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Notizie Pro Vita & Famiglia
L’8 marzo ai tempi del gender Enrica Perucchietti
Che senso ha la Festa della donna in un mondo che permette le battaglie femministe solo e nei limiti degli interessi degli uomini, dei ricchi e dei transessuali?
Come ogni anno è inevitabile tracciare un bilancio in occasione della Festa della donna. Nella società liquida del politicamente corretto si ritiene che si siano fatti enormi passi avanti nel campo dei diritti delle donne: i traguardi che vengono sbandierati con orgoglio, negli ultimi anni, si riassumono, però, nella battaglia del #Metoo, nella declinazione al femminile dei nomi (architetta, presidenta, assessora, ecc.), nell’emancipazione sessuale, nelle campagne per l’aborto, e nelle battaglie contro la violenza di genere. Noi donne possiamo dirci realmente soddisfatte di tali rivendicazioni? Dove finisce la patina buonista della propaganda e dove inizia la concretezza delle rivendicazioni femministe? Nell’ultimo anno, per esempio, abbiamo assistito a una campagna denigratoria e violenta - ma emblematica - contro la scrittrice femminista J.K. Rowling. La “mamma” di Harry Potter e di Cormoran Strike è finita a più riprese al centro di bufere sui social network per aver fatto delle affermazioni ritenute discriminatorie e transfobiche. Il 6 giugno scorso Rowling aveva contestato il