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Periodico comunista di politica e cultura n. 1/2017 - anno XXVI
A Pietroburgo, a Mosca, nelle città e nei centri industriali, il comportamento delle donne proletarie durante la rivoluzione fu superbo. Senza di loro, molto probabilmente non avremmo vinto V.I.Lenin
Non si “umanizza” il capitalismo È proprio la più grande rivoluzione, la Rivoluzione d’Ottobre - quest’anno cade il 100 anniversario - a testimoniare che è possibile costruire un sistema senza padroni Nei primi giorni di gennaio è gunta la notizia che nel mondo 8 uomini, da soli, posseggono 426 miliardi di dollari, la stessa ricchezza della metà più povera del pianeta, ossia 3,6 miliardi di persone. È dal 2015 che l’1% più ricco dell’umanità possiede più del restante 99% e l’Italia non fa ecccezione. Stando ai dati del 2016 l’1% della popolazione possiede il 25% della ricchezza nazionale netta. Di fronte a queste cifre non c’è bisogno di grandi analisi per capire che l’attuale sistema capitalista accumula le risorse nelle mani di una oligarchia finanziaria e industriale ai danni della popolazione - in maggioranza donne - ma non ci viene comunicato che questa ricchezza è prodotta dal plusvalore del lavoro salariato ed è la fonte della disuguaglianza. All’interno di questo sistema, quindi, non c’è spazio per i lavoratori e le masse popolari e la borghesia, per mantenere il suo status, non può fare altro che usare lo sfruttamento e l’oppressione. Non c’è modo di “umanizzare” il capitalismo né richiedere una “più equa” distribuzione delle risorse. Il capitalismo non si divide in buono o cattivo, è nemico della classe lavoratrice, è in una crisi senza via d’uscita e la logica conseguenza è il suo abbattimento. È l’unica via per uscire, dallo sfruttamento e dalla miseria. Eppure questa considerazione non è ancora assimilata dalla massa operaia che dovrebbe prendere in mano la propria liberazione, anzi sono ancora troppi coloro che pensano di non poter vivere senza padroni. Invece sono proprio i padroni che non possono vivere senza gli operai! È proprio la più grande rivoluzione, la Rivoluzione d’Ottobre - quest’anno cade il 100 anniversario - a testimoniare che è possibile costruire un sistema senza padroni. Malgrado la temporeanea vittoria della borghesia imperialista con la dissoluzione dell’Urss, la storia degli ultimi anni insegna che il capitalismo non riesce comunque a dare una prospettiva di vita all’umanità. Tutte le promesse della borghesia sul progresso e il benessere all’indomani della caduta del muro di Berlino si sono dimostrate solo illusioni. Anzi il massacro sociale delle masse popolari si è enormemente amplificato. Al posto della cosiddetta guerrra fredda si sono sviluppate vere e proprie guerre imperialistiche, di spartizione neocoloniale di intere aree con conseguenze catastrofiche per le popolazioni e per l’ambiente. L’opera della borghesia di attacco ideologico, politico e militare per distruggere il pericolo sovietico è iniziato subito e continua anche oggi per minare la sua capacità propulsiva nei confronti delle masse diseredate. Nel nostro paese, oltre al Vaticano e ai vari partiti reazionari come DC, PSI ecc. questo attacco è stato favorito proprio dal PCI, il partito più insospettabile in questo ruolo. Dopo aver tradito le ragioni della Resistenza lasciando la direzione della ricostruzione del dopo guerra ai capitalisti - molti dei quali compromessi con il fascismo -, l’amnistia, il concordato con la chiesa, l’affidamento a settori come quello poliziesco e giudiziario ai fascisti, è arrivato al compromesso storico accettando l’”ombrello protettivo” della NATO - che oggi ha in mano tutte le guerre - ha fatto il suo percorso di subordinazione al capitalismo, al neonato imperialismo europeo, all’alleanza militare atlantica, fino a farlo diventare l’attuale PD. Subordinazione cui non si sono sottratti gli altri partiti della cosiddetta sinistra nati negli ultimi anni, né i sindacati confederali che hanno diffuso solo politiche rinunciatarie condizionando il movimento operaio e portandolo alle attuali condizioni. Condizioni di disarmo e sconfitta, di accettazione delle peggiori condizioni di lavoro, con contratti continuamente al ribasso, e di vita in nome della crisi e del “siamo tutti nella stessa barca”. Non siamo tutti nella stessa barca, lo sono il proletariato e le masse popolari, che non hanno nulla da condividere con i padroni e i loro servi manager né con la cosiddetta casta. Chiediamoci come mai in tanti hanno l’aspirazione a fare politica, intendendo quella parlamentare governativa e