Non di Solo Pane n°760 - 12 Giugno 2016

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Non di solo

PANE

Domenica 12 Giugno 2016

XI Settimana del Tempo Ordinario

Anno XV - n°

“La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!”. Il Calice di Gesù

TANTI AUGURI DON LUCIANO DA TUTTA LA REDAZIONE DI di DI donSOLO Luciano Vitton Mea “NON PANE”.

Settimanale di preghiera

760


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Giugno 2016

Offerta quotidiana

Intenzioni mese di Giugno Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese

Intenzione del Santo Padre

Cuore divino di Gesù,

Perché gli anziani, gli emarginati e le persone sole trovino, anche nelle grandi città, opportunità di incontro e di solidarietà.

io ti offro per mezzo

Intenzione missionaria

del Cuore Immacolato di Maria,

Perché i seminaristi, i novizi e le novizie incontrino formatori che vivano la gioia del Vangelo e li preparino con saggezza alla loro missione.

Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni,

Intenzione dei vescovi

di questo giorno,

Perché ci impegniamo a riportare la fraternità al centro della nostra società, troppo condizionata dalla cultura dello scarto.

in riparazione dei peccati,

Intenzione del Vescovo di Brescia

per la salvezza di tutti gli uomini,

Mons. Luciano Monari

nella grazia dello Spirito Santo,

Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente e misericordioso, ci impegniamo con gioia

le gioie e le sofferenze

a gloria del divin Padre.

nella costruzione della civiltà dell'amore. Non di solo pane ­ Numero 760­ Tempo Ordinario ­ pagina 2


XI Domenica del Tempo Ordinario Quando qualcuno si dimentica la necessità che ha di perdono, lentamente si dimentica di Dio, si dimentica di chiedere perdono e non sa perdonare. Papa Francesco

Il santo del giorno:

San Marino Monaco Nel V secolo ­ così di­ cono le cronache anti­ che ­ esiste sul monte Titano un celebre mo­ nastero, ove, in una cella appartata, vive un monaco di nome Mari­ no. È il monaco santo, patrono della repubbli­ ca del Titano, da lui detta appunto Repub­ blica di San Marino. È

il santo odierno che viene festeggiato, nella piccola Repubblica, il 3 settembre, ma in molti calendari trova posto il 12 giugno. La leggenda dice che, prima di mo­ rire, si fece trasportare sul punto più alto del monte Titano e di lì pronunciò le seguenti parole che sono il rias­ sunto di tutta la storia della piccola Repub­ blica: «Vi lascio liberi

Domenica 12 Giugno III Settimana del Salterio

da ogni autorità, sia civile sia ecclesiastica». Sarebbe questa la na­ scita del piccolo stato, incuneato in un pezzo d'Italia, al di sopra di Rimini. San Marino, monaco santo, è amato e venerato dai samma­ rinesi, ma anche altro­ ve. Molti quelli che ne portano il nome, e ne ricevono la protezione.

Brano Evangelico: Lc 7, 36­50

Agisci Il perdono ci fa rinascere a vita nuova. Oggi cercherò di celebrare il sacramento della Riconciliazione.

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fari­ seo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li bacia­ va e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento dena­ ri, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condo­ nato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i pecca­ ti?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Contemplo: Ha molto amato (Lc 7,47)

Luca nell'episodio del fariseo e della peccatrice racconta un miracolo, il più bello di tutti, di Gesù: il miracolo dell'amore. Gli Apostoli commentano per noi le parole di Gesù: «Soprattutto

conservate tra voi una grande carità, perché la carità co­pre una moltitudine di peccati» (1Pt 4,8). «Chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati» (Gc 5,20).

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Lettura spirituale

La sfida del perdono

Meditiamo la Parola Meditazione di don Luciano Vitton Mea Parroco di Bovegno

Perdonare è spesso una sfida gigantesca, una vera conversio­ ne. Chi perdona e si fa ispirare dalla logica di Dio, logica della grazia, ri­ stabilisce innanzi tutto dei rapporti giusti, nuovi, dignitosi. Chi perdona spezza il cir­ colo della violenza, disarma la vendetta, si fa permeare dall'amore che fa ripartire. Il verbo greco che i Vangeli impiegano per dire il perdono contiene l'idea di moto, il partire da un luogo e il dirigersi verso un altro luogo, indica il movimento della nave che salpa, della carovana che parte, delle porte della prigione che si aprono. Con il perdono il cuore sceglie come suo spazio il futuro e non il passato, il viaggio e non l'immobilità. Perdono nella sua etimologia significa donare qualcosa di sé ad altri. La vocazione dell'uomo è quella di essere le­ game e dono. Perdonando restituisco vigo­ re e salute al legame ferito, ritrovo la mia identità nella relazione restaurata, mi riap­ proprio dei cuore che Dio mi ha dato, e che non è solo la sede di emozioni e senti­ menti, ma soprattutto il luogo unitario di scelte ispirate, di decisioni ragionate e ra­ gionevoli, che dischiudono ciò che è chiu­ so, che aprono ciò che sembrava sbarrato. Ermes Ronchi

