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Scoglio Strombolicchio, fanale di atterraggio
di Fabio Dal Cin
L’ultima navigazione ci ha trasportati nella storia quasi dimenticata del faro, oggi non più esistente, costruito sull’isolotto di San Paolo nel Mar Grande di Taranto. Riprendiamo ora il nostro viaggio nel Mare nostrum alla scoperta dei segnalamenti marittimi meno conosciuti: navighiamo quindi in direzione sud – ovest, costeggiando il versante ionico della costa calabra e raggiungiamo e attraversiamo lo stretto di Messina. La storia del nostro “Notiziario del Segnalamento” ci porta oggi ad esplorare le acque a nord della Sicilia, e conoscere un isolotto facente parte di un arcipelago definito “perla del Tirreno”: qui le isole erano l’incubo dei forzati, mandati per estrarre olio e ossidiana e nella notte dei tempi furono gli abituri delle sirene che attiravano i marinai lungo le loro rischiose rotte. E’ l’arcipelago delle Eolie, il curioso isolotto è Strombolicchio, temporanea meta del nostro viaggio. Qui, racconta il “Notiziario”, nel lontano 1925 “è stato costruito un casotto in pietra a ridosso degli scogli che fa da magazzino. Sullo stesso vi è una torretta cilindrica in muratura alta 7 metri all’interno della quale è posizionato un fuoco di atterraggio”. Il segnalamento, catalogato come “non abitato”, non è dotato di alloggi per il personale farista, ma consente, in caso d’improvvisi fortunali, un ridosso sicuro. Il fanale di atterraggio, quasi come fosse una sentinella avanzata dell’arcipelago, è posizionato su di una rupe quasi inaccessibile, ed essere un “buon marinaio e vogatore”, prosegue il “Notiziario”, “rientrava tra le speciali attitudini che il segnalamento richiedeva dal personale.” Una lettera del Comando Zona Fari Messina del 30 novembre 1978 presenta così il fanale di Strombolicchio: “Com’è noto, il fanale Strombolicchio numero 3310 E.F. ubicato sulla sommità dello scoglio omonimo, a circa 50 metri dal livello del mare, è il segnalamento più a Nord delle isole Eolie e, precisamente, a circa 1.400 metri a Levante dalla costa di Stromboli. Il fuoco in questione, in virtù della sua posizione geografica – tra i fari di Capo Vaticano e Paola – è particolarmente importante perché trovasi lungo le rotte maggiormente seguite dalle navi da e per lo stretto di Messina. Lo scoglio su cui è sistemato il fanale è caratterizzato da pareti rocciose a strapiombo sul mare ed è accessibile solo in condizioni meteo favorevolissime, attraverso una scalinata divenuta oramai inagibile per il crollo dei numerosi gradini. Il fuoco predetto è alimentato a gas acetilene compresso in bombole da 70 kg ed il trasporto di bombole sulla sommità dello scoglio avviene a spalla d’uomo con notevoli difficoltà per i motivi anzidetti.”
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Caratteristiche generali Lat.: 38° 49’ Nord Long.: 015° 15” Est Comando Zona Fari: Messina Funzione del segnalamento: Fanale di atterraggio Altezza del piano focale sul livello medio mare: 57 m Portata nominale sorgente principale: 11 miglia Caratteristica: luce bianca Anno di costruzione (riferito al faro): 1925 Costruzione: Torre cilindrica in muratura dipinta di bianco
Con questa premessa a carattere storico, approfondiamo la conoscenza del segnalamento grazie alla testimonianza di un farista in servizio da quasi 41 anni, attuale Reggente del faro di San Raineri del Comando Zona Fari Messina: l’Assistente tecnico nautico Luciano Rizzo.
L’intervista, la parola a Luciano Rizzo
Sig. Rizzo, ci racconti la sua storia di “guardiano del faro”
Risultato vincitore di concorso per titoli ed esami, dal 3 gennaio al 31 marzo 1980, ho frequentato il corso teoricopratico di farista presso l’ Ufficio Tecnico dei Fari con sede alla Spezia al termine del quale è iniziata la mia avventura presso le “sentinelle del mare”, le “case della luce”: i fari. Dagli anni ottanta a oggi sono stato impiegato presso le Reggenze di Capo Molini (CT) di Capo Peloro (ME) e per finire di San Raineri (ME), dove tutt’oggi svolgo
l’incarico di Reggente.
Lei è quindi il Reggente di San Raineri; di quanti segnalamenti è responsabile e quali sono le sue mansioni?
