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Periodico comunista di politica e cultura n. 3/2017 - anno XXVI

A Pietroburgo, a Mosca, nelle città e nei centri industriali, il comportamento delle donne proletarie durante la rivoluzione fu superbo. Senza di loro, molto probabilmente non avremmo vinto V.I.Lenin

Invertire la rotta

Le contraddizioni del sistema capitalista sono sempre più evidenti, ma la classe lavoratrice stenta a rafforzare la sua capacità organizzativa. Eppure è all’ordine del giorno la necessità di una svolta unitaria e radicale Anche i bambini hanno un colore, come i soldi. Se muoiono a Manchester o sotto le bombe in Siria quando è conveniente attribuirle al governo Assad si alza un gran polverone sui vari mass media e i fatti vengono strumentalizzati a proprio favore dalle forze politiche reazionarie e conservatrici. Non fanno notizia i milioni di bambini costretti a lavorare né quelli che ogni giorno e da anni muoiono sotto le bombe e di fame in Iraq, Afghanistan, Libia, Palestina (dove sono anche imprigionati dal governo isreliano) o che affogano nel Mediterraneo. I bambini sono bambini a secondo dell’interesse degli imperialisti che hanno favorito e foraggiano il terrorismo, attraverso operazioni targate Nato, e che a parole dicono di voler combattere. Proprio com’è successo al G7, ospitato a Taormina. Due giorni per bruciare 37,5 milioni di euro dei contribuenti e sentire la piena soddisfazione di Gentiloni su quanto accordato nella rinnovata “lotta al terrorismo”, tema che li vede tutti d’accordo e che si riverserà sempre più contro gli immigrati e per la riduzione delle libertà democratico-borghese, di agibilità politica, di manifestazione già in atto con il decreto Minniti-Orlando e come si è visto proprio in occasione della protesta contro il G7. Taormina, una sede scelta dall’ex governo Renzi per ribadire il ruolo geostrategico della Sicilia per il controllo del Mediterraneo, del nord Africa e del medio Oriente (non a caso Trump ha visitato la base di Sigonella), e dove la mafia la fa da padrone, per riunire i capi delle potenze imperialiste a discutere di come ripartirsi il mondo rapinando, schiacciando e reprimendo i popoli in nome della lotta contro i terroristi che loro stessi armano. E di come - insieme allo sviluppo dello sfruttamento attraverso le controriforme, l’imposizione di nuovi sacrifici alle masse popolari e il rinvio della soluzione della devastazione dell’ambiente - estendere la guerra. Nel suo primo viaggio all’estero, Trump - dopo aver affermato la cooperazione con Israele - ha venduto all’Arabia Saudita armi per 110 miliardi di dollari (che arriveranno a 350), armi che sono destinate a colpire i civili in Yemen. e a sostenere i banditi dell’IS. Debutto tra i G7 del neo presidente della Francia che, fiduciario ed erede di Holland, ne garantisce il ruolo coloniale della Francia nelle aree concessagli dall’imperialismo Usa (Africa occidentale e Sahel) e favorevole a fornirgli contributi nelle aree di predazione in Afganistan, Iraq, Siria, Yemen, Somalia. A Macron, respinto da una quota di astensionismo mai vista dal 1969, simpatizzante di Soros e “figlio” di Rothschild del quale rappresenta la politica neoliberista, repressiva e antisociale si deve, in coppia con Manuel Valls la famigerata Loi travail, la corrispondente del Jobs act. Governi e apparati statali proseguono sistematicamente la loro opera antipopolare e repressiva, accomunati dall’asservimento ai padroni, agli imperialisti, al Vaticano tra guerre commerciali e nuove crisi economiche che scaricano sulla classe lavoratrice e sulle masse popolari. Scelte che aumenteranno povertà e disuguaglianza sociale, e che rendono fertile il terreno per lo sviluppo del populismo, del fascismo, del nazionalismo e della xenofobia. Teorie convenienti a distrarre e identificare i veri responsabili e i veri nemici contro cui lottare.

