Non di Solo Pane m°757 - 22 Maggio 2016

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Non di solo

PANE

Domenica 22 Maggio 2016

VIII Settimana del Tempo Ordinario

Settimanale di preghiera

Anno XV - n째

757


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Maggio 2016

Offerta quotidiana

Intenzioni mese di Maggio Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese

Intenzione del Santo Padre

Cuore divino di Gesù,

Perché in tutti i Paesi del mondo le donne siano onorate e rispettate, e sia valorizzato il loro imprescindibile contributo sociale.

io ti offro per mezzo

Intenzione missionaria

del Cuore Immacolato di Maria,

Perché si diffonda, in famiglie, comunità e gruppi,la pratica di pregare il santo Rosario per l’evangelizzazione e per la pace.

Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Intenzione dei vescovi Perché Maria, Madre della Chiesa, ci insegni a vivere sentimenti di tenerezza e compassione.

Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente e misericordioso, ci impegniamo con gioia nella costruzione della civiltà dell'amore.

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Santissima Trinità Se abbiamo trovato il senso della vita in Gesù, non possiamo essere indifferenti davanti a uno che soffre, a uno che è triste. Papa Francesco

Il santo del giorno:

Santissima Trinità

La solennità della Santissima Trinità ricorre ogni anno la domenica dopo Pen­ tecoste, quindi come festa del Signore. Si colloca pertanto co­ me riflessione su tut­ to il mistero che ne­ gli altri tempi è cele­ Agisci ... lo sto vivendo da figlio fiducioso nel Padre e quindi libero di amare, di perdonare, di essere generoso, o vivo da schiavo pauroso e attaccato alle mie cose?

Domenica 22 Maggio IV Settimana del Salterio

brato nei suoi diversi momenti e aspetti. Fu introdotta soltanto nel 1334 da papa Giovanni XXII, men­ tre l'antica liturgia romana non la cono­ sceva. Propone uno sguardo riconoscente al compimento del mistero della salvez­ za realizzato dal Pa­ dre, per mezzo del

Figlio, nello Spirito Santo. La messa ini­ zia con l'esaltazione del Dio Trinità "perché grande è il suo amore per noi".

Brano Evangelico: Gv 16, 12­15

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Contemplo: Vi guiderà a tutta

la verità (cv 16,13) Ogni domenica è la festa della SS. Trinità. Ogni domenica siamo guidati dallo Spirito alla verità tutta intera. Il Dio del Vangelo è un Dio «Persona» che si rivela,

vive in mezzo al suo po­polo, si incarna nell'umanità. La Trinità è l'espressione di questa «vitalità» divina, è la radice dell'amore che è in noi: «In Cristo Gesù l'amore del Padre è stato riversato nei no­ stri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (cf Rm 5,1­5).

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Lettura spirituale

Dio ci ama nonostante tutto

Meditiamo la Parola Vivere per gli altri Meditazione di don Luciano Vitton Mea

L’ amore non consiste nel sentire che si ama, ma nel voler amare; quando si vuole amare, si ama; quando si vuole amare al di sopra di tutto, si ama al di sopra di tutto... Se accade di soccombere a una tentazione, significa che l'amore è troppo debole, non che non esiste; bisogna piangere, come san Pietro, pentirsi come san Pietro, umiliarsi come lui, ma come lui anche dire per tre volte: « vi amo, vi amo, sapete che, nonostante le mie debolezze e i miei peccati, io vi amo... ». Quanto all'amore che Gesù ha per noi, ce l'ha dimostrato abbastanza perché noi ci crediamo senza sentirlo: sentire che noi lo amiamo e che egli ci ama sarebbe il cielo, e quaggiù il cielo non esiste, tranne che in rari momenti e in rare eccezioni. Charles de Foucauld

Preghiera

O Trinità beata, oceano di pace, la Chiesa a te consacra la sua lode perenne. Padre d'immensa gloria, Verbo d'eterna luce, Spirito di sapienza e carità perfetta. Roveto inestinguibile di verità e d'amore, ravviva in noi la gioia dell'agape fraterna. Principio e sorgente della vita immortale rivelaci il tuo volto nella gloria dei cieli. Amen.

