Pechino: “I giorni in cui lo zio Sam poteva sperperare sono finiti” I figli dei camerieri e dei cuochi cinesi presentano il conto all’America y(7HC0D7*KSTKKQ(
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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
Domenica 7 agosto 2011 – Anno 3 – n° 187 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
TOLGONO AI POVERI
Guitto Palma di Marco Travaglio
SALVANO CASTA ED EVASORI È Pensioni d’invalidità, assegni di maternità, sostegni alle famiglie: il pareggio di bilancio per il 2013 annunciato dal governo mette a rischio lo stato sociale . Ma non si toccano i soliti noti
Il fumo e l’infamia di Antonio
Padellaro
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enerdì sera, davanti ai giornalisti convocati in tutta fretta su insistente pressing della Merkel, di Sarkozy e degli spazientiti banchieri di Francoforte, Berlusconi e Tremonti sembravano grandi amici, d’accordissimo soprattutto sul modo migliore di fregare gli italiani. Un gatto e una volpe piuttosto ammaccati dalla guerra che si sono fatti per mesi che con voce flautata non facevano che ripetere la frase: “Pareggio di bilancio nel 2013”. Ecco la formula magica che avrebbe finalmente convinto i famosi mercati a non gettare l’Italia sul lastrico. Ecco il mantra che avrebbe accompagnato gli italiani in gita di Ferragosto. Naturalmente, il pareggio di bilancio nel 2013 sarebbe un eccellente obiettivo per un Paese indebitato fino al collo, se dietro al fumo delle parole vane non si nascondesse una norma capestro. Infatti, in caso di mancato raggiungimento entro il settembre 2013 di risparmi di almeno 20 miliardi (ma qualcuno prevede oltre 30) nell’ambito della riforma fiscale, “si prevede un taglio drastico, lineare di molte agevolazioni fiscali che oggi vanno a vantaggio soprattutto delle famiglie più povere” (Tito Boeri). Del resto, basta scorrere la lista del saccheggio lineare per comprendere come un governo indecente stia per superare la soglia dell’infamia. Si va infatti dalle pensioni di invalidità, agli assegni di maternità, dai sostegni al nucleo familiare, agli interventi sul mantenimento del salario. Macelleria sociale che punta a smontare il welfare superstite colpendo perfino i disabili. Neanche una parola sugli evasori fiscali: 240 miliardi di euro l’anno sottratti all’erario. Silenzio assoluto, ovviamente, sui tagli ai costi della politica. Se non altro ci vengono risparmiate le solite balle sull’abolizione delle Provincie, l’accorpamento dei Comuni, la diminuzione del numero dei parlamentari, ecc. Quindi, non solo la Casta non molla un euro ma toglie ai poveri per mantenere prebende e privilegi. Fino a quando questi signori pensano di sfidare la sopportazione del Paese? E perché mai il mondo nella bufera dovrebbe dare retta a un vecchio viveur dai capelli tinti e ormai universalmente dato per bollito? Perché i famosi mercati dovrebbero fidarsi di un ministro dell’Economia che si faceva ospitare (in nero) da un collaboratore di non specchiate virtù? Il nostro vero debito sono loro. E sono loro che andrebbero drasticamente tagliati.
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In Europa non si fidano più delle nostre promesse e vogliono vedere subito i soldi, sempre più vicini tagli fino a 32 miliardi pag. 2 - 3 - 4 - 5 z
SCHIAFFO AGLI USA
Udi Furio Colombo COSA DICONO I MERCATI IMPAZZITI di essere gli Ilia".mmaginiamo sceneggiatori del film "ItaAbbiamo appena girato la scena in cui i tre eroi della difesa del Paese contro il furore dei mercati ostili si sono coraggiosamente presentati in campo. pag. 18 z
Il presidente Barack Obama teme la reazione dei mercati domani (FOTO LAPRESSE)
Tagliato il rating del debito americano, la Cina: “Ora più rigore”. Fiato sospeso pag. 3 e 14 z per la riapertura delle Borse
“MISSIONI” x L’onorevole contro le banche
DINASTIE ITALICHE x Raccomandati molto speciali
Scilipoti e i suoi disinvolti paladini antiusura
Terna, la rete dei figli dal cognome pesante
Nel forum che dovrebbe combattere gli abusi sui prestiti l’onorevole si circonda di strani personaggi Di Blasi pag. 6 z
Tra i rampolli che lavorano nell’azienda quelli del generale Adinolfi, di Catricalà Lillo pag. 7 z e del pm Capaldo
nSomalia
Udi Enrico Fierro
Appello dell’Onu: “Donate, o carestia fino a dicembre”
ZEDDA: “ZERO PRIVILEGI A CAGLIARI”
Reguitti pag. 11z
on basta, era il minimo Npolitica, per ridare credibilità alla ma è ancora poco”.
CATTIVERIE Distribuito a Roma un decalogo antistupro: tra i consigli, quello di evitare vestiti appariscenti. Ti deve violentare per quello che sei. (www.spinoza.it)
all’interno pag. I - VIII z
Massimo Zedda, 35 anni, sindaco di Cagliari, spiega così la rinuncia al vitalizio e la sfida ai poteri forti della città sarda. pag. 9 z
stato un errore ribattezzare “Zitto Palma” il nuovo ministro della Giustizia. Se vi siamo incorsi è stato perché non si rammentavano sue esternazioni di particolare rilievo e, appena nominato Guardagingilli, non aveva speso una parola contro la legge del “processo lungo”. Ma si stava semplicemente orientando col tom-tom nella sua variopinta biografia di giudice prestato alla politica (che fortunatamente non l’ha più restituito), cognato di un avvocato (Dinacci, difensore del premier e di Brancher), compare d’anello del presidente dell’Anm (Palamara), amico di un pregiudicato (Previti). Poi, in pochi giorni, ha ritrovato la favella per commentare, sul Giornale e sul Pompiere, l’ultimo caso di Stato: le sue imminenti vacanze in Polinesia: “La destinazione non la dico, problemi di sicurezza”. Già, perché il nostro eroe è braccato da organizzazioni mafiose e terroristiche di ogni genere e tipo, Al Qaeda, Ira ed Eta incluse: “Ove mai si dovesse conoscere la meta, sarei costretto a portare con me la scorta, con aggravio per le casse dello Stato, cosa che non permetterò mai”. Ecco, nessuno osi insinuare che le ferie gravino sulle spalle dei contribuenti: “Purtroppo per me, si tratta solo di 16 giorni, da Ferragosto al 31. Le ho pagate a maggio coi punti Millemiglia, perché io appartengo alla classe medio borghese e come tale mi muovo. Ho una Mercedes di 12 anni, l’ho comprata usata nel 2006, pagandola credo 9mila euro. Poi non frequento i salotti, non vado al ristorante...”. Capita talvolta di incontrarlo alla mensa della Caritas, per dire. Ma è un duro, questo sì. Mica si lascia intimidire dal Fatto che lo chiama Zitto Palma: “Sono stato 25 anni sotto scorta per processi di terrorismo e criminalità organizzata. Mi insultassero pure, sono strutturato”. Non duro: strutturato, ecco. E pronto a metter mano all’epocale riforma della Giustizia, specie per impedire a certi putribondi magistrati di entrare in politica e poi di uscirne. Tipo lui, per esempio, che vi entrò nel 2001 senza mai lasciare la toga, ma ora ha scoperto improvvisamente il problema e lo risolverà da par suo: “Ho già chiesto i conteggi per il mio collocamento a riposo”. Il tempo di fare i conteggi, poi lascerà la magistratura. Con comodo. Decennio più, decennio meno. Nell’attesa, si colloca a riposo in Polinesia anche se i soliti malpensanti “alimentano polemiche sterili” per la sua assenza dall’Italia in piena burrasca finanziaria: “Non sono il ministro dell’Economia né dell’Interno. Non capisco perché sia tanto indispensabile che io rimanga qui. Sarò rintracciabile con telefoni e tecnologia varia, e dai quali (sic, ndr) mi sono messo in grado di tornare a Roma in qualsiasi momento, a mie spese”. Ecco, qualora l’assedio degli speculatori si facesse asfissiante e richiedesse la presenza di un tipo duro, anzi strutturato, lui si mette in contatto con tecnologia varia (un cellulare e, si sussurra, addirittura un i-pad) e, se non basta, torna. Si è messo in grado. Noi vorremmo qui lanciargli un accorato appello: resti pure in Polinesia, possibilmente più di 16 giorni, anzi 16 mesi, 16 anni, quanto gli pare. E si porti dietro il premier B con tutto il cucuzzaro di ministri e sottosegretari e, se avanza posto, parlamentari di maggioranza e, potendo, di opposizione. Per pagare a tutti un viaggio Roma-Tonga sola andata, gl’italiani non baderebbero a spese, ben felici di rinunciare alla loro idiosincrasia per la casta. Anche perché mille bungalow polinesiani ci costerebbero certamente meno di una casa a Roma per Tremonti o per Scajola. Eppoi il Belgio, senza governo da 415 giorni, è al riparo da turbolenze finanziarie e il suo Pil cresce del 2,4%. E non ha mai avuto un B. né un Palma. Figurarsi quanto potrebbe giovarsi l’Italia se il governo le venisse a mancare. La Giustizia, senza le “riforme” dei vari Palma, potrebbe persino rifiorire. E così l’economia se sparisse tutto il governo: oggi stesso Piazza Affari, anziché chiudere per eccesso di ribasso, riaprirebbe di domenica per eccesso di tripudio.
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Le quattro proposte di Palazzo Chigi
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EMERGENZA DEBITO
ue provvedimenti sulle finanze pubbliche, l'inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione e il suo anticipo al 2013, e due per favorire la crescita, la modifica dell'articolo 41 della Carta e la riforma del mercato del lavoro. Questi i punti elencati dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, sui quali interverrà il governo per allentare la morsa dei mercati sull'Italia. Il primo punto è
l'inserimento nella Costituzione del criterio di pareggio di bilancio, che “è fondamentale - ha spiegato Tremonti Inizieremo a discuterlo la prossima settimana, prima si fa meglio è. Il secondo punto e' l'anticipo del pareggio di bilancio dal 2014 al 2013, che avverrà anticipando le tempistiche. “La normativa - ha spiegato il ministro - a partire dalla delega assistenziale, è prevista come manovra di rigore, che sarà sviluppato sul biennio
2012-2013”. Il terzo punto è quello che è stato definito dal ministro come "la madre di tutte le liberalizzazioni", ovvero la modifica dell'articolo 41 della Costituzione. "Nell'economia privata e' libero tutto tranne ciò che è espressamente vietato”, ha spiegato Tremonti. L'ultimo punto è la riforma del mercato del lavoro, “fondamentale - ha detto il ministro - per lo sviluppo e agli investimenti, esiste un testo che sarà presentato al Senato"
B. SPREME I PIÙ DEBOLI La stangata potrebbe arrivare fino a 32 miliardi Nel mirino pensioni e detrazioni su lavoro e famiglia di Stefano Feltri
a domani si fa sul serio, lo chiede la Banca centrale europea e la Commissione. E questo significa una cosa sola: tanti tagli al welfare e più tasse, subito. Il commissario Ue Olli Rehn ha detto ieri: “Appoggio fortemente l’annuncio delle misure decise dal governo e chiedo alle autorità di trasformarle rapidamente in misure concrete”. Idem la Bce che ha fatto filtrare la notizia di non essere del tutto convinta dell’impegno italiano (la Germania ancora si oppone all’acquisto dei nostri titoli di debito per sostenerne il prezzo).
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LO STRUMENTO. Anticipare il pareggio di bilancio al 2013 significa che il grosso della correzione di bilancio viene anticipato. Almeno 20 miliardi da trovare tra 2012 e 2013. Lo strumento per arrivarci è la cosiddetta delega per la riforma assistenziale e fiscale. Tradotto: il governo chiderà al parlamento di approvare una serie di leggi che modificano le prestazioni di assistenza, fornite soprattutto dall’Inps, e ristrutturare il siste-
Ma l’Europa non si fida del governo: tagli subito o nessun aiuto dalla Banca Centrale ma fiscale introducendo, tra l’altro, tre sole aliquote Irpef. Con questo sistema, promettono i ministri, si toglierà a chi riceve sussidi immeritati o paga troppe tasse per dare agli altri. Ma è un processo lungo e laborioso. PIANO B: L’ACCETTA. Il panico sui mercati potrebbe rendere impossibile il normale iter parlamentare. A quel punto scatta la cosiddetta “clausola di salvaguardia”. Invece di valutare caso per caso, misura per misura, cosa tagliare e cosa lasciare si interviene con l’accetta: tutte le agevolazioni fiscali vengono ridotte del 5 per cento il primo anno (dovrebbe essere il 2012) e 20 per cento il secondo (2013). In pratica si pagano più tasse, perché vengono meno gli sconti che riducevano l’ammontare da versare allo Stato. Per “incentivare” il Parlamento a lavorare in fretta, Tremonti ha previsto che con il piano B i tagli valgano ben 32 miliardi circa, assai più dei 20 previsti dal piano A. Una misura che – a maggior ragione oggi – si potrebbe
applicare per rassicurare subito i mercati. CHI PAGA? Bisogna distinguere i due casi: se si interviene riducendo il welfare, cioè dal lato assistenziale, le vittime designate sono i percettori di pensioni di invalidità (a cominciare dai falsi invalidi, ma anche molti di quelli veri) e di pensioni di reversibilità (cioè coloro che incassano la pensione del coniuge deceduto). Sempre nel Piano A, cioè se si attua anche la delega fiscale, in teoria le agevolazioni fiscali dovrebbero saltare prima per i più ricchi. Se invece passa il piano B, cioè si taglia con l’accetta, il peso della correzione dei conti peserà soprattutto sui redditi più bassi, quelli che beneficiano delle maggiori agevolazioni. Le detrazioni sull’Irpef, per esempio, valgono 2.149 euro per il 10 per cento più povero delle famiglie e solo 1.822 euro per il 10 per cento delle più ricche (calcoli della voce.info). Una famiglia “povera”, quindi, con il taglio del 20 per cento delle riduzioni Irpef perderebbe 430 euro contro i 364 di una famiglia ricca. Ma un conto ancora più salato lo pagherebbero le famiglie a reddito medio. INVALIDI E MADRI. Nel bilancio Inps le pensioni di invalidità pesano per 16 miliardi di euro all’anno, una cifra enorme che è pari all’1 per cento del Pil italiano. Gli interventi che si ipotizzano sono di due tipi: aumentare la soglia di invalidità oltre la quale si viene considerati invalidi per l’Inps (dal 74 per cento all’85 o all’87). In alternativa, o in aggiunta, ridurre gli assegni di accompagnamento versati ai famigliari degli invalidi che ad oggi costano all’Inps 3,8 miliardi all’anno. Questi as-
segni, di circa 800 euro al mese, non sono legati ad alcun parametro di reddito. L’idea sarebbe quindi di eliminarli nel caso l’invalido possa contare su una famiglia abbiente. Un’altra delle voci a rischio è quella che riguarda i contributi di maternità che valgono 2,6 miliardi: oggi non è coperta dai contributi versati (che valgono solo 1,1 miliardi) e quindi fortemente esposta a possibili riduzioni. AGEVOLAZIONI. I veri problemi sociali arriveranno quan-
do si finirà per intervenire sulle agevolazioni fiscali. Perché significa colpire milioni di persone. I bonus su cui oggi conta chi ha famigliari a carico valgono in media 892 euro a persona (tra i beneficiari). Di questi ben 178 rischiano di andare in fumo da un giorno all’altro. Il taglio non farà distinzioni, verranno ridotti anche i rimborsi fiscali per le spese sanitarie (di cui beneficiano in tantissimi, 14 milioni di contribuenti). E perfino misure che sono pensate per favorire la crescita verranno soffocate: ba-
sti pensare al cosiddetto “regime dei minimi” concesso ai giovani che aprono la partita Iva. Anche loro, spesso lavoratori dipendenti costretti a un precariato estremo, pagheranno più tasse. Lo stesso discorso vale per le detrazioni per l’edilizia, uno strumento che in questi anni ha dimostrato di ripagarsi da solo: gli incentivi spingevano a fare lavori per migliorare l’efficienza energetica che altrimenti non si sarebbero fatti (generando così gettito superiore a quello in assenza dell’agevola-
zione). Risanare in questo modo, come hanno avvertito tutti a cominciare da Confindustria e sindacati, non solo è iniquo, ma può diventare controproducente. ALTERNATIVE. Ce ne sarebbero, da imposte patrimoniali a prelievi una tantum da restituire (come Amato nel 1992) o interventi drastici sul sistema della politica (magari espropriando le fondazioni bancarie). Ma per ora il governo ha scelto la strada più semplice.
Lavoro e liberalizzazioni? Due scatole vuote ECONOMISTI E IMPRESE BOCCIANO DUE DEI QUATTRO PILASTRI PROPOSTI DA TREMONTI PER USCIRE DALLA CRISI di Salvatore
Cannavò
dei quattri pilastri del Dcrisiuegoverno per rimediare alla sono sostanzialmente bocciati dagli attori sociali nonché da molti economisti. Il ministro dell’Economia,
Cipolletta: “Inutile la revisione Costituzionale” La Cigl: “Guai a chi tocca lo Statuto”
Giulio Tremonti, aveva spiegato l’altra sera che oltre al pareggio di bilancio in Costituzione e all’anticipo della manovra al 2012 il governo è pronto a riformare l’articolo 41 della Carta costituzionale sulla libertà d’impresa e a rivedere il mercato del lavoro, in particolare lo Statuto dei lavoratori. La prima bocciatura arriva però direttamente dal mondo delle imprese: “Per procedere alle liberalizzazioni non c'è alcun motivo di attendere una modifica dell'articolo 41 della Costituzione, in sè positiva”, affermano in una nota congiunta banche, assicurazioni e mondo delle imprese (dall’Abi a Coldiretti, da Confindustria a Reteimprese), che invece apprezzano il principio del pa-
reggio di bilancio in Costituzione. Ma anche tra gli economisti la riforma sbandierata da Tremonti come una rivoluzione copernicana non convince. Innocenzo Cipolletta, ex presidente delle Fs, non nasconde il suo scetticismo: “Non credo che serva, è più una bandiera che altro. Per cambiare la Costituzione ci vuole parecchio tempo”. Secondo l’ex direttore generale di Confindustria “l’attuale articolo 41 (“l'iniziativa economica privata è libera” e “non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale”, ndr) già consente di fare tutto”. E poi aggiunge: “Di privatizzazioni ne sono state fatte molte. Le aziende statali sono poche e per società come Eni, Enel o
Ferrovie si pone un problema di monopolio che è meglio sia esercitato dal pubblico che dal privato”. Cipolletta ammette che un certo interesse può derivare dalle società locali, ma su quel fronte “c’è stato il referendum sull’acqua che pone alcuni problemi”. Ancora più netto Giulio Sapelli, professore ordinario di Storia Economica presso l'Università degli Studi di Milano. “Cambiare l’articolo 41? Ma per favore…”, risponde d’istinto. Poi spiega: “Non ha nessun senso dal punto di vista pratico per arginare una crisi che è più profonda di quanto non si veda”. Sapelli conviene che la modifica “può dare rassicurazione a quella parte di oligopolio che punta alle liberalizzazioni, ma
non fino al punto di attrarre le grandi banche mondiali”. Una misura da capitalismo paesano, dunque, ma non in grado di tacitare i mercati. “Certo, serve a ribadire una sintonia con il neoliberismo, a creare un effetto-annuncio ma non credo che organismi come gli hedge funds si faranno impressionare. E’ una boutade. E comunque, il problema della crisi resta la mancata crescita non certo il debito come pensano i monetaristi”. L’altro intervento, quello sul mercato del lavoro, sembra voler dividere il fronte recentemente ricompattatosi con l’accordo del 28 giugno e poi con la dichiarazione comune su “discontinuità e crescita” del 27 luglio. Il ministro Sac-
Domenica 7 agosto 2011
La stampa estera continua a non fidarsi dell’Italia
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EMERGENZA DEBITO
cettici, nel migliore dei casi tiepidi. La stampa estera ha accolto con freddezza l’anticipo della manovra e le misure del governo Berlusconi per fronteggiare la crisi. Duro il New York Times, che, parlando di “economia desolante”, sottolinea come “il debito alto, i tassi d’interesse in aumento e la crescita bassa
erodono la capacità di solvenza dell’Italia in una fase in cui il governo è più debole e meno popolare di quanto non lo sia mai stato”. E mentre per il Washington Post “l’Italia svela il piano per placare le paure di un’escalation della crisi”, il Wall Street Journal dà fiducia al nostro governo parlando di “inversione di rotta”. Sulla stessa linea d’onda il Financial Times, secondo
cui quello di B. è il “primo significativo allontanamento dagli sforzi, finora falliti, di cavalcare la tempesta dando tutte le colpe a forze esterne”. Tiepido El Pais, che titola: “L’Italia cede alla pressione e accelera il piano di aggiustamento economico”, mentre per Le Figaro “Bce pone le sue condizioni per aiutare l’Italia”.
Schiaffo a Obama I mercati tremano DECLASSATO IL DEBITO USA PER LA PRIMA VOLTA E LA CINA UMILIA L’AMERICA: ORA PIÙ RIGORE di Vittorio Malagutti Milano
a domani, quando riapriranno i mercati dopo la pausa del week end, il cielo della finanza mondiale non sarà più lo stesso. Nella notte tra venerdì e sabato l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha per la prima volta messo in discussione uno dei pilastri del capitalismo globale. Il giudizio sul debito pubblico americano è stato declassato dalla tripla A, il voto massimo, a AA+.
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QUANTO CI COSTA OPERAIO CON FIGLIO Con 18 mila euro di reddito si ha diritto a 1.238 euro di detrazioni. Con moglie e figlio (sotto i 3 anni) si ottengono altri 1.419 euro di sconti. A queste detrazioni vanno sommati 300 euro per l’asilo e 500 per le spese mediche. Il totale delle detrazioni arriva a 2.784 euro. Se scatta il taglio minor sconti per 696 euro.
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COPPIA CON DUE FIGLI Un impiegato (25 mila euro di reddito) sposato con due figli ha diritto a 1.999 euro di detrazioni per la famiglia. A cui si sommano quelle per l’istruzione (mille euro), per lo sport (120). Più quelle da lavoro dipendente (1.171). Il totale delle detrazioni è di 3.383 euro. Minor sconti fiscali per ben 845 euro l’anno.
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PENSIONATO Un pensionato che percepisce 15 mila euro l’anno può detrarre 1.297 euro. A cui si possono sommare 450 euro di detrazioni per le spese mediche. Se muore la moglie può portare in detrazione 294 euro di spese funebri. Il totale delle detrazioni è 2.041 euro. Con i tagli pagherebbe 502 euro in più l’anno. COPPIA CON MUTUO Una famiglia composta da due giovani coniugi (18 mila e 10 mila euro di reddito) con figlio gode di 4.523 euro di detrazioni tra lavoro e bimbo. Se i due hanno un mutuo possono scontare altri 760 euro, più 120 euro per l’asilo del bambino. Le detrazioni totali sono di 2.784 euro. Con la manovra avrebbe un taglio agli sconti di 1.130 euro.
