21 minute read
Biologi e nutrizione animale
Un ambito occupazione nel quale il professionista può lavorare con autonomia e competenza
di Stefano Spagnulo
Il percorso svolto durante la frequenza presso l’Istituto Tecnico Agrario Giovanni Presta di Lecce diede una buona ed autentica preparazione sulla materia zootecnia, alimentazione e nutrizione degli animali da compagnia e da reddito. Quando scelsi il percorso universitario lo feci soprattutto dopo aver letto l’Art. 3 Legge 396/67 sulla nostra professione ove si evince che il Biologo può occuparsi della determinazione del fabbisogno energetico e nutrizionale degli umani, degli animali e delle piante. Il presente lavoro è rivolto a tutti i colleghi che desiderano sapere se, e come, il biologo può approcciarsi a questo meraviglioso campo dopo un’adeguata ed approfondita formazione. Da quando avevo 6 anni alimento tutti gli animali. In difficoltà e non, e da biologo appassionato e onorato del suo percorso desidero informarvi di questa meravigliosa branca della nostra professione.
Il fabbisogno di alimenti e nutrienti di ogni animale è necessariamente associato alla sua conformazione e prestanza fisica. Ci sono animali che possono vivere senza svolgere particolari movimenti, altri invece se non svolgono una concreta attività fisica rischiano di divenire obesi. Come mai tutto questo? Dall’altra parte, l’uomo, quale percezione ha dell’alimentazione animale e in particolare di quella del suo cane quando lo acquista o lo adotta?
Belle domande davvero, se si pensa alla possibile semplicità delle risposte. Un animale come un uomo basta che mangi, giusto? Ma credetemi non è così semplice come sembra, in quanto se già per l’uomo è fissa la “regola biologica” siamo quello che mangiamo, quale percezione prende “l’essere” di un animale, se lo alimentiamo come desideriamo noi e non veramente secondo il suo reale fabbisogno?
Al professionista giungono molti casi di persone che desiderano alimentare il proprio cane secondo i propri usi e costumi. Dottore ma perché non una dieta vegana o vegetariana? Perché non una dieta naturale? Perché non una dieta… ecc. ecc. ecc. Sono tutte delle domande di chi in realtà non si è mai chiesto cosa sia un cane, aldilà di averlo scelto o meno come un essere vivente che assolverà solo ed esclusivamente il compito di compagno e apportatore di compagnia.
Facciamo un esempio razionale. Molta gente sceglie come cane da compagnia e da tenere in casa il “Labrador retriever”. Razza, come tante altre, perfettamente equilibrata nel comportamento affettuoso con l’uomo, giocherellone e fedele. Molto spesso però si sceglie questo tipo di razza (affermazione risultante dalla mia esperienza personale) solo perché la si vede nelle pubbli-
© alexei_tm/shutterstock.com
cità con cuccioli affettuosi. Oppure molte razze si diffondono dopo che vengono ad essere mostrate in dei film molto commuoventi e toccanti, magari addirittura segnanti persone che hanno condiviso ciò che viene ad essere dimostrato in tv. Questo meccanismo crea una percezione del cane per l’uomo che molto spesso trasuda da quella che è la vera natura delle cose. Prima di affidarsi ad una razza specifica è opportuno studiare la sua natura e rispettarla, oppure adottarlo solo per piacere della cosa? Credo che la prima opzione sia quella giusta. In questo discorso l’alimentazione tocca effettivamente tutti i concreti orizzonti degli eventi. Si alimenta il cane con alimentazione naturale solo perché la natura è bella o perché il naturale fa bene? Poi, qual è il significato di alimento naturale? Alimento che semplicemente non è cotto o perché ce lo dà natura? Allora pochi alimenti in realtà sono naturali. Poi è opportuno alimentare il cane senza prodotti di origine animale con un’alimentazione vegana, oppure con le “paleo-diete”? Vi posso assicurare che giungono da me ogni forma di richiesta solo ed esclusivamente perché al cane si vuole dare la percezione di noi stessi.
