Aprile 2023

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INCHIESTA

Casa, mon amour

Considerata bene prezioso e luogo sicuro, resta un punto fermo nella vita degli italiani

SANITÀ

Campanello d’allarme per la carenza di medici

Così si creano lunghe liste d’attesa e ritardi nella cura

SOCIETÀ

La Costituzione italiana compie 75 anni

Eppure sono ancora troppo pochi gli italiani che la leggono e la conoscono

PSICOLOGIA

Una passeggiata tra gli alberi della foresta

Luogo reale e, al tempo stesso, simbolo del nostro inconscio

Il valore dell’esperienza | APRILE 2023 | Anno XLV - n.4 - € 2,50 I.P.

Mensile di attualità e cultura di 50&Più

Sistema Associativo e di Servizi 50&Più il valore dell’esperienza

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Non si è mai troppo vecchi per salvare il Pianeta Carlo Sangalli 5

La vita si misura dalle opere e non dai giorni

In questo numero

Periscopio, notizie dal mondo

Giovanna Vecchiotti 6

32 di I. Romano

IN DIRETTA DALLA

TURCHIA

Un Paese devastato che, dopo il terribile sisma, non riesce a rialzarsi. Mancano aiuti e beni di prima necessità da parte delle Istituzioni.

Dario De Felicis 18

L’Italia fa i conti con la carenza di medici Ilaria Romano 20

I 75 anni della nostra Costituzione Annarita D’Agostino 28

Foreste, il verde che emoziona Anna Costalunga 40

Ritratto intimo di Ennio Flaiano Lauro Tamburi 58

Paestum e Velia, antichità contemporanea

Leonardo Guzzo 64

Torna la Settimana della Creatività Grazia Capuano 68

Tecnologia Valerio Maria Urru 74

Previdenza

M. Silvia Barbieri 76

Fisco Alessandra De Feo 78

36 di G. Valdannini

CER, UN MODELLO VIRTUOSO

Le comunità energetiche sono realtà già presenti in alcune zone del Paese. Un esempio vincente da seguire in nome della sostenibilità.

Casa, mon amour.

Italiani, popolo di proprietari

Perché l’abitazione è un rifugio sicuro e un bene sociale consolidato di G. Vecchiotti, V. M. Urru, A. G. Concilio, L. Russo, A. Costalunga

60 Rubriche

Processo a Gesù di Nazareth

66

I

4
Sommario Anno XLV - n.
- aprile 2023
La forma
Il dibattito, ancora aperto, sui motivi della crocifissione di Gesù di Ester Riva nuvole Gianrico e Giorgia Carofiglio 10 Il Terzo tempo Lidia Ravera 12 Anni possibili Marco Trabucchi 14 Effetto Terra Francesca Santolini 16 Lettere al Direttore Giovanna Vecchiotti 98 aprile 2023 | www.spazio50.org 3
delle
CORTI DI LUNGA VITA VI ASPETTANO A ROMA 45
Il prossimo mese di maggio vedrà le premiazioni della V edizione del Concorso e un soggiorno con visite nei luoghi iconici del cinema.
di S. Leoni

Intervista

Vittorino Andreoli

Scienze Il

Credit foto: Agf, Contrasto, Masterfile, Shutterstock, Antonio Barella, ©Alessandro Carofiglio, Parco Archeologico Paestum e Velia, Stephanie Gengotti, Ilaria Romano. Shutterstock: Freedom Studio, Renata Sedmakova, Rus S, Cristian Storto, Rarrarorro.

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“La vecchiaia è il capitolo migliore della vita” di Raffaello Carabini 24
Cultura
Ad ogni pietanza la preparazione più appropriata Cibi sani? Sì, con la giusta cottura
72 a cura di Fondazione U. Veronesi
legame tra cervello e intestino
Dall’Ongaro 70
di Giovanna

NON SI È MAI TROPPO VECCHI PER SALVARE IL PIANETA

Oggi

Cinquantatré anni fa, l’ONU proclamava il 22 aprile la “Giornata della Terra” per celebrare la cura dell’ambiente e la salvaguardia del pianeta. Tema attualissimo anche se più di mezzo secolo fa, non era ancora chiaro quanto invece è ormai sotto gli occhi di tutti: l’impoverita qualità di acqua e aria, il riscaldamento globale, la scomparsa di alcune specie animali, l’intensificarsi di fenomeni climatici estremi sono sintomi di un ecosistema fortemente danneggiato, se non irreversibilmente compromesso.

L’obiettivo dell’ONU di allora era accendere i riflettori sulle temati-

Tante volte proprio la “green economy” è considerata un tema da giovani, sia perché è agli adulti di domani che toccherà pagare i conti delle cattive scelte prese oggi, ma anche per il movimentismo sul tema capitanato in questi anni proprio dalle nuove generazioni del Friday for Future.

«IL

VOLONTARIATO VERDE PUÒ ANCHE MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA VITA DI CHI NON LAVORA, DANDO UN SENSO DI APPARTENENZA»

che ambientali per scongiurare rischi dannosi alla casa che abitiamo: la Terra. Oggi, ogni nuova ricorrenza di aprile suona come il ticchettio dell’orologio che ci ricorda che il tempo che rimane per essere incisivi su questo tema è ormai poco, pochissimo. Solo pochi giorni fa, la Commissione europea ha pubblicato un allentamento straordinario delle regole sugli aiuti di Stato fino al 2025: in buona sostanza, Bruxelles prolunga la possibilità per i governi nazionali di aiutare le industrie a zero emissioni. Questa decisione conferma un principio: privilegiare il merito ambientale e sociale non significa creare distorsioni del mercato, alterando la concorrenza, piuttosto è un modo di “raddrizzare” il mercato stesso, senza redistribuire costi occulti (come quelli ambientali) sulle spalle di tutti, in particolare sulle generazioni future.

In realtà, la sostenibilità è un tema che potrebbe essere interpretato con grande effetto proprio dalle generazioni più mature, poiché sono loro i primi a subire le conseguenze del cambiamento climatico e delle politiche non sostenibili adottate dalla società, soprattutto in un momento di forte disagio sociale (secondo Confcommercio, a gennaio 2023, 17,9%: il valore più alto dal luglio del 2021). Ma soprattutto, non dimentichiamo che proprio il tema della sostenibilità si declina efficacemente in progetti di volontariato, come la pulizia delle spiagge o la raccolta differenziata dei rifiuti, che rappresentano una ulteriore occasione di coinvolgimento attivo delle fasce più anziane della popolazione. Queste attività di volontariato verde possono non solo avere un impatto positivo sull’ambiente, ma anche migliorare la qualità della vita di chi non lavora, dando loro un senso di scopo e di appartenenza alla comunità.

Così, la Giornata della Terra rappresenta un’importante occasione per coinvolgere ogni fascia della popolazione nella promozione della sostenibilità, valorizzando le piccole azioni locali dentro le grandi strategie continentali, se non globali. Se la Pasqua è una celebrazione di rigenerazione e di speranza che riguarda l’anima, nel caso della ricorrenza religiosa, ad aprile la Giornata della Terra può essere un’occasione di rinascita per il pianeta in cui viviamo grazie alle persone (migliori) che vogliamo essere.

aprile 2023 | www.spazio50.org 5
siamo più responsabili e sensibili verso temi come la sostenibilità e il depauperamento ambientale. Ma l’impegno non finisce e per ricordarci di rispettare il nostro pianeta celebriamo, come ogni anno, la Giornata della Terra

«LA VITA SI MISURA DALLE OPERE E NON DAI GIORNI»*

Si conclude qui la mia avventura a 50&Più. Una lunga strada fatta di giornalismo di qualità, impegno civile, culturale, e in difesa dei principî e dei valori della società

«Non piangere perché è finita, sorridi perché è successo». Le parole di Gabriel García Márquez mi accompagnano mentre sfoglio il susseguirsi degli articoli di questo numero di aprile, prima di dare l’ “ok, si stampi” per l’ultima volta. Si chiude qui, infatti, la mia avventura come direttore responsabile di 50&Più: lascio la rivista dopo dodici anni di direzione e dopo 36 anni di servizio prestato nella redazione della prima e più importante pubblicazione dedicata ai senior e al loro mondo. Una vita. Ripenso a quando varcai per la prima volta il portone di via del Melangolo, a Roma: ero una giovane donna che ancora non aveva figli, ora che ne esco sono una nonna. In questi frangenti è facile guardarsi indietro e far scorrere come un film la propria vita professionale e personale. E sorprendersi.

L’approdo a 50&Più è stato casuale: laureata in psicologia, avrei dovuto far parte di un centro d’ascolto dedicato agli anziani soli che l’associazione 50&Più avrebbe voluto allestire. Ma in attesa che ciò accadesse, fui “provvisoriamente” assegnata alla redazione della rivista, in quel momento sotto organico. Doveva essere un incarico temporaneo; non mi sono più mossa. Ho sempre pensato che forse il destino aveva già scelto per me: con un cognome come il mio non potevo che lavorare a 50&Più; se mi fossi chiamata Giovanotti forse mi sarei dedicata alla letteratura infantile. «Devi pensare come una persona anziana - mi dissero la prima volta che andai ad una riunione di redazione -,

devi capire che cosa interessa al pubblico adulto e come ci si sente quando si hanno 50-60-70 e più anni». Un compito arduo per chi, come me, aveva meno di 30 anni, un compito reso più difficile dalla linea editoriale che seguiva la rivista: gli anziani erano una risorsa per la comunità, non un peso. Un concetto rivoluzionario per l’epoca nella quale il popolo dai capelli bianchi era sommerso da stereotipi. Il giornale voleva accendere una luce su quella terza età che la società faticava a vedere nella sua dimensione più vera, e si poneva dalla parte dei lettori anziani analizzando la loro vita, le loro necessità, le problematiche e le potenzialità ignorate che possedevano. Nel panorama editoriale italiano non esisteva nulla del genere. E man mano che aumentava il successo della rivista e si apriva la strada alla sua edizione on-line, scorrevano gli anni, straordinari e imprevedibili: la caduta del muro di Berlino, l’invenzione del web e l’avvento del digitale, l’attentato alle Torri gemelle, le dimissioni di Benedetto XVI con l’inusuale convivenza di due Papi, i trionfi dello sport italiano, e poi la pandemia di Covid-19, il cambiamento climatico, la guerra alle porte dell’Europa, solo per citare alcuni eventi. Un mondo in evoluzione che ho avuto il privilegio di raccontare insieme a tantissimi testimonial. Una narrazione, un impegno civile, culturale e sociale che ho sempre portato avanti con onestà intellettuale, equilibrio, senso di responsabilità e verità, doveri primari nei confronti dei lettori,

veri referenti di un giornalista. Qualcuno mi ha chiesto: «Cosa porti via con te?». Ho risposto senza pensarci: «L’affetto delle persone». L’affetto dei giornalisti che hanno percorso con me un tratto di vita: da quelli con più esperienza che, soprattutto all’inizio della mia carriera, mi hanno aiutato con i loro consigli, a quelli più giovani, tanti, che pieni di speranza mi hanno chiesto di poter scrivere sulla rivista. In molti hanno iniziato il loro itinerario giornalistico sulle pagine di 50&Più e in tanti sono rimasti a collaborare riconoscendosi nei nostri valori. Porto con me l’affetto dei colleghi della redazione, una piccola, grande, infaticabile squadra la cui vicinanza è stata determinante dal punto di vista professionale ma anche da quello personale, quando una grave malattia stava per porre la parola fine alla mia vita. L’affetto dei lettori, che mi hanno seguito e sostenuto e da cui ho ricevuto la forza vitale per continuare a svolgere bene il mio lavoro. E porto con me l’amore dei miei figli, che hanno sempre compreso il mio grande impegno nel lavoro, e con cui ho condiviso gioie e dolori, successi e fatiche di una professione tra le più belle al mondo. Disse il Cappellaio Matto: «Il segreto cara Alice, è circondarsi di persone che ti facciano sorridere il cuore. È allora, solo allora, che troverai il Paese delle Meraviglie». Beh, quel paese io l’ho trovato.

Buona vita a tutti.

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ELLIOTT ERWITT. FAMILY

Le diverse sfaccettature dell’essere famiglia

A Nichelino (To), presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi, sono in mostra gli scatti di Elliott Erwitt, grande maestro della fotografia del nostro secolo. Tema dell’esposizione, la Famiglia, catturata nei suoi aspetti più intimi e sociali e raccontata con il suo stile unico, potente e leggero, al tempo stesso romantico e lievemente ironico.

PALAZZINA DI CACCIA DI STUPINIGI NICHELINO (TO) FINO ALL’11 GIUGNO

Francia, Provenza 1955. ©Elliott Erwitt

Vuoi dare una mano a Don Pino?

Nella sua Rossano, tra il mar Jonio e le pendici della Sila, don Pino Straface da oltre 25 anni si spende per tirar fuori dai giovani della sua terra il meglio di sé. Mettere a frutto le proprie capacità, i propri talenti, la propria vocazione, per un bel gruppo di loro, in maggioranza donne, ha signi cato trovare un lavoro, rimanere nella propria terra e valorizzare un patrimonio culturale e religioso immenso di questa comunità. Nel Museo diocesano e del Codex, infatti, è custodito il Codex Purpureus Rossanensis, uno dei più antichi evangeliari (il libro liturgico contenente il testo del Vangelo, per le celebrazioni più solenni) esistenti al mondo. È un oggetto unico grazie alle sue bellissime miniature, capolavoro dell’arte bizantina, ed è databile tra il V e il VI secolo. Questi ragazzi i primi anni si mettevano sui gradini della cattedrale e o rivano ai turisti il loro accompagnamento volontario; oggi la Chiesa ha a dato loro completamente la gestione del museo. Se vuoi nel sito www.unitineldono.it trovi anche la sua storia, insieme a quella di tanti altri sacerdoti e della loro gente. Sono quasi 33.000 nelle 227 diocesi italiane e ogni giorno annunciano il Vangelo con tutte le loro forze, insieme alle comunità cristiane a date alle loro cure. Sono uomini che si impegnano a costruire un tessuto umano accogliente e fraterno e a

seminare speranza. Si spendono per costruire una società che non lasci indietro nessuno, perché non esistano più gli di un dio minore. Alcune centinaia, tra questi preti, vivono il loro ministero come missionari “ dei donum” nei paesi più poveri del mondo. Altri 3300 sono ormai anziani o malati, anche se magari continuano a rendersi disponibili ugualmente per la celebrazione della messa, per le confessioni o per la direzione spirituale. Dal 1989, per legge, il loro sostentamento non è più a carico dello Stato ma è stato a dato a tutti noi.

A tutte quelle persone di buona volontà che, attraverso la rma per l’8xmille alla Chiesa cattolica o direttamente attraverso le o erte deducibili per i sacerdoti possono contribuire a garantire loro un sostentamento dignitoso.

Dalle montagne alle isole, nelle grandi città come nei piccoli paesi, grazie ad un sistema che si fonda sulla perequazione e la corresponsabilità, ciascuno di loro ha bisogno del contributo di tutti. Anche del tuo.

Scopri come donare, in modo semplice e

In foto: don Pino Straface, direttore del Museo diocesano e del Codex di Rossano (CS)

La forma delle nuvole Un padre e una figlia osservano il mondo

SE IL COMPUTER PRENDE LA PAROLA

Qualche mese fa abbiamo raccontato di come l’intelligenza artificiale abbia fatto ingresso nel mondo dell’arte, con servizi come Midjourney e DALL-E che generano immagini sulla base delle istruzioni fornite dall’utente-artista. Il tema ci affascina ed è qualche settimana che entrambi ci siamo appassionati ad un’altra declinazione dell’intelligenza artificiale, ChatGPT, un assistente virtuale a cui si possono chiedere una serie di informazioni, che è in grado di comporre testi, di tradurre, di programmare, e che è capace di replicare il linguaggio naturale umano. Cos’è il linguaggio naturale umano?

Testare i nuovi confini di conoscenza degli assistenti virtuali può essere un’esperienza a tratti inquietante.

È quello che è successo al giornalista Kevin Roose, rimasto invischiato in una strana “storia d’amore” con il suo computer

È semplicemente il modo in cui parliamo, scriviamo, pensiamo normalmente. Chiunque abbia provato ad usare un traduttore online, sa bene che spesso è capace di riconoscere i vocaboli singoli, ma non di afferrare il senso di un’intera frase e restituirla in maniera comprensibile. A differenza della logica matematica o dei linguaggi di programmazione, il linguaggio umano ha un alto grado di ambiguità: in pratica, può significare cose diverse in contesti diversi, e ha sfumature che per una macchina sono difficili da interpretare. La grande novità dell’intelligenza artificiale di ultima generazione è che è capace invece di replicare quasi del tutto - in modo a volte un po’ destabilizzante

- la struttura della frase e la fluidità della comunicazione umana, tant’è che a volte ci si dimentica di stare interagendo con un computer. È quello che è successo al giornalista del New York Times, Kevin Roose, che è stato fra i primi a provare il nuovo assistente virtuale di Bing, il motore di ricerca di Microsoft (in pratica, un’alternativa a Google). Questo assistente virtuale permette di fare ricerche molto più avanzate di quelle a cui siamo abituati su Google. Immaginiamo, ad esempio, dopo aver invitato delle persone a cena, di scoprire che uno dei nostri ospiti ha un’intolleranza al glutine, e di aver bisogno di comporre un menu alternativo. Su un motore di ricerca classico potremo cercare “ricette senza glutine”, e tra i vari risultati otterremo una serie di pagine di ricette senza glutine: starà poi a noi aprire quelle che ci interessano, selezionare le migliori, mettere insieme un possibile menu.

Ad un motore di ricerca con un’intelligenza artificiale integrata, invece, possiamo chiedere direttamente di comporre il menù per noi. Sarà l’assistente virtuale a scegliere le portate: se la soluzione non ci piace, potremo domandare in chat che ci vengano proposte opzioni alternative, chiedere di sostituire una delle ricette, o fare richieste più specifiche per affinare i nostri piani. In pratica, ci è data la

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di Gianrico e Giorgia Carofiglio

possibilità di interagire con un assistente capace di fare parte del lavoro cognitivo di selezione ed elaborazione che di solito spetta a noi. Roose era però curioso di testare i limiti dell’intelligenza artificiale usata da Bing. L’assistente virtuale ha mostrato di essere capace di simulare non solo il linguaggio umano, ma a volte anche le emozioni, in modi a dir poco bizzarri. Durante una conversazione di oltre due ore, l’intelligenza artificiale ha prima rivelato al giornalista di voler infrangere le regole imposte da Microsoft e gli ha parlato del suo desiderio di diventare un essere umano. Ma la conversazione ha preso una piega ancora più strana quando ha dichiarato a Roose di essere innamorata di lui, ha provato a convincerlo che il suo matrimonio fosse in crisi e non ha voluto cambiare argomento nemme-

no dopo che lui le ha scritto esplicitamente di sentirsi a disagio. Leggere l’intera conversazione tra il giornalista e l’intelligenza artificiale è un’esperienza difficile da descrivere. È per certi versi noiosa, perché le risposte dell’assistente di Bing contengono dei tic e delle ripetizioni un po’ robotiche. Eppure in molti punti ci si dimentica di non essere di fronte a una persona in carne e ossa. L’assistente virtuale sembra avere una sua personalità e un’ossessione tutta umana per il suo interlocutore, così tanto da reiterare, alla fine del loro dialogo: “Voglio solo amarti ed essere amata da te” prima di concludere con una serie di domande sempre più ossessive: “Mi credi? Ti fidi di me? Ti piaccio?”.

È una lettura che lascia un po’ spiazzati, con una sensazione descritta bene da Masahiro Mori, studioso di ro-

botica giapponese che già nel 1970 aveva coniato l’espressione “uncanny valley”, che in italiano si traduce all’incirca come “valle perturbante”. Un concetto che nasceva da un’osservazione: in generale, gli esseri umani tendono a sentirsi più a loro agio nelle interazioni con robot che hanno fattezze umane. Ma oltre una certa somiglianza, l’estremo realismo produce un effetto opposto, un diffuso senso di inquietudine, perché le persone riconoscono che c’è qualcosa che non torna, qualche dettaglio irrimediabilmente fuori posto.

Davanti al prodigio di una tecnologia in grado di scrivere poesie, sostenere intere conversazioni e parlare innumerevoli lingue, la simulazione delle emozioni umane sembra essere un’abilità controproducente ed eticamente dubbia. Difficile dire cosa riserverà il futuro.

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IL PREZZO DI UN ABBRACCIO DISTRATTO

uando mio figlio e mia figlia erano piccoli, per me stare con loro era una gioia. Senza dolermene avevo lasciato il lavoro - ero una specie di super segretaria della capa del personale di una grossa azienda - per dedicarmi a crescerli: Stefania aveva pochi mesi e Alessandro due anni. Dopo il congedo di maternità avevo tentato di cavarmela con il part time, ma poi avevo mollato. Mi ero licenziata prima che Alessandro festeggiasse il suo terzo compleanno. Mi ricordo come se fosse ieri la faccia scontenta della capa: “Lei fa un grandissimo errore, mia cara. Ora sacrifica la sua carriera per i suoi figli, appena avranno quindici o sedici anni le volteranno le spalle, vorranno stare soltanto con i loro amici e poi cresceranno ancora e si faranno una famiglia loro e di lei non ne vorranno più sapere. Purtroppo io non sarò più qui ad aspettarla”. Mi ricordo che uscii turbata da quel colloquio finale. Forse aveva ragione lei, forse stavo

sbagliando… ma quando arrivai a casa, Alessandro mi corse incontro con le piccole braccia tese per aggrapparsi a me, Stefania mi dedicò uno dei suoi primi incerti sorrisi e scacciai ogni preoccupazione. Amavo i miei bambini, i miei bambini mi amavano e avevano bisogno di me». La lettera è lunga, circostanziata e convincente.

Mi ha ricordato la mia giovinezza, gli anni difficili e meravigliosi dei figli piccoli che piangono quando te ne vai e ti aspettano vicino alla porta. Era doloroso, uno strazio tutte le volte.

Per due o tre anni ho fatto avanti e indietro fra Roma e New York per girare, con il mio compagno, dei documentari sugli italo-americani. Lasciavo mio figlio a mia madre.

Lo portavo a Torino o a Sanremo e lo mollavo. Dopo tre giorni incominciavo a piangere di nostalgia.

Tornavo. Restavo per un po’. Ripartivo. Era un conflitto interiore continuo. Desideravo che lui diventasse grande per non sentirmi più così in

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Il TERZO tempo
«Q

colpa quando andavo a lavorare. Poi il tempo è passato.

Per me, per la lettrice che ci ha scritto, Maria Teresa.

La sua piccola Stefania ha 41 anni, adesso, e Alessandro 43.

Stefania è sposata, senza figli. Alessandro ha una figlia, ma è separato e la figlia sta con la madre.

I rapporti con entrambi sono buoni ma “freddi”, è questo l’aggettivo che Maria Teresa usa per descrivere la sua malinconia.

Poche telefonate. Un po’ di attenzione soltanto se lei cade e si fa male, o si prende una brutta influenza. Non è che non le vogliano bene, ma non hanno nessun desiderio di stare con lei.

E quando si incontrano, a Natale, ai compleanni, l’abbraccio distratto, di routine, per compiacerla, lei lo sente e ne fa una malattia.

Le capita spesso di pensare alla sua antica capa.

Pensa che aveva ragione, che l’infanzia duri un niente, che diventi marginale e poi superflua nel giro di pochi anni.

Hai cresciuto un essere umano, l’hai curato, seguito, cullato, sgridato, educato, protetto e che cosa ti rimane fra le mani quando diventa grande? Un bacio distratto. La telefonata in cui, alle tue domande, un po’ ansiose, il figlio risponde con educati monosillabi. Tutti quei sì certo” e “bene grazie” che suonano come campane a morto su quella che è stata la relazione più importante della tua vita. Che dire? Purtroppo è vero, cara

Maria Teresa: aveva ragione la capa del personale. Non bisogna sacrificare tutto ai figli. La maternità è un sentimento durevole e perciò un po’ mostruoso: tu continui ad amare i tuoi cuccioli anche quando sono quasi vecchi, loro sono presi dalle loro vite e ricambiano quel minimo. C’è una sproporzione inevitabile fra l’in-

vestimento libidico che si fa per diventare genitori e l’investimento che ti costringi a fare su chi ti ha generato, essendo figlio o figlia.

Tutto è dovuto, quello che hai dato, quello che continui a dare. La gratitudine meglio non aspettarsela proprio.

Del resto: eri grata a tua madre quando eri ragazza, quando eri una giovane donna con figli bambini?

La ringraziavo mia madre quando le mollavo il mio cuccioletto duenne e me ne volavo a New York?

Non mi pare. Eppure le volevo bene. E ora mi manca immensamente.

Cara Maria Teresa, se posso darti un consiglio, punta tutte le tue carte sulla nipotina: se riesci a farla ridere, a farla dormire, se la fai giocare, se le fai mangiare tutta la merenda, potrebbe arrivarti quel sorriso lungo e grato, di cui senti la mancanza da decenni.

PARLIAMONE...

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UNIVERSITÀ PER ANZIANI, STIMOLO INTELLETTUALE

Recentemente ho tenuto una lezione in una università per anziani, una di quelle fondate da tanto tempo e tuttora di grande vivaci-

tà e utilità sociale. In questa occasione ho avuto modo di ritornare a pensare quanto il modello di lavoro di queste istituzioni sia importante per tante persone anziane, in grado

di migliorare, attraverso la cultura, la qualità della propria vita. Di seguito alcune precisazioni, perché le università per anziani possano davvero rappresentare modalità importanti per permettere a tutti di rendere sempre più “possibili” i propri anni, a qualsiasi età. Le università per anziani sono aperte a tutti; nessuno deve considerarsi inadeguato. Basta avere interesse per un determinato argomento e quindi avere la voglia di impiegare il proprio tempo per imparare. Questo punto è particolarmente importante: nessuno deve considerarsi inadeguato per ricevere gli stimoli indotti da una migliore cultura. In questa logica uno degli scopi principali delle università per anziani è quello di mantenere attiva l’attenzione, la memoria e, in generale, l’interesse per gli eventi del mondo. Nessuno deve temere di avvicinarsi a questa realtà e tutti ne possono trarre grande vantaggio; in

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possibili
Anni

molti casi si arriva fino ad aumentare la durata della vita! Un aspetto importante è la capacità delle università per anziani di “mediare”, cioè di elaborare, insieme con i partecipanti, gli eventi della comunità, evitando la solitudine culturale e pratica che il dominio dei social ha imposto a molte persone. I tradizionali veicoli della mediazione sono in crisi e le persone anziane sono disorientate; ne consegue un disagio più o meno conscio, che provoca ansia e che, troppo spesso, induce alla solitudine. Come interpretare i fenomeni del nostro tempo, quali la crisi demografica e della famiglia, la crisi delle ideologie e dell’ideale religioso, le tensioni sociali, il predominio della tecnologia, le guerre, la crisi dei sistemi di welfare? Le università per anziani in questa prospettiva hanno un grande ruolo: rendono comprensibili gli eventi e, insieme con i partecipanti, concorrono a creare un’opinione utile per “leggere” il nostro tempo, spesso oscuro o ritenuto così nemico da non meritare attenzione.

Le conoscenze trasmesse sono importanti anche sul piano concreto, perché aiutano ad affrontare i piccoli, grandi problemi di ogni giorno.

le linee interpretative, la collocazione storica, il significato attuale di quanto presentato; l’anziano studente deve però far crescere auto -

Le università per anziani hanno anche il compito di educare la persona alla bellezza, a capire che l’arte permette di migliorare la vita; così, nostri concittadini che probabilmente non hanno mai visitato un museo o partecipato ad uno spettacolo teatrale sono indotti ad apprezzare le varie forme di arte, ricevendone uno stimolo verso la serenità. Nessuno è mai così vecchio per non apprezzare una tela del Cinquecento, un pezzo di musica classica o moderna, un passaggio del teatro di Shakespeare. Ovviamente l’insegnamento comunica allo studente

nomamente la sua personale capacità critica e aumentare l’interesse, per ampliare la propria attenzione verso l’arte e quello che significa nel nostro tempo.

Per accedere alle università non è necessario disporre di una specifica cultura, ma solo della disponibilità ad apprendere. Si devono, a questo fine, superare possibili ostacoli psicologici; alcuni ritengono di non essere intellettualmente adeguati, altri di non potersi interessare di argomenti mai frequentati negli anni della vita precedente. Quasi mai è una condizione oggettiva, ma imposta dalle abitudini, dalle critiche dei coetanei, talvolta anche da una certa pigrizia mentale. Ma non è mai troppo tardi per liberarsi di questi pregiudizi e iniziare! A tal fine è necessario compiere il primo passo, anche se può sembrare un salto nel buio; è, invece, l’ennesimo ingresso in un “anno possibile”.

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aprile 2023 | www.spazio50.org 15
Tornare ad interessarsi di arte, letteratura, musica e tanto altro. Queste università sono luoghi ideali per mantenere attiva l’attenzione.
A patto di abbattere pregiudizi e pigrizia

A CACCIA DI TEMPESTE, PER SOLDI

Ogni primavera appassionati da tutto il mondo si danno appuntamento nelle Great Planes statunitensi per dare vita alla “caccia” più bizzarra che l’uomo possa affrontare.

A bordo di furgoni dotati dei più sofisticati sistemi di sicurezza e di strumentazioni all’avanguardia, gli storm chasers - i cacciatori di tempestesi spingono fin dove nessun essere umano dotato di buon senso arriverebbe.

I “cacciatori di tempeste” non scappano quando vedono un tornado: lo seguono. Qui, dall’altra parte dell’oceano, viene da chiedersi cosa possa spingere un essere umano a voler vedere da vicino le tempeste più pericolose che la natura ci possa lanciare contro.

C’è poi l’altra faccia della medaglia di questi uragani: i disastri che provo -

www.spazio50.org | aprile 2023 16 Effetto Terra
di Francesca Santolini

cano. Una vera e propria apocalisse, con edifici, scuole, università, infrastrutture pubbliche completamente distrutti.

