comma 20/B art. 2 Legge 662/96 filiale di Firenze
Spedizione in abb. postale 45%
Proletari di tutti i paesi unitevi!
nuova unità fondata nel 1964
Periodico comunista di politica e cultura n. 7/2017 - anno XXVI
No alle trappole illusorie Sostenete “nuova unità”, per affermare una voce comunista contro il feroce attacco anticomunista
C’è un grande affanno che agita le forze politiche in previsione delle elezioni governative con una legge che contrasta completamente il concetto su cui ci martellano da anni: la governabilità. Tutte cercano il consenso facendo a gara sulle più svariate proposte a favore del “popolo”. Un baraccone che trova ampio spazio su tutti i massmedia, ma che non funziona più perché nessuna soluzione ai problemi del proletariato e dei giovani può venire, anzi quel che si profila è un governo ancora più reazionario sempre più schierato con l’imperialismo USA, della UE e la NATO. Sono i risultati elettorali a confermare il sempre crescente astensionismo. Che riteniamo sia un fatto positivo anche se lo sdegno e la sfiducia dei proletari nei confronti dei palazzi del potere non si sono ancora orientati pienamente in forza anticapitalista e nello sviluppo della lotta di classe con una presa di coscienza rivoluzionaria. Nel momento in cui la borghesia cancella tutti i diritti del mondo del lavoro - a partire dal più importante, quello della libertà di sciopero -; aumenta la disoccupazione, i lavoratori sono costretti a scegliere tra lavoro e salute, impera la precarietà, la maggioranza dei pensionati è alla fame, mancano le case popolari, si svendono le fabbriche, si tagliano servizi e sanità, si violenta la natura, i nazifascisti rialzano la testa, l’imperialismo aumenta la sua aggressività cercando sempre nuove guerre, tira fuori dal cappello i soliti argomenti di “distrazione di massa”, ultimo in ordine di tempo il testamento biologico. I vari governi appellandosi al rispetto dei vincoli di Maastricht, di Lisbona ecc. al pareggio di bilancio, al fiscal compact tagliano su tutte le spese sociali mentre il debito pubblico continua a crescere per le spese militari e il riarmo, per l’appartenenza alla Nato, per finanziare le banche e le industrie, per le enormi spese gestionali sostenute da questo governo, ivi comprese quelle che, con la sordina, sono state utilizzate per portare in Italia le salme dei monarchi che “per grazia di dio
e per la volontà della nazione re d’Italia imperatore d’Etiopia” hanno appoggiato il regime fascista e promulgato i provvedimenti per la difesa della razza. Il vero problema è il capitalismo che nessun partito né movimento hanno intenzione di abbattere perché lo rappresentano. Il capitale si basa sullo sfruttamento dei lavoratori, sul plusvalore, sul profitto esattamente come l’ha analizzato Marx con un’analisi pienamente attuale. Il suo prolungamento aumenta solo la sofferenza della classe operaia e delle masse popolari che non devono cadere nelle trappole delle promesse elettorali. La lotta, l’organizzazione, il protagonismo operaio sono elementi indispensabili per cambiare il sistema capitalista in socialista. Per questo noi, comunisti di “nuova unità”, resistiamo per portare avanti le nostre idee rivoluzionarie, convinti della necessità dell’unità dei comunisti per arrivare ad una vera lotta di classe che sconfigga il capitalismo. Pensiamo che anche un giornale come “nuova unità” - che è una
goccia nel mare dell’informazione borghese che raggiunge e condiziona milioni di persone - sia fattore di coesione e organizzazione politica, uno strumento di riflessione, fondamentale per la formazione, e di lotta per l’aggregazione e lo scontro politico. È vero che, anno dopo anno, la situazione è sempre più difficile e complicata. Molti compagni abbonati e diffusori ci hanno lasciato troppo precocemente e numerosi sono disoccupati o pensionati che non possono pagare l’abbonamento. Pur non volendo anche quest’anno siamo obbligati ad una robusta selezione e, quindi, sospenderemo l’invio a coloro che, pur potendo, non pagano evidentemente perché sottovalutano il sacrificio dell’impegno volontario dei compagni per garantire e rafforzare una voce comunista in un periodo di forte attacco al comunismo, che può vivere solo sul contributo dei lettori e dei sostenitori che si battono ogni giorno per abbattere questo marcio sistema capitalista e imperialista.
Potere operaio e organizzazione comunista
Le avanguardie - a prescindere dalle organizzazioni in cui oggi militano - devono confrontarsi seriamente fra loro: nei luoghi di lavoro, nel territorio, nella società senza delegare ad altri, neanche ai propri “capi”, +sulla costruzione della propria organizzazione pagina 2
NO alla complicità con il sionismo e al servilismo verso gli USA
È cominciata una nuova Intifada, perché lo Stato razzista e xenofobo di Israele paghi finalmente i suoi innumerevoli crimini e la sua inammissibile impunità. Non facciamo mancare la nostra solidarietà internazionalista pagina 3
La CIA studia i teorici francesi: come smantellare la sinistra culturale
L’Agenzia di intelligence considera la cultura e l’elaborazione teorica armi fondamentali dell’arsenale globale delegato a perpetuare gli interessi statunitensi in tutto il mondo
pagina 4
Gli “eurodemocratici” bombardamenti dei nazisti ucraini sul Donbass
Insieme all’appoggio della chiesa ucraina, quello dei dirigenti PD che non fanno mancare la propria amichevole simpatia ai “democratici” e delle massime autorità parlamentari che accordano loro il sostegno ufficiale della Repubblica italiana, come nel caso del protocollo sottoscritto la primavera scorsa tra la Presidente della Camera Laura Boldrini e il nazista speaker della rada ucraina Andrej Parubij pagina 5
Notizie in breve dal mondo: novembre-dicembre2017 pagina 6
nuova unità 7/2017 1
lavoro
Potere operaio e organizzazione comunista
Le avanguardie - a prescindere dalle organizzazioni in cui oggi militano - devono confrontarsi seriamente fra loro: nei luoghi di lavoro, nel territorio, nella società senza delegare ad altri, neanche ai propri “capi”, sulla costruzione della propria organizzazione Michele Michelino
L’imperialismo non ha eliminato gli antagonismi fra le classi, esso ha soltanto sostituito alle antiche nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove forme di lotta che - se non controllate - possono far tremare dalle fondamenta il sistema. Le contraddizioni del sistema capitalista fra sfruttati e sfruttatori generano costantemente conflitti. In una società divisa in classi i conflitti latenti e ineliminabili esplodono periodicamente e si manifestano in tutta la loro violenza durante le crisi economiche. Nelle crisi mentre pochi borghesi si arricchiscono a dismisura, alcune classi sociali sono penalizzate, altre perdono i loro privilegi. La borghesia da tempo ha tramutato il medico, il giudice, il prete, lo scrittore, il poeta, lo scienziato, in salariati al suo servizio. La sfiducia crescente delle masse proletarie e popolari, della piccola borghesia e anche della “classe media” verso i partiti e le istituzioni è evidenziata dall’astensionismo nelle tornate elettorali. Questo è un campanello d’allarme per il sistema, anche se finché rimane una massa amorfa, che mugugna senza organizzazione non fa paura. Tuttavia il dissenso va controllato e incanalato nel sistema di democrazia borghese, smussandone gli aspetti rivoluzionari ed eversivi, con la nascita di nuovi partiti e rappresentanze parlamentari. È il caso del Movimento 5 stelle, di “Liberi e Uguali”, ma anche dei gruppi fascisti di destra, Casa Pound e Forza Nuova e camerati vari. Riportare e incanalare questi conflitti nell’ambito della “democrazia borghese” è il compito che il sistema capitalista assegna ai partiti
borghesi (di centro, di destra o “sinistra”) quando avviene il distacco, lo scollamento delle masse dalla politica, perché nessun cambiamento del modo di produzione nella storia è avvenuto per via elettorale. Oggi - in una società in cui la lotta di classe si fa più cruenta fra le stesse frazioni della borghesia imperialiste - che però si trovano sempre d’accordo nello sfruttare al massimo la classe operaia - il proletariato non ha un suo partito di riferimento. Nel momento in cui la situazione oggettiva e le contraddizioni interimperialiste sono al massimo livello, i pochi operai e proletari rivoluzionari, comunisti, sono costretti a lavorare nel movimento di massa, sindacale, sociale, divisi fra loro, frazionati, dispersi e annacquati fra alcune decine di organizzazioni che si definiscono “comuniste” senza alcun confronto fra loro, alcun dialogo, con gli operai spesso isolati anche nelle loro organizzazioni. Cominciare a interrogarsi sul come uscire dal pantano in cui siamo caduti, come ricomporre la classe proletaria, la nostra organizzazione politica rivoluzionaria, è il compito di chi si batte contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, prima di tutto di chi subisce sulla propria pelle lo sfruttamento capitalista. L’emancipazione operaia e umana può essere realizzata soltanto da una classe internazionale, l’unica che - emancipando se stessa - può emancipare contemporaneamente l’intera società umana. Oggi serve una sola organizzazione di classe, proletaria anticapitalistaantimperialista, di combattimento, indipendente, non di mera rappresentanza. Un unico partito comunista realmente avanguardia della sua classe, che sappia unire le varie avanguardie rivoluzionarie
Sesto San Giovanni
Un altro compagno ci ha lasciato L’amianto, le sostanze cancerogene, la ricerca del massimo profitto e la mancanza di sicurezza sul lavoro hanno ucciso un altro operaio. Bruno Russo, ex lavoratore della Breda Fucine di Sesto San Giovanni, ci ha lasciato a 63 anni. Operaio della Breda, per anni è stato costretto a lavorare con l’amianto e altre sostanze cancerogene senza essere informato dei pericoli derivanti dall’esposizione della fibra killer. Dopo la Breda, era andato a lavorare in una zincatura. Così, dopo aver respirato per oltre un decennio amianto, ha respirato anche i fumi e le sostanze cancerogene sprigionatesi dagli acidi del lavoro in zincatura. Bruno, dopo aver vinto una causa contro l’INPS ed essersi visto riconoscere l’esposizione all’amianto anche dal Tribunale del Lavoro, era andato in pensione due anni fa, dopo 42 anni e 10 mesi di lavoro. Appena in pensione, ha cominciato ad accusare vari disturbi e dolori; poi è arrivata la diagnosi: un tumore. Dopo pesanti cicli di chemioterapia, dal luglio 2017 i medici gli avevano sospeso ogni cura, dandogli pochi mesi di vita. Bruno, membro del Comitato da tanti anni, ha partecipato insieme con noi a molte iniziative di lotta contro l’INAIL e l’INPS che negavano i diritti dei lavoratori esposti e malati. Bruno, anche se già malato, era presente anche recentemente alle lotte per ottenere giustizia nei Tribunali per i nostri compagni malati e uccisi dall’amianto, per rivendicare una giustizia ripetutamente negata dal tribunale penale di Milano, che continua ad assolvere gli assassini, concedendo loro l’impunità. L’amianto, le sostanze cancerogene, la ricerca del massimo profitto e la mancanza di sicurezza sul lavoro hanno ucciso un altro operaio, e di amianto si continua ad ammalarsi e a morire nell’indifferenza e nel silenzio delle istituzioni. Ciao Bruno. che la terra ti sia lieve. Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio Sesto San Giovanni 13 novembre 2017 e-mail: cip.mi@tiscali.it web: http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com
nell’abbattimento del sistema capitalista dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. È giunto il momento in cui gli operai rivoluzionari e comunisti, che si riconoscono come appartenenti ad un’unica classe internazionale, prendano in mano direttamente il compito di costruire un’unica grande organizzazione di classe che si
pone l’obiettivo del potere operaio. Un partito che, contro la dittatura del capitale e dell’imperialismo, si batta per costruire la più ampia forma di democrazia operaia: la dittatura del proletariato in un sistema socialista. Le avanguardie - a prescindere dalle organizzazioni in cui oggi militano devono iniziare un confronto serio
fra loro, nei luoghi di lavoro, nel territorio, nella società senza delegare ad altri, neanche ai propri “capi”, il compito di costruire la propria organizzazione. Oggi il “che fare” è rispondere alla domanda: quale deve essere il ruolo dei comunisti nel movimento operaio e di massa attuale? Su questo vale la pena confrontarsi e scontrarsi.