47,9 mld L’AMMONTARE DELLA MANOVRA CORRETTIVA APPROVATA A LUGLIO coni, infatti, sa bene che su una materia delicata come quella regolata dallo Statuto dei lavoratori si aprirebbe uno scontro con la Cgil. Che è intervenuta ieri con una dichiarazione durissima: “Il principio fondante lo “Statuto dei lavori” è assolutamente inaccettabile”, ha spiegato Claudio Treves della Cgil nazionale. La proposta di legge-delega redatta dal ministro è composta da due articoli e punta a ridurre “di almeno il 50 per cento la normativa vigente”, identificando “un nucleo di diritti universali e indisponibili” e così indicando “la rimanente area di tutele” da assegnare alla contrattazione “anche in deroga alle norme di legge”. Ma spunta anche l’i-
dea di estendere “erga omnes” i contratti aziendali, smantellando così il contratto nazionale. “L’esatto opposto di quanto stabilito dall’accordo del 28 giugno” dice la Cgil. E se l’economista Tito Boeri ribadisce al Fatto che “la proposta del ministro è assolutamente generica. Non è una riforma, si tratta di principi generali che non sono sufficienti per avere un dibattito parlamentare” e la nota congiunta delle imprese sembra, almeno per ora, dare manforte al sindacato di Susanna Camusso: “In materia di lavoro deve essere riconosciuto il ruolo degli attori sociali” affermano Confindustria, Abi, Rete imprese e le altre associazioni. Rimane, però, il silenzio di Cisl e Uil.
IN PAROLE povere questo significa che, a giudizio dell’agenzia, i titoli emessi dal Tesoro statunitense non rappresentano più un investimento di assoluta sicurezza. E questo perchè l’accordo raggiunto nei giorni scorsi tra democratici e repubblicani sui tagli al colossale deficit Usa secondo gli analisti di Standard & Poor’s rappresenta “meno di ciò che sarebbe necessario a stabilizzare la dinamica del debito del governo nel medio termine”. In altre parole le misure decise dall’amministrazione Obama dopo un’interminabile trattativa con la maggioranza repubblicana al Congresso sarebbero dei semplici palliativi, insufficienti a riportare il deficit entro gli argini in una prospettiva di medio periodo, cioè nell’arco di dieci anni. In breve: servivano tagli per almeno 4 mila miliardi di dollari, ne sono stati decisi solo per 2.400 miliardi. La Casa Bianca ha contestato il metodo di calcolo adottato da Standard & Poor’s, che avrebbe sottostimato di 2 mila miliardi di dollari gli
interventi varati da Washington. Gli analisti hanno respinto le critiche confermando il proprio giudizio, che però, va detto, non è condiviso dalle altre due grandi agenzie di rating. Moody’s e Fitch hanno mantenuto invariato al livello massimo il loro voto sul debito Usa. Obama ieri non ha potuto che prendere atto della sconfitta, un colpo che mina pesantemente anche le sue speranze di rielezione alle presidenziali del 2012. “Adesso i membri del Congresso devono lavorare uniti per rilanciare l’economia”, ha dichiarato il presidente.
L’accordo tra democratici e repubblicani non basta, domani in Borsa si teme il disastro Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama (FOTO LAPRESSE)
Le conseguenze della storica decisone di Standard and Poor’s vanno però ben oltre i confini Usa. “E adesso, che cosa succederà?”, si chiedevano ieri gli analisti di tutto il mondo. Proprio perchè non esistono precedenti a cui fare riferimento, c’è grande incertezza sulla reazione dei mercati. I timori di nuovi pesanti scossoni sono però fortissimi. E infatti i leader dei Paesi del G7, tra cui l’Italia, hanno deciso di convocare in
di Lidia Ravera
Il rebus delle riforme e la Costituzione “TUTTO È LIBERO tranne ciò che è vietato”, ha detto, nella Conferenza Stampa Straordinaria, il Ministro Tremonti, con la sua voce soffice, inadeguata a profetizzare sventure, quanto a risolverle. Più che una frase è un indovinello, un rebus, un’ abracadabra. Che cosa vorrà dire? Che l’imprenditore, se non scarica una lupara sulle tibie della concorrenza, può fare tutto quello che vuole? Anche fottersene della tutela dei lavoratori, dei loro diritti, della loro salute, della loro sicurezza? Chi è “La madre di tutte le liberalizzazioni”, di cui ha biascicato il Ministro sdrucciolando sulle “erre” ? La compianta Rosetta Bossi vedova Berlusconi? Mamma Tremonti? La signora Marchionne Senior? No, la madre di tutte le liberalizzazioni è un delitto annunciato: la soppressione dell’articolo 41 che, in poche righe, progetta una società civile: l’iniziativa privata, dice “non può svolgersi in modo da recar danno alla sicurezza alla libertà alla dignità umana” . Poi dice: “La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata a fini sociali”. Mentre il Paese cola a picco, la Costituzione è l’unica bandiera che possiamo sventolare, l’unico orgoglio, l’unica scialuppa per cui vale la pena di metterci in salvo. Evidentemente non ce la meritiamo più. E questa, forse, era l’unica triste notizia, di quella straordinaria Conferenza Stampa.
fretta e furia nel week end un vertice, sotto forma di conference call telefonica, per decidere come affrontare quest’ultima minaccia alla stabilità del sistema. Riunione d’emergenza, pure questa in conference call, anche per la Banca centrale europea. LA MOBILITAZIONE di queste ore serve a dare quantomeno l’impressione di una linea comune delle istituzioni globali in vista della riapertura delle Borse lunedì mattina. L’affondo di Standard & Poor’s sul debito Usa va infatti a sommarsi alla crisi del debito sovrano europeo che la scorsa settimana ha mandato a picco i listini di tutto il mondo. La preoccupazione più grave, però, non è tanto per l’impatto sulle quotazioni di azioni e obbligazioni, quanto per la possibile nuova recessione che potrebbe essere innescata dalla crisi della finanza pubblica americana. I tassi d’interesse potrebbero infatti aumentare facendo crescere i costi dei prestiti per le aziende proprio a cominciare dagli Stati Uniti. Secondo uno studio della banca d’affari Jp Morgan un aumento di 50 punti base dei rendimenti dei Bot americani avrebbe l’effetto di ridurre la crescita del Pil dello 0,4 per cento. Nell’ipotesi più pessimistica, l’onda lunga della crisi sarebbe destinata a estendersi all’altra sponda dell’Atlantico creando nuove difficoltà all’Europa. Nell’immediato però i più espo-
sti alle conseguenze della crisi del debito Usa sono i Paesi, e i grandi operatori finanziari, che hanno dirottato somme gigantesche nei titoli di Washington. Se i bond a stelle e strisce diventano meno sicuri è possibile che molti investitori scelgano altri impieghi per i loro capitali. E questo col tempo farebbe perdere al dollaro la sua classica posizione di valuta di riserva. Nel breve termine però aumenta l’insicurezza dei grandi creditori degli Stati Uniti. Non per niente la reazione più dura contro a politica fiscale della Casa Bianca è arrivata dalla Cina. Il governo di Pechino nei decenni scorsi ha infatti accumulato uno stock enorme di bond americani, pari, secondo le ultime stime a 1.160 miliardi di dollari. NON SORPRENDE quindi il tono durissimo dell’agenzia Nuova Cina, che in un commento diffuso ieri chiede agli Stati Uniti la soluzione dei problemi di debito strutturali e di “garantire la sicurezza degli asset cinesi denominati in dollari”. Sono ormai finiti, attacca Pechino “i tempi in cui lo zio Sam piegato dai debiti poteva dilapidare i prestiti ottenuti dagli stranieri”. Ancora più pesante la dichiarazione di Guan Jianzhong, presidente dell'agenzia di rating cinese Dagong: “La risposta degli Stati Uniti al problema del debito è stata arrogante”, ha detto ieri Jianzhong, aggiungendo che “la crisi del debito Usa è più preoccupante di quella dell'eurozona”.
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I parlamentari rientrano dalle vacanze: per un giorno solo
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TOLGONO AI POVERI
ltro che rientro forzato dalle vacanze per studiare le misure anti-crisi. Le commissioni Affari Costituzionali e Bilancio - sia della Camera che del Senato - si riuniranno per un solo giorno: giovedì prossimo nella sala Mappamondo di Montecitorio per l’informativa del ministro dell’economia Giulio Tremonti, quindi senza entrare nel merito di eventuali provvedimenti.
Poi basta, di nuovo in vacanza fino a dopo Ferragosto, quando probabilmente le Commissioni inizieranno a lavorare sui testi delle misure. L’annuncio di due giorni fa del Presidente del Consiglio (il Parlamento che riapre i battenti) è dunque sconfessato da quanto si legge sui portali di Camera e Senato. Saranno circa 150 i parlamentari richiamati per il rientro coatto, ma è già toto-presenza. Mentre Massimo Garavaglia,
vicepresidente leghista della commissione Bilancio del Senato, ha assicurato che i suoi compagni di partito ci saranno tutti (probabile anche la presenza di Umberto Bossi), il Pdl Carlo Vizzini (presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato) è perplesso dalla decisione di riunirsi giovedì prossimo perché “ci sarà una semplice informativa del ministro Tremonti e nulla più di ciò che è già stato detto”.
PAURA DEL VOTO
Il premier sicuro: “Nel 2012? Un suicidio”. Ma in caso di accordo con Casini le cose potrebbero cambiare di Fabrizio d’Esposito
na vera paura più che un calcolo fatto a tavolino. Di qui la smentita ad alcune indiscrezioni circolate nelle ultime ore: “Il voto anticipato nel 2012 è un’ipotesi che non c’è mai stata. Nessun cambiamento nei nostri programmi. Continuiamo l’attività senza interruzioni. Sarò già a Roma lunedì sera o martedì”. Silvio Berlusconi dixit. Ieri mattina, prima di partire per la sua residenza sarda di Villa La Certosa, e non invece per un fine settimana russo dall’amico Putin: “Non andrò in Russia, non so come sia nata questa voce”. Domani pomeriggio, poi, è annunciata anche una telefonata di Berlusconi con il presidente americano Obama. Sostiene un parlamentare informato del centrodestra a microfoni spenti: “Silvio andrebbe alle urne nel 2012 solo in caso di accordo vero con Casini”. Per il resto, il voto anticipato è
U
L’incognita è ancora Bossi. E in questi due anni si testa la possibile successione di Alfano un incubo direttamente proporzionale agli effetti della manovra anticipati al 2013. Al punto che un ministro di governo cita il Roosevelt del Newe Deal: “L’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa”. Ma Berlusconi non ricorda certamente il grande presidente americano. SARÀ pure “determinato e non sfiduciato”, come dicono i pidiellini che hanno parlato con lui, ma la sua debolezza attuale è un dato oggettivo e così molti si fanno scudo di una convinzione: “Berlusconi non può non fare il presidente del Consiglio”. Resistere, quindi, finché è possibile e respingere le manovre segrete o no per governi tecnici e di decantazione. Tutto dipenderà dai contenuti e dai costi della macelleria sociale che al momento non sono ancora chiari. L’unica certezza è che il Parlamento riaprirà per un solo giorno la prossima settimana, giovedì 11 agosto, per consentire al ministro dell’Economia Giulio Tremonti di svolgere la sua informativa alle commissioni riunite di Camera e Senato sulla costituzionalizzazione del pareggio di bilancio. Poi c’è il rebus delle due deleghe, assistenziale e fiscale. Dovreb-
bero essere altrettanti decreti legislativi da licenziare in una riunione del consiglio dei ministri. Le ipotesi più ottimistiche sono calibrate per la fine del mese. In ogni caso, fonti governative ribaltano le voci che hanno portato alle smentita sul voto anticipato: “Non è vero che nel 2013 ci saranno gli effetti peggiori e quindi conviene votare nel 2012. Anzi è il contrario. L’anno prossimo ci sarà la mannaia del welfare mentre i benefici di eventuali tagli fiscali si faranno sentire a fine legislatura”. ECCO PERCHÉ il premier avrebbe confidato ai suoi fedelissimi che il voto anticipato sarebbe addirittura “un suicidio”. Ieri, per esempio, ha incontrato anche il leader della Destra Francesco Storace, che lo ha trovato “tonico”, ed ha apprezzato la proposta anti-casta dell’ex governatore del Lazio: tagliare i vitalizi a chi si ripresenta alle elezioni e mantenerglieli solo in caso di ritiro dalla politica. B. è assillato e preoccupato dalla nuova campagna contro i privilegi del Palazzo: combinata con l’evoluzione della crisi potrebbe portare a scenari impensabili. Ma il paradosso è che l’insieme delle sue debolezze (dal “commissariamento” interno e internazionale alla rottura totale con Tremonti) può finire per rinforzare il Cavaliere, cui adesso importa solo di guadagnare tempo. Racconta un’altra fonte del Pdl: “Il premier non è più in grado di dare le carte ma subisce gli eventi e può solo governare in prima persona la crisi per vedere dove porta. Una situazione diversa da quella di un anno fa, quando molti di noi premevamo su di lui per andare alle elezioni anticipate in vista dello strappo di Fini. In quel caso avremmo vinto e ci saremmo risparmiati i Responsabili”. Oggi nel Pdl non esiste alcun partito del voto anticipato. Il primo a essere d’accordo con B. è il segretario Angelino Alfano. L’ex guardasigilli sa perfettamente che il premier gli ha concesso questi due anni di legislatura per “testare” la successione al “trono”. Abbreviare questo percorso significherebbe abbassare le quotazioni del Delfino designato, che in testa ha un centrodestra post-berlusconiano basato sul recupero di Casini. L’incognita potrebbe essere la Lega. L’altra sera, Umberto Bossi, ha elogiato B. (“ha fatto bene”) e ha giudicato come “positiva” la conferenza stampa insieme con Giulio Tremonti. Ma nel Carroccio anche i “maroniti” antiberlusconiani sarebbero favorevoli a un voto più lontano che vicino. Del resto il ministro dell’Interno ha bisogno di tempo per ritagliare al suo partito un profilo nuovo e postbossiano. Risultato: nella maggioranza nessuno sarebbe entusiasta delle urne nel marzo
2012. Non tutti si fidano, però. RACCONTA un esponente dell’esecutivo: “Il problema vero è Bossi e capire quando staccherà la spina. Potrebbe deciderlo a dicembre, e non in autunno, per non far fare un altro governo a Berlusconi e puntare dritto al voto”. Un incubo, appunto. Tenersi pronti, però, è meglio. Ne è convinto, per esempio, il presidente della Camera Gianfranco Fini. A settembre, alla festa di Fli a Mirabello, comincerà la sua “campagna elettorale”, come l’ha definita qualche giorno fa in un colloquio privato. Dopo Mirabello, altre tappe in giro per l’Italia con l’obiettivo di radicare Fli e affrontare il voto. Unica “consolazione” per tutti, in caso di urne nella primavera del prossimo anno, è che si voterebbe ancora con il Porcellum dei nominati. Sotto sotto, tranne l’Italia dei Valori che ha promosso il referenderum anti-porcata, lo vorrebbero tutti.
IL LEADER IDV NEL SUO FEUDO
DI PIETRO: “NIENTE PATTI, SE NE DEVE ANDARE” di Paola Zanca inviata a Montenero di Bisaccia (Cb)
aluta tutti, spero che l’a“S micizia sia rimasta. Ah, se Tonino mi avesse valorizzato...”. Il grido di dolore di Domenico Scilipoti arriva al telefono di Giacomo Porrovecchio mentre si trova a Montenero di Bisaccia, nella masseria molisana di Antonio Di Pietro per la consueta festa della trebbiatura. Por-
di Caterina
rovecchio, consigliere provinciale a Catania ed ex braccio destro del Responsabile che ha abbandonato l’Italia dei Valori il 14 dicembre, il giorno della fiducia a Berlusconi, se lo ricorda nelle radio locali, quando “Mimmo” facevano a gara ad accaparrarselo, perchè con lui il picco d’ascolti era assicurato. E poi quando gli ha curato la cervicale con le pasticche di artiglio del diavo-
lo e l’estratto naturale di salice bianco. “Instancabile”, nessuno osa dire il contrario di Scilipoti. È che lui ha scelto la strada della “responsabilità” quella che qui, in mezzo ai girasoli, agli ulivi, al grano e alle barbabietole, nessuno vuol sentir nominare. “Quella parola è stata stuprata”, dice un giovane dipietrista venuto da Ravenna. Con lui sono arrivate qualche migliaio di persone, venute a festeggiare Tonino e famiglia nel loro feudo. Li hanno accolti con un lunghissimo buffet, dove ognuno ha portato qualcosa: dal caciocavallo di antipasto fino alla grappa al peperoncino per digerire.
Perniconi
CAMERA I deputati questa settimana hanno lavorato in aula per 18 ore e 25 minuti. Lunedì la seduta si è aperta alle 12,10, è stata sospesa tra le 12,30 e le 13,20 poi è ripresa tra le 15,10 e le 15,35. È terminata alle 20,15 dopo la prima parte di discussione sul bilancio. Martedì i lavori sono ripresi alle 9,50 fino alle 10,55, poi dalle 11,05 alle 11,25 e dalle 11,40 alle 13,20. Nel pomeriggio deputati in aula tra le 15,05 e le 20,40 per i voti su Verdini e Milanese e la seconda parte di discussione sul bilancio. Mercoledì la seduta è iniziata alle 14,45 ed è stata sospesa tra le 14,55 e le 16 e tra le 16,55 e le 17,35 quando il presidente del Consiglio ha riferito sulla situazione economica. Battenti chiusi alle 19,35. Nonostante la riduzione delle ferie dei parlamentari, l’aula non è convocata per 32 giorni, fino al 6 settembre alle 15,30. La prossima settimana a Roma ci saranno solo i deputati delle commissioni Bilancio e Affari costituzionali. SENATO L’aula si Palazzo Madama si è riunita per 19 ore e 45 minuti. Senatori convocati lunedì alle 17,01. Hanno lavorato fino a mercoledì alle 21,52 con la fine del discorso di Berlusconi. Nuova convocazione dopo 33 giorni, il 7 settembre alle 16.
È UN’USANZA antica, tramandata da suo padre: “Durante l’inverno si conservavano le salsicce, i sottaceti, le ventricine. Poi arrivavano i pomodori nuovi, c’erano da preparare nuove provviste. E si aprivano le porte, si mangiava quello che era rimasto dall’anno prima”. Di Pietro guarda orgoglioso le terre che circondano la cascina bianca, i suoi quattro trattori. Gli fanno i complimenti. Lui replica sornione: “Eh, mica solo Silvio”. Poi, quando dal palco - a fianco della moglie e dei tre figli, una fresca di laurea in Legge alla Bocconi - gli consiglieranno di mettere Silvio nella stalla appena rimessa a nuovo, lui scherza: “Veramente di maiale lassù ce n’è già uno, ed è buono”. Come sono lontani i
giorni in cui i fotografi della Camera lo immortalarono mentre chiacchierava con il premier. Ai seguaci non ha dato fastidio: “Sono colleghi dice Gabriele Rossi, consigliere provinciale a Ravenna - Non mi preoccupa se Di Pietro parla in Parlamento con Berlusconi, mi preoccupa se Renzi va ad Arcore”. Al leader invece dà fastidio la parola “collaborazione”: “Vuol dire che due persone si impegnano a far qualcosa di buono, lo dice il vocabolario. L’unico contributo che può dare Berlusconi è dimettersi”. Continua a pensare che convocare le commissioni questa settimana sia “una buffonata”. La manovra va anticipata e modificata, dice Di Pietro, e “con tutti i decreti che ha fatto” ci sarebbe il modo per fare in fretta, per fare sul serio. Da ieri mattina, nel cortile della masseria Di Pietro a Montenero di Bisaccia, è cominciata ufficialmente la raccolta firme per l’abolizione del porcellum. “L’accordo con i comitati è che noi ne raccogliamo 150 mila. Noi lo faremo, non so se gli altri ci arriveranno”. Ce l’ha con il Pd (con una parte, “perché quando si parla di Pd bisogna sempre dire ‘una parte’”) che ha reagito con poco entusiasmo al nuovo referendum. Anche ieri nell’opposizione si sono parlate lingue diverse: Vendola dice che “il centrosinistra avrebbe dovuto dire all’unisono che non ci sono formule magiche per salvare l’Italia, che
Domenica 7 agosto 2011
C
i sarebbe voluto e ci vorrebbe un Governo nuovo, fatto rapidamente, con personalità autorevoli, credibili nel mondo, che riuscissero a raccogliere il massimo di forze parlamentari. Su questa ipotesi noi saremmo pronti ad abbassare un po’ le nostre bandiere e a dare pienamente una mano”. È quanto dichiarato dal segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani,
Bersani: “Serve esecutivo alla Ciampi con personalità autorevoli”
in un’intervista al Tg3. E se Berlusconi decidesse di rimanere in sella, così come ha annunciato? Bersani risponde: “Guarderemo i provvedimenti e cercheremo di correggerli, misureremo le nostre posizioni a ragione di quanto ascolto sarà dato alle nostre proposte. Sapendo una cosa della quale siamo convinti: finché sta lì Berlusconi, e questo lo dice il mondo, tutto quello che facciamo rischia di durare 15 giorni, tre
eanche una parola, nemmeno un accenno. Nella conferenza stampa convocata d’urgenza venerdì sera dopo il crollo vertiginoso dei mercati, Silvio Berlusconi non ha fatto menzione della riduzione dei costi della politica. Un’omissione che salta agli occhi. Visto che persino nel suo intervento - piuttosto leggero di mercoledì in Parlamento aveva parlato dell’intenzione di una forte riduzione delle auto blu e dell'adeguamento degli stipendi delle cariche pubbliche alla media europee.
N
ANGELETTI: “DOVRANNO AGIRE SUI COSTI DELLA POLITICA” LE CIFRE DELLA UIL E I RISPARMI CHE NON SI FANNO
24,7 miliardi
1,3 milioni
646
10, 1 miliardi
DI EURO ALL’ANNO I COSTI DIRETTI E INDIRETTI DELLA POLITICA
DI PERSONE VIVONO DIRETTAMENTE O INDIRETTAMENTE DI POLITICA
EURO ALL’ANNO IL COSTO DELLA POLITICA PER CONTRIBUENTE
DI EURO ALL’ANNO IL RISPARMIO POSSIBILE
miliardi di euro l’anno sfuggono al fisco): tutti d’accordo sulla carta, nessuna azione. In teoria, un punto è ancora in agenda: quella riduzione del numero dei parlamentari che aveva proposto Calderoli nella sua bozza e che era uno dei punti all’ordine
del giorno in sede di bilancio presentati dal Pd. “Schifani ci ha promesso che all’inizio di settembre calendarizzerà nella Commissione Affari sociali il provvedimento”, spiega Luigi Zanda, vicecapogruppo in Senato del Pd. “Ribadiamo che è ne-
cessario anticipare i tagli ai costi della politica; sarà altrimenti molto difficile chiedere sacrifici al Paese”, hanno dichiarato ieri le imprese. Vedremo. Intanto le ricette per ridurre il costo della casta ci sono. Una ricerca della Uil ha quantificato in 18,3 miliar-
di di costi diretti e indiretti (tra Camera e Senato, Presidenza del Consiglio, uffici politici dei Ministeri, le assemblee in Regioni, Province e Comuni, le auto blu e le consulenze a cui si aggiungono incarichi e Cda in partecipate ed enti intermedi e il funziona-
Antonio Di Pietro a Montenero di Bisaccia. In alto la Camera dei Deputati e nella pagina a fianco Silvio Berlusconi (FOTO ANSA, DLM)
L’elenco La prima pagina del Giornale di ieri, con i volti dei presidenti del Consiglio dall’ottobre 1980 (Arnaldo Forlani) all’aprile 1993 (Giuliano Amato, ma nelle pagine interne c’è n’è anche per Carlo Azeglio Ciampi) responsabili, secondo il giornale di Famiglia, del deficit di bilancio del nostro Paese. Chi manca? FONTE DATI DEL GRAFICO: WWW.LINKIESTA.IT
di Marco Lillo
54 58 65 65 55 55 60 65 74,4 80,5 84,5 88,6 90,5 93,1 94,7 98 105,2 115,6 121,8 121,5 120,9 118,1 114,9 113,7 109,2 108,8 105,7 104,4 103,9 105,9 106,6 103,6 106,3 116 119
Media 1970-1975 44
30
Media 1950-1969
IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO NELLA STORIA Rapporto percentuale debito/Pil
1976
mento di organi costituzionali) più 6,4 miliardi per i costi derivanti da un sovrabbondante sistema istituzionale. Costi che con una riforma delle istituzioni e tagli agli sprechi possono essere ridotti di 10,1 miliardi . Spiega Luigi Angeletti: “I costi della politica sono addirittura criminogeni. E il governo questa volta non se la può cavare senza inserirli nella manovra. Berlusconi non ha detto nulla? Non significa niente: aveva parlato mercoledì e ha dovuto riparlare venerdì. Noi vogliamo che ci sia la decisione di eliminare le province, accorpare tutti i comuni piccoli e obbligare la fusione di tutte le settemila società pubbliche che erogano servizi”.
