RIVISTA COMUNISTA DI POLITICA E CULTURA Periodico n. 2/2015 - anno XXIV
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1° di maggio contro il capitalismo Il 25 Aprile la Resistenza continua!
A 70 anni dalla Liberazione sono continui gli attacchi alla Lotta partigiana per distruggerne il ricordo e imporre le controriforme e un sistema autoritario necessari al potere capitalista per scaricare la propria crisi sulla classe operaia e le masse popolari
Non ci servono cortei “festosi” e rituali, ci serve che il 1° Maggio diventi solo il simbolo della lotta di tutti gli sfruttati e gli oppressi negli altri 364 giorni dell’anno Il 1° Maggio come giornata internazionale dei lavoratori risale ad anni lontanissimi – ma purtroppo solo nel tempo – e precisamente al Congresso Operaio Socialista della 2° Internazionale a Parigi del 1889, che la fissò in omaggio ai Martiri di Chicago (7 di loro erano immigrati di nazionalità tedesca) e in ricordo delle giornate di lotta per le 8 ore di lavoro culminate nella rivolta di Haymarket. La lotta era iniziata dalla fabbrica di trattori McCormik, contro la giornata di 10/12 ore di lavoro, sabato compreso, in condizioni pericolose. Detto così… com’è tragicamente attuale, vero? E oggi ci rubano persino la domenica! È passato un secolo e ci ritroviamo nelle stesse condizioni. La precarietà - tratto sempre costante nella storia del capitalismo, non va dimenticato - sotto l’attacco del cosiddetto neo-liberismo, è diventata la costante delle nostre vite. Dopo un secolo di lotte sindacali e politiche, ad uno ad uno crollano le conquiste: la contrattazione collettiva, un salario che permetta di vivere con dignità o, semplicemente, di vivere, la giornata e il tempo di lavoro, il diritto di sciopero, la negoziazione collettiva, la rappresentanza sindacale ecc. ecc. Generazioni di giovani senza lavoro – quindi senza futuro, diciamocelo chiaro – donne ricacciate nelle loro case… e la lista è lunga. continua a pagina 3
La medaglia di onorificenza «in riconoscimento del sacrificio offerto alla Patria» che il governo di centrosinistra (Boldrini e Delrio alla presenza del Presidente Mattarella) ha consegnato alla memoria di Paride Mori, ex repubblichino e ufficiale del Battaglione Mussolini – che ha agito a fianco dei nazisti - è un altro insulto ai partigiani e antifascisti e un’altra tappa sulla via della “pacificazione nazionale” varata da Violante, che ha poi trovato un forte sostenitore in Napolitano, e ora ufficialmente dal governo Renzi che equipara i fascisti che hanno combattuto per la dittatura e l’oppressione a fianco dei nazisti ai partigiani che hanno lottato per la liberazione. Che questo non sia un fatto isolato è dimostrato anche dall’articolo di Alessandro Fulloni su “corriere.it” intitolato: “Foibe, 300 fascisti di Salò ricevono la medaglia per il giorno del ricordo” (tra cui almeno 5 criminali di guerra accusati di avere torturato civili e partigiani). Dal 2004 con il governo Berlusconi sono cominciati i riconoscimenti ai fascisti in memoria delle vittime delle foibe come previsto dalla legge istitutiva del Giorno del Ricordo. La “Giornata del ricordo” è nata dal governo Berlusconi su proposta di un gruppo di parlamentari in prevalenza Fi e An, ma non mancavano esponenti Udc e del centrosinistra. Oltre alla conservazione della memoria, la legge stabilisce la consegna delle medaglie ai familiari delle vittime sino al sesto grado. Onorificenze estese a chiunque, tra Friuli e Slovenia, sia stato ucciso «per cause riconducibili ad infoibamenti» nel periodo che va dall’8 settembre a metà del 1947, a seguito di «torture, annegamenti, fucilazione, massacri, attentati in qualsiasi modo perpetrati». Riscrivere la storia attraverso gesti simbolici come le medaglie o riconoscimenti “per il sacrificio alla Patria” ai fascisti è solo uno dei tentativi per far passare come meritori, sia chi combatteva a fianco dei nazisti che coloro che lottavano contro la loro dittatura. Il nazionalismo ha bisogno della pacificazione e di ricorrenze condivise e il 25 Aprile è una data che ricorda un conflitto e, allora qual è modo migliore di superarlo se non quello di trasformarla in festa tricolore riconoscendo la bontà e gli “ideali” di tutti gli italiani, compresi i fascisti? continua a pagina 2
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2/2015
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