Parroco di Bovegno

Ogni mattina, appena il sole bussa alle finestre della nostra camera, noi apriamo gli occhi al mistero di un nuovo giorno. Il primo gesto è quello di tracciare sul nostro corpo il segno della Santa Croce e con le nostre labbra proclamiamo un altro mistero: quello di Dio. "Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". Parole semplici e abituali ma che ci parlano di Dio e della sua più profonda intimità. Pensare alla Santissima Trinità costa fatica. Più ci avviciniamo con la nostra mente a Dio e più ci sembra lontano, inaccessibile, ir­ raggiungibile. Eppure il mistero della Trinità è il cuore della fede cristiana, il mistero che ci svela non solo i segreti di Dio ma anche quello degli uomini. Parlando di Dio, seppur in modo velato, parliamo dell'uomo, delle sue origini, della sua storia. Come avvicinarci a così grandi misteri senza il rischio di esserne accecati? Con semplicità. Narra Mons. Antonino Bello che un giorno ebbe occasione di parlare della Santissima Trinità con un suo amico prete che lavorava con gli zingari. Questi gli disse: «Io ai miei zingari sai come spiego il mistero di un solo Dio in tre persone? Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In Dio, cioè, non c'è una persona che si aggiunge all'altra e poi all'altra ancora. In Dio ogni persona vive per l'altra. E sai come concludo? Dicendo che questo è una specie di marchio di famiglia. Una forma di "carattere ereditario" così dominante in "casa Trinità" che, anche quando è sceso sulla terra, il Figlio si è manifestato come l'uomo per gli altri». Vivere per l'altro questo è il mistero di Dio e il mistero di colui che è fatto a sua immagine e somiglianza. E' quel "per" che caratterizza la vita di Dio e la vita del Cristiano. Non dimentichiamolo mai quanto tracciamo sul nostro corpo il santo segno della Croce quando diciamo: " Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

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VIII Settimana del Tempo Ordinario La carità, la pazienza e la tenerezza sono tesori bellissimi. E quando li hai, vuoi condividerli con gli altri.

IV Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il santo del giorno:

Beato Folch

Raimondo

Figlio di Don Giovanni Folch, primo duca di Cardona (Spagna), il Beato Raimondo era destinato alla corte ma quando fu sul punto di essere presentato al Re, il giovane Raimondo si gettò ai piedi del padre

Lunedì 23 Maggio

supplicandolo di poter entrare nell’Ordine Mercedario. Avuto il consenso del padre, prese l’abito nel con­ vento di Barcellona dove esercitò la via spi­ rituale con umiltà e san­ tità tanto che i reali di Castiglia Ferdinando ed Isabella lo vollero a corte per servirsi dei suoi consigli. Procla­

mato vescovo di Cuen­ ca vi rinunciò per la sua grande umiltà finché santamente spirò nel convento di Saragozza fra le braccia dei suoi religiosi ed al suo fune­ rale partecipò tutta la corte. L’Ordine lo fe­ steggia il 23 maggio.

Brano Evangelico: Mc 10, 17­27

Agisci Oggi esco da mestesso e cerco di avere occhi per vedere il povero (a livello materiale, spirituale, interiore) vicino a me e mi prendo cura di lui.

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettando­ si in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua ma­ dre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; pos­ sedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quan­ to è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Contemplo: Dio solo è buono (Mc 10,18)

Dio è la fonte stessa della bontà, della bellezza: lui solo può dirsi davvero buono. A volte anche noi siamo buoni, ma purtroppo non lo siamo sempre. Il Signore Gesù,

dicendo che «nessuno è buono, se non Dio solo» (Mc 10,18), vuole insegnarci che la bontà perfetta non è di questo mondo. Ci esorta così a cercare solo in Dio la fonte di ogni bontà e misericordia.

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Lettura spirituale

Meditiamo la Parola Cosa devo fare per avere la vita?

Caratteristiche dell’accoglienza

Meditazione di don Luciano Vitton Mea Parroco di Bovegno

Chiunque venga nel nome del Signore sia accolto. In seguito, mettendolo alla prova, saprete chi è, perché siete in grado di distinguere la destra dalla sinistra. Se, dunque, colui che sopraggiunge è di passaggio, aiutatelo per quanto potete; però non si tratterrà presso di voi se non due o tre giorni, se ce ne fosse necessità. Se invece vuole stabilirsi presso di voi, nel caso conosca un mestiere, lavori e si guadagni da mangiare. Se non sa un mestiere, provvedete secondo il vostro buon senso a che un cristiano non abbia a vivere tra di voi nell'ozio. E se non vuole fare così, allora è un trafficante di Cristo. Guardatevi da gente così! Didachè

Preghiera

Signore Gesù, ti riconosciamo nella verità dello spirito, come il nostro unico Dio. Questo modifica profondamente la nostra vita:di che cosa abbiamo timore, quale insidia può farci vacillare? Tu, Signore, sei la nostra certezza, levighi e plasmi il nostro cuore e noi desideriamo per questo abbandonare e sconvolgere ogni progetto soltanto nostro per essere tua immagine. Sii benedetto nei secoli!