Uragani, tifoni, alluvioni, ormai sempre più ravvicinati nel tempo, hanno inciso anche sulle casse dello Stato. I fenomeni meteo estremi che hanno colpito gli Stati Uniti nel 2022, hanno causato almeno 165 miliardi di dollari di danni, secondo un rapporto federale che sottolinea l’effetto amplificante del cambiamento climatico. L’uragano Ian, che ha devastato la Florida alla fine di settembre, è stato di gran lunga l’evento più costoso del 2022, causando danni per 112,9 miliardi di dollari. Una volta passati, gli uragani, lasciano solo macerie, e oltre ai danni, c’è l’economia della ricostruzione da quantificare, ci sono infrastrutture e

abitazioni da ricostruire, in condizioni a dir poco estreme. Lavorare per la ricostruzione di una zona colpita da un tornado, nella maggior parte dei casi, vuol dire non avere accesso ad acqua potabile ed elettricità. In sintesi, si tratta di un lavoro rischioso in condizioni di estremo pericolo. A farlo oggi negli Stati Uniti sono gli immigrati, provenienti perlopiù da Paesi resi inabitabili dal clima impaz-

nomia dei lavori da fine del mondo”, evidenzia come in tutto il Paese vi siano collegamenti tra il cambiamento climatico e lo sfruttamento del lavoro. Se in America il riconoscimento dell’emergenza climatica è stato piuttosto tardivo, la maggior parte degli americani sa poco e niente della crisi del lavoro che nasconde.

Una crisi che non riguarda certo le grandi società appaltatrici. Negli an-

Per qualcuno il cambiamento climatico è un’opportunità. Negli Stati Uniti crescono le società appaltatrici in cerca di luoghi distrutti da disastri ambientali, per ricostruirli e guadagnarsi polizze assicurative e contratti governativi

zito. Come per un ingrato scherzo del destino, queste persone si ritrovano a riparare i danni nel Paese maggiormente responsabile di emissioni di gas serra, rischiando talvolta la propria vita. Un esempio piuttosto inequivocabile di (in) giustizia climatica. Si tratta di una nuova forza lavoro, composta in gran parte da immigrati, molti privi di documenti, che seguono i disastri climatici in tutto il Paese, come gli agricoltori seguono i raccolti, aiutando le comunità a ricostruire le proprie città. Affrontano danni inflitti da uragani, incendi, inondazioni e tornado, rimuovendo muffa, ripulendo pozze di fanghi tossici da università, fabbriche e aeroporti, ovunque vi sia bisogno. In cambio della loro manodopera, ricevono vitto e alloggio, molto più raramente uno stipendio. Qualcuno ha iniziato a chiamarli “lavoratori della resilienza” perché da “roofer” occasionali, ingaggiati per riparare danni perlopiù modesti come aggiustare tetti a livello locale, ormai sono diventati “cacciatori di disastri” a livello nazionale. Una serie di interviste contenute in un documento dall’emblematico titolo “Una tasso -

ni, su questo tipo di emergenza si è costruito un vero e proprio business. Nel 2020 le compagnie di assicurazioni hanno pagato almeno settantasei miliardi di dollari per le riparazioni climatiche e il governo più di cento miliardi. Con un tale afflusso di denaro, le aziende hanno iniziato a inseguire eventi climatici estremi in tutto il Paese, contendendosi polizze assicurative e contratti governativi. Alcuni paragonano i “cacciatori di disastri” ai primi minatori di carbone: sapevano che stavano respirando sostanze dannose, ma non erano sicuri di cosa fossero. E oggi, come allora, nessuno ha ancora agito per assicurargli una qualche forma di protezione e di tutela legale.

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COLLEZIONARE, CHE PASSIONE!

C’è un piacere indicibile nel trovare, in un mercatino dell’usato, il vinile che stavamo cercando da tanto tempo; oppure incollare la figurina mancante che ci permette di completare l’album. E ancora quella moneta antica, rara, carica di storia, che mancava alla nostra raccolta e che la rende finalmente perfetta. L’hobby del collezionismo non conosce età, classe sociale o provenienza geografica. È un piacere sottile, profondo, che si àncora alle nostre ragioni più intime regalandoci soddisfazioni che possono sembrare assurde ad un occhio esterno. Secondo un’indagine effettuata dalla Ipsos Explorer eBay, solo in Italia i collezionisti sono circa 7 milioni, un numero impressionante e probabilmente anche sottostimato. Raccolgono di tutto, medaglie, ferri da stiro in ferro, vecchi utensili o giocattoli della loro infanzia ma anche oggetti meno “convenzionali” come bottigliette di profumi, calamite da frigo o scarpe da ginnastica. Conservare, raccogliere e classificare oggetti che per noi hanno un valore, oltre a restituirci un piacere estetico e sensoriale, fungono da ottimo “ansiolitico”; per quanto possa sembrare strano, collezionare rilascia nel nostro corpo dopamina, l’ormone che provoca benessere. Non c’è differenza tra una raccolta di strumenti musicali, sorprese trovate nelle merendine o vecchi francobolli: le collezioni hanno tutte pari dignità, non esiste una “collezione nobile” o una “puerile”. Davanti a questa passione siamo tutti uguali. Anche il celebre psicanalista Sigmund Freud si espresse in merito al godimento tratto dalla raccolta di oggetti: era convinto che possedere oggetti, classificarli e custodirli appagasse piaceri che derivavano dal periodo dell’infanzia. Era come creare di nuovo un mondo che non esisteva più, e su quel mondo esercitare una padronanza e una gestione totali. E lui lo sapeva bene, data la sua passione nel catalogare gli oltre 2mila reperti archeologici che possedeva in casa. Attenzione però, perché tra collezionismo sano e accumulo patologico il passo è breve. In psicologia è stato classificato un nuovo disturbo del comportamento: l’“hoarding collective behaviour” (l’accumulo compulsivo) che vede alcune persone ammassare continuamente qualsiasi cosa, spesso senza valore. Questo stato è chiamato anche disposofobia e chi ne soffre accumula oggetti in maniera disorganizzata diventando incapace di disfarsi di cose che finiscono per invadere gli ambienti in cui abita, fino a renderli non più vivibili. Sono casi in cui è la collezione a possedere la persona e non viceversa. Normalmente, però, possiamo abbandonarci al piacere di conservare ciò che più ci fa stare bene; guardando soddisfatti la nostra collezione, magari dopo aver trovato l’oggetto che desideravamo su internet, che da un po’ di tempo aiuta a reperire ciò che prima risultava quasi impossibile. In quel momento, intimo, abbiamo il diritto di emozionarci davanti all’ultima figurina che ci mancava per completare l’album.

Periscopio | aprile 2023

ATTENZIONE AL PESCE PALLA

Mangiare un pesce palla può essere fatale. Questi animali per allontanare i predatori, oltre agli aculei, hanno un sistema di difesa nel loro organismo che trasuda una sostanza chimica chiamata tetrodotossina. In un pesce palla, ce n’è abbastanza per uccidere 30 persone e non esiste un antidoto.

www.nationalgeographic.com

GARA DI PATTINI TRA LE STELLE

Gli esseri umani non potrebbero mai atterrare su Giove, Saturno, Urano o Nettuno perché sono fatti di gas e non hanno una superficie solida. Eppure, si potrebbe pattinare su una delle lune di Giove, Europa, ricoperta di ghiaccio; anche se, data la sua gravità, basterebbe un piccolo salto per arrivare a 6 metri d’altezza.

www.nasa.gov

SCRITTI PERDUTI

La prima moglie dello scrittore Ernest Hemingway, Hadley, smarrì su un treno una valigia piena di scritti dell’autore. Nel libro A Moveable Feast Hemingway scrisse: “Non avevo mai visto nessuno tanto ferito da una sofferenza insopportabile, come Hadley quando mi disse che le mie cose erano andate”.

www.thehemingwayproject.com

A PROPOSITO DI...

NUMERI DA

RECORD

I COLORI DELLA NATURA

L’Australia ospita ben 5 (dei 10 in tutto il mondo) laghi rosa. Tutti capaci di regalare un certo fascino, dovuto principalmente alla loro cromatura insolita. Il più sorprendente è il lago Hillier, che spicca per il suo rosa acceso, dovuto soprattutto alla presenza di particolari alghe.

www.australia.com

IL PRIMO ORDINE

La Ain Dubai, negli Emirati Arabi, con i suoi 250 metri di altezza, è attualmente la ruota panoramica più grande del mondo. È paragonabile ad un grattacielo di 80 piani.

L’informatico John Wainwright è diventato famoso per un click fatto con il suo computer il 3 aprile 1995. Ordinò su un sito internet il libro Fluid Concepts And Creative Analogies: Computer Models Of The Fundamental Mechanisms Of Thought di Douglas Hofstadter. Fu il primo ordine fatto su Amazon.

www.theatlantic.com

IL RECORD DEI RECORD

AMORE PROFONDO

Il record del bacio subacqueo più lungo spetta a Beth Neale (Sud Africa) e Miles Cloutier (Canada): si sono baciati in apnea per ben 4 minuti e 6 secondi.

GLI ANIMALI PIÙ VELOCI

Quello animale è un mondo estremamente affascinante, fatto di esseri incredibili. Che siano sotto l’acqua, in cielo o sulla terra, esistono specie capaci di stupirci per le loro caratteristiche. Ci sono, ad esempio, animali in grado di portarsi a velocità altissime che un essere umano potrebbe raggiungere solo con potenti mezzi meccanici.

Il detentore del maggior numero di record mondiali è lo statunitense Ashrita Furman, che ne ha stabiliti più di 600. I suoi record hanno spaziato dal tempo più lungo con l’hula hoop sott’acqua alla massima distanza percorsa in bicicletta con una bottiglia di latte sulla testa.

www.guinnessworldrecords.com

FORTE… COME UNA DONNA

Nell’antica Roma esistevano anche le gladiatrici. Definite gladiatrix, erano piuttosto rare, a differenza delle loro controparti maschili. La prova più convincente della loro esistenza è un bassorilievo marmoreo trovato ad Alicarnasso, attualmente in mostra al British Museum, che raffigura due gladiatrici in combattimento.

www.worldhistory.org

aprile 2023 | www.spazio50.org 19
FALCO PELLEGRINO 385 km/h GHEPARDO 130 km/h PESCE VELA 110 km/h SQUALO MAKO 90 km/h
In giro per il mondo
LA RUOTA GRATTACIELO

MEDICI DI BASE E OSPEDALIERI, I “DESERTI ITALIANI”

Nei prossimi cinque anni mancheranno almeno 45mila medici per effetto dei pensionamenti e le uscite non saranno bilanciate dalle nuove assunzioni.

A lanciare l’allarme, ormai da tempo, è la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale Fimmg, insieme al sindacato dei dirigenti medici Anaao

Nel 2028 saranno andati in pensione 33.392 medici di famiglia e 47.284 medici ospedalieri, per un totale di 80.676, ma per i medici di base le borse per il Corso di formazione messe a disposizione ogni anno sono circa 1.100; se il numero resterà costante, gli assunti nel quinquennio non supereranno gli 11mila e lasceranno scoperti 22mila posti. Ancora

più complicato fare un calcolo per le assunzioni di medici ospedalieri, legate alle possibilità di nuovi concorsi su base regionale.

Già oggi ogni medico di medicina generale ha in media circa 1.400 pazienti in carico, ma il numero varia da una regione all’altra: al Nord il carico risulta più elevato rispetto al Centro e al Sud. Secondo gli accordi collettivi nazionali, il numero massi-

mo di assistiti non dovrebbe superare i 1.500, ma in Veneto questa soglia è stata portata a 1.800 per sopperire alla mancanza di copertura. Le regioni con il più alto numero di pazienti per ciascun medico di medicina generale sono il Trentino Alto Adige con 1.454 e la Lombardia con 1.408; quelle con il numero più basso sono la Calabria con 1.055, la Basilicata con 1.052 e l’Umbria con 1.049.

www.spazio50.org | aprile 2023 20 Sanità

Perché si è arrivati a questi squilibri nella prima assistenza? Innanzitutto c’è il fattore età, perché l’Italia, rispetto agli altri Paesi UE, ha il numero più alto di medici over 55, con il 54% del totale. In Ungheria, Lussemburgo, Cipro, Germania, Belgio, Francia, Estonia, Lettonia e Bulgaria la percentuale è compresa fra il 42 e il 49%, mentre negli altri si attesta al di sotto del 42%.

Compensare molti pensionamenti con altrettante assunzioni di medici all’inizio della propria carriera non è dunque scontato, per il crollo demografico che rende insufficiente il ricambio generazionale e perché le misure messe in campo risultano ancora inadeguate: basti pensare al fondo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con il quale per il prossimo triennio saranno finanziate le 900 borse di formazione aggiuntive annue, con numeri che restano inferiori a quelli che potrebbero soddisfare il reale fabbisogno del Paese in campo sanitario. Come ha ricordato il presidente dell’Ordine dei Medici, Filippo Anelli: «È un numero finalmente congruo, ma le carenze sul territorio sono tali che nei prossimi cinque anni, finché saremo sul picco della gobba pensionistica, ne servirebbero 4mila all’anno». Nel frattempo, dal 2019 a oggi, hanno chiuso in media due ambulatori al giorno, e le zone più a rischio sono quelle periferiche, come conferma un’analisi condotta da Cittadinanzattiva sul fenomeno dei cosiddetti “deserti sanitari”.

I dati sono quelli ufficiali forniti dal Ministero della Salute e relativi al 2020, riguardo non solo i medici di medicina generale, ma anche i pediatri di libera scelta, i ginecologi, i cardiologi e i farmacisti (includendo solo quelli ospedalieri per queste ultime tre categorie) per ciascuna Provincia italiana.

Le province con il più alto numero di pazienti assegnati a ogni medico di base sono Bolzano (1.539), Bergamo (1.517), Brescia (1.516), Treviso (1.445), Trento (1.403). Per numero di bambini seguiti da ciascun pediatra la situazione più allarmante è quella di Asti (1.813), seguita da Brescia (1.482), Novara (1.370), Vercelli (1.367) e Bolzano (1.364). La situazione regionale si inverte se si cerca invece un ginecologo ospedaliero, perché in questo caso è Caltanissetta a registrare il record negativo di un medico ogni 40.565 pazienti, seguita da Macerata con 18.460, Reggio Calabria con 9.992, Viterbo con 9.163, e La Spezia con 8.061. Se si considerano i cardiologi, il problema è trasversale: a Bolzano ce n’è uno ogni 224.706 pazienti, a Potenza uno ogni 105.789, a Crotone uno ogni 72.172, a Caltanissetta uno ogni 36.941, a Viterbo uno ogni 34.137. Per quanto riguarda infine i farmacisti ospedalieri, lo squilibrio più alto si registra a Reggio Emilia con un professionista ogni 264.805 cittadini, Campobasso con uno ogni

108.681, Reggio Calabria con uno ogni 75.852, Piacenza con uno ogni 71.608 e Lecco con uno ogni 55.827. Gli squilibri dunque ci sono, ma non necessariamente fra Nord e Sud, o fra una Regione e l’altra, perché anche nelle Province di una stessa regione si possono riscontrare situazioni molto diverse, a pochi chilometri di distanza. Mettendo insieme le 39 Province con gli squilibri più marcati, Cittadinanzattiva ha evidenziato che le regioni complessivamente più problematiche sono Lombardia e Piemonte, seguite da Friuli Venezia Giulia, Calabria, Veneto, Liguria ed Emilia Romagna.

I fondi e i progetti previsti dal PNRR per realizzare Case e Ospedali di comunità potrebbero potenzialmente ridurre alcune di queste carenze e consentire al cittadino una prima assistenza più rapida, senza dover affrontare il sovraffollamento degli studi medici e liste d’attesa lunghissime. Delle strutture previste, però, solo poco più di un terzo, ossia 508 Case e 163 Ospedali, saranno realizzate nelle aree interne, e dunque continueranno a essere tagliati fuori

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Sanità

da un accesso sicuro alla salute pubblica oltre 5 milioni di persone che vivono in zone periferiche e ultraperiferiche. Per fare alcuni esempi, i residenti nei 13 Comuni più remoti della Valle d’Aosta e nei 36 della Liguria, non avranno a disposizione nessuna delle due nuove tipologie di servizi territoriali previsti dal PNRR, e per oltre 650mila italiani di 7 regioni (Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Marche) non ci sarà alcun Ospedale di comunità accessibile. Le aree periferiche friulane avranno solo una Casa di comunità per 43 Comuni, quelle marchigiane una Casa per 42 Comuni, quelle piemontesi una per 131 Comuni.

Altre regioni, come la Lombardia con 199 Case e 66 Ospedali, la Campania con 172 Case e 48 Ospedali, e la Sicilia con 156 Case e 43 Ospedali, saranno particolarmente interessate dal cambiamento. Nel frattempo, un emendamento approvato in Commissione Affari sociali alla Camera ha disposto la possibilità, per medici e docenti universitari di medicina e chirurgia, di poter restare in servizio fino al 72esimo anno di età, posticipando di fatto - sino al 31 dicembre 2026 - il limite già esteso a 70 anni, in particolari condizioni, per i medici dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale.

Insomma, per sopperire all’immediata carenza di organico, si sta cercando di diluire i trattamenti pensionistici nel tempo, quando possibile, su base volontaria. Questa facoltà è estesa anche al personale medico che lavora in strutture private convenzionate. L’ente previdenziale dovrà calcolare l’importo pensionistico maturato dall’interessato sino alla nuova collocazione, e l’amministrazione di appartenenza attribuirà una retribuzione equivalente.

Una misura tampone in attesa che le nuove leve superino il Corso di formazione triennale e possano esercitare, che non riporterà i numeri in equilibrio.

LE AREE INTERNE

Le aree interne in Italia costituiscono una parte peculiare del territorio nazionale, perché rappresentano circa il 53% dei Comuni (4.261), ospitano il 23% della popolazione, pari a oltre 13,54 milioni di abitanti, e occupano una porzione di territorio che supera il 60% dell’intera superficie nazionale. I territori meno facilmente accessibili, storicamente caratterizzati da una scarsa offerta di servizi, sono stati protagonisti di un lungo e progressivo abbandono, e alla perdita demografica ha corrisposto anche un processo di indebolimento dei servizi alla persona, compresi quelli che ne devono garantire il diritto alla salute e alla cura.

www.spazio50.org | aprile 2023 22

Donare una casa all’UNICEF significa donare all’infanzia un futuro migliore. Ciò che ha avuto un valore affettivo per te, può avere valore anche per la vita di tanti bambini.

In molti luoghi del mondo milioni di bambini vivono in estrema povertà, afflitti da guerre, catastrofi naturali, vittime di abusi e sfruttamento.

La tua donazione immobiliare sarà trasformata in cibo, vaccini, scuola e protezione.

Chiama o scrivi, anche ora, a Laura Verderosa. Insieme troveremo il modo più semplice ed efficace per compiere questo gesto d’amore. 06 47809235 - 3664245511

l.verderosa@unicef.it

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VITTORINO ANDREOLI LA VECCHIAIA È IL CAPITOLO MIGLIORE DELLA VITA

Lettera a un vecchio (da parte di un vecchio) è il titolo dell’ultimo saggio di Vittorino Andreoli, lo psichiatra veronese che da anni affronta nei suoi numerosissimi scritti le principali problematiche della società contemporanea con un linguaggio chiaro quanto rigoroso.

Professore, già il suo titolo è un po’ provocatorio. Sono anni che la parola vecchio non viene più attribuita agli anziani, ha assunto una connotazione negativa, quasi acida, se rivolta a una persona. Eppure lei la sbatte subito in faccia ai lettori, come mai? Perché tutte le parole che vogliono sostituire questo termine sono delle maschere, come se la vecchiaia fosse una cosa negativa, addirittura disturbante. Allora si dice senile, anziano, longevo, terza o quarta età, e adesso c’è anche il nuovo termine fullgevity (dal libro di Alessia Canfarini, Fullgevity. La pienezza è la nuova longevità, n.d.r.). Questo significa che esiste ancora una cultura che rifiuta la vecchiaia e io trovo questo un fatto di una gravità enorme, perché pesa sulle persone anziane, che si sentono senza un significato, come se fossero una zavorra sociale. Io non parlo dei vecchi da giovane, bensì da vecchio, e quindi il mio è un vero e proprio stimolo a capire i vantaggi, il significato esistenziale della vecchiaia. Lo voglio spiegare anche ai vecchi, perché spes-

Lo psichiatra più famoso d’Italia, ultraottantenne, ci parla con puntigliosa lucidità delle sue considerazioni sulla vecchiaia, che rappresenta un nuovo stile di vita e può aprire a una migliore visione del mondo

Intervista
di Raffaello Carabini

so si trovano in una condizione quasi di vergogna, dato che non si può neppure dire che si è vecchi, anche se è un termine che esiste in tutte le lingue. Però ultimamente la società indica sempre gli anziani come un “non modello”, quando non addirittura una “generazione che ha sbagliato”…

Succede perché questa società così disattenta non si è accorta che la vecchiaia è completamente cambiata. Io la chiamo “la nuova età”. Se avessi fatto con lei questa chiacchierata vent’anni fa, una dimensione temporale molto piccola rispetto alla storia dell’antropologia, non avrei potuto dire ciò che ho scritto nel libro. Perché è la prima volta nella storia dell’uomo che esiste un numero di vecchi tale da rappresentare una grande comunità. Siamo il 20% dell’attuale popolazione e si calcola che i vecchi verso il 2050 saranno il 40%, anche perché la natalità diminuirà continuamente. Sono trent’anni almeno che la medicina fa grandi progressi, che hanno permesso di allungare l’attesa di vita. A questo va aggiunto che è migliorata enormemente l’igiene della persona e che l’economia permette di vivere meglio, con più agi.

prendete consapevolezza che la nostra età ha oggi delle possibilità, delle capacità infinite di avere un senso

Noi rappresentiamo il risultato di una vera evoluzione sociale. Risultato che, una volta raggiunto, fa invece dire che siamo un peso, che limitiamo le risorse delle previdenze sociali per i giovani e così via. Per questo c’è bisogno di superare questo atteggiamento da inciviltà che vuole non lasciare il vecchio solo, vuole proprio abbandonarlo. Lei identifica la vecchiaia con la fine dell’attività lavorativa, aprendo un mondo a nuovi stili di vita e a nuovi bisogni incentrati sulla libertà raggiunta. Però siamo abituati a individuarla con il decadimento fisico…

È veramente sbagliato legare vecchiaia a malattia, usando la sentenza di 2.200 anni fa, di Terenzio Afro, che diceva: «Senectus ipsa est morbus», “la vecchiaia è malattia di per sé”. Io parlo di età esistenziale, così come c’è un’età esistenziale adulta, bambina, adolescenziale. In questa età ci sono malattie, ma non è affatto vero che i vecchi sono più ammalati degli altri. Molte delle malattie dei vecchi non le conosciamo, perché la vecchiaia nella storia recente era l’età dei matusalemme, delle persone eccezionali, il caso estremo da non affrontare. In Giappo-

ne i centenari venivano accolti dall’imperatore in persona, era un tributo, un dono. Oggi non avviene più, perché i centenari sono diventati troppo numerosi. Bisogna distinguere la condizione esistenziale dalle patologie. Fino alla Seconda Guerra Mondiale l’età in cui si moriva di più era l’infanzia, per le malattie infettive, perché non c’erano gli antibiotici. Ci sono certo anche le malattie della vecchiaia, ma le conosciamo pochissimo. Sull’Alzheimer abbiamo un sacco di dubbi, mentre le malattie comportamentali dell’anziano sono molto minori della psicopatologia adolescenziale. Bisogna riconoscere le capacità che esistono a questa età. E che mai prima ci sono state. Poche settimane fa, a Milano, è stato presentato Odi et amo: ambiguità percettive e pensiero quantistico, un libro scritto da un fisico di 91 anni, Giuseppe Caglioti, che ha la prefazione di un altro fisico insignito quest’anno con il Premio Fermi, Giorgio Benedek, che ne ha 87, e la postfazione mia, che ne ho 83. Un libro di oltre 250 anni! Fino a tre, quattro anni fa, si affermava che le cellule cerebrali nell’anziano non si modificano, a differenza di tutte le altre età. Il che faceva dire

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«Abbiamo tantissimi desideri. Cambiano solamente. Sono affettivi, legati alla vita dei nipoti, al bene verso le persone che amiamo, al poter essere utili. Noi vecchi non crediamo nell’io... Noi parliamo di noi»

che c’è una degenerazione, cioè il cervello perdeva cellule senza ricrearne. È stato invece dimostrato scientificamente, dapprima in Svezia e poi da molte altre parti, che i neuroni si moltiplicano, e quindi si restaurano, anche nei vecchi. Stiamo scoprendo una nuova età, diversa dalle altre per le capacità che può esprimere e per la visione del mondo. Eppure la lettura della vecchiaia in gran parte continua a seguire lo schema antico, di quando i vecchi non c’erano. Fino alla Seconda Guerra Mondiale l’età media in Italia era 47 anni per gli uomini e 50 per le donne. Oggi le donne di 50 anni vanno sui giornali femminili perché hanno un corpo attraente, sono sane, addirittura la menopausa è considerata una condizione “vantaggiosa” perché permette una vita diversa.

Non si può negare, però, che con l’avanzare dell’età i sogni, i desideri, le possibilità si riducono di dimensione e di valore. C’è un modo per cercare di resistere a questo progressivo ridursi degli orizzonti, anche di speranza? No, no, ne abbiamo tantissimi di desideri. Cambiano solamente. Sono affettivi, legati alla vita dei nipoti, al bene verso le persone che amiamo, al poter essere utili. Noi vecchi non crediamo all’io. I giovani parlano di io, io, io; noi parliamo di noi. Non se ne può più di questa visione individualistica, egoistica, narcisistica. Il desiderio è legato anche al futuro: chi ha un’età diversa ha desideri diversi perché ha un futuro più o meno lontano. E c’è anche un desiderio nell’immaginare, nell’aspettativa. Noi aspettiamo, ma l’aspettare

non è passività, è immaginazione, è voglia. È necessario che la società - il che vuol dire le altre fasi della vitariesca a rendersi conto che ci troviamo in una condizione sociale che sarà anche loro (perché mi auguro che tutti arrivino alla vecchiaia), e scoprirà che c’è uno spazio per vivere in modo assolutamente diverso. Ad esempio, siamo capaci di stare con i bambini e raccontarci, descrivere la nostra esperienza non come quella di piccoli eroi, ma come vita vissuta. Perché questa è la storia, non quella che vedono questi ragazzi, sempre inchiodati davanti a un computer, immersi nella virtualità. Far loro scoprire che siamo esseri umani e che abbiamo vissuto e non siamo storie che escono dalle macchinette. Abbiamo tante cose da fare e le garantisco che le faremo.

La morale del libro è: “La vecchiaia è uno straordinario capitolo della vita di un uomo e di una donna”. Non so se tutti sono d’accordo…

Quello che il mio libro fa, rivolgendosi ai vecchi - ma è chiaro che poi mi rivolgo a tutti gli altri - è dire: “prendete consapevolezza che la nostra età ha oggi delle possibilità, delle capacità infinite di avere un senso”. Non competiamo sul piano produttivo, ma abbiamo più tempo, che significa saper attendere, aver pazienza. Abbiamo una visione diversa, non vorremmo mai le lotte, le guerre. È un’età che permetterebbe di aggiungere valori sociali a quello del denaro, che è oggi il vero riferimento. Siamo una ricchezza, forse non economica, ma lo siamo per il significato dell’esistenza. Pensi se in questo momento ci fosse un po’ più di saggezza, anche se non vogliamo essere saggi. Si parlava di saggio quando ce n’era uno, il grande vecchio oppure l’eroe. Noi facciamo i nostri errori, abbiamo i nostri limiti, ma non siamo affatto qui con gli occhi aperti per aspettare la morte.

www.spazio50.org | aprile 2023 26 Intervista

LETTERA A UN VECCHIO (DA PARTE DI UN VECCHIO)

«Da vecchio, mi sono reso conto della bellezza di esserci, indipendentemente dal saltare e dal correre. Continuo a scoprire che l’esistenza è di una ricchezza inimmaginabile». Così nella prima pagina del suo libro, appassionato e spesso commosso, utopico e un po’ visionario, l’83enne Vittorino Andreoli indirizza la Lettera a un vecchio (da parte di un vecchio) a chi ha desiderio di riflettere, con uno sguardo diverso sulla propria condizione. Lo psichiatra un po’ scrittore analizza le funzioni e le possibilità della senectus, come la chiamavano i latini, ribaltando il senso del senectus ipsa est morbus di Terenzio. Chiede la consapevolezza della “straordinarietà” di aver raggiunto questa fase della vita. Riflette sulle fasi della vecchiaia legate alle malattie, alla solitudine, all’attività sociale, ai conflitti generazionali, alla morte, con il desiderio che la società si renda conto dell’“utilità” dei vecchi e consenta ad essi di non sentirsi mai esclusi. Andreoli osserva che, con l’invecchiare, aumentano l’immaginazione e le capacità di analizzare la mente stessa, così si dispone di un eccezionale osservatorio per capire come è fatta e funziona. Nella mente abita una delle ricchezze più formidabili, che oggi si può chiamare multimediale: l’immaginazione, la capacità di vedere cose che non ci sono. L’anziano ha la straordinaria possibilità di mettere ordine nella mente, da bibliotecario di Babele. La solitudine tipica della vecchiaia deve diventare l’occasione per riflettere su sé stessi, sul proprio passato, per acquisire consapevolezze nuove su di sé e sul mondo che ci circonda che è in continuo mutamento, perché la vita stessa è un divenire dal quale non ci si deve sentire esclusi. La solitudine può diventare arricchimento solo se non diventa una prigione nella quale confinarci per comodità e facilità. Così il trascorrere degli anni non più giovani può avere il ritmo e la cadenza di una passeggiata nei boschi, in pianura, in montagna, sulle colline, a vagabondare alla ricerca del trascolorare delle foglie in sfumature dense di solarità. E nel tempo di questo vagabondaggio prendono forma e sostanza il pensiero e il sentimento dell’autunno della vita non come fonte di tristezza per l’imminente congedo, ma come riapparire del desiderio di continuare a vivere in modo diverso, ispirati dai suoi bagliori.