Amianto morti di “progresso” Segnaliamo l’uscita del libro Amianto morti di “progresso” che racconta le lotte del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio e di altre associazioni in lotta contro l’amianto, i cancerogeni e le stragi causate dal profitto attraverso le testimonianze degli operai, i documenti processuali e lettere inedite fra Comitato e Inail. Il libro si compone dei seguenti capitali: Cap. 1 – Non solo nelle piazze: i processi penali Sconfitte e vittorie: i casi Eternit, Marlane, Enel, Franco Tosi, ThyssenKrupp, Fibronit, Cantieri navali, Montedison Cap. 2 – Morti per amianto alla Pirelli: la condanna dei manager Cap. 3 – Breda: omertà, lotta, solidarietà operaia, repressione Cap. 4 – La lotta contro l’amianto in Italia e nel mondo Cap. 5 – Solidarietà operaia internazionale e nazionale Cap. 6 – La lotta contro il governo, l’INAIL e l’INPS Cap. 7 – Lavoro e/o salute? Cap. 8 – Conflitto sociale, solidarietà operaia e popolare, organizzazione. La lotta delle vittime organizzate in Comitati e Associazioni: le stragi dell’Aquila, di Viareggio e della Tricom di Tezze sul Brenta Il libro di 275 pagine e in vendita nelle librerie a 19,50 euro (costo stabilito dalla casa editrice) per gli associati e gli amici del Comitato, per copie limitate il prezzo è 15 euro richiedendolo per telefono ai n. 02 26224099 o 3357850799 CENTRO DI INIZIATIVA PROLETARIA “G. TAGARELLI” in via Magenta, 88 Sesto San Giovanni (Mi)
nuova unità 7/2017 2
attualità
No alla complicità col sionismo e al servilismo verso gli USA
È cominciata una nuova Intifada, perché lo Stato razzista e xenofobo di Israele paghi finalmente i suoi innumerevoli crimini e la sua inammissibile impunità. Non facciamo mancare la nostra solidarietà internazionalista Daniela Trollio (*) Dunque, è fatta. Dopo 22 anni dall’adozione, da parte del Congresso statunitense, del “Jerusalem Embassy Act”, l’imperialismo americano ha gettato definitivamente la maschera. Gerusalemme - la città santa per musulmani, ebrei e cristiani sarà la capitale dello Stato di Israele, che del resto l’aveva già definita tale nel 1980 con la “Legge Fondamentale: Gerusalemme capitale di Israele”. Nonostante tutti i presidenti USA, dal 1995 ad oggi, abbiano ritardato l’adozione della suddetta legge – perché il riconoscimento andava concesso alla città quale capitale di due popoli e di due Stati – il 6 dicembre Donald Trump ha annunciato il trasferimento dell’ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme. Non è un caso: a 100 anni dalla Dichiarazione Balfour, il cerchio infernale si chiude attorno alla Palestina e ai palestinesi. 2 novembre 1917 Egregio Lord Rothschild, È mio piacere fornirle, in nome del governo di Sua Maestà, la seguente dichiarazione di simpatia per le aspirazioni dell’ebraismo sionista che è stata presentata, e approvata, dal governo. “Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adopererà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni”. Le sarò grato se vorrà portare questa dichiarazione a conoscenza della federazione sionista. Con sinceri saluti Arthur James Balfour Notate come vengono definiti i palestinesi: “comunità non ebraiche”. Non diversamente ha fatto il “papero Donald”, evitando accuratamente nel suo discorso la parola “Palestina”. Si chiude il cerchio, dicevamo, perché Israele è una potenza occupante dal 1967 e secondo le leggi internazionali un paese occupante non può annettersi terre occu-
pate. Così Trump, dopo aver cancellato l’adesione USA a vari trattati internazionali (l’accordo sul clima, quello sulle migrazioni, il TTP, la partecipazione all’Unesco), mostra con totale chiarezza quale valore gli USA attribuiscano – anche formalmente – alla legislazione internazionale. Formalmente, perché dal 1967 Israele ha occupato le terre dei palestinesi, distrutto quartieri e paesi, attuato una feroce pulizia etnica, trasformato Gaza nella più grande prigione a cielo aperto del mondo, il tutto con l’attivo sostegno dell’imperialismo nordamericano. Ma non solo. Apriamo, a questo punto, una parentesi sulle ultime scelte dei nostri governi. Già nel 2016 l’Italia si astenne dal votare una risoluzione dell’Unesco che ribadiva l’illegalità dell’occupazione israeliana. E nel 2017 ha votato contro un’altra risoluzione dell’Unesco su Gerusalemme che negava la validità di qualsiasi decisione presa dalla “potenza occupante” sulla città. Il prossimo anno le prime tre tappe del Giro d’Italia 2018 si svolgeranno proprio in Israele, con partenza da Gerusalemme. Questi sono fatti, a differenza delle parole “Non siamo d’accordo” sottoscritte dai più importanti Stati dell’Unione Europea (Francia, Germania, Inghilterra, Svezia e Italia) che hanno votato al Palazzo di Vetro una risoluzione. Il nostro ineffabile ministro degli Esteri, Angiolino Alfano, è riuscito a ribadire il servilismo verso gli USA anche in questa occasione: “Ho detto al segretario di Stato Usa che noi siamo molto preoccupati, abbiamo detto all’Onu che non condividiamo, insieme agli altri Paesi europei. Gli Usa restano nostro storico alleato, ma da loro vogliamo, auspichiamo che ci sia una carta giocata sul tavolo della pace, una carta che sia unificante”. Perché parole sulla Palestina ne sono state pronunciate tante, ma la realtà è fatta di complicità col sionismo razzista e di servilismo verso gli USA. Chiusa parentesi. Cosa ha spinto Trump a prendere questa decisione? Vediamo prima le ragioni “esterne”. Da sempre Israele è il cane da guardia degli USA in Medio Oriente. Negli ultimi 15 anni abbiamo visto mettere in pratica quanto teorizzato da Samuel Huntington, l’autore di “Scontro di civiltà e riconfigurazione dell’ordine mondiale”: un Medio Oriente in cui sono stati cancellati tutti i paesi non allineati agli interessi dell’imperialismo USA (ed europeo), dall’Iraq all’Afganistan,
alla Libia. Ma il piano per un nuovo ordine mondiale si è seriamente intoppato in Siria, grazie alla resistenza del suo popolo. Risultato: la Siria è ancora lì, certo martirizzata ma ancora Stato sovrano; l’Iran è ancora lì, la Turchia non è più tanto d’accordo con gli USA – tanto che Erdogan (per quel che conta... ndr) ha assicurato che “Non lasceremo la sorte di Gerusalemme in mano ad uno Stato terrorista, assassino di bambini” - e la Russia ha recuperato un ruolo strategico nella regione. Maestro del caos e della guerra infinita, l’imperialismo USA ha ricevuto un grosso colpo: così Gerusalemme capitale di Israele può riaccendere la miccia. Anche lo stato razzista e xenofobo di Israele è – con gli USA e i suoi alleati occidentali - il grande perdente della guerra contro la Siria: al suo governo serviva qualcosa che, oltretutto, distraesse la popolazione dalle accuse di corruzione che affronta Netanyahu. Ci sono anche ragioni “interne”. Intanto un grosso debito in soldoni da pagare. Se è vero che gli USA hanno fornito trilioni di dollari ad Israele, e che nel 2018 la Casa Bianca si è impegnata a fornire ad Israele altri 3.000 milioni di dollari in base ad “accordi di assistenza militare” è vero anche che, ultima in ordine di tempo, Hillary Clinton ha ricevuto “in dono” dalla lobby
I giovani, i lavoratori, gli sfruttati che oggi si avvicinano, tra mille difficoltà e ostracismi, all’idea di comunismo, sapranno fare tesoro dei tanti insegnamenti che l’assalto al cielo degli sfruttati del secolo passato ci ha lasciato, a partire dalla formidabile, anche se incompiuta, opera di costruzione del socialismo iniziata da Lenin, da Stalin e dal partito bolscevico, e si potranno così porre le premesse per il rilancio del movimento comunista e per una radicale trasformazione della realtà.