Preghiera

Ecco le parole, Signore, che richiamano al nostro cuore accoglienza e vita reciprocamente donata: donna, casa, mensa, bacio, lacrime, profumo. Ti rendiamo grazie, Signore Gesù, per aver accolto questo modo di declinare l'amore autentico, forte, commosso e pieno di riconoscenza verso la tua santissima e amatissima persona. Signore, fa' che in noi non si spenga né si affievolisca l'amore.

La donna del Vangelo che entra furtiva nella casa di Simone, il fariseo, non ha un nome, gli uomini la identificano con il suo peccato, col marchio infamante che porta impresso sulla fronte: “una peccatrice di quella città” . Ma questa donna deve aver intuito che Gesù va oltre il peccato e sa distinguere la creatura dal male che la segna. Afferma Sant’Agostino: «L'uomo e il peccatore sono come due cose distinte: l'uomo è opera di Dio, il peccato­re è opera dell'uomo. Distruggi ciò che tu hai fatto, .af­finché Dio salvi ciò che egli ha fatto. Devi odiare in te la tua opera, e amarvi l'opera di Dio. E quando cominci a dispiacerti di ciò che hai fatto, allora cominciano le tue opere buone, perché riprovi le tue opere cattive. Allora, tu operi la verità e vieni alla luce […]». Gesù non identifica la peccatrice con il peccato ma la chiama donna; vede in lei l’arcana innocenza, nelle sue lacrime la nostalgia di un’antica giovinezza inaridita dalle rughe della debolezza e dell’umana fragilità. La peccatrice diventa di nuovo donna, ritrova la dignità artefatta dal fango perché a scorto in Gesù non il giudizio ma la misericordia, il perdono anziché la condanna,

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XI Settimana del Tempo Ordinario La preghiera è una vera e propria missione, che porta il fuoco dell’amore all’intera umanità. Papa Francesco

Il santo del giorno:

Sant’Antonio Padova

da

Fernando di Lisbona na­ sce nel 1195 da nobile famiglia. Dopo una breve esperienza fra i canonici regolari a Lisbona e a Coimbra, entra nel con­ ventino di Olivais della famiglia minoritica di Francesco d'Assisi. Il giovane frate vuole anda­ re missionario in Maroc­ co, ma per una tempesta ripara a Messina. Di lì si reca ad Assisi, poi in un

Lunedì 13 Giugno III Settimana del Salterio

eremo presso Forlì, quin­ di in Francia e poi a Pa­ dova, che diventa la sua vera città. Da Padova sant'Antonio ha preso il nome, a Padova ha dato gloria per sempre. Sant'Antonio è un santo tra i più popolari. Possia­ mo dire che non vi sia chiesa senza una sua sta­ tua e che non ci sia una famiglia che non lo abbia mai pregato. Santo dei poveri, santo della carità, predicatore insigne, mae­ stro di vita e di spirituali­ tà. Non è solo santo, ma

anche dotto, anzi, dottis­ simo, tanto da essere pro­ clamato, nel 1947, «dottore evangelico». Insegna l'amore al vange­ lo, alla chiesa e ai poveri. Infinite le opere di carità, che ne portano il nome. Innumerevoli quelli che si rivolgono a lui per chiedere grazie, sicuri di essere ascoltati. Gli è stato dato, infatti, l'attri­ buto di «taumaturgo», cioè operatore di miraco­ li.

Brano Evangelico: Mt 5, 38­42

Agisci La non violenza proposta da Gesù non è debolezza, ma è la forza dell'amore e del perdono. Non renderò a nessuno male per male.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pór­ gigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

Contemplo: Da' a chi ti chie-

de (Mt 5,42) Gesù ci insegna a essere generosi. Animati dal suo stesso Spi­ rito, sappiamo comprendere i bisogni del nostro prossimo e venire in suo aiuto, anche più di

quanto ci viene richiesto. Solo se abbiamo uno sguardo di fede riusciamo a vedere nel fratello un figlio di Dio da perdonare, da curare e da assistere. Chie­ diamo al Signore di rinnovare ogni giorno il nostro cuore, per guardare con i suoi occhi il nostro prossimo.