VUOTO DI MEMORIA Il Giornale “dimentica” Berlusconi, con il deficit lui non c’entra
non c'è possibile compromissione con settori di questa destra”. Bersani torna a usare la parola “responsabilità” anche se aggiunge che il “problema politico” c’è. Di Pietro chiude con una rivendicazione: è “l’Idv che detta i tempi della politica”. Poi guarda la folla che applaude, sorride ai flash delle decine di macchinette fotografiche, si gira verso gli stand. “E adesso, per favore, aprite che abbiamo fame”.
150 140 130 120 110 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0
settimane, un mese, e dopo farci tornare d’accapo”. Sull’ipotesi di un governo alla Ciampi avanzata da Veltroni, il segretario del Pd è chiaro: È la cosa sulla quale abbiamo maturato la nostra posizione, ma abbiamo di fronte un Governo che non accetta di mettersi a disposizione di processi di maggiore unità delle forze politiche e di creazione di una soluzione che risponda meglio a quello che il mondo oggi ci chiede”.
E la casta? B. non ne parla
di Wanda Marra
SALTA AGLI OCCHI, ma non stupisce, visto che dopo le mirabolanti dichiarazioni dei politici stessi, la campagna di stampa e la rivolta online contro la casta, in sede di approvazione del bilancio di Camera e Senato si è assistito a un sostanziale nulla di fatto: 150 milioni di tagli in tre anni a Montecitorio, che servono solo a coprire l’inf lazione, 120 milioni spalmati fino al 2014 a Palazzo Madama, un risparmio dello 0,34 per cento. Considerati inutili i tagli alle province, allo studio di una commissione le riduzioni dei compensi ai politici per adeguarli alle medie europee, da rivedere la riduzione di pletoriche schiere di consiglieri. E i vitalizi? Neanche toccati, con l’odg dell’Idv che li voleva abolire dichiarato inammissibile. Nulla di fatto (e di annunciato) neanche in tema di lotta all’evasione fiscale (240
SALVANO I PRIVILEGIATI
1980
ANDREOTTI AN NDRE EOTTI FORLANI FORL LANI III-IV-V governo 18 ottobre 1980 29 luglio 1976 28 giugno 1981 4 agosto 1979 SPADOLINI Cossiga I-II governo I-II governo 28 ottobre 1981 4 agosto 1979 1° dicembre 1982 18 ottobre 1980 FANFANI V governo 1° dicembre 1982 4 agosto 1983
1985
CRAXI C RAXI I-II governo 4 agosto 1983 17 aprile 1987 FANFANI VI governo 17 aprile 1987 28 luglio 1987
1990
1995
ANDREOTTI A TI GORIA G ORIA A ANDREOTT 28 luglio 1987 VI-VII governo 13 aprile 1988 22 luglio 1989 28 giugno 1992 DE MITA AMATO VI governo I governo 13 aprile 1988 22 luglio 1989 28 giugno 1992 28 aprile 1993
2000
2005
2010
CIAMPI PRODI P PR RODI BERLUS BERLUSCONI SCONII 28 aprile 1993 17 maggio 1996 II-III governo 10 maggio 1994 21 ottobre 1998 11 giugno 2001 BERLUSCONI D’ALEMA 17 maggio 2006 10 maggio 1994 I-II governo PRODI 17 gennaio 1995 21 ottobre 1998 II governo 25 aprile 2000 17 maggio 2006 DINI 8 maggio 2008 17 gennaio 1995 AMATO 17 maggio 1996 II governo BERLUSCONI 25 aprile 2000 IV governo 11 giugno 2001 8 maggio 2008
ittorio Feltri vuole mandare in galera il premier Silvio VunaBerlusconi. Ieri Il Giornale ha dedicato la prima pagina a proposta choc: applicare in Italia la legge proposta in Ungheria, cioè spedire in galera il premier “che alla fine del mandato presentasse un bilancio negativo”. Il Giornale di ieri, sotto il titolo “È colpa loro se siamo ridotti così”, pubblica le foto degli otto colpevoli della “voragine”. Nell’ordine: Forlani, Spadolini, Craxi, Fanfani, Goria, De Mita, Andreotti, Amato (nelle pagine interne anche Ciampi) e... E niente. Stop. La foto di Silvio Berlusconi non c’è. Eppure basta guardare il grafico per scoprire che uno dei maggiori responsabili della voragine è proprio il Cavaliere. IL DEBITO pubblico dal massimo livello mai raggiunto al tramonto della prima Repubblica (119 per cento) è puntualmente sceso durante i governi del centrosinistra. Prima dal 1995 al 2000 e poi nel 2007, quando Romano Prodi lo ha portato poco sopra il 103 per cento. Se è schizzato quasi al 120 per cento nel periodo 2008-2011 lo si deve alla politica economica asfittica e alla crescita da prefisso telefonico dell’era del Cavaliere. Vittorio Feltri ieri scriveva: “L’inchiesta del Giornale offre ai lettori la possibilità di identificare gli ‘statisti dei miei stivali’ che ci hanno mandato in malora esponendoci al pericolo di non essere considerati affidabili sul piano internazionale… massì guardiamoli in faccia i campioni della malapolitica e facciamo loro le pulci”. Massì caro Vittorio, guardiamoli in faccia. Tutti però. Anche quelli che ci pagano lo stipendio a fine mese.
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Domenica 7 agosto 2011
DECLINO ITALIANO
ANTIUSURA RESPONSABILE Scilipoti guida il Forum dei tartassati dalle banche ma diversi associati hanno seri guai con la legge
di Eduardo
Di Blasi
l 29 aprile dello scorso anno, in una sala della Camera dei deputati traboccante di folla, alla presenza di un notaio, nacque il “Forum Antiusura Bancaria”. Artefice dell’impresa di mettere assieme i dannati del credito e le associazioni che se ne occupavano, fu un onorevole dell’Idv, ancora non noto alle cronache parlamentari: Domenico Scilipoti. A lui guardano ancora coloro che hanno rapporti di “schiavitù” con gli istituti di credito, sperando che l’unico parlamentare che fino ad oggi ha issato con convinzione la bandiera della “guerra alle banche”, possa riuscire nel difficile compito di creare almeno quello che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi annunciò il 5 febbraio scorso, nella prima convention nazionale del Forum. Vale a dire un dipartimento interministeriale (tra Interno ed Economia) in grado di fornire risposte a piccole e medie imprese o famiglie che siano entrate in pericolosi (e lunghissimi) contenziosi con le banche.
I
CI CREDE ad esempio Emidio Orsini, consigliere del Forum, che è un po’ il simbolo di questo mondo essendo il primo imprenditore in Italia ad essere stato riconosciuto vittima di usura bancaria: “Scilipoti è l’unico che ci aiuta – afferma, ma subito chiarisce – Il sistema del Forum è troppo permeabile e le persone che hanno problemi con il credito sono vittime fin troppo facili per chi voglia approfittarne”. Pare infatti che sia proprio quello che è successo. Un anno dopo alcuni tra i 76 fondatori, e gli altri che si sono frattanto aggregati, hanno problemi con la giustizia. Lorena Sacchi di problemi con la legge ne ebbe nel 2007, quando fu fermata perché
esercitava abusivamente l’attività di dentista. Si è avvicinata al Forum da subito, con l’associazione Antiracket Antiusura Contro tutte le Mafie. Nelle scorse settimane vantava di aver peritato attraverso studi a lei vicini oltre mille conti in sei mesi. Al prezzo di 1500-2000 euro a perizia, parliamo di un giro di oltre un milione e mezzo di euro. Giuseppe Catapano non c’era all’epoca della nascita dell’associazione, ma per il Forum è stato tra gli organizzatori di convegni in mezza Italia. É stato arrestato a giugno perché ritenuto il perno di un’associazione considerata vicina al clan dei Casalesi: in cambio del 15% contante dei debiti accumulati dalle imprese, il gruppo – affermano gli inquirenti - acquisiva aziende decotte nel padovano, le spogliava e le faceva fallire attraverso prestanome (il giro di affari stima-
C’é chi è accusato di spacciarsi per medico e chi è ritenuto vicino al clan dei Casalesi to era attorno ai 50 milioni di euro). Catapano al Forum si presentava come il Rettore dell’Università Popolare degli studi di Milano e come presidente dell’Ope, l’Osservatorio Parlamentare Europeo (che nelle istituzioni europee nessuno sa cosa sia). Come legale dell’Ope si presentava anche Antonello Secchi, “commissario del dipartimento per la giustizia, affari interni e libertà civile dell’Ope”. Nel marzo di
quest’anno, a nome dell’Ope e del Forum presenta ricorso al Tribunale di Verona contro un decreto ingiuntivo di sequestro. Il tribunale gli rigetta l’istanza perché “non è procuratore di nessuna delle parti”. Qualche giorno dopo, ottenuta la procura, ripropone il medesimo appello. Il giudice anche questa volta chiude le porte alla richiesta: “Non trova alcun fondamento normativo ed è giustificata su elementi di opportunità anziché su motivazioni giuridiche”. ANCORA. C’è una querela in corso tra uno dei primi di coloro che si associarono al Forum, Virgilio Mira, e Giuseppe Candotti, che risulta nell’esecutivo dell’associazione. Candotti si sarebbe fatto pagare da un’azienda una parcella di duemila euro per una consulenza fatta dal Mira. Spiega quest’ultimo: “Quando mandai la fattura me la rispedirono indietro dicendo: ‘Abbiamo già pagato Candotti’”. Che girino soldi a vagoni attorno al Forum è questione fuori discussione. Che qualcuno ne abbia approfittato appare evidente dalle cronache. Ma esistono anche questioni di opportunità quando il rappresentante del Forum è anche avvocato o commercialista (e quindi può avere una pubblicità dall’adesione alla onlus). E’ il caso di Francesco e Sergio Petrino, padre e figlio, consulenti, spiega Scilipoti, “a titolo gratuito”. Ma anche di Gennaro Baccile che con la moglie anima l’associazione Sos Utenti. Sul loro sito si legge che “L’istituto creditizio Fineco Prestiti (…) ha selezionato un campione di 40.000 nomi fra i suoi clienti” e li ha iscritti per due anni a Sos Utenti. L’associazione conta poco più di 40mila iscritti. Se 40mila sono gli iscritti di una banca (Fineco è Unicredit) come si fa a fare la guerra alla banca?
Atletico Il deputato di Iniziativa Responsabile, Domenico Scilipoti, entra correndo in aula per votare: è il 31 marzo 2011 (FOTO ANSA)
COSÌ SI DIFENDE l’onorevole
“TRUFFE? VEDREMO” accio battaglie contro le banche, è normale “F che si scatenino campagne contro di me”. Domenico Scilipoti è convinto che il Forum antiusura bancaria sia l’unico strumento in mano ai cittadini italiani che vogliano difendersi dallo strapotere degli istituti di credito. “Ho fatto e continuo a fare battaglie a favore di chi è stato truffato dalle banche con tassi d’interesse usurai e non mi fermeranno”. Nel Forum, però, si sono annidati anche dei truffatori. Può essere capitato perché è difficile controllare tutto, ma questa esperienza si è andata radicando anche con buoni risultati. Catapano è finito in carcere. Catapano come altri, non fanno parte dell’esecutivo nazionale. Ma ci sono altri. Su Candotti c’è una querela da parte di un altro associato. Su questi casi noi dobbiamo prima capire. Convochiamo le persone su cui ci hanno segnalato
dei sospetti, fermiamo le bocce, e ne parliamo. Se si scoprisse che sono truffatori, voi che fareste? Devono finire in carcere, e si butta la chiave. Va bene, ma se si qualificano come appartenenti al Forum e attraverso questa intestazione ottengono la buona fede dei vostri iscritti… In quel caso non possiamo far altro che sporgere querela. Sarò il primo io a testimoniare. Il Forum è nato per tutelare i cittadini italiani vessati dalle banche”. Dalle cronache si evince che alcuni si sono avvicinati al Forum per fare affari. Siamo nati da poco, e all’inizio tutti quelli che venivano per combattere la nostra battaglia erano bene accetti. Adesso faremo dei controlli migliori. Uno degli obiettivi politici del Forum è quello di ottenere un Dipartimento che faccia da cassa di compensazione tra gli interessi dei cittadini e quelli delle banche. A che punto siamo? C’è la disponibilità di Berlusconi, meno di Tremonti. L’Abi era d’accordo, poi ultimamente (E.D.B) hanno fatto marcia indietro”.
Ruffini va a La7, la Rai scivola nel Far West digitale IL DIRETTORE PASSA DA RAI3 ALLA RETE TELECOM. MA IL PROSSIMO COLPO AL SISTEMA ARRIVERÀ DAI NUOVI CANALI di Loris
ZAVOLI “Siamo sempre più deboli” l presidente della commissione di vigilanza Rai, Sergio Zavoli, ha espresso rammarico per la fuoriuscita di Ruffini: “La Rai così è sempre più debole” ha detto riferendosi allo stillicidio degli addii. Più neutro il commento del presidente, Paolo Garimerti: “Sono molto dispiaciuto per la scelta del direttore, ma va chiarito che la sua decisione è legata a motivi di mercato, non a pressioni politiche. Il cda Rai ha sempre espresso la volontà di confermare Ruffini a Rai3”. Stessa linea per il direttore generale, Lorenza Lei, che negli ultimi giorni ha giocato tutte le carte a disposizione per fermare il manager, inclusa la vecchia ipotesi di inserirlo ai vertici dell’azienda. Ruffini ha preferito la buonauscita (un milione di euro, si vocifera) e il compimento della tempistica Inpgi (l’istituto di previdenza dei giornalisti) per uscire con il miglior assetto economico e assistenziale. Solo a ottobre entrerà a far parte della squadra Telecom, dove Mentana lo aspetta a braccia aperte: “Non sarà un esilio, ma una bella opportuniChiara Paolin tà”, ha sorriso il direttore del tg.
I
Mazzetti
no ancora adeguate alla capacità del mezzo. Lo stesso Paolo Romani è più impegnato a impedire l’entrata di Sky nel digitale che a liberalizzare, come promesso, il mercato. Il ministro dello Sviluppo Economico sta perdendo l’occasione di fare cassa con l’asta delle frequenze che si terrà a settembre. Tutto ciò è incomprensibile con la crisi economica in atto.
fortuna che Flavio CatPRai,ertaneo, all’epoca dg della non riuscì a quotare l’azienda in borsa. Cosa sarebbe accaduto a seguito della decisione della Rai di regalare alla concorrenza (La7) Paolo Ruffini, una delle più importanti risorse del servizio pubblico, e dopo la dichiarazione di Renzo Arbore (uno dei più prestigiosi autori della tv), data a Chiara Paolin sul Fatto: “La Rai era una corrazzata ora è una bagnarola”? Il disastro. Il dubbio che sorge, dopo la guerra fatta dal l’ex dg Masi a Ruffini, è che i servitori del Cavaliere vogliano “normalizzare” Rai3. Il dopo Freccero a Rai2 (crollo dell’ascolto) dovrebbe servire da monito. L’augurio è che chiunque arrivi a Rai3 abbia il curriculum idoneo e non i soliti appoggi politici. Le scelte in questo momento
Paolo Ruffini (FOTO ANSA)
sono fondamentali, visto che si sta per concludere una delle più importanti rivoluzioni tecnologiche. Il passaggio definitivo tra l’analogico e il digitale terrestre avverrà entro l’inizio del 2013. Nelle regioni in cui è già avvenuto, poco è cambiato: i dati di ascolto dei nuovi canali sono mediamente sotto l’1% di share con rare eccezioni (Rai4). Le scelte editoriali dei singoli gruppi tv non so-
ERA fondamentale, prima di andare all’asta, riformare la legge Gasparri che, oltre ad essere la negazione del pluralismo e del libero mercato, non corrisponde alle direttive europee. Una normativa adeguata del sistema radiotelevisivo avrebbe aiutato a raggiungere la normalizzazione dell’etere e il tanto sperato pluralismo. La stessa legge contiene una serie di norme che sette anni fa vennero definite transitorie, invece sono
ancora in vigore e vengono usate per traghettare l’Italia verso il digitale. Grazie a queste, tutti gli editori televisivi analogici sono diventati automaticamente operatori di rete oltre che fornitori di contenuti. La licenza d’uso per operatore di rete televisivo incorpora anche il diritto a trasmettere i propri contenuti in digitale: questa per l’Europa è una grande anomalia. É impensabile che il mercato italiano possa, in futuro, sostenere l’attività di oltre 300 operatori tra nazionali e locali. Nei grandi paesi europei si va da un minimo di uno ad un massimo di otto, uno o due nazionali il resto locali. In questo momento in Italia solo a livello nazionale gli operatori di rete sono 8. Lo stesso Silvio Berlusconi, che lavora anche all’estero con le tv, lo sa bene. Ma nel Far West dell’italico etere è arrivato non il pluralismo ma il manganello.
Domenica 7 agosto 2011
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INCHIESTE
Quella Terna di “figli di”
La “sala valvole” di un impianto della Terna, azienda controllata dalla Cassa depositi e prestiti. Nel riquadro il generale Michele Adinolfi (FOTO ANSA)
rogativi in chi ha letto le dichiarazioni del testimone chiave del caso P4: Alfonso Gallo. Secondo l’imprenditore, specializzato nella costruzione di centrali elettriche, Lasco avrebbe portato avanti un’attività di lobby a favore di Cattaneo per farlo nominare presidente di Finmeccanica al posto di Guarguaglini.
ADINOLFI, CATRICALÀ, CAPALDO: I RAMPOLLI BEN PIAZZATI di Marco Lillo
iù si scava e più si scopre che il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo “tiene famiglia”. Avevamo già scritto dell’avvocato Luigi Fischetti che, mentre difendeva il figlio del procuratore aggiunto di Roma in una storia minore di molestie telefoniche, chiusa con un patteggiamento con il parere favorevole del pm Auriemma, oggi membro del Csm, difendeva anche una società (Intermatica) indagata per una questione ben più importante: 5 milioni di euro di false fatture nella vicenda Telekom Sparkle-Mockbel. Ora Il Fatto scopre che il figlio del procuratore lavora a Terna, nell’ufficio diretto da Giuseppe Lasco (amico di Fischetti e Capaldo), l’ex ufficiale della Guardia di Finanza più volte citato nei verbali della P4. A dire il vero la terna (con la t minuscola) dei figli di papà è questa: Adinolfi-Catricalà-Capaldo. Nell’ufficio sicurezza della società che gestisce la rete elettrica ita-
P
liana e che è controllata con una quota del 30 per cento dalla Cassa Depositi e Prestiti dello Stato, troviamo oltre al rampollo di Capaldo anche la figlia dell’ex capo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza, Michele Adinolfi, e la figlia del presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Antonio Catricalà. IL TERZETTO dei cognomi dell’ufficio sicurezza richiama la descrizione del memorabile compleanno di Lasco consegnata ai pm dall’imprenditore Alfonso Gallo: “Ho partecipato ad una cena al Ristorante Gallura di Roma in occasione dei cinquanta anni di Lasco. C’erano il generale Adinolfi (allora capo di stato maggiore Gdf), l’avvocato Luigi Fischetti (noto per avere organizzato il celebre pranzo Fischetti-Capaldo-Milanese-Tremonti ora all’attenzione del Csm e della procura generale, ndr), Paolo Berlusconi, Marco Milanese, Giancarlo Capaldo”. Gallo poi aggiunge altri nomi di alti ufficiali dei carabinieri e del-
la Finanza e conclude: “C’era anche Catricalà; l’onorevole Lusetti, insomma un parterre di eccezione; non c’era Flavio Cattaneo”. Se poi si fa un giro negli uffici che presiedono alla sicurezza di questa società strategica per l’economia nazionale si scopre che la Terna dei “figli di” è in realtà una quaterna, se si include la figlia di Walter Cretella Lombardo, anche lui generale della Guardia di Finanza, già citato nelle inchieste di Luigi De Magistris e Gioacchino Genchi per i suoi rapporti con Luigi Bisignani. E c’è anche la moglie del tenente colonnello Mazzotta (entrata però 4 anni prima di sposarsi con il finanziere, che solo successivamente è andato a lavorare alla segreteria del capo di Stato Maggiore Adinolfi). Gli elenchi di “figli di” spesso sono bugiardi. Mescolano assunzioni e contratti a termine derivanti da percorsi differenti. Anche se una simile concentrazione di cognomi celebri è degna di attenzione. A partire da Guido Capaldo, 35 anni, laureato in
giurisprudenza alla Lumsa, scelto nominalmente dalla direzione sicurezza, quindi da Lasco. Il giovane Capaldo ha ottenuto un contratto a progetto a termine che risale all’aprile del 2009, è stato rinnovato per due anni e scadrà ad aprile 2012. Il compenso per lui è pari a circa 2 mila euro lordi al mese. LA FIGLIA di Adinolfi è un’avvocatessa, assunta da Terna con contratto a tempo indeterminato dopo una selezione e un periodo di prova. Lavorava già nel gruppo Generali, che detiene una partecipazione del 3 per cento in Terna. La figlia di Catricalà, invece, ha ottenuto un contratto di inserimento di 18 mesi dopo avere partecipato a una selezione via internet. In tutti i casi, compresa la figlia di Cretella, una trentenne assunta nel 2008 a tempo indeterminato, non siamo di fronte a dirigenti che devono ottenere il visto da parte delle alte sfere. La loro assunzione rientra nel potere del capo area (Giuseppe Lasco) che non deve passare dall’ammini-
Tutti assunti nell’ufficio sicurezza della società (quotata in borsa) che gestisce la rete elettrica stratore delegato (Flavio Cattaneo). Non solo. Quando sono uscite le prime notizie su Lasco e i verbali dell’inchiesta napoletana, l’amministratore delegato ha disposto un audit interno per accertare un’eventuale esondazione dai suoi compiti. L’audit si è concluso due settimane fa senza addebiti per Lasco. I cognomi noti nell’ufficio sicurezza di una società che ha assunto 130 persone sulle 700 di Terna, possono rientrare nella logica aziendale di una società quotata in borsa. Anche se suscitano inter-
IN QUESTA chiave, certamente non rassicura il fatto che il figlio di Capaldo (che conduceva l’inchiesta Finmeccanica) e la figlia di Adinolfi (capo di Stato Maggiore della Finanza che indagava su delega di Capaldo) siano stati assunti nell’area diretta da Lasco. Questa lettura dietrologica però – secondo le fonti vicine all’amministratore delegato di Terna – si scontra con due dati: Cattaneo in tempi non sospetti ha scritto e detto a più riprese che non era interessato a lasciare Terna per Finmeccanica. Anche perché, come scriveva Cattaneo all’allora direttore del Sole 24 ore Gianni Riotta, per smentire alcuni articoli che sostenevano il contrario nel luglio del 2010: “Terna è stata nel 2009 la migliore utility d’Europa per performance borsistica”. Insomma, sempre secondo le fonti vicine a Flavio Cattaneo, il passaggio a Finmeccanica, una società che vale la metà di Terna in borsa e che – a differenza di Terna – gode di pessima fama e va male, non rappresentava un passo avanti ma indietro per l’ambizioso manager lombardo.