Di fronte a Gesù cadono le nostre certezze, le cose di sempre, buone o cattive che siano; con Lui cambiano le gerarchie dei valori, le priorità dettate dagli usi e dai costumi degli uomini. Così il tale del Vangelo si trova spiazzato, messo con le spalle al muro, costretto a tornare a mani vuote verso casa sua, ricca di troppi beni. Difficilmente coloro che sono ricchi di “se stessi”, avvolti in tiepide coperte tessute con rigide certezze, adornati da vistosi monili fabbricati da mani d’uomo, riescono a seguire Gesù, a raggiungere la pienezza di una vita basata su un conto in perdita. Dio ci chiama, ci invita a lasciare la quiete del porto, ci conduce sulle polverose strade dove l’uomo giace esanime, ad un crocicchio lontano dove un povero tende la sua mano. Ancora oggi l‘affascinante Parola che vince il lento logorio del tempo ci invita a vendere quello che abbiamo e quello che siamo per acquistare un tesoro che non ci verrà tolto. Gesù, la parola che oggi mi rivolgi, l’invito che mi fai «Và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi», lambisce la mia vita, ma non la scuote, penetra nel mio cuore, ma non lo cambia. Io sono quel cammello che deve passare nella cruna di un ago, la pietra che Tu solo puoi trasformare in pane. Non permettere Signore che torni indietro, verso casa mia; non permettere che le sirene di una apparente tranquillità abbiano il sopravvento, che i “trenta denari” di questo mondo distruggano ciò che Tu hai costruito nel misero tugurio del mio cuore. Ti prego, Signore, fermami, tira il logoro lembo di questa esistenza, tienimi con Te. Amen

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VIII Settimana del Tempo Ordinario Impariamo a “perdere” la vita per Cristo, secondo la logica del dono, del sacrificio. Con Cristo non perdiamo nulla.

IV Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il Santo del giorno: San Donaziano Donaziano e Rogaziano erano fratelli che abita­ vano a Nantes, ma solo Donaziano aveva rice­ vuto il Battesimo e pre­ dicava la fede cattolica. Nel tempo di una perse­ cuzione la cui data è ancora soggetta a di­ scussione (sotto Diocle­ ziano o sotto Decio) Donaziano, ancora ado­ lescente, fu arrestato e gettato in prigione. Il

Agisci ... Oggi, con la carità di Maria, provvederò al sostentamento di qualche famiglia che ne ha bisogno o farò un gesto di generosità verso una associazione che se ne occupa.

Martedì 24 Maggio

legato tentò di condurre Rogaziano al culto de­ gli idoli, ma, non essen­ dovi riuscito, lo fece gettare nella stessa pri­ gione. Desideroso del Battesimo, egli pensò che un bacio di suo fra­ tello lo avrebbe sostitui­ to. Tutti e due furono torturati qualche tempo dopo e uccisi. Dopo l'editto del 313 i corpi dei due martiri furono collocati in una chiesa più volte ricostruita, che ha il titolo di basilica

minore dal 1889 e fu affidata ai monaci di San Martino di Tours. La data della festa ha subito uno spostamento dopo la Rivoluzione. Tutte le diocesi della Bretagna e anche gli altri paesi evangelizzati dai Bretoni, come il Canada, hanno luoghi di culto dedicati ai «fanciulli nantesi».

Brano Evangelico: Mc 10, 28­31

In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

Contemplo: Gli ultimi saranno

primi (cfMc 10,31) La disputa sulla precedenza e sul­ la grandezza ricorre ripetuta­ mente nel Vangelo. La vera gran­ dezza scaturisce dall'esempio di abbassamento che ci ha dato Gesù

Cristo (cf Mc 10,45 e Gv 13,15) e Dio lo ha esaltato dandogli un nome sopra ogni altro nome (Fil 2,9) e lo ha costituito Signore dell'universo. Dio è colui che ab­ bassa i potenti ed esalta gli umili, come canta Maria, la «serva del Signore» (Lc 1,48).