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Lettura spirituale

La legge dell’amore

Meditiamo la Parola

La virtù dei forti Meditazione di don Luciano Vitton Mea

II cristiano non deve vendicarsi, ma perdonare. Quante volte? Non sette volte, ma settanta volte sette (cfr. Mt 18,22). Vinci il male con il bene. Sembra uno degli insegnamenti fondamentali del Nuovo Testamento: la legge del taglione è stata so­ stituita dalla legge dell'amore, prendendo come modello il modo di agire del Padre che fa piovere sui buoni e sui cattivi, e che fa splendere il suo sole sui giusti e sugli ingiusti (cfr. Mt 5,45). Questo non significa che il perdono non debba passare anche attraverso la punizione del delinquente; anzi, la punizio­ ne è uno degli elementi che contribuisce alla ricostruzione di un mondo nuovo (per questo Rosaria Schifani chiedeva ai mafiosi che le avevano ucciso il marito di invocare in gi­ nocchio il perdono). Ma significa che si esce dal mondo del male e si entra in un cam­ mino che riporta nella vita delle persone e della comunità una speranza nuova di vita. Qualcuno obietterà che il perdono non serve a nulla. Anche se la persona che ha prodotto l'offesa chiede perdono, e la persona offesa lo concede, le cose restano come prima. (...) In­ vece dobbiamo dire che serve. E vero che non riporta le persone alla situazione prece­ dente, ma mette le basi di un mondo nuovo. Giordano Muraro

Preghiera

Signore Gesù, la tua parola di oggi ci spinge a scoprire, nel profondo del cuore, nuovi orizzonti nel rapporto con gli altri, cogliendo la complessità delle relazioni e semplificandola con un'amorevole e consapevole percezione di sé e dell'altro. In questo cammino non facile di liberazione, ti chiediamo di sostenerci, e ti rendiamo grazie infinitamente per il dono della tua presenza!

Parroco di Bovegno

Beati i misericordiosi... La misericordia è la misura che qualifica la vera qualità della vita cristiana. Scevra da ogni atteggiamento che implica alterigia, un “guardare dall’alto al basso” , si riveste con gli abiti umili della compassione, nasce dal desiderio di essere uguali, prepara il terreno perché possa germogliare il perdono, quel “porgere l’altra guancia” di cui ci parla Gesù nel Vangelo di oggi. A questo punto è umano porci alcune domande: “Perché non ci si dovrebbe difendere da coloro che ci maltrattano, dicono male di noi, mormorano alle nostre spalle? Perché bisogna sempre soccombere di fronte ai malvagi?” La risposta ci viene da un martire dei campi di sterminio nazisti, D. Bonhoeffer,: “Si può vincere l'altro, solo lasciando che la sua malvagità si sfinisca in sé, non trovando ciò che cerca, cioè l'opposizione e con questa dell'altro male, al quale infiammarsi sempre più. Il male diventa impotente se non trova alcun oggetto, alcuna op­posizione, ma viene subìto e sofferto pazientemente. Qui il male si incontra con un avversario più forte di lui. Certo, però, solo lì dove è annullato anche l'ultimo resto di opposizione, dove la ri­nuncia a rendere male per male è totale. II male qui non può raggiungere il suo scopo di generare altro male; resta solo”. “Siate misericordiosi”: porgere l’altra guancia non è sinonimo di stupidità ma l’arma dei forti, essere misericordiosi è l’unico atteggiamento che sconfigge il male e la cattiveria.

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XI Settimana del Tempo Ordinario L’eucaristia è una scuola di servizio umile. Ci insegna a essere pronti a esserci per gli altri.

III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il Santo del giorno: Sant’Eliseo Profeta

Sant'Eliseo è uno dei profeti, festeggiato dall'antichità alla data odierna. Figura im­ portante tra i profeti d'Israele, vive nel se­ colo IX a.C., è disce­ polo di un altro profe­ ta più grande di lui, Elia. È un uomo di

Martedì 14 Giugno

Dio, che parla al po­ polo e opera anche molti prodigi. Le ope­ re di questo profeta sono narrate dal Secondo libro dei Re. Lì si parla dei miracoli, dei molti miracoli fatti da Eliseo e si ricordano le guarigio­ ni, tra cui quella di Naaman, cui si riferi­ sce lo stesso Gesù. È

in questo libro della Bibbia che Eliseo vie­ ne chiamato «uomo di Dio» e lo è davve­ ro, tanto che lo stesso popolo lo venera, lo ascolta e lo teme. E bello ricordare il no­ me di questo santo profeta, ma è ancora più bello seguire l'in­ segnamento sull'unico vero Dio.

