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COMUNITA’ GENERATIVE editoriale

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del mese

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Micolpisce sempre molto il brano del Vangelo in cui Gesù, a metà del cammino verso Gerusalemme, invia i suoi discepoli a due a due per annunciare il Regno (Lc 10). Mi colpisce perché si comprende molto bene lo stile di Gesù. Esercita, infatti, una leadership non incentrata su se stesso, come di solito sono i capi politici e religiositutti preoccupati a fare in modo di essere venerati e ricordati e la cui azione si riduce in un centralismo esasperato -, ma attenta allo sviluppo del progetto: l’annuncio del Regno di Dio. Gesù è venuto ad annunciare la possibilità di un’umanità capace di vivere in pace, fondata su relazioni umane autentiche e egualitarie. Per questo motivo, ha creato una comunità di discepole e discepoli uguali (Lc 8,1-3) con i quali sperimentare una fraternità e sororità che rendeva visibile i contenuti della sua predicazione. Gesù non ha creato edifici, ma attivato processi. Ha aiutato le sue discepole e i suoi discepoli a sperimentare con Lui la bellezza di un modo nuovo di vivere, non incentrato sull’egoismo e sulle dinamiche di accumulo che producono ingiustizie e disuguaglianze, ma sul dono gratuito di sé, che passa attraverso la condivisione e la misericordia. Non c’è una scuola per imparare questo stile di vita, ma la pratica quotidiana, che coinvolge tutte e tutti. Gesù ha generato uno stile di vita ed è stato attento affinché coloro che aderivano alla proposta, fossero loro stessi generativi.

Per questo, durante il cammino ha dato loro la possibilità di sperimentarsi, di assumersi delle responsabilità. Diventiamo generativi se nel nostro cammino incontriamo qualcuno che ci offre questa possibilità, qualcuno che ci aiuta ad assumerci delle responsabilità. La Chiesa va avanti perché ci sono battezzati che hanno scoperto la presenza del Signore nella loro vita e desiderano annunciarlo agli altri. Lasciamoglielo fare.

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Don Paolo

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