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Com’era l’asilo nel 1922

Sono, Annamaria Ferrari, e mi trovo in casa di Elena Giandrini, sono le ore 17.30 del giorno 14 gennaio ’94.

Elena di’ le tue generalità.

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“Dunque Elena Giandrini nata a Gambolò, provincia di Pavia il 10.12.1918. Ecco sono nata là perché mia mamma era andata a trovare sua mamma e combinazione, non appena arrivata là, ha avuto le doglie e di sera sono nata. Comunque a cinque giorni mi ha portato a casa a Novate”.

Comunque sei nata in casa?

“Sì, in casa”.

Perché allora l’ospedale non si usava.

“Non si usava, no”.

Quindi sei nata in casa. E la tua infanzia l’hai trascorsa tutta a Novate?

“Tutta a Novate, sì. Con la famiglia”. In quanti eravate in famiglia?

“In cinque”.

Quindi i tuoi genitori hanno avuto cinque figli?

“Cinque figli, sì”.

Che ricordi hai dell’infanzia? Anche in breve…

“Ah, belli. Belli sì, perché non eravamo contadini. Insomma, mio papà lavorava in ferrovia, mia mamma faceva la sarta, perciò giocavamo, avevamo anche i giocattoli, non è che eravamo bambini che giocavano per la strada, così. Giocavamo in cortile con gli altri ragazzi”.

Ti ricordi qualche gioco in particolare?

“Ah, beh, nascondino. Lì in cortile c’era il lavatoio e noi ci nascondevamo sotto i mastelli; poi giocavamo alla corda, saltare alla corda, e poi giocavamo a fare delle bamboline, anche se le bambole non ci mancavano, però a me piaceva molto giocare con quelle bambole lì di pezza che faceva mia mamma, perché erano belle morbide, le vestivo, le svestivo, mi piaceva”.

E giocavate anche insieme ai ragazzi?

“Sì, sì anche con i maschi. Giocavamo con i maschi a nasconderci”.

Ci dici qualche breve ricordo dell’asilo? A Novate c’era l’asilo, allora.

“Sì, sì c’era l’asilo. Mi ricordo che andavamo con la borsettina a tracolla, con il formaggino, perché allora davano solo la minestra le suore, e allora la mamma mi metteva il formaggino e una tavoletta di cioccolato per la merenda. E mi ricordo che veniva anche mio fratello all’asilo, che era più piccolino di me, perché mia mamma, facendo la sarta, non poteva tanto accudirci, allora han preso anche mio fratello piccolino e ricordo che gli chiedevo sempre “Ti scappa la pipì?”, perché mia mamma diceva “Stai attenta al tuo fratellino che non faccia la pipì addosso”, allora tutti i momenti lo assillavo”. Ma, hai detto che ti davano solo la minestra, ma il pane, per esempio? Non lo davano?

“No, non davano neanche il pane, solo la minestra”. Quindi voi portavate anche il pane? Anche il pane, un panino, la frutta e il cioccolato per merenda, e il formaggino... Era un lusso la frutta in quei periodi o no?

“ In casa mia non mancava mai, ma non c’era in tutte le case”.

E poi mi pare che tu abbia un ricordo particolare di come era fatto il refettorio dell’asilo. Puoi raccontare qualcosa?

“Sì, c’erano tutte queste panche piccoline, basse, strette, e in queste panche c’era un buco dove si metteva la scodella di alluminio della minestra, ed erano basse e mangiavamo in piedi.

E mi ricordo che con quelle scodelle lì facevamo anche un po’ baccano, perché erano di alluminio. Era come se fosse stato un concertino, delle volte”.

E per esempio ognuno di voi aveva un tovagliolo, una bavagliola, una bavaglia, qualche cosa?

“No, niente, no niente”.

Ma avevate il grembiule?

“Avevamo il grembiulino a quadrettini bianchi e rosa noi femminucce e bianco e azzurri i maschietti”.

E altri giochi fatti all’asilo?

“ Sì, giocavamo alla palla. Le suore ci facevano giocare, ci un asilo tra due guerre un asilo tra due guerre facevano correre”.