7 AGOSTO 2011
Un estate al mare -e -e con l’editoriale -e -e Con un inaudito slancio di creatività, per agosto abbiamo deciso di chiamarlo Misfritto. Questo nome lontanamente allusivo a paranze, calamari, gamberoni e olio ci è parso particolarmente adatto a quello che abbiamo in mente per il mese che ci attende, sperando eroici di sopravvivere alla penuria di ferie: vorremmo infatti mettere insieme, anche per via della defezione di alcuni collaboratori ingrati traditori Dio li punirà che hanno preferito maschera e pinne al tavolo da lavoro, una miscela estivizzante che oltre all'imprescindibile satira sull'attualità, intrattenga voi che leggete sotto l'ombrellone, dentro gli scarponi da trekking, durante una vendemmia antagonista o a casa se non avanza un euro, con personali di autori, racconti, riscoperte antologiche, ospiti inattesi. Oltre ai contributi dei cuori generosi che ci sono rimasti accanto, loro sì. Come da titolo, un fritto misto la cui unica linea sarà il tempo da farvi trascorrere meglio di quello che passereste leggendo il Grande Orecchiante Faletti o “Partigiani coprofagi”, l'ultima fatica di Giampaolo Pansa, o un editoriale di Ezio Mauro invitante come una murena nel bidè. O Paulo Coelho che con la sua delicata poetica ci ha veramente stremato le palle. Qualche rubrica saluta per tornare a settembre: i cinefotoromanzi, per esempio, che non si possono fare con le truppe decimate, neanche con un Photoshop nucleare, altre idee in panchina li sostituiranno, gli scatti rubati di Padellaro al mare non ci saranno, se volete sapere se porta slip sgambati o boxer California chiedetelo a lui. O a noi, pagando. A parte alcune certezze come i vestitini del Papa, le Figurine di Merda (resistete, arriva l'album) o la strip del sottoscritto rimasto al chiodo, nemmeno noi, mentre scrivo, abbiamo le idee chiarissime sulle prossime quattro settimane. Ed è un bene, vuol dire non dormire sulle sicurezze e sforzare le meningi, molto seccante quando fa caldo, ma sempre buona cosa. Quest'anno poi non fa neanche molto caldo nonostante certe cazzate, come quelle dette da La Russa a proposito del missile libico, lo facciano pensare. Insomma dall'inserto Misfatto all'inserto Misfritto. A settembre, tanti saluti al Misfritto e si torna al Misfatto, con alcuni collaboratori molto abbronzati di nuovo ai loro posti, si prevedono rappresaglie e vendette personali fino al mobbing, ma questo non è inerente al presente editoriale. Buon Misfritto, dunque, e stiamo a vedere che ci sarà dentro. Voi, ma pure noi. Stefano Disegni
Nelle parole del Premier un'attenta, nitida e partecipata analisi di fronte alla drammatica crisi economica che minaccia il Paese.
“SIETE ROVINATI” Mannelli
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Vesti Papa il tuo
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lo Andrea A
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E aggiunge: “È colpa vostra che non fate shopping, degli imprenditori che non fanno soldi, di Tremonti che fa i conti, della BCE che non abbocca, dei giudici comunisti che ci sta sempre bene, della stampa in mano agli stronzi e del tempo che mi fa invecchiare. Andate tutti a dar via i ciapp, non ho tempo per i perdenti, mi compro un'altra nazione. Ai Tropici, piena di fighe abbronzate.”
I solidi ignoti di Paolo Aleandri Fa piacere saperlo: né liquidi né gassosi. Siamo solidi. Solidi ignoti, però, perché come si fà a dirlo di un Paese che ha centomilastrazziliardi di zilioni di euro, o giù di lì, di debito pubblico, l’economia che non tira, la corruzione e le mafie che invece sì, un Presidente del Consiglio intento a pararsi il culo dai processi, un’opposizione che non è d’accordo neanche a definirsi opposizione? I mercati dicono che siamo solidi, sì, ma come rifiuti che non si possono conferire in discarica e che trattare ade-
guatamente costerebbe troppo. Noi non possiamo permetterci noi stessi, ecco cosa. I solidi idioti che, siccome è agosto, pensano di stare in costume da bagno e invece sono rimasti in mutande. Insomma, è finita, inutile piangere sul latte macchiato. Sarà la crisi, la recessione, la rovina, la decadenza. Il Titanic. Che non è mica tanto male, se sei in prima classe. È vero che Tremonti ci ha spiegato che, prima seconda o terza, nel naufragio si muore tutti. Ma si muore anche nella vita in generale ed in ognuna delle nostre in particolare. Pigliare pieno un iceberg mentre balli, canti e gozzovigli sarà un po’ meglio che pigliarlo pieno mentre fai la fame, puzzi e senti pure che là sopra ci danno sotto come matti. Peccato che, a occhio, accedere alla prima classe e morire nell’ebrezza del lusso sia difficile. Parere mio, eh? Saranno i solidi sospetti...
UN MOSTRO PER L’ESTATE
Ars Amanda di Nicola Baldoni
IL MISSILE LIBICO SI ERA SOLTANTO PERSO!
La Russa
alza il livello del cazzeggio
Il Ministro della Difesa autorevolmente rassicurante: “Non eravamo noi l’obiettivo, cioè stavamo proprio lì dove doveva cadere il missile ma abbiamo capito che non era per noi e ci siamo spostati…una specie d’istinto: la roba tua ti parla e quel missile non era roba nostra.” Successivamente, il ministro ha precisato che il Mediterraneo è pieno di navi ed è chiaro che, lanciando un missile così, senza voler colpire nessuno, è possibile che quel missile si diriga proprio contro una nave italiana. In una nota successiva, Ignazio ha assicurato che il missile non era neanche un missile, era un ordigno ormai moscio che è partito di testata e si è perso.
TUTTO IL POTERE AI MENEGGER
Marchionne:
A Bologna non si cambia IL GOVERNO NON PARTECIPA PER MODESTIA Pisani di Stefano
Il 2 agosto si è tenuta la commemorazione della strage di Bologna. In nottata, alcuni vandali hanno ricoperto un muro della stazione con graffiti di donnine nude, ma nonostante questo non si è presentato nessun esponente del Governo. Un’assenza giustificata in una nota ufficiale di Palazzo Chigi: «verremmo pure, ma che senso avrebbe scimmiottare un paese civile?». Secondo i processi, la bomba del 1980 sarebbe stata piazzata da alcuni neofascisti così feroci che oggi sarebbero subito raccomandati da Alemanno. Condannato anche Licio Gelli, che depistò le indagini negli anni in cui l’Italia era comandata in segreto dai membri della P2. Adesso, invece, non è più un segreto. Anche il Tg1 ha dato risalto all’evento: «dopo 31 anni, nella rossa Bologna l’orologio della stazione deve essere ancora riparato». Nonostante le molte ombre su quel giorno, sembrano inconsistenti i sospetti sugli agenti dei servizi segreti, che non sarebbero stati coinvolti nella vicenda, incluso l’uomo che mi tiene una pistola alla tempia mentre scrivo questa frase.
Occidenti!
Una bella crisi così non si vedeva dal ’29. Se non fosse che sul palcoscenico mediatico l’Africa si mette a farci concorrenza con la carestia in Somalia, come se un dramma obsoleto ed arcaico come quello della morte per fame potesse sfidare lo show multimediale del crollo delle Borse. Come se le solite immagini di bambini scheletrici e donne disperate potesse reggere il confronto con il pauroso aumento del differenziale tra Btp e Bund. L’Africa è pateticamente arretrata ma ha molte risorse: oltre la Somalia, c’è già pronto Gibuti, il Kenya, l’Etiopia e forse anche l’Eritrea. L’Occidente non può stare a guardare: c’è il rischio che il naufragio della nostra economia strappi uno share più basso del naufragio di qualche africano. Quelli, pur di stare in cima alle notizie, sono capaci di farsi trovare tutti morti.
L’Italia non funziona, la trasferisco in Brasile.
“Da noi” - ha dichiarato Marchionne, con la consueta bonomia - “chi commette errori non deve dimettersi: per questo resto al mio posto”. Ribadito il concetto che gli italiani non possono permettersi una Fiat e neanche una nazione vera e propria: si va verso uno Stato diffuso, con la testa negli Usa e nei paesi emergenti e i coglioni in Italia. L’ad Fiat ha poi precisato al barista, che attendeva il pagamento del cappuccino, che lui aveva fatto la propria offerta di dieci centesimi: o l’accetta o la colazione la va a fare in Brasile. Prima di dedicarsi al problema dello smaltimento delle scorte di operai, che il ricatto sindacale impedisce di conferire in discarica, Sergio ha lanciato un ultimatum anche alla moglie: lui ha fatto l’offerta di scopare una volta al mese. O l’accetta o va a scopare negli Usa. Sembra che, in serata, il manager abbia anche intimato a se stesso di decidere se accetta la propria proposta di uscire per un aperitivo e tornare entro le dieci: se non accetta, rimane a casa da solo. Negli Usa. O in Brasile.
II
Se c’è una cosa che c’hanno insegnato i porno è che nei carceri femminili non si sta poi così male. Ma Amanda Knox continua a
presentare perizie per andarsene. Evidentemente farsi nuove amiche non conta per le americane. Le ultime conclusioni dei periti la scagionano. Non ci importa nulla, siamo un giornale italiano, vogliamo vendere, non informare. Ma cambia il vento, Obama è in difficoltà, e noi sosterremo l’innocenza della statunitense, ma così, in allegria, è estate:Amanda è bionda, mettiamola così. Ci fa male non essere un periodico serio, uno di quelli che mastica e rimastica mamme killer, pitbull. Poi non c’eravamo quando esplose la vicenda. Le agenzie battevano che per la morte di Meredith erano sospettati: un’americana carina, un negro e uno di Bari. Si delineava lo scenario a movente “erotico sessuale violento” con bagno di sangue. Nelle redazioni i tappi di spumante volarono nell’iperspazio. Sollecito, non era neanche di Bari, ma di Giovinazzo. Troppo bello. Una madonna in lacrime, due metri più in là, e avremmo pianto stretti stretti. Perugia fu raccontata come la città dei droga party e del sesso facile. Dimenticando ingiustamente altre capitali del vizio come Velletri e Cuneo. Io ho fatto l’università lì. Le sere di novembre un bancomat acceso o due cani che scopavano erano una festa. Le indagini erano agli inizi, ma il pubblico condannò subito Amanda quando il Corriere diffuse il video di sicurezza d’un negozio di biancheria. Amanda mostrava slip al fidanzato. Gli slip erano piccoli. Una ragazza che compra mutande minuscole è sospetta. Perché? Che vuole farci? Le mette, ma poi le toglie, la porca. Immagini in bianco e nero, ahimè. Se avessimo visto il colore degli slip (rossi! magari!) una lapidazione non ce la perdevamo di sicuro. Di Amanda si ignorava tutto. Si setacciò il web cercando porcherie. Fu scovato un blog che la lanciava a sexy eroina, modello di noi giovani trasgressivi. Se ne parlò a lungo. Il blog (giuro) l’aveva fatto Stefano, il mio coinquilino, in 40 minuti (giuro) per vedere se c’erano giornalisti tanto stronzi da caderci. (Sì, c’erano). Facemmo festa. Mi guardai intorno. Nessun cane che scopava. Ci restai male. Su Amanda gli Usa fecero un film. Come protagonista Hayden Panettiere, la cheerleader di Heroes, quella che si rigenera e torna in vita dopo ogni guaio. Una specie di Andreotti, ma con tette e pon pon. Non è una bella immagine. Scusate. Il film è un ritratto delizioso dell’Italia: il Terzo Mondo col mandolino al posto del bongo: scampagnate, chitarre, allegrezza ma se una ventenne compra slip e scopa merita la forca. A meno che non la dia a un potente, allora consideriamo le sue ragioni. Una ragazza di spirito. Ha molto sofferto nell’infanzia. La vicenda pare a una svolta. In un porno, ora, arriverebbe un pompiere gentile ma deciso. Saremmo tutti sollevati. Lui si occuperà di tutto. Non toccherà a noi capire perché una ragazza è morta e una è in carcere. Giovani e carine, in qualche maniera non se lo meritavano?
III
SCONTO DI CIVILTÀ/1
L’unico musulmano buono è il musulmano moderato di Miguel Martinez
In Italia, vivono tre tipi di musulmani. Quelli cattivi, quelli normali e quelli moderati...
... i musulmani cattivi sono degli incompetenti. In dieci anni di Emergenza Terrorismo, sono riusciti a realizzare un attentato in Italia: Mohammed Game si è presentato a una caserma dei carabinieri con una bomba, ferendo solo se stesso. Secondo l'Europol, quello fu anche l'unico attentato islamico in tutta Europa nel 2009. Eppure in quell'anno, il continente subì ben 408 attentati: persino gli animalisti, compiendo attentati in 13 paesi, si dimostrarono più efficaci di Al-Qaeda. I musulmani normali sono persone diversissime, che fanno vita dura in un paese difficile. Infine, ci sono i Musulmani Moderati e qualche Amico Italiano dei Musulmani Moderati. Pretendono di rappresentare i musulmani buoni e di lottare contro l'Islam cattivo, vogliono un'integrazione che cancelli ogni identità ed ogni posizione critica, confondono il burqa con il niqab, denunciano complotti e minacce. E, per evitare lo scontro di civiltà, soffiano sul fuoco e propagano l'incendio dell'odio. I dati citati sono veri e documentati sui blog di Miguel Martinez: http://kelebek.splinder.com e
http://www.kelebeklerblog.com.
La sicurezza senza veli La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato il testo preparato dalla deputata Souad Sbai (di cui tratterà lo “Sconto di civiltà” del prossimo numero) che vieta esplicitamente di indossare burqa e niqab. Se diventerà legge, dunque, sarà vietato indossare proprio quei due capi di abbigliamento. Per saperne un po di più, a questo indirizzo http://kelebeklerblog.com/2011/04/12/di-niqab-burqa-e-altri-unicorni/
trovate un articolo di Miguel Martinez: racconta un po’ di cose che sarebbe bene sapere. A parte questo, siamo naturalmente tutti più tranquilli: gli astuti terroristi islamici che pensavano di poter passare inosservati circolando, ad esempio, nei pressi di un obiettivo sensibile nascosti sotto dei burqa, sono serviti. A furbizia, l’Occidente vince sempre.
IL CONVERTITO D’EGITTO
"Fu più o meno nell'anno della maturità, quando si fa più impellente la necessità di chiarire a se stessi che cosa veramente vorremmo fare da grandi, che dentro di me mi diedi questa risposta: "Vorrei fare il giornalista o il capo di Stato". (Magdi Cristiano Allam, in “Io amo l'Italia, ma gli italiani la amano?”) Magdi Allam, nella sua autobiografia, “Io amo l'Italia, ma gli italiani la amano?”, rivela che ha avuto per tutta la vita il sogno di trasformare il rospo arabo in principe italico. Sin da quando sua madre lo mollò in un collegio dei salesiani al Cairo. Dove immaginiamo che di cultura araba e islamica abbia appreso ben poco. Magdi Allam riesce a fare il giornalista in Italia. Ma lo mandano a fare un'inchiesta sui musulmani, di cui non sa nulla. Si presenta a Hamza Piccardo, segretario della principale organizzazione islamica in Italia, come un giornalista che vuole smentire i luoghi comuni islamofobici. Piccardo gli apre le porte delle comunità, e ne esce un articolo dal titolo "Il sogno di un'Italia islamica nei ghetti fanatici di Allah." Inizio e fine del rapporto tra Magdi Allam e l'Islam. Il resto se lo costruisce aggiugendo titoli da paura a veline dei servizi: nel covo di disinformatori diretto da Pio Pompa, la polizia troverà un fascicolo dedicato proprio a Magdi Allam. A un certo punto, decide che lo vogliono uccidere: "Vivere con la morte. Assediato dai nemici che mi vogliono uccidere e dagli 'amici' che attendono che venga ucciso.Tutto è già pronto. La condanna a morte è stata decretata ai più alti vertici dell'organizzazione terroristica palestinese Hamas." Le prove? Hamza Piccardo una volta lo avrebbe definito "uno scorpione"; un amico nei servizi avrebbe raccontato a Magdi che Hamas lo "voleva morto"; su un blog satirico, qualcuno lo avrebbe definito "il Paperoga del Corriere" e "creto (il diminutivo mi sembra francamente riduttivo)". Risultato: una scorta armata che lo segue ovunque. Non abbiamo lo spazio per seguire i suoi tentativi di diventare il capo di tutti i musulmani d'Italia, poi di diventare ministro (riuscendo solo a farsi regalare una confezione di cravatte da Silvio Berlusconi), la sua conversione al cattolicesimo o il suo approdo finale a testimonial per il turismo religioso della provincia di Salerno. Solo segnaliamo che Magdi Allam ha collaborato alla redazione della "Saint Petersburg Declaration", una sorta di manifesto per la deislamizzazione, a cura del Center for Inquiry. Un organismo ateo statunitense che organizza anche la Giornata Internazionale della Bestemmia.
I MUSULMANI LO FANNO STRANO
Nello Rega tiene conferenze e ottiene onorificenze un po' ovunque, sostenendo di essere l'unico italiano ricercato dal terrorismo islamico planetario. Rega è un giornalista di Potenza, che afferma di aver avuto una relazione con una ragazza libanese, che poi lo avrebbe piantato. Per vendicarsi, Nello Rega scrisse un libretto sulla loro storia in cui raccontava che i musulmani avrebbero un "modo diverso" di fare l'amore. Il testo fu pubblicato da una piccola casa specializzata in libri di poesie di professoresse in pensione. Secondo Rega, Hezbollah, di solito attentissimo a non compiere azioni al di fuori del Libano, avrebbe deciso di stroncare il libretto. Nello Rega si presenta ogni tanto in commissariato con proiettili e presunti biglietti di
IV
minaccia di Hezbollah e una volta persino con la testa di un agnello che dichiara di aver trovato in macchina. E racconta che una volta gli avrebbero sparato per strada. In rete si trovano alcuni suoi pesanti apprezzamenti sulla maniera scettica in cui quest'ultima affermazione sarebbe stata accolta dalla polizia. Ma Nello Rega è riuscito a ottenere comunque una piccola scorta - nulla in confronto al battaglione che accompagna Magdi Allam, ma pur sempre uno status symbol. In un articolo sul Quotidiano della Basilicata, Nello Rega ha dichiarato di essere "docente presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Urbino”. Quando abbiamo telefonato all'Università di Urbino per avere conferma, il coordinatore didattico della facoltà ci ha risposto: “Come ha detto? Nello Rega? Da noi questo nome non esiste. Non conosciamo alcun Nello Rega.”
SUPERMA X
I soliti noti transustanziati da Max Paiella In esclusiva per i nostri lettori, i copioni delle più riuscite interpretazioni comiche di Massimiliano “Max” Paiella a “Parla con me”: personaggi miserevoli che il genio di Max ha traformato in miti trash della politica italiana. In questo numero, il socialista senza qualità (non era nemmeno ladro), il berlusconiano ispiratore delle poesie di Bondi, lo smunto di discussione…
FABRIZIO CICCHITTO
(da “Parla con me” del 17 maggio 2011) SERENA: Dopo il voto sfavorevole al PDL in molti comuni, abbiamo visto agitarsi parecchi esponenti della maggioranza… ma c’è un uomo che resta saldamente al suo posto a Montecitorio: il capogruppo alla Camera, l’umile servitore dello stato, Fabrizio Cicchitto… Cicchitto è in cima al Duomo di Milano. Non è molto sicuro nei movimenti; ha paura di cadere. SERENA: Errata corrige: non è saldamente al suo posto… Cicchitto, stia attento! CICCHITTO: (canta, non troppo convinto) O mia bela Madunina che te brillet de lontan, tuta d'ora e piscinina, ti te dominet Milan… SERENA: Che ci fa lassù sopra al Duomo?
I C E T A V O R P VOI!! Scrivete in tanti: grazie. Questa volta, non proponiamo nessuna vignetta muta: ad Agosto vi riposate e si riprende a Settembre.
CICCHITTO: Silvio m’ha chiesto di fare un cenno di animazione… dice: facciamo una bella cena su da me, al roof garden…(fuori) Allora? Li famo uscì ‘sti voti saltati? SERENA: Il Duomo, sarebbe il roof garden di Berlusconi? CICCHITTO: Certo gioia, se l’è fatto condonare da Tremonti. SERENA: Però non mi sembra che ci sia molto da festeggiare, no? CICCHITTO: L’importante è far vedere che siamo tranquilli: prima del ballottaggio diciamo che togliamo l’Ici, il fuorigioco e i calli a li piedi… SERENA Programma ambizioso… CICCHITTO: E certo, mica stamo qua a pettinà i ricci de mare… ora è solo un pareggio ma vedrai che alla partita di ritorno vinciamo a mani basse… SERENA: Sarà, ma qualcuno dovrà tranquillizzare la Lega: sono inviperiti e danno la colpa della sconfitta al PDL. CICCHITTO: Gioia, a quelli basta che je dai un primo, un secondo… SERENA: Sempre con queste metafore gastronomiche… CICCHITTO: Ma quali metafore! Parlavo de tivvù! Un primo, un secondo canale, un par de ministeri e vedrai che Bossi te viene pure a spiccià casa… come diciamo noi milanesi. SERENA: Ah, perché lei sarebbe milanese? CICCHITTO: Certo gioia, io voto qui da sempre: sono della Bovisa, nun lo senti l’accento de Milàn? (in improbabile milanese) Alura? Miga l’è prunt l’ossobuso? SERENA: Ho capito che avete bisogno di voti però non può spacciarsi per milanese… CICCHITTO: Gioia, se qui c’è qualcuno che spaccia, quello è Pisapia. SERENA: Come diciamo noi valdostani: aridanga con questa storia! CICCHITTO: Non è colpa mia, se Pisapia è poco raccomandabile… (si sporge; indica giù) tiè, eccolo là, c’è ricascato: sta a rubbà ‘na maghina, lo vedi? SERENA: Come no… d’altronde si sa: è un criminale terrorista. CICCHITTO: No, è un fregnone: sta a rubbà ‘na Duna dell’86… SERENA: Non dica sciocchezze... così perdete credibilità… Ha visto che calo di preferenze ha avuto Berlusconi? CICCHITTO: Ma quale calo del desiderio, quello è sempre ingrifato: ieri faceva i gambalini pure alle zampe del tavolo! (fuori) Me spigni ‘sta cassoela de mare? SERENA: Parlavo del calo del desiderio degli elettori… CICCHITTO: Gioia, ma tu davvero credi che st’elezioni conteno qualcosa? SERENA: Beh, è il premier che ha detto che queste elezioni erano un referendum sul suo governo…
CICCHITTO: Se è per questo ha detto pure che gli devono intitolare lo stadio di San Siro e la cotoletta... Intanto mentre tutti parlano di elezioni, noi zitti zitti se compramo n’antro par d’etti di parlamentari, famo subito un paio de leggi fast food e se rivedemo fra un par d’anni… SERENA: Insomma, come al solito è tutto sotto controllo… CICCHITTO: Ma certo. E comunque vedrai che fine fa Pisapia… se mi concedi un cenno di animazione ti faccio sentire cosa ne pensiamo noi bauscia… (canta Luci a San Siro) Tu Pisapia, vattene via, fai tanto senso, ho schifo e non ne posso più, facciamo un cambio prenditi pure quel po’ di soldi, quel po’ di celebrità ma dammi indietro la mia seicento, me l’hai rubata, tu resti un ladro più che mai Milan lo sa, stava scherzando, pure a San Siro, non ti voteranno più.
Il vincitore di questa settimana è Peter Angel, che vince per la seconda volta, con le battute che potete leggere qui sotto:
Una precisazione per tutti quelli che ci scrivono di non condividere, a volte, la scelta dei vincitori. Anche in redazione ci sono spesso pareri diversi sul “fa ridere”/”non fa ridere”. Il gusto soggettivo è, appunto, soggettivo. Tenete conto, però, che nella valutazione entra anche l’efficacia stilistica: le battute di Peter Angel, ad esempio, sono semplici e dirette. Forse c’era qualche idea migliore, ma la confezione conta.