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Lettura spirituale

Meditiamo la Parola

L’altro, un volto da riscoprire

Un vecchio cencioso! Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea Parroco di Bovegno

Tu non sei venuto a civilizzare i poveri, ma a evangelizzarli. Non sei sceso a colonizzarci, ma a stringere alleanze paritetiche con noi. Non hai considerato l'umanità come zona depressa da occupare, sia pure a fin di bene, con l'alterigia dei conquistatori, ma come partner con cui stabilire e osservare intese bilaterali. Tu sei un Dio estroverso, solidale con gli uomini. Tu sei nostro fratello, solidale con gli uomini. Aiutaci a collocarci sul crocevia delle culture, ma non per dirigere il traffico. (... ) Nel cielo più persone mettono tutto in co­ munione sul tavolo della stessa divinità, così che fra loro rimane intrasferibile solo l'identità di ciascuno, che è rispettivamente l'essere Padre, l'essere Figlio, l'essere Spirito Santo. Sulla terra gli uomini sono chiamati a vivere secondo questo archetipo trinitario: a mettere cioè tutto in comunione sul tavolo della stessa umanità. Tonino Bello

Preghiera

A te, Dio della promessa e del compimento, Signore di un dialogo d'amore che non lascia spazio alla morte, leviamo la nostra invocazione. Signore Gesù che ci chiami, ci ami e ci rendi capaci di una risposta d'amore, chiediamo di restare ancorati in te e liberati da qualunque desiderio che non sia quello di fare la tua volontà nel portare il dono dell'altro con responsabilità. A te la nostra lode, Signore della vita.

«Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Chi lascia tutto, riceve tutto, anzi qualcosa di più. Riceve la capacità di scorgere, là dove l'umana pietà fatica a penetrare, una luce nuova, di leggere tra le pieghe di ciò che ripugna la dolcezza di una presenza. Mi ha colpito un racconto di I. Turgheniev che ho trovato in un vecchio libro dal titolo Poesie in prosa e che esprime con una disarmante semplicità la verità poc'anzi esplicitata. "Passeggiavo per la via. Un mendicante, un vecchio cencioso, mi fermò. Aveva gli occhi infiammati, lacrimosi, le labbra violacee, le vesti a brandelli, e mostrava piaghe ripugnanti. Oh, come la miseria aveva laidamente conciato quell'essere infelice! Mi stese la mano rossa, gonfia, sudicia. Con un gesto mi chiese soccorso. Mi frugai per tutte le tasche. Non avevo né il portamonete, né l'orologio, neppure il fazzoletto; non avevo proprio nulla indosso. E il mendicante se ne stava sempre lì, in attesa. Tendeva la mano ed era scosso da un fremito lieve. Turbato, confuso, afferrai vigorosamente quella mano lurida e tremante: «Abbia pazienza, fratello, non ho niente». Il mendicante mi guardò coi suoi occhi infiammati; le sue labbra violacee si schiusero e sorrisero, e mi strinse a sua volta le gelide dita. «Che importa, fratello!», mormorò, «grazie lo stesso. Anche questa è un'elemosina!». Compresi che avevo ricevuto anch'io un'elemosina da quel mio fratello". Chi lascia tutto, riceve tutto perché acquista ciò che i soldi e le ricchezze non possono comperare: la semplicità. Beata semplicità che mi fai leggere la storia e gli avvenimenti attraverso il sorriso e la carità di un vecchio cencioso, che mi doni il centuplo attraverso le gelide dita di un mendicante.

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VIII Settimana del Tempo Ordinario Un cristiano non può mai essere annoiato o triste. Chi ama Cristo è una persona piena di gioia e che diffonde gioia.

IV Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il Santo del giorno: Santa Maria Maddalena de’ Pazzi Nasce nel 1566 e appar­ tiene alla casata de' Paz­ zi, potenti (e violenti) per generazioni a Firenze, e ancora autorevoli alla sua epoca. Battezzata con il nome di Caterina, a 16 anni entra nel mona­ stero carmelitano di San­ ta Maria degli Angeli in Firenze e come novizia prende il nome di Maria Maddalena. Nel maggio

Mercoledì 25 Maggio

1584 soffre di una miste­ riosa malattia che le im­ pedisce di stare coricata. Al momento di pronun­ ciare i voti, devono por­ tarla davanti all'altare nel suo letto. Da questo mo­ mento vivrà diverse esta­ si, che si succederanno per molti anni. Le descri­ vono cinque volumi di manoscritti, opera di consorelle che registra­ vano gesti e parole sue in quelle ore. Più tardi le voci dall'alto le chiedono

di pr om u over e l a «rinnovazi one della Chiesa» (iniziata dal Concilio di Trento con i suoi decreti), esortando e ammonendo le sue gerar­ chie. Scrive così a papa Sisto V, ai cardinali della curia; e tre lettere manda ad Alessandro de' Medi­ ci, arcivescovo di Firen­ ze, predicendogli il suo breve pontificato. La mistica morirà nel 1607 dopo lunghe malattie.

Brano Evangelico: Mc 10, 32­45

Agisci ... Quando sbagliamo, il Signore ci indica sempre la strada

per

rimetterci

sulla via giusta. Oggi, in cosa ho bisogno di convertirmi?