“Imparare dalle sconfitte: l’Unione Sovietica dal socialismo alla barbarie” di Concetto Solano edizione “La Città del Sole”, euro 8, si può richiedere tramite email: concetto.solano@gmail.com
nuova unità 7/2017
sionista statunitense più di 35 milioni di dollari per la sua corsa alla Casa Bianca. E Donald Trump non è da meno, glielo hanno ricordato le lobby sioniste durante il suo viaggio in Palestina. Inoltre, lo stesso giorno del suo discorso sul trasferimento dell’ambasciata USA a Gerusalemme, il 6 dicembre, la camera bassa del Congresso ha bloccato una richiesta di impeachment contro di lui e ormai del Russiagate non si parla più. Così, probabilmente, è stata presa questa decisione: un riconoscimento totale e completo di Israele e delle sue politiche militaristiche e genocide. Perché di questo si tratta, un lento e brutale genocidio “in tempo di pace” fatto di asfissia economica, nuovi insediamenti dei co-
loni, repressione, militarizzazione, stato d’assedio, detenzioni arbitrarie, uccisioni, furto delle terre e del futuro, oltre che del passato, delle giovani generazioni di palestinesi. Gli altri paesi arabi, come sempre, hanno levato grandi proteste… verbali, tanto che il ministro israeliano dell’informazione Ysrael Katz ha lasciato intendere che la decisione è stata presa in coordinazione con alcuni di questi paesi come l’Arabia Saudita, altro grande socio dell’imperialismo nordamericano e, paradossalmente, del colonialismo israeliano. Ma i loro popoli forse non saranno altrettanto d’accordo. Solo domenica 10 dicembre le cronache registrano scontri a Beirut, dove vi sono forti rappresentanze sia di palestinesi che di siriani sfollati; e manifestazioni nelle principali città palestinesi, in Turchia, in Egitto, in Tunisia, in Giordania, a Bagdad. Ma anche a Berlino e ad Atene, davanti alle ambasciate USA. Così, chi lotterà veramente? Come sempre la resistenza del popolo palestinese, che in più di mezzo secolo non si è mai fermata, nonostante l’enorme disparità di forze. E i palestinesi – soprattutto i giovani, i protagonisti - pagheranno il prezzo più salato. Manifestazioni e scontri si sono svolte a Gerusalemme, in Cisgiordania, a Gaza, Ramallah, Hebron, Nablus e Jenin. Mentre scriviamo ci sono già 4 morti e più di 800 feriti. Ma non saranno i soli perché il ‘sequestro’ di Gerusalemme è una dichiarazione di guerra, che finirà per inghiottire anche le colonie israeliane. È cominciata una nuova Intifada, perché lo Stato razzista e xenofobo di Israele paghi finalmente i suoi innumerevoli crimini e la sua inammissibile impunità. Non facciamo mancare la nostra solidarietà internazionalista. (C.I.P “G.Tagarelli” via Magenta, 88 Sesto S.Giovanni)
Comunicato Sulla conclusione della Campagna sul 100°anniversario della Rivoluzione d’Ottobre “Cento anni fa il nostro futuro”: questo slogan ha sintetizzato efficacemente la campagna che ha visto iniziative in numerose città con dibattiti partecipati. Iniziative che hanno mostrato come la Rivoluzione d’Ottobre sia considerata, nonostante le campagne di falsificazione anticomunista, il punto di partenza fondamentale per il cambiamento sociale. L’evento conclusivo della campagna, l’assemblea nazionale di Firenze dello scorso 5 novembre, ha visto la partecipazione di tanti compagni e compagne che hanno animato il dibattito, valorizzando quell’esperienza rivoluzionaria e la costruzione del socialismo nel secolo passato. Nei diversi interventi è emersa la volontà di proseguire il lavoro comune tra realtà comuniste, nella prospettiva di ridare ai lavoratori e agli sfruttati l’organizzazione comunista, cioè lo strumento indispensabile per rendere credibile e vincente la battaglia per la trasformazione rivoluzionaria della società, per dare alla classe oggi sfruttata, il potere. Un primo e prossimo appuntamento, che ci consentirà di continuare a sviluppare il nostro comune lavoro, sarà a Livorno per il 97° anniversario di fondazione del Partito comunista d’Italia (21 gennaio 1921). La rottura con il riformismo che sta alla base della fondazione del PCd’I è l’elemento fondamentale da cui ripartire, per fare chiarezza, per uscire dal pantano revisionista e per rendere credibile la possibilità di organizzare il proletariato nella sua battaglia contro la classe capitalista. Tale rottura ha posto infatti le basi perché fosse possibile la lotta contro i revisionismi di “destra” e di “sinistra”. Proprio il prossimo 21 gennaio organizzeremo un seminario dove svilupperemo il dibattito e il confronto sul ruolo del Partito comunista ieri e oggi, sulle prospettive del futuro lavoro dei comunisti in Italia. Facciamo appello alle realtà e ai singoli compagni che lavorano per la ricostruzione del Partito comunista perché oggi più che mai è necessario evitare la dispersione di forze e far avanzare il lavoro di confronto e dibattito tra comunisti, nella prospettiva ineludibile della ricostruzione del Partito. Gli organizzatori della Campagna: “100 anni fa il nostro futuro”
3
documenti
La CIA studia i teorici francesi: come smantellare la sinistra culturale
L’Agenzia di intelligence considera la cultura e l’elaborazione teorica armi fondamentali dell’arsenale globale delegato a perpetuare gli interessi statunitensi in tutto il mondo Gabriel Rockhill * Siamo soliti dare per scontato che gli intellettuali abbiano poco o nessun potere politico. Rinchiusi nella loro privilegiata torre d‘avorio, disconnessi dal mondo reale, impantanati in dibattiti accademici senza senso su inezie, o galleggiando tra le nuvole astruse di importanti teorie, gli intellettuali sono sempre ritratti come separati dalla realtà politica ed incapaci di interagire significativamente con essa. Ma la CIA la pensa in modo diverso. Di fatto, l‘organismo responsabile dell‘organizzazione di colpi di Stato, di omicidi e della manipolazione clandestina di governi stranieri non solo crede nel potere della teoria, ma assegnò anche ingenti risorse per mantenere un gruppo di agenti segreti dedicati a studiare approfonditamente quella che alcuni considerano una delle teorie più ermetiche e complesse mai prodotte. Un documento investigativo scritto nel 1985 e recentemente declassificato e pubblicato con lievi modifiche, facendo uso della Legge sulla Libertà di espressione, rivela che la CIA disponeva di agenti dedicati a studiare le teorie complesse ed influenti associate agli autori francesi Michel Foucault, Jacques Lacan e Roland Barthes. L‘immagine di alcune spie statunitensi che si riuniscono con assiduità nei café di Parigi per studiare e confrontare appunti relativi ai guru dell‘intellettualità francese può colpire chi ritiene che questo gruppo di intellettuali fossero geni la cui sovrumana sofisticazione non avrebbe mai potuto finire in una trappola così volgare, o al contrario, chi pensa a loro come a ciarlatani incomprensibili con poco o nessun impatto con il mondo reale. Tuttavia non sorprenderà chi ha familiarità con la propaganda e con il continuo e prolungato utilizzo di risorse da parte della CIA nella guerra culturale globale, incluso l‘appoggio alle sue forme più avanzate, fatto ben documentato grazie a ricercatori come Frances Stonor Saunders, Giles Scott-Smith e Hugh Wilford (io ho contribuito con il libro „Radical History&the Politics of Art“). Thomas W. Braden, vecchio supervisore delle attività culturali della CIA, spiegava il potere della guerra culturale della agenzia in un resoconto sincero e ben informato pubblicato nel 1967: “Ricordo l‘immenso piacere che provai quando l‘Orchestra Sinfonica di Boston (che contava sull‘appoggio della CIA) guadagnò più elogi per gli USA in Parigi di quanti ne avrebbero potuti guadagnare John Foster Dulles o Dwight D. Eisenhower con cento discorsi”. Non si trattava in nessun modo di una operazione marginale o senza importanza. Di fatto, come sosteneva opportunamente Wilford, il Congresso per la Libertà Culturale con sede a Parigi, che risultò in seguito essere un‘organizzazione di copertura della CIA ai tempi della Guerra Fredda, fu uno dei principali patrocinatori della storia mondiale e fornì appoggio a una incredibile gamma di attività artistiche e intellettuali. Contava uffici in 35 paesi, pubblicava dozzine di prestigiose riviste, promuoveva l‘industria editoriale, organizzava conferenze ed esposizioni artistiche di alto livello, coordinava performance e concerti e distribuiva generosi finanziamenti a vari premi e borse di studio culturali, così come ad organizzazioni sotto copertura come la Fondazione Farfield.
