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Notizie Pro Vita & Famiglia
Marco, Marisa e Pippo Silvana De Mari
Tre simpatici leoni ci spiegano quanto sia importante il ruolo che la natura (o meglio: il Creatore) assegna al maschio e alla femmina, nella loro radicale diversità. La loro storia ci insegna anche a guardarci bene dai pericoli di quelle filosofie nichiliste contigue all’ideologia gender che vorrebbero cancellare ogni differenza e negare ogni specificità. Maschi e femmine sono profondamente diversi. È diverso il loro corpo, è diversa la loro mente. L’epoca di gran lunga più lunga della storia umana è l’età della pietra. Noi disponiamo di un cervello in grado di sopravvivere all’età della pietra, cioè un cervello preistorico e dobbiamo confrontarci col postmoderno, con un cervello preistorico. Nell’età della pietra i ruoli del maschio sono due: cacciatore e guerriero. Cacciatore per trovare cibo, guerriero per difendere il territorio su cui si cercava il cibo e per evitare di diventare cibo. L’età della pietra è caratterizzata da una continua ricerca di proteine, e l’essere umano è costituito da chili di ottime proteine. Compito della donna è di custodire la vita e plasmarla: la mente del bambino nei primi mesi di vita, i più importanti, si forma su mamma. Su mamma il bambino impara a regolare le emozioni. Se mamma non c’è perché è a lavorare e il piccolo è all’asilo nido, tutto questo diventa più difficile. Ancora più difficile se la mamma non c’è proprio, quindi è una grave scortesia “creare” un bambino senza madre. Il compito dell’uomo, del padre, quindi è proteggere il rapporto madre-bambino, e
proteggere entrambi con la sua forza. Un uomo che spezzi questo legame per esempio comprando il bimbo dalla donna che lo ha partorito, sta creando un figlio senza madre ma anche senza padre. Il primo compito del padre è proteggere quel legame con la sua forza. E con la sua aggressività. I maschi sono più aggressivi. E la loro aggressività protegge la prole. Ho sempre saputo da bambina che se qualcuno mi avesse fatto del male, i carabinieri sarebbero stati l’ultimo dei suoi problemi. Il primo sarebbe stato mio padre. È uno degli effetti del testosterone, insieme al maggiore coraggio fisico. I maschi sono più coraggiosi di noi perché la nostra vita, dato il legame che abbiamo col figlio, è più preziosa della loro e loro devono darla per noi. Se mentre siamo incinte di sei mesi ci mettiamo a fare il doppio salto mortale, né noi, né il piccolo facciamo una bella fine. Quindi l’adolescente maschio che fa il doppio salto mortale per far vedere alla ragazza quanto è coraggioso, è un’assicurazione: se ci sarà da andare alla morte per lei o per i bambini, lui lo farà. E farà anche a botte per far vedere a lei che ha l’aggressività necessaria per proteggerla. Tutte le volte che spiego che i maschi sono più coraggiosi perché loro è il ruolo di guerrieri, ottengo fiumi di proteste. Rispondo