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Due guerre un Asilo

Solo in un verbale (quello del 18 luglio 1915) troviamo alcuni riferimenti relativi al Primo Conflitto Mondiale. Non v’è traccia, nei precedenti o nei successivi, di vicende o questioni connesse alla guerra in corso, quasi a voler proteggere l’Asilo ed i suoi piccoli dalle brutture e dalle violenze degli adulti. Ecco quanto riportato in quel documento: “Il 18 luglio 1915 si tiene una nuova seduta del Consiglio Direttivo. Presenti il Dott. Gaetano Cozzi, Giacomo Testori, Benigno Silva, Carlo Ceruti, Ercole Morandi.

Si procede a coprire il posto di presidente, rimasto vacante in seguito alla decadenza del D. Cozzi dalla carica di Consigliere, carica nella quale venne confermato colla votazione dell’assemblea in seduta 30 maggio u.s.. All’unanimità, meno il D. Cozzi, che si è astenuto, viene rieletto all’ufficio di presidente lo stesso D. Cozzi”.

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Si stabilisce in considerazione delle eccezionali condizioni del momento (guerra) di “tenere aperto l’Asilo anche nel periodo di solito dedicato alla chiusura estiva, e cioè dal 1° agosto al 16 settembre, corrispondendo per questo maggior lavoro delle Suore un indennizzo complessivo di L. 60 (sessanta) secondo la richiesta della Casa Madre di Torino”.

Il Consiglio approva il provvedimento, “pel quale il Presidente ha concesso l’uso dei locali dell’Asilo per il laboratorio di riparazione della biancheria dei soldati, colle norme stabilite, e cioè che le cucitrici siano pagate in ragione di Lire 1,50 al giorno per ore 8 di lavoro e che siano corrisposte Lire 5 al giorno all’Asilo sia per l’assistenza delle Suore e sia per l’uso dei locali. Naturalmente i lavori sono fatti sotto la vigilanza e colla collaborazione naturalmente gratuita delle signore Patronesse. Dopo altre comunicazioni di poca importanza date dal Presidente, la seduta è levata. Il Presidente Cozzi.”

La riunione successiva del 31 dicembre 1916 si svolge regolarmente trattando l’approvazione del consuntivo e questioni organizzative riguardanti la buona gestione ordinaria delle attività. A quella data l’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando era già stato assassinato a Sarajevo con la moglie Sofia (28 giugno 1914). L’Austria-Ungheria aveva dichiarato guerra alla Serbia ed invaso i suoi territori (luglio 1914). La Russia zarista si era mobilita a sostegno della Serbia e la Germania, legata ad Austria e Italia nella Triplice Alleanza, aveva dichiarato guerra alla Russia facendo scattare i meccanismi di alleanza (luglio 1914). La Francia, che aveva sottoscritto insieme a Russia e Gran Bretagna il patto dell’Intesa, ordina la mobilitazione. L’impero Ottomano si allea in segreto con la Germania. L’Italia, pur facendo parte della Triplice Alleanza, aveva dichiarato la propria neutralità (agosto 1914). La Germania aveva dichiarato guerra alla Francia ed aveva già invaso il Belgio; la Gran Bretagna aveva dichiarato guerra alla Germania; gli Stati Uniti si erano proclamati neutrali. L’Austria-Ungheria aveva anche dichiarato guerra alla Russia, mentre il Montenegro dichiarava guerra all’Austria-Ungheria. Anche la Serbia aveva dichiarato guerra alla Germania. Il 12 agosto del 1914 la Gran Bretagna e la Francia avevano dichiarato guerra all’Austria-Ungheria.

E tra l’8 e il 12 settembre dello stesso anno i russi avevano sconfitto gli austriaci a Leopoli, dilagando in Galizia fino ai Carpazi.

Il 9 ottobre 1914 in Belgio era caduta la città-fortezza di

Anversa, ultimo baluardo all’invasione tedesca. Nel 1915 entreranno in guerra: l’Italia contro l’Austria e la Turchia; la Bulgaria contro la Serbia; l’Inghilterra, Montenegro, Italia e Francia contro la Bulgaria.