L‘Agenzia di intelligence considerava la cultura e l‘elaborazione teorica armi fondamentali dell‘arsenale globale delegato a perpetuare gli interessi statunitensi in tutto il mondo. Il docu-
mento investigativo del 1985 e recentemente pubblicato, dal titolo “Francia: la diserzione degli intellettuali di sinistra”, esamina – indubbiamente al
fine di manipolarli – gli intellettuali francesi e il ruolo fondamentale da loro svolto nella definizione delle tendenze che generano la linea politica. Il documento, mentre suggerisce che nella
storia dell‘intellettualità francese vigesse un relativo equilibrio ideologico tra sinistra e destra, evidenzia il monopolio della sinistra nell‘era immediatamente posteriore alla Seconda Guerra Mondiale – al quale, come sappiamo, si opponeva in modo furibundo la CIA – a causa del ruolo fondamentale svolto dai comunisti nella resistenza al fascismo e che, in ultima analisi, permise di vincere la guerra. Nonostante la destra fosse enormemente discreditata a causa del suo contributo diretto ai campi di sterminio nazi, così come per il suo programma xenofobo, anti-egualitario e fascista (secondo le parole della CIA stessa), gli agenti segreti anonimi che scrissero la bozza della relazione riassumono con palpabile gioia il ritorno della destra a partire dall‘inizio dei Settanta.
come polo di resistenza alla falsa neutralità politica, alle caute tecnicità della logica e del linguaggio, o al conformismo ideologico puro attivo nella tradizione della filosofía anglo-americana apoggiata dal senatore McCarthy. Ciononostante, le teorie di quelli figuri che voltarono le spalle a ciò che Cornelius Castoriadis denominó la tradizione della critica radicale – la resistenza anticapitalista e antimperialista – certamente contribuirono all‘allontanamento ideologico dalla politica trasformatrice. Secondo la stessa agenzia di spionaggio, i teorici postmarxisti francesi contri-
buirono direttamente al programma culturale della CIA volto a persuadere la sinistra a piegare verso la destra, dal momento che screditavano l‘antimperialismo e l‘anticapitalismo, creando
Più concretamente, i guerrieri culturali clandestini applaudono a ciò che considerano un doppio movimento che contribuì a far sì che gli intellettuali allontanassero gli Stati Uniti dal centro delle loro critiche e che le indirizzassero alla Unione Sovietica. Da parte della sinistra si produsse una di-
saffezione graduale verso lo stalinismo e il marxismo, una progressiva ritirata degli intellettuali radicali dal dibattito pubblico ed un allontanamento teorico dal socialismo e dal partito socialista. Più verso destra, gli opportunisti ideologici chiamati Nuovi Filosofi e gli intellettuali della Nuova destra lanciarono una sfacciata campagna mediatica di diffamazione nei confronti del marxismo. Mentre altri tentacoli della organizzazione di spionaggio di portata mondiale si dedicavano ad abbattere governi eletti democraticamente, a fornire servizi di intelligence e finanziamento a dittatori fascisti e ad apoggiare squadroni della morte di estrema destra, lo squadrone parigino della CIA raccoglieva informazioni sulla svolta a destra che stava avvenendo nel mondo e che favoriva direttamente la politica estera degli USA. Gli intellettuali simpatizzanti della sinistra del dopoguerra furono apertamente critici con l‘imperialismo statunitense. L‘influenza nei media esercitata dalla critica marxista senza peli sulla lingua di Jean Paul Sartre ed il suo ruolo notevole – come fondatore di Libération – al momento di rivelare l‘identità del responsabile della CIA a Parigi e di dozzine di agenti sotto copertura fu seguita da vicino dalla Agenzia e considerata un grave problema. Al contrario, l‘ambiente antisovietico e antimarxista dell‘emergente era neoliberale servì per sviare l‘attenzione pubblica e fornì un‘eccellente scusa per le guerre sporche della CIA, rendendo “estremamente difficile qualsiasi opposizione significativa delle élite intellettuali alle politiche statunitensi in America Centrale, ad esempio”. Greg Grandin, uno dei maggiori esperti di storia Latinoamericana, riassunse perfettamente questa situazione nel suo libro The Last Colonial Massacre (L‘ultimo massacro coloniale). Questo è il contesto in cui il personale CIA elogia e appoggia la incessante critica che una nuova generazione di pensatori antimarxisti come Bernard-Henri Levy, André Glucksmann y Jean-François Revel scatena contro “l‘ultima consorteria di eruditi comunisti” (composta, secondo gli agenti, da Sartre, Barthes, Lacan y Louis Althuser). Data la giovanile tendenza
progressista di quegli antimarxisti, costituiscono il modello perfetto per costruire le narrazioni fallaci che fondono una pretesa evoluzione politica personale con l‘avanzare continuo del tempo, come se la vita individuale e la storia fossero semplicemente una questione di “evoluzione” e asseriscono che la trasformazione sociale egualitaria è qualcosa del passato, sia personale che storico. Questo disfattismo accondiscendente e onniscente non serve solo a screditare i nuovi movimenti, in particolare quelli diretti dai giovani, ma propina erroneamente anche i relativi successi della repressione controrivoluzionaria come un processo naturale della storia. Questi intellettuali reazionari, pur non così accaniti contro al marxismo, contribuirono in modo significativo alla atmosfera di disincanto verso l‘eguali-
tarismo trasformatore, all‘allontanamento dalla mobilitazione sociale sostituita dalla “contestazione critica” sprovvista di punti di vista radicali.
Ciò è cruciale per comprendere la strategia generale
che indirizzava le ampie e potenti iniziative con cui la CIA cercava di smantellare la sinistra culturale in Europa e altri paesi. Ammettendo la difficoltà di abolirla totalmente, l‘organizzazione di spionaggio più
potente del mondo ha cercato di separare la cultura di sinistra dalle politiche anticapitaliste e trasformatrici più determinate e di indirizzarla verso posizioni riformiste di centro-sinistra, meno apertamente critiche con la politica interna ed estera degli Stati Uniti. In realtà, esatta-
mente come ha dimostrato minuziosamente Saunders, l‘Agenzia continuò le politiche del Congresso capeggiato da McCarthy nel dopoguerra con il fine di appoggiare e promovere direttamente quei progetti che distoglievano produttori e consumatori dalla sinistra apertamente egualitaria. Sfoltendo e screditando quest‘ultima, mirava anche a frammentare
la sinistra in generale, lasciando ciò che restava del centro-sinistra con un potere ed un appoggio popolare minimi (e contemporaneamente po-
tenzialmente screditato a causa della sua complicità con le politiche delle destre, un tema che continua ad estendersi come una piaga tra i partiti della sinistra istituzionale). È in questo contesto che dobbiamo collocare la passione della CIA per i racconti di „conversioni“ ed il suo profondo apprezzamento per i “marxisti riformati (riformisti?)”, un leitmotiv trasversale nel rapporto investigativo sui teorici francesi. “Al fine di indebolire il marxismo – scrivono gli agenti infiltrati – sono più efficaci quegli intellettuali convinti, disposti ad applicare la teoria marxista nelle scienze sociali, però che finiscono per rifiutare l‘intera tradizione marxista”. Citano in particolare l‘enorme contributo fornito dala Scuola degli Annali, di storiografia e di strutturalismo – in particolar modo Claude Lévi-Strauss e Foucault – alla “demolizione critica della influenza marxista nelle scienze sociali”. Foucault, al quale si riferiscono come “al pensatore francese più profondo e influente”, è particolarmente applaudito per il suo elogio degli intellettuali della Nuova Destra, quando ricorda ai filosofi che “la teoria sociale razionalista dell‘Illuminismo e l‘era Rivoluzionaria del secolo XVIII ha avuto conseguenze sanguinose”. Nonostante sia un errore sconfessare le politiche o gli effetti politici di chiunque, basandosi solo su di una presa di posizione o di un risultato, il „sinistrismo“ controrivoluzionario di Foucault e la sua riproposta del ricatto del Gulag – come dire che i movimenti espansivi radicali che pretendono una profonda trasformazione sociale e culturale finiscano col resuscitare la più pericolosa delle tradizioni – sono perfettamente allineati con le strategie generali di guerra psicologica della agenzia di spionaggio. L‘interpretazione che realizza la CIA dell‘opera teorica francese dovrebbe servirci per riconsiderare l‘aura chic che ha accompagnato molto spesso la sua ricezione da parte del mondo anglofono. Secondo una concezione statalista della storia progressista (che in generale rimane cieca verso la sua teleologia implicita), l‘opera di figure come Foucault, Derrida e altri teorici dell‘avanguardia francese si associa intuitivamente ad una critica profonda e sofisticata che presumibilmente va oltre qualsiasi relazione con il socialismo, il marxismo o le tradizioni anarchiche. Non c‘è dubbio ed è corretto mettere in luce che il modo con cui il mondo anglofono accolse l‘opera dei teorici francesi, come ha giustamente evidenziato John McCumber, ha avuto importanti implicazioni politiche
così un ambiente intellettuale nel quale i suoi progetti imperialisti potessero prosperare senza essere disturbati da un esame critico serio da parte del mondo intellettuale. Come sappiamo, grazie alle inchieste realizzate sui programmi di guerra psicologica della CIA, l‘organizzazione non solo ha vigilato e tentato di manovrare gli individui, ma ha anche sempre cercato di comprendere e trasformare le istituzioni di produzione e distribuzione culturale. Di fatto, il suo studio sui
teorici francesi segnala il ruolo strutturale svolto dalle università, dalle case editrici e dai mezzi di comunicazione nella formazione e consolidamento di un ethos politico collettivo. Nelle de-
scrizioni che, come il resto del documento, dovrebbero spingerci a pensare criticamente sull‘attuale situazione accademica del mondo anglofono e non solo, gli autori del rapporto evidenziano come la
precarizzazione del lavoro accademico contribuisca all‘annichilimento della sinistra radicale.
Se noi accademici di sinistra convinti non possiamo aver garantiti i mezzi materiali per sviluppare il nostro lavoro, o se siamo obbligati più o meno sottilmente ad essere conformisti per ottenere un impiego, pubblicare i nostri scritti o avere un pubblico, le condizioni strutturali che permettono l‘esistenza di una comunità di sinistra determinata sono indebolite. Un altro attrezzo utilizzato per raggiungere questo fine è la professionalizzazione della educazione superiore, che mira a trasformare le persone in schiavi tec-
nico-scientifici integrati nell‘apparato capitalista, più che in cittadini autonomi con sufficienti basi per una critica sociale. I funzionari teorici della
CIA lodano, pertanto, le iniziative del governo francese volte a “far pressione sugli studenti affinché
si dirigano verso studi tecnici ed imprenditoriali”. Segnalano inoltre i contributi realizzati dalle grandi case editrici come Grasset, i mezzi di comunicazione di massa e la moda della cultura americana per ottenere una base postsocialista e antiegualitaria.