Brano Evangelico: Mt 5, 43­48

Agisci Questa, forse, è la richiesta più difficile che Gesù abbia fatto ai suoi discepoli. Per arrivare a questo è necessario un dono speciale dello Spirito. È quanto chiederò in questo giorno.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblica­ ni? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordi­ nario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Contemplo: Siate perfetti (Mt 5,48)

Il precetto dell'amore rivoluziona i comportamenti dell'umanità. L'essere umano è portato a riferirsi a coloro che hanno le stesse vedute, lo stesso grado di cultura, la stessa condizione sociale, ma il Vangelo supera questi con-

dizionamenti. L'amore cristiano supera ogni limite e ogni difetto. Il termine «perfetto», «compiuto», indica il massimo delle possibilità: «Tutti siamo figli del Padre dei cieli, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (cf Mt 5,45).

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Lettura spirituale

Meditiamo la Parola

Creditori o debitori?

Amare i nemici Meditazione a cura di don Carlo Moro

Chi tutto riceve da Dio, ha aperto con lui un enorme debito di gratitudine che non riesce mai ad assolvere, che anzi aggrava sempre più con il peccato dell'ingratitudine e dell'egoismo. Perciò il perdono implorato e ottenuto per se stessi deve diventare anche capacità di perdonare gli altri, capacità di nutrire verso i fratelli gli stessi sentimenti del Padre paziente e misericordioso. Soltanto l'esperienza del perdono divino, e quindi dello smisurato amore del Padre - che sostanzialmente è lo Spirito Santo riversato nei nostri cuori - ci può rendere disarmati e benevoli verso chi ci ha offeso. Dobbiamo però ammettere che molto spesso nel rapporto con gli altri ci sentiamo più creditori che debitori e questo ci impedisce di sperimentare la gioia di saper anche noi ricevere umilmente il perdono non solo da Dio, ma anche dai nostri fratelli. Anna Maria Cànopi

Preghiera

Come cesellatori, attenti a ogni gesto e dettaglio minimo, chiediamo a noi stessi, nel tuo nome, attenzione e delicatezza, forza e audacia nel modellare noi stessi e le relazioni con gli altri a tua immagine. I rapporti tra noi sono segnati dal mistero: siano aperti sempre alla sorpresa di nuovi orizzonti, sulla terra che è tua e di tutti, sotto il sole che è tuo e splende per tutti, in un abbraccio d'amore che ci accoglie tutti. Ti rendiamo grazie, Signore Gesù!

Parroco di Gargnano

Gesù vuole farci capire che noi abbiamo una concezione dell'amore davvero molto limitata ed angusta. A volte, purtroppo, non solo non supera quella dei pagani e dei pubblicani, ma è addirittura al di sotto... Il Signore ci dice che non facciamo assolutamente nulla di speciale quando amiamo coloro che naturalmente ci ricambiano o che fanno parte della nostra cerchia. Ti sembra già tanto? Eppure, per giungere alla pienezza della maturità dell'amore, bisogna allargare i propri orizzonti, e capire che l'amore vero non aspetta di essere ricambiato o riconosciuto; chi ama, ama e basta, anche se gli altri non si accorgono di tale amore, oppure addirittura ci perseguitano. Osserva Giovanni Crisostomo riferendosi al discorso della montagna: “ Ma che cosa potrebbe esserci di più grande di questi precetti? — voi mi chiederete. Ecco: che non consideriamo come nemico colui che ci offende; e anzi qualcosa di più. Il Signore non dice infatti soltanto di `non odiare', ma di `amare' i nemici. Non ci invita solo a non fare del male a coloro che ci odiano, ma a far loro del bene. Se qualcuno osserverà attentamente, vedrà che Cristo ha aggiunto un comando che va anche più lontano. Egli infatti non ci ordina solo di amare i nemici, ma pure di pregare per loro [...1. Siccome questo comando è molto elevato ed esige un'anima generosa e disposta a un grande sforzo, Gesù lo premia con una ricompensa superiore a quella promessa per tutte le altre virtù.

