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QUALI RESPONSABILITÀ PER LE RECENTI ALLUVIONI?
from Camminiamo Insieme
TUTTA COLPA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI?
In questi ultimi anni stiamo assistendo alla notevole espansione di eventi meteorologici estremi che stanno modificando le nostre abitudini di vita e arrecando danni enormi al territorio e a molti settori economici. Temperature da record hanno colpito nel 2022 l’intera Europa e il caldo accompagnato da una grave carenza di precipitazioni e la conseguente siccità che si è diffusa in molti areali del continente sta causando danni oltre che all’agricoltura, anche ai sistemi di approvvigionamento idrico per l’uso potabile dell’acqua. Il livello dei fiumi più importanti e dei laghi è diminuito drasticamente determinando notevoli ripercussioni negative su tutto l’ecosistema fluviale e lacustre. Nel corso del 2022 gli eventi estremi quali siccità, nubifragi con intensità di pioggia enormi, grandinate, bufere di vento e trombe d’aria hanno colpito tutto il territorio italiano. L’assenza prolungata di precipitazioni assieme all’alta pressione verificatasi nei mesi estivi ha generato condizioni di cielo sereno, asciutto con elevata insolazione, provocando di conseguenza eventi siccitosi altamente intensi con sofferenze notevolissime per le coltivazioni non irrigue. La mancanza di acqua ha provocato una maturazione disforme ed incompleta di molte produzioni agricole con notevoli danni qualitativi oltre che quantitativi con conseguente deprezzamento del scarso prodotto venduto. Sempre per il settore agricolo, ormai sistematicamente si stanno verificando fenomeni di gelo tardivo in gran parte del nord Italia che hanno determinato danni in particolare alle varietà precoci delle coltivazioni arboree da frutto quali albicocco, ciliegio, pesco e susino in particolare. Alla luce del cambiamento climatico e dell’intensificarsi di eventi meteorologici estremi, per il settore agricolo sarà necessario adottare strategie complesse ed integrate tra loro per la gestione dei rischi aziendali e delle colture. Gli strumenti di difesa attiva come reti antigrandine, frangivento, impianti antibrina o centraline meteo aumenteranno la capacità delle aziende agricole di prevenire e mitigare i propri rischi. Anche gli Enti di Ricerca potranno dare il proprio contributo nella gestione del rischio introducendo attraverso il miglioramento genetico delle colture, fattori di resistenza a patogeni e alle avversità atmosferiche, ovvero introdurre varietà in grado di sopportare gli stress, in particolare la siccità, al fine di garantire la sopravvivenza delle imprese agricole e una costante produzione di derrate alimentari. Passando agli eventi disastrosi di questo mese di maggio 2023, si sono verificate precipitazioni eccezionali per il periodo e per l’intensità della pioggia caduta in un breve intervallo di tempo (in alcune località dell’Appennino e delle Romagna sono caduti dai 400 ai 500 mm di pioggia in sole due settimane ovvero 4-5 quintali d’acqua per metro quadro!). Tali quantitativi rappresentano la pioggia che solitamente cade in sette-otto mesi! Con tali flussi d’acqua è risultato inevitabile il verificarsi di esondazioni e rotture di argini dei fiumi e torrenti presenti nelle aree interessate. Oltre alle esondazioni con i conseguenti allagamenti, si sono verificati numerosi fenomeni franosi nelle aree collinari e montane, aggravando il dissesto idrogeologico che caratterizza storicamente queste aree. Quindi negli ultimi due anni si sono verificati eventi estremi di segno opposto ovvero due anni di siccità grave e poi due settimane di pioggia estrema, segnale chiaro della crisi del clima, come sappiamo, dovuti al surriscaldamento globale generato dall’aumento dell’anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera. Ma le responsabilità di quanto accaduto con le alluvioni e il dissesto idrogeologico di questi giorni non possono essere ricondotte solo al cambiamento del clima… L’uomo è responsabile spesso di una cementificazione senza regole che determina l’impermeabilizzazione del suolo, effettuata senza la minima attenzione a versanti collinari, corsi d’acqua e coste. Sarà necessario effettuare una pianificazione che preveda casse di espansione dei corsi d’acqua a monte delle città e dei centri abitati più popolosi, lasciando eventualmente liberi i fiumi ed i torrenti di esondare in aree in cui i danni sarebbero molto minori. Inoltre, queste casse di espansione potrebbero costituire invasi di acqua da utilizzare nei momenti di emergenza dovuti alla siccità. Altra causa di rischio alluvione è la mancata manutenzione dei corsi d’acqua, in particolare il controllo delle arginature, spesso caratterizzate, nei periodi di scarsa presenza idrica, da pericolose tane scavate dalla fauna selvatica quali le nutrie, meglio conosciute come castorini. Tali tane, in caso di piena, causano pericolosi ”fontanazzi” che possono poi causare rotture degli argini. Ancora, la presenza di vegetazione, alberi ed arbusti spontanei in particolare, rallenta il deflusso e soprattutto con i residui e le parti secche che si distaccano, può creare dei tappi in prossimità di ponti e restringimenti dell’alveo dei corsi d’acqua, con inevitabili rischi di esondazione. Per tutti i territori in generale, sarà comunque necessario porre maggiore attenzione alla manutenzione di tutti i corsi d’acqua, creare casse di espansione e invasi che possano essere utilizzati anche ad uso irriguo e pianificare, in modo corretto e coerente, la cementificazione delle aree prospicienti tutti i corsi d’acqua. Chiaramente saranno necessarie ingenti risorse economiche che dovranno poi essere utilizzate in tempi rapidi, con il necessario snellimento dei procedimenti burocratici che spesso rallentano l’esecuzione di opere imprescindibili alla luce degli eventi estremi che si stanno verificando.
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Maurizio Sabatini