Sta cadendo quello che è il principio di etica animale. Cioè il rispetto! Ci sono degli usi specifici e anche giustificati con dei razionali riguardo ai differenti modelli di dieta. Ma quanti oramai proprietari propongono al loro cane la dieta della moda solo perché il termine dieta è divenuto una moda. Il termine dieta sta per “stile di vita” cioè quello che siamo. Un Labrador retriever è un cane selezionato e istituito per la raccolta della pesca impegnativa in mare. Un cane che deve svolgere un consumo di energia giornaliera tale da bruciare grassi corporei di riserva in azione dure e prolungate. Questo tipo di cane possiede una fisiologia che deve produrre grassi per bruciare grassi, per produrre molta energia, per svolgere molto lavoro. Questo meccanismo è scritto nel suo DNA. Cosa ci dobbiamo aspettare allora se un Labrador retriever lo teniamo fermo in casa steso su di un divano in modo letargico? Molto semplicemente sarà predisposto, soprattutto se mangia più del dovuto, ad essere in sovrappeso oppure obeso. Si osservano molto spesso questi casi e la maggior parte delle volte si tratta di cani nei quali in fattore predominante e scatenante il malessere, è la cattiva percezione dell’animale da parte dell’uomo e la non curanza dell’aver rispettato la sua vera natura. Ogni razza possiede le esigenze individuali che determinano lo stato di salute di un cane. Questo vale per tutti gli animali sui quali l’uomo tende a svolgere una selezione.
L’animale è di grande taglia o piccola taglia? Deve svolgere poca o molta attività fisica? Ha
Il fabbisogno di alimenti e nutrienti di ogni animale è necessariamente associato alla sua conformazione e prestanza fisica. Ci sono animali che possono vivere senza svolgere particolari movimenti, altri invece se non svolgono una concreta attività fisica rischiano di divenire obesi.
© Stefano Spagnulo
uno sviluppo del pelo particolare rispetto ad altri (esempio di status fisiologico)? A quali temperature ambientali è predisposto a vivere? In tutto questo se noi razza per razza, animale per animale, individuo per individuo, diamo delle risposte differenti, non tutti possono avere lo stesso tipo di alimentazione sia in qualità che in quantità.
Molti stili alimentari, meglio impostati come schemi dietetici, nel momento vengono ad essere svolti in maniera fai da te e senza consultazione del professionista preparato possono determinare dei problemi seri alla salute dell’animale. In questi anni ho verificato personalmente casi di cani ai quali venivano date le ossa delle ali di pollo, interiora decomposte dei bovini, verdure ricche di sali minerali e acqua dura. Allo stesso tempo ho visto casi in cui al cane veniva sostituito il mangime industriale solo per “provare” quale andasse bene, magari cambiandolo anche per cinque volte in un mese senza nessun criterio. Non è razionalità e non è rispetto per un essere vivente verso il quale abbiamo la responsabilità del suo benessere.
“Dimmi quel che mi dai da mangiare… e ti dirò chi sei”. È questo il pensiero più profondo che proviene dal nostro animale quando gli diamo da mangiare. È il sentimento che migliora il nostro rapporto con il nostro amico a quattro zampe o meno. La prova ineluttabile che è stata l’alimentazione umana a determinare l’incremento degli affetti tra uomo e cane selvatico e che, indissolubilmente, su è perpetuata nel tempo senza risparmi e privazioni. La prova di questo deriva dagli studi del Biologo Robert Waine, il quale, mediante importantissime ricerche scientifiche, ha determinato che i branchi di Lupi nell’ultima era glaciale, hanno seguito l’uomo perché questo migrava e lasciava dietro di sé i resti alimentari della caccia. Quindi determinava la sopravvivenza dei branchi. Ma l’uomo era anche una specie minacciata dai grandi predatori, e i Lupi si sentirono in dovere di difendere l’uomo e il fatto che questo animale si muovesse in branchi ha fatto tutto il resto. Quando grossi carnivori predatori si avvicinavano alle famiglie umane per attaccarle, il branco di Lupi cercava di difendere, fino a quando lo poteva fare, l’uomo. Prima dimostrando rabbia e obiezione di fronte all’attacco del grande predatore. Se questo non bastava il branco attaccava con successo magari però perdendo qualche membro. E se pensassimo… magari nelle vicinanze alla famiglia umana sarebbe potuta nascere qualche cucciolata e magari la mamma di questi cuccioli
© Jaromir Chalabala/shutterstock.com
di Lupo sarebbe potuta rimanere uccisa. Quello che è quasi certo è che l’uomo iniziò ad usare il ringhio di rabbia del Lupo come suono di allarme, per essere avvertito di un imminente pericolo di attacco. Una prima forma di apprezzamento quindi si determinò nell’uomo. Poi grazie alla vicinanza dei Lupi in branchi fissi vicino a noi, si determinarono animali biologicamente distinti rispetto a quelli lontani geograficamente dalla specie umana. L’uomo o meglio la donna adottò cuccioli orfani e l’uomo li usò per la caccia. Nacque l’animale da seguita e da riporto. Nacque il rapporto indissolubile tra uomo e cane. Facciamo quindi un discorso a ritroso e vediamo quale parola chiave possiamo usare per dare un titolo a questa vicenda… Alimentazione!