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 8


XI Settimana del Tempo Ordinario La misericordia di Dio è un annuncio al mondo: ma di tale annuncio ogni cristiano è chiamato a fare esperienza in prima persona.

III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il Santo del giorno: San Vito Martire San Vito è uno dei santi più popolari; tanti ne portano il nome. È uno dei martiri del III seco­ lo, viene ucciso insieme ad altri cristiani, di cui conosciamo i nomi. Si tratta di Modesto e Cre­ scenzia, uccisi per ordi­ ne del governatore di Sicilia, Valeriano, nell'anno 294. Non so­ no molte le notizie cer­

Mercoledì 15 Giugno

te su san Vito, ma il suo culto è antichissimo e si diffonde soprattutto nell'Italia meridionale. Dal Mezzogiorno d'Ita­ lia, pe­rò, il culto di san Vito si diffonde in O­ riente e in Occidente, tanto che anche a Roma vi è una chiesa a lui dedicata. Probabilmen­ te muore in una caldaia di pece bollente. È sem­ pre rappresentato con una croce in mano, sim­ bolo di quella fede, per

la quale non esita ad affrontare il martirio. A seppellirlo ci pensa una nobile matrona romana, convertitasi segreta­ mente alla fede cristia­ na, segno che la fede in Cristo è più forte di ogni persecuzione, di ogni ostacolo. Il martire san Vito ci insegna a essere forti nelle perse­ cuzioni e nelle contra­ rietà, perché il Signore è vicino sempre a chi ha fede.

Brano Evangelico: Mc 6, 1­6. 16­18

Agisci L'ipocrisia è uno dei più grossi pericoli per la fede. È la rottura tra l'essere e l'apparire. Mi impegnerò a una vita cristiana coerente, dove i gesti compiuti siano espressione vera di ciò che ho nel cuore.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricom­ pensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel se­ greto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle si­ nagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diven­ tate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Inve­ ce, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Contemplo: Il Padre vede

nel segreto (cf Mt 6,4.6.18) Il Salmo 138 inizia così: «Signore, tu mi scruti e mi conosci» e finisce con l'invocazione: «Vedi, o Dio, se percorro una via di menzogna e guidami sulla via della vita».

Il Vangelo di Matteo ci indica che la nostra elemosina (amore del prossimo), la no­ stra preghiera (amore di Dio) e il nostro digiuno (sforzo di continuo miglioramento) sono visti con gli occhi buoni e giu­ sti del Padre dei cieli.

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Lettura spirituale

Dio trasforma il peccatore

Meditiamo la Parola

La tunica di Cristo Meditazione di

Signore, tu conosci la mia stol­ tezza ­ come dice il salmo ­, tu conosci la mia povertà, il mio peccato; tu conosci come sono fragile, come non riesco ad essere ciò che vorrei essere. Ti chiedo di purificarmi, di perdonarmi, di salvarmi. Coltiviamo quella fiducia e fede evangeli­ ca che salva. Viviamo rigorosamente, sa­ pendo però che l'essere umano non è sempre capace di vivere così, ma viene salvato dalla grazia gratuita di Gesù cro­ cifisso. (...) Quando ci si lascia condurre da Dio verso una generosità sempre mag­ giore, si diventa veramente mondi, perché la vera purezza è data dall'assenza dei male, ma anche dal fuoco dell'amore. Dio è santo perché è amore, è comunicazione. Dio accetta di comunicare anche con il peccatore per trasformarlo con il suo a­ more. E qui comprendiamo perché Gesù accettava l'invito anche dei peccatori e dei pubblicani: perché voleva trasformarli con il suo amore nella pienezza della sua carità. Carlo Maria Martini

don Luciano Vitton Mea parroco di Bovegno

Tutti voi infatti … quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo” (Romani 3,27)

La veste di Cristo è tutta di un pezzo, senza cuciture, priva di tanti fronzoli, dignitosa ma nello stesso tempo comune, tanto da passare inosservata. E’ stata tessuta su un telaio del tutto speciale dove le mani sapienti del Padre hanno intrecciato le sete preziose della preghiera, delle buone opere, della penitenza, dell’elemosina. Tali sete risplendono solo nel buio e nel nascondimento della camera interiore, nel segreto del cuore. Alla luce del sole sbiadiscono, davanti agli occhi

dell’umana

compiacenza diventano insignificanti, prive di valore. Solo lo stolto esibisce la veste interiore suonando la tromba o stando ritto agli angoli delle piazze. Il saggio la indossa ogni giorno, nella quotidianità di piccoli gesti che solo l’occhio attento del Padre coglie e deposita nello scrigno dell’eredità eterna.