Qual è la lezione che possiamo estrarre da questo rapporto, con riferimento al contesto politico attuale,
con il suo persistente attacco alla intellettualità critica? In primo luogo, dovrebbe ricordare a chi crede che
gli intellettuali non abbiano nessun potere e che il nostro orientamento politico abbia un‘importanza relativa che questa non è l‘opinione dell‘organizzazione che è diventata uno degli attori più potenti del mondo contemporaneo. La CIA, come ironicamente suggerisce il suo nome, crede nel potere dell‘intelligenza e della teoria, ed è qualcosa che dovremmo prendere in considerazione molto seriamente. Presupporre erroneamente che il lavoro intellettuale serva a poco o nulla nel “mondo reale”, non solo ci porta a mal interpretare le conseguenze pratiche del lavoro teorico, ma anche a chiudere un occhio di fronte a progetti politici che facilmente ci possono convertire in ambasciatori culturali involontari. Anche se è vero che lo Stato-nazione e l‘apparato culturale francese offrono agli intellettuali una piattaforma pubblica molto più significativa che in molti altri paesi, l‘ossesione della CIA per cartografare e manipolare la produzione teorica e culturale in altri luoghi dovrebbe essere per tutti noi un campanello d‘allarme. In secondo luogo, nell‘attualità gli agenti del potere sono particolarmente interessati a far cre-
scere un‘intellettualità la cui visione critica sia attenuata o distrutta dalle istituzioni che la patro-
cinano e che sono basate su interessi impresariali e tecnoscientifici, che paragoni le politiche di sinistra-destra con l‘“antiscientifico”, che metta in
relazione la scienza con una pretesa – però falsa – neutralità politica, che promuova i media che
saturano l‘etere con un chiacchiericcio conformista,
nuova unità 7/2017 4
imperialismo
Gli “eurodemocratici” bombardamenti dei nazisti ucraini sul Donbass
Insieme all’appoggio della chiesa ucraina, quello dei dirigenti PD che non fanno mancare la propria amichevole simpatia ai “democratici” e delle massime autorità parlamentari che accordano loro il sostegno ufficiale della Repubblica italiana, come nel caso del protocollo sottoscritto la primavera scorsa tra la Presidente della Camera Laura Boldrini e il nazista speaker della rada ucraina Andrej Parubij Fabrizio Poggi Lo scorso 11 dicembre, alla presenza di varie autorità di governo e della cerchia presidenziale, è stata scoperta a Mosca, nella centralissima via Tverskaja, una lapide sulla facciata dell’edificio in cui, dal 1970 al 1974 e poi dal 1994 al 2002, visse Aleksander Solzenitsin, “primo uomo”, ha notato sarcasticamente il sito web Balalaika, “ad aver chiesto al Senato Usa di portare un attacco atomico contro la propria patria”. Per il 2018 è prevista l’inaugurazione persino di un monumento nel centro della capitale russa, dopo che il suo “Arcipelago Gulag” è stato inserito nel programma obbligatorio minimo di letteratura nelle scuole. Crediamo non sia necessario ricordare ai lettori di “nuova unità” chi fosse Solzenitsin, uno dei maggiori “eroi” della democrazia occidentale antisovietica e osannato fustigatore dei “crimini del regime sovietico”, ben ripagato nel 1970 col Nobel per la letteratura, al pari di Boris Pasternak, Josif Brodskij o, in ultimo, la bielorussa Svetlana Aleksievic. Forse deluso dal fatto che Washingthon non avesse esaudito il suo appello nucleare, a fine anni ‘70, Solzenitsin, durante il suo “esilio” dorato nel Vermont, scriveva che gli Usa non erano più un “alleato onesto nella liberazione russa”, dato che non consideravano i russi una “nazione oppressa dal comunismo” e, al contrario, vedevano nella Russia, ma non nel comunismo, come avrebbe voluto lui, l”oppressore mondiale”. D’altronde, quella inaugurata a Solzenitsin, non è la prima targa dedicvata in Russia a protagonisti della lotta, armata e non, contro l’ordinamento sovietico. In fondo, c’è poco da stupirsi: basta ricordare che ad esempio il canale Spunik, in tema di foibe, accettando come dato di fatto l’esclusiva narrazione delle destre e senza minimamente parlare di cosa il fascismo abbia rappresentato per le popolazioni slovene e croate, ha potuto scrivere che “di fronte all’eccidio di oltre diecimila esseri umani e all’esodo di massa di trecentocinquantamila si deve tenere desta la memoria per non permettere che la barbarie torni a dominare”. C’è poco da stupirsi: basta ricordare che l’argomento più “profondo” portato dalla direttrice di Russia Today (“il verbo” anche di molta italica sinistra), Margarita Simonjan, in occasione delle rievocazioni per il centenario della Rivoluzione d’Ottobre, è stato che “nel mio organismo si sia formata una resistente allergia a giustificare Stalin”. Se dunque questa è la via seguita a Mosca, come non considerare quantomeno di facciata, al di là degli interessi geopolitici del Cremlino, le prese di posizione russe nei confronti della situazione ucraina? Una situazione in cui non fa quasi più notizia l’aggressione armata contro la po-
polazione civile del Donbass, nonostante i quotidiani bombardamenti sulle città delle Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk, persino su scuole e ospedali pediatrici e i continui tentativi dell’esercito ucraino e dei battaglioni neonazisti di sfondare il fronte lungo la linea di separazione tra le forze. Una situazione in cui, però, la stessa popolazione ucraina è falcidiata dalle “riforme” - aumenti stratosferici di prezzi dei prodotti alimentari e di tasse e tariffe sulle fonti primarie di sopravvivenza, come gas e acqua - imposte da FMI e Banca Mondiale dopo il golpe del febbraio 2014. Una situazione in cui gli interessi di colossi occidentali dettano la tabella di marcia del “parlamento”: sarebbe sufficiente ricordare anche il solo esempio dell’eliminazione, da parte della Rada, della moratoria sulla privatizzazione dei terreni agricoli, una manovra a favore dei grandi monopoli agroalimentari internazionali, come Cargill, Monsanto, Dupont, AgroGeneration ecc. Una situazione che vede la diretta e personale partecipazione di figure di spicco della “democrazia” a stelle e strisce nell’economia ucraina: l’esempio più lampante è quello della famiglia dell’ex vice presidente yankee, Joe Biden, il cui figlio, Hunter, subito dopo quella che in Occidente è chiamata “rivoluzione della dignità” (traduzione ucraina del vocabolo tedesco “putsch”) del febbraio 2014 è divenuto membro del Consiglio direttivo della maggiore impresa ucraina del gas, la Burisma Holdings, impegnata nell’estrazione di gas naturale, sviluppo del gas di scisto, realizzazione di terminali e condutture per la ricezione di gas liquefatto. In questo senso, il già citato sito web Balalaika, ricordava ironicamente qualche tempo fa l’impresa compiuta da quella Victoria-fuck-the-UE-Nuland, incaricata speciale del Dipartimento di stato, che aveva concluso l’affare più redditizio
isoli le individualità radicali dalle maggiori istituzioni accademiche e dall‘attenzione mediatica e screditi qualsiasi richiamo all‘egualitarismo radicale e alla trasformazione ecologica. Idealmente, cercano di nutrire una cultura intellettuale che, se è di sinistra, sia neutralizzata, immobilizzata, apatica e si mostri soddisfatta dagli abbracci difattisti o dalla critica passiva alla sinistra radicale che si mobilita. Questa è una delle ragioni per cui possiamo considerare l‘opposizione intellettuale alla sinistra radicale, che predomina nel mondo accademico statunitense, una posizione politica pericolosa: non è forse complice diretta dell‘agenda imperialista della CIA in tutto il mondo? In terzo luogo, per neutralizzare questo attacco istituzionale alla cultura rivoluzionaria, risulta
dell’intera storia americana, nel senso che se Peter Minuit nel 1626 aveva acquistato dai nativi l’isola di Manhattan in cambio di specchietti e perline, lei, nel 2014 a Kiev, ha consentito agli USA di comprare un’intera nazione con un pacchetto di biscotti distribuiti ai manifestanti di majdan. Un’intera nazione comprata e controllata, anche imponendo, nei diversi governi succedutisi dopo il golpe del 2014, la presenza di ministri stranieri, presi a prestito da varie ex Repubbliche sovietiche, ma tutti rigorosamente svezzati a Washington. Un controllo che, se durante la presidenza Obama, ha visto l’imposizione di ogni singolo passo dell’amministrazione ucraina da parte di Biden, Nuland, o gli ambasciatori Geoffrey Pyatt e Mary Jovanovic, appare oggi un po’ più “discreto”, pur se non cessa il sostegno diretto, in armi, soldi e istruttori, non solo da parte USA, ma anche di Canada, Germania, Gran Bretagna, Georgia, ai neonazisti di “Azov” e “Ajdar”. E se qualche pubblicazione statunitense scrive ora che, “appoggiando Petro Porošenko, l’Occidente non ha sostenuto il giusto leader in Ucraina”, è probabilmente vero che oggi oltreoceano si vedrebbe bene l’assunzione al soglio golpista, al posto di Porošenko, di personaggi quali l’ex matrona del gas ed ex primo ministro, la martire occidentale Julija Timošenko. E non si cessa di sponsorizzare nemmeno l’ex governatore di Odessa, quel Mikhail Saakašvili che nel 2008, da presidente della Georgia, tentò l’avventura bellica contro la Russia in Ossetia meridionale e che è tuttora ricercato a Tbilisi per appropriazione di 5 milioni di $ di fondi statali e depistaggio nella morte dell’ex primo ministro Zurab Zhvania: la vicenda del suo arresto a Kiev, a inizio dicembre, apparentemente sconfitto nella guerra tra bande oligarchiche, e della sua immediata scarcerazione, su evidente
ineludibile la resistenza alla precarizzazione e alla professionalizzazione della educazione. Uguale importanza riveste la creazione di sfere pubbliche
che rendano possibile un dibattito realmente critico e offrano un‘ampia piattaforma per coloro che riconoscano che un altro mondo non solo è possible, ma anche necessario. Dobbiamo inoltre unirci per contribuire alla creazione o allo sviluppo ulteriore dei mezzi di comunicazione alternativi, differenti modelli di educazione, istituzioni alternativi e collettivi radicali. È vitale promuovere proprio ciò che i combattenti culturali sotto copertura vogliono distruggere: una cultura di sinistra radicale con un appoggio instituzionale, un ampio supporto pubblico, un‘influenza mediatica prevalente e un ampio potere di mobilitazione.