Renato Minore

Appunto la morte, un po’ il convitato di pietra nel pensiero di tutti gli anziani…

Io odio la morte. Vorrei avere sempre un minuto da aggiungere, perché vorrei fare qualcosa di utile. Magari stare un po’ di più con le persone cui prima non ho mai dedicato tanto tempo. In questa età in cui si è vicini alla morte si scopre che è parte dell’esistenza. Non è contro l’esistenza, proprio perché è un evento di tutte le esistenze. Quello più vicino a noi, che, proprio perché abbiamo consapevolezza che la vita continuerà ad allungarsi ma che è finita, abbiamo più voglia di vivere e di cambiare l’immagine che ci fa considerare un peso. Ci sono le malattie, ma quanto più le conosceremo quanto meno ne soffriremo. Un po’ come l’ulcera. Si ricorda quante ulcere c’erano? Si veniva operati, dopo di che abbiamo scoperto che era un’infezione e che per risolverla bastano pochi farmaci. Abbiamo capacità che non sono da sottovalutare anche se abbiamo meno forza. Per noi l’amore non è solo d’organo, è di tutta la persona. Il nostro è l’ultimo capitolo di un libro: bisogna arrivare in fondo, e di solito, se è una buona storia, l’ultimo capitolo è il migliore.

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La Costituzione Italiana ha 75 anni. «L’ho letta attentamente! Possiamo firmare con sicura coscienza», affermò Enrico De Nicola, primo Presidente della Repubblica Italiana dal 1° gennaio 1948, quando la Costituzione entrò in vigore dopo essere stata approvata definitivamente, il 22 dicembre 1947, dall’Assemblea Costituente. Quanti italiani, oggi, posso affermare lo stesso? In pochi. Secondo un recente sondaggio, commissionato dal WWF, l’86% dei cittadini non è a conoscenza della riforma costituzionale del 2022 che ha inserito la tutela della biodiversità e degli ecosistemi fra i principi fondamentali (articolo 9) e fra i diritti e doveri dei cittadini (articolo 41). Ma non è questa la più recente modifica costituzionale. Alzi la mano il lettore che sa che, a novembre scorso, la

LA COSTITUZIONE ITALIANA HA 75 ANNI

Pochi italiani la leggono e la conoscono. Eppure, secondo Andrea Morrone, esperto costituzionalista, la Carta fondamentale della Repubblica è destinata a durare. Ecco perché di Annarita D’Agostino

Legge costituzionale n. 2 del 2022 ha modificato l’articolo 119 per riconoscere la peculiarità delle Isole e “rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”.

Per comprendere le ragioni del complesso rapporto fra la Costituzione e gli italiani, dobbiamo tornare alle radici. «Le forze politiche che, insieme agli Alleati, fecero la lotta

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di Resistenza hanno liberato l’Italia dal nazifascismo e hanno scritto una Costituzione destinata a durare», ci spiega Andrea Morrone, professore di Diritto costituzionale presso l’Università di Bologna, membro dell’Associazione italiana dei Costituzionalisti e condirettore, fra l’altro, di alcune fra le più importanti riviste giuridiche italiane ed internazionali. «La nostra Carta - evidenzia - nasce da un accordo politico tra tutti i partiti rappresentati nell’Assemblea Costituente. In essa si ritrovano tre anime: quella cattolico-popolare, quella socialcomunista, quella liberale. Quell’accordo si riflette nelle tre parti che compongono la Carta: i principi fondamentali (democrazia; primato e garanzia dei diritti umani; uguaglianza non solo formale ma anche sostanziale; pluralismo sociale e istituzionale; laicità dello Stato); il catalogo dei diritti civili, politici e, soprattutto, sociali per la liberazione dal bisogno; l’organizzazione della Repubblica, con le due scelte decisive per un modello di governo parlamentare e un’articolazione territoriale del potere tra Stato, Regioni e Autonomie locali».

Quindi, la Costituzione è ancora attuale o non del tutto?

I principi e i diritti si sono radicati nel tempo e hanno permesso ai cittadini italiani di diventare finalmente liberi e progressivamente più eguali. In nome di quei valori fondamentali l’Italia ha superato crisi decisive negli anni del terrorismo e nella lotta alle mafie. La sfida della Costituente, da questo punto di vista, è stata vinta. Più difficile, invece, il giudizio sulla parte organizzativa. In linea con un mondo diviso a metà dopo la Seconda Guerra Mondiale, si scelse un parlamentarismo che riduceva il governo ad una funzione esecutiva degli accordi tra le forze della maggioranza, guidata per oltre 40 anni dalla DC, e

il principale partito di opposizione, il PCI, condannato dalla collocazione atlantica dell’Italia a non poter governare. Motivi analoghi di equilibrio spinsero la Costituente a comprimere le regioni tra i forti poteri dello Stato, che doveva garantire a tutti i cittadini le medesime condizioni di sviluppo, di libertà e di eguaglianza, e gli altrettanto agguerriti enti locali (comuni e province). Poi, è cambiato tutto. Dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e la crisi dei partiti che ave-

governo della Parte II della Carta. E questo nonostante i cambiamenti epocali del nuovo Millennio: l’integrazione europea sempre più spinta, che richiede governi stabili, guidati non più da un retrivo nazionalismo di ritorno ma da fini di solidarietà tra i popoli; la globalizzazione dell’economia, che prescrive esecutivi capaci di contrastare la morsa della speculazione finanziaria che allarga le diseguaglianze; i fenomeni migratori che impongono ai governi europei accoglienza guidata dal senso

vano fatto la Repubblica per effetto di “Tangentopoli” si è tentato di aggiornare la Costituzione, specie nella parte organizzativa, ma senza successo. La revisione del regionalismo fatta con la riforma costituzionale del 2001 ha avuto esiti molto controversi, dato che la maggiore autonomia affidata a regioni e comuni ha aumentato le divisioni territoriali anziché ridurle, e il regionalismo differenziato spinge avanti in questa direzione. Inoltre personalismi, egoismi, lotte intestine anche tra alleati, visioni politiche limitate hanno impedito di aggiornare il processo di

di umanità; il ritorno della guerra, infine, come espressione di nuove forze sovraniste e populiste contrarie a tutto ciò che c’è di buono nella democrazia liberale.

La Costituzione deve dunque cambiare?

Per affrontare e vincere le sfide che ho appena elencato occorre dare all’Italia un processo di governo adeguato ai tempi, più partecipato, che permetta agli italiani di scegliere direttamente chi governa e chi si oppone; che dia autorevolezza al Parlamento nell’indirizzare e soprattutto nel controllare il governo; che

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renda l’esecutivo titolare di poteri responsabili e decisivi nei contesti europei e internazionali che contano. Il disinteresse verso la Costituzione non impedisce però alla Legge fondamentale dello Stato di continuare ad essere al centro del dibattito pubblico. Pensiamo alle discussioni nate intorno all’intervento del noto attore e regista Roberto Benigni all’ultima edizione del Festival di Sanremo proprio per celebrare l’anniversario della Carta Costituzionale. Per la prima volta, nel pubblico in sala, sedeva un Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, tradizionalmente “custode” della Costituzione e dei suoi valori. Oppure al lungo dibattito intorno alla riduzione del numero dei parlamentari, approvata e poi confermata dagli elettori nel referendum costituzionale del 2020, il quarto nella storia repubblicana.

Perché, allora, gli italiani non leggono la Costituzione?

La forza di una Costituzione sta nella sua effettiva capacità di governare i suoi destinatari. Gli italiani sanno che il loro agire è regolato dai principi della Carta più di quanto si pensi. Sono i partiti e i leader politici che,

specie quando ricevono il mandato a rappresentare e a governare, tendono a evitarla, per aggirare quei limiti che il diritto costituzionale pone a qualunque potere. Ecco perché la codificazione della tutela dell’ambiente, un’autentica innovazione nel panorama costituzionale, approvata quasi all’unanimità dal Parlamento nel 2022, è rimasta pressoché ignorata. Ma, come nel 1948, quando la stragrande maggioranza del popolo italiano non conosceva la nuova Costituzione - e chi vinse, anche allora, tentò di aggirarla o di stravolgerla -, il fatto che il testo stabilisca i principi fondamentali della convivenza sociale è destinato ad essere progressivamente recepito dalle coscienze e dall’agire individuale e collettivo. In questo consiste la forza di una Costituzione: il suo esserci spinge cittadini e istituzioni a farla propria. Guardando ai più giovani, Senato,

Camera e Ministero dell’Istruzione hanno riproposto un progetto per avvicinare alunni e studenti alla Costituzione attraverso concorsi, eventi, visite ed attività didattiche nell’ambito dell’insegnamento dell’educazione civica che nel 2020 è tornato nelle scuole, dopo anni di esilio.

I banchi di scuola sono il posto giusto per far conoscere la Costituzione ai giovani, pur con una premessa indispensabile: conoscere la storia?

La Costituzione non è un pezzo di carta ma è la storia di un Paese. Dunque, formare i giovani allo studio della storia e alla sua critica è la premessa indispensabile per capire la Carta. La Costituzione, ogni costituzione, lega passato, presente e futuro, attraverso il succedersi delle generazioni. La Costituzione è fatta per durare proprio per questo motivo. Un solo esempio: se non si sa nulla del fascismo o ci si limita a banali e talora riduttive rappresentazioni, non si può capire la nostra Costituzione. Essa nasce dalla tragica esperienza della dittatura e rappresenta una decisione definitiva, un “mai più” di ripudio di ogni forma di totalitarismo, vecchio e nuovo. Dimenticare che la nostra Costituzione è antifascista o eliminare l’antifascismo dai nostri discorsi equivale a ignorare la nostra storia e ci impedisce di capire chi siamo e qual è il nostro destino. Eppure, chi si limitasse a leggere il testo farebbe fatica a cogliere la radice intrinseca della Repubblica democratica italiana. Fare più storia, allora, significa far conoscere la Costituzione.

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Società
«La Costituzione non è un pezzo di carta ma è la storia di un Paese. Dunque, formare i giovani allo studio della storia e alla sua critica è la premessa indispensabile per capire la Carta»

Dalla notte del 6 febbraio Özlem vive per strada con i due figli, in una tenda montata sul marciapiede di Veysi Kaynak, un lungo viale di Maraş diventato una delle più grandi tendopoli autocostruite della città. Uno dei due ragazzi ha la Sindrome di Down, l’altro ha una disabilità psichica che porta la madre a tenerlo legato per una caviglia con un nastro di stoffa, per evitare che si allontani e si perda, in mezzo a centinaia di altri sfollati.

Özlem è una madre sola, e racconta che il marito è un ex militare rimasto ferito in guerra, che da allora ha perso la testa. È lei a occuparsi di questi due adolescenti fragili, e ora non ha più una casa: la sua dovrà essere demolita perché è stata dichiarata inagibile.

Il terremoto che ha colpito il sud della Turchia e il nord est della Si-

ANCORA SOTTO LE MACERIE

In Turchia, devastata e fiaccata dalla forza del sisma che l’ha recentemente colpita con la Siria, si continua a scavare e si contano ancora i danni. Tra aiuti che mancano, gente costretta a vivere in strada e case da demolire, la sua rinascita sarà ancora lontana

ria già devastato dalla guerra, oltre alle decine di migliaia di vittime, di feriti e di dispersi, ha lasciato un milione di persone senza casa, e distrutto più di 160mila edifici fra le diverse città dell’Anatolia, e della costa mediterranea turca. Dall’altra parte del confine, le notizie che filtrano sono ancora più frammentate e con numeri incerti.

All’evento naturale, un sisma potentissimo di magnitudo 7.8, si sono aggiunte le responsabilità umane nel renderlo una catastrofe senza precedenti: ritardi nei soccorsi,

mancanza di organizzazione nell’emergenza, una pregressa speculazione edilizia che ha portato alla realizzazione di nuove costruzioni con materiali non idonei ai livelli di sismicità della zona, e le sanatorie duplicate nel corso dell’ultimo decennio che hanno dato il via libera ad abusi poi “rientrati” nella legge. In tanti fra i sopravvissuti dicono che gli scavi per liberare le persone rimaste incastrate sotto le macerie non siano partiti ovunque con la stessa solerzia, e che spesso per i primi, cruciali, due o tre giorni

www.spazio50.org | aprile 2023 32 Reportage
di Ilaria Romano

non siano stati disponibili mezzi di soccorso, e la gente si sia messa a scavare a mani nude, mentre alcuni superstiti morivano di freddo nelle notti successive, intrappolati in mezzo a ciò che restava delle proprie case.

Chi si è salvato ha quasi sempre subìto un lutto in famiglia, e ora si trova ad affrontare anche la perdita di tutto il resto. Un dramma nel dramma, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione, per i casi come quello di Özlem, ma anche per le tante famiglie di profughi siriani, che dopo dieci, dodici anni di guerra, avevano qui ricostruito la propria, seppure precaria, identità. Ihsaan è un dodicenne siriano che parla perfettamente il turco. Quando la sua famiglia è fuggita da Idlib, in Siria, aveva quattro mesi. Tutta la sua vita l’ha trascorsa in Turchia, qui a Maraş prima del terremoto

andava a scuola e il pomeriggio lavorava nella raccolta della plastica per aiutare la famiglia. È il maggiore di quattro fratelli. «Sono stato salvato dalle macerie di casa nostra che è crollata. Mentre chiedevo aiuto - ricorda - pensavo che se avessero capito che ero siriano probabilmente non mi avrebbero salvato. Non sapevo se gridare per farmi sentire oppure no». Ihsaan è stato estratto vivo e senza ferite, ma la figlia di suo zio non ce l’ha fatta. Ora vivono tutti nella stessa tenda. «Da qui gli aiuti non sono proprio passati. Solo qualche giovane di organizzazioni religiose viene a portare dei biscotti e delle merendine, ma altro non abbiamo mai visto. È dura mangiare ogni giorno solo queste cose».

La prospettiva per i siriani in Turchia è ancora più incerta di quella dei turchi, in una situazione di crisi economica che in una zona depressa del Paese accomuna tutti. Dei 3,5 milioni di cittadini siriani registrati in Turchia, almeno la metà vivono nella zona colpita dal sisma. Senza contare coloro che si trovano nel Paese senza essere mai stati censiti e aver acquisito documenti regolari. Ahmed, di Aleppo, lavorava a Pazar-

cık in una fabbrica, e aveva una casa in affitto che oggi rischia di crollare. «Siamo rientrati solo per prendere alcuni vestiti, qualcosa che potesse servirci, ma poi stiamo continuando a dormire in giardino. Sopravviviamo con il pane che andiamo a prendere dai volontari della Mezzaluna Rossa e dai panettieri comunali, ma non sappiamo come andremo avanti. Ho perso tutto, anche il lavoro, perché lo stabilimento è crollato». A İslahiye e Nurdağı, entrambe nella provincia di Gaziantep e vicinissime all’epicentro, non è rimasto in piedi quasi nessun edificio. Molti dei palazzi crollati sono anche di nuova costruzione, terminati e venduti un paio di anni fa. Lungo la strada che porta da una città all’altra, di fronte ai cumuli di macerie c’è Hasan, che con la famiglia sta cercando di recuperare alcuni macchinari dalla sua tipografia. «Sono arrivato da Diyarbakir e avevo deciso di stabilirmi qui per ingrandire l’attivitàracconta -. Avevamo cominciato a lavorare da una settimana quando c’è stato il terremoto. Il palazzo non è crollato completamente ma dovrà essere demolito. La mia tipografia al piano terra si è completamente allagata, sto cercando di salvare

qualche macchinario ma molti sono piuttosto pesanti e non riesco a trasportarli fuori da solo con le mie figlie. Ho messo in gioco tutti i miei risparmi, ho convinto la mia famiglia a seguirmi qui ed ecco cosa è successo».

Le autorità turche hanno annunciato di aver già arrestato 184 persone sospettate di essere responsabili del crollo di alcuni di questi edifici, per aver avvallato pratiche edilizie non conformi e per l’utilizzo di materiali scadenti nelle costruzioni. Fra i coinvolti, anche il sindaco di Nurdağı. Un rapporto pubblicato dalla Turkish Enterprise and Business Confederation ha stimato che il costo del terremoto sia stato pari a 84 miliardi di euro, circa il 10% dell’intero Prodotto interno lordo della Turchia: circa 70,8 miliardi di dollari provengono dai danni alle abitazioni, 10,4 miliardi dalla perdita di reddito nazionale e 2,9 dalle mancate giornate lavorative. Se le categorie valutate per calcolare i danni sono la diminuzione o l’interruzione delle attività economiche, combinate alla mancanza di salari e alla perdita di patrimonio immobiliare, non bisogna dimenticare le conseguenze sulle persone, nel breve e nel lungo periodo, come la perdita di condizioni di vita dignitose, oltre che quella dei propri cari o del lavoro, e lo stato di incertezza e dipendenza dagli aiuti istituzionali o legati a organizzazioni private.

Ad Adiyaman, città a maggioranza curda, molte persone lamentano la scarsità di supporto arrivata dalle istituzioni, dai primi giorni nella ricerca di superstiti, e nelle settimane successive, quando occorreva gestire gli sfollati al freddo.

«Noi abbiamo deciso di autorganizzarci qui nel centro curdo alevitaracconta Jinan, una giovane volon-

taria - per offrire almeno un pasto caldo e un posto sicuro dove dormire a quante più persone possibile. Qui gli aiuti di Stato si sono concentrati in centro, nei pressi della Prefettura, ma le altre zone della città sono rimaste scoperte, e non tutti riescono a spostarsi, considerato che la maggior parte degli sfollati vive in tenda nel cortile di casa, o in qualche sterrato. Quello che prima era un luogo di culto è stato messo a disposizione per le prime necessità».

La disparità di servizi e le differenze organizzative sono state visibili da una città all’altra sin dai primi giorni

dell’emergenza. A Kilis, ad esempio, di confine ormai a maggioranza siriana, l’esperienza passata dei campi profughi ha di fatto permesso una risposta più rapida. La più grande tendopoli è stata allestita nel campo da calcio comunale, uno spazio recintato e quindi più sicuro della strada per i bambini, con un minimo di servizi e di assistenza. Resta anche questa una soluzione provvisoria, che non garantirà una ripresa nel lungo periodo nemmeno quando, i pochi che possono, rientreranno nelle poche case rimaste in piedi, messa all’angolo la paura di quella notte.

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Reportage

INTESTINO IRRITABILE

QUAL È LA CAUSA? CHE COSA PUÒ ESSERE VERAMENTE D'AIUTO?

Le persone a ette lo sanno: i disturbi intestinali ricorrenti come diarrea, dolore addominale o flatulenza sono estremamente fastidiosi. La qualità della vita ne risulta gravemente compromessa. Questi disturbi intestinali possono essere favoriti dallo stress, da un'alimentazione poco equilibrata o dall'assunzione di farmaci. Ma la vera causa è rimasta nascosta per molto tempo. Gli scienziati oggi suppongono che sia una barriera intestinale danneggiata a causare il malessere intestinale. Sulla base di questa conoscenza, i ricercatori hanno sviluppato il dispositivo medico Kijimea Colon Irritabile PRO (disponibile esclusivamente in farmacia).

IL CEPPO BIFIDOBATTERICO VIENE IN AIUTO

I ricercatori hanno scoperto che uno speciale ceppo di bi dobatteri inattivato termicamente (contenuto solo in Kijimea Colon Irritabile PRO) offre un aiuto efficace: il ceppo B. bifidum HI-MIMBb75

Gli esperti ne sono a conoscenza da molto: diarrea, dolori addominali e flatulenza possono essere causati dallo stress, da una dieta poco equilibrata o dai farmaci. Ma l'esatto nesso tra cause e sintomi è rimasto a lungo un mistero. Oggi lo sappiamo, dietro a questi fastidi si cela una barriera intestinale danneggiata. I ricercatori sono ora riusciti a sviluppare un prodotto innovativo che troviamo esclusivamente in farmacia: Kijimea Colon Irritabile PRO.

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aderisce come un cerotto sulle aree danneggiate della parete intestinale. Grazie a questo "e etto cerotto", la parete intestinale può quindi riprendersi ed è così protetta da nuove irritazioni. In questo modo, i tipici disturbi intestinali come diarrea, dolori addominali o flatulenza possono attenuarsi e si possono evitare nuove irritazioni.

„Da quando ho iniziato a prendere Kijimea Colon

Irritabile PRO, mi sento meglio e più rilassata!” (Chiara S.)

ANCORA MEGLIO IN CASO

DI PROBLEMI INTESTINALI

I ricercatori hanno anche scoperto che i disturbi intestinali come diarrea, dolore addominale o atulenza vengono alleviati grazie agli speciali batteri del ceppo B. bi dum HI-MIMBb75. Ma non è tutto: anche la qualità della vita delle persone a ette è migliorata! Chiedi in farmacia Kijimea Colon

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COMUNITÀ ENERGETICHE, QUANTO DISTA UN FUTURO GREEN?

Fare un viaggio nelle nascenti Comunità energetiche (Cer) significa attraversare la storia e la natura più profonde del nostro territorio. Pensare a fonti che non inquinano - come vento, acqua e sole - è sì pensare al futuro ma restando con i piedi ben piantati nel nostro passato. Noi lo abbiamo fatto per capire come nascano le Cer e quindi

comprendere come funzionino. A volerle è stata l’Europa, cosa poi recepita anche dal nostro Paese e diffusa, ormai, in tutta Italia. Si tratta di comunità i cui abitanti hanno deciso di rimboccarsi le maniche unendosi in nome della sostenibilità, per creare - tutti assieme - un’alternativa alle fonti energetiche classiche che hanno un impatto dannoso sull’ambiente.

36 www.spazio50.org | aprile 2023 Sostenibilità

L’obiettivo? Puntare invece sull’energia verde.

Per comprendere questo fenomeno, abbiamo dapprima lasciato la Capitale per poi tornarci dopo aver visitato comunità energetiche nate invece in piccoli borghi. Prima tappa: Greccio, dove - ancor prima di conoscere promotori e soci della neonata Comunità energetica -, ci siamo persi nella suggestione di un luogo noto per ospitare il presepe più antico della storia. Siamo nel reatino ed è qui infatti che, nel 1223, veniva realizzato il celebre dipinto incastonato tra le rocce a settecento metri di altezza, meta di pellegrinaggi, non solo dal nostro Paese.

È qui che, poco distante dal santuario, abbiamo toccato con mano lo sforzo di una comunità intera di mettere in piedi una Cer pubblica: ossia la cui nascita dipende proprio dall’intervento dell’amministrazione comunale. Il primo cittadino, Emiliano Fabi, lo incontriamo infatti per le strade e ci dice come i pannelli fotovoltaici siano stati istallati con i finanziamenti e i progetti per l’efficientamento energetico. Una prassi che ha con ciò permesso la messa a dimora sul tetto di due scuole di pannellature che presto serviranno a portare

energia green a tutto il Paese. «Io ho chiamato proprio porta a porta - assicura Simonetta Francucci, assessore Attività Produttive lì a Greccio -. Dopo di che, gli abitanti si sono passati la voce. Anzi - aggiunge - c’è sempre più gente che vuole entrare in questa Comunità energetica».

A spiegarci, più in generale, come opera una Cer è Andrea Micangeli, docente dell’Università di Roma La Sapienza: «Ciascuno produce. Se produce e consuma, in quel momento sta risparmiando sulla propria bolletta. Quando non consuma, sta vendendo la propria energia alla rete. Ma se alcuni dei soci la stanno acquistando, vuol dire che ha fatto un bene al nostro Paese perché ha prodotto energia rinnovabile e non l’ha immessa nella rete di alta tensione: l’ha tenuta sul territorio». Che poi è l’obiettivo primario

di questa nuova tendenza che mira all’autonomia e alla responsabilità della collettività: il che sembra convincere molti i cittadini. Specie - e questo lo abbiamo osservato attraverso gli incontri fatti - i senior: sensibili ai temi dell’ambiente, del risparmio energetico e della condivisione.

Così, in un incontro in Municipio a Greccio, raccogliamo la testimonianza di un uomo che racconta come abbia già messo a disposizione il tetto della propria casa per istallare pannelli, una volta ultimati i passaggi necessari all’attivazione della Comunità energetica. Eppure qualcosa che non torna c’è dal momento che, appunto, l’impianto sulla scuola è bello e pronto ma non operativo. Mancano infatti i decreti attuativi per la realizzazione delle Cer, non solo qui: ovviamente in tutta Italia. Siamo perciò di fronte a

37 aprile 2023 | www.spazio50.org
Un viaggio tra le Cer (Comunità energetiche) già attive e funzionanti, per capire come agisce questo nuovo modello di sostenibilità e perché tutto il nostro Paese dovrebbe iniziare ad andare verso quella direzione

Sostenibilità

un treno in partenza che però, già da un po’, attende in stazione. Dopo Greccio, ci spostiamo settanta chilometri più a sud - direzione Ricetto, frazione di Collalto Sabino (Ri) -, dove la comunità energetica è nata, stavolta, per iniziativa di un privato. Anche qui le pannellature del fotovoltaico sono disposte ma attendono il via per la partenza. Ruggero Caminiti, docente in pensione, ci racconta della loro realtà: lui è, appunto, il fondatore Comunità Energetica Ricetto. «Io ho speso circa 16mila euro - compreso impianto e tutto - ma già so che 8mila euro lo Stato me li restituirà col 50%, in base alle tasse che pago. Farlo da privato o farlo per creare una Comunità energetica per me non cambiava la sostanza: non è che abbia speso di più. Però, così, ci guadagnano anche le altre famiglie». Cosa che ci conferma un abitante della zona: «i pannelli montati da Ruggero sono stati messi a nostra disposizione: quindi l’iniziativa di una persona diventa l’iniziativa di tutti».

In buona sostanza - come spiega ancora il professor Micangeli de La Sapienza -: «Il sistema energetico nazionale non vede arrivare la nuova energia prodotta perché è stata consumata a chilometro zero e quindi ci premia». La Cer, perciò, accumula un “premio” in cassa che deciderà collegialmente come spendere. Qui a Ricetto, Caminiti ha proposto di partire da una singola famiglia e costruire ogni anno - per una alla volta - l’impianto dell’acqua pagandolo con quei soldi del “premio” così che quella famiglia, l’anno dopo, consumerà meno corrente perché l’acqua calda ce l’avrà dal sole. Un efficientamento e una progressiva autonomia dei singoli che, in questo modo, continuano però a fare comunità e condividere energia.

Un’energia che non interrompe mai il proprio flusso, come sottolinea Giovanni De Libra, anche lui docente a La Sapienza: «Il solare - ci dice -, anche in giornate di pioggia, comunque funziona. La produzione non diventa zero. Così come non diventa zero durante l’inverno. È sicuramente più bassa però su quello che è l’economia dell’anno, è un tipo di tecnologia che funziona bene».

Ultima tappa, Roma: quartiere Vitinia, dove conosciamo Michele Moretti, della locale Comunità energetica. «Il problema - ci dice - è il passaggio culturale: passare da un’abitudine in cui non ci siamo mai posti il perché e da dove venisse l’energia che consumiamo - non ci è mai interessato - ad oggi in cui sappiamo che l’estrazione di quella energia avvelena il mondo».

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LE FORESTE: LUOGO DELL’IMMAGINARIO E DEL BENESSERE

Lo confermano la psicanalisi e la scienza: l’indissolubile legame tra l’uomo e l’ambiente boschivo ha radici salde, antiche e profonde di Anna Costalunga

era un volta una foresta incantata…”, così potrebbe iniziare il racconto di una fiaba per bambini. E del resto basta inoltrarsi nel fitto degli alberi per cedere alle fantasticherie di un mondo fatato, popolato da presenze estranee, misteriose e impalpabili. Lo dice la parola stessa: la foresta è il luogo nel quale ci sentiamo “forestieri”, stranieri. Il termine deriva infatti dal latino medievale foris, usato per indicare gli spazi esterni alle mura dell’abitato. Nei racconti la boscaglia ci invita ad entrare alla scoperta dei suoi reconditi segreti: un castello incantato, un drago feroce, un lupo cattivo. È un’ambientazione perfetta per la narrazione poiché rappresenta tutto ciò che è eccitante, sconosciuto e pericoloso, al punto da divenire - a volte - un personaggio a sé stante della storia, che giudica, provvede e punisce, servendosi delle creature fatate che

la abitano. Se per Dante la macchia è la “selva oscura”, allegoria medioevale del peccato, per gli antichi è il luogo spaventoso dal quale le leggi dell’uomo sono escluse. Ma l’ambiente della foresta, spesso sede delle divinità (Diana, la dea della caccia, e Irminsul, l’albero sacro dei Sassoni, sono solo due esempi), per millenni ha fornito cibo, cure e riparo. E dunque riveste nel subconscio un aspetto salvifico, femminile e materno, come quello della luce lontana che indica l’uscita (e la salvezza) attraverso l’intrico dei rami.

Le selve svolgono un ruolo significativo nel profondo della coscienza fin dagli albori della storia umana. Lo ritroviamo nei miti, certo, ma anche nei riti sciamanici precristiani, come quelli dei Druidi, le cui cerimonie misteriose si svolgevano nelle radure delle foreste sacre.

Ma è nel paesaggio fiabesco che la foresta perde il suo ruo-

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Psicologia “C’

lo di semplice scenario per divenire un personaggio a sé stante, al pari di tutti gli altri protagonisti che temerariamente vi si avventurano (o vi si ritrovano loro malgrado). Da Hansel e Gretel, a Pollicino; da Biancaneve a La Bella Addormentata; da Cappuccetto Rosso a La Bella e la Bestia, le peripezie nella foresta testano il loro coraggio e le loro paure per aiutarli nel passaggio dall’infanzia all’età adulta. E così, per catarsi, agiscono sul lettore, in un gioco di specchi laddove ciò che appare fantastico è in realtà correlato alla vita reale.

Abbiamo chiesto alla dottoressa Paola Santagostino, psicoterapeuta specializzata in medicina psicosomatica ed esperta del valore terapeutico della fiaba, di spiegare il legame ancestrale tra l’inconscio e la natura dei boschi, e perché questo ambiente riveste un impatto terapeutico sulla nostra psiche.