1924 - Un funerale di qualche personaggio importante del paese poichè, al corteo funebre partecipa anche il podestà Alfredo Pigorini (a destra del porta bandiera). I partecipanti stanno procedendo lungo l’attuale via Roma in direzione via Bollate. I bambini dell’Asilo indossano cappellini rossi e blu. Nei mesi invernali - in aggiunta - indossavano anche delle mantelline.

Vi facevano pregare?

Ci facevano pregare, ovvio.

Vi facevano cantare?

“Cantare, sì”.

Non ti ricordi qualche canzoncina dell’asilo?

“Sì, sì che mi ricordo, specialmente quando pioveva troppo, allora bisognava pensare an-che un po’ ai contadini, perché marciva tutto oppure, non so, quando non pioveva, ecco, allora ci facevano cantare alcune canzoncine quando non pioveva:

“Provvidenza di Dio, miserere nobis, un po’ di pioggia, per carità”. E se invece pioveva troppo :

“Provvidenza di Dio, miserere nobis, un po’ di sole, per carità””.

Poi, mi sembra che tu abbia dei ricordi precisi di alcune abitudini che avevate quando succedeva qualche cosa nei vostri cortili.

“Ah, sì: quando ad esempio moriva qualche “Piccolino”, che ne morivano tanti e di frequente, allora andavamo nei giardini dei signori che avevano dei fiori o anche non signori che avevano magari la casa propria che avevano i fiori, e allora cercavamo dei fiori che facevamo a mazzetti, e poi tutti in fila noi bambini accompagnavamo questo “Piccolino” fino al cimitero e mi ricordo che dall’uscita che...”.

Scusa, come rappresentanti dell’asilo anda-vate tutti in fila?

“No, no. Eravamo noi bambine, proprio del cortile, allora portavamo, avevamo questo mazzolino di fiori, allora c’era l’incaricato che quando uscivamo, quando avevamo portato questo mazzolino, dava 20 centesimi di mancia.

Quando invece nei funerali, noi dell’asilo, allora accompagnavamo questi funerali, se erano importanti, perché pagavano le suore, davano un tot alle suore e allora ci mettevano una mantellina rossa a noi femminucce, e la mantellina blu con il cappellino rosso o blu ai maschietti e accompagnavamo fino al cimitero, però lì non ci pagavano, perché non avevamo i mazzolini di fiori”.

In questo caso allora si trattava di beneficenza per le suore, per l’asilo. Cioè, in pratica la famiglia del defunto donava un asilo tra due guerre un obolo, corrispondeva un’offerta all’asilo?

“ Sì”.

Che poi serviva ancora per i bambini, si spera. O no?

“Questo non lo posso dire, perché le suore avevano sempre bisogno di qualche cosa. Poi a fine anno facevamo il saggio”. Ti ricordi qualcosa?

“Sì. Venivano le patronesse che erano tutte in prima fila e ci facevano cantare, ci fa-cevano fare delle piccole recite, così come eravamo capaci, delle poesie, cercavano di farci imparare...”.

Ma hai dei ricordi belli di queste prove che facevate prima del saggio?

“Sì, perché eravamo tutte entusiaste, anzi eravamo anche orgogliose, perché ci mettevano un po’ in prima fila”.

E c’era qualcuno che suonava, non so, il pianoforte per accompagnare?

“Sì, c’era la signroa Torriani”.

A sinistra, lo stralcio di un rendiconto dell’anno di esercizio 1923. Anche per i non addetti ai lavori è possibile comprendere quali fossero le fonti di sostentamento dell’Asilo e quali le voci di uscita. La consuetudine di far partecipare i bambini dell’Asilo ai funerali - per quanto oggi ci possa sembrare un po’ “strampalata” - allora era molto gradita dalle famiglie. Il fatto che si trattasse di una tradizione ben radicata lo si evince anche dalla nota del 1917- riportata qui sopra - stilata da Suor Edvige, nella quale figura - oltre al numero dei bambini paganti la quota mensile intera e quelli agevolati perchè non abbienti - che, a gennaio di quell’anno, gli incassi per i funerali fruttarono ben 110 Lire.

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