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INTERVISTA
INTERVISTA INTERVISTA A
SOFIA VEDANI PLANETARIA HOTELS
QUANDO L’OSPITE ENTRA IN HOTEL CONSEGNA TUTTO SÉ STESSO. LO SOSTIENE L’AD DI PLANETARIA, SOFIA VEDANI, CHE RACCONTA I SEGRETI DEL SUO MODELLO DI ACCOGLIENZA. E ANCHE I PROGETTI NEL CASSETTO.
È L’OSPITE IL RE
di Stefano Bonini
Planetaria Hotels è una della più importanti realtà dell’industria alberghiera nazionale: 11 strutture ricettive, oltre 700 camere, 350 dipendenti e un fatturato consolidato di circa 36 milioni di euro pre-Covid. E al suo vertice c’è Sofia Gioia Vedani. Architetto con la sfrenata passione per l’ospitalità e l’accoglienza è l’amministratrice delegata di una compagnia con quasi trent’anni di storia, che si caratterizza per la spiccata personalità dei suoi alberghi, tutti diversi tra loro ma tutti allineati sulla qualità dell’accoglienza, il rispetto originario dei luoghi in cui opera, l’attenzione all’ospite e la cura maniacale del dettaglio che fa la differenza. E qui il tocco dell’architetto Vedani è visibile e tangibile.
Partiamo dal vostro concept, Be As You Are. Cosa rappresenta?
“Per noi Be As You Are è il fil rouge attorno al quale abbiamo costruito il nostro modello ospitale, fatto di una spiccata attenzione all’io dei nostri ospiti. È un invito a chi sceglie le nostre strutture ad essere sempre sé stesso, a mantenere la propria identità, a valorizzare le diversità e sentirsi liberi di esprimersi anche in hotel. Questo motto è il vero elemento della brand identity Planetaria, che d’altra parte non ha mai puntato su standardizzazione e omologazione delle proprie strutture. Piuttosto ha sempre
Dall’alto, lobby dell’Hotel Pulitzer a Roma; piscina di Ville sull’Arno a Firenze
In apertura, Sofia Vedani
creduto nella valorizzazione del genius loci di ciascuna location al fine di creare alberghi e maison dalla spiccata personalità”.
Come si concilia questa filosofia con l’accordo con IHG, firmato appena prima della pandemia?
L’approccio di valorizzazione della diversità lo abbiamo mantenuto anche nella definizione dell’accordo con Intercontinental Hotel Group per la gestione dell’Indigo Milan, la nostra prima esperienza con un albergo solo in gestione, cominciata tra l’altro nel gennaio 2020 appena prima dell’avvento della pandemia. La scelta di questo brand è stata fatta con grande attenzione e portata a termine nella massima condivisione interna, perché rappresenta il completamento della nostra offerta upper upscale e luxury su Milano combinandosi perfettamente con Château Monfort. Si tratta infatti di due boutique hotel con peculiarità e caratteristiche ben chiare e distintive. Le collaborazioni, più recente quella con IHG più consolidata quella con Relais & Châteaux cui il Monfort è affiliato, rappresentano per noi un training importantissimo per comprendere come fare al meglio ospitalità ad altissimo livello, uniformando alcune modalità di accoglienza e alcuni processi di servizio per cui il lusso non è mai ostentato, l’ospitalità è sussurrata e la personalizzazione della customer experience è centrale. Con Indigo e Intercontinental poi il rapporto instaurato è di una tale soddisfazione reciproca, che potrebbero esserci ulteriori sviluppi e nuove collaborazioni nel futuro prossimo.
E questa estate, com’è andata?
È sotto gli occhi di tutti come la stagione estiva sia stata un successo, soprattutto per le destinazioni di vacanza, balneari e montane. La voglia di muoversi delle persone si è riaffermata ed è evidente che a livello di turismo leisure siamo di fronte ad un ritorno alla quasi normalità. Per noi si tratta di segnali importanti visto che il nostro gruppo si è sviluppato in modo peculiare nelle grandi città, in contesti business. Adesso invece guardiamo anche noi con estrema attenzione alle opportunità che il mercato ci sta offrendo in location di tipo leisure. E le eccellenti performance dei nostri urban resort ci spingono verso queste riflessioni.
A proposito di ampliamenti e sviluppi, cosa dobbiamo aspettarci?
La compagnia ha sempre operato con grande cautela sul mercato alberghiero ma con visioni di lungo periodo, come nel caso delle acquisizioni di Genova. Sul mio tavolo ho sempre numerosi dossier ed opportunità di sviluppo immobiliari e gestionali, ma quando analizzo queste situazioni insieme ai
Sopra, lobby di Residenza delle Città, Milano; sotto a sinistra, dehor di Leon’s Place Hotel a Roma, e, a destra, Naked Room, Milan Suite Hotel, Milano
miei collaboratori non mi bastano i numeri. Devo sentire qualcosa di speciale: l’anima e la personalità del luogo, le possibilità che la location offre a livello di implementazione di comfort, stile e servizio. Non è nel Dna di Planetaria gestire grandi strutture da centinaia di camere, magari in impersonali contesti aeroportuali. Ogni nostro hotel deve certamente produrre numeri, ma anche rappresentare appieno il nostro stile ospitale, in maniera coerente con il nostro slogan: Be As You Are. Una filosofia che si manifesta con un’accoglienza calorosa, informale e familiare che punta a fidelizzare la clientela. E questo riusciamo a farlo grazie alla sintonia che c’è con e tra tutti i nostri collaboratori, il vero valore aggiunto della nostra offerta ricettiva. Sono le coccole che aumentano il fatturato. È l’intangibile che crea valore aggiunto, è lo human touch che consente di fare anche investimenti molto più mirati ed ottimizzati nelle varie strutture.
Quali sono quindi gli elementi distintivi dello stile Planetaria?
Il piacere del bello, del pezzo unico, il desiderio di innovazione sono vezzi che abbiamo da anni, che consolidano l’idea e l’identità di un’azienda che fa del design e dell’innovazione appunto un proprio tratto caratteristico a livello di prodotto. Al pari del servizio, motivo per cui al centro di vari ragionamenti e progetti c’è sempre la formazione del personale di Planetaria, vero ambassador del modo di accogliere e fare ospitalità della compagnia. Per questo motivo durante le chiusure dovute al Covid, in Planetaria non si è mai smesso di investire sullo staff offrendo a tutti i collaboratori numerose opportunità di formazione e di aggiornamento cercando di motivarli, farli crescere, coinvolgerli e tenerli agganciati emotivamente alla squadra e alla filosofia che la permea. Una filosofia quella di Planetaria segnata dunque dalla condivisione di obiettivi, strategie e principi, arricchita da particolari ricercati ed elementi dinamici e personali, fatti di semplicità e spontaneità. Qui la standardizzazione della customer experience è un concetto superato dall’evidente desiderio dell’ospite di avere un’offerta il più personalizzata possibile. Il software conta forse più dell’hardware perché al centro c’è il Be As You Are. Tra empatia ed autenticità ecco il Planetaria state of mind.