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TENDENZE
Il vino gioca SENZA ALCOL
di Giambattista marchetto
GUARDANDO IL SEGMENTO DEGLI ALCOHOL-FREE CON OCCHI LAICI, SI RILEVA L’EMERGERE DI UN NUOVO MERCATO (SOPRATTUTTO LEGATO AI GIOVANI). MILIONI DI BOTTIGLIE GIÀ PRODOTTE IN GERMANIA, FRANCIA E SPAGNA. L’ITALIA INSEGUE, MA CON CASI DI SUCCESSO COME HOFSTÄTTER, SCHENK E PRINCESS. Vino o non vino? Questo è il dilemma: se sia più nobile nella mente soffrire la rinuncia all’alcol e dardi di dealcolata fortuna o prender armi contro un mare di bevande pretenziosamente vinose e, opponendosi, por loro fine? Parafrasando Shakespeare, il dibattito in Italia sui vini dealcolati sembra oggi più ideologico che legato a una riflessione concreta e orientata al realismo del mercato, ma i produttori ne vedono le potenzialità. OPPORTUNITÀ DI FILIERA “Con la nuova Ocm vino emanata con la riforma Pac, i produttori europei possono avere un’opportunità di mercato in più – osserva Denis Pantini, dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor - in uno scenario in cui l’attenzione alla salute è sempre più evidente nei comportamenti di consumo”. E citando i dati diffusi dal Comitato Europeo Produttori Vinicoli, l’analista riferisce come gli spumanti analcolici consumati ogni anno in Germania siano già a quota 22 milioni di bottiglie, in
Francia i primi 5 produttori ne abbiano vendute 8 milioni di bottiglie all’anno e la Spagna si attesti a 1,5 milioni di litri. L’inserimento della definizione “vino” rappresenta un’opportunità per il comparto, secondo il segretario generale dell’Unione Italiana Vini Paolo Castelletti Uiv. “Non facendoli rientrare nella categoria - precisa Castelletti - questi prodotti possono contenere altri ingredienti ed essere, in quanto alimenti, costruiti con l’aggiunta di aromatizzanti o zuccheri generici. Questo significa che la filiera perde il beneficio di una espansione del proprio mercato”. Secondo Uiv, l’inserimento nei disciplinari del settore enoico potrebbe rappresentare una garanzia di qualità controllata e una nuova frontiera di business. “Si tratta di un mercato che non crea una competizione con quello dei vini - rimarca Castelletti - perché ha piuttosto come target quella grande maggioranza di popolazione che nel mondo non beve alcol o consuma prodotti a bassa gradazione”.
DISTRIBUTORI PRONTI A PARTIRE I distributori sembrano assumere un approccio laico al tema. Il Gruppo Meregalli non ha attualmente in gamma questi prodotti, ma il direttore generale Corrado Mapelli conferma l’attenzione su un segmento che potrebbe portare ad allargare il mercato “soprattutto spinto dalle nuove generazioni”. È un’opportunità anche per Stefano Moccagatta di Villa Sparina, nel board della società internazionale di distribuzione Ethica Wines attiva tra Usa e mercati asiatici, secondo il quale “la differenza la faranno i dealcolati quando saranno molto buoni”.
BOLLA NO-ALCOL I produttori italiani spingono sugli sparkling, ricercati dal mercato per il consumo alternativo al vino con alcol e per la miscelazione. Martin Foradori Hofstätter ha spinto sul dealcolato con Steinbock Alcohol Free Sparkling, una bollicina ottenuta dealcolizzando il vino dai vigneti lungo la Saar, in Germania. “Per questa prima annata abbiamo prodotto 20 mila bottiglie – spiega l’imprenditore – e i nostri clienti di alto posizionamento hanno risposto subito con interesse, proprio per dare un prodotto di qualità a chi lo richiede”. Sempre dall’Alto Adige, il gruppo Schenk con base a Ora ha già un mercato consolidato nel segmento, pur come piccola quota a fronte di una produzione di circa 60 milioni di bottiglie. “Attualmente abbiamo in listino solo due spumanti – riferisce l’ad Daniele Simoni - che proponiamo sui mercati internazionali. Crediamo che i dealcolati non aggrediscano il segmento dei vini tradizionali, bensì quello del beverage, nel quale si annida quel 74% di persone che, a livello globale, non beve alcolici”. La Princess di Lavis in Trentino ha bruciato le tappe e cresce con i soli vini alcohol-free. Dopo un periodo di ricerca e sviluppo, nel 2016 e partita la commercializzazione e nel 2018 Princess vendeva 40mila bottiglie, nel 2019 oltre 70mila e nel 2020 ha raggiunto le 110mila bottiglie. “Quest’anno siamo già oltre le 90mila bottiglie - riferisce Tait - dato che la risposta del mercato è in accelerazione”, riferisce l’ad Michele Tait. Il gruppo francese Les Grands Chais de France (1 mld fatturato per 550 milioni di bottiglie nel 2019) produce spumanti senza alcol. “Sono un prodotto in crescita su scala mondiale – rimarca Romina Romano, country manager Italia per il gruppo - grazie alla spinta dei giovani. E le imposizioni religiose generano milioni di potenziali consumatori”. Da gennaio 2020 il gruppo ha venduto 7,5 milioni di bottiglie di prodotto alcohol-free nel mondo.
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