Tra disoccupazione, sottoccupazione e lavoro nero - difficile da tenere nascoste persino con le statistiche manipolate - si intensifica lo sfruttamento e la repressione che oggi si manifesta anche con le multe e i licenziamenti disciplinari e politici. Sono continui i ricatti nei confronti dei lavoratori che ogni giorno perdono un pezzo delle libertà conquistate a fatica e con grandi sacrifici a partire dal dopoguerra, e sono messi di fronte alla scelta tra lavoro e salute, completamente abbandonati da quei vertici sindacali conniventi con il padronato che operano per il mantenimento della pace sociale - l’accettazione del jobs act e della cancellazione del referendum sui voucher sono solo ultimi esempi - e che paralizza la risposta del movimento operaio. L’offensiva capitalista avanza di pari passo con il progetto autoritario, di fascistizzazione, eversivo e guerrafondaio. Dopo brexit, illudendosi di poter sostituire l’Inghilterra, Pinotti-Gentiloni hanno subito pensato ad una “Schengen della difesa per rispondere al terrorismo” per “Rafforzare la capacità operativa (dell’UE) nelle aree di crisi e nella lotta al terrorismo”, ovvero nelle aggressioni imperialiste contro lavoratori e i popoli del Medioriente, e così rafforzare l’industria militare italiana ed europea. Un rinnovato militarismo già ratificato nell’incontro di Ventotene tra Renzi, Merkel, Hollande lo scorso agosto sulla portaerei Garibaldi. Ma il governo italiano, indipendentemente da chi lo regge, non accentua solo il suo europeismo. Al tempo stesso ribadisce il suo filoatlantismo mantenendo le richieste USA come “alleato vitale”. Servilismo che lo impegna ad accettare la richiesta - ribadita da Trump nell’incontro del 19 aprile con Gentiloni alla Casa Bianca - di portare al 2% del Pil (100 milioni di euro al giorno) la quota di appartenenza alla Nato alla quale si aggiunge l’enorme spesa del riarmo militare e del mantenimento delle “missioni” all’estero. Nel disegno imperialista c’è la guerra e va estesa perché - come sosteneva Lenin - “La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”. In occasione del 60 anni dai Trattati che hanno dato vita all’UE abbiamo assistito a dichiarazioni, interventi, celebrazioni intrisi di retorica e demagogia sul fatto che la sua costituzione ha impedito la guerra in Europa. E allora quella che ha distrutto la Jugoslavia nel 1999, in alleanza con Usa e Nato, come dobbiamo chiamarla? Ancora una volta non possiamo che essere d’accordo con Lenin quando analizzava che “in regime capitalistico gli Stati Uniti d’Europa sarebbero impossibili o reazionari. Il capitale è divenuto internazionale e monopolistico. Il mondo è diviso fra un piccolo numero di grandi potenze, vale a dire fra le potenze che sono meglio riuscite a spogliare e ad asservire su grande scala

altre nazioni”. Non sarebbero se non quello che sono già, un sistema armato di nazioni alleate e in concorrenza, con una forte proiezione militare ai propri confini (Est e Mediterraneo), una tendenza ad accordi commerciali che favoriscono i monopoli a scapito delle classi subalterne, un ampio mercato finanziario e commerciale in cui spartirsi ruoli e spazi “secondo la forza”. Eppure di fronte a questa offensiva prolungata della borghesia imperialista la classe lavoratrice continua ad essere divisa, le lotte in corso rimangono isolate, non capisce che si può vivere senza i padroni. Padroni che non si dividono in buoni e speculatori come ha predicato il Papa a Genova (città prossima alle elezioni) agli operai dell’Ilva, già in cassa integrazione da tempo un gruppo per il quale i candidati acquirenti prevedono fino a 6mila esuberi. Lavoratori che, influenzati da anni da politiche revisioniste, socialdemocratiche e opportuniste, non credono sia possibile rompere con il capitalismo e costruire una società socialista. È solo una questione di tempo, quello necessario a prendere coscienza della propria forza e della necessità della rivoluzione per abbattere questo sistema, prepararla giorno dopo giorno con organizzazione, impegno e partecipazione militante, per fare vivere anche oggi la storica vittoria del proletariato sulla borghesia capitalista come insegna la Rivoluzione d’Ottobre.

Disoccupazione e divisione di classe. Disoccupazione e sottoccupazione sono funzionali al sistema capitalistico: un enorme “esercito di riserva” difficile da organizzare, arma di ricatto sugli occupati per poter abbassare i salari e far loro accettare aumenti di orari e ritmi e contratti capestro, insomma condizioni di lavoro sempre peggiori e divisione tra il proletariato

pagina 2 Per i capitalisti aumenta il potere e la ricchezza. Come cambiano le classi sociali, occupati e disoccupati nel rapporto Istat 2017

pagina 3 Come si governa l’insicurezza. Decreto Minniti: è chiaro che il governo vuol fare dei profughi un problema di polizia, per evocare la paura, controllare, colpire le lotte e dominare in piena libertà

pagina 4 Venti di guerra. È necessaria una battaglia senza quartiere per “liberare l’umanità dagli orrori, dalle calamità, dalla crudeltà, dalla barbarie che oggi regnano” (Lenin 1915)

pagina 6

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