Preghiera

Signore, lo sguardo del cuore è fisso su di te, ancorato a te, e solo così ogni nostra forza potrà essere spesa per dare più vita alla vita nostra e dei fratelli. A te, Signore, che vedi nel segreto e per questo ci doni sollievo e libertà infinita, a te che conosci il nostro cuore e che comprendi e accogli senza misura, a te il nostro grazie oggi e sempre.

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 10

don Luciano


XI Settimana del Tempo Ordinario TANTI AUGURI DON LUCIANO DA TUTTA LA REDAZIONE DI “NON DI SOLO PANE”. Il Santo del giorno:

Sant’Aureliano I santi che portano il nome di Aureliano sono quattro o cinque, tutti vissuti nei primo millennio del cristia­ nesimo e quasi tutti martiri. Quello del calendario di oggi è vescovo di Lione e vive nel secolo IX, dedicandosi alla rifor­ ma della vita benedet­

Agisci L'unica preghiera che Gesù ci ha insegnato racchiude in poche parole l'atteggiamento e le richieste di ogni discepolo. Pregherò il Padre nostro meditando con attenzione ogni singola frase.

tina e all'incremento della fede in quella vasta regione di Pro­ venza. È al centro di eventi storici di rilievo, tra cui quello di Carlo il Grosso e altri perso­ naggi imperiali che pretendono di eserci­ tare la loro influenza nella nomina dei ve­ scovi e negli affari interni della chiesa. Sant'Aureliano è fer­

Giovedì 16 Giugno III Settimana del Salterio

mo nel difendere la libertà della chiesa e nel sostenere l'orto­ dossia. Per questo prende parte attiva a molti concili locali e si distingue per la sua fedeltà al vangelo.

Brano Evangelico: Mt 6, 7­15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ pagina 11


Lettura spirituale

Meditiamo la Parola

L’arte del raccontare

Come l’aria che respiriamo Meditazione di

Ci sono i silenzi, pause di silenzio intorno alla tavola, ma anche paro­ le, un indugio in parole che potrebbero diven­ tare racconto. Tra i sogni di tanti di noi rima­ ne un tavolo intorno al quale ci si possa rac­ contare. Accadeva una volta, oggi è un desi­ derio in qualche misura negato, tanto è diven­ tato un miraggio sedere a tavola insieme, un miraggio che, riuniti a mensa, ci si possa rac­ contare, genitori e figli. Raramente oggi, sempre più a fatica coincidono i tempi dell'u­ no e dell'altro e, quando per grazia accade, duro è resistere all'invasione, alla fascinazio­ ne prepotente dei mezzi di comunicazione. Penso sia una perdita incalcolabile per la no­ stra società, per noi che abitiamo case e città, il venir meno oggi del racconto. Se non recu­ periamo l'arte del raccontare, con occhi do­ lenti assisteremo alla deriva triste di case e città impoverite di senso, luoghi del consu­ mare. Forse stravedo, ma penso che la tavola sia un luogo privilegiato del raccontarsi. Per fare prediche spesso si esigono titoli e auto­ rizzazioni e luoghi deputati, per il racconto no. Raccontare lo può fare chiunque, a qua­ lunque età. Per raccontare basta semplice­ mente essere un uomo, una donna, come si è in una casa. Angelo Casati

Preghiera

Signore, che permetti a ogni uomo di chiamarti con il dolce nome di Padre, fa' che il nostro cuore sia ardente e bruci per l'esigenza di pane e di vita dei nostri fratelli, per il desiderio di perdono e riconciliazione, per l'impegno profondo e segreto più ampio del nostro cuore di edificare il tuo Regno, e di fare la tua volontà in terra come in cielo. Grazie, Signore, padre nostro!

don Luciano Vitton Mea parroco di Bovegno

Padre nostro … “: una parola tanto famigliare, una presenza scontata, come l’aria che respiriamo, il vento che agita le fronde di un albero, l’acqua che scorre tra i sassi bianchi e levigati di un torrente. Una parola che abbiamo imparato mentre cercavamo, con tanti ruzzoloni , di articolare i nostri primi passi; la prima preghiera che ci hanno insegnato, il primo catechismo che le nostre mamme ci hanno spiegato. “Padre nostro … “. Il primo respiro universale che è entrato nel nostro cuore, una mano tesa che ci ha accompagnato fin da piccini e ci ha fatto stringere tante altre mani. La certezza di non essere mai soli, una stella fissa in cielo, una luce sempre accesa nel vagare incerto di questo pellegrinaggio terreno. “Padre nostro … “. Un pane fragrante che ogni giorno possiamo consumare, un impegno di condivisione verso tutti coloro che sono nell’indigenza e nel bisogno. “Padre nostro … “. Una patria senza confini, un regno che non ci appartiene, ma del quale siamo cittadini; un tavolo imbandito a cui sono invitati tutti gli uomini. Padre Nostro …. La mia vita che si apre al soffio che rende nuove tutte le cose, che dona la capacità di amare ad un pugno di fango.