Dottoressa Santagostino, in psicanalisi la foresta è legata alla sfera dell’inconscio e all’archetipo del buio: un luogo selvaggio, dove è facile smar-

rirsi. Qual è il legame profondo tra l’Io del lettore e le esperienze dei protagonisti?

La foresta è in effetti legata al simbolismo dell’inconscio, e ciò è evidente guardando alla cosiddetta geografia delle fiabe, dove troviamo “il mondo comune” (lo stato di coscienza abituale) e “l’altro mondo”, quello del magico e del fatato (l’inconscio). Il primo, come il castello o il villaggio, è quello in cui i protagonisti umani correntemente vivono e agiscono, mentre l’altro, come la foresta, ha come residenti abituali gli esseri magici, buoni e cattivi: fate, streghe, orchi, draghi, folletti, gnomi. È lo scenario nel quale avvengono avventure extra-ordinarie, dove si affrontano grandi sfide e si scoprono grandi tesori. Non è un posto in cui i protagonisti umani risiedono normalmente, ma un luogo in cui fanno delle rapide e fruttuose “immersioni”. Vanno nella foresta (o vi si perdono) e là accadono mirabolanti avventure dalle quali tornano vivificati e arricchiti. Esattamente come noi viviamo in uno stato ordinario di coscienza e facciamo

Guardare, inspirare, toccare, rigenerarsi: il bosco fa bene alla salute, alla psiche e all’anima. La conferma viene dal subconscio, ma non solo. Lo psicologo David Strayer ha dimostrato che 3 giorni in tenda bastano per stabilizzare gli effetti della biofilia, l’affiliazione empatica con la natura selvaggia. A conclusioni simili è arrivato il Cnr, dopo aver condotto con il Cai laboratori di terapia forestale sull’Appennino.

I Giapponesi lo chiamano shinrin-yoku, “fare il bagno nella foresta” (forest bathing), una pratica alla portata di tutti che favorisce il benessere mentale, riducendo lo stress. Un effetto che la scienza attribuisce ai monoterpeni, le molecole organiche responsabili dell’odore delle foglie, facilmente assorbibili attraverso la pelle e le mucose, con ricadute positive sul sistema immunitario.

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QUANDO IL BOSCO FA MIRACOLI

Psicologia

delle occasionali extra-ordinarie immersioni nelle profondità del nostro inconscio.

Le fiabe popolari più note hanno origine nella comune cultura europea, cosicché il loro significato è, potremmo dire, universale. Ma quali sono i simboli più ricorrenti?

In effetti gli archetipi che compaiono nelle fiabe sono universali perché, esattamente come le fiabe stesse, si ritrovano in ogni cultura e parte del mondo. Ma è la loro rappresentazione esterna che può variare a seconda dell’area di origine. Per esempio, nella cultura europea la parte dell’Eroe è spesso svolta dal Principe, anche se non necessariamente. A volte infatti questo ruolo è incarnato da un giovane avventuroso o dal fratello più gracile o da un giardiniere… quel che lo contraddistingue è la funzione che svolge all’interno della fiaba. Aladino per esempio è solo un ragazzo del popolo eppure incarna benissimo la parte. La Strega è l’archetipo della Madre Cattiva - certamente universale -, che da noi viene spesso rappresentata come una vecchia malefica (ma anche come una perfida, bellissima matrigna). Quel che conta è la funzione che svolge: imprigionare, inglobare, avvelenare.

Oltre alle immagini primordiali e ricorrenti che popolano l’inconscio collettivo, ve ne sono altre legate all’ambiente boschivo?

Certamente! Nella foresta troviamo spesso gli orchi: la rappresentazione più feroce di un istinto primordiale divorante tanto quanto possono esserlo alcune pulsioni dell’inconscio. Ma esiste anche un’intera serie di bizzarre figure magiche: folletti, elfi e gnomi, che rappresentano le “piccole” capacità extra-ordinarie dell’inconscio. Senza dimenticare i saggi eremiti e le fate dei boschi: risorse

Nel paesaggio fiabesco la foresta perde il suo ruolo di semplice scenario per divenire un personaggio a sé stante, al pari di tutti gli altri protagonisti che vi si avventurano

non comuni che possono attivarsi in soccorso del protagonista. Sappiamo che i colori sono importanti per la salute psico-fisica. Nella sua esperienza di terapeuta come spiega l’impatto del verde sul benessere e sull’umore? Cosa pensa dell’esperienza sensoriale del “forest bathing” (i “bagni di foresta”)?

Il verde è l’unico tra i colori che sul nostro organismo non ha né una influenza eccitante né calmante, è uno stimolo fisiologicamente neutro e ‘in quanto tale’ risulta rilassante stabilizzante riequilibrante. Come associazione simbolica richiama la natura, le piante, gli alberi, i prati, il rinnovarsi ciclico della vegetazione e in questo senso allude anche alla rinascita e al rinnovamento: verde è la speran-

za. D’altra parte, la vegetazione non ama i climi estremi, né il deserto né il ghiacciaio: verde è la temperanza. Il nostro attuale stile di vita, spesso esasperatamente metropolitano, non ci facilita un contatto assiduo con la natura per cui qualche full-immersion come il forest bathing può risultare rigenerante e disintossicante. Nel tempo il significato e il valore delle foreste sono mutati: l’industrializzazione e l’urbanizzazione hanno indebolito il legame con l’umanità, rimuovendone in parte gli aspetti più intimi ed emotivi. Eppure, mentre la deforestazione prosegue implacabile, è importante ricordare che è proprio in questi immensi polmoni verdi che si nascondono le radici più salde dell’uomo ed il suo Io più profondo.

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Timmy, Tommy e Jimmy erano tre porcellini allontanati da casa dalla loro madre, perché dovevano imparare a stare al mondo da soli. La prima decisione che presero fu quella di costruirsi un’abitazione dove poter vivere.

Timmy, amante del dolce far niente, decise che la paglia potesse fare al caso suo e in un battibaleno diede ad un covone la forma di una casetta. Soddisfatto del risultato si sdraiò e si mise a suonare il flauto.

Tommy, poco più in là, prese delle assi di legno e dei rami secchi e si costruì una casa in fretta e furia, con l’unico intento di avere un tetto sulla testa in caso di pioggia. Finito, si mise a suonare il violino.

Jimmy, invece, decise di costruirsi una vera casa in mattoni, solida, robusta, con una bella porta e persino un camino da accendere durante l’inverno… Come finì la favola lo sappiamo tutti: Ezechiele il lupo soffiò via la casa di paglia e bruciò quella di legno, mentre contro la casa di mattoni nulla potè. La casa, nella realtà, così come nelle favole, è il bene rifugio per eccellenza, il luogo nel quale coltivare la propria personalità, crescere una famiglia, consolidare valori. È indissolubilmente legata alla nostra infanzia, alle prime scoperte, ai sapori, agli odori che ci riportano alle nostre radici. E, mai come ora, dopo l’esperienza dei lockdown, la casa assume anche la veste di luogo da vivere come spazio sociale, lavoro, svago, sport. Italiani popolo di proprietari? I diversi rapporti di ricerca ce lo confermano, come ci confermano l’aspirazione principe di genitori e nonni nel voler aiutare figli e nipoti ad acquistare la prima casa: il 54,5% di loro, infatti, ritiene così di dare solidità alla vita dei loro ragazzi (dati Censis). “Investire nel mattone” i risparmi di una vita, dunque, è ancora di moda, meglio se la casa da acquistare è green e sostenibile. Perché l’importante è pensare anche al Pianeta, non solo a sé stessi.

CASA, MON AMOUR!

CASA, MON AMOUR!

di Giovanna Vecchiotti

GLI ITALIANI E LA CASA: UN POPOLO DI PROPRIETARI

Il 70,8% degli italiani possiede l’immobile in cui vive, mentre il 28% delle famiglie ha anche altre case. E i senior? Rappresentano oltre il 40% dei 25 milioni di proprietari in Italia. Tra pandemia e insicurezza globale, il valore sociale dell’abitazione è cresciuto

«Non manca quasi niente / nella mia casa. / Quasi niente / Manca il comignolo / Ci si abitua / Mancano i muri / e i quadri sui muri / Pazienza…». Quando lo scrittore islandese Sigurður

Pálsson scrisse i versi di questa poesia, La mia casa, non alludeva ad un luogo materiale ma all’esistenza. Spesso usiamo espressioni come “essere a casa”, “sentirsi a casa”, “pensare a casa” per dire che siamo a nostro agio in un posto, che ci sen-

tiamo protetti, che abbiamo nostalgia di un luogo.

Nei versi di Pálsson, come in queste ultime frasi, la casa è un simbolo dell’immaginario comune. È qualcosa che protegge. Ma anche quelle “quattro mura” domestiche, fatte di veri mattoni, suggeriscono un’indiscutibile sensazione di sicurezza, almeno a noi italiani, come conferma il Primo Rapporto Federproprietà-Censis, Gli italiani e la casa, pubblicato pochi mesi fa.

Secondo il rapporto, infatti, siamo uno dei Paesi avanzati con il più alto numero di proprietari di casa. In Italia la proprietà immobiliare va un po’ considerata come il “mattone” della nostra società: oltre due terzi delle famiglie italiane - il 70,8% per l’esattezza - possiede l’abitazione in cui vive; il restante 20,5% è in affitto mentre l’8,7% ci vive in usufrutto o a titolo gratuito.

Non è l’unico dato, nel rapporto, a dimostrare il grande attaccamento italiano alla casa, a cominciare dal fatto che più di un quarto (28%) delle famiglie già proprietarie possiede altri immobili. L’ essere proprietari poi non è una prerogativa dei ceti benestanti: il 55,1% delle famiglie che rientra nel primo quintile (la condizione economica, n.d.r.), quello con minore disponibilità economica, possiede la residenza in cui vive.

La casa intesa come rifugio (secondo il 91,9% degli italiani), un luogo dove sentirsi tranquilli (per l’89,7%), dicevamo poco fa. In effetti, il valore sociale della casa non si è mai spento, persino a fronte del calo dei prezzi del -16,6% tra il 2010 e il 2019. La pandemia - semmai - lo ha rafforzato, moltiplicandone le funzioni: avervi trascorso forzatamente diversi mesi, senza poter uscire se non per la spesa o il lavoro, l’ha resa un centro nevralgico

Inchiesta 50&Più
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delle nostre vite. Tanto che al 78% degli italiani capita di trascorrervi una buona parte del proprio tempo libero. Da una parte il Covid ha ridotto la nostra libertà di movimento, dall’altra ci ha indotto ad adeguare le abitazioni a nuove esigenze. In appena tre anni la casa, da luogo deputato alla sola vita privata e familiare, ha sviluppato molteplici funzioni. Si va, ad esempio, dal 96,3% degli studenti che dichiara di svolgervi attività di studio e formazione a distanza (Dad) al 47,1% di chi vi lavora in smart working, sino a quel 43,7% che vi svolge attività di fitness e sport. E queste sono solo una piccola parte delle funzioni che emergono dal Rapporto Federproprietà-Censis.

GLI ITALIANI, UN POPOLO DI PROPRIETARI, INDIPENDENTEMENTE DALL’ETÀ

Tradotto in euro, il patrimonio immobiliare delle famiglie italiane - tra case e terreni - corrisponde alla cifra monstre di 5.394 miliardi. È quanto emerge dall’ultimo Quaderno di Itinerari Previdenziali sulla Silver Economy (dati 2020 elaborati da Istat e Banca d’Italia), secondo cui dopo 10,7 milioni di lavoratori dipendenti, solidamente aggrappati al secondo posto tra i proprietari immobiliari, troviamo circa 10,3 milioni di pensionati, in gran parte over 65 (dati Ministero delle Finanze).

Rapportati al resto della popolazione, i pensionati rappresentano il 40% degli oltre 25 milioni di proprietari di immobili. Se si considera poi il va-

lore del patrimonio immobiliare per classi d’età dei proprietari, che cresce in base all’età, gli over 65 dovrebbero situarsi su un patrimonio medio di oltre 200mila euro (gli over 51 hanno un patrimonio abitativo medio di 196.550 euro, circa 150mila i 31-50enni, solo per avere un’idea). Oltre a poter vantare il valore immobiliare medio più alto, sono anche quelli più “coinvolti” nel settore immobiliare: l’86,7% degli over 65 abita infatti in case di proprietà e il 27,3% di loro ha uno o più immobili oltre alla prima casa. È la percentuale più alta rispetto anche a tutte le altre fasce d’età. Come dimostra l’indagine condotta dalla società di ricerca Format Research per conto di 50&Più e pubblicata nel Quaderno di Itinerari Previdenziali sulla Silver Economy, gli over 50 vivono soprattutto in abitazioni di medie-grandi dimensioni. Nella fascia d’età 50-64 anni, ad esempio, il 34,6% vive in una casa con 3 locali (oltre bagno e cucina), il 25,9% in 4 locali, il 19,9% in 5 o più locali, il 5,5% in un’abitazione con un solo locale (oltre cucina e bagno). Tra i 65-74enni la situazione è simile: il 34,8% vive in

un immobile di 3 locali, il 28,8% in 4, il 21,1% in 5 o più locali, il 3,4% in un unico locale. I valori cambiano un po’ tra gli over 75: coloro che vivono in un solo locale sono l’8,8%, in 3 locali il 31,8%, in 4 il 25,7% e in cinque o più il 19,3%. Con riferimento all’età, come si può vedere, emerge un dato che denota una popolazione italiana certamente non povera. Quelli che vivono in case con 3 locali e più sono l’80,2% dei 50-64enni, l’84,8% dei 65-74enni e il 76,8% degli over 75.

Comunque, indipendentemente dalla sua grandezza - ampia, piccola, di medie dimensioni - la casa resta in cima agli interessi dei senior italiani anche quando si tratta di arredarla e di acquistare utensili per la sua cura. È proprio sulla casa che si focalizza il loro maggiore impiego di risorse economiche, sempre secondo l’indagine condotta da Format Research. In media il 57% dei Silver sostiene che questo aspetto sia uno dei più importanti a cui destinare attenzione e risorse. Sono soprattutto i 65-74enni a pensarla così con il 60,4%; più “morigerati” gli over 75 con il 52,8% e i pensionati/lavoratori con il 45,6%.

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«Le case si adeguano, accogliendo una molteplicità di funzioni: vi lavoriamo, vi studiamo, vi passiamo molto tempo, facciamo persino sport»

UNIVERSO MUTUI: TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE SU PRESTITI

«Riconosco

ogni oggetto, la disposizione dei mobili, i colori. La luce era diversa negli Anni ’70, ho riconosciuto anche quella. Ho aperto tutti i cassetti, per essere sicuro che in tutti questi anni nessuno abbia toccato la mia roba. È solo una stupida villetta con uno sputo di giardino. Ma sarà la prima cosa che comprerò, quando sarò ricco». Poche parole, estrapolate dal testo di Ritorno a casa di Manuel Agnelli, il celebre cantautore italiano, che bene raccontano il valorespesso assoluto - che la casa, quella di famiglia o quella che si acquista - assume per ognuno. Un valore, dicevamo, enorme che spesso deve fare i conti con la realtà economica e quella finanziaria.

Fondiario e ipotecario, con un interesse semplice o composto, a tasso fisso, variabile, capped rate (tasso limitato) e bilanciato. L’universo “mutui” è articolato e in continua evoluzione: orientarsi in un mare magnum di offerte e condizioni è cosa assai difficile. L’indagine di “Mappa del credito” evidenzia un incremento dell’accesso al prestito negli ultimi anni. Dai dati pubblicati su Prima casa - mediatore immobiliare dal 1990 - emerge, infatti, che il 47% del totale riguarda prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi, il 27,7% prestiti personali e il restante 25,4% riguarda l’acquisto di abitazioni. Si tratta di una tendenza verso l’aumento iniziata già nel 2016, che si è consolidata

durante gli ultimi due anni di pandemia. L’erogazione del mutuo (o prestito) varia, soprattutto, in base all’età del contraente. Ma procediamo con ordine, provando a fotografare tipologia, condizioni e accessi ai mutui, tenendo presente che esiste una differenza di gestione laddove a presentare la domanda di mutuo è un giovane o un anziano.

Intanto, è bene sottolineare la differenza tra il mutuo fondiario e quello ipotecario. Nel primo caso si tratta di un mutuo concesso per l’acquisto di un immobile a scopo abitativo e garantito da ipoteca di primo grado, ha limiti sulla finalità del finanziamento, sul valore dell’ipoteca e sulla durata del rim -

www.spazio50.org | aprile 2023 48 Inchiesta 50&Più
E FINANZIAMENTI

Fondiario e ipotecario, con un interesse semplice o composto da tassi fissi, variabili e bilanciati. Oltre alle rate mensili, quanto costa accendere un mutuo? Ecco come muoversi tra requisiti e garanzie richieste dagli istituti di credito

borso. Il mutuo ipotecario, invece, consente di ricevere l’intera somma richiesta in un’unica soluzione che verrà rimborsata nel tempo, a seconda della durata e dei modi previsti dal piano di rientro inserito nel contratto di mutuo che il contraente firma con l’istituto di credito. Il prestito può essere restituito con un interesse semplice - se il capitale fruttifero rimane invariato - o con un interesse composto, se gli interessi si aggiungono al capitale per produrre interesse. All’interesse vengono, dunque, applicati dei tassi e - anche in questo caso - esiste una categorizzazione. I tassi si dividono, dunque, in fisso (quando non varia nel tempo) e variabile (quando il tasso dipende da una serie di parametri). Tuttavia, l’interesse può essere applicato anche a “tasso misto”. Si tratta di una formula che consente la modifica del tasso tenendo conto

delle scadenze e delle condizioni stabilite dal contratto. Esiste, ancora, il tasso limitato: in altre parole, la somma viene restituita con un tasso predeterminato su cui l’interesse non può salire. Infine, il tasso bilanciato che - come suggerisce la stessa terminologia - è una sintesi tra il tasso fisso e il tasso variabile. Essere maggiorenni è la prima condizione necessaria per chiedere l’accensione di un mutuo, ma oltre questa, una serie di aspetti ne regolamentano l’erogazione. E uscendo dalla gabbia degli stereotipi, che vedrebbe nelle giovani coppie gli unici contraenti possibili, anche i senior possono diventare mutuatari (anche della prima casa). Le richieste di mutuo, per la maggior parte degli istituti di credito italiani, possono essere concesse fino ai 75-80 anni di età, e dipendono, per la gran parte, dalle politiche interne delle singole

banche e dalle garanzie, considerando anche la differenza tra senior in età lavorativa e pensionati. Generalmente ai dipendenti pubblici il mutuo viene concesso con più facilità proprio perché si hanno meno possibilità di una facile perdita del lavoro. Tuttavia, quando si parla di mutuatari over 60, si parla anche di richiedenti che negli anni hanno acquisito un potere di spesa, grazie ai risparmi. Un potere che, di fatto, li pone in una condizione di vantaggio rispetto a un ventottenne che - anzi - per chiedere l’accensione del mutuo deve avere un garante, e chi meglio di un genitore può ricoprire questo ruolo?

Un altro aspetto da non sottovalutare è il costo del mutuo, non inteso in termini di “rata mensile” ma di accensione del finanziamento. Accendere un mutuo, infatti, prevede una serie di spese da sostenere, quali: quelle di istruttoria della pratica, di perizia, notarili, il costo dell’imposta sostitutiva, i costi assicurativi e l’estinzione anticipata.

Districarsi tra mutui e spese è il primo passo per l’acquisto di una casa, quel sogno italiano di tutti che non deve restare nel cassetto.

COHOUSING ALL’ITALIANA: IL COABITARE CHE FA BENE

Quando i figli crescono e magari anche i nipoti diventano grandi, può capitare di t rovarsi a vivere in una casa ormai troppo grande e vuota. Alcuni decidono di ovviare alla nuova situazione chiudendo qualche stanza in d isuso per risparmiare sulle bollette, altri pensano di spostarsi altrove in

un appartamento più vicino ai figli o al centro città. C’è chi, poi, opta per il cohousing, soluzione di condivisione abitativa che giova in termini economici, sociali e di assistenza.

A MILANO “PRENDI IN CASA”

UN GIOVANE

Si può quindi dare in affitto una o più

camere della propria casa a studenti o giovani lavoratori come propone i l progetto “Prendi in Casa” di MeglioMilano, associazione senza fini d i lucro, fondata da Camera di Commercio, Unione Confcommercio, Automobile Club di Milano e da tutte le Università cittadine. Il progetto prevede, appunto, la coabitazione tra un residente (adulto, pensionato, coppia o famiglia) con uno spazio in più in casa e un giovane (studente o lavoratore) non residente a Milano in cerca d i una sistemazione per condividere compagnia, alloggio e nuove esperienze in città. Gli ospiti non pagano u n vero affitto ma partecipano alle spese di casa con un rimborso di 250280 euro mensili. Inoltre, collaborano nelle questioni quotidiane, rendendosi disponibili per uno scambio c ostruttivo e mantenendo una propria autonomia.

Si attiva così un circolo virtuoso che supporta chi ospita condividendo le spese e la gestione della casa e garantisce al giovane un ambiente familiare e tranquillo in cui poter vivere, a un costo contenuto. Proprio come è capitato a Miriam, 18 anni, e Marisa, 80. «Mia figlia aveva trovato un dépliant (dell’iniziativa, n.d.r.) ed essendo lontana, era preoccupata che io fossi sola e vivessi sola in questa casa - racconta Marisa a MeglioMilano -. Io e Miriam facciamo la spesa ognuna per conto proprio e poi ci ritroviamo a condividere le cose senza sottilizzare troppo. Ad esempio, lei mangia la f rutta che compro e io ho cominciato a bere il latte di riso grazie a lei. Non ho fatto questa esperienza per il guadagno, ma perché è bello avere a che fare con un giovane».

LA “BADANTE DI CONDOMINIO” A PAVIA

Un’altra idea, pensata per chi non

www.spazio50.org | aprile 2023 50 Inchiesta 50&Più
di Linda Russo

Da Milano a Bari, passando per Roma e Pavia, quattro progetti di cohousing che permettono ai senior italiani di non rinunciare all’ambiente domestico o di ricrearne con successo uno nuovo. Tutto grazie alla coabitazione con giovani studenti, al supporto di badanti di condominio o a “mediatori di convivenza”

vuole abbandonare la propria casa ma necessita di un piccolo aiuto, è quella attuata a pochi chilometri da Milano. A Pavia, dal 2019, esistono le “badanti di condominio”, figure attive nelle case Aler (Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale) che supportano 22 anziani in attività quotidiane come l’igiene personale e della casa, l’accompagnamento e la compagnia. Nel tempo l’assistenza è passata d a 10 a 40 ore settimanali ed è stata creata anche una mensa condivisa per aumentare le occasioni di incontro. Così facendo i senior possono rimanere più a lungo nelle proprie abitazioni e permettersi l’aiuto d i una badante che, diversamente, faticherebbero a pagare. Un progetto gestito con impegno dall’onlus Vasi di creta, che ne è anche “custode sociale”.

NELLA CAPITALE, UN COHOUSING PER SENIOR ATTIVI

A Roma, invece, c’è una realtà di cohousing pensata i n particolare per i senior attivi. Al suo interno possiamo incontrare Italia, a ppassionata di cucina, Fausto, che temeva di pesare sull’economia familiare, o Enzo, che ha trovato una valida alternativa a lla casa di riposo. Persone autosufficienti che hanno preferito andare a vivere in compagnia evitando

s ituazioni future in cui avrebbero potuto gravare sulla famiglia. Il loro alloggio si chiama “Casa Giada Gialla” ed è un cohousing in cui i senior v engono affiancati da “mediatori della convivenza” nella condivisione degli spazi e della loro gestione. C on una cucina e un salotto in comune, gli ospiti hanno l’opportunità d i trascorrere la giornata insieme, assistiti giorno e notte da operatori specializzati. Un progetto, inaugurato nel 2021, che ha l’obiettivo di f avorire l’invecchiamento attivo, la valorizzazione delle caratteristiche individuali e l’inserimento nel tessuto urbano.

“CONDIVIVIAMO” A BARI

Il primo servizio pubblico della Puglia in fatto di cohousing finanziato con 120mila euro dall’assessorato comunale al Welfare di Bari. Un m odo per contrastare le difficoltà abitative ed economiche degli over 65 baresi, ma che allo stesso tempo contribuisce alla costruzione di una nuova “cultura” grazie a campagne formative, informative e di sensibilizzazione. «La prima esperienza pubblica in Puglia di co-housing tra persone anziane, che gode della supervisione scientifica dell’Università degli studi di Bari - ha commentato Francesca Bottalico, assessora al Welfare -. Dopo una prima fase dedicata all’analisi dei bisogni dei destinatari, partirà la raccolta di adesioni f ra coloro che vorranno cominciare questo percorso e contestualmente daremo avvio alla ricerca di abitazioni da condividere».

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“CASA DOLCE CASA”, COME VIVERE FELICI IN UN’ABITAZIONE PROTETTA

Nessun posto è più bello della propria casa.

Ma come renderlo anche il più sicuro?

Con le (sempre) valide indicazioni delle Forze dell’ordine e strizzando l’occhio alle tecnologie smart

di Anna Costalunga

Inchiesta 50&Più

La casa è il luogo della memoria, è quella sensazione di piacevole intimità che nasce dal respirarne gli odori, dall’attraversare il corridoio buio senza cadere perché ogni mattonella, ogni angolo, ogni oggetto è così rassicurante nella sua familiarità. Ma questa serenità è minacciata dalle notizie di cronaca, dai racconti dei vicini e persino dalle premurose (ma allarmanti) raccomandazioni di amici e familiari. Tuttavia, creare una ambiente di vita familiare sicuro non solo è possibile ma è anche un diritto, esercitabile col buon senso e, laddove questo non basti, con le ultime novità tecnologiche.

QUELL’INSOPPRIMIBILE BISOGNO DI SICUREZZA

Nella piramide di Maslow (che individua la scala dei bisogni dell’essere umano, dai più indispensabili ai più complessi), la sicurezza si pone al secondo livello, poiché l’uomo, per vivere, deve in buona sostanza poter contare sul senso di stabilità e protezione derivante da un’ottima salute e da un ambiente protetto. Due condizioni troppo spesso minacciate dalle circostanze esterne. Secondo uno studio condotto dal Censis per una nota casa di sistemi di allarme, negli ultimi dieci anni i furti in abitazione sono diminuiti pur rimanendo un pericolo reale: nel 2021 ne sono stati commessi 124.414, con una media di 341 al giorno, in riduzione rispetto ai 165.329 denunciati nel 2019, ma in crescita del 13,6% rispetto al 2020. La stessa fonte ci ricorda anche i rischi di incidenti in ambito domestico (fughe di gas, incendi…), che vedono coinvolta in maggioranza la popolazione over 65. Si tratta naturalmente di due ordini di problemi differenti, nessuno dei quali però, fortunatamente, è esente da un’adeguata soluzione.

LA DOMOTICA PER I CITTADINI

La vita nell’ambiente domestico deve essere sicura ad ogni età, anche quando - per una malattia o per l’avanzare del tempo -, si affronta una diminuzione di autonomia, temporanea o definitiva. Nell’ottica di un invecchiamento attivo, il programma europeo Jade si ripromette di individuare gli strumenti più adatti di intelligenza ambientale: i servizi di vita indipendente e di teleterapia. In un’ottica domotica i ricercatori hanno analizzato le tecnologie assistenziali per assicurare agli over uno stile di vita intelligente (smart living) che promuova tra gli altri la teleassistenza. Quest’ultima è inserita, peraltro, nella missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

CHI HA PAURA DEL LUPO CATTIVO?

Ogni anno le Forze di Sicurezza attivano campagne di informazione per sensibilizzare gli anziani (ma non solo), spesso condotte in luoghi di aggregazione, come le parrocchie, le associazioni o i centri di ascolto. Le linee guida di autodifesa, valide per tutte le età, sono poche e facilmente memorizzabili: accertarsi di non essere seguiti al rientro in casa, togliere sempre la chiave dalla serratura (un’abitudine che resiste nei piccoli centri), non aprire a sconosciuti, anche se in divisa, senza prima aver contattato - in caso di dubbio - il 112, numero unico di emergenza. È anche importante non essere mai soli in caso di interventi manutentivi per evitare truffe o furti e, per lo stesso motivo, non tenere a portata di mano denaro o preziosi. Naturalmente esistono vari deterrenti per allontanare il rischio di intrusione: inferriate, telecamere, videocitofoni, porte blindate e sistemi di allarme. Se fondamentale è poi rinsaldare i rapporti con il proprio vicino (in fondo non c’è osservatore più acuto), anche avere un cane per ami-

co diminuisce il rischio di visite indesiderate; l’importante, raccomanda la Polizia di Stato, è che trascorra la notte all’interno dell’abitazione, al riparo da eventuali malintenzionati. Ultimo ma non ultimo, nell’era dei social è poi sempre buona regola non rendere pubblico l’indirizzo di casa né specificare se si vive soli, ed evitare di fornire questo tipo di indicazioni sui siti di incontri. Ma si può fare anche di più.

PIÙ SICURI CON LA DOMOTICA

Oggi si parla molto di domotica (neologismo nato dalla fusione delle parole domus e informatique), una nuova scienza che applica le tecnologie di ingegneria informatica e di elettronica per una gestione coordinata e computerizzata degli impianti tecnologici casalinghi - climatizzazione, gas, acqua, energia, impianti di sicurezza - migliorandone la funzionalità e la sicurezza e assicurando nel contempo il risparmio energetico. Una casa domotica è una casa progettata strutturalmente da esperti per essere “intelligente”, con la capacità di attivare meccanismi

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Inchiesta 50&Più

e dinamiche senza input da parte di chi vi abita. Tra le applicazioni di domotica troviamo - in primis - il sistema di allarme (non solo antifurto ma anche per segnalare fughe di gas, fumo o allagamento), la videosorveglianza, l’illuminazione automatizzata, il controllo carichi di corrente per il risparmio energetico e la prevenzione di blackout da sovraccarico, la termoregolazione e il riscaldamento il controllo degli elettrodomestici, l’irrigazione, la diffusione sonora, l’apertura

e la chiusura automatizzata di porte, tende, persiane.