In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai di­ scepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà». Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servi­ re e dare la propria vita in riscatto per molti».

Contemplo: Il Figlio è venuto

per servire (cf Mc 10,45) Queste parole di Gesù mettono anzitutto in risalto una netta op­ posizione fra due modi di conce­ pire l'autorità. Da una parte,

un'autorità che è di dominio; dall'altra, un'autorità, quella del Figlio dell'uomo e del discepolo, che è invece di servizio. Un'altra precisazione: servire è una di­ mensione dell'intera esistenza ancorata nell'amore.

Non di solo pane ­ Numero 757 ­ pagina 9


Lettura spirituale

Meditiamo la Parola

La croce batte alle porte del cielo

Il calice di Cristo Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea parroco di Bovegno

Il Vangelo di Paolo è questo: il messaggio della Croce di Cristo che egli annuncia ai giudei e ai gentili. È la testimonianza di Cristo, ossia la morte di Cristo in croce. Cristo crocifisso, po­tenza di Dio e sapienza di Dio (1Cor 1,24), non solo perché inviato di Dio, Figlio di Dio e Dio lui stesso, ma perché crocifisso. Infatti la morte di croce è il mezzo di reden­zione prescelto dalla insondabile sapienza di Dio. La croce non è fine a se stessa, non è soltanto una insegna, è anche l'arma potente di Cristo, la verga del pastore con cui il divino Davide esce incontro a Golia. Il simbolo trionfale con cui egli batte alla porta del cielo e la spalanca, e vi entrano tutti quelli che camminano al seguito del Crocifisso. Edith Stein

Preghiera

Signore, ti rendiamo grazie per il vibrante vortice d'amore nel quale ci hai immesso, risposta a ogni smarrimento e a ogni domanda e fondamento di un vero servizio ai fratelli. Amare, in te, ogni uomo, ascoltare nel profondo la tua parola, incarnata nella storia di ciascuno, perché il tuo Regno si attui in terra e in cielo: sii tu il nostro aiuto e fa' che ti rendiamo grazie!

Anche i discepoli corrono il rischio di cadere nella trappola di una logica che cede il passo al prestigio, al “posto”, al sedere alla destra o alla sinistra di qualcuno che conta. Oggi, come allora, dobbiamo stare attenti alle lusinghe del “comune pensare”. Dietro le pieghe del bene, di una buona azione, di un atto di generosità si possono nascondere i velenosi nidi dell’auto compiacimento, del sentirsi “apposto”, del plauso della gente che spesso porta alle stelle ciò che poco dopo fa cadere miseramente nella polvere. Gesù ci promette un “calice”, il suo calice. E’ un battesimo che si consuma nel silenzio, nel bene nascosto, nella lieve brezza che non si avverte, sul ruvido e nodoso legno della solitudine, dell’incomprensione, del perdersi per amore e nella pura gratuità. Un calice che solo i piccoli e gli umili possono bere, un banchetto da cui sono esclusi tutti i grandi e i prepotenti di questo mondo. Signore, il tuo calice non è facile da trovare! Non è esposto nelle vetrine o nei musei così ricchi di opere d’arte; non è appariscente o vistoso, non luccica perché rivestito d’oro o di diamanti. E’ un calice nascosto tra le pagine semplici di una vita ricoperta di ordinarietà. Nel tuo calice non troviamo bevande inebrianti, vini famosi, spumanti costosi; nel tuo calice scorre il fremito di una vita bagnata di sudore, macchiata di fragilità, ricoperta dalle dure croste del quotidiano lavoro. Il tuo calice raccoglie i gemiti del moribondo, le lacrime degli orfani, la disperazione di una mamma che ha perso per sempre il suo bambino. Nel tuo calice Tu trasformi la morte in vita, le ombre della disperazione nell’aurora di una nuova speranza, gli azzimi della cattiveria nella fragranza di un amore che diventa pane per il fratello. Signore donami la grazia di accostare le mie aride labbra alla sorgente che nasce da un cuore diventato calice di vita. Amen

Non di solo pane ­ Numero 757 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 10


VIII Settimana del Tempo Ordinario Il Signore ci parla attraverso la Sacra Scrittura, nella preghiera. Impariamo a rimanere in silenzio davanti a Lui, a meditare il Vangelo. Papa Francesco

Il Santo del giorno:

Sant’Eleuterio Greco. Nato a Nicopoli nell'Epiro, fu papa dal 175 al 189. Dopo il mar­ tirio probabilmente fu sepolto in Vaticano, vi­ cino al corpo di san Pie­ tro. Il suo pontificato fu segnato da movimenti ereticali che giunsero fino a Roma. Tra di essi il montanismo, che so­ steneva l'imminente fine

Agisci Oggi con Maria, Regina della famiglia, prego per tutte le famiglie, soprattutto per quelle più in difficoltà. Come mi sto occupando della mia? La considero un dono di Dio, pur con i suoi difetti?