nuova unità 7/2017
ordine di Washington, pare emblematica. Emblematica di una situazione in cui sempre più ucraini chiedono l’impeachment di Petro Porošenko, poco importa se a favore o meno del ricercato Saakašvili: di motivi ne hanno comunque a bizzeffe. Il centro di analisi ucraino Texty.org.ua ha classificato il paese, sulla base del livello salariale medio, al netto delle tasse, come il più povero d’Europa: con 190 euro al mese, l’Ucraina è davanti a Moldavia (216 euro), Albania (347), Russia (474), Slovacchia (722), Polonia (748). Secondo The World Factbook della CIA, l’Ucraina occupa il 221° posto, su 235 paesi esaminati, per tasso di crescita media (0,41%) della popolazione; il 189° per tasso di natalità e il 5° (14,4 ogni mille abitanti) per tasso di mortalità; il 150° (72,1 anni) per aspettativa di vita alla nascita, con un tasso di disoccupazione che nel 2016 era del 9,3%, senza considerare, ancora secondo la CIA, “il forte numero di sottoccupati o non registrarti nelle liste di disoccupazione”. E se questo riguarda gli ucraini in prima battuta, i golpisti di Kiev stanno riscuotendo avvertimenti anche da vicini governi nazionalisti, preoccupati per le vessazioni cui sono sottoposte le minoranze che popolano i territori ucraini di confine: è il caso, soprattutto, di polacchi e ungheresi. Difficilmente, nel loro caso, la situazione evolverà in qualcosa che ricordi, anche solo lontanamente, quella delle Repubbliche popolari. Ma non c’è dubbio che, se così dovesse essere, la chiesa ucraina sarebbe pronta ad adottare nei loro confronti la stessa linea oggi predicata per il Donbass, con i preti che benedicono l’intitolazione di piazze e strade a “eroi” del collaborazionismo filonazista, o che, in diretta tv, pontificano che non è giusto definire “assassini” i soldati che bombardano la popolazione civile del Donbass, dato che la chiesa
Come ultima cosa, noi intellettuali del mondo dovremmo unirci per riconoscere e usare la nostra forza al fine di fare tutto il possibile per sviluppare una critica sistematica e radicale che sia tanto egualitaria ed ecologista quanto anticapitalista e antimperialista Le posizioni che uno difende in aula o pubblicamente sono importanti per stabilire i termini del dibattito e marcare il campo delle possibilita politiche. In opposizione diretta alla strategia culturale di frammentazione e polarizzazione della agenzia di spionaggio con la quale ha tentato di mutilare ed isolare la sinistra antimperialista e anticapitalista, dovremmo, nel momento in cui ci opponiamo alle posizioni riformiste, federarci e mobilitarci, riconoscendo l‘importanza del lavoro collettivo – tutta la sinistra, come ci ha
distingue tra “guerra difensiva e di aggressione” e oggi “il popolo ucraino sta conducendo una giusta guerra difensiva. I nostri soldati fermano l’aggressore; frenano il male e sono costruttori di pace”. Una “guerra difensiva”, in cui le forze ucraine fanno addirittura ricorso a proiettili al fosforo contro gli obiettivi civili. Già in passato, il patriarca Filaret aveva sentenziato che dio permette di attaccare “l’aggressore dell’est”, con l’obiettivo di illuminare gli atei, “perché là i senzadio sono in maggioranza”; e ancor prima, il metropolita Mikhail Zinkevič aveva ammonito i fedeli che “ogni candela acquistata nelle chiese del patriarcato di Mosca, è una pallottola per uccidere i vostri figli”. Quello stesso Zinkevič che pochi mesi fa, nel benedire una chiesa, aveva definito “uomini dalla vita santa” i membri dell’OUN-UPA inquadrati nel battaglione “Nachtigall” o nella divisione SS “Galizia”. Evidentemente, la chiesa ucraina può bellamente ignorare l’ennesimo rapporto dell’Alto commissario ONU per i diritti umani, sulle torture inflitte dagli sgherri di Kiev a chiunque, nel Donbass, sia anche solo sospettato di operare per DNR e LNR. Può ignorare il fatto che sempre più cecchini, georgiani o lituani, sono pronti a testimoniare in giudizio sulle somme ricevute (si parla di 5.000 $) per sparare nel febbraio del 2014 a majdan Nezaležnosti (piazza Indipendenza) sia sui manifestanti che sugli agenti di polizia colpevolmente lasciati disarmati, in base al piano della CIA per accreditare la versione di un massacro operato dal governo Janukovič. Può ignorare il fatto che si stia facendo strada una verità ben più tragica sull’eccidio del 2 maggio 2014 alla Casa dei sindacati di Odessa, in cui, secondo la criminale versione della Procura ucraina, fu il “forte vento” a provocare l’incendio che costò la vita a 48 antifascisti, mentre ora, le testimonianze di parenti e conoscenti delle vittime, portano quel numero a quasi 400 persone, morte o tra le fiamme appiccate dalle bottiglie incendiarie lanciate dai neonazisti, o finite a colpi di spranga e di pistola, o decedute successivamente per le ferite riportate. La chiesa ucraina può ignorare questi fatti; così come possono ignorarli quegli esponenti del PD che, dal nord al sud Italia, non fanno mancare la propria amichevole simpatia ai “democratici” fautori della “euroindipendenza” ucraina; così come possono ignorarli quelle massime autorità parlamentari che accordano loro il sostegno ufficiale della Repubblica italiana, come nel caso del protocollo sottoscritto la primavera scorsa tra la Presidente della Camera Laura Boldrini e il nazista speaker della rada ucraina Andrej Parubij. La “eurodemocrazia” ha bisogno delle croci frecciate e uncinate che oggi dominano a est delle Alpi.
ricordato recentemente Keeanga-Yamahtta – per coltivare un‘intellettualità veramente critica.Invece di lamentare o deplorare l‘impotenza degli intellettuali, dovremmo utilizzare le nostre capacità per dire la verità ai potenti, lavorando uniti e mobilitando la nostra capacità di creare collettivamente le istituzioni necessarie per un mondo culturalmente di sinistra. Perchè solo in un mondo così, e nelle casse di risonanza che l‘intelligenza critica provoca, sarà possibile che le verità espresse siano realmente ascoltate e si produca il cambio delle strutture di potere. * Prof. di filosofia alla Sorbonne (tratto da Cuba debate, traduzione a cura di Lorenzo Fontana)
5
rassegna stampa
Notizie in breve dal mondo novembre-dicembre 2017 Caracas, Venezuela 23 novembre
Nazionale del Perù (ELN) Héctor Béjar e Ricardo Gadea, leader storico del MIR ed ex cognato del Che, presidente del comitato organizzatore per la commemorazione del 50° anniversario della sua ultima battaglia. Ha partecipato anche Imelda Chang, la sorella del “Chino”.
Decine di migliaia di studenti, nella giornata dedicata allo studente universitario, hanno sfilato per le strade della città in appoggio al governo di Nicolàs Maduro, giungendo fino al palazzo di Miraflores. Nel comizio sono stati ricordati gli scioperi studenteschi che, negli anni ’60, precedettero la caduta dell’ultima dittatura militare. Il presidente Maduro è intervenuto ricordando le ultime misure di bilancio a favore delle scuole e affermando che le organizzazioni studentesche sono un esempio di democrazia partecipativa e di protagonismo popolare.
L’Aja, Olanda 9 dicembre
L’Avana, Cuba 26 novembre Se n’è andato a 87 anni, ad un anno esatto dalla scomparsa fisica di Fidel, Armando Hart Dàvalos, rivoluzionario e prestigioso intellet tuale marxista, membro del Partito Comunista Cubano. Dirigente del Movimento 26 luglio, fu l’artefice della famosa intervista sulla Sierra a Herbert Matthews del New York Times che rivelò al mondo le bugie del regime di batista e che il Comandante en Jefe era vivo e l’esercito ribelle in perfetta efficienza. Sposato con Haydeé Santamarìa, dopo la rivoluzione fu ministro dell’Educazione e guidò il movimento di alfabetizzazione e successivamente ministro della Cultura. Grande attualizzatore del pensiero di José Martì, pubblicò numerosi libri, tra cui “La condizione umana” del 2005.
Buenos Aires, Argentina 30 novembre Ventinove ergastoli, altre 19 condanne e 6 assoluzioni concludono il terzo processo per i crimini dell’ESMA, la famigerata Escuela de Marina della dittatura argentina da cui passarono circa 5.000 oppositori della dittatura Videla, dei quali sono sopravvissuti solo il 5%. Condannati anche due piloti dei “voli della morte”, in cui furono fatte sparire tre delle madri di Plaza de Mayo (Azucena Villaflor, Esther Ballestrino e María Ponce, le tre fondatrici del movimento delle Madri di Plaza de Mayo), e due monache francesi. La giustizia argentina riconosce con questa sentenza i “voli” quali strumenti di sterminio di massa. Condannati nuovamente due tra le figure più simboliche della ESMA, “El Tigre” Jorge Acosta (2° ergastolo) e Alfredo Astiz, “l’angelo della morte”. In aula non era presente alcun rappresentante del governo.
Tel Aviv, Israele 2 dicembre Diverse migliaia di israeliani hanno dato luogo a Tel Aviv ad una marcia di protesta contro il primo ministro Benyamin Netanyahu, implicato in varie inchieste per corruzione, tra cui doni illeciti ricevuti da un produttore di Hollywood e un accordo con l’editore di Yedioth Aharonot per avere una copertura giornalistica più favorevole. Quella che è stata chiamata “marcia della vergogna“ si è svolta in uno dei quartieri più ricchi della città, ed era diretta anche contro una nuova legge che vorrebbe limitare il potere della polizia nel rendere pubbliche le incriminazioni al termine delle indagini. Gli organizzatori della manifestazione sono gli stessi che, tutte le settimane, protestano davanti alla residenza del procuratore generale di Israele, Avishai Mandelblit, accusandolo di non fare nulla per velocizzare le indagini.
