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Dal mare, molecola per la cura di tumori e malattie degenerative
È in fase preclinica il Sulfavant A, un sulfolipide simile ad alcuni composti presenti in alghe marine, su cui fa ricerca da anni un team italiano. Angelo Fontana (Icb-Cnr) ne spiega i dettagli
Molecole che agiscano sui vari “attori” di un tumore, da un lato con un’azione diretta sulla patologia, dall’altro, più indirettamente, sul sistema immunitario del paziente: è quello che studiano i ricercatori coinvolti nel progetto Advise (Antitumor Drugs and Vaccines from the Sea), un ambizioso piano di ricerca cofinanziato dall’Unione Europea, dallo Stato Italiano e dalla Regione Campania.
I nomi in calce alle ultime scoperte – particolarmente significative per la prevenzione e la cura di alcuni tumori e malattie degenerative ma anche come adiuvanti di vaccini – appartengono all’Istituto di chimica biomolecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Icb-Cnr) di Napoli, a tre dipartimenti di oncologia (Azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati, CEBR – Università di Genova, Gruppo MultiMedica), alla Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli, a diverse aziende della filiera e start up nel campo delle biotecnologie. Uno dei promotori della ricerca è il prof. Angelo Fontana, Direttore dell’Istituto di Chimica Biomolecolare del Cnr e Professore Ordinario di Chimica Organica presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Napoli “Federico II”. Coordina il gruppo di Chimica Bio-Organica e Chemical Biology le cui ricerche sono indirizzate allo sviluppo di nuovi principi terapeutici da piccole molecole naturali e di processi biotecnologici basati su microorganismi marini. Autore di oltre 300 lavori scientifici tra articoli, comunicazioni e brevetti, ha fondato nel 2016 la BioSEArch SRL, una società start-up di biotecnologie avanzate per lo sviluppo di prodotti naturali in medicina, alimenti funzionali e cosmetici. Insieme a Raffaele De Palma, direttore di Immunologia Clinica al Policlinico San Martino di Genova, già da una ventina d’anni, si è interessato in maniera via via più continua di piccole molecole che sono in grado di interagire con il sistema immunitario. Oggi uno dei principi attivi che hanno studiato, il Sulfavant, è in fase preclinica. Ma facciamo un passo indietro per ripercorrere i passi di questa ricerca.
Professor Fontana, quando nasce il progetto Advise?
«Ci siamo “inciampati”, in qualche modo, nel senso che ha preso il via studiando altre cose, come spesso accade nel mondo della ricerca. Da circa una ventina d’anni, con il prof.
© Chokniti Khongchum/shutterstock.com
De Palma e un ampio team di studiosi, stiamo raccogliendo importanti dati sull’attivazione e regolazione della risposta immune. La genesi del progetto è piuttosto complessa: le prime evidenze sperimentali le abbiamo ricavate intorno al 2013-2014. Abbiamo individuato classi di molecole, prima sconosciute, che stimolano il sistema immunitario innato così come quello acquisito, ottenendo in vitro risposte diverse da quelle che ci si aspettava. Le piccole molecole organiche costituiscono i principi attivi dei farmaci. Quelle di nostro interesse sono prodotti di derivazione naturale che, una volta identificati come candidati farmaceutici, vengono sintetizzati e migliorati in laboratorio».
In particolare quale molecola si è presentata come particolarmente promettente?
«Una, nello specifico, per il quale è stato concesso il brevetto in qualità di adiuvante, ossia una sostanza da aggiungere ai vaccini ad antigene sintetico per accrescere la risposta dell’organismo. Questo tipo di applicazione ha il ruolo di favorire una risposta immunitaria forte mediata dalla stimolazione dei linfociti T».
Stiamo parlando del Sulfavant A?
«Esatto, è il primo principio attivo che abbiamo identificato. Un sulfolipide simile ad alcuni composti presenti in alghe marine, in grado di stimolare il sistema immunitario umano agendo su cellule che funzionano da master controllo nel riconoscimento delle molecole derivate da agenti infettivi esterni (PAMPS) o derivati da processi cellulari alterati (DAMPS). Sulfavant agisce stimolando in maniera controllata le cellule dendritiche, e altre cellule deputate alla presentazione dell’antigene, prima linea di difesa del sistema immunitario e responsabili del riconoscimento di agenti pericolosi per l’organismo».
Perché questa molecola e non un’altra?
«Perché questa sembra avere il vantaggio di sviluppare il suo ruolo senza indurre, o addirittura attenuando, la risposta infiammatoria abnormale e fuori controllo di cui sentiamo tanto parlare da un anno. In più ha dimostrato di avere un’attività immunomodulante. Sempre che venga confermato quanto osservato finora, agisce determinando il repertorio dei linfociti T ed indirizzando la qualità ed il tipo di risposta del sistema immunitario su cui sta lavorando soprattutto il mio amico e collega Raffale De Palma al San Martino di Genova. Tutte caratteristiche che fanno ben sperare sui suoi utilizzi: già nel 2017, la rivista Scientific Reports (Nature) ha pubblicato l’efficacia di Sulfavant in un modello sperimentale di melanoma».
A che punto è il vostro studio?
«Con il Sulfavant A siamo in fase preclinica. Abbiamo completato il meccanismo di azione e dovremmo completare entro un anno e mezzo gli ultimi step relativi a tossicologia, dosaggio e distribuzione della molecola. Ma il Sulfavant è solo una delle tante molecole che studiamo e di cui indaghiamo il meccanismo d’azione: sotto la nostra “lente di ingrandimento” ci sono molti altri composti funzionalmente simili che si differenziano per meccanismo d’azione. In questo il Progetto ADViSE si è rivelato fondamentale perché non solo ci ha permesso di avere un finanziamento adeguato ma ha anche consentito di creare un gruppo di lavoro che ha potuto affrontare diversi aspetti complessi ed interconnessi».
Quali i potenziali usi?
«Sia quelle, già dette, di adiuvanti in vaccini – inclusi quelli antitumorali – ma anche utilizzi terapeutici per malattie oncologiche e degenerative, soprattutto quelle connesse a infiammazione cronica o disregolazione del sistema immunitario». (C. D. M.)
Angelo Fontana.
Il professor Angelo Fontana è uno dei promotori della ricerca. È direttore dell’Istituto di Chimica Biomolecolare del Cnr e Professore Ordinario di Chimica Organica presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Napoli “Federico II”. ” 19GdB | Aprile 2021