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“Colui che intende il passaggio al socialismo senza la repressone della borghesia, non è un socialista… la libertà per la borghesia non la vogliamo, l’uguaglianza di sfruttatori e sfruttati non l’ammettiamo”
V.I. Lenin Periodico comunista di politica e cultura n. 1/2019 - anno XXVIII
Borghesia e imperialismo sempre all’attacco Non è il momento di stare a guardare, ma di parteggiare
La borghesia non cede il potere. È per questo che la lotta rivoluzionaria deve annientarla. Non c’è un altro sistema. E la rivoluzione va portata alle estreme conseguenze. Argentina, Colombia, Brasile, Nicaragua, il Venezuela oggi dimostrano che per costruire il socialismo non si può lasciare spazio a privatizzazioni, liberalizzazioni, alla conciliazione con la borghesia, al capitalismo - sono oltre 3mila le aziende statunitensi sul territorio - e alle forze di destra che ne fanno gli interessi. L’imperialismo con a capo gli Stati Uniti sono sempre pronti a punire gli Stati che giudicano scomodi e a utilizzarli per denigrare il comunismo. Washington ha concertato l’operazione contro il Venezuela con il pretesto delle elezioni che hanno favorito Maduro, garantite da un sistema che impedisce brogli e con la presenza degli osservatori internazionali del Consiglio dei Periti elettorali latino-americani (Ceela), dell’Unione africana, della Comunità dei Caraibi (Caricom) (assente l’UE che si è rifiutata), commissione presieduta da Jimmi Carter. A fianco degli Stati Uniti il Canada, molti Stati latinoamericani ed europei e la UE che aveva rifiutato - per voce di Federica Mogherini di monitorare le elezioni - e che ha anche bloccato i fondi statali venezuelani in Belgio. Ma il sabotaggio, le sanzioni e la costruzione di simulazioni della borghesia che è in atto da tempo, è riuscito: è causa dell’aggravamento delle condizioni di vita delle masse e della divisione tra la popolazione, molto favorevole agli interessi del capitale euro-atlantico. Destituire Maduro lo chiamano ripristino della democrazia. È la democrazia del potere che disconosce la volontà degli elettori e invoca l’intervento militare da parte di un paese straniero. Un deja vu da anni in troppe parti del mondo. La classe dominante borghese non accetta neppure la democrazia formale se non può governare con il consenso dei subalterni e degli alleati e perciò grida alla democrazia tradita, ma si accorda con i talebani sul ritiro delle truppe lasciando il paese nelle loro mani. L’Italia non si distingue. Sul Venezuela il Governo traccheggia tra varie posizioni e viene sollecitato da quel vecchio arnese del Presidente Mattarella (che si manifesta sempre più reazionario) per schierarsi e riconoscere ufficialmente il fantoccio Guaidò autoproclamatosi presidente (così patriottico da invocare l’intervento militare degli USA), un anticomunista, militante dell’organizzazione di estrema destra Voluntad popular, che non ha neppure partecipato alle elezioni del 2018, anzi le ha boicottate per paura di perderle, e che sta ingannando la parte della popolazione venezuelana che lo segue con promesse che non manterrà. Accodati al clima politico imperante si sono scatenati: massmedia, opinionisti, politicanti, partiti di “sinistra” fino alla Cgil che, dopo la condanna del colpo di Stato, ha rettificato ribadendo nessun sostegno a Maduro. Il nemico di classe ha le idee molto chiare. Anche screditare Maduro considerandolo comunista è utilizzato per far avanzare la campagna contro gli ideali del socialismo e del comunismo che rappresentano un modo di vista diverso, a favore della maggioranza della popolazione, contro l’imperante individualismo, della privatizzazione. Le crescenti forme reazionarie e nazionaliste possono penetrare nel movimento operaio e popolare a causa dell’indebolimento della coscienza di classe e grazie all’attività del revisionismo, del “riformismo” della cosiddetta sinistra e del conciliatorismo dei sindacati, scatenano la guerra tra poveri e rafforzano i veri nemici. L’aggressività del padronato, che conosce solo la legge del profitto, non diminuisce con il cambiare dei governi, così come il peggioramento delle condizioni di vita e l’imbarbarimento delle condizioni di lavoro - sul quale pesano sempre più per i proletari la mancanza di sicurezza di avere un lavoro, una casa, il diritto a curarsi o di far studiare
i figli mentre le morti di e da lavoro mietono vittime quotidiane. Per la loro sicurezza i padroni attaccano il diritto di sciopero e criminalizzano le manifestazioni di protesta, i blocchi stradali e i picchetti, strumenti della lotta di classe per la difesa dell’occupazione, di fronte alle continue chiusure (ultime in ordine di tempo Alessi e Zara) e le delocalizzazioni di aziende. Delocalizzazioni che, in nome della libertà di mercato, anche questo governo così prepotente con i deboli (proletari e immigrati) finge di non vedere per non disturbare i forti, le multinazionali e gli interessi del grande capitale. Al momento rivoluzionario ci si arriva con la pratica della lotta di classe che i vari governi di centrosinistra o centrodestra tentano in tutti i modi di frenare promettendo demagogicamente cambiamenti per risolvere i problemi irrisolvibili fermo restando il capitalismo. L’organizzazione
e l’unità sono le chiavi per vincere ogni battaglia parziale nei luoghi di lavoro - quella del recupero di alcuni dei diritti perduti -, ma la classe lavoratrice deve capire che sta pagando una crisi imposta dalle scelte e dagli interessi del capitalismo che utilizza questo o quel governo, o partito, a seconda delle proprie necessità. Il movimento operaio deve dimostrare che è con la lotta politica, organizzata nel Partito comunista, che si può e si deve arrivare ad un sistema sociale dove non esistano più padroni e, quindi, senza sfruttamento. L’imperialismo vuole imporre la propria dittatura in tutto il mondo. Non è il momento di stare a guardare, ma di parteggiare. Di fronte ad una situazione mondiale molto grave, ad una situazione interna di piena fascistizzazione dello Stato, occorre uno sforzo organizzativo per vincere la frammentazione della classe e favorire l’unità della classe e dei comunisti.
Lotte di classe, rapporti giuridici e diritto borghese/Che cosa cambia con il Decreto sicurezza?
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1919-2019: i cento anni dell’Internazionale Comunista pagine 4/5 Venezuela, una dichiarazione di guerra pagina 6 Foibe: revisionismo storico e anticomunismo. Una delle più sconcertanti e oltraggiose disposizioni di legge nel nostro paese pagina 7 intervista/ Eduardo Barranco, 2° Console generale del Venezuela a Milano: “La guerra che c’è adesso è quella con i mezzi di comunicazione in campo”. pagine 6/7
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