giugno 2021
Vuoto Elisabetta De Luca
Le riflessioni di una giovanissima studentessa universitaria (ha appena 18 anni) sulla più grande e ingiusta discriminazione in atto oggigiorno, in questa società “dell’inclusione” e della “tolleranza”: quella contro i Cristiani Non sapevo di far parte di una minoranza in via d’estinzione, anche perché molto probabilmente non lo sapevi neanche tu. Che l’ondata di becera e modernista globalizzazione ci abbia ormai attanagliato fino a stritolarci, corrodendo ogni aspetto della nostra quotidiana esistenza individuale, è ormai un innegabile dato di fatto oggettivo e risaputo. Chi riesce a negarlo è semplicemente omertoso e consapevole complice della distruzione in corso: ignorarlo sarebbe impensabile e, ad oggi, impossibile. Bersaglio preferito delle vessazioni incessanti del web, e più in generale nel mirino della stessa società, sembriamo esserci proprio noi: i Cristiani. Per contenere e riportare ogni offesa non basterebbero intere ore, perché, del resto, vilipendi e ingiurie aventi a oggetto la fede sono oramai divenute una costante all’ordine del giorno. C’è chi ci accusa di idolatria, chi ci ritiene causa di tutti i mali del presente e di ognuna delle catastrofi del passato. Ne abbiamo di tutti i gusti: da chi ci ha eletto fautori dell’odio e della discriminazione sociale ormai uniche piaghe da combattere in questo sistema malato e distorsivo della verità (ma sarà mai davvero così?) - fino a chi, con un gusto così cattivo da lasciare esterrefatto ogni ascoltatore, ci accusa del mancato
progresso delle stesse istituzioni. Nelle scuole la situazione non migliora affatto. Ricordo ancora con una punta di tristezza e di amarezza, ma soprattutto con sano disprezzo, quanto siano stati duri gli anni del liceo. Quando a 12 anni non capivo perché non potesse esserci un crocifisso appeso al muro dell’aula, quando non capivo, e continuo tutt’ora a non farlo, in un candore tutto mio che non trova ancora risposte, in che modo un mero simbolo possa mai turbare la sensibilità altrui. Ricordo ancora tutte quelle volte in cui ero messa a tacere durante le lezioni di filosofia perché, riporto testualmente quanto mi sentivo dire: «Una persona di fede come te non potrà mai riuscire a pensare in un modo filosoficamente valido». In quel limbo di imposto silenzio, mi sovvenivano le più belle parole di sant’Agostino, sant’Anselmo, san Tommaso (chissà come mai, scartati dai programmi didattici della mia classe per una sedicente mancanza di tempo), finanche dello stesso Dante, e di qualsiasi altro uomo di vera fede, da Galilei a Pascal, da Plotino a Manzoni, da Seneca a Leibniz, che da sempre hanno innalzato e coniugato la filosofia, l’arte, la scienza, la letteratura e persino la matematica, con la più preziosa e costante ricerca di Dio, come se Fede e Scienza fossero dunque per davvero due ali
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