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Un nuovo “oro” in fondo al mare
Sono le olurie, comunemente detti “cetrioli di mare”, sempre più al centro di un mercato nero che le vede protagoniste in diversi Paesi del mondo
Il nuovo oro pescato illegalmente anche nei nostri mari è un “lingotto” dalla forma di cetriolo. Le oloturie, note come i cetrioli del mare, sono infatti sempre più al centro di un mercato nero che le vede purtroppo protagoniste in diversi Paesi del mondo. A richiederle è il mercato asiatico, sia il sud-est che la Cina, dove le oloturie vengono considerate (senza alcuna corrispondenza con la realtà) afrodisiache, e dove sono ambite sia come cibo che nella medicina tradizionale cinese. Eppure, questi echinodermi del mare dall’aspetto buffo, è importante che rimangano lì dove sono: hanno una funzione fondamentale all’interno degli ecosistemi.
Grazie al loro spostarsi lungo i fondali, mantengono fertilizzati gli ambienti marini attraverso gli escrementi e – come dimostrato in diverse ricerche – sono decisivi nel far prosperare la vita. Visto che li stiamo perdendo, anche per questo da alcuni anni in Italia così come in altre zone del mondo è vietata la pesca di oloturie, esseri viventi che non sfuggono però alle dinamiche dei pescatori illegali che le piazzano come “oro” sul mercato nero, dato che possono valere intorno a 250 euro al chilo e anche molto di più in caso di specie particolari.
Nonostante i divieti, in Italia esiste purtroppo una tratta abusiva di oloturie: spesso vengono pescate illegalmente in Puglia o nell’Adriatico e poi caricate su furgoni e navi diretti in Grecia. Da lì, vengono rivendute sul mercato asiatico. Di esempi ce ne sono a bizzeffe. Di recente, sono arrivate condanne per pescatori salentini che stavano commercializzando illegalmente oltre 200 tonnellate di cetrioli di mare pescati in provincia di Lecce e persino in aree marine protette. Altri sequestri di questi “biorimediatori naturali”, capaci di ingerire e filtrare sedimenti e nutrienti, sono stati effettuati poi nel brindisino, al confine con l’Istria, nel palermitano, a Taranto e in numerosissimi altri luoghi, se si guarda soltanto all’ultimo anno.
Nel frattempo, la pesca di frodo sta contribuendo a decimare le popolazioni di oloturie. Il Mipaaf, per ora, ha esteso il divieto di pesca fino al 31 dicembre 2021 ma da noi

© nabil refaat/shutterstock.com
come altrove i pescatori illegali continuano ad infischiarsene. Così, sui furgoni e nascosti fra i bancali, finiscono chili e chili di oloturie ancora vive gettate nei secchi diretti in Grecia e in Asia.
Continuando a saccheggiare i fondali e rischiando di portare i cetrioli di mare al collasso, si potrebbero però incrinare completamente gli equilibri degli ecosistemi: gli escrementi delle oloturie sono infatti decisivi per esempio per aiutare le barriere coralline dato che i cetrioli divorano materia organica sui fondali, fra cui alghe, sabbia e organismi e quando rilasciano le feci disperdono carbonato di calcio, azoto, ammoniaca, e diversi fertilizzanti fondamentali per la vita nei fondali. Un ruolo che è stato dimostrato in più ricerche scientifiche e, come ha detto per esempio la biologa marina australiana Jane Williamson che ha condotto diversi studi sulle oloturie, «sono importanti perché girano i sedimenti, areandoli e rilasciando sostanze nutritive e cibo ad altri organismi sulle barriere coralline». Nonostante la loro importanza però, essendo così richiesti sul mercato asiatico, come sostiene uno studio dell’Università di Newcastle ad oggi diverse specie di questi echinodermi sono in pericolo estinzione o fortemente minacciati proprio a causa della pesca di frodo.
Pesca che avviene in diverse coste del Mediterraneo e che, in certe zone del mondo, come in Sri Lanka, non sta solo sconvolgendo gli ecosistemi ma anche le economie di intere popolazioni dato che, per esempio nelle acque di Palk Bay o nella zona del Golfo di Mannar, da anni l’ingerenza dei pescatori di frodo indiani e non solo sta mettendo in ginocchio la pesca locale. Oggi, raccontano alcuni pescatori locali dello Sri Lanka, dopo dieci ore di ricerca si pesca solo una minuscola frazione di quel che si tirava su un tempo, proprio perché i fondali sono stati completamente depredati.
Inoltre, meno si trovano più aumenta il valore, tanto che quello delle oloturie in quarant’anni è quasi quadruplicato. Tutto questo perché immaginati come “afrodisiaci” o semplicemente per finire direttamente in tavola: in Asia infatti questi echinodermi fondamentali anche per combattere l’acidificazione degli oceani, vengono mangiati in varie forme, da quelli secchi noti comebêche-demer otrepang sino ad altre varianti usate nella medicina tradizionale.
Una pratica che sembra non trovare fine dato che lo sfruttamento di questi animali si sta diffondendo sempre di più nel mondo, dal Messico all’Italia, dalla Tanzania sino a Giappone dove persino la nota mafia yakuza è legata al contrabbando illegale dei cetrioli di mare. E dunque importante fare informazione e coinvolgere sempre più persone nella protezione di questi preziosi e così ambiti animali: con i mari già in difficoltà fra crisi climatica, acidificazione e sovrapesca, secondo diversi esperti è necessario uno sforzo internazionale per poter aiutare queste creature degli oceani. Come sostiene uno degli scienziati impegnati nella lotta alle catture illegali, Sivakumar Kuppusamy del Wildlife Institute of India, è fondamentale raccontare e diffondere l’importanza del ruolo ecologico dei cetrioli: «Se non ci sono, il mare è in pericolo” spiega ricordando a tutti l’importanza di “coinvolgere sempre di più le autorità e i pescatori stessi nel combattere ogni forma di pesca di questi preziosissimi organismi marini». (G. T.).
Grazie al loro spostarsi lungo i fondali, mantengono fertilizzati gli ambienti marini attraverso gli escrementi e – come dimostrato in diverse ricerche – sono decisivi nel far prosperare la vita
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