Giovedì 26 Maggio IV Settimana del Salterio

del mondo accanto a un forte rigore morale. E­ leuterio fu tollerante per evitare una scissione fra i cristiani. Invece contro i marcioniti, che ammet­ tevano tre principi e tre battesimi, e gli gnostici emanò un decreto nel quale, tra l'altro, si auto­ rizzavano i cristiani a cibarsi con qualsiasi ali­ mento e superare così la distinzione tra cibi puri ed impuri. Sembra inol­ tre che con un altro suo

decreto ordinò che il giorno di Pasqua si cele­ brasse di domenica. Il Martirologio Romano di lui riporta: «A Roma sant'Eleuterio, papa e martire, il quale convertì alla fede di Cristo molti nobili romani, e mandò nella Gran Bretagna Da­ miano e Fugazio, i quali battezzarono il Re Lu­ cio, insieme a sua mo­ glie e a quasi tutto il po­ polo».

Brano Evangelico: Mc 10, 46­52

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Contemplo: Il Signore Gesù è

la pietra viva (cf 1 Pt 2,4) L'apostolo Pietro ci esorta a cre­ scere verso la salvezza in un mo­ vimento dinamico. Se davvero abbiamo «gustato che buono è il Signore» (1Pt 2,3), non avremo

più timore, anzi ci affideremo con gioia a lui, pietra viva, angolare e solida, sulla quale costruire la no­ stra esistenza in questo mondo. Il Signore ci chiama a essere suoi amici, suo tempio spirituale nel quale vuole porre la sua dimora.

Non di solo pane ­ Numero 757 ­ pagina 11


Lettura spirituale

Le ali tarpate “Scrivo col piede sinistro articoli per la parrocchia, per un mensile locale, per il settimanale “Non di solo pane” che arriva in molte parrocchie non solo del bre­ sciano. Alcuni pensieri li metto anche su Facebo­ ok, perché ho tanti contatti soprattutto tra i giova­ ni. Così un messaggio positivo oggi, una poesia domani, un’esperienza intensa poi, provo a semi­ nare speranza. Fa parte del mio apostolato di con­ sacrata”. Fiorella infatti è una “piccola figlia della Croce”. In questa poesia del 1985 Fiorella già esprimeva per intero la sua piena intuizione della gioia che può essere acquisita vivendo nel Signo­ re, pur quando le nostre ali risultino “tarpate” in un modo o nell’altro: Le ali tarpate Non ho le ali per volare, le mie ali sono tarpate, paralizzate, recise, nel segno di croce. Eppure nell’amore io amo, nell’amore io sono, nella gioia io gioisco, nella gioia io esisto, nella speranza io spero, nella speranza io vivo. Poiché io sono, io esisto, io vivo con te e non sono infelice.

Preghiera

Signore Gesù, di fronte al mistero imperscrutabile della persecuzione siamo soli, davanti a te. Imprimi nei nostri cuori la tua immagine: Dio del perdono, vittima innocente - mite e fortissima - Signore misericordioso che ci rende persone dal grande cuore, capaci di accogliere l'offesa senza restituirla, di perdonare e chiedere perdono, anche senza comprendere. Per questo ti ringraziamo!

Meditiamo la Parola

Bartimeo, in continua preghiera Meditazione di Fiorella Elmetti Piccola figlia della croce - Lumezzane