Nel 1916 poi dichiareranno guerra: la Germania e l’Austria al Portogallo; la Romania all’Austria; l’Italia alla Germania (28 agosto 1916); la Germania e la Bulgaria alla Romania e la Turchia alla Romania. Di lì a poco, il 1 febbraio 1917, la un asilo tra due guerre

Germania dichiarerà la guerra sottomarina indiscriminata e come reazione, due giorni dopo, gli Stati Uniti romperanno le relazioni diplomatiche con Berlino. Insomma, una guerra di “tutti contro tutti”. E vano risulterà l’appello che Papa Benedetto XV rivolgerà, il 1 agosto 1917, alle nazioni belligeranti contro “l’inutile strage” mentre, sul Carso, si consuma l’undicesima ed ultima battaglia dell’Isonzo per la conquista della Bainsizza (17-20 agosto 1917).

Come se non bastasse, le dichiarazioni di guerra tra nazione e nazione continueranno a susseguirsi fino al luglio del 1918, pochi mesi prima del termine del conflitto mondiale, 11 novembre 1918.

Tutto questo accade quando le suore del nostro Asilo, con l’aiuto del Comitato direttivo, cercano di assistere i bambini nella più ordinaria normalità, mentre i loro giovani padri erano stati chiamati alle armi e le madri, sole tra miseria e stenti, si affannano a mandare avanti quello che rimaneva delle loro famiglie prive del sostegno dei mariti.

Per fortuna, in tempi così difficili, le Istituzioni non si sottraggono dal soccorrere l’Asilo e, la Prefettura di Milano, in data 23 agosto 1916, comunica al Comune di Novate Milanese di aver deliberato un sostegno finanziario di 600 Lire annue per il mantenimento dell’Asilo Infantile a partire dal 1917, e fino a che l’asilo stesso potrà, con i mezzi propri, adempiere al suo scopo. Il documento è firmato dal Prefetto Frigerio, dal Segretaro Beretta e dal Tesoriere Cesaris.

Ma se è vero che questa Prima Guerra, diversamente dalla Se- conda che porterà la distruzione delle bombe fino sui cieli di Novate, si combatte lontano dalle mura dell’Asilo, una piccola “guerra” deve essere scoppiata durante la seduta del consiglio del 3 gennaio 1917.

In quella sede, infatti, viene data improvvisa comunicazione della lettera di dimissioni inviata dal Presidente, dott. Gaetano Cozzi.

“I presenti, a voti unanimi, deliberano che il Sig. Cozzi abbia a ritirare le dimissioni e incaricano il Vice Presidente (Giacomo Testori) di mandare al Cozzi una lettera pregandolo vivamente di continuare a mantenere l’incarico di Presidenza a favore del nuovo Asilo”.

Come sempre, i verbali sono molto asettici e formali e non fanno trapelare i veri motivi del malumore che hanno indotto il benemerito Cozzi a dimettersi così inaspettatamente ed in modo risentito.

Anche dal verbale successivo, stilato in data 15 luglio 1917, non emerge niente di buono riguardo al persistente malumore del dimissionario presidente.

Nota storica

Finisce la guerra tra Italia e Austria-Ungheria. Dopo la disastrosa battaglia di Vittorio Veneto dell’ottobre-novembre 1918 l’Esercito Austro-Ungarico era allo sfascio. La sconfitta si trasformò in rotta non più arginabile e mentre le truppe tentavano di rientrare in patria a Villa Giusti si firmava l’armistizio per far cessare il fuoco su tutto il fronte italiano. La popolazione italiana apprese il mattino del sabato 2 novembre 1918 l’esaltante notizia: “Travolto dall’esercito italiano, il nemico chiede a Diaz l’armistizio”.

Il giorno 3 il generale Badoglio, il generale Scipioni, il colonnello Gazzano, il capitano Maravigli, il comandante Accissi per la Marina Italiana furono nuovamente a contatto con i parlamentari. Si trattava di discutere la firma vera: la stipulazione dell’armistizio.

Il colloquio durò fino alle 18.39. Prima di uscire avvenne uno scambio di strette di mano, l’armistizio era firmato. Sotto al titolo a caratteri cubitali: un asilo tra due guerre

“L’Austria ha capitolato” il “Corriere della Sera” del 5 novembre pubblicava il famoso Bollettino della Vittoria.