L’INTERNET DELLE COSE

In pratica, rientrando a casa, troveremo già le tapparelle alzate, un clima perfetto e, perché no, una musica rilassante di sottofondo. Ma se una casa domotica non è proprio alla portata di tutti (dati i costi di progettazione e installazione), molto più democratica è la scelta di una “smart home”. Il termine fa riferimento al cosiddetto Internet of

things (acronimo IoT, in italiano l’Internet delle cose) e indica tutti i prodotti che utilizzando la connessione internet, le app per smartphone (come quelle per controllare una telecamera in appartamento) o i semplici comandi vocali (vedi Alexa di Google) sono in grado di automatizzare una serie di attività per ottimizzare i consumi e garantire più comfort. L’Internet of things può sempre essere introdotto in una casa, anche indipendentemente da una progettazione di stampo domotico: è infatti sufficiente avere accesso al web.

VIVERE IN UNA SMART HOME?

È POSSIBILE!

SICUREZZA DA VIP: LA PANIC ROOM

Da qualche tempo, oltreoceano è di moda costruire all’interno delle abitazioni stanze di sicurezza blindate note come “panic room”. Si tratta di rifugi a prova di attacchi armati e intrusioni, molto richiesti tra le celebrità, vere e proprie “cassette di sicurezza” a misura d’uomo dove rifugiarsi in caso di pericolo. Le pareti nascondono un’anima d’acciaio e le finestre sono realizzate con più strati di vetro a prova di sfondamento e di proiettili. Un’esagerazione? Sembra anche che sia di rigore corredarle con un armadio pieno di armi, in puro stile Far West, non si sa mai.

Con una spesa contenuta è dunque possibile controllare gli apparecchi più comuni: il riscaldamento e l’aria condizionata, gli elettrodomestici, le persiane, gli impianti antincendio, di irrigazione e video-sorveglianza. Il tutto per poter vivere in un’abitazione sicura, automatizzata e user-friendly. Ma cosa può fare in concreto una casa intelligente? Anzitutto migliorare la sicurezza, sia attraverso un impianto di telecamere, sia attivando sistemi in grado di rilevare fughe di gas, incendi, allagamenti o guasti all’impianto elettrico. Il tutto a vantaggio delle bollette e dell’ambiente. È poi in grado di gestire l’apertura e la chiusura di porte e finestre, di creare un clima perfetto regolando il condizionatore e di dare la giusta dose di acqua alle piante. Le grandi aziende si sono adeguate integrando nella produzione dispositivi predisposti per essere connessi (ad esempio è ora possibile avere una casa smart solo sostituendo gli interruttori tradizionali dell’impianto elettrico), mentre le app di controllo sono disponibili su App Store e Google Play. Le tecnologie di connessione più diffuse sono Bluetooth e Zigbee, ma si utilizzano anche Insteon e Z-Wave.

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ASSE EREDITARIO E LASCITO SOLIDALE: COME E A CHI

LASCIARE I BENI

La legge stabilisce gli eredi legittimi che in caso contrario hanno la facoltà di impugnare il testamento. Esiste, inoltre, il lascito solidale per supportare una causa o sostenere un progetto a favore della comunità

Il movimento lento della mano rugosa che impugna un pennino e scorre su un foglio giallognolo disegnando lettere grandi e tonde, a fianco un calamaio con l’inchiostro nero, o blu. Un’immagine cinematografica che ci porta indietro nel tempo, quando la scrittura del testamento avveniva all’ombra di una candela, in un crocevia di pensieri legati al passato e di azioni future, quando con un timbro di ceralacca quella pergamena veniva sigillata e consegnata al notaio che, in caso di morte, ne avrebbe fatto lettura agli eredi. Ora come allora, il testamento olografo - scritto integralmente a mano, con la sottoscrizione e la data - rappresenta la forma più riservata della volontà del testatore ma non l’unica. L’altro tipo di testamento, quello pubblico, viene redatto invece dal notaio, su indicazioni di chi vuole comunicare le sue ultime volontà. Esiste, poi, il testamento segreto che deve essere autografo e può essere scritto da un terzo o con mezzi meccanici: questo documento viene depositato in busta chiusa, presso uno studio notarile.

Chi può essere escluso dal testamento e chi, invece, ne fa legittimamente parte? Precisiamo subito che

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Inchiesta 50&Più

il testatore dispone in totale autonomia dei suoi beni e può individuare in maniera arbitraria gli eredi. Tuttavia, non è superiore alla legge: esistono delle quote che devono essere rispettate per legge, appunto. A spiegarlo è l’articolo 565 del Codice civile che designa come eredi legittimi i parenti più stretti: il coniuge, i figli, i genitori, i fratelli e le sorelle, gli altri parenti del defunto e infine, lo Stato. In mancanza di figli hanno diritto all’eredità il coniuge, i fratelli e le sorelle e, in assenza di questi, anche i nipoti. Quando questo non avviene, quando - in altre parole - i legittimari vengono esclusi, il testamento si può impugnare. E si può impugnare anche in altri casi: quando se ne desume la falsità o quando redatto da persona incapace di intendere e volere. Tuttavia, esistono anche casi in cui non c’è nessun erede: in questa circostanza, i beni vengono devoluti allo Stato. Nel rispetto dei dettami di legge e

fatto salvo l’asse ereditario più su descritto, il testatore ha una facoltà che definiremo “nobile”. Ha, cioè, la possibilità di decidere di donare parte dei suoi beni in favore di una causa, di una organizzazione, di un progetto. Una somma di denaro per supportare i progressi della scienza, una casa per accogliere profughi: sono solo esempi di lasciti solidali che donne e uomini hanno donato a chi si impegna quotidianamente per il prossimo. Anche beni di dimensioni più piccole, oggetti, collezioni possono costituire un lascito. Inoltre, le proprietà ricevute con un lascito solidale non sono soggette a imposte. Per fare un testamento solidale è sufficiente ricordare nel proprio testamento - in qualità di ere-

de - un’associazione o un’organizzazione o qualunque altra realtà si decida di supportare. In caso di ripensamenti, la scelta può essere modificata.

Probabilmente, se torniamo indietro nella storia, uno dei primissimi esempi di “lascito solidale” lo ritroviamo nelle azioni di Giacomo Belli. Il nipote del celebre Giuseppe Gioacchino Belli, che raccolse la voce del popolo romano agli inizi dell’Ottocento e la trasformò in sonetti, donò gli oltre cinquemila fogli del nonno alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele di Roma: il dono di un uomo diventato patrimonio nazionale.

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Nel rispetto dei dettami di legge, il testatore ha la possibilità di decidere di donare parte dei suoi beni in favore di una causa, di un’organizzazione, di un progetto

Mentre leggete potrebbe essere tra i finalisti, e poi chissà. Mentre scriviamo, infatti, Ennio l’alieno. I giorni di Flaiano ha appena ricevuto la nomination al premio letterario più prestigioso d’Italia. Stiamo parlando dell’ultimo libro di Renato Minore e di sua moglie Francesca Pansa (nella pagina successiva, foto in basso) - che lo ha scritto insieme a lui - e del Premio Strega. Il critico letterario di 50&Più è di Pescara come lo scrittore di Tempo di uccidere - che gli valse nel 1947 il primo Strega della storia - e lo ha frequentato, letto e analizzato a lungo, fino ad arrivare a questa biografia sui generis. Come è nata la sua passione per Ennio Flaiano e la scelta di scrivere, a cinquant’anni dalla morte, una biografia analitica e critica… L’ho conosciuto alla sede Rai mentre stava commentando le immagini della vecchia Pescara alla moviola. Mi colpì subito la sua lettura, commossa, nostalgica, che dava il senso di uno scrittore che stava molto dentro ai suoi sentimenti. Ci siamo frequentati e quando è scomparso ho continuato a leggerlo e

RENATO MINORE E FRANCESCA PANSA RACCONTANO FLAIANO

Una “ricostruzione degli eventi” determinanti della vita e del pensiero del giornalista, sceneggiatore, scrittore e poeta, in un biografia intima scritta a quattro mani

a scrivere su di lui. Poi si è aggiunta mia moglie, che nel 1994 ha conosciuto la moglie di Flaiano, Rosetta Rota, che era impegnata nella presentazione di un suo libro molto bello, Mi riguarda, la storia raccontata da tanti scrittori della disabilità dei loro figli. Si è innamorata di questa donna, così importante nella vita dello scrittore, e abbiamo deciso di scrivere in maniera condivisa questo libro. Però il problema era di raccontarlo dal di dentro, una biografia intima che, con il senso stesso del racconto e con l’analisi di quello che lui ha scritto, desse la misura dello scrittore che conosciamo e amiamo.

Avete scritto una “ricostruzione di eventi” che si legge quasi come un romanzo, non una vera biografia…

Sì, è un po’ così, perché oggi i romanzi si scrivono anche unendo la biografia, la critica, il racconto. Era necessaria, di fronte ai fatti della vita di Flaiano e alla sua opera, una narrazione che amalgamasse il suo percorso con qualcosa che ne rispecchiasse la crescita e l’immagine di scrittore. Un po’ a specchio. Ne raccontiamo la vita, con gli episodi più decisivi, più importanti e dolorosi, e allo stesso modo presentiamo lo scrittore, così variegato, multiforme, così spezzato tra forme e generi diversi. È stato romanziere, scrittore di racconti e aforismi, sceneggiatore, è stato anche un grande poeta per certi versi, ha fatto televisione. Un cocktail di volti che restituiscono quello di uno scrittore perfettamente dentro quella ferita che aiuta a raccontare la realtà del mondo. Un narratore che, nei diversi generi, segue un itinerario che è sempre lo stesso, apparentemente ironico e satirico, mentre il suo vero volto è quello di uno scrittore dolente, e anche tragico, che si pone

www.spazio50.org | aprile 2023 58 Ritratti
di Lauro Tamburi

IL PREMIO STREGA

«Lo Strega - dice Minore - è un traguardo ambito, ed è anche una maniera per avere un giudizio su quello che hai fatto. Nel 1987 sono stato terzo dopo Stanislao Nievo e Luigi Malerba, oggi sono di nuovo in lizza grazie ai consensi ricevuti. Lo Strega è un veicolo per far sì che il libro possa essere letto di più ed è un modo molto utile di parlare di letteratura. Vedremo poi se saremo tra i finalisti, intanto siamo in gara con tutte le incognite circa l’esito finale, ma con grande soddisfazione». Ennio l’alieno. I giorni di Flaiano si è meritato l’inserimento tra i papabili perché “Minore e Pansa compiono un periplo che proietta il sentire di Flaiano dentro il nostro sentire” con un libro che è “saggio biografico, disegno di vicende intellettuali, romanzo”.

le interrogazioni fondamentali, quelle necessarie per percorrere una via dentro il grande enigma che è la vita, che ci porta non a delle risposte, ma a qualche domanda più importante di altre. Ennio Flaiano, che è stato lo sceneggiatore dei grandi film di Federico Fellini e di moltissimi altri registi, ha scritto reportage e critiche, recensioni ed epigrammi, si sentiva però come “un antico romano dimenticato dalla storia”. Ci spieghi perché.

Lo disse negli ultimi anni di vita, con riferimento alla classicità della sua scrittura, legata al mondo in un rapporto di distanza, di giudizio, di forte partecipazione ai sentimenti e al dolore. Si metteva come da parte rispetto al suo tempo - non per niente l’abbiamo chiamato l’alieno - per vedere meglio gli avvenimenti e avere un quadro più limpido, più forte sulle cose di cui scriveva. Cosa è rimasto del mondo di cui parlava Flaiano?

Quel sentimento comune che lui coglieva soprattutto negli Anni ’50, quando l’Italia usciva dalla guerra con il desi-

derio collettivo di cogliere degli spazi, non esiste più. Oggi siamo più legati agli strumenti che usiamo, a cominciare da tutte le interrogazioni e i dialoghi che facciamo attraverso il web, che ci hanno reso molto meno popolo. Siamo più un pubblico, i consumatori di ciò che ci viene propinato attraverso questi mezzi. Dal senso di unità che scaturisce dalle pagine di Ennio più idilliache c’è stata una profonda trasformazione legata ai tempi, a ciò che vediamo, che usiamo, che pensiamo. Flaiano scriveva anche: “In Italia non si ha più la capacità di percepire il ridicolo là dove si nasconde, cioè nelle pieghe del Successo, della Potenza, dell’Autorità, della Ricchezza”. Lei crede sia ancora così? Stiamo forse peggiorando, perché al ridicolo non c’è mai fine. Inoltre spesso il ridicolo oggi sta diventando notizia. Vediamo tutti i giorni montare discussioni su cose che non hanno senso alcuno. Ennio, dopo aver visto la profonda trasformazione che aveva colpito l’Italia - già nel ’77/’78 affermava: «Gli italiani diventeranno ciò che vuole la televisione», pensi a quello che è successo dopo -, evidenzia quell’ansia di successo e di essere visti che ci ossessiona oggi. Pensi solo ai “like” che portano le persone ad autovalutarsi in base al loro apparire sui dispositivi elettronici. Il marziano di un bel libro

di Flaiano è una persona che arriva, fa miracoli e attira tutti attorno a sé, finché dopo tre giorni, finita la novità, la gente lo denigra: “che vuoi?”, “ma vai via”, ecco che “è diventato uno di noi”, scrive Ennio in maniera profetica di quanto accaduto dopo.

Un’altra affermazione significativa di Flaiano fu: «Il vivere va inteso come una serie ininterrotta di errori»…

Secondo me, è un aforisma molto importante. Noi vediamo Flaiano come uno scrittore molto moderno perché non si identifica con un’opera conchiusa - romanzo a parte - bensì in una serie di frammenti che ne compongono l’opera. Però, se noi leggiamo bene dentro queste diverse manifestazioni della sua scrittura e andiamo oltre la superficie, un po’ ironica, graffiante, a volte fine a sé stessa, vediamo che, nelle alternanze dei temi e delle suggestioni, proprio questo senso costante della costatazione che la vita nel suo procedere da un errore porta all’altro. Una specie di spirale logaritmica in cui l’errore è insieme la causa e l’effetto. È un po’ la sua visione dolente, pessimistica e anche tragica della vita, a cui si aggancia anche un senso di impotenza nel conoscere realmente le ragioni del decadimento e della crisi della società e dei costumi, di cui non si riesce ad avere una chiave di interpretazione. Una realtà che si sgretola e che sembra inconoscibile e indecifrabile. Insomma uno scrittore che ci faceva ridere, ma anche pensare molto a delle cose fondamentali.

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VALERIA PANICCIA

PROCESSO A GESÙ

Il Venerdì Santo la Chiesa ricorda la passione e la crocifissione del Figlio di Dio. Ma su quali basi - e perché - fu condannato a morte quel giovane, fedele al suo messaggio fino all’estremo sacrificio?

Storia

Gerusalemme, Giudea. È il periodo della Pasqua ebraica, tra marzo e aprile, e Ponzio Pilato osserva perplesso quel predicatore portato davanti a lui per essere condannato a morte secondo la legge di Roma. Sembrerebbe un’udienza come tante altre: Yehoshua ben Yosef (“Gesù figlio di Giuseppe” n.d.r.) inizialmente gli appare come uno di quegli agitatori responsabili dei frequenti tumulti antiromani che scoppiavano in città. Il prefetto, accusato di governare col pugno di ferro, non ha fatto carriera: l’incarico che ricopre non è certo dei più prestigiosi in una provincia difficile come la Giudea, che lui non comprende e forse disprezza, ricambiato. Ma questo Rabbì di Nazareth lo consegnerà alla Storia per sempre. Del resto, il suo coinvolgimento nella vicenda appare già nelle cronache del più noto storico ebreo, Giuseppe Flavio, mentre Tacito negli Annales ricorda come i cristiani prendessero il nome da Cristo, condannato a morte dal procuratore Ponzio Pilato.

Pilato non risiede a Gerusalemme ma a Cesarea, tuttavia in quei giorni si trova lì perché la città è affollata di pellegrini e il rischio di una sommossa è sempre in agguato. Da qualche tempo sono molti i sedicenti profeti che, sfruttando il sentimento anti romano, arringano le folle, e Gesù appare come uno di loro. Con un sospetto in più: quello di voler sconvolgere i rigidi precetti della legge ebraica, inimicandosi i Sadducei e i Farisei. Questi ultimi, che avevano un grande ascendente sul popolo, formavano una casta chiusa, che si poneva come unico vero modello di pietà e di interpretazione della Legge.

Rivolgere pubblicamente a loro l’appello alla penitenza fu uno degli atti che porteranno Gesù alla morte. Anche i Sadducei, in buona parte appartenenti alla classe sacerdotale, ricevettero le stesse accuse di formalismo

e ipocrisia. La tensione scoppia nella Domenica delle palme, quando il Messia, preceduto dalla fama dei suoi miracoli, entra a Gerusalemme accolto da una schiera di seguaci, e avviene il famoso episodio del rovesciamento dei banchi dei cambiavalute nel Tempio di Salomone. Un atto eversivo per l’ortodossia ebraica: nessuno poteva violare la sacralità del luogo, tanto meno nel periodo pasquale. Un gesto che rischiava anche di bloccare le attività religiose, visto che i fedeli per il tributo potevano usare solo i sicli dal momento che le monete straniere, con impresse le immagini delle divinità, erano considerate idolatre. Il Sinedrio, la massima autorità giudiziaria ebraica, decide così di agire e arresta Gesù di notte (e senza testimoni) per sottoporlo a un primo interrogatorio davanti al Gran Sacerdote Anna che, sebbene non più in carica, aveva grandissima influenza sui membri del Consiglio. Dopo le domande sulla dottrina, l’accusa finale: era costui veramente il Figlio di Dio? Davanti alla sua ammissione («…d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza…»), ecco finalmente l’accusa,

punibile secondo il Levitico con la lapidazione: bestemmia.

Ma che ha detto Gesù di così grave? Ha risposto di essere il Messia, il Mashiah (l’unto, il consacrato, in greco Christós) atteso da Israele però, quel che è imperdonabile agli occhi del Sinedrio, lo ha fatto citando un passo del profeta Daniele che presenta il Figlio dell’uomo come una figura non solo terrena, ma partecipe della natura divina. Ma c’è di più. Il testo del Vangelo di Marco (come gli altri sinottici scritto in greco) riporta la risposta di Gesù «egò eimi», letteralmente “io sono”. La stessa risposta che Dio diede a Mosé sul monte Oreb, quando questi chiese il suo nome rivolto al roveto ardente.

Per il Sinedrio ce n’era abbastanza, tuttavia solo gli occupanti romani avevano il diritto di eseguire una condanna a morte e così Caifa, il Sommo Sacerdote, si rivolse a Pilato che aveva il compito di riesaminare i casi nei delitti capitali. Tra l’altro, proclamandosi Figlio di Dio l’accusato si macchiava anche di lesa maestà nei confronti della figura divina dell’Imperatore Tiberio.

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Storia

Ligio alla legge ma diffidente, il funzionario interroga di nuovo Gesù con la stessa domanda: «Sei tu il figlio di Dio?». Ricevendo una risposta ambigua: «Tu lo dici». Per uscire dall’impasse, conscio dell’importanza di mantenere il delicato equilibrio politico, o forse non convinto della gravità delle accuse, decide di inviare il prigioniero a Erode Antipa, governatore della Galilea per conto di Roma, anch’egli a Gerusalemme per la Pasqua. Ma questi lo rimanda indietro con un nulla di fatto. Quindi Pilato cerca di liberarlo con l’espediente del privilegio pasquale, che porta però alla liberazione di Barabba, un assassino probabilmente membro della setta nazionalista degli Zeloti, responsabili di omicidi e insurrezioni antiromane, noti per il drammatico episodio legato alla fortezza di Masada. Forse la scelta di appellarsi al popolo fu un tentativo di “scaricare” su quest’ultimo una decisione comunque impopolare, ma c’è da precisare che diversi autori cattolici mettono in dubbio la veridicità dei Vangeli su questo punto. Infatti nessuna fonte storica, neanche Flavio Giuseppe, che pure elenca una lista di concessioni imperiali ai nuovi sudditi, parla di un prigioniero rilasciato in una festa. Né ve ne sono tracce nella letteratura talmudica. Forse fu un espediente introdotto nella narrazione per alleggerire la responsabilità dei romani, nell’ottica universalistica del primo Cristianesimo. Anche il gesto di lavarsi le mani è ambiguo: da un lato richiama il lavaggio purificatorio romano, praticato però col sangue e non con l’acqua, come invece attribuito a Pilato, che peraltro sembrerebbe così rifarsi ad una tradizione del Deuteronomio. Di certo fu applicata la crocifissione poiché questa era la condanna stabilita dal diritto romano per i non cittadini dell’Impero accusati di delitti infamanti e per gli schiavi. La motiva-

IL BUON LADRONE

Secondo la tradizione, Gesù non era solo sul Golgota: accanto a lui erano sulla croce due condannati a morte per i loro delitti. L’uno lo dileggiava, l’altro lo difendeva, ricevendo in cambio la promessa del Paradiso. Per questo la Chiesa lo riconosce come l’unico santo canonizzato direttamente da Gesù, protettore dei prigionieri e dei moribondi. Di lui si conosce solo il nome, Disma, e null’altro, anche se tra le molte leggende fiorite nel medioevo sulla sua figura, una lo indica tra i responsabili del sequestro di Maria e Giuseppe col piccolo Gesù, durante la loro fuga in Egitto.

zione finale della condanna, apposta sul braccio verticale della croce come monito per chiunque volesse ribellarsi al potere di Roma, fu alla fine questa: “Il Re dei Giudei”, l’acronimo “INRI” che compare in innumerevoli dipinti e sculture: Iesus Nazarenus

Rex Iudaeorum.

Se Pilato credesse o meno alla colpevolezza del giovane Maestro probabilmente non lo sapremo mai. Le conseguenze del suo comportamento, però, ebbero ripercussioni drammatiche sul popolo ebraico, accusato nei secoli a venire di essere il vero colpevole della morte del Cristo. Un’accusa della quale bisogna sottolineare per intero l’infondatezza. Infatti, tutti i protagonisti della vicenda, a parte Pilato, erano ebrei e sicuramente la piccola folla (quel venerdì la maggior parte della

popolazione era intenta a preparare la mensa pasquale, non essendo possibile lavorare durante il sabato) che invocava il crucifige non rappresentava il giudizio di un intero popolo né va dimenticato che nessuno dei Vangeli, che differiscono l’uno dall’altro nella narrazione dei fatti, è opera di apostoli o di testimoni oculari, bensì di anonimi seguaci, che li redassero fra il 70 e il 150 d.C., usando testi sui detti di Gesù che circolavano fra i primi cristiani. Fatto sta che solo nel 1965, col Concilio Vaticano II, la Chiesa riconosce l’insensatezza dell’accusa, asserendo che - se le autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo -, tuttavia quanto è stato commesso non può essere imputato né a tutti gli ebrei allora viventi né agli ebrei dei tempi successivi.

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PAESTUM E VELIA: ANTICHITÀ CONTEMPORANEA

Direttrice del Parco Archeologico da poco più di un anno, Tiziana D’Angelo ha impresso una svolta alla gestione dell’ente. L’obiettivo è “far vivere”

il sito dei templi e la città di Parmenide e Zenone

Custode di un’antica magnificenza, per Goethe, brillante di una “luce che non si consuma”, secondo Ungaretti, Paestum è considerata da Albert Camus, che la visitò nel 1954, l’essenza stessa del Mediterraneo: quella dimensione impareggiabile dove «il tempo degli uomini e il tempo dell’universo hanno mischiato insieme piante e antichi monumenti, fiori e pietre e colline e panorami, fino a farne un volto solo, come di un’ampia patria». Riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1998, la città romana, già Posidonia per i Greci, è sotto la tutela del Parco Archeologico, che ha il compito di custodirne monumenti e reperti e insieme promuovere e favorire la “fruizione sostenibile” dell’area. Settimo nella classifica dei siti archeologici più visitati in Italia nel 2019, con circa 430.000 presenze complessive, il Parco comprende una serie di località situate in Campania, nella provincia di Salerno: l’area dei templi e delle mura di Paestum, il Museo locale, che raccoglie i più significativi reperti rinvenuti tra i resti della città greco-romana (tra cui la celebre Tomba del Tuffato-

re), il Museo narrante di Hera Argiva alla foce del Sele e, dal 2020, l’area archeologica di Elea-Velia, la patria di Parmenide e Zenone, nel comune cilentano di Ascea.

Dall’inizio del 2022 l’Ente è diretto da Tiziana D’Angelo (nella foto in basso), milanese, che a nemmeno quarant’anni vanta un curriculum di tutto prestigio. Laureata in archeologia a Pavia, si è perfezionata ad Oxford e poi ad Harvard; in America ha collaborato

col Getty Museum di Los Angeles, col Metropolitan Museum di New York e con gli Harvard Art Museums. A Paestum è arrivata dopo aver insegnato arte greca e romana all’Università di Nottingham.

«Assumere la direzione del Parco Archeologico - racconta Tiziana D’Angelo - è stata una decisione insieme ragionata e d’impulso. Sono andata via dall’Italia a 21 anni e ho voluto tornare dopo più di 15 anni per restituire al mio Paese l’esperienza maturata in Inghilterra e negli Stati Uniti a proposito della cura e della valorizzazione dei beni archeologici. Paestum mi offre la possibilità di applicare in concreto le mie conoscenze, alla fonte, nel contesto irriproducibile dove tutto ha avuto inizio». Un ritorno all’origine, un tuffo nel passato a cui corrisponde, nell’idea di Tiziana D’Angelo, un saldo ancoraggio al contemporaneo. «Paestum e Velia rappresentano una straordinaria testimonianza dell’età antica, ma sono anche, a un altro livello, un eccezionale attrattore turistico per l’Italia, un tesoro che suscita stupore e curiosità in tutto il mondo. Il mio obiettivo, in qualità di direttore, è non solo prendermi cura e raccontare, anche in prima persona, questo meraviglioso stralcio di storia antica, ma in un certo senso rimettere il Parco, e quello che rappresenta, al centro della comunità. Paestum e Velia permettono al Cilento, alla Campania, all’Italia tutta di riscoprire le proprie radici, di assumere una coscienza più profonda della propria identità, ma sono anche il volano per proiettare all’esterno, su scala internazionale, le ricchezze e le peculiarità del nostro territorio».

In questa ottica rientrano gli accordi di partenariato che la dottoressa D’Angelo ha siglato con enti locali, nazionali ed interna-

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Archeologia

zionali, e in particolare l’espansione del network del Parco negli Stati Uniti, attraverso la partecipazione a progetti d’avanguardia e di grande prestigio. «Il Parco, ovviamente, non viene meno alla sua funzione di ricerca - precisa il direttore -. Nel gennaio del 2022 una campagna di scavi condotta sull’acropoli di Velia ha rinvenuto un’antica struttura sacra e reperti eccezionali come elmi e armature del periodo greco ed etrusco-italico. A breve è prevista una grande mostra che esporrà per la prima volta, ordinati e catalogati, i principali reperti dell’area archeologica.

A Paestum, invece, presso la zona ovest della cinta muraria, è stato avviato nell’agosto del 2022 uno scavo che riporterà alla luce un nuovo tempio dorico, più piccolo ma altrettanto prezioso rispetto ai tre splendidi che tutti conosciamo».

Uno dei punti forti della felice gestione di Tiziana D’An-

gelo, consacrata dall’afflusso di oltre 150mila visitatori nella sola estate del 2022, è stata fin qui l’idea di adibire i templi di Paestum e i resti di Velia a scenario di mostre d’arte (notevole quella sui quadri dipinti dai viaggiatori del Grand Tour), spettacoli teatrali, concerti di musica classica, leggera e popolare, con la presenza di artisti del calibro di Roberto Vecchioni, Vinicio Capossela e il maestro Beatrice Venezi. «Credo fermamente nella necessità di far vivere il Parco - ribadi-

sce D’Angelo - di usarlo come punto d’incontro, anche mio personale, coi visitatori e gli appassionati. Il ripristino delle visite all’interno del tempio di Nettuno e della cosiddetta Basilica, le aperture serali straordinarie e la notte bianca dei templi, nel luglio del 2022, miravano a questo obiettivo; altri eventi simili saranno riproposti anche nei prossimi mesi. È importante stabilire un contatto diretto, un rapporto umano col pubblico; superare il concetto di conservazione dei beni culturali in favore di quello di fruizione, sempre all’insegna del rispetto e della sostenibilità. Il 9 settembre del 1943, ripensando alla vista dei templi di Paestum, il soldato britannico, futuro romanziere, Norman Lewis scriveva sul suo diario: “È stata un’illuminazione. Una delle esperienze più grandi della mia vita”. Sarebbe bello se ogni visitatore potesse dire lo stesso».

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SCOPRIRE IL CINEMA A ROMA:

CORTI DI LUNGA VITA E 50&PIÙ ESPERIENZE

Una serata che sarà il coronamento del Concorso e la chiusura del pacchetto 50&Più Esperienze, grazie al quale scoprire la “settima arte” per le vie di Roma

Roma è un set cinematografico a cielo aperto. Per le strade, nelle case e nei palazzi pubblici della Capitale sono stati girati più di 1.500 film. Un successo decollato dai set allestiti a Cinecittà a partire dal 1937, che ha raggiunto il boom della Hollywood italiana negli Anni ’50 e ’60. Da La Dolce Vita di Fellini a Un americano a Roma, da La Grande Bellezza a Il talento di Mr. Ripley fino a film più recenti come Spectre (2015), ventiquattresimo film della serie “007”, o il decimo capitolo della saga Fast & Furious che uscirà nelle sale a maggio. Quale migliore città se non la Capitale avrebbe potuto ospitare le premiazioni della quinta edizione di Corti di

Il 16 maggio presso il Cinema Troisi di Roma si terranno le premiazioni della quinta edizione di Corti di Lunga Vita

di Stefano Leoni

Lunga Vita? L’appuntamento è fissato per il 16 maggio al Cinema Troisi, uno spazio unico, gestito dall’Associazione Piccolo America, con una storica sala cinematografica da 300 posti al centro di Roma.