Leggendo questo vangelo ho pensato a quanto fosse triste la vita quotidiana del cieco Bartimeo. Egli ci viene presentato come colui che “sedeva lungo la strada a mendicare”, ruolo scontato per la società di allora nei confronti di chi non poteva vedere, muoversi o camminare in autonomia. Forse, è proprio a causa di ciò che, al passaggio di Gesù, “molti lo rimproveravano perché tacesse”. Pur tuttavia, iI cieco Bartimeo non si arrende. L’evangelista Marco, infatti, sottolinea che “il figlio di Timeo”, nonostante i rimproveri “gridava ancora più forte”. E qui scatta il riscatto, perché quella vita di Bartimeo è una vita in attesa. Infatti, la speranza agita il suo cuore, come i flutti in tempesta agitano le onde del mare che purificandosi spingono le alghe, le conchiglie e i rifiuti verso la deriva. E com’è significativa questa agitazione. È segno di un cuore in continua preghiera. Perché la preghiera, come dice san Tommaso d’Aquino, “non viene presentata a Dio per fargli conoscere qualcosa che egli non sa, ma per spingere verso Dio l'animo di chi prega”. Capito? Nel cuore di Bartimeo c’è il desiderio vivo di incontrare Dio. E che il cuore di Bartimeo fosse in continua preghiera lo sottolinea pure il fatto che egli non chiama Gesù semplicemente col suo nome, ma riconosce in lui il “Figlio di Davide”, come è scritto nella Sacra Scrittura. Chissà quante volte l’ha sentita proclamare di sabato nella Sinagoga! Ed ora Gesù, sentendo quel grido provenire dai margini della strada di fede si ferma e lo fa chiamare. Bellissimo segno! Nessuna vita è tanto inutile da essere costretta a rimanere relegata nell’oscurità. Impariamo pure noi a non dare nulla per scontato, tanto meno quella di chi non può far altro che gridare la propria fragilità: “Rabbunì, che io veda di nuovo”!

Non di solo pane ­ Numero 757 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12


VIII Settimana del Tempo Ordinario Non possiamo restare chiusi nella parrocchia, nelle nostre comunità, quando tante persone sono in attesa del Vangelo! Papa Francesco

Il Santo del giorno:

Sant’Agostino di Canterbury Abate benedettino a Roma, fu invitato da San Gregorio Magno ad evangelizzare l'In­ ghilterra, ricaduta nell'idolatria sotto i Sassoni. Qui fu rice­ vuto da Etelberto, re di Kent che aveva

Venerdì 27 Maggio IV Settimana del Salterio

sposato la cattolica Berta, di origine fran­ ca. Etelberto si con­ vertì, aiutò Agostino e gli permise di predica­ re in piena libertà. Nel Natale successivo al suo arrivo in Inghil­ terra, più di diecimila Sassoni ricevettero il battesimo. Il Papa in­ viò altri missionari e nominò arcivescovo e

primate d'Inghilterra Agostino, che cercò di riunire la Chiesa bre­ tone a quella sassone senza riuscirci perché troppo forte era il ran­ core dei bretoni con­ tro gli invasori sasso­ ni. Suo merito però è stato quello di aver convertito quasi tutto il regno di Kent.

Brano Evangelico: Mc 11, 11­25

Agisci: Oggi, nonostante ie difficoltà che vivo e ho vissuto, guardo alla mia vita, con la luce dello Spirito, per scorgervi i segni della fedeltà di Dio.

Gesù entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per ve­ dere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono. Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scac­ ciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamo­ nete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di pre­ ghiera per tutte le nazioni”? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città. La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per que­ sto vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi acca­ drà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».

Contemplo: Vi farò una sola

domanda (Mc 11,29) Gesù non rifiuta mai le nostre do­ mande, è sempre pronto al dialo­ go, ma ci mette davanti al bivio della fede: o mettere in questione il Signore e la sua Parola, o la­

sciarsi mettere in questione da lui, nell'ascolto della sua Parola. La prima via porta a non ascoltare Dio che ci parla e arrivare quindi al limite del nulla; la seconda al dialogo fecondo con Dio, nella preghiera, e arrivare alla vita.

Non di solo pane ­ Numero 757 ­ pagina 13


Lettura Spirituale

Meditiamo la Parola

La forza di semi del Regno

Esteriormente impeccabili Meditazione di don Luciano Vitton Mea Parroco di Bovegno

Noi siamo chiamati a compiere il gesto di Dio il gesto del seminatore. Invece di denunciare sempre la tristezza dei tempi o la caduta dei valori, dovremmo coltivare una fiducia nuova nella forza contenuta nei poveri e piccoli semi del Regno, nelle gemme di bontà e di giustizia che spuntano e sono vincenti. Anche se talvolta appare gravida di morte, la storia in realtà è incinta di Dio, di risurrezione. Dio è ancora all'opera in seno alla terra, in alto silenzio e con piccole cose. Se accostiamo l'orecchio al cuore della vita, al pulsare del cosmo, sentiamo, come nella notte della risurrezione, un rotolio profondo di pietre smosse, come il rotolare della pietra dal sepolcro di Cristo. Sentiamo milioni di semi che premo­no alle frontiere della vita, smuovono, attraver­sano, aprono zolle che parevano impenetrabili. Ermes Ronchi

Preghiera

Signore Gesù, ti rendiamo grazie per coloro che, sono tuoi discepoli, ma esclusi e marginali. Per loro brilla la buona notizia del tuo amore e arde ogni lettera della tua Parola! Da questi poveri giunge a noi l'annuncio di salvezza, un dono silenzioso, fatto con il cuore, che siamo chiamati a contemplare,per convertire il nostro cuore a te, povero per i poveri!

