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Ministoria di un virus e di un laboratorio cinese Francesco Avanzini
Siamo nell’anno II d.c., dopo coronavirus. Sarebbe ora di porsi qualche domanda e di ricevere qualche risposta sensata a proposito dell’origine di questa pandemia. Lo ha fatto un medico, il dottor Avanzini, che si è anche posto altre domande sulle cure, i tamponi e i vaccini: ha scritto quattro articoli in proposito su Panorama.it. Il contenuto del primo di essi è sostanzialmente questo. Il 2020 sarà per sempre ricordato come l’anno Covid o l’anno di inizio dell’era pandemica. Un anno bisestile, per gli astrologi cinesi l’anno del Topo di metallo, anno Yang, considerata l’energia maschile, forte, volta alla conquista; un anno foriero di tempeste e uragani. E l’uragano, a quanto pare, è puntualmente arrivato fin dagli ultimi scorci del 2019. Dall’inizio del 2020 in poi, secondo il premio il Pulitzer Thomas Friedman, le date della storia, anziché avanti Cristo e dopo Cristo, dovrebbero essere calcolate avanti e dopo coronavirus. La storia dell’uomo moderno, homo sapiens, si innesta a un certo punto del corso delle ere che si sono succedute. Questo punto è fissato a tutt’oggi a circa 40.000 anni fa. Da allora l’esistenza dell’uomo si può dire sia costellata dalla comparsa di agenti microbici che hanno minato la sua sopravvivenza. Pare infatti che i virus siano comparsi sul pianeta Terra contemporaneamente all’emergere del genere Homo. I virus infettano l’uomo per il tramite di batteri, oppure tramite vettori, cioè animali che fungono
da ospiti intermedi. I virus si comportano da parassiti che sfruttano i meccanismi della cellula ospite e sono presenti nel genoma umano in proporzioni variabili dal 5 all’8% in forma di retrovirus endogeni, parenti stretti dei coronavirus. Si pensa addirittura che questi virus possano avere in qualche modo influenzato la stessa evoluzione dell’uomo. La prima grande pandemia di cui i libri di storia ci danno notizia pare essere stata la cosiddetta peste di Atene del 430 a.C. (in realtà non si sa se di peste o di vaiolo si sia trattato), seguita dalla peste di Giustiniano del 541 d.C., che arrivò a Roma nel 590 e che sterminò circa 4 milioni di persone dell’impero bizantino. Poi, per rimanere sul suolo italiano, abbiamo avuto le famosissime epidemie di peste: la “peste nera” del 1347, immortalata dal Boccaccio; quella del 1576, che ha visto rifulgere la santità di S. Carlo Borromeo; e quella del 1630, di cui si narra nei Promessi Sposi. Come ci ricorda nei suoi numerosi trattati il grande storico della medicina Giorgio Cosmacini, tutte le pestilenze che colpirono i Paesi mediterranei, dal Medioevo in