Sono stati gli alimenti l’entità che il Lupo ha cercato da noi e poi quelle che noi abbiamo cercato e ricevuto da loro. Come si chiama questo evento? Scambio di doni per caso? Se questo fenomeno lo possiamo dare per certo, allora possiamo dire che ogni evento, tra due individui, che abbia come significa un invito a cena o il somministrare un mangime di qualità promette la pace e la vittoria della vita socialmente intesa.
Ma cosa diamo da mangiare al nostro cane? Cosa è bene somministrare in base alla razza, allo stato fisiologico, alla eventuale patologia e all’attività fisica praticata durante la giornata? Si può rispondere in maniera tecnica, dando i giusti apporti professionali da professionisti (solo se preparati e con esperienza sul campo), ma qui si vuole dare un chiarimento quanto più veloce possibile al lettore e soprattutto… divulgativo, chiaro e semplice!
Negli ultimi anni stiamo sentendo parlare di mangimi sempre più selettivi dal punto di vista dei nutrienti, le sostanze che hanno una funzione specifica nell’organismo per la sua vita. Si parla di mangimi di buona qualità, di monoproteici, di mangimi senza glutine, di mangimi vegani, di integratori alimentari. Si parla della dieta casalinga. Ma cosa sono tutte queste parole? E che significati hanno? Il presente articolo vi chiarirà tutto questo!
Iniziamo a dire cosa sia un mangime per i nostri amici a quattro zampe. Un prodotto industriale alimentare, derivato dalla lavorazione di materie prime che devono essere assolutamente compatibili con la biologia del consumatore primario, e che non deve provocare alcuna forma di danno o malattia. Questo in teoria. Mi giungono molti casi di cani che non tollerano un mangime rispetto ad altri. Altri cani tollerano solo la dieta casalinga e altri invece tollerano solo ed esclusivamente mangimi derivati da una sola fonte animale (i monoproteici). Allora ci dovremmo porre una domanda… quello che abbiamo scritto nella definizione di mangime è falso, oppure dobbiamo essere più specifici? Nella definizione abbiamo scritto della parola “biologia” per dirvi che ogni cane, quanto l’uomo ha una sua specifica individualità. “Ciò che può piacere a me o farmi bene non è detto che per te sarà lo stesso”. Quindi nasce lo studio dell’alimentazione e della nutrizione per la migliore dieta, il benessere e il nostro rapporto tra uomo e cane.