- Pesce: VIVO NELLA SPERANZA DI NON ESSERE PESCATO - Bersani: ASSESSORE ANCHE TU?
V
sti Ve il tuo Papa! Sotto l’ombrellone, ritagliare i vestitini per il vostro Papa e farglieli indossare è il divertimento più sano, appassionante ed esilarante. Questa volta, poi, trovate cinque deliziosi abbigliamenti che soddisferanno i più diversi gusti estetici e daranno da fare alle vostre abili manine. Attenzione a conservare in buono stato il Papa-base sul quale applicare le nostre creazioni esclusive: meglio fare delle fotocopie che rischiare che il Santo Padre sbiadisca o peggio. Orsù, al lavoro!
ILLUSTRAZIONI DI
AFRO
FREAK
PESO WELTER
BEATLE
CHE
NOSTRA ESCLUSIVA
LE PREVISIONI PER DODICI MESI
: O R E M U N IN QUESTO , OTTOBRE E R B M E T T SE E R B M E V E NO
A Silvio rispuntano i capelli. Bersani: scandaloso miracolo ad personam. E poi Daria Bignardi in stato interessante, ma solo per chi si interessa veramente a tutto; le allegre avventure di Massimo Moratti e mister Gasperini; il feuilleton di Pisapia a Palazzo Marino; l’outing dei generali della Finanza: “Molti di noi sono onesti”.
Settembre
Imbarazzo nel Popolo della libertà: per colpa di un cambio di tensione durante il consueto rinfoltimento pilifero con lo stimolatore elettrico a raggi delta, Silvio B. si ritrova coi capelli di Giovanni Allevi. Di Pietro: “Nessun veto preconcetto, basta che non suoni”. Rutelli: “Peggio di Allevi è impossibile”. Sono le prime prove di dialogo tra maggioranza e opposizione. Ressa con feriti e contusi in una libreria di Treviso per accaparrarsi il nuovo romanzo di Daria Bignardi. Dopo “Un karma pesante” è la volta di “Una tarma fetente”, storia di una giornalista di buona
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famiglia che scopre con raccapriccio il pessimo stato del suo comodino Luigi XIV. Gad Lerner: “La critica rimarrà spiazzata, è il primo libro radica chic”.
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L’Inter licenzia Gasperini alla seconda giornata di campionato. In panchina va direttamente Massimo Moratti, che si esonera la domenica successiva. Torna Gasperini, subito messo sotto accusa dal presidente-intenditore: “Non capisco perché si ostina a tener fuori Jair e Mazzola”. Palazzo Marino come la miniera di San José in Cile, Pisapia bloccato nel sottosuolo a cento metri dalla superfice: “Sono entrato nell’ufficio dell’assessore al Bilancio e non mi sono accorto del buco lasciato da Letizia Moratti”.
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DEBORAH BERGAMINI
RENATA POLVERINI
MAURIZIO BELPIETRO
MARIO BORGHEZIO
-"Ciao Niki, come stai?" -"Mah, bene, bene una sega. Ascolta ma voi oggi andate a palinsesto normale?" -"Nooo, che palinsesto normale! No, ora stavamo facendo la riunione... dentro la Rai sono tutti papalini e insistono per fare un palinsesto ancora luttuoso. Io sono contraria". (Repubblica 8 luglio 2011)
"Il presidente della regione Lazio arriva con un volo della Protezione Civile alla festa del peperoncino di Rieti".
"Con l'Islam il buonismo non paga. Norvegia sotto attacco: un massacro".
"Il cento per cento delle idee di Breivik sono buone, in qualche caso ottime".
(Repubblica, 24 luglio 2011)
(Prima pagina di Libero, 23 luglio 2011)
(La Zanzara, Radio 24, 25 luglio 2011)
La Vicedirettrice marketing della Rai parla con Nicolò Querci di Mediaset
Novembre
Tremonti vara un piccolo correttivo alla finanziaria denominato “Fist fucking” e assicura: “Agli italiani non metteremo le mani in tasca”. Nuovi sondaggi danno i partiti di centrosinistra in netto vantaggio e in un clima di entusiasmo e fattiva collaborazione si riunisce la direzione del Pd. Il saluto di D’Alema: “Cari compagni, fanculo a tutti”. I palazzi del potere tremano: arrestato per lenti oscene in luogo pubblico l’ottico di Bisignani. Pisapia, appena liberato dal buco di bilancio: “Non prometto miracoli ma presto nei Navigli torneranno le trote e i cavedani, Mediobanca si trasformerà in un circolo Arci e Paolo Berlusconi si troverà finalmente un impiego pulito”. (continua)
Continua con successo la tournée di Silvio B.: “Ai concerti è pieno di gnocca che mi chiede il bis”. Alfano: “Presto rivelerà le linee guida del suo prossimo show a camerini riuniti. E adesso basta domande che devo andare a comprargli un idrante per lo strucco”. La rivista Rolling Stone: “Silvio sul palco è un mix esplosivo tra Maurice Chevalier, il Joker di Batman e Liberace”. Visto il vuoto di potere, Claudio Scajola si ritrova un bel pomeriggio presidente del
effediemme effediemme effediemme effediemme 56
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Ottobre
LE LE FIGURINE FIGURINE DIDI MERDA MERDA 55
Consiglio a sua insaputa. Ma ricevendo la stampa a palazzo Chigi non nasconde il suo disagio: “E che cavolo, di qui mica si vede il Colosseo”. Quattordici generali della Guardia di Finanza chiedono asilo politico ai contrabbandieri di Forcella: “Non ne possiamo più di telefonate con Bisignani e di incontri segreti nel torbido mondo dei deputati pidiellini: abbiamo paura, prendeteci con voi, vogliamo un lavoro onesto”.
VII
A cura di Alberto Graziani Torna bambino! Ritaglia e colleziona le tue Figurine di Merda! Potrai incollarle nel bellissimo Album delle Figurine di Merda che molto presto pubblicheremo, senza alcun timore che non possa essere riempito, visto l’andazzo quotidiano! Potrai scambiare le tue Figurine di Merda con quelle di altri… celo, manca, ti do un Bondi che distrugge Pompei per un La Russa che insulta uno studente… Che tenerezza. Che nostalgia.
Sì sono proprio io, il Mago do Sputanamiento, fratello minore del celebre Mago do Nascimento ma altrettanto attendibile. Ho notato che i lettori al Misfatto stanno prendendo confidenza coi veggenti, così ho deciso di anticiparvi nel dettaglio (e parola per parola) cosa succederà di qui all’agosto 2012. Che la forza sia con voi e col vostro espirito. E viva o Flamengo.
Seguitto fa il Mise anch bosouk face Misfatto - 7 Agosto 2011 Direttore Responsabile Stefano Disegni Caporedattore Paolo Aleandri Art Director Cristina Trovò Segretaria di Redazione Francesca Piccoletti Grafico Paolo Cucci Web Master Riccardo Cascino Direttore Amministrativo Carlo “Bancomat” Pontesilli Prodotto e realizzato da: Imprese Disperate S.r.l. Sede Legale: Via Iberia 20 - 00183 Roma Sede Amministrativa: Studio Pontesilli Via Sant’Erasmo 23 - 00184 Roma
ON THE SHOW MUST GO di Paola Mammini
Positive vibration
Il risultato di una recente ricerca commissionata alla prestigiosa Hewson Group, azienda britannica specializzata in analisi di ogni tipo e non solo, ci segnala che fra nove anni verranno venduti in tutto il mondo 400 milioni di giocattoli, giocattoli sessuali. Aldilà della curiosità di sapere come abbiano fatto a profetizzare questa valanga di vibratori e simili che popoleranno il mercato esattamente tra nove anni, questo è dunque quello che ci aspetta. Gli analisti dicono che è colpa/merito di Sex and the City che negli anni ‘90 ha sdoganato il vibratore, addirittura
trasformandolo in un oggetto di culto, tanto che oggi è possibile scegliere tra una vasta gamma di forme e colori tra i più svariati. Pesci, rossetti, papere, conigli, pinguini… (Pinguini? Ma perché? Bah). Subodorando le potenzialità commerciali del prodotto, la tecnologia è scesa subito in campo, producendo vibratori con telecomando da collegare al pc, all’Mp3, all’Iphone e Ipod, questi ultimi acquistabili per esempio su Ipodmania.it. Perplessa, ho cercato di capire: cosa c’entra un Mp3 con un Sex Toy? Navigando navigando, ho così trovato questa deliziosa descrizione dell’oggetto magistralmente google-tradotta, e tutto mi è stato chiaro: “Prodotto del sesso di vibrazione device200 del MP3 di musica. Giocatore di musica con l'uso o usato da solo.
Chun-uovo per materiale morbido avanzato fornisca un nuovo metodo di masturbation, colleghi un calcolatore o il giocatore di musica, con la vostra musica favorita, ROTER, vibrazione ritmica. Merci abbastanza complicate dei suoni, ma uso molto semplice. Il dispositivo dell'altoparlante, le cuffie, ROTER ha ricevuto come MP3 della parte posteriore del sistema del regolatore su esso. Apparecchiatura per registrare il volume con gli altoparlanti. Scossa del ROTER con un telecomando per regolare potere. Effettivamente, nella stanza con gli altoparlanti mentre ascoltando la musica mentre usando l'orgasmo del ROTER, risultati molto differenti!” Credo che spegnerò il pc e metterò su il cd del buon vecchio Marley…
(Cliccare per credere: http://italian.alibaba.com/product-gs/music-mp3-vibration-device200-sex-product-293515683.html
GLI ULTIMI GIORNI DI POMPINI
di Stefano Disegni
a cura dello studioso di I Ching Antonio Barea de Luna
Chiedete
e vi sarà
detto
E se gli scrivesse anche Tremonti? E se lo proponessimo come ministro dell’Economia futura? Vedremo. Per ora, Barea de Luna è tutto per voi: chiedete e vi sarà risposto.
liberiebelli@ilmisfatto.it.
Mi chiedevo, osservando il Vicino e il Medio Oriente, se i paesi arabi riusciranno a liberarsi dall’egemonia del dollaro, come proponeva Gheddafi, per attribuire un valore reale alla moneta. Alessandro Borgognoni da Firenze
Quesito:I paesi arabi avranno una loro moneta?
Responso:“L’impiego
di una grande forza. L’onore del guerriero. Stabilite i compensi e difendete poi la vostra fazione.” Verranno fatte grandi cose laggiù. Ci sono tutte le intenzioni di realizzare questo progetto. Memori degli errori dell’Euro, i paesi del Mondo Arabo sapranno gratificare solo i più competenti perché i profitti rimangano e non vadano persi. Un terreno difficile per piccoli avvoltoi e speculatori vari. Sento i commenti degli ombrelloni vicini e in molti siamo curiosi di sapere cosa ne sarà della tv d’autunno. Ernestina B.da Forte dei Marmi
Quesito: Passare a Sky è stata una buona scelta per Simona Ventura?
Responso:“Qualcuno si reca alla cor-
te per un reclamo. Non imponete le vostre esigenze. Mediazione.” Una posizione non ancora abbastanza salda, quella di Simona Ventura, perché possa avere subito nella nuova struttura quello che chiede per potersi muovere come prima. Probabilmente verrà criticata ma, dopo una piccola ritirata, ogni cosa andrà a buon fine. Amen. Molti ricorderanno Daniela Santanchè candidata premier nel 2008 dire: “Vorrei fare un appello alle donne: non date il voto a Silvio Berlusconi perché ci vede solo orizzontali e mai verticali.” Non ci ha spiegato però com’è rientrata nelle sue grazie. Domenico da Rossano (Cosenza)
Quesito: Quale prezzo ha dovuto pagare la Santanchè per diventare sottosegretario nel 2010?
Responso:“Proposte
respinte. Popola rità. Ricevere dal re in dono un cavallo.” La storia sembra sia andata molto semplicemente. Le sue idee innovative al Cavaliere non piacevano, ma le ha concesso un incarico vista la sua visibilità. Lui è un abile imprenditore della comunicazione a cui servono sempre disinvolte presentatrici per i suoi show.
VIII
Domenica 7 agosto 2011
pagina 9
ITALIE
ZEDDA, GUERRA AI PRIVILEGI “COSÌ TRASFORMERÒ CAGLIARI” Il neo-sindaco rinuncia al vitalizio e sfida i poteri forti di Enrico Fierro inviato a Cagliari
on basta. Era il minimo che potessi fare per ridare dignità e credibilità alla politica, ma è ancora poco”. Massimo Zedda, 35 anni, la faccia da ragazzo, ripete come un mantra questa frase per nascondere l'inquietudine. All'ingresso della sua stanza al terzo piano del palazzo Municipale, un monumento al liberty sovrastato da due torri con i Quattro mori simbolo della Sardegna sui bassorilievi, c'è un tavolo lungo che spiega tutto. Allineate in perfetto ordine centinaia di buste bianche, sono le lettere che i cagliaritani quotidianamente scrivono al loro sindaco. “Le leggerò tutte e a tutti cercherò di dare una risposta – dice Zedda – ma so già cosa c'è scritto, è il racconto della crisi di Cagliari e della Sardegna. Il lavoro che non c'è, le speranze dei giovani delusi che vogliono andar via, il disagio degli anziani, la paura di chi teme di perdere anche il poco che ha”. E allora, la vicenda umana di questo giovane dalla faccia pulita che i cagliaritani a giugno hanno deciso di scegliersi come sindaco contro tutto e tutti, può raccontare tante cose sulla crisi della politica oggi.
N
VINCERE contro un centrodestra che nel 2009 aveva strappato il governo della Regione a Renato Soru e ad un centrosinistra libanizzato, contro i tradimenti di Silvio Berlusconi che qui era venuto ad annunciare i soliti miracoli di cartone, contro i poteri fortissimi di una città dove da sempre dominano i padroni del mattone, che poi sono anche i padroni dell'informazione e della medicina e molti di loro si trastullano con i compassi della massoneria. Quella potente che ha radici secolari e diramazioni che arrivano in Continen-
te, nei palazzi della politica romana. E allora se una intera città ha spazzato via i vecchi poteri e ti ha portato in trionfo in quella stanza maestosa con bellissima vista sul mare devi mandare subito dei segnali forti. Politici (il taglio della giunta da 13 a 10 assessori), la diminuzione degli stipendi, un governo cittadino che ha il 60% di donne, tecnici, professionisti, docenti universitari, la draconiana riduzione delle auto-blu, che erano 13, costose e spesso inutilizzate, la rinucia a quei privilegi che trasformano l'amministratore pubblico in un odiato visir. Per questo Massimo Zedda, appena eletto, si è
contro i 5mila e passa lordi che percepirà da primo cittadino), carica incompatibile con quella di sindaco. OBBLIGATORIO dimettersi, ma bastava tirarla un po’ per le lunghe, appena due mesi, e maturare il diritto al “vitalizio”, la pensione d'oro, quella che a Montecitorio non vogliono abolire, la madre di tutti i privilegi della casta che in nessuna Regione intendono cancellare. “Ma è poco”, ripete lui. “Perché ora bisogna pensare alla città, ai suoi bisogni, alle cose da fare per arginare la crisi che su una Sardegna debole rischia di avere effetti devastan-
Il neo sindaco di Cagliari Massimo Zedda, salutato dai cittadini (FOTO ANSA)
educatamente presentato agli sportelli del Teatro Lirico e ha restituito la tessera omaggio (costo 210 euro per la stagione estiva), chiedendo di acquistarne una a spese proprie. Ma neppure questo bastava, si rendeva necessario un gesto forte per segnare la definitiva separazione da un modo antico e odioso di concepire la funzione politica. Nel 2009 era stato eletto consigliere regionale (12mila euro netti al mese,
Centro storico, porto, ambiente e università: le ricette della giunta di sinistra contro la crisi
ti”. Uffici della Cisl, il sindacato cattolico, che sforna analisi e dati. Sull'Isola oltre 150mila persone vivono con meno di 500 euro al mese. A Cagliari e nell'intera provincia nell'ultimo anno sono scomparsi cinquemila posti di lavoro. Periferia, quartiere Monastir, sede della Cgil. Enzo Costa è il segretario regionale. “A Cagliari non hanno vinto il Pd, Sel o il centrosinistra. Ha vinto la voglia di cambiare, l'idea che fosse necessario riscattarsi e affidarsi ad un giovane al di fuori degli schemi fissati dai vecchi sistemi di potere. Ora la città vuole capire se quella scelta coraggiosa paga. La speranza va riempita di contenuti e subito perché stiamo vivendo la crisi più grave dal dopoguerra ad oggi”. “Centro storico e riqualificazione del patrimonio edilizio, porto e università, agroalimentare di qualità e ambiente, razionalizzazione della macchina amministrativa”, il sindaco elenca i pilastri su cui costruire la nuova città. “Sì – aggiunge Costa – ma Cagliari ha bisogno di cominciare a toccare con mano il cambiamento. Il gran-
de progetto deve sostanziarsi nel raggiungimento di piccoli obiettivi”. Sarà un lavoro duro, perché la politica in Sardegna sta franando. Il governo regionale praticamente non esiste più. Il governatore Ugo Cappellacci sta per essere stritolato dai tradimenti di Berlusconi. Lui che vantava antiche consuetudini col Cavaliere (“mi ero appena diplomato e già varcavo il cancello di Arcore”), ora deve elemosinare i soldi per la Sassari-Olbia, la benevolenza della Tirrenia regalata ai privati e i 5 miliardi di entrate che lo Stato deve ai sardi e che il governo ha cancellato. RESTITUISCE la tessera del Pdl, si appella a Tar e Corte costituzionale. E trema. I vecchi poteri sono disorientati, avvertono che la fine del berlusconismo è finita e cominciano a chiudere le porte in faccia al Governatore. L’opposizione, molto bipartisan e trasversale, non ha ancora trovato un leader di riferimento. Anche loro sono stati spiazzati dal “fenomeno” Zedda. I sardi stanno decidendo di riprendersi il loro destino. Come a Cagliari.
CARCERI Il Pd a Palma “Situazione esplosiva” violenza, condizioni precarie sia per Sceriovraffollamento, i detenuti che per il personale. La situazione nelle caritaliane sta diventando esplosiva, denuncia il Pd con una lettera aperta al Guardasigilli Francesco Nitto Palma. Il rischio, scrivono i responsabili Giustizia e Carceri, Andrea Orlando e Sandro Favi, è quello di “una regressione civile e democratica” che riporti gli istituti pentitenziari “agli anni bui dell’abbandono e del reclutamento criminale”. Il Pd elenca le cifre del disagio: “Duemila detenuti in più da gennaio 2010, 1600 agenti di polizia penitenziaria in meno, 45 detenuti e due agenti morti nel solo 2011, cinquecento milioni di euro per l’edilizia penitenziaria previsti dalla Finanziaria 2010 e che non sono stati ancora messi a disposizione, 150 milioni di euro di debiti dell’amministrazione verso i fornitori”.
lla fine Turi è sceso dall’albero. Lo Al’uomo ha convinto don Luigi Ciotti, a cui si era apertamente rivolto: “Potrei scendere se lui me lo consiglia”, aveva scritto il pacifista valsusino divenuto icona del movimento No Tav, in una lettera scarabocchiata a venti metri di altezza, tra i rami del cedro di fronte alla centrale elettrica di Chiomonte, all’interno della “zona rossa” del cantiere Tav ancora presidiato da polizia e carabinieri. Turi Cordaro (ma tutti lo chiamano “Vaccaro”) aveva superato - chissà come - la recinzione e si era arrampicato giovedì pomeriggio. I vigili, dopo i vani tentativi per farlo scendere, gli hanno fornito una corda in fibra naturale (rifiuta i materiali sintetici) perché si legasse almeno al tronco dell’albero. Turi, ex operaio Fiat di 57 anni, è molto popolare tra gli attivisti No Tav. Lo scorso 23 maggio, quando il blitz delle forze dell’ordine sgomberò in poche ore l’area della “libera repubblica della Maddalena”, finì su tutti i giornali. Poco prima dell’azione delle for-
PER PARLARE con Turi don Ciotti è arrivato direttamente dalla Sicilia. Il fondatore del Gruppo Abele e di Libera lo ha raggiunto con il cestello dell’autoscala dei vigili del fuoco e, dopo un breve colloquio, lo ha convinto a desistere: “Non chiedete a me se la Tav è giusta o no - ha detto il fondatore Luigi Ciotti - so solo che esiste, oggi, un grande pericolo: mentre si accorciano le distanze materiali, si allungano quelle sociali. Non so che farmene di un treno superveloce se poi i pendolari sono costretti a viaggiare nelle condizioni che sappiamo. Le opere vanno realizzate rispettando le
L
a ripresa dell'attività vulcanica dell'Etna, con emissione di cenere nell'atmosfera, ha reso necessaria la chiusura dello spazio aereo dell'Aeroporto di Catania Fontanarossa dalla mezzanotte di venerdì e fino alle 7 di ieri. Cancellati i voli per Venezia, Ibiza e Rimini. Dirottato su Palermo il volo Torino-Catania.
SANITÀ
Boom di pillole abortive
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el primo semestre di quest’anno, le pillole abortive Ru486 acquistate dagli ospedali italiani hanno già raggiunto il numero di quelle di tutto il 2010: oltre 4500. A fornire i dati è il ginecologo Silvio Viale, presidente dei Radicali italiani, che ricorda che gli aborti con la Ru486 sono il 5 per cento a livello nazionale e il 10 per cento in Piemonte.
VENEZIA
Crisi, la gondola resta senza remi
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ervizio pubblico dimezzato al traghetto di Santa Sofia, punto d’imbarco sul Canal Grande, perché a una gondola mancano due remi. Conseguenza della crisi: a causa dei mancati finanziamenti, il Comune di Venezia per due anni non ha potuto erogare sufficienti risorse all’Ente Gondola.
T
arghe alterne, domeniche a piedi, anello ferroviario off-limits per i veicoli più inquinanti. Sono questi i provvedimenti “permanenti, emergenziali e programmati” previsti dal piano del Comune di Roma per ridurre i livelli di polveri sottili e biossido d’azoto.
A fianco, Turi “Vaccaro” sul cedro di Chiomonte. Sopra, il “blitz” del pacifista sul viadotto dell’A32 lo scorso 23 maggio (FOTO XXX)
persone, l’ambiente e soprattutto la sostenibilità economica. Mi chiedo se in questo momento, con i dormitori pieni e le strutture di prima accoglienza in grande difficoltà, sia una scelta giusta. Penso che ci siano altre cose molto più importanti a cui pensare”. La vicenda di Turi Cordaro non è che l’ultimo capitolo di quell’“assedio” al cantiere Tav che - dopo i gravi scontri del 3, 25 e 27 luglio - sembra aver imboccato una via, forse complice l’estate, più ragionevole. I lavori del tunnel esplorativo della Maddalena, intanto, sono ben lontani dall’iniziare.
Eruzione Etna caos all’aeroporto
Piano anti-smog domeniche a piedi
E L’EX OPERAIO FIAT SOSPENDE LA PROTESTA SOLO DOPO L’ARRIVO DI DON CIOTTI ze dell’ordine riuscì - chissà come - a raggiungere il viadotto dell’autostrada e a correre - scalzo e a torso nudo verso la ruspa cingolata. Il mezzo innescò una comica e affannosa retromarcia, prima che l’uomo venisse bloccato dalla polizia. Qualcuno - assolutamente a sproposito - evocò lo studente cinese che nel 1989 si piazzò di fronte ai carri armati dell’esercito popolare cinese in piazza Tien An Men a Pechino, ma la scena fu comunque, a suo modo, memorabile.
CATANIA
ROMA
Turi, su un albero per dire no al Tav di Stefano Caselli
N
Per ora sono state realizzate soltanto le opere di recinzione (una delle due aziende cui era stato affidato l’appalto, la Italcoge di Susa, è stata dichiarata fallita pochi giorni fa). Il progetto preliminare della Torino-Lione ha ricevuto nei giorni scorsi il disco verde dalla Commisione d’impatto ambientale (Via) e dal Cipe. Manca l’intesa tra Italia e Francia sulla ripartizione dei costi. Cosa non da poco, dal momento che si parla di decine di miliardi di euro. In tempi di default dietro l’angolo, a pensare che il Tav abbia una minima percentuale di vedere la luce sono davvero in pochi.