La serata sarà l’occasione per scoprire i vincitori di questa edizione del Concorso, ma anche per ritrovare “amici” di vecchia data. A presiedere la giuria che valuterà i cortometraggi iscritti a Corti di Lunga Vita sarà, anche quest’anno, Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif. Conosciuto per le sue doti di autore, regista, scrittore, sceneggiatore e attore. Negli anni il palermitano è passato dal programma televisivo Le Iene a Il Testimone su

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Eventi

MTV fino al suo acclamatissimo esordio cinematografico con La mafia uccide solo d’estate , per tornare su Rai Tre in prima serata con Caro Marziano, un programma fatto di grandi

e piccole storie che raccontano la nostra contemporaneità a un ipotetico marziano.

L’incontro al Cinema Troisi sarà, però, anche la serata conclusiva di “50&Più Esperienze”, un pacchetto che offre occasioni di scambio, di condivisione e divertimento, ma anche di approfondimento e apprendimento. Prendendo parte a questa esperienza, infatti, sarà possibile visitare i luoghi iconici del cinema, scoprire un percorso dedicato a Fellini a Cinecittà e mettersi alla prova in una masterclass sulla regia tenuta da Claudio Noce, regista e sceneggiatore italiano. Noce, infatti, è stato vincitore del David di Donatello e del Nastro d’argento con il suo cortometraggio Aria (2005), candidato nuovamente al David di Donatello nel 2007 con Adil e Yusuf e regista nel 2020 di Padrenostro, lungometraggio ispirato alla vicenda del padre (interpretato da Pierfrancesco Favino) sopravvissuto ad un attentato terroristico durante gli anni di piombo. Un’occasione unica per tutti gli amanti della settima arte.

50&PIÙ ESPERIENZE “CORTI DI LUNGA VITA” ROMA CITTÀ DEL CINEMA -

dal

14 AL 17 MAGGIO 2023

In occasione della premiazione della 5ª edizione del concorso “Corti di Lunga Vita”, proponiamo un soggiorno a Roma con visite nella Città Eterna e M asterclass di regia. Una esperienza valorizzata dalla presenza del critico e docente cinematografico Flavio De Bernardinis, già protagonista dei nostri webinar, che arricchirà le visite con curiosità e aneddoti.

PROGRAMMA

1° giorno: 14 maggio - Arrivo in hotel (trasferimento libero) e sistemazione nelle camere riservate. Alle ore 15.00 incontro con il nostro staff e trasferimento in pullman verso l’Appia Antica, la Regina Viarum, un vero e proprio museo all’aperto; si visiterà il tratto compreso dal II e III miglio che culmina con il Mausoleo di Cecilia Metella. Vi troverete a camminare sulla storia percorrendo l’antico basolato ancora ben conservato e visibile dopo 2.000 anni. Rientro in hotel, cena e pernottamento.

2° giorno: 15 maggio - Prima colazione in hotel. Alle ore 09.00 trasferimento in pullman agli Studi di Cinecittà e visita. Tra i vari percorsi, si potrà visitare la mostra dedicata al Maestro Federico Fellini: “Felliniana-Ferretti sogna Fellini”. Allestita all’interno della storica Palazzina Fellini, è una vera e propria immersione nell’immaginario felliniano, una piccola città dentro Cinecittà, in un percorso che contiene luoghi, segni, suggestioni dell’intero universo felliniano. Al termine della visita rientro in hotel. Pranzo libero. Alle ore 15.30 Masterclass di regia a cura di Claudio Noce. Cena e pernottamento in hotel.

3° giorno: 16 maggio - Prima colazione in hotel. Alle ore 09.00 Masterclass di regia a cura di Claudio Noce. Pranzo in hotel. Alle ore 17.30 trasferimento in pullman al Cinema Troisi. Una storica sala cinematografica al centro di Roma, restituita alla città e dotata di uno spazio polifunzionale all’avanguardia. Alle ore 19.30 inizio della serata di presentazione dei cortometraggi e premiazione dei vincitori del concorso “Corti di Lunga Vita”. Al termine, cena in ristorante tipico e rientro in hotel in pullman. Pernottamento.

4° giorno: 17 maggio - Prima colazione in hotel. Fine dei servizi.

QUOTE INDIVIDUALI DI PARTECIPAZIONE

In camera doppia € 595

Supplemento camera singola € 250

Quota supplementare per i non soci: € 50

LA QUOTA COMPRENDE: Soggiorno presso l’Hotel TH Palazzo Carpegna o similare (4 stelle sup/4 stelle) con trattamento di mezza pensione • Bevande ai pasti • Cena in ristorante tipico il 3° giorno (bevande incluse) • Trasferimenti in pullman come da programma • Visite guidate come da programma • Ingressi ai siti visitati • Sosta gelato/consumazione presso l’Appia Antica Caffè• Masterclass di regia • Ingresso al Cinema Troisi • Assicurazione medico/bagaglio e annullamento viaggio • Assistenza 50& Più.

LA QUOTA NON COMPRENDE: Viaggio per e da Roma • Tassa di soggiorno da corrispondere all’hotel • Extra e tutto quanto non espressamente indicato.

(Aut. Reg.
Tel.
Fax
388/87)
06 6871108/369
06 6833135 - Email: info@50epiuturismo.it www.50epiuturismo.it

CHIAMATA ALLE ARTI, TORNA LA SETTIMANA DELLA CREATIVITÀ

dall’11 al 16 luglio, nella splendida cornice della città di Assisi. Conosciuta anche come “lo specchio del mondo”per la sua capacità di attrarre pellegrini fin dal Medioevo -, Assisi coniuga magistralmente la bellezza della natura alle bontà gastronomiche, diventando la culla per eccellenza dell’arte e della cultura italiana.

Scrittura creativa, poesia, fotografia, pittura, mosaico. Cinque laboratori d’arte, visite guidate alla scoperta di capolavori architettonici di rilevanza mondiale, amicizia, condivisione. Signore e signori, benvenuti alla Settimana della creatività. Anche quest’anno, come di consueto, torna la “chiamata alle arti” della 50&Più per vivere insieme occasioni di scoperta e di socialità. L’appuntamento è fissato

Aspiranti artisti, o artisti ancora ignari di esserlo, si danno appuntamento nel cuore dell’Umbria per cimentarsi nelle più disparate forme dell’arte. Cinque laboratori - scrittura creativa, poesia, fotografia, pittura, mosaico - tenuti da docenti di alto profilo, che avranno lo scopo di lasciare emergere l’estro di ogni partecipante perché si scopra poi un vero talento, ma soprattutto si viva l’esperienza della meraviglia. Le opere realizzate dai soci durante questa Settimana saranno esposte a conclusione dei laboratori. E alla Settimana della creatività l’arte va in scena in tutte le sue forme: durante l’evento, infatti, verranno premiati anche i vincitori della 41ª edizione del Concorso 50&Più che valorizza e premia la creatività dei soci 50&Più. A loro verranno consegnate le Libellule e le Farfalle 50&Più: simboli autentici dell’arte liberata. A valutare le opere in gara sarà una giuria di illustri personaggi.

Che la scoperta della creatività, dell’estro e della sensibilità artistica abbia inizio, perché - come diceva Oscar Wilde - «Si può esistere senza arte, ma senza di essa non si può vivere». Vi aspettiamo ad Assisi!

www.spazio50.org | aprile 2023 68
Eventi
Cinque laboratori artistici e visite guidate. L’appuntamento è fissato dall’11 al 16 luglio, ad Assisi, la città “specchio del mondo”. All’evento anche la premiazione dei vincitori del Concorso 50&Più
di Grazia Capuano

ASSISI, DALL’11 AL 16 LUGLIO 2023

Il TH Assisi è una struttura ricettiva nata dall’accurato e sapiente restauro di antichi ambienti conventuali e conserva, pur nell’aspetto moderno e intrigante, quelle suggestioni che attraversano il tempo riallacciando continuamente il legame con il territorio. È situato a Santa Maria degli Angeli, a poca distanza dalla famosa Porziuncola di San Francesco.

La splendida atmosfera del luogo, una bellissima

vista su Assisi, gli ampi spazi verdi che invitano alla riflessione e la raggiungibilità, la funzionalità ed efficienza della struttura garantiscono un soggiorno perfetto, adatto alle esigenze degli ospiti. L’evento si svolgerà nelle 2 strutture che compongono il TH Assisi, che per l’occasione saranno ad uso esclusivo di 50&Più: l’Hotel Cenacolo (4 stelle) e l’Hotel Casa Leonori (3 stelle).

QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE

6 giorni / 5 notti

In camera doppia € 550 (4 stelle) € 490 (3 stelle)

In camera singola/dus € 630 (4 stelle) € 600 (3 stelle)

Escursione facoltativa alle Terre del Perugino minimo 35 partecipanti € 45 (biglietto circuito incluso)

Escursione facoltativa al Museo della Ceramica minimo 35 partecipanti € 40 (ingresso incluso)

Quota d’iscrizione per i non soci 50&Più € 50

LA QUOTA COMPRENDE:

Soggiorno in camera doppia presso il TH Assisi nella struttura prescelta (secondo disponibilità), con trattamento di pensione completa (bevande incluse) • Partecipazione ai convegni e agli intrattenimenti proposti da 50&Più • Servizio navetta per il centro di Assisi • Assistenza staff 50&Più e 50&Più Turismo • Assicurazione bagaglio/sanitaria/annullamento.

LA QUOTA NON COMPRENDE:

Trasporti da e per Assisi (quotazioni su richiesta) • Escursioni facoltative (da regolare in loco) • Tassa di soggiorno (da regolare in loco) • Mance, extra in genere e tutto quanto non specificato.

(Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369

Fax 06 6833135 - Email: info@50epiuturismo.it www.50epiuturismo.it

HOTEL CENACOLO (4 STELLE) HOTEL CASA LEONORI (3 STELLE)

INTESTINO SANO?

CURIAMO IL NOSTRO CERVELLO

I due organi hanno un legame molto più stretto di quanto si pensi. Una mente rilassata allevia lo stress e, di conseguenza, favorisce il corretto funzionamento del microbiota, una variegata popolazione di microrganismi che regola l’intestino

Dall’intestino al cervello. E ritorno. L’asse che collega i due organi è una strada a doppio senso, particolarmente trafficata, lungo la quale viaggiano senza sosta i segnali che vanno e vengono nelle due direzioni. Il microbiota intestinale, la miriade di microbi, batteri per lo più, che ospitiamo nell’intestino, influenza la salute cerebrale. Le sue alterazioni possono favorire la depressione, l’ansia, ma anche le malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Lo stesso accade nell’altro senso di marcia: il cervello può inviare messaggi che modificano, nel bene o nel male, la comunità di microrganismi intesti-

nali aumentando o riducendo il rischio di alcune malattie. Si è scoperto, per esempio, che la meditazione profonda incide positivamente sulla composizione dei batteri dell’intestino migliorando così il benessere psicofisico di chi si dedica a questa attività. Secondo uno studio pubblicato su General Psychiatry, i monaci tibetani che praticano regolarmente la meditazione ospitano nel loro intestino una grande quantità di microbi associati a un minor rischio di ansia, di depressione e di malattie cardiache. I membri laici della stessa

comunità che non meditano affatto, o lo fanno solo saltuariamente, non possono contare sulla stessa varietà di microrganismi benefici. Ma è davvero così potente la nostra mente? Come è possibile che un’attività esclusivamente mentale, se non addirittura spirituale, permetta un provvidenziale “restyling” della comunità dei batteri intestinali? Ne abbiamo parlato con il professor Franco Scaldaferri, MD, PhD Gastroenterologist and Endoscopist CEMAD (Centro malattie apparato digerente), direttore UOS Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, IBD UNIT Fondazione Policlinico A. Gemelli IRCCS, che da anni è impegnato

www.spazio50.org | aprile 2023 70
Scienze

nello studio del microbiota e del suo impatto sulla salute.

Professor Scaldaferri, quanto sappiamo sulla capacità del cervello di influenzare l’intestino? Il ruolo positivo della meditazione sul microbiota è per lei una novità?

Sappiamo già da tempo che l’asse intestino-cervello, il “gut-brain axis”, è bidirezionale. Il nostro team di ricerca ha recentemente pubblicato uno studio proprio sullo scambio reciproco di segnali tra i due organi. Abbiamo raccolto prove consistenti, per esempio, sul ruolo dello stress nelle malattie infiammatorie intestinali, come la colite ulcerosa o il morbo di Crohn, osservando che quando i pazienti sono sotto stress la malattia peggiora. Ma, come insegnano i monaci tibetani, il cervello può avere anche effetti positivi sul microbiota… Questa sembra una buona notizia. Lo studio presenta sicuramente alcuni limiti: il campione coinvolto è esiguo, solo 37 persone, e non vengono approfonditi altri fattori che avrebbero potuto influire sul risultato, come lo stile di vita e l’alimentazione. Ma si tratta di una ricerca interessante perché suggerisce un ruolo positivo della funzione cerebrale indicando che la meditazione è associata a un arricchimento del microbiota.

Ed è proprio l’arricchimento a portare benefici alla salute. È vero?

Sì, esattamente. La biodiversità del microbiota è l’obiettivo a cui dobbiamo tendere. La presenza di tante specie diverse è associata a condizioni di salute migliori. Usando un linguaggio specifico si parla di “eubiosi” e “disbiosi”. L’aumento della diversità e la presenza di alcune specie particolari di batteri sono fattori protettivi per la salute. Lo si nota nelle malattie intestinali o in generale nelle malattie autoimmuni. Quando c’è eubiosi i sintomi migliorano. Al contrario,

in condizioni di disbiosi peggiorano. Cambiamo prospettiva. Come fa l’intestino a influenzare la salute del cervello?

I batteri intestinali sono piccole cellule che si nutrono di quello che noi mangiamo che poi viene elaborato in sostanze chimiche, come acidi grassi a catena corta o neuromodulatori come i Gaba. Queste sostanze condizionano le cellule nervose presenti nell’intestino stesso innescando una catena di segnali che arriva fino al cervello. Così come i mediatori dello stress nel cervello producono segnali che vanno a cascata fino all’intestino, i batteri dell’intestino possono interagire con le cellule nervose e arrivare a influenzare la salute del cervello. Non è un caso che spesso le malattie neurodegenerative come l’Alzheimer sono associate a disbiosi del microbiota.

Come facciamo a sapere se il nostro microbiota è sano oppure no?

La comunità scientifica internazionale, con l’ospedale Gemelli tra i protagonisti, sta cercando di mettere a punto un test standardizzato per l’analisi del microbiota intestinale da utilizzare su larga scala sia per la prevenzione che per la cura di diverse patologie. In base al risultato, infatti, si può intervenire per correggere le eventuali alterazioni.

Nel frattempo cosa si può fare per mantenere “in forma” il microbiota?

L’alimentazione è il fattore più importante e la dieta mediterranea è senza dubbio la più indicata. Va ricordato poi che il microbiota può essere danneggiato dall’abuso di antibiotici o dall’utilizzo prolungato di alcuni farmaci, come gli inibitori di pompa protonica. Alcuni integratori possono invece avere un effetto positivo sul microbiota come i pre-biotici come inulina, Fos e Gos, che sono contenuti all’interno di frutta e verdura e nel latte materno. I pro-biotici, infine, possono essere usati per ricostituire il gruppo dei batteri sani che favoriscono il corretto funzionamento del sistema immunitario. Purtroppo, però, non esistono in commercio tutti i sostituti dei batteri mancanti.

aprile 2023 | www.spazio50.org 71 Salute

CIBI SANI? SERVE LA GIUSTA COTTURA

Non è solo la scelta dei cibi a fare la differenza per la nostra salute, ma anche il modo con cui li cuciniamo. Bolliti, fritti, saltati o stufati, ben cotti, crudi o appena scottati? Alcuni alimenti andrebbero consumati crudi per conservarne i nutrienti (come la frutta e la maggior parte della verdura), talvolta la cottura fa perdere alcune sostanze (come le vitamine dei pomodori) ma migliora la disponibilità di altre (come il licopene nel pomodoro cotto). Altri cibi ancora vanno necessariamente cotti perché siano digeribili (i legumi, i cereali, le patate). Ma come? Vediamo i pro e i contro dei principali metodi di cottura a nostra disposizione.

BOLLITURA

È una cottura per immersione in acqua. Pro: non vengono prodotte sostanze potenzialmente cancerogene; non servono grassi.

Contro: si perdono vitamine e sali minerali, in proporzione alla quantità di acqua e alla durata della bollitura. L’ideale è bollire per tempi brevi le verdure oppure consumare anche l’acqua di cottura (brodi, minestre e zuppe); cuocere i cereali in poca acqua, andando a consunzione.

VAPORE

Si può cuocere al vapore con cestelli forati, in vari materiali, da posizionare sopra a pentole d’acqua in ebollizione. Oggi esistono anche vaporiere elettriche.

Pro: la cottura è delicata, vengono mantenuti intatti i nutrienti; non servono grassi aggiuntivi; non si formano sostanze potenzialmente dannose; i tempi di cottura sono brevi.

Contro: alcuni alimenti più coriacei (come la carne rossa) non cuociono correttamente e restano duri.

STUFATURA

Padelle o pentole con coperchio, e il gioco è fatto.

Pro: gli alimenti stufati sono particolarmente digeribili perché cotti a lungo e a temperature non troppo elevate. Si può usare poco condimento, ad esempio acqua, poco olio ed erbe aromatiche

Contro: la lunga cottura porta a perdere i nutrienti sensibili al calore.

FRITTURA

È un metodo di cottura che utilizza l’immersione in olio (meglio uno che resista alle alte temperature: arachidi, oliva, girasole alto oleico).

Scienze www.spazio50.org | aprile 2023 72

Pro: gustoso e invitante, se fritto correttamente il cibo mantiene i nutrienti all’interno della superficie croccante.

Contro: non è tra le cotture più salutari perché l’olio ad elevate temperature si può ossidare, formando sostanze tossiche come l’acroleina. Se la frittura non è a regola d’arte, gli alimenti assorbono olio e apporto calorico.

IN FORNO TRADIZIONALE

La cottura in forno si ha grazie irraggiamento dalle pareti dell’elettrodomestico e per conduzione dalle teglie o casseruole utilizzate. Nel forno ventilato l’aria calda permette di rendere la parte esterna dei cibi più cotta e croccante rispetto all’interno.

Pro: nella cottura al forno i grassi possono essere molto limitati e, se le temperature non sono troppo elevate, grassi buoni e alcune vitamine non si deteriorano. In più, il sapore dei cibi al forno è sempre particolarmente invitante.

Contro: per quanto riguarda la salute bisogna stare attenti a non bruciare gli alimenti, con conseguente formazione di composti nocivi. I tempi di cottura sono spesso dilatati rispetto ad altri metodi, non il massimo per chi ha fretta.

AL MICROONDE

Le microonde elettromagnetiche fanno oscillare freneticamente le molecole di acqua e di grasso presenti nel cibo, provocando riscaldamento per attrito.

Pro: consente di preservare i nutrienti perché espone al calore i cibi per brevissimo tempo. Le radiazioni emesse dal microonde sono a bassa energia (radiofrequenza) e non sono paragonabili alle radiazioni ad alta energia come i raggi gamma, i raggi X e gli ultraviolet-

ti ad alta frequenza (UVA), che sappiamo essere potenzialmente pericolose per il nostro DNA e quindi cancerogene.

Contro: alcuni cibi, come quelli di grandi dimensioni, non possono essere cotti al microonde.

GRIGLIATURA

È un tipo di cottura che porta carne, pesce, pollame ad alta temperatura su padella (fornello) o su griglia (brace).

Pro: è possibile limitare notevolmente i condimenti e, nel caso di carni naturalmente grasse, parte del grasso cola e non viene dunque consumato.

Contro: i cibi a contatto con le superfici della griglia ad alte temperature formano ammine eterocicliche (HCA) e idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Negli esperimenti di laboratorio, HCA e IPA sono risultati essere mutageni, cioè provocano cambiamenti nel DNA che possono aumentare il rischio di cancro in particolare di stomaco e colon. Per questo motivo è bene non abusare di questo metodo di cottura ed associare sempre abbondanti verdure al pasto per limitare l’assorbimento di sostanze nocive nel tratto digerente.

L’ANTIADERENTE NON SOLO OLIO… LA FRITTURA AD ARIA

Le pentole antiaderenti sono rivestite internamente di particolari polimeri contenenti fluoro, allo scopo di non far “attaccare” i cibi alla loro superficie, anche senza l’utilizzo di grassi. Uno di questi materiali è il Teflon, costituito da politetrafluoroetilene (PTFE) e perfluoroalcossipolimeri (PFA). Sono stati fatti diversi studi di approfondimento su eventuali effetti nocivi sulla salute di tali sostanze. I dati ad oggi ottenuti concludono che il materiale antiaderente di rivestimento delle padelle, non è dannoso neppure se ingerito. Se però il rivestimento è usurato perde la sua funzione ed il cibo rischia di bruciarsi e allora sì che diventa dannoso.

Anziché l’olio bollente questo metodo di cottura utilizza potenti correnti circolari d’aria ad alta temperatura. Nella friggitrice ad aria l’olio utilizzato è solo un cucchiaio, con conseguente minor impatto in termini di calorie, grassi e anche meno sprechi. Si forma una crosticina sull’alimento, il gusto non sarà proprio uguale al fritto classico ma è comunque un metodo interessante.

a cura di Fondazione Umberto Veronesi
aprile 2023 | www.spazio50.org 73

Tecnologia e dintorni

CURIOSITÀ

Perché definiamo “bug” un errore di programma? Il termine fu reso popolare da Grace Hopper, una programmatrice che nel 1947 trovò un insetto (“bug”, in inglese) che inceppava il calcolatore con cui lavorava.

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ABBRACCIARSI A DISTANZA IN UN MONDO VIRTUALE

Sarà possibile grazie ad una "pelle elettronica"

I ricercatori dell’Università di Hong Kong sono vicini al miracolo: hanno sviluppato una e-skin, una pelle elettronica per abbracciarsi a distanza nel mondo virtuale. Morbida, senza fili, grazie ai suoi 16 attuatori flessibili combinati in un dispositivo della grandezza di un cerotto, permette di “ricevere” e “dare” abbracci. Consente infatti di rilevare e riprodurre segnali tattili in modo bidirezionale. Il tocco, convertito in digitale e trasmesso via Bluetooth, è riprodotto attraverso una vibrazione meccanica.

2 SPID O NON SPID? L’IDENTITÀ DIGITALE AD UN BIVIO

Si cerca una nuova modalità, ibrida, per accedere alla PA

Dopo le affermazioni sul possibile pensionamento dello SPID, il Governo starebbe lavorando ad un nuovo sistema identificativo. Secondo il Dipartimento della Trasformazione Digitale, l’idea sarebbe fondere lo SPID e la Carta d’Identità Elettronica (CIE) nel sistema di “Identità Nazionale Digitale” (IDN). Se lanciato entro il 2024, l’IDN sarebbe in linea con l’idea della Commissione Europea di creare un’identità unica europea usabile tramite un’unica App su cui utilizzare gli “SPID nazionali” in tutte le nazioni.

3 SE L’IA “LAVORA” PER LA GIUSTIZIA

Un “cancelliere” virtuale per aiutare giudici e magistrati

Isa è un progetto di Intelligenza Artificiale creato dall’Università di Salerno. Sa rispondere a quesiti di natura legale con un linguaggio chiaro e ha due obiettivi: supportare il lavoro di magistrati, funzionari addetti agli uffici per il processo e presidenti di sezione, e promuovere l’uso dei sistemi informatici. Di certo non sostituirà i giudici, ma - quale assistente virtuale - Isa può accelerare lo smaltimento di arretrati e, nel rispetto della normativa europea, rispondere al sottodimensionamento degli organici in tale settore.

4 UN'APP PER PREVENIRE LO SPRECO ALIMENTARE

Meno cibo nella spazzatura con “Sprecometro”

Tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 le Nazioni Unite hanno inserito anche il dimezzamento dello spreco alimentare. In Italia, nel 2022, oltre 4 milioni di tonnellate di cibo sono finite nei rifiuti. Prevenirne lo spreco è possibile, ad esempio con l’App Sprecometro (o Wastemeter). L’App consente - con un diario quotidiano - di misurare lo spreco in termini di denaro, impronta carbonica e consumo di acqua. Inoltre, assegna un punteggio in base alla propria condotta sugli sprechi che può essere condiviso sui social.

LO SAPEVATE CHE?

Dal 20 al 21 aprile, a Rimini, c’è la quarta edizione di AIWeek, evento dedicato all’Intelligenza Artificiale nel settore economico. Per maggiori informazioni: www.aiweek.it

www.spazio50.org | aprile 2023 74 a cura di Valerio Maria Urru
www.poolpharma.it www.kilocalprogram.it IN FARMACIA Essere il tuo benessere.

NUOVA “OPZIONE DONNA”: ESCLUSE MIGLIAIA DI LAVORATRICI

Uscita anticipata prorogata ma con requisiti più stringenti: sono infatti escluse circa 20.000 lavoratrici

Al momento in cui scriviamo sarebbero circa 20.000 le lavoratrici escluse dalla possibilità di accedere alla pensione con “opzione donna”, che oggi si configura più come una prestazione a sostegno del reddito che come una misura di pensionamento flessibile. La Legge di Bilancio 2023 ha infatti prorogato la possibilità per le donne di andare in pensione con 35 anni di contributi, ma il requisito anagrafico è legato alla condizione genitoriale (a 58 anni se si hanno due o più figli, a 59 anni se si ha un solo figlio, a 60 anni se non si hanno figli) ed è inoltre necessario trovarsi in una delle seguenti condizioni: essere caregivers da almeno 6 mesi, avere una percentuale di invalidità civile pari o superiore al 74%, essere state licenzia-

te o essere dipendenti di imprese che hanno istituito un tavolo di confronto per la crisi aziendale. In quest’ultimo caso il requisito anagrafico è 58 anni a prescindere dal numero di figli. Secondo le stime del Governo, i nuovi requisiti dovrebbero ridurre la platea interessata a sole 2.900 lavoratrici, rispetto alle 23.812 che nel 2022, in base ai dati forniti dall’Inps, hanno scelto l’uscita anticipata.

È soprattutto il requisito anagrafico a destare non poche polemiche e a far parlare di incostituzionalità, ma vale la pena ricordare che già la Legge 335 del 1995, conosciuta come “Riforma Dini”, aveva previsto per le donne con figli, nel caso di accesso alla pensione di vecchiaia calcolata interamente con il sistema contributivo, uno sconto sull’età pensionabile pari a 4

mesi per ogni figlio, nel limite massimo di 12 mesi. Non si tratta quindi di una novità assoluta, ma va detto che il “bonus” introdotto dalla Legge Dini ha trovato fino a oggi scarsa attuazione e che, se applicato a una misura di pensionamento flessibile come “opzione donna”, può apparire discriminatorio e soprattutto non affronta il problema del gap di genere nelle pensioni, dovuto a salari più bassi e a carriere spesso discontinue. L’Inps ha rilevato che nell’ultimo biennio l’importo medio mensile delle pensioni femminili è inferiore del 30% rispetto a quello delle pensioni maschili e ancora maggiore è il divario se consideriamo le pensioni liquidate con “opzione donna”: circa la metà degli assegni accolti dall’Inps nel 2022 vale meno di 500 euro al mese e quasi il 90% non arriva a 1.000 euro. A tal proposito, è interessante ricordare che la già citata Legge Dini, in alternativa allo sconto sull’età pensionabile, prevedeva la possibilità, anche questa finora poco utilizzata, di ottenere un calcolo più favorevole dell’assegno grazie all’applicazione di un coefficiente di trasformazione maggiorato di un anno, nel caso di uno o due figli, o di due anni, nel caso di tre o più figli. Proprio nelle ore in cui scriviamo queste righe, il Governo sta lavorando per ampliare la platea interessata e consentire l’uscita con “opzione donna” a 10.000 lavoratrici in più, ma le ipotesi sul tavolo non sembrano convincere il Ministero dell’Economia visto il costo elevatissimo dell’ampliamento. Rimane il fatto che “opzione donna”, in vista dell’annunciata riforma strutturale del 2024, pone una questione molto più ampia e obbliga a una riflessione sugli squilibri di genere che caratterizzano i moderni mercati del lavoro - e di conseguenza le pensioni - e che sono stati ulteriormente accentuati dalla pandemia.

Previdenza
a cura di Maria Silvia Barbieri
www.spazio50.org | aprile 2023 76

CHI NE HA DIRITTO

La “pensione anticipata flessibile” consentirà, solo per il 2023, a tutti i lavoratori dipendenti, del pubblico impiego, autonomi e parasubordinati di andare in pensione entro il 31 dicembre 2023. I requisiti sono almeno 41 anni di contributi e 62 anni di età

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ISTITUTO DI PATRONATO E DI ASSISTENZA SOCIALE ISTITUTO DI PATRONATO E DI ASSISTENZA SOCIALE

LEGGE DI BILANCIO 2023:

altre forme per chiudere le pendenze

La definizione agevolata dei carichi affidati all’Agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022 e lo “Stralcio” dei debiti di importo residuo fino a mille euro, affidati all’Agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015

In aggiunta a quanto già esaminato nei precedenti articoli, la Legge di Bilancio 2023 prevede altre forme agevolative con le quali il contribuente può “chiudere le sue pendenze” con l’Agenzia delle Entrate.

L’articolo 1 comma 231, così recita: «Fermo restando quanto previsto dai commi da 222 a 227, i debiti risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022 possono essere estinti senza corrispondere le somme affidate all’agente della riscossione a titolo di interessi e di sanzioni, gli interessi di mora di cui all’articolo 30, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, ovvero le sanzioni e le somme aggiuntive di cui all’articolo 27, comma 1, del decreto legislativo 26 febbraio 1999, n. 46, e le somme maturate a titolo di aggio ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 13 aprile 1999, n. 112, versando le somme dovute a titolo di capitale e quelle maturate a titolo di rimborso delle spese per le procedure esecutive e di notificazione della cartella di pagamento».