I mangimi “pluri – proteici” completi e bilanciati, sono quelli somministrati ai nostri amici a quattro zampe da tutti i tempi. Hanno nella loro formulazione derivati di carni da più fonti animali (tipo pollo, tacchino e uova) hanno il grasso animale, più fonti di zuccheri e fonti veloci di energia (tipo grano e mais), più fonti di verdura e frutta e sostanze sintetiche che fungono da complementari dell’alimentazione (tipo Omega 3, calcio, fosforo e prodotti alimentari funzionali
I mangimi “pluri – proteici” sono alimenti che danno un apporto completo e bilanciato come fabbisogno di nutrienti. Il problema però che ci si deve porre, oltre al fabbisogno, se tutte le sostanze, non dannose, contenute in un mangime di questo tipo, vengano tollerate dal consumatore
© Stefano Spagnulo
come i semi di lino). Sono alimenti che danno un apporto completo e bilanciato come fabbisogno di nutrienti. Il problema però che ci si deve porre, oltre al fabbisogno, se tutte le sostanze, non dannose, contenute in un mangime di questo tipo, vengano tollerate dal consumatore. Vi faccio un esempio, poniamo il caso che nel nostro piatto a pranzo vi mettano un pizzico di bistecca di maiale, una coscietta di pollo, mezzo filetto di spigola, un uovo, dei semi, un assaggio di insalata e dell’olio. Vi nutrireste assorbendo tutto di cui avreste bisogno, ma tutto una volta. Alcuni di voi tollererebbero questo tipo di alimentazione svolgendo le azioni di una giornata e rimanendo in buona salute, altri no. Reagirebbero nel modo più eterogeneo possibile, da persona a persona. Qualcuno quindi potrebbe dimostrare delle intolleranze. Per questo sono nati i mangimi mono – proteici, specifici per gli animali con problemi di intolleranze e allergie alimentari. La loro formulazione fa in modo che contengano solo un tipo di carne o di pesce, aggiungendo solo gli integratori di vitamine, sali minerali o proteine. La filosofia che sposa la produzione e il consumo di un mangime di qualità, che sia mono – proteico o meno, verte anche a inserire nei prodotti, prima lavorati e poi venduti, anche fonti di ottima qualità non derivanti da allevamenti intensivi come coniglio, anatra, selvaggina e ungulati selvatici, cinghiale e maiale, pollo e altri animali allevati allo stato brado e alimentati con mangimi quanto più salubri possibili (ognuno poi lavora basandosi sulla propria coscienza). Ma quanto sono differenti i normali mangimi rispetto ai mono – proteici?
È possibile che un cane non tolleri l’albume delle uova o l’olio di pesce o il glutine o qualsivoglia sostanza nutritiva e allora si ragiona in questo modo: se il nostro cane soffre di una sospetta intolleranza o allergia da alimenti è compito primario del medico veterinario determinarla con una diagnosi. Successivamente sarà compito del professionista competente in nutrizione animale strutturare una migliore dieta possibile che presenti mangimi o dieta casalinga o entrambi. Si cercherà di eliminare l’agente intollerante o l’allergene con precise prove cliniche e di osservazione professionale che determineranno alla fine il miglioramento della qualità della vita del nostro cane.
Ma un alimento Mono – Proteico possiede pochi nutrienti rispetto ad un normale mangime completo e bilanciato? La risposta possiamo ottenerla comparando ad esempio il contenuto in percentuale di nutrienti e la composizione di due tipi di mangimi di ottima qualità.
WComponenti analitici rappresentati in percentuale nella comparazione dei mangimi pluri e mono proteici.
Possiamo determinare come, a livello di composizione analitica, i due mangimi si rappresentino praticamente uguali. E allora cosa c’è di così particolare nei mono proteici da avere un effetto così benefico in casi di intolleranze o allergie?
La risposta la troviamo nella natura degli alimenti utilizzati in quanto nel mono proteico oltre ad essere utilizzato solo ed esclusivamente un tipo di carne animale (che non contiene l’agente intollerabile o l’allergene), sono formulate delle fonti di alimenti che hanno una funzione
antiinfiammatoria, purificante e curativa. In entrambi i mangimi potrebbe essere presente o assente il glutine.