BRESCIA
Due morti per fuga di gas
S
ono marito e moglie le vittime dell’esplosione che all’alba di ieri ha causato il crollo di una palazzina a Isorella, in provincia di Brescia. I vigili del fuoco, chiamati dai vicini di cas subito scesi in strada, hanno cominciato a scavare tra le macerie ritrovando quasi subito i cadaveri dei due pensionati colti nel sonno dalla deflagrazione.
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Domenica 7 agosto 2011
ALTRI MONDI Giappone Kan: “Basta dipendenza nucleare”
Stasi C’era una base a Berlino Ovest
“Il Paese deve puntare a diventare una società che non dipende dall’energia nucleare”: lo ha detto il premier giapponese Naoto Kan durante la cerimonia per il 66° anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima, che nel 1945 causò 140mila vittime. Anche il sindaco di Hiroshima, riferendosi alla catastrofe del marzo scorso a Fukushima, ha chiesto al governo nazionale di rivedere i piani atomici. (FOTO ANSA )
Subito dopo la costruzione del Muro, l’hotel Luftbruecke del quartiere Kreuzberg di Berlino era la cosiddetta “base Rheinland” della Stasi, i servizi di sicurezza dell’ex Repubblica democratica tedesca. È quanto ha scoperto in settimana l’intelligence tedesca declassificando alcuni documenti segreti. L’albergo era la base operativa di almeno dodici spie che agivano su tutto il territorio federale. (FOTO ANSA)
LAMPEDUSA C’È CHI CI GUADAGNA Trasporto migranti, 140 mila euro al giorno per la nave Moby di Sandra
Amurri inviato a Lampedusa
loro corpi – quando sbarchiamo a Lampedusa – non ci sono più. Alcuni li ha ingoiati il mare. Altri, sigillati nelle bare, sono stati portati via dalla nave della morte. Ma le anime delle centinaia di migranti salpati dalle coste libiche venerdì scorso aleggiano nella memoria ancora dolente degli isolani. Come cicatrici lente da rimarginare stanno lì a ricordare che non sarà certamente l’ultima tragedia del Mediterraneo.
I
CE NE SARANNO ancora. E di nuovo la politica starà a guardare incapace di decidere di risolvere un problema che chiama in causa il livello di civiltà di un Paese, pronunciando le solite parole di circostanza. Intanto, però, l’emergenza profughi continua ad occupare le aperture dei tg e dei giornali, seminando paura tra i turisti, che scelgono altre mete.
Risultato: a Lampedusa i migranti non ci sono. O meglio, quelli che ci sono stanno rinchiusi in quella specie di lager che chiamano centri di accoglienza (ieri ne sono sbarcati altri 430, il Cie è di nuovo al collasso con 1200 presenze) e non ci sono neppure i turisti. Il 70% in meno dell’anno scorso, percentuale che rischia di raggiungere l’80% a fine mese. Le spiagge hanno il passo della vita settembrina più che ferragostana: ombrelloni semi-vuoti, nessuno in fila per mangiare o nei bar della centrale via Roma per gustare una granita. Tutta colpa dello spauracchio migranti? Sicuramente, ma soprattutto dei rari voli che collegano l’isola al continente e dei costi elevatissimi che hanno. Per venire qui abbiamo pagato un biglietto di sola andata da Roma 300 euro con la Blue Panorama. La stessa compagnia che il ministro del Turismo Michela Brambilla nella conferenza stampa che seguì alla visita del premier Silvio Ber-
Operazioni di soccorso ai migranti del barcone con 400 persone giunto ieri a Lampedusa (FOTO ANSA)
lusconi sull’isola, invitava ad utilizzare in quanto avrebbe garantito lo sbarco a Lampedusa con soli 50 euro. Forse intendeva il costo del taxi per arrivare a Fiumicino dal centro città. Per non parlare dell’Alitalia che garantisce un volo al giorno, solo il sabato e la domenica. Eppure l’atmosfera misteriosa e incontaminata del mare e delle baie, la gentilezza ruvida e autentica dei pescatori, continua a rendere Lampedusa la più bella isola che guarda all’Africa. E abbassa gli occhi di fronte all’indifferenza e all’incapacità dei nostri governanti. L’emergenza immigrazione non conosce la parola fine. Mentre conosce bene il suo prezzo. In termini umani, ovviamente, e questo non è quantificabile. E in termini di costi. Questi sì quantificabili. Come i 140 mila euro al gior-
no che per due mesi – tanti ne sono trascorsi finora – fanno 8 milioni e quattrocento mila euro per pagare la nave Moby, che trasporta in altri luoghi gli immigrati che non trovano posto nei centri. Affidamento diretto in nome dell’emergenza all’armatore Vincenzo Onorato socio di Cin, l’Associazione temporanea d’impresa che si è aggiudicata la gara per l’acquisto della Tirrenia, un tempo società pubblica.
Ieri sono sbarcati altri 400 disperati, il Cie è di nuovo al collasso: oltre mille persone
CI SI CHIEDE perché non vengano utilizzate le motovedette della Guardia di Finanza, le navi militari o quelle della flotta Siremar, compagnia partecipata dalla Regione Sicilia. Domande destinate a restare senza risposta. Come quella che in molti si pongono sull’isola: che fine fanno i barconi sui quali arrivano i migranti una volta
che vengono caricati con la gru sulla nave? In quali mani finiscono? Mentre si sa dove vengono portati i bambini. Raggiungiamo in sella ad un motorino la ex base Loran poco distante dall’Isola dei Conigli. E lo spettacolo che ci attende toglie il respiro. Occhi neri, blu e perfino celesti, con capelli biondi e pelle scura, magia della miscel-
lanea delle razze. Sguardi imploranti che trapelano come raggi di sole dalla rete. Mani piccole e già coraggiose aggrappate al filo spinato. Lamenti che si perdono nel vento. Ecco dove sono i bambini. Non possiamo entrare. Non ce lo permettono. Li possiamo solo guardare. E ascoltare. Prigionieri senza colpa di una modernità che calpesta la dignità, ma una cosa non riesce a fare: azzerare l’istinto di sopravvivenza, altrimenti come potrebbero resistere qui dentro? La sola cosa che ci viene permessa è andare via. E mentre torniamo verso il molo Favaloro, dove altri barconi stanno arrivando ci chiediamo dove li porteranno questi bimbi, questi ragazzini semmai un giorno decideranno di liberarli. E dove sono quelli che sono riusciti a scappare?
Srebrenica, l’offesa della bandiera serba PER SEMPRE FERITA DAL MASSACRO DEL ‘95 LA BOSNIA CERCA ANCORA LE OSSA DEI SUOI MORTI di Alex Corlazzoli Srebrenica (Bosnia)
o già sepolto mio marito. HpostoHo lasciato al suo fianco il per mio figlio”. Haira Catic, è una delle donne di Srebrenica. Sedici anni dopo quell’11 luglio 1995, quando le truppe serbe di Ratko Mladic occuparono l’enclave per poi ammazzare sotto gli occhi dei soldati Onu oltre otto mila uomini musulmani, Haira non ha smesso di cercare il corpo di Nihad. La guerra per queste madri non è finita: fino ad oggi sono stati recuperati i corpi di seimila persone. Si contano oltre 400 fosse comuni dove sono stati buttati i cadaveri. “Noi non molliamo, finché non troviamo l’ultimo osso di questi nostri cari uccisi. Se non seppellisco ora mio figlio, sembrerà che non l’abbia mai avuto”. Haira e le donne di Srebrenica per sedici anni hanno recuperato abiti, scarpe, ossa, fotografie. Le conservano in scatole. Sulle pareti della loro associazione, un appartamento donato dall’associazione bolognese “La casa degli angeli”,
ci sono uno ad uno i volti dei loro figli, mariti, fratelli. In un album fotografico sono conservate le immagini dei resti ritrovati: hanno ridato un nome, un cognome alle ossa buttate dalle milizie serbe sotto la loro terra per far sparire ogni traccia. Haira prende da una scatola un cranio, lo stringe con entrambe le mani, mi fissa negli occhi e giura: “È un nostro dovere continuare a cercare le persone scomparse. Ogni famiglia ha diritto di seppellire il proprio caro e di andare sulla sua tomba a pregare”. A Tuzla incontriamo chi ogni giorno cerca di non sotterrare la
Sul campanile sventola il vessillo “nemico” Un prete italiano: “Questo è troppo”
memoria. L’International Commission on Missing persons (Icmp) dal 1999 lavora archiviando ossa, ricostruendo attraverso l’esame del Dna, la storia del peggior massacro di massa avvenuto in Europa dopo la seconda guerra mondiale. Basta vedere la cella frigorifera per comprendere: decine di scaffali conservano le ossa di un popolo. Pezzi di mani, di vertebre, crani, spine dorsali raccolte in sacchetti gialli. Classificati con un codice. La puzza di morte invade le narici. Fa pensare a quelle fosse scavate dai serbi. Vien voglia di scappare. Il medico dell’Icmp indossa i guanti di lattice: “Il primo pezzo di ossa di questo uomo lo abbiamo trovato nel 1999, il resto è stato scoperto solo nel 2010. Le sue ossa vengono da quattro fosse”. Il processo di identificazione non ha un tempo: i corpi sono stati dilaniati e dispersi in diversi luoghi. È impossibile trovare uno scheletro intatto. “Attraverso la spina dorsale – spiega il medico dell’Icmp mostrando una fibula forata da un proiet-
Quel che resta Il cimitero di Potocari. A sinistra, i medici dell’Icmp al lavoro sul recupero delle ossa (FOTO AC)
tile – capiamo l’età. Il cranio ci permette di identificare il sesso. Le ossa devono incastrarsi perfettamente. Il resto del lavoro viene fatto incrociando i dati raccolti dalle famiglie: in questi anni abbiamo archiviato il sangue di miglia di persone. Quando abbiamo al 99,9 per cento la certezza di chi sono quelle ossa chiamiamo la famiglia. È il momento più delicato del nostro lavoro”. Alle mogli, alle madri spetta decidere dove dare sepoltura ai priori cari. La maggior parte sceglie di riportarli a Srebrenica, al memoriale di Potoca-
ri, di fronte a quella fabbrica dove erano stati rinchiusi dalle forze Onu prima di morire vittime dei compromessi internazionali. Nel 2011 sono state sepolte a Potocari 613 corpi. Ma la guerra non è finita. “Ogni 11 luglio arrivano al memoriale – racconta Haira – gruppi di serbi con magliette con l’immagine di Mladic stampata. Sono ancora pochi quelli tra loro che vogliono parlare del genocidio. Molti non lo ammettono. Parecchi degli autori dei massacri girano ancora per le nostre strade. Io sono tornata
a Srebrenica, diventata dopo gli accordi di Dayton, Repubblica Serba. Sono nata lì. Lavoravo in Comune. Dopo 16 anni le mie colleghe serbe con le quali prima non avevamo problemi, stentano a salutarmi. Hanno paura”. A Srebrenica il nazionalismo cova sotto le macerie di una guerra che noi europei, secondo i bosniaci, abbiamo dimenticato troppo in fretta o verso la quale abbiamo mostrato indifferenza. Dall’hotel Lavic si vedono la moschea e il campanile della chiesa ortodossa dei serbi: “Guarda bene in cima – indica don Omar Valsecchi, prete bergamasco – sventola la bandiera serba. Non è troppo forse?”.
Domenica 7 agosto 2011
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ALTRI MONDI Ucraina Il pugile Klitschko per Timoshenko
Norvegia Polizia: Breivnik ha agito da solo
Il pugile ucraino Vitali Klitschko, campione del mondo dei pesi massimi, ha abbandonato gli allenamenti in vista della difesa mondiale di settembre (contro il polacco Tomasz Adamek) per tornare a Kiev a manifestare contro l’arresto del leader d’opposizione Iulia Timoshenko. L’annuncio direttamente sul blog personale del boxeur. (FOTO LAPRESSE)
Anders Behring Breivik, l’autore della strage del 22 luglio scorso a Oslo, avrebbe agito da solo. È quanto comunicato dalla polizia norvegese che sta conducendo le indagini per definire i contorni della strage. “Quanto raccolto finora indica che Breivik non avrebbe avuto complici”, ha riferito il responsabile delle indagini, Christian Hatlo. (FOTO ANSA)
CARESTIA INFINITA
Si potrebbe protrarre almeno fino a dicembre L’Onu chiede fondi per aiutare la Somalia di Elisabetta
Reguitti
sa Boldrini –. Non è semplice chiedere di aiutare chi sta tanto lontano da noi, soprattutto in questo periodo di crisi ma lo dobbiamo fare. Perché altrimenti avremo sulla coscienza tutti coloro che non riescono a vivere”.
adri costrette a scegliere quali figli lasciar morire per riuscire a portare gli altri all’interno del perimetro del campo profughi. Uomini, donne e bambini che dopo settimane di marcia senza acqua e cibo diventano carne per gli animali selvatici ugualmente affamati. Sono le immagini della “più grande emergenza planetaria”, come la definisce Laura Boldrini, portavoce dell’Unhcr, l’Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati. Nel Corno d’Africa sono 11 milioni le persone al limite della sussistenza, in tre mesi sono morti 29 mila bambini e per le Nazioni unite il rischio è che questa carestia si protragga addirittura fino al prossimo dicembre.
M
NEL CAMPO profughi di Dadaab, ai confini con il Kenya, ci sono 400 mila persone di cui oltre 100 mila provengono dalla Somalia. Di questi 30 mila si trovano ai margini dell’area in attesa di essere registrati. Costruito 20 anni fa Dadaab avrebbe dovuto ospitare al massimo 90 mila persone, ma oggi è il più grande campo di accoglienza al mondo, qui ogni giorno gli arrivi sfiorano quota 2 mila e l’80
PER FORNIRE protezione e soddisfare le prime necessità dell’intero Corno d’Africa – almeno fino alla fine dell’anno – le Nazioni Unite hanno chiesto oltre 144 milioni di dollari, ma ad ora ne hanno ricevuti 65 milioni, pari solo al 45% del necessario. Portare aiuti in Somalia, poi, è un’impresa. Nei giorni scorsi un commando dell’esercito ha addirittura attaccato una colonna di camion del Programma alimentare mondiale. Non esistono buoni o cattivi tra chi ruba beni di prima necessità, perché tutti sono ugualmente disperati mentre i militari sparano sulla folla. Uomini e donne, le cui vite valgono meno di
Appello per la Somalia: a destra, il C/c postale dell’Onu, per aiutare le popolazioni del Corno d’Africa
per cento è rappresentato da donne e bambini. L’esodo biblico dalle zone dove l’Onu ha dichiarato l’emergenza fame è causato dalla guerra tra le truppe del governo e i ribelli islamici. Conta poco se proprio ieri le agenzie hanno battuto la notizia che Mogadiscio è stata “completamente libe-
rata” dai militanti islamici di al-Shabab. Rimangono parole senza senso anche quelle del presidente somalo Sharif Cheikh Ahmed che ha riferito: “Anche il resto del Paese verrà ugualmente liberato presto” . Frasi che non hanno alcun significato per le carovane della
disperazione, che tentano di sopravvivere al limite dell’umanità. Gli uomini hanno come unica alternativa quella di arruolarsi nelle milizie shabab (“ragazzi” in lingua somala), gli stessi dai quali debbono fuggire le loro donne e figli. “Non è facile cercare di raccontare tutto questo – confes-
ABBATTUTO UN ELICOTTERO CON LA SQUADRA 6 DEI NAVY SEALS, IL REPARTO CHE HA UCCISO OSAMA
di Barbara Schiavulli
soldati delle forze speciali TUnrentotto uccisi, 31 americani e 7 afghani. trionfo senza precedenti per i talebani che hanno abbattuto un elicottero carico di militari. Il peggior attacco subito dagli americani in questi dieci anni di Afghanistan. La guerra va avanti e la pace si allontana. Un passo avanti e due indietro. Anche se, in Afghanistan, ormai, nessuno chiede più che ci sia pace, ma che si possa andare via e che gli afghani siano in grado di cavarsela da soli. Si parla di transizione, di ritiro, ma i talebani, invece, di sedersi al tavolo delle trattative come tutti vorrebbero, non perdono un colpo. E l’America per un attimo si piega. Il presidente Obama ricorda lo straordinario sacrificio di vite umane, quelle dei suoi militari migliori, il collega afghano Hamid Karzai manda le sue con-
zia aerea è il punto di forza dell’Alleanza. I talebani possono correre, nascondersi, mettere ordigni, ma non volare. I russi nel 1989 furono costretti a ritirarsi dall’Afghanistan anche per quello: i Signori della Guerra, grazie agli americani e agli inglesi, riforniti di missili di tutti i tipi, puntavano qualsiasi cosa si muovesse in aria e la tiravano giù. “Siamo stati attaccati e noi abbiamo risposto”, ha detto Zabiullah Mujahid, portavoce dei talebani. Venerdì notte le forze speciali dei Navy Seals, e probabilmente sei dei Delta Force, con sei colleghi afghani erano partiti per un’operazione. Di solito vengono impiegati per dare la caccia ai talebani. Forze speciali che siano americane, inglesi, o anche italiane che non fanno prigionieri. Si cercano i capi talebani di medio e alto livello, quelli che non si siederanno mai a un tavolo delle trattative e si devono eliminare. All’una di notte di sabato, avvolti dal buio di una calda notte afghana, i soldati sono arrivati nella valle di Tangi, a nord est di Kabul, una di quelle zone considerate roccaforte dei talebani. Hanno combattuto due ore, poi lasciati a terra almeno 8 militanti, tra i quali Sayd Abad, l’uomo nel mirino,
Adesso i miliziani cominciano a far paura anche in cielo, prima dominato dagli Usa quest’anno ci siano stati già 17 incidenti che hanno coinvolto mezzi aerei, di solito per le condizioni atmosferiche avverse o per errori del pilota, un elicottero era stato abbattuto il 25 luglio scorso, con il ferimento di due piloti americani. Troppi pochi i giorni di distanza per essere un caso. Nel 2005, l’evento peggiore era stato l’abbattimento di un altro elicottero, nella provincia di Kunar, con sedici soldati americani morti. La suprema-
un pugno di grano, il cui prezzo ormai si è centuplicato diventando inaccessibile. “La siccità è un flagello naturale ma le responsabilità di tutto questo, da oltre venti anni, sono da ricercare altrove – attacca Boldrini – e fino a quando il grano verrà utilizzato come energia combustibile non ci sarà alcuna possibilità per quelle persone. Sono loro a pagare il prezzo più alto delle speculazioni finanziarie globali. Ed è su questo che bisogna intervenire a tutto campo. Solo così riusciremo a capire anche quelli che tentano di approdare sulle coste di Lampedusa”. Laura Boldrini parla anche dei tagli alla cooperazione e lancia un appello: “Di questi tempi non è facile raccontare senza rischiare di voler apparire come quelli che fanno sensazionalismo a tutti i costi. Peggio è riuscire ad avere spazi sui giornali e nei programmi televisivi perché le priorità sono altre. Così quelle persone rischiano di essere invisibili. Mai come in questo momento l’aiuto di ognuno di noi può servire”. Secondo le stime, ad oggi, 43 milioni di persone non possono vivere a casa propria e la maggior parte di loro si trova nel sud del mondo, nei Paesi confinanti a quelli dai quali fuggono nella speranza di potervi tornare. Anche per questo, secondo la portavoce Unhcr Boldrini, sarebbe fondamentale riuscire ad impedire gli esodi di massa, magari costruendo campi profughi dove avvengono i fatti, evitando le migrazioni dei popoli, che accendono epidemie che poi diventano morte.
In tre mesi 29 mila bimbi morti. Boldrini: “Mai come ora servono donazioni per salvare tante vite”
Afghanistan, i talebani vendicano Bin Laden doglianze. Ma se la guerra fosse a buon punto, non parlerebbe in parlamento della possibilità di imporre lo stato di emergenza. Lo fa, invece, minacciando il suo stesso parlamento con il quale non riesce più ad avere un dialogo. E tra i requisiti per un Afghanistan libero dalla presenza straniera, c’è la stabilità politica, per ora lontana quanto la pace. Nonostante
La portavoce dell’Unhcr Laura Boldrini (FOTO ANSA/LAPRESSE)
hanno ripreso il volo dal villaggio di Jaw-e-mekh Zareen, sull’elicottero di trasporto un Chinook birotore. Ma avevano volato poco, di solito voli tattici e a bassa quota, che grattano le montagne e attraversano le gole a tutta velocità, quando un rpg ha preso in pieno il velivolo. I resti sono ancora sparsi ovunque. Sull’aereo l’élite dei militari americani. Il maggio scorso, i Navy Seals, proprio quelli della squadra 6 (ma altri uomini), finirono sulle prime pagine dei giornali, come raramente accade, perché avevano ucciso durante un’operazione simile, Osama Bin Laden. “Siamo al corrente di un incidente che ha coinvolto un elicottero e stiamo verificando i fatti”, è stata la prima dichiarazione del capitano Justin Brockhoff, uno dei portavoce della Nato. Non hanno molta voglia di parlare alla Nato, non sta andando come dovrebbe. Anche se ci sono stati progressi, come il miglioramento dell’esercito afghano, tutti si aspettano che in vista del ritiro americano che comincerà tra un paio di settimane con uno sparuto gruppo di militari, gli attacchi si intensifichino. Non aiutano gli errori dell’Alleanza, l’ultimo due giorni nella provincia turbolenta provincia di Helmand, dove per errore durante un raid aereo gli americani hanno ucciso un imam e 7 dei suoi familiari.
“MOLTE FAMIGLIE arrivano al campo dimezzate. I primi a morire sono i vecchi poi i bambini. Per ora siamo riusciti a trasferire tre mila rifugiati somali da Dadaab a Ifo Extension”, spiega Boldrini, raccontando la sopravvivenza in quella parte di mondo. I rifugiati si sono insediati spontaneamente ai margini del campo di Ifo dove funzionano servizi igienici e serbatoi da 10 mila litri di acqua, di cui beneficano 734 famiglie (oltre 3 mila persone). Per la fine di novembre il progetto dell’Unhcr prevede alloggi in tende per almeno 90 mila rifugiati. In Etiopia, al campo di Dollo Ado, sono arrivati altri 75 mila somali in fuga dal conflitto, dalla siccità e dalla carestia nel proprio Paese. Un flusso continuo silenzioso e invisibile.