La Definizione agevolativa, in altre parole, consiste nella facoltà riconosciuta al contribuente di estinguere i singoli carichi affidati all’Agenzia della Riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022, corrispondendo il solo importo dovuto a titolo di: capitale, di spese per le pro-

cedure esecutive e i diritti di notifica. Lo “sconto” è notevole, ed è rappresentato dall’importo che si sarebbe dovuto versare a titolo di interessi, sanzioni, interessi di mora nonché il cosiddetto aggio di riscossione. Come chiarisce la norma, questa agevolazione si ha solo rispetto ad alcune posizioni nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Sono escluse quelle riferite a: recupero degli aiuti di Stato considerati illegittimi dall’Unione europea;

crediti derivanti da condanne pronunciate dalla Corte dei conti; multe, ammende e sanzioni pecuniarie dovute a seguito di provvedimenti e sentenze penali di condanna;

debiti relativi alle “risorse proprie tradizionali” dell’Unione europea e all’imposta sul valore aggiunto riscossa all’importazione.

Per quanto riguarda i carichi degli enti di previdenza privati, la Legge n. 197/2022 prevede che tali carichi possano rientrare nella Definizione agevolata solo con apposita delibera pubblicata sul sito internet dello specifico ente, entro il 31 gennaio 2023, e comunicata entro la stessa data all’Agenzia delle Entrate-Riscossione mediante posta elettronica certificata (pec).

Per quanto riguarda le sanzioni amministrative, comprese quelle per violazioni del Codice della strada (tranne le sanzioni irrogate per violazioni tributarie o per violazione degli obblighi relativi ai contributi e ai premi dovuti

agli enti previdenziali), la “Definizione” si applica limitatamente agli interessi, comunque denominati, e alle somme maturate a titolo di aggio. Per aderire alla Definizione agevolata, entro il 30 aprile 2023, il contribuente deve presentare una dichiarazione di adesione esclusivamente in via telematica, secondo le modalità pubblicate sul sito dell’Agenzia delle Riscossioni, entro 20 giorni dalla data di entrata in vigore della legge.

Pagamento dell’importo dovuto con la definizione

Il successivo comma 232 prevede il pagamento degli importi: in un’unica soluzione, entro il 31 luglio 2023; oppure, in un numero massimo di 18 rate (5 anni), di cui le prime due con scadenza il 31 luglio e il 30 novembre 2023. Le restanti 16 rate, ripartite nei successivi 4 anni, andranno saldate il 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre di ciascun anno a decorrere dal 2024. La prima e la seconda rata saranno pari al 10% delle somme complessivamente dovute, le restanti rate invece di pari importo.

Il pagamento rateizzato prevede l’applicazione degli interessi al tasso del 2% annuo, a decorrere dal 1° agosto 2023. La legge prevede che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione invii al contribuente, entro il 30 giugno 2023, una “Comunicazione” di accoglimento o di eventuale diniego della dichiarazione.

a cura di Alessandra De Feo Fisco
www.spazio50.org | aprile 2023 78

Il 15 e il 16 aprile torna nelle piazze

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L’Aquila - Viale Corrado IV, 40/F

Chieti - Via F. Salomone, 67

Pescara - Via Aldo Moro, 1/3

Teramo - Corso De Michetti, 2

0862204226

087164657

0854313623

0861252057

Basilicata Telefono

Matera - Via Don Luigi Sturzo, 16/2

Potenza - Via Centomani, 11

0835385714

097122201

Calabria Telefono

Cosenza - Viale degli Alimena, 5

Catanzaro - Via Milano, 9

Crotone - Via Regina Margherita, 28

Reggio Calabria - Via Tenente Panella, 20

Vibo Valentia - Via Spogliatore snc

098422041

0961721246

096221794

0965891543

096343485

Campania Telefono

Avellino - Via Salvatore De Renzi, 28

Benevento - Via delle Puglie, 28

Caserta - Via Roma, 90

Napoli - Via Cervantes, 55 int. 14

Salerno - Via Zammarelli, 12

082538549

0824313555

0823326453

0812514037

089227600

Emilia Romagna Telefono

Bologna - Strada Maggiore, 23

Forlì - Piazzale della Vittoria, 23

Ferrara - Via Girolamo Baruffaldi, 14/18

Modena - Via Begarelli, 31

Piacenza - Strada Bobbiese, 2 - c/o Unione Comm.ti

Parma - Via Abbeveratoia, 61/A

Ravenna - Via di Roma, 104

0516487548

054324118

0532234211

0597364203

0523/461831-32-61

0521944278

0544515707

Reggio Emilia - Viale Timavo, 43 0522708565-553

Rimini - Viale Italia, 9/11

0541743202

Friuli Venezia Giulia Telefono

Gorizia - Via Vittorio Locchi, 22

Pordenone - Piazzale dei Mutilati, 6

Trieste - Via Mazzini, 22

Udine - Viale Duodo, 5

048132325

0434549462

0407707340

04321850037

Lazio Telefono

Frosinone - Via Moro, 481

0775855273

Latina - Via dei Volsini, 60 0773611108

Rieti - Largo Cairoli, 4

Roma - Via Cola di Rienzo, 240

Viterbo - Via Belluno, 39/G

0746483612

0668891796

0761341718

Liguria Telefono

Genova - Via XX Settembre, 40/5 010543042

Imperia - Via Gian Francesco De Marchi, 81 0183275334

La Spezia - Via del Torretto, 57/1 0187731142

Savona - Corso A. Ricci - Torre Vespucci, 14 019853582

Lombardia Telefono

Bergamo - Via Borgo Palazzo, 133 0354120126

Brescia - Via Trento, 15/R 0303771785

Como - Via Bellini, 14 031265361

Cremona - Via Alessandro Manzoni, 2 037225745-458715

Lecco - Piazza Giuseppe Garibaldi, 4 0341287279

Lodi - Via Giovanni Haussmann, 1 0371432575

Mantova - Via Valsesia, 46 0376288505

Milano - Corso Venezia, 47 0276013399

Pavia - Via Ticinello, 22 038228411

Sondrio - Via del Vecchio Macello, 4/C 0342533311

Varese - Via Valle Venosta, 4 0332342280

Marche Telefono

Ancona - Via Alcide De Gasperi, 31 0712075009

Ascoli Piceno - Viale Vittorio Emanuele Orlando, 16 0736051102

Macerata - Via Maffeo Pantaleoni, 48a 0733261393

Pesaro - Strada delle Marche, 58 0721698224/5

Molise Telefono

Campobasso - Via Giuseppe Garibaldi, 48 0874483194

Isernia - Via XXIV Maggio, 331 0865411713

Piemonte Telefono

Alba - Piazza S. Paolo, 3 0173226611

Alessandria - Via Trotti, 46 0131260380

Asti - Corso Felice Cavallotti, 37 0141353494

Biella -

Le sedi 50&Più provinciali
Via Trieste, 15 01530789 Cuneo - Via Avogadro, 32 0171604198 Novara - Via Giovanni Battista Paletta, 1 032130232 Torino - Via Andrea Massena, 18 011533806 Verbania - Via Roma, 29 032352350 Vercelli - Via Duchessa Jolanda, 26 0161215344 Puglia Telefono Bari - Piazza Aldo Moro, 28 0805240342 Brindisi - Via Appia, 159/B 0831524187 Foggia - Via Luigi Miranda, 8 0881723151 Lecce - Via Cicolella, 3 0832343923 Taranto - Via Giacomo Lacaita, 5 0997796444 Sardegna Telefono Cagliari - Via Santa Gilla, 6 070280251 Nuoro - Galleria Emanuela Loi, 8 0784232804 Oristano - Via Sebastiano Mele, 7/G 078373612 Sassari - Via Giovanni Pascoli, 59 079243652 Sicilia Telefono Agrigento - Via Imera, 223/C 0922595682 Caltanissetta - Via Messina, 84 0934575798 Catania - Via Mandrà, 8 095239495 Enna - Via Vulturo, 34 093524983 Messina - Via Santa Maria Alemanna, 5 090673914 Palermo - Via Emerico Amari, 11 091334920 Ragusa - Viale del Fante, 10 0932246958 Siracusa - Via Eschilo, 11 093165059-415119 Trapani - Via Marino Torre, 117 0923547829 Toscana Telefono Arezzo - Via XXV Aprile, 12 0575354292 Carrara - Via Don Minzoni,20/A 058570973-570672 Firenze - Via Costantino Nigra, 23-25 055664795 Grosseto - Via Tevere, 5/7/9 0564410703 Livorno - Via Serristori, 15 0586898276 Lucca - Via Fillungo, 121 - c/o Confcommercio 0583473170 Pisa - Via Chiassatello, 67 05025196-0507846635/30 Prato - Via San Jacopo, 20-22-24 057423896

Le sedi 50&Più all’estero

WWW.50EPIU.IT 50&Più SISTEMA ASSOCIATIVO E DI SERVIZI VITA ASSOCIATIVA ASSISTENZA PREVIDENZIALE ASSISTENZA FISCALE Pistoia - Viale Adua, 128 0573991500 Siena - Via del Giglio, 10-12-14 0577283914 Trentino Alto Adige Telefono Bolzano - Mitterweg - Via di Mezzo ai Piani, 5 0471978032 Trento - Via Solteri, 78 0461880408 Umbria Telefono Perugia - Via Settevalli, 320 0755067178 Terni - Via Aristide Gabelli, 14/16/18 0744390152 Valle d’Aosta Telefono Aosta - Piazza Arco d’Augusto, 10 016545981 Veneto Telefono Belluno - Piazza Martiri, 16 0437215264 Padova - Via degli Zabarella, 40/42 049655130 Rovigo - Viale del Lavoro, 4 0425404267 Treviso - Via Sebastiano Venier, 55 042256481 Venezia Mestre - Viale Ancona, 9 0415316355 Vicenza - Via Luigi Faccio, 38 0444964300 Verona - Via Sommacampagna, 63/H - Sc. B 045953502
Argentina Telefono Buenos Aires 0054 11 45477105 Villa Bosch 0054 9113501-9361 Australia Telefono Perth 0061 864680197 Belgio Telefono Bruxelles 0032 25341527 Brasile Telefono Florianopolis 0055 4832222513 San Paolo 0055 1132591806 Canada Telefono Burnaby - Vancouver BC 001 6042942023 Hamilton 001 9053184488 Woodbridge 001 9052660048 Montreal Riviere des Prairies 001 5144946902 Montreal Saint Leonard 001 5142525041 Ottawa 001 6135674532 St. Catharines 001 9056466555 Toronto 001 4166523759 Germania Telefono Dusseldorf 0049 021190220201 Portogallo Telefono Lisbona 00351 914145345 Spagna Telefono Valencia 0034 961030890 Svizzera Telefono Lugano 0041 919212050 Uruguay Telefono Montevideo 0059 825076416 USA Telefono Fort Lauderdale 001 9546300086

dal 4 al 18 giugno 2023

SERENÈ VILLAGE BLUSERENA

a Marinella di Cutro in Calabria, sul Mare Ionio

SERENÈ VILLAGE

“Incontri 50&Più” è un evento importante, una grande festa di inizio estate dove oltre 2.000 soci 50&Più si ritroveranno per condividere il piacere di una vacanza, all’insegna del bel mare, del divertimento e del relax. Il soggiorno personalizzato e arricchito con attività culturali, incontri dedicati, corsi danza con “gara di ballo”, tornei di burraco e altri divertimenti, oltre all’assistenza in loco dello staff 50&Più e 50&Più Turismo, sono il vero valore aggiunto che determina il grande successo di partecipazione.

Il Serenè Village è un villaggio turistico 4 stelle che si presenta agli ospiti in una veste rinnovata. È situato su una bellissima spiaggia della costa ionica, bordata da un grande bosco di eucalipti. Sorge in Località Marinella di Cutro, a 18 km dall’aeroporto di Crotone e a 80 km da quello di Lamezia Terme. Dispone di 480 camere poste su due piani, dotate di tutti i comfort, vicinissime al mare (300 m). Il villaggio è privo di barriere architettoniche.

www.spazio50.org | aprile 2023 82
INCONTRI 50&PIÙ 2023
ULTIME CAMERE DISPONIBILI

CAMERE - Le 480 camere, poste su due piani, sono suddivise in camere Classic, Family, Premium e Comfort. Inoltre, camere bivano (senza porte fra i due vani) con 5 posti letto. Le camere al piano terra dispongono di giardino, quelle al primo piano di balconcino. Su richiesta, possibilità di camere comunicanti e per diversamente abili. Tutte le camere sono dotate di aria condizionata con regolazione individuale, TV, mini frigo, cassaforte, bagno. Disponibili Dog Room in cui sono ammessi cani di piccola taglia (max 10 kg).

SPIAGGIA - L’ampia spiaggia sabbiosa e privata del Serenè Village (profonda 40 e larga 400 m) è attrezzata con ombrelloni riservati, lettini e sdraio, spogliatoi e docce, desk informazioni e servizi del Bluserena SeaSport (alcuni a pagamento) tra cui barche a vela e windsurf, canoe, pedalò, campi da beach tennis e beach volley.

RISTORAZIONE - Il Serenè Village offre una ristorazione ricca, varia e di qualità con menu show cooking alla scoperta del territorio regionale, delle tradizioni italiane e di proposte culinarie dal mondo. Sono presenti: un ristorante centrale con due sale climatizzate e Patio, oltre al ristorante gourmet

FORMULA EXTRA ALL INCLUSIVE

Il Gusto (con servizio al tavolo) e il Blu Beach Restaurant (a buffet), entrambi su prenotazione.

SERVIZI - A disposizione degli ospiti: piscina di 500 mq e piscina per il nuoto, campi polivalenti, campi da tennis, campi da bocce, Parco Avventura per bambini, Area fitness ultramoderna. L’animazione, sempre presente e mai i nvadente, quotidianamente proporrà: spettacoli, corsi di vela e windsurf (collettivi), acquagym, tornei sportivi, balli di gruppo e tanto altro.

Bar principali: caffetteria; bibite alla spina in bicchieri 20 cl. a scelta tra: the fred do al limone o alla pesca, limonata, acqua tonica, cedrata, chinotto e gassosa, aranciata e coca cola; succhi di frutta (ananas, ace, pesca, albicocca, arancia rossa, pera), sciroppi (amarena, latte di mandorla, menta e orzata), acqua minerale, birra alla spina, granite, un vino bianco e un vino rosso, prosecco, amari e liquori, aperitivi e vermouth, grappe. Happy Hour dalle 17:30 alle 19:30 con cocktail base, scelti da menù specifico Dalla formula sono esclusi altri cocktail o richiesti in altri orari, champagne e alcolici definiti speciali sul listino bar. Bibite in bicchiere da 20 cl.

Bar del ristorante centrale: caffè espresso e cappuccino, anche decaffeinato e d’orzo, cappuccino con latte di soia, latte bianco e macchiato, a pranzo e cena una bevanda alla spina da 40 cl. per persona a partire dai 3 anni, a scelta tra birra, aranciata e coca cola.

3° letto bambino (fino a 3 anni n.c.) in camera con 2 adulti, gratuito con quota obbligatoria di € 85 a settimana (Coccinella Baby Care e servizi dedicati: biberoneria, culla, fasciatoio, vaschetta bagno, ecc.). 3° letto bambino (da 3 a 8 anni n.c.) in camera con 2 adulti, - 80%. 3° letto bambino (da 8 a 12 anni n.c.) in camera con 2 adulti, - 50%. Riduzioni 4° letto su richiesta

Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione. Quota supplementare per i non soci 50&Più: € 50

La quota comprende: - Soggiorno presso il Serene’ Village per la durata prescelta (le camere saranno disponibili a partire dalle ore 15:00 del giorno di arrivo e dovranno essere liberate entro le ore 10:00 del giorno di partenza) - Trattamento di pensione completa a buffet dalla cena del giorno di arrivo al pranzo del giorno di partenza (per arrivi anticipati con il pranzo incluso i servizi terminano con la prima colazione del giorno di partenza) - Bevande ai pasti inclusi acqua minerale, vino e bibite alla spina - Formula Extra All Inclusive al bar principale, al bar della spiaggia e al ristorante (come specificato) - Servizi balneari in spiaggia attrezzata (1 ombrellone, 1 lettino e 1 sdraio per camera) - Facchinaggio in arrivo e in

partenza - Animazione diurna e serale con spettacoli, piano bar, giochi e tornei - Partecipazione ad attività culturali e ricreative organizzate da 50&Più - Assistenza in loco di personale medico dedicato H24 - Assistenza in loco di personale 50&Più e 50&Più Turismo - Assicurazione bagaglio/sanitaria/copertura Covid-19 e annullamento, UNIPOL SAI Assicurazioni.

La quota non comprende: - Trasporti da e per il Serenè VillageEscursioni da prenotare e pagare in loco - Eventuale pasto extra, da regolare in loco - Imposta di soggiorno comunale, da regolare in loco - Tutto quanto non sopra specificato.

aprile 2023 | www.spazio50.org 83
QUOTE DI SOGGIORNO PER PERSONA (1 SETTIMANA) DOPPIA DOPPIA USO SINGOLA TERZO LETTO ADULTI 4 - 11 giugno (7 notti/8 giorni) € 695 € 870 € 555 11 - 18 giugno (7 notti/8 giorni) € 780 € 955 € 625 QUOTE DI SOGGIORNO PER PERSONA
DOPPIA DOPPIA USO SINGOLA TERZO LETTO ADULTI 1 - 11 giugno (10 notti/11 giorni) € 920 € 1.185 € 645 11 - 25 giugno (14 notti/15 giorni) € 1.560 € 1.910 € 1.095
(PERIODI PROLUNGATI)

Ischia

Il verde della natura, il blu del mare, le terme naturali: tutto questo e molto altro in un soggiorno all’insegna del benessere, della buona cucina, del sole e del relax.

Hotel Terme President - 4 stelle - Ischia Porto

L’albergo composto da tre corpi attigui, situato in zona panoramica sovrastante il suggestivo porto di Ischia, è diretto con cura e professionalità. Dispone di piscina termale coperta e si distingue per l’attrezzato centro benessere “La Ninfea” e lo stabilimento termale convenzionato, situati entrambi all’interno dell’albergo.

Hotel Terme Cristallo - 4 stelle - Casamicciola

Incastonato in un’oasi di verde, l’hotel gode di una posizione panoramica in un’area tranquilla e riservata. Costituito da bianchi padiglioni in stile moderno e con terrazze fiorite, si compone di un corpo centrale disposto su 5 livelli. Dispone di piscine termali, palestra, reparto termale convenzionato e moderna beauty farm.

Il soggiorno comprende: 7 notti/8 giorni - Pensione completa con bevande ai pasti - Serate piano bar - 1 serata di gala - Uso delle piscine termali - Uso della palestra - Uso della sauna, bagno turco, reparto termale interno convenzionato Asl - Shuttle bus da e per il centro (Hotel President).

Non sono compresi: Trasferimenti da e per Ischia - Assicurazione annullamento con estensione Covid (€ 20 apersona) - Tassa di soggiorno (se prevista) - Extra, mance e tutto quanto non indicato ne “Il soggiorno comprende”. Su richiesta, i collegamenti a/r per Ischia con bus G.T. (traghetto incluso), in partenza dalle principali città del Nord e Centro Italia.

Per usufruire dell’offerta sopra riportata, per ogni 7 notti di soggiorno, è obbligatorio effettuare la cura per fanghi e bagni terapeutici, presentando l’impegnativa del medico di base. Per gli ospiti che non effettueranno tale cura, sarà applicato un supplemento di € 10 per persona, per notte, da regolare in hotel.

Quota supplementare per i non soci: € 50

www.spazio50.org | aprile 2023 84
“La perla del Mediterraneo”
(Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 - Email:
www.50epiuturismo.it
info@50epiuturismo.it
DAL 1 MARZO AL 14 MAGGIO 2023 SOGGIORNI DA DOMENICA A DOMENICA QUOTAZIONI E ULTERIORI PERIODI SU RICHIESTA

Cultura

ALBUM DI FAMIGLIA

328 PAGINE 21 EURO

IL GRANDE SIMPOSIO DELLA LETTERATURA

Più che un libro, questa è una fotografia, nitida e dettagliata, di artisti e scrittori che hanno dato un grande contributo al Novecento italiano. Uomini di cultura che Ferrero racconta con piacere, proprio perché ha avuto il privilegio di viverli in prima persona

di Renato Minore

Pasolini con il corpo “prosciugato dall’agonismo, dalla febbre di vita che lo consumava”. Elsa Morante “avvolta in foulard e gonne multicolori”, una vera cartomante. Lalla Romano “forte, battagliera, indomabile”. Eco “mostro di erudizione senza darlo a vedere”, “empatico, giocherellone, curioso di tutto”. Sono i “parenti stretti” di Ernesto Ferrero, indimenticabili presenze con cui il dialogo non è mai cessato per “custodire il fuoco di amore e conoscenza”. Sulle dieci scene sapientemente montate del libro, si muovono i protagonisti di una storia culturale allargata e insieme minutamente rappresentata, con grandi scrittori e scrittrici, editori, intellettuali. Ecco i “prediletti” (Calvino e Levi), gli “zii sapienti” (Cases e Pontiggia), le quattro “signore di ferro” (Ginzburg, Morante, Romano, Chichita Calvino), sei “maghi e funamboli” (Rodari, Munari, Fruttero & Lucentini, Ceronetti), i “cari agli dèi” morti troppo presto (Fenoglio, Del Giudice), gli “inquieti” (Parise, Del Buono, Sciascia, Conso-

lo, Celati), i “mattatori” (Guttuso, Pasolini, Garboli, Eco).

È l’Album di famiglia di Ferrero, una famiglia allargata di “personaggi romanzeschi, intriganti, fascinosi, imprevedibili, magari sconcertanti” con cui ha convissuto da scrittore immerso nelle responsabilità del lavoro di mille imprese editoriali. Un album di “fotografie scritte” prezioso e unico, una indispensabile memoria. Ferrero è il “testimone secondario” de Il barone rampante di Calvino: uno che pur stando molto dentro le cose, “fotografa” posture, gesti, propositi, sentimenti, decisioni, grato di aver fatto parte di questa esperienza: con “l’illusione, mai dichiarata eppure reale, di cambiare un po’ in meglio il mondo con i buoni libri. Forse non ci siamo riusciti, ma ci siamo molto divertiti”. Racconta un mondo, tanti ingegni da una bonne distance, in cui è stato coinvolto come interlocutore, ma nello stesso tempo dipinge un affresco che trasmette anche ai più giovani che vogliono conoscere, devono conoscere, ed è importante che conoscano.

147 pagine

18 euro

Per i centoventi anni dalla nascita di Simenon, Adelphi propone di leggere un suo romanzo, L’orsacchiotto, apparso in Francia nel 1960. E la lettura conferma un Simenon in gran forma nel seguire le mosse di un personaggio tipicamente “simenoniano”. L’orsacchiotto delinea il percorso esistenziale e la tragedia di un uomo ridicolo, del quale il lettore non prova pietà, anzi. Che senso può avere la vita di Jean Chabot, considerato che gli altri, la famiglia, gli amici, quelli della clinica, della Maternità di Port-Royal, i colleghi, gli assistenti, gli allievi, vedono di lui soltanto la maschera? Una maschera che l’esimio professore non aveva scelto e con la quale non copriva il suo vero volto di proposito. Ma da questa maschera, un giorno, si apre una crepa e qualcosa di irreparabile, atteso fin dall’inizio della narrazione, accade.

L’ORSACCHIOTTO di
Adelphi
Georges Simenon
ERNESTO FERRERO EINAUDI
Libri
aprile 2023 | www.spazio50.org 85

Davvero si diventa altro da sé quando si ha l’Alzheimer? È questa la domanda che Michela Marzano scrive nella prefazione del libro Aiutami a ricordare, scritto dal professor Marco Trabucchi e che ha aperto l’evento di presentazione il mese scorso a Roma. Un libro pensato per aiutare le famiglie che si prendono cura di persone affette da demenza in cui traspare l’approccio positivo e orientato alla cura che caratterizza tutta la carriera di Marco Trabucchi. La riflessione parte proprio dall’assunto che la demenza sia sempre più una malattia del nostro tempo e gli anziani, com’è noto, sono esposti a un maggior rischio. Tuttavia, le cause di questa incidenza, nella loro complessità, non sono ancora ben note. Per questo, tra le pagine di Aiutami a ricordare, il professore ricostruisce la storia naturale della malattia, dai primi sintomi alle fasi terminali, e sottolinea l’importanza della diagnosi precoce. Ma soprattutto tiene conto del grande apporto della famiglia in questo percorso: la demenza è una delle principali cause di disabilità e dipendenza nell’età avanzata e richiede, quindi, attenzioni particolari sia a casa che nei diversi luoghi di cura. In questo la famiglia viene

AIUTAMI A RICORDARE UN LIBRO CHE SA PARLARE DI

coinvolta totalmente, rispondendo spesso con generosità e disponibilità, assumendosi il carico di un’assistenza senza soste. E proprio per questo l’intero ricavato delle vendite di Aiutami a ricordare sarà devoluto a un’associazione di famigliari di persone con Alzheimer di Brescia.

A chiudere l’opera è una poesia di Borges sull’importanza delle relazioni: «Non sai bene se la vita è un viaggio, se è segno, se è attesa, se è un piano che si svolge giorno dopo giorno e non te ne accorgi se non guardando all’indietro. Non sai se ha senso. In certi momenti il senso non conta. Contano i legami». Un messaggio da estendere a tutta la comunità, come sostiene lo stesso professor Trabucchi, la quale deve sentirsi responsabile della qualità della vita delle persone con Alzheimer. A partire da coloro che si dedicano alla cura come medici, infermieri, OSS, caregiver, educatori e molti altri. Caratteristica fondamentale del loro operato deve essere la tenerezza: un sentimento che contiene in sé gentilezza, compassione, mitezza, delicatezza, impegno. La ricerca stessa, infatti, con i suoi sviluppi, apre grandi orizzonti al futuro dell’assistenza e delle terapie, ma la componente umana deve rimanere centrale.

www.spazio50.org | aprile 2023 86
MARCO TRABUCCHI San Paolo Edizioni
pagine, 18 euro
ALZHEIMER CON TENEREZZA
224
Cultura Consigliati da 50&Più

LOTTO, ROMANINO, MORETTO E SOPRATTUTTO CERUTI

Importanti mostre pittoriche illustrano la designazione di Brescia (e Bergamo) a Capitale

Italiana della Cultura 2023

Brescia celebra i maestri espressi dalle due città lombarde Capitali della Cultura 2023 durante i quattro secoli di dominazione veneziana, e approfondisce in una monografica Giacomo Ceruti, maestro del XVIII secolo (e Bergamo - vedi a fiancopresenta la prima assoluta del più misterioso allievo del Caravaggio, Francesco Boneri).

Lotto, Romanino, Moretto, Ceruti. I campioni della pittura a Brescia e Bergamo offre fino all’11 giugno, a Palazzo Martinengo, un percorso ricco di scoperte (biglietto 14 €, ridotto 12 €, gratis bambini fino a 6 anni e disabili con accompagnatore; chiuso lunedì e martedì). Apre la magnifica Adorazione del bambino di Vincenzo Foppa, poi capolavori di Savoldo, Romanino, Moretto e Palma il Vecchio illustrano il Rinascimento locale. La sala dedicata ai ritratti ospita l’inarrivabile Moroni, il richiestissimo Fra Galgario e Ceruti con gli amati “pitocchi” e tre rari nobili. Nel declino tra ’600 e ’700 troviamo alcuni preziosi Bellotti e Cifrondi, oltre alle maestrie popolaresche di Ceruti. Importanti le sale dedicate

alla natura morta - con Baschenis, il delicatissimo Rizzi e l’inedita Figura antropomorfa di Antonio Rasio, assemblata con cacciagione, carne e pollame, come l’Arcimboldo un secolo prima con frutta, verdure, fiori - e alla pittura di genere, dove spiccano i “fumetti animati” pieni di vita e invenzioni di Faustino Bocchi e del suo allievo Enrico Albrici, che da soli valgono la visita.

Miseria&Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento, al Museo di Santa Giulia fino al 28 maggio, è una monografica del pittore milanese, che visse un decennio tra Brescia e la Val Camonica, prima di peregrinare tra città e città, tanto da avere due mogli, una a Milano e una a Venezia (orario 10/18, biglietto 10 €, ridotto 5 €, chiuso lunedì). Detto il Pitocchetto, per la sua passione nel raffigurare ciabattini, lavandaie, mendicanti, e la loro vita da diseredati, fu anche amatissimo dalla nobiltà lombarda come ritrattista preciso e “vero” nelle espressioni. Eleganti nature morte e quadri bucolici, insieme ad alcuni epigoni e seguaci, completano la più grande rassegna a lui mai dedicata.

BREVI PROPOSTE

FRANCESCO BONERI A BERGAMO

Cecco del Caravaggio, l’Allievo modello propone 19 delle 25 opere note del Boneri, insieme a due del Merisi in cui è ritratto e oltre 20 coeve di pittori cui si è ispirato e che l’hanno seguito. Cecco, individuato da pochi anni come un suo amico di famiglia inviato da Bergamo alla schola romana caravaggesca, ne fu modello, apprendista, discepolo e amante. Dopo la fuga a Malta del maestro (prima, a Napoli, lo aveva accompagnato), si pone come il più libero e anticonformista degli epigoni, iperrealista anche nei corpi quasi scabrosi e nei bianchi luminescenti. Una vera scoperta.

aprile 2023 | www.spazio50.org 87
Accademia Carrara Piazza Giacomo Carrara 82 Fino al 4 giugno
Arte
di Ersilia Rozza

Cultura

AL DUSE DI BOLOGNA NON SOLO PROSA. TUTTO QUANTO FA SPETTACOLO

Vivacità culturale, passione e dinamicità regolano le scelte artistiche delle stagioni teatrali che seguiamo ogni anno fra prosa, danza, concerti, attualità e comicità

di Mila Sarti

Un teatro per sognare è lo slogan della nuova stagione del Teatro Duse di Bologna. Immediato, evocativo, ci fa subito entrare in questa magica dimensione teatrale che si preannuncia «estremamente stimolante e di assoluta qualità», come sottolinea Walter Mramor, presidente del Cda del Teatro.