Nella formulazione della dieta casalinga ci si può ispirare a questo principio: inserire poche tipologie di alimenti ma ricchi allo stesso tempo di tutti i nutrienti essenziali di cui ha bisogno il nostro cane in particolari stati fisiologici determinati dalla razza, dalla richiesta di energia, dal sesso e dalla attività fisica svolta. Solo il professionista, biologo o veterinario, può realizzare questa azione in maniera razionale. Si possono variare le fonti animali giorno per giorno dando durante la settimana una dieta completa e varia (principio della dieta equilibrata nell’uomo) facendo assumere al nostro cane, della carne bianca o rossa, del pesce, dei formaggi dietetici per lui ammessi e addirittura preparargli dei dessert come quelli realizzati con yogurt magro e frutta Rammento, è indispensabile che solo un professionista preparato e formato, possa formulare questo per il paziente animale!
Non bisogna confondere un mangime monoproteico con un integratore alimentare. Gli integratori alimentari sono prodotti che permettono l’assunzione di una particolare sostanza nutritiva essenziale e/o curativa quando il cane non l’assume attraverso la dieta. Se ad esempio siamo di fronte ad un inizio di un invecchiamento e il nostro cane soffre di osteoartriti gli si può somministrare un integratore che vada a contribuire a rigenerare, fin dove è possibile, i tessuti stressati dall’età e dall’attività fisica affaticata. Un integratore di questo tipo potrebbe essere ricco di sostanze presenti nell’olio di pesce o nelle mele come la quercetina. Questa sostanza ad esempio rigenera la funzionalità di alcune particolari vitamine, disintossica gli organi del cane dagli effetti dell’attività fisica dannosa e dell’invecchiamento. Placa gli effetti delle infiammazioni. Gli integratori o supplementi sono indispensabili o in casi di attività fisica estrema come agility, caccia, lunghe Piste, jogging, convalescenza, stress, gravidanza oppure quando il cane ha inappetenza o è in anoressia, oppure ancora situazioni di mal assorbimento dovuto a patologie che non permettono al nostro amico a quattro zampe di far giungere nel sangue i nutrienti. Ogni situazione particolare e differenziata sarà gestita dai professionisti della salute del nostro amico a quattro zampe.
Ne segue che: il biologo è un professionista (insieme al medico veterinario) a favore del quale esistono precise norme di rango legislativo che riconoscono la sua competenza: • a valutare i bisogni nutritivi ed energetici dell’uomo e dell’animale. • a prescrivere le conseguenti diete.
I laureati nei corsi di laurea magistrale della classe devono: • possedere una solida conoscenza delle proprietà dei nutrienti e dei non nutrienti presenti negli alimenti e delle modificazioni che avvengono durante i processi tecnologici; • conoscere specificatamente i meccanismi biochimici e fisiologici della digestione e dell’assorbimento e i processi metabolici a carico dei nutrienti e riconoscere gli effetti dovuti alla malnutrizione per eccesso e per difetto; • conoscere le tecniche ed i metodi di misura della composizione corporea e del metabolismo energetico; • conoscere ed essere in grado di applicare le principali tecniche di valutazione dello stato di nutrizione e saperne interpretare i risultati; • conoscere la biodisponibilità, inclinazioni ed effetti collaterali degli integratori; • conoscere la legislazione alimentare e sanitaria nazionale e comunitaria per quanto riguarda la commercializzazione e il controllo degli alimenti, degli ingredienti, degli additivi e degli integratori alimentari; • conoscere le principali tecnologie industriali applicate alla preparazione di integratori alimentari e di alimenti destinati ad alimentazioni particolari; essere in grado di definire la qualità nutrizionale e l’apporto energetico dei singoli alimenti e di valutare i fattori che regolano la biodisponibilità dei macro e dei micronutrienti; conoscere l’influenza degli alimenti sul benessere e sulla prevenzione delle malattie, nonché i livelli di sicurezza, le dosi giornaliere accettabili ed il rischio valutabile nell’assunzione di sostanze contenute o veicolate dalla dieta; • conoscere le tecniche di rilevamento dei consumi alimentari e le strategie di sorveglianza nutrizionale su popolazioni in particolari condizioni fisiologiche, quali gravidanza, allattamento, crescita, senescenza ed attività sportiva; • conoscere le problematiche relative alle politiche alimentari nazionali ed internazionali.
Non bisogna confondere i mangimi monoproteici con gli integratori alimentari. Gli integratori alimentari sono prodotti che permettono l’assunzione di una particolare sostanza nutritiva essenziale e/o curativa quando il cane non l’assume attraverso la dieta.