Ricopro questo incarico dal 1998 e mi avvalgo della collaborazione di quattro colleghi “faristi”. Insieme, siamo responsabili di 20 segnalamenti marittimi ubicati in diverse aree della Sicilia nord orientale: dal porto di Messina a Capo Peloro, da Capo Milazzo alle Isole Eolie. Le mansioni che svolgo sono ordinarie e straordinarie, le prime riguardano principalmente la gestione del personale, l’aggiornamento dei registri di Reggenza e le visite periodiche ai segnalamenti assegnati; le seconde invece prevedono interventi di manutenzione e pitturazione delle loro strutture sovente sollecitate dagli agenti atmosferici a dalla perenne azione delle onde del mare. Essere “guardiano del faro”, tuttavia, significa anche rivestire il ruolo di garante delle storie e delle tradizioni dei nostri segnalamenti e di coloro che ci hanno
L’attuale Reggente del faro di San Raineri del Comando Zona Fari Messina: l’Assistente tecnico nautico Luciano Rizzo
preceduti e che hanno amato questo lavoro. Spesso, infatti, siamo chiamati a concorrere alla divulgazione della storia del Servizio Fari Nazionale e a condurre visite guidate dei fari più antichi a favore degli Istituti scolastici e delle Associazioni culturali.
Parliamo ora del fanale di Strombolicchio: il segnalamento, che si trova su uno scoglio distante poche miglia dall’Isola di Stromboli, è assegnato alla sua Reggenza, ci racconti qualche aneddoto…
Il fanale è costruito in una posizione quasi inaccessibile, è presente un piccolo approdo impiegabile solo da piccole imbarcazioni; durante le manovre di avvicinamento, inoltre, la sicurezza è spesso compromessa da una significativa risacca e da improvvisi peggioramenti delle condizioni del mare e del vento. Sbarcati, una ripida e precaria scalinata conduce fino alla torretta in muratura e quindi alla lanterna. Dopo questa premessa, con forte emozione, ho il piacere di raccontare un episodio che non potrò mai dimenticare: era il 12 dicembre 1986 quando il messaggio “Avvisi ai Naviganti”, emesso per segnalare alla comunità marittima un pericolo per la navigazione, informava i natanti in transito da e verso lo stretto di Messina che il fanale di atterraggio di Strombolicchio era spento. Era mio dovere
intervenire subito! Il giorno successivo, con un mio collega raggiungemmo l’isola di Stromboli, punto di partenza per navigare verso Strombolicchio. Giunti in prossimità dell’approdo, e dopo aver compiuto diversi tentativi, fummo costretti a rientrare a causa delle condizioni meteo – marine particolarmente proibitive. Nelle settimane successive pianificammo altri tentativi, senza tuttavia raggiungere mai l’obiettivo. Dopo questi insuccessi, cambiammo strategia, proponendo l’impiego di un diverso tipo di vettore: l’elicottero. L’allora Comandante del Comando Zona Fari Messina, chiese al Comando della stazione aeromobili della Marina Militare di Catania la disponibilità per far decollare un elicottero SH – 3D , uno dei mezzi aerei più capaci e affidabili in servizio in quegli anni, con l’obiettivo di trasportarci il prima possibile in prossimità del segnalamento. La missione fu autorizzata, e il 7 gennaio 1987 l’elicottero e il relativo equipaggio fu a nostra disposizione per la missione alla volta dello scoglio di Strombolicchio. Il forte vento di scirocco che perdurava sulla zona di operazioni, rese comunque difficoltosa la nostra manovra di avvicinamento; tuttavia, grazie all’abilità dei piloti, l’elicotero si posizionò ad una quota di circa 25 metri sulla verticale della piccola piazzetta adiacente al fanale. Opportunamente imbracato, fui calato a mezzo verricello sul sito. Raggiunto finalmente il segnalamento, salii fino alla lanterna e constatai la bruciatura della piccola retina posta sulla sommità del lampeggiatore; il tempo a disposizione per la riparazione era però limitato, l’elicottero era in volo da troppo tempo, così mi affrettai: in circa 10 minuti riuscii a smontare e rimontare il lampeggiatore in tutte le sue parti meccaniche eliminando le ceneri della retina che avevano tra l’altro otturato l’ugello a gas. Il fanale di atterraggio tornò immediatamante a funzionare e a svolgere il suo essenziale ruolo di ausilio alla navigazione. Con emozione, un pizzico di paura e tanto orgoglio, fui recuperato dall’equipaggio di volo dell’elicottero per il successivo rientro a Catania.
Lampeggiatore gas propano.
“La testimonianza del sig. Rizzo ci riporta indietro nel tempo: nel 1987 il fanale funzionava a gas propano; era alimentato da 6 bombole da 10 kg alle quali se ne aggiungevano 6 di riserva. Oggi, la vetustà ed obsolescenza del parco tecnologico è stata superata con l’introduzione delle sorgenti luminose a led, più affidabili, l’automazione e il telemonitoraggio. Questo, tuttavia, non deve trarre in inganno il lettore: i fenomeni atmosferici sempre più violenti, la costante esposizione ai marosi delle apparecchiature e delle strutture dei segnalamenti, continuano a richiedere costanti monitoraggi, periodici sopralluoghi e rapidità d’intervento in caso di avarie. E’ questa la “rotta” che il personale militare e civile del Servizio Fari Nazionale, depositario di tradizioni come quella appena narrata, continua a seguire al fine di garantire un’elevato standard di efficienza dei segnalamenti marittimi, requisito, quest’ultimo, imprescindibile per la sicurezza della navigazione dell’intera comunità marittima ” 41