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12

don Luciano


XI Settimana del Tempo Ordinario La fede attraversa tempi di gioia e di dolore, di luce e di oscurità, come in ogni autentica esperienza d’amore. Papa Francesco

Il Santo del giorno:

Sant’Agrippino Il santo di oggi è vesco­ vo di Como alla fine del secolo VI ed entra nella storia dei santi per il suo zelo nel difendere i di­ ritti della chiesa, ma ancor più per lo zelo con cui difende la verità della fede cattolica con­ tro gli errori e le eresie serpeggianti non solo nell'Italia settentrionale, ma anche in buona parte

Venerdì 17 Giugno III Settimana del Salterio

dell'Europa. Sant'Agrip­ pino lavora non poco per condurre il clero comasco sulla strada dell'ortodossia e si dedi­ ca alla celebrazione del sinodo per attuare ap­ pieno la riforma chiesta­ gli dal papa di quel tem­ po. Nel suo lavoro di unità e santità della chiesa, il nostro santo viene molto aiutato dal­ la stima e venerazione che la gente ha per il protettore di Como,

sant'Abbondio, che, pri­ ma di lui, si è molto distinto per la prepara­ zione al concilio di Cal­ cedonia e per aver dife­ so la verità della divini­ tà di Cristo. Anche sant'Agrippino appartie­ ne a quella schiera di santi vescovi, che lavo­ rano per la difesa della verità e lasciano un se­ gno nella gente per la loro santità e coerenza di vita.

Brano Evangelico: Mt 6, 19­23

Agisci: Il rapporto con i beni terreni sarà sempre un problema per l'uomo, perché il suo cuore è fragile e tende ad attaccarsi anche a false sicurezze. Rifletterò sul mio rapporto con la ricchezza e, se necessario, cercherò di correggerlo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non accumulate per voi te­ sori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né rug­ gine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

Contemplo: Accumulate te-

sori nel cielo (cf Mt 6,20) Signore Gesù, purifica l'occhio della nostra anima, perché sappiamo scegliere Te come nostro unico tesoro. Donaci di fare un uso evangelico dei be-

ni che ci hai dato, affinché diventiamo strumento di condivisione, di comunione e di gioia con i nostri fratelli. Amen.

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ pagina 13


Lettura Spirituale

Meditiamo la Parola

Confidare unicamente in Dio

Dov’è riposto il mio tesoro? Meditazione a cura di don Carlo Moro

Ormai la mia anima era stanca e, anche se lo voleva, le sue cattive abitudini non la lasciavano riposare. Accadde un giorno che, entrando nell'oratorio, vidi una statua portata lì in attesa di una certa solenni­ tà che si doveva celebrare in casa e per la quale era stata procurata. Era un Cristo tutto coperto di piaghe, e ispirava tale devozione che, guardandola, mi turbai tutta nel vederlo ridotto così, perché rappresentava al vivo ciò che egli ebbe a soffrire per noi. Provai tanto rimorso per l'ingratitudine con cui avevo ri­ pagato quelle piaghe, che pareva mi si spez­ zasse il cuore, e mi gettai ai suoi piedi con un profluvio di lacrime, supplicandolo che mi desse infine la forza di non offenderlo più. Quest'ultima volta, però, l'essermi prostrata davanti alla statua che ho detto lì posta, credo mi abbia giovato di più, perché avevo perduto ogni fiducia in me e confidavo unicamente in Dio. Mi sembra di avergli detto allora che non mi sarei alzata da lì finché non mi avesse concesso quello di cui lo supplicavo. Sono certa di essere stata esaudita, perché da allora andai molto migliorando. Teresa d'Avila

Preghiera

Condividere e donare: un angolo di cielo sulla terra e nel cuore… un angolo severamente arato e duramente lavorato, provato dal tempo e dalla fatica, autenticato dal fuoco di una vita con poche garanzie. Un angolo povero, ma profondamente umano, prezioso, poiché spalanca nuovi, splendidi orizzonti. Grazie, Signore Gesù, che hai congiunto terra e cielo in te per noi!