© Stefano Spagnulo
© Christian Buch/shutterstock.com
al fine di proporre direttamente alla persona o all’animale o alle piante un miglioramento del proprio “benessere”, quale orientamento nutrizionale finalizzato al miglioramento dello stato di salute. In tale ambito può suggerire o consigliare integratori alimentari, stabilendone o indicandone anche le modalità di assunzione.
Il nutrizionista biologo è abilitato all’esercizio della professione ed iscritto all’Ordine Nazionale dei Biologi. Il nutrizionista biologo in ambito di nutrizione animale può svolgere la professione in completa autonomia. Tuttavia è opportuno da parte del biologo nutrizionista entrare in empatia con il medico veterinario per la migliore riuscita del risultato di consulenza, specie per precise situazioni fisiopatologiche particolari.
L’attività professionale del biologo nutrizionista è prevista dall’Art. 3 Legge 396/67 e quindi rientra nel DM del 17/05/02.
Nello svolgimento dell’attività è possibile utilizzare apparecchi non invasivi, ritenuti di ausilio nella rilevazione di parametri utili alla valutazione dello stato nutrizionale ed energetico dell’animale.
In generale si consiglia/raccomanda, al momento della scelta • di valutare la reale necessità ed i reali benefici che possono derivare dall’utilizzo dell’apparecchio; • di accertarsi della classificazione dell’apparecchio, richiedendo informazioni al rivenditore ma soprattutto consultando il manuale d’uso dell’apparecchio stesso. Il manuale d’uso (e manutenzione) deve essere sempre presente e riportare le caratteristiche, la classificazione dell’apparecchio ed il suo campo di applicazione; • di accertarsi che l’apparecchio risponda alle norme di sicurezza in vigore nel nostroPaese (marcatura CE, certificata). [Rispondenza a norme di sicurezza di Enti non Europei non hanno valore nel nostro Paese].
È fatto divieto al biologo: - Fare diagnosi; - Prescrivere farmaci; - Prescrivere analisi; - Utilizzare apparecchiature e metodi invasivi per studiare l’animale ai fini della determinazione del fabbisogno nutrizionale e della realizzazione dei piano alimentare; - Utilizzare titoli diversi da quelli determinati dall’ONB.
Il biologo può utilizzare le seguenti metodiche per la determinazione del fabbisogno energetico e nutrizionale per la riuscita del suo compito:
Analisi del peso corporeo e calcolo del peso corporeo relativo
Con questo metodo il nutrizionista determina mediante una bilancia specifica il peso corporeo dell’animale e determina mediante poi il calcolo dell’RBW (peso corporeo relativo) se l’ animale è in normopeso, in sottopeso oppure in sovrappeso;
Valutazione della condizione corporea BCS (Body Condition Score) e osservazione dell’animale
Il nutrizionista determina grazie all’osservazione dell’animale se si trova in uno stato di cachessia, lieve magrezza, normale, sovrappeso, obesità. Attribuisce dopo l’osservazione un punteggio che va da 1 a 5 per descrivere i differenti livelli.
Analisi morfo-biometrica e determinazione del grasso corporeo dell’animale
Valuta il peso, l’altezza al garrese, le circonferenze. Gli strumenti utilizzati sono la bilancia, il nastro metrico e in metro rigido da manovale.
Le circonferenze analizzate e misurare sono la circonferenza pelvica e la circonferenza toracica.
Impedenziometria
Valuta direttamente l’acqua corporea totale, utilizzando uno strumento che inietta nel corpo dell’animale una corrente alternata a bassa intensità.
Determinazione del Fabbisogno energetico e dell’energia di mantenimento dell’animale e formulazione del piano alimentare;
Attraverso l’utilizzazione di calcoli specifici riportati già in letteratura di clinica veterinaria il biologo calcola il fabbisogno di mantenimento dell’animale e successivamente elabora il piano alimentare rispettando le percentuali di fabbisogno in macro-nutrienti e micro-nutrienti con il fine di elaborare una dieta individuale, razionale ed equilibrata per l’animale in base all’età, metabolismo, attività fisica e razza.
