio, oggi mediterò su questo sacramento che ha trasformato la mia vita; se non sono sposato pregherò per tutti gli sposi, perché possano mantenersi fedeli nel loro amore.

Brano Evangelico: Mc 10, 13­16

In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.

Contemplo : Ti rendo lode,

Padre (Canto al Vangelo) Gesù rende lode al Padre poiché ha dato il regno dei cieli ai bam­ bini e a quelli che sono come loro: «Lasciate che i bambini vengano a me: a chi è come loro

infatti appartiene il regno di Di­ o» (Mc 10,14). Facciamo nostra la lode di Gesù, ringraziamo il Padre e chiediamogli di liberare il nostro cuore da ogni pre­ sunzione per diventare semplici e puri come i bambini.

Non di solo pane ­ Numero 756 ­ pagina 15


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 756 Domenica 15 Maggio 2016 Chiuso il 10/05/2016 Numero copie 1400

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

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