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SECONDOTEMPO SPETTACOLI,SPORT,IDEE in & out
SUPERCOPPA
La “premiata pizzeria” Milan conquista Pechino
QUESTA CINA È CUGINA di Giancarlo Padovan
L
a Cina è cugina. Riaprendo, ancora una volta a Pechino, la premiata pizzeria calcistica Italia secondo la recente definizione dell’ex maitre di lusso, Adriano Galliani - trova i soliti numerosi clienti. Entusiasti, accalorati, discretamente maneschi, sportivamente poco educati, quindi molto simili a noi e ai calciatori in campo. Tra bagarini spregiudicati, magliette clonate, cori storpiati, inni cinesizzati e qualche tentativo (riuscito) di aggressione, sembra proprio di stare a casa. Invece si gioca a ottomila chilometri di distanza per ragioni di business: un milione e seicentomila euro a testa alle due società, compreso il valore di intermediazione della Lega, per un investimento totale di dieci milioni in tre anni. Ci sarà un’altra edizione della Supercoppa italo-cinese, anche se non è detto che sia la prossima. Il Milan (2-1) in rimonta ha fatto felice la maggioranza degli ot-
tantamila presenti che erano rossoneri, ma quasi nessuno italiano. Fino all’intervallo, però, loro e il Milan avevano patito la maggiore organizzazione dell’Inter gasperiniana (dal nome del nuovo alleantore, Gian Piero Gasperini), subendo gol alla metà del primo tempo ad opera di Sneijder, giunto all’ultimo passo ufficiale con la maglia nerazzurra. L’OLANDESE, in partenza per Manchester, sponda-City; ha segnato di destro e su punizione, un colpo che resta il preferito, soprattutto adesso che gli manca
Red Hot Chili Nuovo cd il 30 agosto, in dicembre concerto a Milano
Lady Gaga In trattativa per diventare Amy Winehouse in un film
Harrison Ford Premiato con il Pardo alla carriera al Festival di Locarno
Mr Bean Solo qualche contusione dopo l’incidente stradale
vare un vantaggio che era, invece, il prodotto di un primo tempo di possesso della palla e di governo del ritmo, con un fraseggio rapido (uno o due tocchi) e in movimento (dare la palla e buttarsi nello spazio). Non era il Barcellona e nemmeno gli somigliava. Però, fino all’intervallo, l’Inter è stata più squadra del Milan per compattezza, solidità, aggressione e disturbo in pressing, densità in mezzo al campo. Gasperini aveva disegnato un 3-1-4-2 che, di fatto, proponeva cinque uomini a centrocampo con uno di essi (Stankovic) davanti alla difesa; due mobilissimi
Bagarini, magliette clonate, cori storpiati e tentativi di aggressione: sembrava proprio di stare a casa I supporter cinesi del Milan esultano dopo il gol di Ibrahimovic che ha dato la vittoria ai rossoneri (FOTO ANSA)
lucidità e freschezza. Nella circostanza Gattuso avrebbe meritato la seconda ammonizione e,dunque, il rosso. L’arbitro Rizzoli, però, non se l’è sentita e, nella ripresa, un minuto prima che il Milan andasse in vantaggio con Boateng, ha graziato anche l’interista Thiago Motta (pestone nei pressi dei testicoli altrui, precisamente di Thiago Silva). L’Inter ha perso la partita nella ripresa, quando ha abbandonato la difesa a tre per passare alla linea a quattro. Cioè nel momento in cui si è preoccupata di conser-
(Obi e Alvarez) a inserirsi nel lato debole del Milan (la destra della difesa rossonera); altrettanti davanti (Sneijder ed Eto’o) che, a turno, venivano incontro per creare spazio dietro di loro. Il cambio di assetto non era strategicamente sbagliato (con il 4-4-2 si copre meglio il campo), ma si è rivelato inopportuno: l’Inter ha perso riferimenti e misura. Forse ha inciso la stanchezza e, di certo, hanno pesato le assenze (Milito, Cambiasso, Maicon, Lucio, Nagatomo). Tuttavia i nerazzurri si sono smarriti e il Milan, che
aveva colpito un palo nel finale di primo tempo con Ibrahimovic, ha cominciato a cercare i propri attaccanti dietro la difesa schierata (e ferma) dell’Inter. Lo si è visto nell’azione del pareggio di Ibrahimovic (15’: testa, su assist di Seedorf, liberato da un lancio di Robinho), peraltro viziata da un fallo di Boateng su Stankovic. Rizzoli che, evidentemente non deve essere un arbitro di sinistra, quelli che B. ha cominciato a temere l’anno scorso con la sconfitta di Cesena, ha visto, ma lasciato fare. La manovra - stavol-
ta senza falli - si è ripetuta nove minuti dopo quando un lancio di Abate, più bravo a proporre che a difendere, ha liberato la conclusione di Pato. LA DEVIAZIONE di Julio Cesar prima è stata deviata sul palo e poi convertita in gol da Boateng. Il Milan ha così vinto il trofeo per la sesta volta (l’Inter è ferma a cinque), la prima (su ventiquattro edizioni) tra squadre della stessa città, la quinta fuori dall’Italia. Quasi completamente disertata dai tifosi italiani e boi-
cottata dalle due curve, sia per ragioni di costi, sia per ragioni di opportunità (“nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia è bastato un pugno di soldi per trasferire tutto dall’altra parte del mondo”), la Supercoppa non esalta il Milan, ma deprime l’Inter, in ragione dell’ormai inestirpabile masochismo nerazzurro. Sneijder sta per salutare e, con lui, forse Eto’o. Nessun arrivo in vista e Moratti, sullo sfondo, più annoiato che compreso dai conti dell’imminente fair play finanziario.
Esternazioni spericolate
Vasco, la depressione a tempo di rock di Andrea
Scanzi
ssumo (da tempo) un cocktail di an“A tidepressivi, psicofarmaci, ansiolitici, vitamine e altro, studiato da una equipe di
Vasco Rossi (FOTO ANSA)
medici, che mi mantiene in questo “equilibrio” accettabile. (..) Se sono vivo lo devo a loro e a tutta questa valanga di chimica che assumo. NON avrei superato tutte le consapevolezze, le sofferenze e la profonda depressione nella quale ero sprofondato nel 2001”. Così parlò Vasco Rossi, in un post delle 23.07 pubblicato venerdì su Facebook. Puntini di sospensione, grassetto, parole qua e là in maiuscolo. Linguaggio smart per ammissioni pesanti. Vasco ha scoperto l’esternazione. Ormai è tutto un debordare. Sin da quando, a giugno, si dichiarò fa-
vorevole al nucleare. Dopo il ricovero, ufficialmente per una costola fratturata, ha scelto Facebook (“pazza piazza”) come sfogo ciclico e flusso di coscienza. Giovedì ha zimbellato Francesco Alberoni (opera sempre meritoria) che con originalità fiammeggiante aveva accostato rock e droga. Venerdì la depressione. Poche ore dopo, alle 2.19 di notte, un corsivo (in versi) sulla svolta colta: “DICHIARO felicemente conclusa la mia straordinaria attività di ROCKSTAR”. L’aveva già detto, ma evidentemente ha troppa urgenza di raccontarsi. Accadde anche a Francesco Nuti. Nel post notturno, insolitamente intellettualoide, Vasco si erge a ultimo cantautore libero: “Voglio insegnare ad “ascoltare” le Canzoni./ Voglio diffondere il concetto che/ la "Can-
zone d'Autore",/ fa parte della Cultura che conta”.Veneratisso, vulnerabilissimo: amico fragile, mai come adesso. Le foto, che lo ritraggono circondato da nuvole (con Chroma Key in stile Felice Caccamo), amplificano l’inquietudine che dà il guardare dal buco della serratura (e del web) l’anima di un uomo famoso e ferito. Il gorgo esistenziale di Vasco si sta riducendo a telenovela. Penosa e morbosa deriva mediatica. Rossi ha nuovamente aggiornato il suo profilo alle 13.52 di ieri. Giochi di parole puerili (“NON sono depresso... come NON mi sono dimesso!”, “D’altronde chi-mi-ca...pisce è bravo”), firma immancabile (“V.R.”) e glosse a cotanta logorrea emotiva: “Ho provato il gusto di mettere i panni fuori. Questo non per dare aria alla bocca delle comari del
paesino, i cosiddetti ‘organi’ di stampa, ma per godere della condivisione dell'esperienza e della sensazioni. Non ho paura di parlare delle mie debolezze, visto che, paradossalmente, sono la mia forza. Ho capito comunque che la stampa è veloce nell'informare ma dannatamente ritardata nel comprendere”. Vasco ha buon gioco a stigmatizzare “la stampa” (ma sono gli stessi giornalisti che da decenni lo tengono in vita artisticamente, e in quel caso “la stampa” gli piace). L’auspicio è che possa imboccare la strada di Peter Gabriel. Cantarsi, curarsi. Don’t Give Up, Digging In The Dirt, I Grieve. Brani terapeutici. Magari il prossimo disco di Vasco - I soliti - suonerà come una canzone così perfetta da guarire se stessa. Magari.
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SECONDO TEMPO
+
IL PEGGIO DELLA DIRETTA
TELE COMANDO TG PAPI
Una crisi da 5 minuti di Chiara Paolin
g1 “Crisi in borsa, focus su Germania” riesce eroicamente a titolare il primo servizio dedicato all’Europa dopo il terremoto Usa. Contenuto: la Germania è “poco solidale” con la brava e bella Italia. Tale Fabio Sdogati, docente universitario, certifica l’ingiusta severità teutonica a fronte del brillante governo tricolore. Rapide le reazioni politiche: un Di Pietro campagnolo e il redivivo Capezzone che sillaba: “Basta con le solite schiassate, anche l’opposizione dia una mano”. Cosa fatta capo A, argomento crisi concluso, alle otto e cinque minuti già si parla di Libia (che guerra, signora mia), Lampedusa (ma quanti sono ‘sti stranieri?), inchiesta Penati (dai che a Monza adesso comanderà il Calderoli) e via andare con tutto quanto possa rinviare ogni sussulto di con-
T
sapevolezza. Compreso un interessantissimo pezzo sulle mappe del fanatico norvegese Breivik: voleva colpire anche all’estero, magari è solo una fandonia, ma vale certo la pena di aggiungere un goccio d’incertezza. Così va il mondo, cari ragazzi. g2 T Fabio Cucconi mostra gli adesivi che vanno a ruba sui marciapiedi di New York City: “Downgrade Obama”. Berlusconi invece rilancia il fantasma di se stesso: “Voto nel 2012? Non se ne parla proprio, casomai anticipiamo la manovra”. Così a pagare la crisi sarà la gente normale, mica i big come Cicchitto, Gasparri e Romano. Che annuiscono serissimi mentre Bossi arrota l’ultimo sussulto: “Bisogna andare in commissione a lavorare, bisogna salvare l’economia” sussurra davanti a una sonnolente adunata padana. A sud invece
si parla di sangue infetto: forse due donatori affetti dal morbo della mucca pazza hanno contaminato un tot di sacche, e i malati sono nel panico. Anche perché sanno che le vittime dello scandalo anni Settanta stanno ancora aspettando i soldi. E la giustizia. g3 T AAA, soluzione globale cercasi mentre l’America perde una A e manda in fibrillazione il pianeta. Compresa la piccola Italia: Berlusconi stira il sorriso oltre le leggi della chirurgia plastica, Draghi deglutisce con una cravatta sempre più stretta attorno al collo: Merkel e Sarkozy lo marcano al millimetro. Anche banche e industria chiedono di far presto, più presto, prestissimo. Ma davanti a Palazzo Chigi la bandiera tricolore è moscia, da palazzo Grazioli esce il macchinone del Cavaliere diretto al ritiro di villa Certosa. Maria Cuffaro intervista Pier Luigi Bersani: faccia tesa, sigaro fumante tra le dita che svolazzano a sottolineare i passaggi clou. Tipo: “Dopo tre anni di favole, ci ritroviamo col cappio al collo. Serve un altro governo, fatto di gente seria: allora noi possiamo anche collaborare”. In chiusura, il commiato al direttore di rete Paolo Ruffini: triste, solitario y final.
di Fulvio
Corpo contundente Abbate
più toccante di L’mo,immagine quest’ultimo scorcio (tepericolante) dell’estate, perdonate l’apparente frivolezza, coincide, almeno al momento in cui andiamo in stampa, con l’abbronzatura del direttore del Tg4, il conterraneo nostro Emilio Fede da Barcellona Pozzo di Gotto. Scendendo nel crepaccio del dettaglio, si tratta di un punto di tostatura del volto che suggerisce autentico amore per la calda stagione, quando c’è modo di spalancare tutti i portelloni agostani ai raggi del sole, anche a costo di assomigliare all’eroe mondano che sul far del tramonto, camicia di lino e maglione annodato sulle spalle, prende ad avviarsi insieme ai suoi pari in pizzeria. Forte della certezza di assomigliare (in volto, ovvio) a un panetto di hashish del migliore “marocchino”, come attesta la tinta, come dimostra appunto il livello di tostatura cutanea. E’ rassicurante constatare che, vivido di un’abbronzatura assai contundente, l’amabile Fede possa avvisare il suo pubblico circa le intenzioni dell’esecutivo guidato dall’amico Silvio Berlusconi nel-
l’ora assai grave del crollo delle borse: “Il governo non andrà in vacanza…”, garantisce il direttore. Non resta quindi che collazionare il volto del nostro con quello dei ministri che c’è subito modo di immaginare inchiodati ai primi banchi di Montecitorio. Peccato, che l’intero ventaglio di notizie offerte dal Tg4 alla fine non riesca, non dico soddisfare, ma almeno contemplare questi nostri desiderata politico-economico-stagionali. Per tutto c’è spazio nel caleidoscopico tg di Fede, dall’irruenza del rattuso globale Dominique Strauss-Kahn verso le assistenti di volo all’irruenza sismica non meno perniciosa di chissà quale vulcano orientale, per poi passare alla presunta presenza di acqua salata sul pianeta rosso, Marte, e così via centuplicando la fervente attesa delle abbronzature istituzionali… E’ davvero rassicurante Fede quando, mostrando la prima pagina “easy” de “Il Giornale” – “Euro in coma” – invita a non cedere al panico, ed effettivamente perfino un pesNonostante tutto, il direttore del Tg4 Emilio Fede ha ancora una buona cera (FOTO ANSA)
simista al limite del millenarismo come Guido Ceronetti davanti al volto color mordente del direttore saprebbe conquistare il senso delle proporzioni, la sensazione che nel contesto berlusconiano non c’è davvero posto per la tragedia, nel migliore dei casi c’è semmai modo di ripensare ora il personaggio di Claudio Gora ne “Il sorpasso” ora il “cummenda” interpretato dal caratterista Guido Nicheli in molte dimenticabili commedie fra Porto Cervo e la romana Collina Fleming. Soltanto al fotofinish c’è stato modo di compiere un’analisi comparata fra l’incarnato dell’imperdibile Fede con quello dei “testimonial” del governo che dovrebbe mettere una toppa alla crisi. Silvio Berlusconi? Assodato, nel suo caso, un uso eccessivo e pervicace dei cosmetici coprenti va considerato, e d’ufficio, “fuori concorso” in ogni disfida che riguardi l’abbronzatura. E lo stesso vale per il pallore “stitico” di Giulio Tremonti, ex aequo infine con il pallore curiale di Gianni Letta. L’unica nota di speranza presso il Popolo della libertà risiede dunque sul volto tostato di Fede. Buona fortuna. www.teledurruti.it
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I FILM 12.00 EVENTO Recita dell'Angelus 12.20 RUBRICA Linea verde Estate 13.30 NOTIZIARIO TG1 14.00 VARIETÀ Lasciami cantare! (REPLICA) 16.30 NOTIZIARIO TG1 16.35 FILM 2 papà, nemici amici 18.00 TELEFILM Il Commissario Rex 18.50 GIOCO Reazione a catena 20.00 NOTIZIARIO TG1 20.35 NOTIZIARIO SPORTIVO Rai TG Sport 20.40 DOCUMENTI DA DA DA 21.30 FICTION Ho sposato uno sbirro 2 "Un bravo ragazzo" "Non è un gioco" 23.50 ATTUALITÀ Speciale TG1 0.55 NOTIZIARIO TG1 Notte - Che tempo fa 1.10 RUBRICA Applausi Speciale - La vita è scena
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/ Red Road
Pronto Elisir
Jackie Morrison lavora come operatrice in un centro di sorveglianza nella periferia di Glasgow. Jackie osserva il mondo attraverso un monitor, ma raramente di quel mondo entra a fare parte. Un giorno, sullo schermo, tra i tanti sconosciuti, compare il volto di un uomo. Un uomo del passato. La donna ne è ossessionata. Comincia a seguirlo, non solo attraverso le telecamere di sorveglianza, ma anche nella vita reale...
Tra gli argomenti della punata la congiuntivite. In che modo prevenire e curare questa infezione molto comune che colpisce gli occhi? Ce ne parlerà la dott.ssa Maria Sofia Tognon, Responsabile del Centro di riferimento di Patologia infiammatoria oculare presso la Clinica oculistica dell’ Università di Padova. E poi la dipendenza da alcol: quando esagerare con l’alcol diventa un problema per l’organismo?
Rai 3 23,20
SCC=Cinema Comedy SCF=Cinema Family SCM=Cinema Max
19.10 The Last Song SCF 19.10 Ragazzi miei SCP 19.15 L'ultimo dominatore dell'aria SC1 19.20 Hydra SCM 19.20 La dura verità SCC 19.35 Serendipity SCH 21.00 Il piccolo Nicolas e i SCF suoi genitori 21.00 Sleepers SCM 21.00 Sud SCC 21.00 Scrittore per caso SCP 21.10 Brooklyn's Finest SC1 21.10 Prima tv L'ordine naturale dei sogni SCH 22.40 Un principe tutto mio 4 SCF 22.40 Waterboy SCC 22.55 Amabili resti SCP 23.30 La solitudine dei numeri primi SC1 23.30 Non c'è limite al peggio SCM 0.15 Il mio amico vampiro SCF 0.15 La liceale, il diavolo e SCC l'acquasanta
SP1=Sport 1 SP2=Sport 2 SP3=Sport 3
15.15 Automobilismo, Trofeo 500 Abarth 2011 Spa-Francorchamps: Gara 2 (Diretta) SP2 15.25 Calcio, FA Community Shield 2011 Manchester United - Manchester City (Diretta) SP1 16.00 Beach volley, Campionato italiano 2011 San Salvo: finale 3°/4° posto femminile (Diretta) SP2 17.00 Beach volley, Campionato italiano 2011 San Salvo: finaSP2 le femminile (Diretta) 17.25 Calcio, Bundesliga 2011/2012 1a giornata Bayern Monaco - Borussia MönchenSP1 gladbach (Diretta) 18.00 Calcio, FA Community Shield 2011 Manchester United - Manchester City (Replica) SP3 18.00 Golf, World Golf Championships Bridgestone Invitational 2011 Da Akron, Stati Uniti 4a giornata (Diretta) SP2
PROGRAMMIDA NON PERDERE
TRAME DEI FILM
Debutto alla regia per Dave Meyers in questo remake dell’omonima pellicola del 1986 realizzato dalla Platinum Dunes, casa di produzione del regista Michael Bay. Una giovane coppia percorre l’autostrada a bordo di una Oldsmobile 442 del 1970. Lungo il tragitto incontrano un autostoppista. E’ l’inizio di un incubo.A Sean Bean il ruolo dello psicopatico all’epoca interpretato da Rutger Hauer.
18.00 FILM Inga Lindstrom - Un weekend a Soderholm 20.00 NOTIZIARIO TG5 Meteo 5 20.40 VARIETÀ Bikini 21.10 VARIETÀ Lo Show dei Record 0.00 FILM Acqua e sapone 2.00 NOTIZIARIO TG5 Notte - Meteo 5 Notte
SC1= Cinema 1 SCH=Cinema Hits SCP=Cinema Passion
/ L’età dell’innocenza New York, 1870. L’avvocato Newland Archer si innamora, riamato, della bella contessa Olenska, cugina della sua giovane promessa sposa, e donna libera e anticonformista che ha da poco lasciato l’Europa e il marito. Nonostante la passione che li lega, i due rinunceranno al loro amore lasciandosi vincere dalle convenzioni sociali e dalle rigide regole della borghesia conformista dell’epoca.
Rete 4 23,30
Rai 3 20,20
Missione natura
Kilimangiaro Una donna che ha girato il mondo e che è riuscita a mantenere intatto nel tempo il suo amore viscerale per i viaggi, una passione che le è stata tramandata e che ha condiviso, sin da piccola, con il padre Ambrogio. Con lei Licia Colò si confronta sulle mete da visitare e sul modo “giusto”di viaggiare. Francesca Fogar parla anche della sua professione di giornalista e ripercorre le emozioni di tante avventure.
Rai 3 21,00
Vincenzo Venuto si trova ancora in India, per vedere da vicino una creatura terribile e meravigliosa che in questo continente è adorata come un dio: il cobra reale. Un’impresa ad alto rischio, perché il cobra reale raggiunge anche i sei metri di lunghezza, può alzarsi per un terzo del suo corpo per guardare negli occhi il suo avversario e fa rabbrividire anche il più esperto dei biologi con il suo sibilo minaccioso.
La7 21,30
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Domenica 7 agosto 2011
SECONDO TEMPO
PIAZZA GRANDE Cosa ci dicono i mercati pazzi di Furio Colombo
mmaginiamo di essere gli sceneggiatori del film "Italia". Abbiamo appena girato la scena in cui i tre eroi della difesa del Paese contro il furore dei mercati ostili si sono coraggiosamente presentati in campo e hanno detto, a viso scoperto: primo, che la Costituzione sarà cambiata per imporre il pareggio di bilancio, ovvero il governo italiano ha dato a se stesso la stessa misura paralizzante che l'opposizione repubblicana più violenta ha imposto al presidente Obama per impedirgli di governare; secondo, che la Costituzione sarà cambiata cancellando l'art.41 in modo che, per il business, tutto sia automaticamente permesso, nel Paese di ndrangheta, camorra, mafia e Sesto San Giovanni; terzo, che la manovra finanziaria necessaria a rilanciare l'economia viene spostata dal 2014 al 2013, che è la correzione modesta di un errore notato anche dagli inesperti (ma perché non fare subito ciò che si dichiara la chiave del problema?), quarto,è pronto lo Statuto dei Lavori, che sostituisce, con il suo nome da utopia principio di secolo, il concreto Statuto dei Lavoratori, che impedisce lo sfruttamento del lavoro dipendente. Sara vero che è pronto ma sembra un attore buttato fuori senza trucco e senza copione.
I
PER CAPIRE bene, immaginiamo la scena che segue. Siamo nel covo degli speculatori, dove si tramano con cattiveria quei colpi di testa del mercato che Berlusconi ha irriso citando il suo papà che, nell'altro secolo, ha definito i mercati finanziari "un orologio rotto". Immaginiamo queste canaglie che stavano per attaccare l'Italia ma sono stati folgorati da una inaspettata conferenza stampa, niente meno che Berlusconi con Tremonti da parte e Gianni Letta dall'altra. Ecco le nostre canaglie intente prima ad ascoltare attonite, poi a leggere e rileggere il documento. Si guardano muti, costernati, prima ancora che uno di loro abbia il coraggio di dire: "E adesso come faremo ad attaccare nelle Borse, nei mercati, nel valore dei titoli e del debito, un Paese così astuto, dotato di un tempismo fulmineo e di una strategia impenetrabile? Questi nostri avversari che avevamo scambiato per Grecia e Spagna, sono giunti al punto da richiamare dalle ferie d'agosto i membri della Commissione Affari Costituzionali. Vi rendete conto? Lavoreranno subito, in piena estate, mentre gli altri Paesi a rischio del mondo impigriscono, a cambiare l'articolo 41 della loro Costituzione, e a imporre la norma costituzionale del pareggio di bilancio. Come se non bastasse, ti buttano sulle barricate lo Statuto dei Lavori. Infatti è sceso in campo, sulla linea impenetrabile della difesa italiana, nientemeno che un certo Sacconi, con una serie di nuove idee destinate a bloccare ogni cattiva intenzione contro l'economia italiana. Ma chi lo attacca più un fortino simile?" Lunedì prossimo confronteremo la sceneggiatura con la realtà. Ma è chiaro che qui la realtà conta poco. C' è persino, nel nostro Senato, un Nicola Rossi, eletto nelle liste Pd, che aveva già raccomandato
Uno spettro vincente si aggira per il mondo, quello dell'estrema destra economica. È lei che esclude le tasse sul patrimonio, ma colpisce a morte il welfare in nome del pareggio del bilancio di suo, spontaneamente, prima di Tremonti, di dare all'Italia ciò che il Tea Party ha fatto trangugiare a Obama, come il boccone piu' amaro. Come ripete il premio Nobel per l'economia Paul Krugman, che non ha l'onore di avere fra i suoi lettori Nicola Rossi, l'obbligo di pareggio di bilancio è una norma assurda che, di fronte alle emergenze di un periodo storico turbolento e pericoloso, impedisce a chi governa di governare. "E' come togliere al governo la carta di credito su cui si fonda tutta l'economia. Il primo ministro o il presidente di uno Stato diventano amministratori di tribunale nelle mani di un grande potere estraneo al Parlamento e alle elezioni. E qui finalmente si intravede il nuovo e vincente personaggio che sta attraversando la scena del mondo fra il silenzio conformista di chi ha capito, e il sottomesso consenso di chi non se ne accorge: l'estrema destra economica. Di questo potremo vantarci: l'Italia entra, subito dopo gli Stati Uniti, nella lista dei Paesi governati per procura da un partito che nessuno ha eletto ma che ormai comanda con forza brutale: la estrema destra economica, che ha finalmente rimpiazzato il vuoto lasciato nella storia dalla estrema destra politica, ormai ri-
dotta a poche caricature. Rivediamo la sequenza. Berlusconi, che alle Camere e nelle sconnesse dichiarazioni dedicate ai mercati, colpevoli -secondo lui -di non voler prestare attenzione ai suoi innegabili successi, e aveva detto a tutti un cordiale arrivederci a settembre, si era dimostrato privo di competenza o anche solo capacità di capire ciò che stava accadendo. L'estrema destra economica ha visto il vuoto che si stava creando proprio dove un personaggio come Berlusconi, pur di restare in scena, appare disponibile a recitare tutte le parti. Qui la parte è prestarsi a sovvertire la Costituzione so-
rola, stare alla larga da ogni tassa sulla ricchezza e sul patrimonio. L'estrema destra economica, con la stessa determinazione della estrema destra politica, non fa sconti: le tasse, tutte le tasse, le pagano i poveri e coloro che, in silenzio e disciplina, si spartiscono il lavoro che è restato, e diventano, dunque i nuovi liberti, muti, disciplinati e inclini a benedire la loro fortuna di lavorare e pagare da soli.