negli enti locali, non certo per servire il paese come molti osano persino affermarlo. Ecco perché ci sono tante ruberie, corruzioni e traffici con i faccendieri di turno. Non per servizio verso la cittadinanza o il proprio elettorato ma al servizio, questo sì, degli interessi del capitalismo, per assicurare il proprio futuro di privilegi. Non si spiegano altrimenti le decisioni economiche e politiche che prendono e che ricadono tutte sulla popolazione. I governi, veri e propri comitati d’affari della borghesia, hanno permesso a migliaia di imprese di delocalizzare all’estero per pagare meno la manodopera e aumentare i profitti lasciando la qualificata classe operaia per strada alla ricerca di un’occupazione qualunque per sopravvivere. Condizione che diventa competizione con gli immigrati e sulla quale soffiano i gruppi fascisti e la destra governativa. La distruzione delle forze produttive per i proletari diventa maggiore povertà e disperazione mentre per i capitalisti si trasforma in aumento della ricchezza, della competitività nei confronti dei concorrenti, un aumento generale del profitto attraverso gli accordi internazionali, la penetrazione nelle operazioni di guerra per ingrandire gli affari, aiutati nell’accapparramento delle commesse dal proprio governo e dallo Stato. Business is business e quindi ben vengano i commerci con i paesi più reazionari. Due esempi per tutti: la Turchia - dove solo nei primi due giorni di febbraio sono stati arrestati 40 militanti del Partito Comunista (TKP) - e l’odiato regime di Erdogan continua la strage di Kurdi, un genocidio che fa comodo all’UE e alla Nato di cui fa parte, è un ottimo cliente e partner affidabile
per la vendita delle armi per chi come Mauro Moretti, attuale AD della Leonardo (Finmeccanica), è appena stato condannato (poco) per la strage di Viareggio. In Baharain dove, nel silenzio della solidarietà internazionale, la repressione degli oppositori passa dagli arresti arbitrari alla censura dei giornali, fino alle torture e la pena di morte. Qui il commercio è nelle mani dell’Eni che recentemente ha firmato l’accordo con le compagnie petrolifere baharinite, con la cooperazione di aziende italiane come Technip, fino ad offrire alla monarchia locale scambi e collaborazione culturale dell’Italia che tace sulla violenza della monarchia al potere. Mentre il grande capitale fa grandi profitti ai proletari restano i cosiddetti ammortizzatori sociali che, con il pretesto della crisi, ora vengono ridotti aggravando ulteriormente le condizioni di vita. La diminuzione dei sussidi anno dopo anno, l’eliminazione della mobilità sostituita dalla Naspi apre la porta al lavoro nero, al lavoro a qualunque condizione alimentando sempre di più la concorrenza in seno al mondo del lavoro. Un grande esercito di riserva di disoccupati pronti a tutto per sopravvivere. Una massa ignorata dai sindacati confederali (forse perché non sono più in grado di pagare la tessera?) e che, per il loro schieramento con gli interessi capitalistici del fare i sacrifici nel bene del paese e coerenti con la loro politica del dividere le varie vertenze in aziendali e settoriali, boicottando ogni tentativo di coordinamento e di unificazione delle lotte, evitano di organizzarli in un fronte di lotta con gli occupati. Il nostro lavoro di comunisti non è facile, ma deve proseguire nella lotta contro l’opportunismo e la nuova socialdemocrazia ingannatrice, per l’unità dei lavoratori e degli immigrati sfruttati ora anche dall’istituzione del lavoro gratuito chiamato (LSU) con la quale viene reinserita la schiavitù, se lavori gratis bene altrimenti torni nel tuo paese, che rischia di innestare nuove forme di razzismo. È anche così che la borghesia e i suoi governi creano conflitti all’interno della classe lavoratrice al fine di ridurre il valore della sua forza e continuare a ricattarla attenuando la lotta di classe. Forse ci vuole ancora molto tempo per arrivare alla presa di coscienza della classe operaia e della propria capacità rivoluzionaria, ma non c’è altra strada che indirizzare e organizzare il proletariato verso la distruzione del capitalismo, delle sue basi materiali e della sua sovrastruttura per avere giustizia sociale.
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DONALD TRUMP, IL NUOVO RAPPRESENTANTE DEL GENDARME MONDIALE pagina
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SENTENZA VIAREGGIO: LA LOTTA NON SI FERMA! INTERVISTA CON RICCARDO ANTONINI
8 MARZO. SCIOPERO DELLE DONNE O DELLA CLASSE? QUALI PIANI USA PER IL PACIFICO ORIENTALE?
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