Ritorna anche in questo brano del Vangelo l’immagine dell’albero. Si tratta di un fico ricco di foglie, verde e rigoglioso, ma privo di frutti. Un albero che non porta frutti è in realtà secco, arido, inutile. E’ immagine della vita cristiana priva di Carità, di misericordia, di benevolenza. Cristiani sempre lì, in piedi, assidui, esteriormente impeccabili: osservanze, pratiche, elemosina, messa festiva, comportamento esteriormente inappuntabile. Ma privi di linfa. Dal loro cuore nascono rancori, maldicenze, critiche, sentimenti cattivi. Sono duri, rigidi, inospitali. Da soli siamo condannati a questa aridità, a diventare come il fico: ricchi di foglie prima, secchi quando non siamo in grado di donare frutti a chi ne ha bisogno, poi. “L'uomo che non vuole incorrere in questa maledizione, si preoccupa di stabilire un contatto continuo con il «corso d'acqua». Preghiera, silenzio, sacramenti, contemplazione, liturgia, confronto costante con la Parola di Dio. Proprio per conservare la freschezza, la spontaneità, la giovinezza, la libertà, il gusto del rinnovamento. Per garantire l'ombra, ossia qualcosa di riposante, di confortante, un senso di pace, di fiducia per tutti coloro che l'avvicinano” (Alessandro Pronzato). Dio che sei cuore, entra ancora una volta nella mia solitudine, nel deserto di un’anima inospitabile, priva di vita, apparentemente abitata, ma in realtà popolata solo da ombre e da ricordi ancorati al passato. Vieni a riversare in me il dono di te stesso , che sei così diverso e ti facesti così simile a me, uomo di poca fede. Donami la freschezza della tua parola, la sostanza di un pane che diventa, per opera dello Spirito Santo, tuo Corpo. Vienimi vicino e prendimi per mano; guidami sul tuo sentiero, così ricco d’incontri, di volti, di fratelli con cui condividere un lembo di questa mia vita. Tu conosci, o eterno incontro, la mia prigionia: liberami dal mio egoismo, dalle tenebre del peccato, dalla solitudine della mia presunzione. O eterno incontro, abbracciami nel tuo amore, sussurrami il tuo perdono.

Non di solo pane ­ Numero 757 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 14


VIII Settimana del Tempo Ordinario Signore, insegnaci a uscire da noi stessi. Insegnaci a uscire nelle strade e manifestare il tuo amore.

Sabato 28 Maggio IV Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il santo del giorno:

stato voluto da re minato vescovo di Childerico, che l'ave­ Parigi. Oggi riposa va donato a Germano nella chiesa che por­ (496­576), abate del ta il suo nome. Meditiamo la Parola Saint­Germain­des­ monastero benedetti­ Prés è oggi Una tra ibarca, no di San il Sinforiano, suo postoE t i m o l o g i quartieri più sugge­ cui attribuiva la sua a: Germano = Meditazione di don Luciano Vitton Mea stivi di Parigi. La miracolosa guarigio­ fratello/sorella, dal chiesa che vi sorge è ne. Saint­Germain latino. stata ricostruita nel divenne il monastero 990, dopo la distru­ più importante di zione dell'abbazia Parigi e uno dei precedente. L'edifi­ grandi polmoni spiri­ cio ­ che sorgeva ap­ tuali dell'Occidente. punto "nei prati" at­ Germano fu poi no­ torno a Parigi ­ era San Germano di Parigi

Agisci Oggi comprendo che quando non mi comporto secondo l'amore di Dio, prima di tutto ferisco me stesso. Oggi, in ogni cosa, mi ricordo che amarmi significa non tradire la mia intima natura che è stata creata da Dio per compiere il bene

Brano Evangelico: Mc 11, 27­33

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Ri­ spondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Contemplo :

Abbiate fede (Mc

11,24)

Gesù vuole insegnarci ad avere fede nella bontà del Padre, il quale non mancherà di provve­ dere ai nostri bisogni. Gesù, pe­ rò, ci insegna pure che il Padre

vuole da noi l'amore per i nostri fratelli, un amore capace di per­ donare, di accogliere quanti sono nel bisogno. Per questo Gesù ci ha scelti: perché portiamo nel mondo frutti di pace e di bene, nella preghiera e nelle opere buone.

Non di solo pane ­ Numero 757 ­ pagina 15


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 757 Domenica 22 Maggio 2016 Chiuso il 17/05/2016 Numero copie 1400

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

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Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

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