PER QUELLO che manca, basta lanciare periodiche campagne contro i privilegi dei pensionati, in modo che, come i morenti sui barconi in avaria nel Mediterraneo, provvedano a vicenda a farsi male da soli, ciascuno non tanto per avere di più, che è impossibile, ma perché l'altro abbia di meno. Infatti, nel mondo della estrema destra economica, come in quello della estrema destra politica, ogni risultato o risparmio o riduzione di spesa, non viene diviso con tutti attraverso le tasse, ma sale in alto, verso zone sempre più lontane, separate, inacIl ministro del lavoro Maurizio Sacconi (F A ) cesibili, secondo il disegno di un monlidaristica italiana nei tre punti do nuovo, di vera e intatta ricfondamentali del rimuovere chezza, di vera ed estesa poverogni controllo alle decisioni del tà, con governi sempre più amsettore privato (la rimozione ministrativi e sempre meno podello articolo 41), nel togliere al litici, perché privi di strumenti governo dei cittadini il controllo per governare. Quanto alle resie la responsabilità della spesa due garanzie democratiche, bapubblica (il cosiddetto vincolo sterà mantenere l'attuale sistedi pareggio del bilancio) e nel ma elettorale detto "Porcellum" mettere i lavoratori in condizio- per essere sicuri che quelle gane di ubbidire senza parlare, se ranzie non ci siano più. Poteva hanno la fortuna di essere accol- uno come Berlusconi, che era riti dentro le mura di una delle fab- masto senza copione, e stava lasciando la scena con pochi apbriche superstiti. Infine, anche se la fatidica con- plausi a pagamento, lasciarsi ferenza stampa che Berlusconi è sfuggire l'occasione di essere il stato spinto a fare per colmare il Gauleiter italiano della estrema suo stesso vuoto non ne fa pa- destra economica? OTO
NSA
GIUSTAMENTE
É
di Bruno Tinti
SIAMO GIUDICI O ONOREVOLI? N
el 2004 un deputato PdL, Carmelo Patarino, denunciò Nicola Putignano, suo ex collega, per indebite pressioni sul consiglio comunale di Castellaneta Marina. Il pm ritenne infondata questa denuncia, anzi vi ravvisò due reati: diffamazione e calunnia; e inviò gli atti alla Camera perché deliberasse se le affermazioni diffamatorie fossero state formulate da Patarino “nell’esercizio delle sue funzioni”. La Camera disse di si e il processo per diffamazione si bloccò. Patarino fu processato invece per calunnia e condannato a 1 anno e 4 mesi. Sentenza appellata e arrivata adesso in Corte d’Appello; che ha ritrasmesso gli atti alla Camera, chiedendo di nuovo se le affermazioni di Patarino dovevano considerarsi insindacabili. La richiesta è stata respinta perché inammissibile; la Camera, dice l’on Castagnetti, già si era espressa su tutte le affermazioni di Patarino, quelle qualificate diffamatorie e quelle ritenute calunniose; sicché oggi non si deve pronunciare di nuovo. La Corte d’Appello si riprenda tutto e non proceda per via dell’art. 68 Cost. Di Patarino e Putignano non ce ne importa niente; ma dell’ignoranza, vera o presunta, dei deputati si. Insomma, ancora una volta, ci sono o ci fanno? Diffamazione: racconto a qualcuno che Pinco Pallino è uno stupido e non sa fare il proprio mestiere. Calunnia: racconto a un poliziotto o a una Procura che Pinco Pallino ha minacciato un sindaco; ma so che non è vero. Differenza: nel primo caso non attribuisco alcun reato; nel secondo si. C’è anche un’altra differenza un po’ più tecnica: se attribuisco a Pinco Pallino un reato ma lo racconto a gente che non ha l’obbligo della denuncia (per esempio, un giornalista), non commetto calunnia ma solo diffamazione. Poi, è chiaro, nel processo, si vedrà se il reato c’è o no. Forse non ho detto che Pinco Pallino è stupido ma solo che non è tanto bravo a lavorare; questione di sfumature. I processi per diffamazione sono difficili proprio per questo. E, quanto alla calunnia, il punto sta nell’accertare se, accusando Pinco Pallino, sapevo o no che era innocente. Se ero convinto della sua colpevolezza sarò assolto. E questo anche se poi Pinco Pallino non sarà condannato: una cosa è la mia convinzione e altra è la decisione del giudice. Ciò che interessa in questa storia è la ripartizione dei compiti: la Camera deve accertare se le “opinioni” del parlamentare ritenute diffamatorie sono state espresse nell’esercizio delle sue funzioni; la Procura se questi, quando ha denunciato che Pinco Pallino aveva commesso un reato, sapeva che era innocente. A ognuno il suo. Ora: perché la Corte d’Appello ha chiesto alla Camera di deliberare sulle affermazioni, ritenute calunniose, di Patarino? Non è competenza della Camera pronunciarsi sui reati commessi dai parlamentari: l’autorizzazione a procedere è stata abolita. Forse la Corte d’Appello pensa che non di calunnia si tratti ma di diffamazione. Ma, se anche così fosse, la Camera si era già pronunciata. E poi: è inaccettabile la pretesa dei parlamentari di sostituirsi al giudice. La Camera non poteva pronunciarsi sulle affermazioni calunniose: quelle non sono “opinioni”, sono accuse false; e, se non lo fossero, sta al giudice accertarlo. E’ sempre la stessa storia, che si tratti del “peone” Patarino o di B: se B ha commesso una concussione quando ha “pregato” la Polizia di affidare Ruby alle sue discutibili amiche e se l’ha fatto “nell’esercizio delle sue funzioni”; è cosa che devono decidere i giudici, non la Camera.
I veri pericoli del dollaro fragile di Fabio Sacciavillani*
guerre sostanzialmente perse. Questo certificano gli analisti di S&P. Il declassamento ha tre conseguenze di rilevo, una squisitamente economica, una politica e una sull’architettura monetaria internazionale.
i può esaminare l’onta del declassamento di S&P subito dal debito sovrano statunitense da varie angolazioni, ma l’arco temporale deve necessariamente abbracciare un paio di decenni. I primi SUL PIANO ECONOMICO il declassamento aranni della globalizzazione crearono l’illusione che il riva in una congiuntura fragilissima. I mercati sono in sistema economico e finanziario di impronta anglo- preda all’incertezza derivante dalle crisi fiscali in Eusassone fosse destinato ad estendere la propria ege- ropa, mentre l’economia dei pesi sviluppati è in fremonia alle lande che si affrancavano lentamente da nata. Ma per il momento l’annuncio non dovrebbe decenni di stagnazione e sottosviluppo adottando avere effetti devastanti, perchè largamente anticipal’economia di mercato e accantonando il mito del- to. Anche con i moli scalcinati il debito pubblico USA rimane il porto più l’autosufficienza. sicuro. E fintanto Invece la globalizzazioche le altre società ne ha scardinato i rap- I mercati si di rating trattengoporti di forza planetari no il giudizio, fondi in senso inverso perchè aspettavano il taglio pensione, assicurai paesi emergenti sono zioni e banche instati più determinati nel- del rating sul debito ternazionali contila competizione, hanno americano e per ora nueranno a tenere sopportato sacrifici e in portafoglio i Treahanno assorbito rapida- i grandi investitori suries americani. mente tecnologia e know Quanto alle istituhow. Invece, proprio il non venderanno i zioni finanziarie d’oltre Atlantico, le regolaPaese che si riteneva l’ementazioni americane riparano il debito pubpicentro del nuovo ordi- buoni del Tesoro blico interno dal declassamento: nei bilanci di ne mondiale, oggi tra- Usa, ma la moneta banche e fondi i Treasuries hanno uno status speballa sotto il peso dei deciale indipendente dai rating. Inoltre la Fed biti, e vede erosa la sua di Washington è continuerà ad accettare i titoli di Stato a garanpreminenza perchè si è zia delle operazioni di liquidità per il sistema illuso di vivere al di so- sempre più bancario. Infine i titoli a breve scadenza non pra dei propri mezzi e si sono coinvolti nel declassamento e quindi non è dissanguato in due un’incognita
S
ci sarà nessun impatto sui fondi monetari, vero pilastro del risparmio. Le ripercussioni politiche invece saranno molto piu’ virulente. S&P attribuisce la decisione senza mezzi termini proprio all’incapacità del sistema politico ad erigere solidi argini in vista all’onda di piena del debito pubblico nei prossimi anni. Un j’accuse contro la bagarre istituzionale, favorita da una Costituzione anacronistica, sfociata un mercato delle vacche di corto respiro. A questa analisi hanno fatto da grancassa i messaggi, a tratti sprezzanti, diramati dalle autorità cinesi. I creditori intimano a muso duro la fine della finanza allegra che ha consentito all’America di mascherare il declino economico vivendo di debiti. GLI EFFETTI SUL SISTEMA monetario non saranno immediati né prevedibili, ma verrano imposti proprio dai nuovi protagonisti della globalizzazione, Cina in primis. Il dollaro finora ha rappresentato la pietra angolare dell’economia e della finanza. Questo ruolo non è più sostenibile innanzitutto perchè il Pil americano è una frazione sempre minore di quello globale e poi perchè gli scambi internazionali non possono essere condotti indefinitamente in una moneta che si sta già deprezzando inesorabilmente, il cui emittente non da’ affidamento nell’onorare gli impegni e la cui classe politica potrebbe innescare una spirale inflattiva di fronte all’impasse istituzionale. Alta inflazione e debiti fuori controllo erano fenomeni prevalenti fino a qualche tempo fa nelle Repubbliche sudamericane. In sostanza, S&P ha avvertito che a Washington si comincia a percepire un fastidioso odore di banane. *capo economista del fondo sovrano dell’Oman
Domenica 7 agosto 2011
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SECONDO TEMPO
BOX
MAIL Per il bene dell’Italia nascondete Scilipoti C’è un elemento che potrebbe far precipitare d’improvviso la situazione economica italiana: Scilipoti. Se infatti i grandi squali della finanza, quelli che nuotano famelici tra i grattacieli di Pechino, Londra o New York o se i fondi d’investimento mondiali che muovono miliardi di euro con un click scoprissero che il governo italiano si regge grazie a Scilipoti&C. venderebbero titoli italiani alla velocità della luce. E per noi non ci sarebbe scampo. Non si tratta di un problema estetico. Ognuno ha i suoi gusti e Scilipoti potrebbe perfino piacere. Il problema è politico. Stiamo ai fatti. Nonostante tutti, forse tranne il Papa e Piersilvio, abbiano chiesto a Berlusconi e Tremonti di tagliare i costi della politica e bonificare lo Stato dai parassiti, il Governo si limita ancora a generici annunci. Ci gira intorno e la casta ci ha “smenato” solo una vacanza a sbafo in Terra Santa. Una pazzia dovuta proprio agli Scilipoti sparsi lungo lo Stivale. Il Nostro, infatti, è l’emblema di gran parte della nostra classe dirigente. Dai piccoli comuni, alle province. Dagli enti inutili, al Parlamento. L’Italia è invasa da questi ometti guidati da miseri egocentrismi e veniali chimere esistenziali. Gente che se la politica fosse un’attività povera, pulita e seria scapperebbero a gambe levate. Ma siccome è l’opposto, ci sguazzano satolli. E soprattutto non hanno nessuna intenzione di cambiare nulla. Una situazione devastante in crisi di questa portata. Soprattutto se la cosa si capisse oltralpe. Tommaso Merlo
La questione morale del Partito democratico Dalle pagine del Venerdì di Repubblica, Curzio Maltese, riferendosi agli inquisiti di sinistra, chiede a Bersani “spiegazioni convincenti” e di “fornirci una versione un po’ più plausibile della questione morale nel Pd”. Mi associo, ma temo che la sua richiesta cadrà nel vuoto. Vale
Furio Colombo
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A DOMANDA RISPONDO NESSUNO TOCCHI MUBARAK
aro Colombo, ho visto la fotografia dell’ex dittatore egiziano dentro una gabbia, in barella, forse morente. Possibile che il mondo ricominci sempre da capo, cioè dal suo lato peggiore, la vendetta?
C
Aristide
NESSUN dubbio sulle colpe di Mubarak,
sull’orrore delle sue celebri prigioni, sul pugno di ferro con cui teneva ordine nel suo Paese, e lo faceva apparire, a momenti, migliore di altri e persino democratico. Nessun dubbio sull’orrore della immagine che giornali e tv ci hanno mostrato in questi giorni: l’uomo malato, in barella dietro le sbarre di una improvvisata aula di tribunale dove si dovrebbe celebrare la giustizia e dove, si dice in rapido finale di frase, “il rais potrebbe essere condannato a morte”. Devo (come tanti di noi, di qui alle Nazioni Unite) ai Radicali italiani questo senso di imbarazzo e vergogna di fronte a un ex assassino che sta per essere assassinato. Intendo dire: dobbiamo ai Radicali il fatto che una massa notevole di esseri umani, grande abbastanza da lasciare il suo segno nella Assemblea generale delle Nazioni Unite, comunichi attraverso il mondo lo stesso sentimento che tanti provano personalmente, e sia pronta a fare di tutto per fermare la morte di Stato, per separare per sempre il progetto di morte dalla idea di Giustizia. É ciò che leggiamo nel rapporto annuale appena pubblicato dall’attivissima organizzazione radicale “Nessuno tocchi Caino” (Elisabetta Zamparutti, Sergio D’Elia ) che funziona da monitor sulla pena di morte nel mondo, da canale organizzativo per ogni specifica battaglia a sostegno o difesa di chi è in pericolo, da grido d’allarme per le situazioni poco note, dimenticate, sconosciute. Come avviene spesso nelle iniziative radicali, è il carattere pratico, molto attivo nei singoli fatti, esatto nelle cifre e poco predicatorio, il modus operandi di questa organizzazione. Ci sono molte ragioni per ricordare e sostenere questo lavoro, oltre all’importante gesto di iscriversi per dare sostegno. Forse la più importante è di restare continuamente a contatto
però a far riflettere i lettori e gli elettori democratici. Tanti compagni, che oggi giustamente s’indignano, fino a ieri tacciavano di utopistico e passatista chi osava accennare alla questione morale
IL FATTO di ieri7 agosto 1420 Solo sedici anni. Tanti ce ne vollero a quel genio di Filippo Brunelleschi, per costruire la Cupola dei miracoli, “…si grande – come scriverà Leon Battista Alberti – da coprire con sua ombra tutti i popoli toscani”. Sedici anni a partire da quel 7 agosto 1420 quando, vinto il concorso bandito dall’Opera del Duomo e estromesso lo sfidante rivale Lorenzo Ghiberti, dette il via al suo straordinario cantiere, modello di laboratorio collettivo con trenta maestranze stabili per 7300 giorni di lavori. Un caratteraccio, Filippo di sor Brunellesco, sgradito ai mercanti fiorentini che lo consideravano - secondo il Vasari - “rozzo e illetterato”, morto, portandosi nella tomba, il segreto di quella Cupola ottagonale retta da oltre quattro milioni di mattoni a “spinapesce”, eretta grazie all’ideazione della cosiddetta “colla”, una macchina azionata da una coppia di buoi, in grado di sollevare enormi pesi ad alta quota, eliminando il problema della centinatura della volta. Un rompicapo ancor oggi per esperti di ogni dove. Ma tant’è. Leggiadra, nelle sue eccentriche geometrie prospettiche, intaccata dopo cinque secoli dagli agenti atmosferici, la Cupola fiorentina è lì, simbolo plastico dell’inizio del Rinascimento. Giovanna Gabrielli
con ciò che accade nel momento in cui accade. Ma la nonviolenza realistica proposta ogni volta con testardaggine dai radicali, e che è il compito quotidiano e continuo di “Nessuno tocchi Caino”, serve all’informazione perché mantiene, come si vede nel rapporto, il contatto con il quadro grande della grande politica del mondo. Per esempio la Cina e il suo immenso cumulo di condanne a morte. Ma anche l’orrore della Corea del Nord, dell’Iran. Ma anche la pena di morte che perdura nella grande democrazia americana e in Paesi che riteniamo miti come il Giappone. La grande questione della pena di morte, su cui l’Italia, per merito della spinta radicale, si è conquistata il ruolo di capofila della moratoria per arrivare alla abolizione, si lega in modo stretto e diretto con il modo arbitrario in cui si gioca il destino dei detenuti, certo nel nostro Paese. É l’altra faccia, simmetrica e altrettanto drammatica, di un tipo di impegno politico: la condizione di vita nelle carceri. I suicidi in carcere. E qui c’è l’altra cordata che i radicali stanno cercando di guidare a nome di tutti, anche con il digiuno facilmente dimenticato o interpretato in modo folcloristico, di Pannella. Poichè non solo nelle carceri, ma anche nei cosiddetti Centri di Identificazione ideati da Maroni, si continua a vivere in modo indegno o a morire, è urgente per tutti prestare attenzione. Ogni suicidio in carcere uccide un pezzo della dignità italiana, come la pena di mor te. Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 lettere@ilfattoquotidiano.it
o ricordare Enrico Berlinguer. Aveva prevalso l’opinione che solo un “sano pragmatismo” avrebbe potuto spazzare via Berlusconi. L’idea che andasse battuto sul suo terreno, senza andare tanto per il sottile. Che per raggiungere lo scopo si potesse chiudere un occhio - alla bisogna anche entrambi - su certe pratiche e su talune candidature. Forse potremmo imputare a Berlusconi e al berlusconismo imperante pure questa deriva etica e persino tutte le malefatte degli amministratori del Pd, ma questo non servirà a cambiare le cose. Se non ripensiamo le nostre priorità e non rinnoviamo radicalmente la classe dirigente, non sarà né la sconfitta elettorale della destra né un’eventuale dipartita di Berlusconi a fare del nostro Paese un posto migliore dove vivere e crescere i nostri figli. Sarà certamente un compito arduo ricostruire una società così malamente modellata. L’Italia post-berlusconiana si ritroverà pesantemente condizionata dal sistema di privilegi e impunità per potenti e bricconi normativamente rafforzato e culturalmen-
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Il liberismo è una corrente di pensiero che trae origini dall’esuberanza economica del mondo anglosassone nel XVIII e XIX secolo, ed è identificabile con la stessa teoria liberale che non distingue libertà individuali e libertà economiche, ma piuttosto indica come l’affrancarsi dai bisogni materiali sia per l’uomo una grande conquista anche morale. In questo quadro il liberismo si è sempre caratterizzato per la concretezza e praticità, ovvero la mancanza di principi astratti e difficilmente realizzabili, ma al contrario l’interesse per questioni tangibili. Per questo motivo la proposta di scrivere nella costituzione il principio che “tutto è permesso tranne ciò che è proibito”, oltre a essere un’inutile tautologia, non è coerente con il modo di fare liberale. Invece di discutere dei principi si dovrebbe passare immediatamente a eliminare la pesante burocrazia che intralcia le imprese e garantire la massima libertà ai cittadini in una società italiana ancora dominata purtroppo dai privilegi delle corporazioni. Cristiano Martorella
Diritto di Replica In riferimento all’articolo di Mario Portanova di sabato 6 agosto a pagina 7 dal titolo “Milano da bere per i clan”, per la seconda volta collegate il nome di Eataly alle brutte faccende di mafia di Milano. Solo voi lo fate, nessun altro quotidiano ci cita. Naturalmente la verità è che noi non conosciamo, né abbiamo mai avuto contatti, men che meno relazioni d’affari con la società e la persona che citate. Eataly è una
LA VIGNETTA
compagnia seria, lontana anni luce da quel mondo oscuro di intrallazzatori. Ciò quindi non dovrebbe preoccuparci. Tuttavia in questo clima di informazione sbrigativa, di politica sbrigativa e di cultura sbrigativa la nostra immagine rischia di essere compromessa. Dietro la nostra immagine ci sono centinaia di posti di lavoro e migliaia di clienti che provano stima per noi. Ci può stare che una brutta persona possa vantarsi di relazioni che non ha, ma prima di citare Eataly avreste dovuto contattarci e verificare, citandolo, che noi non ne sappiamo proprio nulla, che non abbiamo mai avuto relazioni di nessun genere con quelle persone. Ma questo fa parte di un modo sano di fare giornalismo che evidentemente non conoscete. Oscar Farinetti (Eataly)
Gentile dottor Farinetti, i nostri articoli dicono chiaramente che è uno degli indagati, intercettato, ad affermare di aver parlato con lei di alcuni affari con Eataly, come risulta dalle carte dell’inchiesta. Nell’articolo di ieri precisiamo che riportiamo questo e altri fatti per mostrare le alte ambizioni di business del gruppo di presunti riciclatori, e che i loro interlocutori avrebbero potuto benissimo essere all’oscuro del loro retroterra criminale. Se poi si è trattato solo di una millanteria dell’indagato, prendiamo atto della sua precisazione. (m.p.)
I nostri errori Nell’edizione di ieri, in due articoli - uno a pagina 5 a firma di Eduardo Di Blasi (“Conflitto di interessi: l’Agcom è inutile”) e l’altro a pagina 18 a firma di Bruno Tinti (“B. ci ha messo la faccia. Tosta”) erroneamente abbiamo utilizzato l’acronimo dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) in luogo di Agcm (Autorità garante delle concorrenza e del mercato), cui competono le prerogative in materia di conflitto d’interessi previste dalla legge. Ce ne scusiamo con i lettori e con l’Agcom. A pagina 4 dell’edizione di ieri, nel box dal titolo “Da Alemanno alla Rauti”, abbiamo erroneamente scritto che Sergio Marchi - capo della segreteria di Isabella Rauti - guadagna 86mila euro lordi al mese (invece li guadagna in un anno). Ce ne scusiamo con i lettori e con il diretto interessato.
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te insinuato da Berlusconi e accoliti. Ciò non di meno l’Italia andrà rifondata. Cominciando dalla scuola e dall’informazione, investendo in formazione e ricerca. E in democrazia: allargando gli spazi reali di partecipazione democratica, liberando e condividendo le potenzialità della Rete. Bisogna impegnare i giovani, le migliori energie e le più brillanti menti su un progetto a lungo termine. Diceva Pablo Neruda: “Caramba! La primavera è inesorabile!” Beh, sarebbe l’ora di iniziare a farla fiorire questa primavera. Gaspare Bisceglia
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