Analisi e studio del mangime utilizzato e di quello che si va a proporre;
Mediante calcoli specifici il biologo determina la qualità nutrizionale, edonistica, sensoriale, di uso e servizio di qualsivoglia mangime per animali.
Il Biologo nutrizionista, nel momento in cui avviene la convocazione da parte di un proprietario di un animale deve accertarsi di quale animale si tratti: prima di tutto se domestico oppure selvatico. Nel caso in cui si tratta di un animale selvatico in difficoltà ritrovato in maniera casuale si propone di fare riferimento alle strutture specifiche come Centri di Recupero di Fauna Selvatica che offrono la consulenza specifica grazie all’intervento di professionisti preparati e formati.
Il Biologo può essere contattato da un allevatore o da un medico veterinario.
Se l’animale è domestico il professionista deve accertarsi se si tratta di un animale da affezione oppure di un animale da reddito.
Qualora si tratta di un animale da affezione i luoghi opportuni per effettuare il primo controllo possono essere un luogo messo a disposizione dal proprietario dell’animale (anche sito di allevamento o abitazione del proprietario) oppure la clinica veterinaria (previo colloquio con il medico veterinario), oppure un luogo adibito ad hoc da parte del nutrizionista che non sia il luogo ove visita in umana. Si sconsiglia per ragioni puramente igieniche di effettuare il controllo dell’animale ove già avvenga il controllo dell’umano.
Se l’animale è da reddito il nutrizionista deve provvedere ad effettuare il sopralluogo nell’allevamento zootecnico.
Cari colleghi spero abbiate trovato interessan-
Il biologo in ambito di nutrizione animale può svolgere la professione in completa autonomia. Tuttavia è opportuno che entri in empatia con il medico veterinario per la migliore riuscita del risultato di consulenza, specie per precise situazioni fisiopatologiche particolari.
© Stefano Spagnulo te leggere questo scritto. Vi chiedo solo una raccomandazione: non improvvisatevi nella nostra professione ed occupatevi della tutela della salute dopo una opportuna e adeguata preparazione e formazione. Soprattutto fatelo se e solo se insiste in voi la passione e non il bisogno di ricreare un introito economico. La nutrizione animale è un campo complesso ed eterogeneo. Merita dedizione ed approfondimento.
Chi è
Stefano Spagnulo è un biologo nutrizionista, laboratorista e ambientale. Docente di Chimica e di Biologia, con la passione per la scrittura. Scrive sulla rivista “I nostri Cani” dell’ENCI (Ente Nazionale Cinofilia Italiana), collabora con la rivista online “ND, Natura Docet, la natura insegna” e i suoi supplementi (scaricabili gratuitamente). Ha vinto il Premio Letterario IGEA 2017 consegnato nella Città di Castellabate (SA) dall’Associazione “Pabulum”. Ha nel suo repertorio diverse pubblicazioni: La trilogia delle Città Polmonari (Pneumo City, la città polmonare; The Smoke Inside, ritorno a Pneumo City; La Melodia del Respiro, epilogo a Pneumo City), Beautynsidia, quando il bello è tuo nemico, Mi rispecchio nel frigorifero. Il cibo e la bellezza alla fine del mondo. A 17 anni ha vinto il premio letterario “Newton, il lettori intervistano” per la rivista “Newton, lo spettacolo della scienza”. Il 30 maggio 2018 ha ricevuto a Trieste il prestigioso Premio Letterario Nazionale CISL MEDICI 2018 concorrendo con il suo primo lavoro di narrativa scientifica “E tutto successe in laboratorio: un batterio racconta”. Con il romanzo Beautynsidia ha vinto il “Premio Speciale Arte per Amore” ricevendo nello stesso concorso il “Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti 2018. Città di Seravezza”. Nel 2019 ha vinto il Premio Letterario CISL MEDICI 2019 con mansione migliore opera in assoluto con il racconto “Dolly, storia di una citovita vissuta”. È Docente presso la Saint George Campus e Unitelma Sapienza di Roma.