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Geopolitica sotto le onde L’ambiente operativo: sottomarini, droni, cavi e pipeline di Manuel Moreno Minuto ’ambiente operativo underwater nel corso dell’ultimo ventennio ha subito una decisa evoluzione che trova un possibile parallelo solo nell’incredibile rivoluzione economica e tecnologica dell’accesso allo Spazio. I due ambienti operativi un tempo riservati alle sole medie e grandi potenze del pianeta vivono oggi una stagione di grande competitività frutto di una traiettoria tecnologica, ormai ben definita e accessibile grazie ad una drastica riduzione dei costi di produzione. Gli abissi non sono più il regno incontrastato di sottomarini dalle incredibili prestazioni, ma il panorama si è piuttosto diversificato ampliando sia il numero di attori, sia la maniera di sfruttare tutto ciò che c’è sotto le onde. Nel corso della Guerra Fredda e del successivo ventennio il mondo underwater ha visto una netta separazione tra le operazioni militari, e quello delle Corporate nei settori dell’Oil&Gas e Telco. I sottomarini erano – e sono tuttora – impiegati quale strumento di deterrenza in virtù della propria capacità di attaccare in maniera furtiva sia le forze marittime, sia bersagli su terra grazie all’unione di sistemi missilistici Deep Strike ed operazioni di Forze Speciali. Questa forma di deterrenza convenzionale permetteva un generale equilibrio e stabilità nei teatri operativi di maggior frizione come il Mediterraneo. Per tutti gli anni ’70 ed ’80, sia gli Stati Uniti che l’Unione Sovietica, schierarono decine di unità subacquee appartenenti rispettivamente alla VI Flotta e alla V Eskadra. In quell’epoca anche le nazioni con capacità marittime limitate come Albania, Libia ed Egitto erano dotate di sottomarini ceduti da Mosca. La capacità di attacco convenzionale, in ragione della sua efficacia, fu usata in ben poche occasioni, ma i suoi effetti furono decisivi. Nel maggio del 1982 l’affondamento dell’incrociatore General Belgrano da parte del sottomarino inglese Conqueror causò il ritiro delle forze navali argentine dalle Falkland determinando il
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Gli abissi non sono più il regno incontrastato di sottomarini dalle incredibili prestazioni, ma il panorama si è piuttosto diversificato ampliando sia il numero di attori, sia la maniera di sfruttare tutto ciò che c’è sotto le onde
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rapido, seppur non indolore, successo della Royal Navy. Le possibilità operative dei sottomarini si sono evolute nel tempo, grazie al progressivo miglioramento delle dotazioni di missili, passati da un impiego a corto e medio raggio prevalentemente contro le navi, agli attacchi in profondità – Deep Strike – contro obiettivi terrestri. Gli esempi più rappresentativi sono la Guerra del Golfo nel 1991, l’intervento NATO nella ex-Jugoslavia (1999), Enduring Freedom in Afghanistan (2001), le operazioni USA in Iraq (2003), Unified Protector, ed infine la Guerra in Siria a cui i sottomarini russi della Flotta del Mar Nero partecipano dall’ottobre 2015. Il rapido cambiamento dell’ambiente underwater è stato accompagnato soprattutto nell’ultimo decennio ad una vertiginosa espansione del ramo civile che si è sviluppata intorno alle nuove esigenze energetiche e di comunicazione globale. Sebbene la tecnologia di perforazione petrolifera esista dagli anni cinquanta del secolo scorso e quella dei cavi sottomarini risalga a fine Ottocento, è solo in questi ultimi anni che si è palesata una vorticosa corsa tra tutti gli stati litoranei con diritti sovrani di sfruttamento sulla piattaforma continentale. Le cause geopolitiche sono molteplici e di lungo periodo. Nel campo degli Sottomarino U212-A in navigazione di superficie nelle acque del Mediterraneo Delfini, il futuro è sottomarino!
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