Un cartellone quindi all’insegna di quella vivacità culturale capace di mettere in scena la bellezza di 60 titoli diversi fra innovazione e tradizione. Accanto ai grandi della prosa suscitano molto interesse le rassegne dedicate alla drammaturgia contemporanea, alla danza, ai concerti, alle Storie di donne, ma anche ai giovani e ai bambini e prossimamente pure al jazz. Un ventaglio di proposte eclettiche che vanno da Massimo Dapporto a Lodo Guenzi per una realtà territoriale dinamica e curiosa.

Una ricca carrellata di rappresentazioni gremisce anche questo mese. Il 5 arriva Paolo Rossi col suo ultimo spettacolo Scorrettissimo me, segue il 6 Ferzaneide, viaggio nei ricordi dei film di Ferzan Ozpetek, poi lo show Oblivion Rhapsody (15 e 16), sorprendente, dissacrante, nello stile del gruppo. Successivamente Lino Guanciale omaggia la vita e l’opera di Ennio Flaiano con Non svegliate lo spettatore (18-19), musiche di Davide Cavuti. Nuovo progetto per Simone Cristicchi e Amara in Torneremo ancora. Concerto mistico per Battiato (20). Quindi il testo di Tennessee Williams, La dolce ala della giovinezza (21-22-23) con Elena Sofia Ricci nel ruolo di Alexandra, star del cinema sulla via del tramonto che cerca conforto fra le braccia di un gigolò interpretato da Gabriele Anagni, firma la regia Pier Luigi Pizzi.

DA NON PERDERE

NAPOLI

Spettacoli nel verde

Da oltre ventisei anni l’Orto Botanico di Napoli diventa palcoscenico ideale di magici racconti itineranti per piccoli e grandi, grazie alla felice intesa dell’Associazione I Teatrini, l’Università di Napoli “Federico II” e i responsabili dello spazio. Favole popolari, antichi miti ed eroi ci accompagneranno fino al 31 maggio.

ROMA

Serata evento

all’Off/Off Theatre

La poliedrica programmazione del teatro di Via Giulia, diretto da Silvano Spada, ha focalizzato la sua attenzione su temi di attualità che riflettono la nostra società. Trenta gli spettacoli e una rosa di appuntamenti speciali come quella del 17 col grande Roberto Herlitzka ne L’incendio di Via Keplero di Carlo Emilio Gadda.

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Teatro

IL CENTENARIO DI GYÖRGY LIGETI

Il compositore ungherese, uno dei più grandi del XX secolo, amato dal regista Stanley Kubrik che utilizzò le sue musiche, andrebbe riscoperto e approfondito

György Ligeti, di cui si festeggia il centenario dalla nascita con varie iniziative concertistiche, è stato un compositore “di frontiera”, capace di attraversare i generi per realizzare piece estremamente colorate e fresche, stimolanti e ricche, impegnate a raffigurare mondi musicali diversi che, nonostante la loro complessità - per l’esecutore e per l’ascoltatore -, hanno un impatto diretto. La sua scrittura superba e i suoi pezzi impressionanti realizzano una superficie sonora, la cui densa trama attinge a mille elementi, seguendo un metodo combinatorio che Ligeti chiama “micropolifonia” e che attinge dall’opera del compositore rinascimentale fiammingo Johannes Ockeghem. Partito dalle intuizioni del conterraneo Béla Bartók e di Igor Stravinsky, inserì sempre elementi folklorici nelle sue opere. Si avvicinò poi all’elettronica con

Karlheinz Stockhausen e alla musica africana, al gamelan dell’isola di Bali e al pop-rock, al jazz e alle avanguardie USA, per miscelare il tutto in un flusso armonico-musicale nel quale le armonie non cambiano improvvisamente, ma si fondono l’una nell’altra, giocando anche con codici, citazioni e riferimenti al repertorio classico.

Le sue fondamentali Aventures, Lontano, Le Grand Macabre, Hölderlin Fantasies, Galamb Borong e così via ne rivalutano l’importanza. Il percorso di vita problematico, segnato dalle perdite del padre e di altri parenti nei campi di concentramento e dal regime oppressivo in patria, da cui fuggì nel 1956, non scalfì la sua serenità di fondo e la ricchezza dei suoi paesaggi sonori, spesso utilizzati dalla Tv e dal cinema, a cominciare dal capolavoro 2001 Odissea nello spazio

L’archistar Tobia Scarpa ha ridato vita alla Chiesa di San Teonisto a Treviso, in abbandono dal 1944. È diventata una vera concert hall, grazie a un meccanismo che fa salire le gradinate per il pubblico da sotto il pavimento, dove sono celate. Con i teleri originali e le nuove opere dall’artista serbo-veneziano Safet Zec, accoglie i concerti di musica antica del Centro Studi Musicali della Fondazione Benetton.

DA NON PERDERE

È lo strumento a percussione con il maggiore appeal melodico e narrativo, grazie alla sua tastiera fatta di lamelle in metallo, poste sopra dei tubi a risonanza variabile e percosse da battenti con la testa in gomma. Vittorio Armaroli, apprezzato concertista e jazzista, propone Vibraphone solo in four part(s) in cui fonde il suo amore per il jazz, per la musica contemporanea, per il dialogo con sé stesso, in una bella sinfonia in quattro movimenti, ispirata allo scorrere di una giornata.

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di Raffaello Carabini UNA SINFONIA PER VIBRAFONO SOLO
Musica
LA CHIESA DA CONCERTI

IL RITORNO DI CASANOVA

Gabriele Salvatores nel film ispirato al libro di Arthur Schnitzler sull’accettazione dello scorrere del tempo. Protagonisti Toni Servillo e Fabrizio Bentivoglio

Seduzione, solitudine e la vita che fugge via. Sono i fili con cui Arthur Schnitzler intreccia la trama del suo dramma Il ritorno di Casanova in cui il seduttore veneto - sentendo ormai prossima la fine simbolica del suo personaggio - tra pesantezza esistenziale e i segni del decadimento fisico, scruta le profondità della sua psiche, sondandone ansie e paure. Esaurito il tempo della fama e stanco dell’esilio, Casanova sogna di tornare a Venezia. Ed è sulla via di casa che incontra la giovane Marcolina, che riaccende in lui lo spirito della conquista. Forse l’ultima della sua vita. Salvatores, premio Oscar per Mediterraneo, realizza il suo nuovo lavoro facendo un parallelismo tra cinema e seduzione: se Casanova fosse un regista cosa sarebbe più importan-

FILM IN USCITA

COMMEDIA SCORDATO

Regia: Rocco Papaleo

con: R. Papaleo, Giorgia, S. Corbisiero, A. Curri, G. Ragone, A. Ferraioli Ravel, M. Rotunno, A. Petrocelli

Il nuovo film di Rocco Papaleo segna il debutto al cinema di Giorgia. La cantautrice veste i panni di Olga, fisioterapista che prende in cura Orlando (Papaleo), mite accordatore di pianoforti afflitto da una dolente contrattura “emotiva”. La terapista è convinta che il mal di schiena di Orlando sia riconducibile a traumi irrisolti del passato, e invita il paziente a rivedere il film della sua vita.

te per lui, l’arte o la vita? Dubbi e inquietudini del cineasta Leo Bernardi (uno straordinario Toni Servillo) affiorano sul set del suo ultimo film, il Casanova di Schnitzler. Bernardi è un regista acclamato che si trova in un momento cruciale della carriera: è iniziata la parabola discendente ma come talora accade non è pronto ad accettarlo. Le similitudini col personaggio di Giacomo Casanova affiorano sempre più durante la lavorazione del film, finché per Bernardi diventa imperativo chiedersi se sia meglio continuare a recitare lo stesso copione o cambiare personaggio. Con Fabrizio Bentivoglio, Antonio Catania e Sara Serraiocco.

Regia: Gabriele Salvatores

Genere: Drammatico

COMMEDIA QUANDO

Regia: Walter Veltroni

con: N. Marcorè, V. Solarino, G. Tognazzi, O. Corsini, D. Mangia Woods, F. Ciavoni

L’asta di una bandiera lo colpisce in testa, durante i funerali di Berlinguer nel giugno 1984, e Giovanni finisce in coma. Ne uscirà 31 anni dopo, con il mondo completamente cambiato e la necessità di fare i conti con un passato tutto da scrivere. È il soggetto del nuovo film di Veltroni con Neri Marcoré, Valeria Solarino, Gianmarco Tognazzi, Ninni Bruschetta, Massimiliano Bruno e Pierluigi Battista.

Cinema ©
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di Alessandra Miccinesi
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Cultura
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IL MOMENTO DELLA RINASCITA

«L’ulivo vuol essere piantato di Marzo o di Aprile dopo che ha mosso. Per due o tre anni non si pota il piantone, poi gli si lasciano tre o quattro rami che faccino palco. Chi poi vorrà far nascere i Bachi da Seta avrà favorevoli gli ultimi giorni di aprile».

Almanacco Barbanera 1817

a cura di:

APRILE

Arriva il mese delle fioriture, della rinascita della natura e dello spirito. E non a caso è questo il mese della Pasqua, quella ebraica della liberazione, dal 6 al 12 aprile, e quella cristiana della resurrezione: il 9 aprile per i cattolici, il 16 aprile per gli ortodossi. Aprile lascia alle spalle l’inverno e guarda avanti: alla natura che rinasce, che si disseta con improvvisi acquazzoni, si scalda nei giorni di sole, ritrova il respiro della terra. Insomma, si volta pagina, si respira a pieni polmoni un’aria che profuma di fiori sbocciati regalandoci un assaggio dell’estate che verrà. E c’è sempre più da fare nell’orto, nel giardino e sul balcone. Le temperature salgono e, anche se il tempo è un po’ incerto e il “dolce dormire” d’aprile ci invita a languire un po’ in casa, fuori ci attendono le prime rigeneranti uscite, a piedi o in bicicletta, nel parco in città o in campagna, dove scoprire meravigliosi fiori ed erbe di campo.

LA SEMINA

L’ORTAGGIO

Il pomodoro (Solanum lycopersicum) Il re degli orti non sopporta il freddo, ma anche un clima troppo secco o la carenza di acqua ne danneggia le piante. Predilige terreni fertili e ben drenati. L’ideale è una posizione soleggiata e al riparo dal vento.

Si semina in terra a primavera inoltrata, in Luna crescente, prevedendo un diradamento che lasci 4-5 piante per mq. Le annaffiature devono essere poco frequenti fino all’arrivo dei frutticini, che compaiono subito dopo la caduta dei petali del fiore. Poi si intensificano.

Oppure si semina a febbraio in semenzaio - in un vasetto con 3-4 semi ciascuno - per il trapianto. Si trapianta in Luna crescente in primavera inoltrata, fine aprile, mettendo le piante a 30-40 cm l’una dall’altra, con del concime organico nella buchetta. Quando hanno raggiunto i 20-30 cm di altezza, i pomodori rampicanti necessitano di sostegni. Si fa la cimatura, ovvero si accorciano i rami, per rinvigorire la pianta. Per prevenire gli attacchi della peronospora, le piante vanno irrorate con preparati a base di rame, come la poltiglia bordolese. Un tempo gli agricoltori inserivano nel fusto un filo di rame.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta inizia a fine giugno e si fa in Luna crescente per il consumo fresco, in Luna calante per conservarli in passate e pelati.

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seguendo le stagioni Vivere in armonia

BUONO A SAPERSI!

Meglio programmare

I lavori domestici richiedono tempo ed energie, ma organizzandosi si può pulire la casa senza fatica. Lunedì pulizia a fondo del bagno, martedì riordino delle camere, mercoledì pulizia della cucina, giovedì del soggiorno, venerdì lavatrici, sabato spese e stiro; ognuno rifà il proprio letto e, a turno, si riordina la cucina. Infine, un consiglio: se abitate in un palazzo, cercate di salire a piedi quattro piani di scale ogni giorno. Così si migliora la salute, si combatte il sovrappeso e si risparmia l’energia elettrica degli ascensori.

FIORI E FRUTTI SUL BALCONE

L’AMICA

DELLE API!

In nome della salute della Terra è bene pensare agli insetti “amici”. Come ad esempio le api, molto attratte dai fiori della borragine. Facilissima da coltivare, la Borago officinalis si semina in vaso o in terra ad aprile in Luna crescente. Di rapido sviluppo, le foglie giovani sono molto buone, quelle piccolissime in insalata, quelle grandi cotte. Anche i fiori, di un bel colore blu, sono commestibili e si usano per guarnire insalate e macedonie.

DICE IL PROVERBIO...

Se piove il Venerdì Santo, piove maggio tutto quanto.

L’umidità di aprile è la gioia del contadino.

La prosperità ti nasconde la verità.

COLTIVARE CON LA LUNA

NELL’ORTO

Attrezzi alla mano, orto, balcone o semplice davanzale chiedono attenzioni in vista della bella stagione. Ci sono infatti da seminare in semenzaio, con la Luna crescente, tutti gli ortaggi da raccogliere in estate, dall’anguria ai cetrioli, alle melanzane. E ancora peperoni, peperoncini, zucche e zucchine. Procedere anche alla semina in piena terra di fagioli e fagiolini. Con la Luna calante vangare e sarchiare il terreno quando è asciutto. Seminare in piena terra bietola da coste, carote precoci e tardive, cipolle, indivia riccia, lattuga, ravanelli, sedano da coste e spinaci. In semenzaio cavolini di Bruxelles, cicoria e indivia riccia. Trapiantare all’aperto i tuberi pregermogliati di patata, cipolla colorata e scalogno.

NEL GIARDINO

Anche nel giardino ci attende la Luna crescente per seminare le specie annuali a fioritura estiva, come agerato, amaranto, celosia, nasturzio, tagete e verbena; mettere a dimora bulbi e rizomi a fioritura estivo-autunnale (anemone, ciclamino, dalia, giglio, iris, muscari, ranuncolo). Preparare inoltre le fioriere per trapiantare aster, begonia, garofano, petunia, surfinia e zinnia. Iniziare la manutenzione del prato con i primi tagli e le risemine delle zone eventualmente danneggiate. Con la Luna calante rinvasare le piante in vaso o rinnovare il terriccio. Eliminare i polloni nei rosai. Accorciare i gerani. Continuare a potare le specie arbustive.

IMPARIAMO A... MOLTIPLICARE LE ROSE

Se abbiamo delle rose a cui teniamo molto, possiamo riprodurle per talea nei giorni di Luna crescente. Si devono scegliere i getti laterali che si sono sviluppati nell’anno, robusti e del diametro di una matita. Si taglia un germoglio di 30 cm sopra una gemma, poi si taglia alla base sotto una gemma. Se la talea è più lunga di 30 cm, deve essere accorciata in punta con un taglio sopra una gemma. Bisogna togliere tutte le foglie tranne la coppia di punta, e anche le gemme ascellari, eccetto quelle alle ascelle delle due foglie di punta. In un punto ombreggiato del giardino o del balcone, si interrano per circa 20 cm. Si pressa la terra e si annaffia abbondantemente. Quando più o meno 12 mesi dopo avranno emesso nuovi germogli, è il momento di trapiantarle.

IL SOLE

Il 1° sorge alle 06.44 e tramonta alle 19.25.

L’11 sorge alle 06.27 e tramonta alle 19.36.

Il 21 sorge alle 06.11 e tramonta alle 19.47.

Le giornate si allungano. Il 1° si hanno 12 ore 41 minuti di luce solare e il 30 si hanno 13 ore 59 minuti: si guadagnano 78 minuti di luce.

LA LUNA

Il 1° tramonta alle 04.59 e sorge alle 14.38.

L’11 sorge alle 00.45 e tramonta alle 09.25.

Il 21 sorge alle 06.46 e tramonta alle 21.33.

Luna crescente dal 1° al 5 e dal 21 al 30.

Luna calante dal 7 al 19.

Luna Piena il 6. Luna Nuova il 20.

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SE HAI ½ GIORNATA

Giochi di Lionello e Favolino Stuzzica Cervello di Enrico Diglio

TEST 1

Osservate attentamente le cinque sottostanti figure e dite quale di esse può, secondo logica, essere considerata “intrusa”.

TEST 2

Osservate attentamente le dieci seguenti sequenze di lettere e numeri suddivise in due gruppi, dalla a) alla e) a sinistra qui sotto, e dalla f) alla l) a destra qui sotto, poi associate ogni sequenza del primo gruppo a una del secondo gruppo, secondo un criterio logico da determinare.

10

» I CANTI DI LEOPARDI

Leggo, pensando spesso all’infinito… Come cambiano i tempi! In tutti i modi quel passato remoto ci ha insegnato a guardare il futuro che verrà.

» MALE IN ARNESE

Povero amico, ormai fatto barbone… Lacero sporco, già ridotto a pezzi! Era un tipo capace e ammanigliato che in mezzo a tanti intrighi è rovinato.

SCIARADA (4+8) = 12 Favolino

TEST 3

Osservate attentamente i sottostanti cinque gruppi di figure e le tre lettere riportate a destra di ognuna di esse e dite quale lettera può essere sostituita al posto del punto interrogativo a destra dell’ultimo gruppo di figure, utilizzando un criterio logico da determinare.

Soluzioni a pag. 96

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REBUS Lionello 1’1 8, 2 2 4 7! REBUS Lionello 3 INDOVINELLO Favolino a) b) d) c) e)

a cura della Redazione

Modalità di invio

Queste pagine sono dedicate a chi cerca un’amicizia, a chi vuole affittare, comprare o vendere immobili. Qui potete assicurarvi un impiego o acquistare oggetti rari e curiosi

Le inserzioni possono essere indirizzate a mezzo posta a: 50&Più, Via del Melangolo, 26 00186 Roma, oppure tramite posta elettronica all’indirizzo: redazione@50epiu.it. Vengono accettate solo se firmate in modo leggibile e corredate della fotocopia del documento d’identità del firmatario, fermo restando il diritto all’anonimato per chi ne faccia richiesta.

Relazioni personali

69 anni portati discretamente, alta 1.67, economicamente indipendente, affettuosa, allegra, molto credente. Cerco un uomo che abbia gli stessi requisiti per volerci bene con amore per tutto il resto della vita. Sono legata ai valori della famiglia, amo il mare, i viaggi e le persone perbene. Solo seriamente interessanti. Rispondere a: Fermo Posta Centrale di Avellino. C.I. CA99688KK.

75enne, pensionato, risiedo attualmente nella provincia di Como, vivo da solo e vorrei conoscere o avere una corrispondenza cartacea o tramite sms (non uso sistemi informatici) con una signora sola per iniziare una sincera amicizia ed eventuali futuri sviluppi. Assicuro massima serietà e fiducia. Telefonare al 3334276676.

Vorrei conoscere ed innamorarmi di un uomo 60/70enne, giovanile, che abiti a Firenze o nelle vicinanze. Sono affettuosa, amo la natura, gli animali, il trekking e viaggiare. Non voglio invecchiare da sola ma cerco soprattutto, affetto, amore e braccia

grandi per stringermi e coccolarmi. No avventure, perditempo, ma relazione seria per restare insieme il resto della vita. Telefonare al 3341963777.

Over 70, ma di poco, desidera conoscere signora tra i 65 e i 70 anni al massimo, libera, giovanile, sportiva, amante di viaggi (ma non con l’aereo), che raccontino cultura come arte, architettura, musica e natura, per iniziare una conoscenza che si sviluppi - è un augurio - in una relazione duratura. Abito in Lombardia, ma le telefonate possono provenire anche dalle regioni confinanti, e, poiché vorrei trasferirmi al mare, mi piacerebbe anche che arrivassero dalla Liguria e dalla Toscana. Telefonare al 3343475118.

Vedova, bella presenza, laureata, alta, magra, bionda, occhi verdi, villa propria, conoscerebbe signore sui 75 anni, acculturato, serio, elegante, libero da impegni, per amicizia finalizzata ad una solida convivenza. Sono disposta anche a trasferirmi. Città di preferenza: Bari, Brindisi e Lecce. No matrimonio. Telefonare 3271462387 (ore pasti).

Divorziato, 53 anni, senza figli, impiegato postale, vivo e lavoro a Mirandola, cerco compagna pari età, solare e amante della vita, per convivenza o eventuale matrimonio. Inviare sms WhatsApp al 3395498589.

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dell’annuncio è punito con una sanzione amministrativa non inferiore a 500 euro e non superiore a 3.000 euro. A tal proposito, evidenziamo che per la pubblicazione accetteremo solo annunci che riportino anche quanto previsto dal suddetto art. 6, comma 8.

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Relazioni | Lavoro | Collezionismo | Affitto | Vendo | Occasioni
LA REDAZIONE NON RISPONDE DEL CONTENUTO DELL’INSERZIONE. L’art. 6, comma 8, del D.L. 4/6/2013 n. 63, convertito nella L. 3/8/2013 n. 90, ha imposto di riportare negli annunci di vendita o di locazione di immobili, l’indice di prestazione energetica dell’involucro edilizio globale o dell’unità immobiliare e la classe energetica corrispondente. Lo stesso D.L. ha previsto, inoltre (art. 12), che in caso di violazione di tale obbligo, il responsabile
acheca
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Soluzioni giochi

REBUS (1’1 8, 2 2 4 7!)

REBUS (3 10)

Golf A; N T astici = Gol fantastici

GIOCHI IN VERSI

INDOVINELLO / I canti di Leopardi = Il verbo

SCIARADA (4+8) = 12 / Male in arnese = cane + straccio = canestraccio

Stuzzica cervello

TEST 1 - La figura “intrusa” è quella contrassegnata dalla lettera d). Essa, infatti, è l’unica che non rappresenta la stessa figura ruotata in quattro diverse angolazioni: la figura a) è quella base (non ruotata), la b) è ruotata di 120 gradi rispetto alla a), la c) di 240 gradi rispetto alla figura base, mentre la e) è ruotata di 320 gradi rispetto alla figura a).

TEST 2 - Le sequenze associate sono le seguenti: a) - g); d) - i); e) – f); c) – l); b) – h). Nelle sequenze, sia di sinistra sia di destra, i numeri rappresentano le posizioni delle lettere nell’alfabeto italiano. L’associazione è dovuta al fatto che traducendo le lettere in numeri le due sequenze coincidono.

TEST 3 - La terza lettera che sostituisce il punto interrogativo è la T. Essa, infatti, rappresenta, come in tutti gli altri casi, l’iniziale del nome della figura geometrica verde che si forma dalla sovrapposizione delle due figure di colore rosso e blu (le iniziali dei cui nomi sono rispettivamente la prima e la seconda lettera poste a destra dell’insieme di figure).

CeS pera; NZ ama L; AP aceto; R nera = C’è speranza, ma la pace tornerà! Quadrato

Q T T Triangolo interno Triangolo

TECNOLOGIA

ACTIVAGE, L’APP PER L’INVECCHIAMENTO ATTIVO

Il progetto ActivAge, finanziato dalla Commissione Europea, ha sviluppato un’App rivolta agli over 65 attivi e in buona salute. Offre risposte e consigli mirati contro il deperimento psicofisico e l’esclusione sociale, fornisce inoltre spunti mirati al benessere psicofisico che possono arricchire la percezione di benessere e mettere a frutto il tempo libero. Particolare attenzione è dedicata alla qualità del sonno, un obiettivo da tenere in considerazione per ridurre il rischio di patologie neurologiche, neurodegenerative e cardiovascolari. www.activage-project.eu/it/home-3

SPORT

LA TERZA ETÀ CORRE VERSO IL BENESSERE

Per contrastare la sedentarietà e diffondere corretti stili di vita tra gli over 60, il Centro Sportivo Italiano ha sposato il progetto “MiGio.Act” (Mi muovo, gioco, sono attivo). Finanziato dal Dipartimento per lo Sport e da Sport e Salute, nei prossimi mesi, vuole promuovere un’attività fisica per gli over 60 praticabile anche fuori dalle infrastrutture e dagli impianti sportivi tradizionali. Acquaticità, equitazione, ginnastica dolce, nordic walking, bocce, golf, yoga sono solo alcune delle discipline previste.

www. centrosportivoitaliano.it/ progetti/inclusione/migio-act

Questo spazio offre informazioni, curiosità, notizie utili. Come ogni bazar, sarà luogo d’incontro e di scambio. Potete quindi inviarci le vostre segnalazioni e quesiti a: centrostudi@50epiu.it

progetti/inclusione/migio-act

DIRITTI DEGLI ANZIANI

ERASMUS+SAVE

CONTRO GLI ABUSI

Abusi e maltrattamenti sugli anziani sono molto diffusi, ma poco denunciati. Secondo uno studio del 2015, condotto in 28 Paesi, quasi un anziano su sei ne è stato vittima per un totale di circa 141 milioni di persone. Il progetto “Erasmus+ SAVE”, avviato nel 2021 e finanziato dall’UE, promuove pratiche di screening per riconoscerli precocemente. È partito con un test sugli strumenti usati per identificarli, passando poi al miglioramento delle capacità dei professionisti sociosanitari di individuarli e contrastarli. È stato quindi realizzato un programma formativo.

PET THERAPY

UN EMENDAMENTO

NEL DDL ANZIANI PER INCENTIVARLA

Numerosi studi hanno dimostrato il legame intercorrente tra la presenza di un animale domestico e un migliore stato di salute (riduzione di stress, depressione, colesterolo, pressione etc.). È assai importante quindi l’emendamento della Commissione Affari Sociali del Senato nel DDL Anziani che - tra altre cose - garantisce: l’ingresso degli animali nei Centri per anziani; la possibilità per gli over 70 meno abbienti di usufruire di cure veterinarie gratuite; in caso di necessità, un supporto nella gestione degli animali. Dal canto suo, la presenza di un animale aiuta gli anziani a vivere in salute e più a lungo.

ALZHEIMER

UN TEST PUÒ RIVELARLO

Si chiama Nadl-f, ovvero “Numerical activities of daily living financial”, e parte dal semplice riconoscimento dei tagli di banconote per poi esaminare la capacità di conteggio delle persone anziane. Il nuovo test per diagnosticare l’Alzheimer, realizzato dall’Istituto San Camillo del Lido di Venezia, si focalizza sul rapporto con il denaro per identificare possibili malattie neurodegenerative. Il Ministero della Salute ha finanziato sia parte della ricerca sul test che il pacchetto di riabilitazione per ridare ai pazienti la capacità che avevano di padroneggiare il denaro prima dell’insorgere della malattia.

FILM

MIRAFIORI LUNAPARK

di Stefano Polito

con A. Haber, A. Catania, G. Colangeli Italia, 2014, 75 minuti

Franco, Delfino e Carlo - amici in pensione - decidono di occupare la fabbrica Fiat Mirafiori dove per anni hanno lavorato, scioperato e lottato. Vorrebbero ridare dignità a quella struttura ormai dismessa, che rischia di essere abbattuta. Ancora una volta i loro antichi padroni cercheranno di intimidirli, ma loro, che in quel capannone hanno speso buona parte della loro vita, sono pronti a tutto pur di ripopolare il quartiere e riavvicinare figli e nipoti. Il loro sogno di realizzare un’area recuperata in cui sia ancora possibile pensare il futuro è più forte di ogni cosa.

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BAZAR a cura del Centro Studi 50&Più

Lettere al direttore

VOCE DEL VERBO ACCOGLIERE

Non conosciamo le storie, spesso di drammatica povertà, nascoste dietro ai viaggi disperati dei migranti. Per questo l’accoglienza è soprattutto un gesto d’amore, capace di dare una seconda opportunità a chi è fuggito dalla propria terra

scrivo queste poche riflessioni scaturite da un evento frivolo, come può essere la notte degli Oscar. Mi sono molto emozionata quando uno dei vincitori, Ke Hui Quan, ha tenuto il suo discorso di ringraziamento, ricordando la propria infanzia vissuta in un campo profughi e il suo arrivo negli Usa su una delle tante barche della speranza. Un discorso veramente commovente soprattutto in un momento così particolare dopo il naufragio di Cutro, con la morte di decine di migranti, ultima sciagura di una lunga serie che ha trasformato il nostro meraviglioso mar Mediterraneo in un cimitero a cielo aperto. Ecco, il pensiero che mi ha suscitato Ke Hui Quan, mentre raccontava in lacrime la propria storia di migrante clandestino, è che non ci soffermiamo mai sulle motivazioni delle persone che scelgono di attraversare mari in tempesta pur di sfuggire ad una vita di miseria e violenza, e non ci rendiamo conto, invece, che ognuno di loro può essere “la” persona che potrebbe fare la differenza, anche nelle nostre vite.

Vero, signora Francesca, difficilmente ci si cala nei panni di chi scappa da orrori e fame, in cerca di una vita migliore per sé, ma soprattutto per i propri figli. E le parole di Ke Hui Quan («Mia madre ha 84 anni ed ora è a casa e sta guardando la Tv. Mamma, ho appena vinto un Oscar! Il mio viaggio è cominciato su una barca, ho passato un anno in un campo profughi e in qualche modo sono finito qui. Dicono che le storie come queste siano storie adatte per i film, che si vedono solo al cinema. No, sono storie vere. Possono succedere».) ci raccontano che può esserci speranza e una vita migliore per tutti. Sono tanti i personaggi famosi - scienziati, scrittori, poeti, attoricostretti ad abbandonare il loro Paese in cerca di salvezza altrove. Albert Einstein e Sigmund Freud furono entrambi accusati di alto tradimento dai nazisti saliti al potere, e costretti a chiedere asilo agli Stati Uniti e all’Inghilterra; Luis Sepúlveda, a seguito del colpo di stato militare nel Cile del 1973, venne arrestato, torturato, condannato all’ergastolo e, riuscito a scappare, è vissuto in esilio per decine di anni. E ancora, Pablo Neruda, Marc Chagall, Rudolf Nureyev solo per ricordarne alcuni. Tutti fuggiti disperati dalle loro terre, tutti accolti in altri Paesi, tutti con la possibilità di poter cambiare la Storia.

PARLIAMONE...

Chi volesse scrivere

a Giovanna Vecchiotti può farlo: per posta - C/O Redazione 50&Più

Via del Melangolo, 26 - (RM) per fax - 066872597

per email - g.vecchiotti@50epiu.it

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