Parroco di Gargnano

L'evangelista Matteo riporta una delle frasi più belle e profonde del Vangelo, nel brano che leggiamo oggi: «là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore». Il cuore dell'uomo palpita intensamente per ciò che desidera e che ama. Così avviene per l'amore verso i propri cari; a sua volta, questo amore diventa il tesoro di una persona, nascosto o palese che sia. Se è vero che ci sono realtà degne di essere amate ed apprezzate, non tutti i tesori però sono buoni per il cuore dell'uomo, né essi diventano preziosi per il semplice fatto che esso li brami. Il Vangelo ci mostra uno degli insegnamenti di Gesù che più ci costa imparare: «non accumulatevi tesori sulla terra...; accumulatevi invece tesori nel cielo». E ci costa impararlo, perché il nostro cuore è troppo affezionato a ciò che è materiale: con­ serviamo gelosi quei piccoli tesori che conquistiamo. E’ necessario guardare più in alto, verso il cielo, e scoprire i tesori che Dio ha preparato per chi lo ama. La luce del Vangelo serve proprio per veder più chiaro, e ci aiuta ad illuminare i nostri pensieri e desideri, a valutare i nostri atteggiamenti interiori; è lì che conserviamo gelosi il nostro piccolo tesoro di fango. Dobbiamo lasciare che la luce di Cristo illumini quegli angoli remoti pieni di ombre, così che, dissipandole, possiamo impegnarci maggiormente per acquistare quei tesori che davvero valgono per l'eternità.

Non di solo pane ­ Numero 760­ Tempo Ordinario ­ pagina 14


XI Settimana del Tempo Ordinario Dio è il Dio della vita, e vuole sempre promuoverla e difenderla; e noi, creati a sua immagine e somiglianza, siamo tenuti a fare lo stesso.

Sabato 18 Giugno III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il santo del giorno:

agli eremiti che vivo­ che la vocazione ere­ no a lungo nel nascon­ mitica nasca in lui San Calogero dimento e nel ritiro quando è ancora gio­ dal mondo. San Calo­ vane e che viene inco­ San Calogero è un gero è un santo molto raggiato perfino dal Meditiamo la Parola santo eremita, vissuto amato, al quale anche papa a perseverare quasi sempre Una nellabarca, oggi si rivolgono, per nella condizione di il suo posto preghiera e nel silen­ ottenerne l'intercessio­ solitudine. La festa di Meditazione di don Luciano Vitton Mea zio. È assai venerato ne, tanti malati. Se­ san Calogero è molto nella Sicilia occiden­ condo la tradizione è sentita in Sicilia. È tale. Sono tanti, infat­ vissuto quasi tutta la preceduta e seguita da ti, quelli che ne porta­ vita in una grotta, ten­ tante manifestazioni no il nome, tante le tato, come sant'Anto­ folkloristiche, ma an­ chiese che lo venera­ nio abate, dai demoni, che circondata da non no e lo onorano. Calo­ richiesto dai pellegrini pochi digiuni e opere gero vuol dire bel vec­ per i suoi consigli e le di carità. chio ed è un nome sue ardenti preghiere. attribuito solitamente La tradizione vuole

Brano Evangelico: Mt 6, 24­34

Agisci C'è sempre il rischio di dirci credenti ma vivere poi una vita "da pagani". Ciò che cerchiamo e il tempo che vi dedichiamo ci rivela veramente chi siamo. Oggi rifletterò su questo.

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indossere­ te; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osser­ vate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangere­ mo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzi­ tutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso.

Contemplo :Perché vi pre-

occupate?

(Mt 6,25.28)

Signore Gesù, nel considerare l'atteggiamento di tua Madre alle nozze di Cana, posso capire meglio queste tue parole. Non si è affannata quando mancava il vi-

no, e nello stesso tempo non è rimasta indifferente, è ricorsa a te con calma, ti ha spiegato che mancava la gioia, e ha detto a tutti: «Fate quello che vi dirà». Non era ancora giunta l'ora della tua gloria, ma tu l'hai anticipata, perché tu conosci bene il nostro cuore, i nostri pensieri e i nostri affanni.

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ pagina 15


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 760 Domenica 12 Giugno 2016 Chiuso il 3/06/2016 Numero copie 1350

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

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Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

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