In quanto alla Germania, il 4 novembre il generale Diaz telegrafò a Parigi: “Se la Germania non sottostarà alle condizioni di armistizio che le saranno imposte dagli alleati, l’Italia interverrà per costringerla alla resa”. Di fronte alla minaccia italiana alla sua frontiera meridionale, la Germania ormai boccheggiante cedette. L’8 novembre fu annunciata l’abdicazione del Kaiser. Lo stesso giorno, nella foresta di Compiègne, il generale Foch dettò ai delegati tedeschi le condizioni dell’armistizio. Esso venne firmato il giorno 11 novembre 1918. La Prima Guerra Mondiale era finita.

Infatti il sig. Benigno Silva relaziona che: “per quanto abbia insistito finché il Sig. Cozzi abbia a ritirare le dimissioni, il Cozzi con sua lettera 10 giugno 1917 confermava le dimissioni assolutamente irrevocabili e nuovamente il Consiglio pregava Testori e Silva perché continuino entrambi nella Direzione temporanea dell’Asilo, in vista che momentaneamente era impossibile convocare l’Assemblea”.

Insomma, nulla da fare. Il dott. Gaetano Cozzi, dopo tanta dedizione e tanto encomiabile lavoro a favore dell’Asilo, lascia l’incarico sbattendo la porta senza che ne sapremo mai il perché.

Per questo motivo e per le difficoltà connesse al conflitto bellico in corso, che avendo disperso i soci nei vari teatri di guerra rende impossibile la convocazione dell’assemblea generale, il Comitato direttivo non sarà più convocato fino al rientro dei soci dal fronte, al termine del conflitto.

Tuttavia l’Asilo riuscirà ad erogare regolarmente il proprio servizio anche in assenza di una presidenza regolarmente eletta.

Fine Della Prima Guerra Mondiale

La prima assemblea generale dei soci potrà essere convocata solo il 2 maggio 1920, diciotto mesi dopo l’Armistizio.

Ad alcuni dei lettori questo “vuoto di potere” potrà sembrare ingiustificato, ma non deve meravigliare il fatto che per ricom- porre il comitato dei soci, che rientravano dal fronte e dalla prigionia, si sia dovuto attendere tanto tempo. Infatti bisogna tenere conto che appena terminata la Prima Guerra, dopo la firma dell’Armistizio l’11 novembre 1918, i tempi necessari per il cessate il fuoco non furono immediati ed identici ovunque. Inoltre, una volta aperti i campi e liberati i prigionieri, questi si sono dovuti ingegnare nel reperire le risorse ed i mezzi per rimpatriare. Per questo, al termine della guerra, per lungo tempo mancarono notizie di molti reduci ed i tempi di rientro furono lunghi ed imprevedibili. Fra i sopravissuti, moltissimi soldati, provenienti dal fronte e dai vari lager tedeschi, poterono riabbracciare i propri familiari solo tra la fine del 1919 e i primi mesi del 1920.

Ricostituito il Comitato, l’assemblea del 2 maggio 1920 si occupa di approvare il consuntivo a tutto i 30 aprile 1920 con una risultanza di 4 mila 51 Lire e 64 centesimi relativo al riporto della gestione del dimissionario presidente Cozzi.

Si passa quindi alla nomina dei revisori dei conti e, all’unanimità, vengono eletti Baldassarre Stauder e Edoardo Testori. Sarà poi il Consiglio direttivo del 13 giugno 1920 che eleggerà finalmente il nuovo presidente: “All’unanimità viene eletto presidente il sig. Molgora dott. Aristide. Vice presidenti sono riconfermati: Silva Benigno e Testori Giacomo. Tesoriere-segretario viene riconfermato Rognoni Arturo”. un asilo tra due un asilo tra due guerre un asilo tra due guerre

Anno scolastico 1919-1920 - Se raffrontiamo le fotografie postbelliche, della Prima Guerra Mondiale con quelle della Seconda, dobbiamo dire che gli effetti della miseria si notano in modo più vistoso sui volti dei bimbi dell’Ultimo Conflitto Mondiale. Ciò significa che le suore ed il Comitato, durante il Primo Conflitto proprio perchè la guerra non ha coinvolto la popolazione inerme, sono riusciti a fornire ai bambini una refezione povera ma, pressochè continuativa.

Nella pagina seguente, anno scolastico 1920-’21 (foto di Angelo Gorla).

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