Washington, USA 3 dicembre Il governo Trump ha comunicato di ritenere “incoerente” il Patto Mondiale sulla Migrazione dell’ONU, a cui gli USA si erano impegnati a partecipare durante l’amministrazione Obama e ha annunciato il loro ritiro per “incompatibilità con la propria sovranità”. Il Patto Mondiale, o Dichiarazione di New York, è stato firmato da 193 paesi nel Vertice su rifugiati e migranti avvenuto a New York lo scorso settembre per garantire flussi “più sicuri, ordinati e legali”. Ma secondo l’ambasciatrice all’ONU statunitense, Nikki Haley “l’impostazione globale della Dichiarazione di new York semplicemente non è compatibile con la sovranità del apese” e che il suo governo deciderà da solo “come controllare nel modo migliore le frontiere e chi le attraversa”.
Cina 4 dicembre Secondo il South Cina Morning Post, in risposta alle manovre aeree congiunte di USA e Corea del Sud, aerei da guerra cinesi hanno sorvolato “rotte e aree in cui non avevano mai volato prima” della penisola coreana. Ne ha dato l’annuncio il portavoce delle Forze Aeree cinesi, Shen Jinke, nel giorno della più grande esercitazione USA-Corea del Sud. Egli ha anche dichiarato che questo tipo di esercitazioni si faranno più frequentemente, perchè l’aviazione rafforzi il suo addestramento. Secondo esperti militari di Pechino queste operazioni hanno l’obiettivo di mandare un messaggio agli USA e alla Corea del Sud “perchè non continuino a provocare Pyongyang”. Alle manovre coreano-statunitensi partecipano 230 aerei, compresi caccia F22 Raptor e decine di migliaia di soldati. Pyongyang ha condannato le manovre congiunte e ha accusato Donald Trump di “pregare per una guerra nucleare”.
Germania 7 dicembre Nuovo sciopero dei piloti di varie linee aeree che rifiutano di trasportare rifugiati a cui è stato negato il permesso di asilo e che dovrebbero essere rimpatriati forzosamente nei loro paesi d’origine, per gran parte l’Afganistan. Nel corso del 2017 sono stati 222 i voli di linea sospesi per questa ragione, la maggior parte della Lufthansa e della sua filiale low cost Eurowings. Gli aeroporti più toccati da questi scioperi sono Dusseldorf e Francoforte. Washington, USA 7 dicembre Il sindacato UAW ed i lavoratori della Nissan hanno denunciato oggi alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) la politica antisindacale della società nella fabbrica di Canton, stato del Mississipi. La segretaria degli Affari Internazionali della UAW ha dichiarato che tale politica è un esempio della guerra contro il sindacalismo. “In passato i lavoratori del settore hanno aperto la strada per migliorare le condizioni di lavoro e salariali” ha detto, “ma i politici della destra hanno dichiarato guerra ai contratti collettivi”. Ha anche aggiunto che negli ultimi anni molte multinazionali straniere hanno approfittato delle politiche anti-sindacali negli stati del sud del paese per installarvi i loro stabilimenti, indicando in particolare Volkswagen e Nissan. Facendo l’esempio della Nissan-Renault, ha ricordato che - su 45 fabbriche in tutto il mondo - solo le 2 statunitensi non sono sindacalizzate.
Lima, Perù 9 dicembre Presso l’Università Nazionale Maggiore di San Marco - la prima del Perù e la più antica università d’America - si è tenuto un omaggio a Tamara Bunke ed ai caduti peruviani dell’ultima campagna di Ernesto Che Guevara, Juan Pablo Chang “Chino”, José Restituto Cabrera “Negro” e Lucio Galvàn”Eustaquio”. Vi hanno partecipato gli “storici del Che” cubani Adys Cupull e Froilàn Gonzàlez, con alcuni video da loro prodotti. Alla riunione hanno assistito gli ambasciatori del Nicaragua e della Bolivia. Sono intervenuti anche l’ex leader dell’Esercito di Liberazione
Human Rights Watch afferma oggi di aspettarsi che i giudici della Corte Penale Internazionale (CPI) autorizzino le indagini in Afganistan e Iraq per le torture inflitte da Stati Uniti e Gran Bretagna a prigionieri di guerra, dopo un rapporto del Procuratore che segnala tali crimini. I massimi responsabili di tali crimini, segnala la direttrice del programma ‘Giustizia Internazionale’ di HRW, Param Preet Singh, potrebbero essere soggetti a responsabilitàà penali e ad essere giudicati all’Aja. La Procura del TPI ha concluso nel suo rapporto, pubblicato questa settimana, che esiste “una base ragionevole per credere che membri delle forze armate del Regno Unito hanno commesso crimini di guerra” in Irak “contro persone sotto la loro custodia”. Tra i delitti da esaminare vi sono omicidi, torture, trattamenti inumani, varie forme di violenza sessuale, commessi presumibilmente tra il marzo 2003 e il luglio 2009. La Sala dei Giudizi Preliminari del TPI analizza questa settimana la richiesta della Procura di aprire un’inchiesta sulla guerra in Afganistan, centrata sui talebani, sulle forze di sicurezza e su membri dell’esercito USA e della CIA, che avrebbero commesso gli stessi reati di cui sopra. La Procura ha documentazione di 54 casi. ompartir
Vergara, Spagna 11 dicembre Il tribunale della provincia basca di Guipùzcoa annuncia l’apertura della prima causa per crimini di Stato avvenuti durante la dittatura di Franco (1939-1975). La denuncia è stata fatta dal Municipio di Elgueta. Secondo il comunicato del tribunale i fatti denunciati “hanno carattere di reato di genocidio e crimini contro l’umanità”. Il processo si aprirà in gennaio. Per la prima volta i familiari delle vittime del franchismo saranno ascoltate in un tribunale spagnolo. L’Associazione per il Recupero della Memoria Storica ha documentato 114 mila casi di uomini e donne, oppositori della dittatura, sotterrati in fosse comuni in tutta la Spagna.
Santiago del Cile, Cile 11 dicembre La Corte di Appello di Santiago ha condannato oggi nove ex agenti della DINA (Direzione di Intelligence nazionale), la polizia segreta di Pinochet), per il “sequestro qualificato” (sparizione) di un oppositore della dittatura. La vittima, Héctor Zúñiga Tapia, uno studente di Chimica
e Farmacia, militante del MIR (Movimento della Sinistra Rivoluzionaria), di 27 anni, venne inserita nell’Operazione Colombo, operazione con cui la DINA cercò di nascondere, con l’aiuto delle dittature militari di Argentina e Brasile, la sparizione di 119 prigionieri politici che, affermarono allora le autorità, erano morti in purghe interne al MIR, organizzazione che si batté con le armi contro la dittatura. Il Tribunale ha condannato a 10 anni di prigione il generale César Manrique Bravo e i brigadieri Pedro Espinoza Bravo e Miguel Krassnoff Martchenko, e a 5 anni altri 6 ex militari. Per la parte civile, il tribunale ha condannato lo Stato cileno a pagare 470 milioni di pesos (circa 850.000 dollari) alla famiglia della vittima..
Caracas, Venezuela 11 dicembre Il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) ha annunciato oggi, al termine dello spoglio delle schede, che il Partito Socialista Unito (PSUV) del presidente Nicolàs Maduro ha vinto le elezioni nei municipi più importanti del paese (295 su 335), compreso il governatoriato dello Stato di Zulià, tradizionale roccaforte della destra. Ha votato il 47,32% degli aventi diritto (9.139.564 votanti). I candidati oppositori hanno vinto solo a San Cristòbal, capitale dello Stato Tàchira (altra base della destra).
Se vi interessa reperire i numeri precedenti potete trovarli su Issuu profilo
nuova unità
nuova unità 7/2017 6
La rubrica delle lettere è un punto fisso di quasi tutti i giornali. Noi chiediamo che in questa rubrica siano presenti le vostre lettere, anche quelle che spedite ai vari quotidiani e riviste che non vengono pubblicate. Il sommerso a volte è molto indicativo
La macchia del Giro d’Italia Il Giro d’Italia di ciclismo 2018 partirà da Israele, da Gerusalemme e farà due tappe: Haifa e Tel Aviv. La corsa “celebrerà” il 70^ anniversario della fondazione di Israele sulle rovine della patria palestinese con la pulizia etnica della maggioranza dei palestinesi. È un’indecenza che va smascherata. Lo sport, oltre ad essere utilizzato da tante formazioni neofasciste, vuole nascondere l’occupazione e l’apharteid di Israele e darne un’immagine di vita normale. L’inizio della corsa sotto il controllo di Israele copre l’approvazione per l’oppressione dei palestinesi da parte del governo di Israele. Bisogna mobilitarsi e fare pressioni perché la partenza di questa corsa sia spostata. Se è giro d’Italia, parta dall’Italia! E non legittimi le sistematiche violazioni dei diritti umani da parte di Israele. Alfredo Di Francesco
Cardinale: l’ultima infamia Nel paese di Cardinale, in provincia di Catanzaro, si è consumata l’ultima infamia, in ordine di tempo, dei fascisti targati PD. Con l’entusiastico sostegno della sezione locale del partito e col voto favorevole dell’assessore PD Umberto Marra (gli antifascisti ricordino questo nome!) è stato infatti deciso di intitolare una piazza a Pino Rauti, fondatore del movimento Ordine Nuovo, poi disciolto per ricostituzione del partito fascista. Pino Rauti ha collaborato con i colonnelli greci al tempo della dittatura e con i servizi segreti portoghesi nel periodo in cui c’era il regime fascista, ha collaborato anche con la CIA nell’ambito dei torbidi avvenimenti relativi a trame nere e stragi di Stato. Ha anche rivendicato l’adesione alla Repubblica di Salò. Adesso il camerata Umberto Marra ha vinto un viaggio premio a Predappio, offerto dai suoi amici di Casa Pound.
Così è la democrazia borghese A Massimo Abbatangelo, che è stato deputato del Movimento Sociale Destra Nazionale e uno dei più noti caporioni delle squadracce fasciste dirette da Almirante, condannato a 6 anni per detenzione di armi ed esplosivo, è stato riconosciuto un vitalizio di 5.600 euro mensili. Il provvedimento ha effetto retroattivo e quindi gli verranno pagati anche tutti gli arretrati che ha maturato in carcere. Abbatangelo è stato anche condannato per avere incendiato una sede del PCI nel 1970. Risulta dagli atti del processo che Abbatangelo consegnò l’esplosivo a Misso, allora boss del rione Sanità, che aveva due soprannomi: “Peppe o nasone” e “O fascista”. Non contento di quanto ricevuto, Abbatangelo ha dichiarato in un’intervista che avrebbe intenzione di tornare a “fare politica” (col tritolo?). Rosaria Manzo, presidente dell’associazione familiari delle vittime del rapido 904 ha dichiarato che “come familiari delle vittime siamo sconcertati perché un ex parlamentare che ha avuto una condanna passata in giudicato abbia diritto al vitalizio con il recupero di tutti gli arretrati”. Per chi ha fatto un’analisi di classe della situazione nel nostro paese questo infame episodio non può rappresentare una sorpresa.Il fascismo è un’arma di riserva della borghesia monopolista e quindi le belve fasciste come Abbatangelo potranno tornare nuovamente utili nel momento in cui la classe operaia e le masse popolari dovessero passare all’offensiva come negli anni ‘60-70. Non dimentichiamo che il boia Almirante, servo del nazismo tedesco, fucilatore di partigiani e direttore del fogliaccio “Difesa della razza”, che doveva finire i suoi giorni a piazzale Loreto con gli altri gerarchi fascisti, è rimasto tranquillamente per decenni nel parlamento “democratico e repubblicano” ricevendo un lauto stipendio dallo Stato borghese. Aldo Calcidese Milano
Oggi, rispetto al 1917, dobbiamo ricostruire una coscienza di classe... Ieri 28 novembre ho partecipato al Convegno di Sesto (MI) organizzato dal Centro di iniziativa proletaria Tagarelli, un incontro all’insegna della commemorazione dove abbiamo potuto confrontarci ed esprimere alcune considerazioni a 100 anni dalla Rivoluzione di Ottobre. È stato posto un quesito preciso dal relatore che ha presentato e aperto il convegno: oggi come oggi la classe proletaria sta meglio o peggio di 100 anni fa? Al termine della relazione introduttiva, organica e appassionata, si è aperto il dibattito fra i presenti. Abbiamo convenuto tutti che oggi rispetto al 1917 dobbiamo ricostruire una coscienza di classe, una coscienza che abbiamo smarrito durante le vicende del secolo breve. I compagni che 100 anni orsono cercarono di portare al potere il proletariato sapevano meglio di oggi chi erano e cosa volevano, in poche parole erano dotati di una forte coscienza di classe. Noi, soggetti precari di questo nuovo millennio siamo privi di queste qualità. Notiamo la presenza nella società di 23 gruppi e partiti politici che si autodefiniscono comunisti e che non trovano una unità d’azione e di intenti. Ecco perché il “Che fare?” oggi è più che valido. Dobbiamo costruire uno spirito nuovo attraverso il pensiero e le azioni e costruire una nuova coscienza di classe che esprima un nuovo partito antagonista e alternativo al potere. Altro problema emerso nel convegno e sicuramente non secondario e trascurabile è la strategia da adottare in futuro, la strategia d’azione. Una politica, tra virgolette, a Km 0, ovvero una politica senza deleghe, quindi una politica diretta e in prima persona è una idea molto bella, ma non realistica. Io continuo a credere che alla politica, alle persone, serva uno strumento, valido e immediato, cioé un partito, che assumerà le forme più consone alla fase storica che stiamo attraversando. Fraterni saluti Giuseppe Bellina Sesto San Giovanni
nuova unità 7/2017
lettere
Uno sceneggiato indegno, incensato da “il manifesto” solo perché racconta del traditore alleato della bestia hitleriana Pagina undici del Manifesto di domenica diciannove novembre è dedicata, in massima parte, ad un annuncio: il canale televisivo russo Ort (Obshchestvennoye Rossiyskoye Televideniye – Televisione Pubblica Russa) ha mandato in onda la prima di otto puntate di uno sceneggiato sulla vita di Lev Davidovic Bronstein detto Trotzky. Il titolo del pezzo è tutto un programma: «”Trotsky”, il rivoluzionario diventa un’icona pop», ed il fatto che l’episodio-pilota abbia avuto il sette per cento di share dimostra quanto, nonostante il battage pubblicitario – fatto attingendo a tutte le forme possibili di promozione, rivolte soprattutto verso i giovani – i russi abbiano capito chi era costui. Certo, probabilmente in termini assoluti di ascolti sono centinaia di migliaia i cittadini che hanno fatto affidamento su questo programma per passare qualche ora di svago, ma i toni trionfali con i quali viene presentata questa operazione commerciale sembrano decisamente eccessivi. Decisamente indecente infine è il giudizio che il produttore del film, Konstantin Ernst, dà della figura del vate(r) ucraino: «Trotsky è la combinazione di ogni cosa: il bene e il male, l’ingiustizia e il coraggio. È l’archetipo del XX secolo»; verrebbe da chiedersi dove stiano il bene ed il coraggio nella figura del traditore alleato della bestia hitleriana. Stefano Ghio Bosio (Al)
“In risposta a Vittorio Zucconi Primo: se la sinistra non c’è più probabilmente lo si deve al fatto che ha rinunciato ai suoi valori, ai suoi programmi economico-sociali rispondenti ai bisogni dei lavoratori in specie proletari e ai suoi ideali. Spolo riscoprendoli può ritornare ad esserci! Scondo: se la sinistra non c’è più, la poca rimanenete non può e non deve rinunciare ai suoi valori, programmi e ideali solo perché la sinistra non c’è più. La sinistra non può e non deve diventare destra, liberale, xenofoba, razzista, fascista solo perché il suo pensiero non è più di moda! Se reagisse con il suo pensiero classico, alla moda rimarrebbe poco spazio! Le mode vanno e vengono: Beethoven, Mozart, Verdi, Puccini ecc. rimangono. Anche la contraddizione antagonista capitale/lavoro rimane e non saranno la digitalizzazione, la robotizzazione, la “polverizzazione del proletariato a risolverla. Capitale e lavoro non sono categorie del ‘900, caro Zucconi! Se c’è un sistema ormai finito questo è il capitalismo, non il socialismo! E finitela di dire che negli Usa c’è una bassa disoccupazione fino a che si calcola come occupato un lavoratore che ha lavorato solo un giorno all’anno! Pietro Gori Savona
Profondo decadimento Come si torna indietro! Eravamo abituati con una Francia che - se pure capitalista - rappresentava un certo progresso e con una sinistra solidale, almeno a parole, con i progressisti e i rivoluzionari degli altri Paesi, soprattutto negli anni ‘70, Oggi si fa squartare dalle misure di destra del presidente Macron. La liberazione di Aleppo ha segnato un salto qualitativo negativo della sinistra francese, perfino quelli che denunciano l’adesione della Francia alla Nato piangevano per la sorte dei mercenari di Aleppo. E la maggior parte dei partiti della “sinistra” francese, intossicati dal perbenismo piccolo-borghese, ha organizzato una manifestazione davanti all’ambasciata russa a Parigi, per protestare contro il “massacro” dei civili “presi in ostaggio” nascondendo che la colpa era delle milizie islamiste e non delle forze siriane. Una sinistra di superficie che parteggia per le minoranze oppresse di tutto il mondo senza domandarsi perché certe sono visibili e altre no. Che preferisce i curdi siriani ai siriani perché sono una minoranza, e non vede che questa preferenza è utile alla strumentalizzazione da parte di Washington che prepara lo smembramento della Siria. Che ignora che oggi l’imperialismo è l’inferno e che è l’imperialismo che domina nel mondo. Una totale confusione ideologica o c’è di peggio? Francesco Gemelli Roma
nuova unità Rivista comunista di politica e cultura (nuova serie) anno XXVI n. 7/2017 - Reg, Tribunale di Firenze nr. 4231 del 22/06/1992 Redazione: via R. Giuliani, 160r - 50141 Firenze - tel. 0554252129 e-mail nuovaunita.firenze@tin.it redazione@nuovaunita.info www.nuovaunità.info Direttore Responsabile: Carla Francone Hanno collaborato a questo numero: Michele Michelino, Luciano Orio, Fabrizio Poggi, Daniela Trollio abbonamento annuo Italia euro 26,00 abbonamento annuo sostenitore euro 104,00 abbonamento Europa euro 42,00 abbonamento altri paesi euro 93,00 arretrato euro 5,20 I versamenti vanno effettuati sul c/c postale nr. 001031575507 intestato a: nuova unità - Firenze Stampato interamente su carta riciclata, nessun albero è stato abbattuto per farvi leggere queste pagine
Chiuso in redazione: 15/12/2017
7
a n g a p m a C i t n e m a n Abbo Aiutaci a mantenere viva questa VOCE COMUNISTA anche per il 2018
abbonati, fai abbonare, regala un abbonamento L’abbonamento e/o sottoscrizione e le vendite delle copie sono l’unica forma di sostegno economico della nostra rivista che è indipendente da qualsiasi forma di finanziamento istituzionale e, quindi, non ricattabile politicamente. Nonostante i continui aumenti delle materie prime e lo strangolamento delle tariffe postali le cifre dell’abbonamento restano le stesse.
Abbonamento annuo Italia euro 26.00 Abbonamento annuo sostenitore euro 104.00 Abbonamento Europa euro 42.00 Abbonamento altri Paesi euro 93.00 Arretrato euro 5.00
c/c postale nr. 1031575507 intestato a nuova unità – Firenze